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al testo di Paolo Melandri
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La pozzanghera. Gli orrendi falansteri ai margini della città, alti sei piani, terminati da quattro anni, potrebbero trovarsi anche nella periferia di Barcellona, Osaka o Milano. Qui, ad ogni modo, hanno operato non gli speculatori, ma lo Stato. A parte i balconi fatiscenti e le macche d'umido sulla facciata, la casa ha sì un aspetto deprimente e trasandato, ma non inabitabile. Solo l'ingresso somiglia a un cantiere. Dove dovrebbe esserci la strada d'accesso si trova un largo scavo di fondazione. Gli abitanti hanno buttato un paio d'assi sopra la pozza fangosa. Massaie e bambini passano prudentemente, facendo gli equilibristi, sul ponticello improvvisato. Ogniqualvolta in primavera arriva il disgelo, il livello del laghetto, su cui galleggiano le immondizie, si alza. Qui gli stranieri arrivano di rado. Dopo anni, qualcuno, forse particolarmente sprovveduto o particolarmente testardo, comincia a far domande. Da quanto va avanti questa storia?, vuol sapere dai suoi conoscenti che hanno un minuscolo appartamento al terzo piano. Risposta: è sempre stato così. Di chi è la colpa, chi dovrebbe occuparsene? Stanchi sorrisetti. Non si potrebbe reclamare? Alzate di spalle. Una petizione, sottoscritta da tutti gli inquilini, una delegazione che vada dagli amministratori responsabili? Nervosi tentativi di cambiar tema. Ma il visitatore non vuole darsi per vinto; almeno una volta, un'unica volta, gli piacerebbe andare a fondo della cosa. Ma adesso gli interrogati cominciano a scocciarsi. Si può essere contenti di avere finalmente, dopo dodici anni, un appartamento e a nessuno passa per la testa di giocarsi quanto ha ottenuto. Un'idea infantile, mettersi a protestare per una piccolezza del genere. Può venire in mente solo a uno straniero. In cinque minuti la polizia saprebbe chi ha ordito una protesta illegale e chi erano i caporioni! E va bene. Ma perché non fare da sé? Ci si procura un paio di vanghe, un camioncino, si riempie di terra e ghiaia, si mette una tubazione per il deflusso dell'acqua e si spiana l'ingresso; in due fine-settimana è fatta. Escluso. Ghiaia, tubi, materiale da costruzione sono di proprietà statale. L'iniziativa privata in campo edilizio è proibita ovunque, in città. Solo un pazzo può tentare di prendere a nolo un camion. E poi, quante volte bisogna dirlo? Se proprio deve accadere qualcosa, l'ordine può arrivare solo dall'alto, e chi non lo capisce non capirà mai questo paese. Ma insomma, l'alternativa è che le trenta famiglie che vivono qui dovranno inciampare su questa palude fino alla fine dei loro giorni! Nessuna risposta. Ci si lascia non senza una certa irritazione. Il visitatore ha infranto una regola del gioco, ha violato una legge non scritta. Ciò che per lui è assolutamente ovvio, è impensabile per tutti coloro che abitano qui.
© Paolo Melandri (14. 6. 2019) |
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