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Discendenze VI

(Innata la violenza)

...dei miasmi dei corpi soluti

all'aguzzino poco importa:

"tra le mangrovie restino i fantasmi

sul confine tra terra e mare"sembra dire

tra uno sforar di bisturi ed un tocco d'eletrodo.

Accanto a sè ha la vittima

l'aguzzino la tortura con sapienza

(quasi amore si direbbe)

alle volte, il polso tastando, esamina l'occhio

e se sta per mancare sosta

col moribondo tirando il fiato.

Poi riprende.

Macabra la costanza nei secoli:

sadico e meschino

si direbbe amore che divori con odio.

Orde vedono la luce dei roghi feroci divampare

dopo aver ferito e stuprato

per poi perire a loro volta.

Ma l'aguzzino dell'incubo

che sulle nevi rosse scia glaciale

alla fine se ne torna dalla sposa quieta

e, dopo un bacio al figlio della notte

a tal punto si disperde nella vastità del nulla

che par che dorma il sonno atavico del giusto

25/08/2010 woodenship

 

 

 Salvatore Pizzo - 18/08/2016 15:57:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Mia cara Klara, anzitutto perdonami per questo Klara con cara che fa decisamente a pugni.Ma già che si è in tema di violenza,direi che potrebbe anche starci.
Anzitutto ti ringrazio per l’attenzione generosa che riservi a questo mio umile lavoro.Poi per riflettere su aspetti non secondari,come quello della perizia che si riesce a infondere anche nelle"occupazioni"più deleterie e che, in un sentire comune,dovrebbero quantomeno far provare una qualche vibrazione in chi le pratica.Invece, a quanto pare, così non è: gente che s’è macchiata dei peggiori crimini, alla fine magari, arriva a terminare la propria esistenza in modo sereno, circondato dall’affetto dei propri cari.Ben diversamente da tutte le sue vittime che, invece, hanno patito da costui le pene dell’inferno. Ma io vorrei soprattutto discutere di amore, di quella forma d’amore che potrebbe definirsi anche legame patologico, un po’ come quello che si instaura tra due individui che pratichino il sadomasochismo. C’è sempre un legame, mi vien da dire, tra la vittima e il carnefice.Un legame che spesso si fa di complicità e di accettazione. Ecco perchè lo definisco "amore",quello tra la vittima e l’aguzzino. Una forma d’amore non dissimile da quello narrato dalla regista Liliana Cavani nel suo bel film"Portiere di notte". Oppure da R.W. Fassbinder in"Veronika Voss". Altro film che mi viene in mente è quello di Marco Bechis"Garage Olimpo": racconto di un amore che sboccia tra il carnefice e la sua vittima. Questi sono i primi esempi che mi vengono a mente di quanto l’amore possa avere dei confini assai labili, nel rapporto con l’odio, ma anche con la"specializzazione" e "professionalità" che l’essere umano riesce a profondere anche in un’opera abietta e tremenda quale la tortura.
In definitiva, l’essere umano è dotato di una grossa capacità di rimozione che spesso sfocia nella compartimentazione mentale che dà origine a sdoppiamenti di personalità. Si può essere assassini e torturatori ed allo stesso tempo mostrarsi buoni padri di famiglia.In una perfetta armonia tra espressioni opposte di personalità in un individuo solo. Ciò accade anche nel serial killer. SOLO CHE COSTUI AGISCE IN PROPRIO. qUINDI PUò ARRIVARE A NUTRIRE DEI SENSI DI COLPA, PER QUANTO L’ISTINTO DI MORTE finisca sempre per avere la meglio. Nel caso dei torturatori e assassini di Stato, a soccorrerli è la ragion di Stato che fornisce loro motivazione e giustificazione psicologica. Ecco perchè: convinti e sereni, si possa arrivare a dormire sonni beati. Convinti di svolgere il proprio dovere in modo coscienzioso e professionale...
Ma quel che più premeva a me era di provare ad indagare cosa c’è di atavico in questo orrore. Cosa, quale ragione, possa esserci nella Natura del mondo,così violenta e sanguinaria, da determinare l’esistenza di simili individui e dalle menti così malate, però perfette nello sdoppiarsi, senza dare alcun segno di squilibrio all’esterno. Ecco, questo mi chiedevo mentre scrivevo e mentre riflettevo sull’atavicità di queste pulsioni...
E qua mi fermo, perchè mi va in fumo il cervello. E anche perchè ci sarebbe molto ancora da dire. Però non voglio rischiare di annoiarti oltremodo. Quindi chiudo ringraziandoti di cuore per l’attenzione e per gli spunti di discussione assai graditi e decisamente preziosi...
Un caro saluto......

 Klara Rubino - 17/08/2016 21:29:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Merita molta attenzione la tua poesia, sia per il tema trattato, un tema non consueto, sia per il modo e per le immagini forti che per l’accostamento più volte ripetuto tra violenza e amore, che io sfumo interpretando quell’amore più come cura o perizia.
Il finale mi colpisce" par che dorma il sonno atavico dei giusti" quel " par che" mi fa interrogare e mi rispondo che certo se avesse una coscienza non farebbe quel che fa, ma anche " il sonno atavico dei giusti" perché chi davvero se lo merita quel sonno atavico, chi può dirsi un giusto se, pur non commettendo atti tali, ma sapendo che tali ingiustizie vengono perpetrate, se ne infischia in coscienza notturna.
Tutti ci diciamo in fondo " che i fantasmi restino tra le mangrovie e il mare".

 Salvatore Pizzo - 17/08/2016 20:21:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Mio caro Nando
credo che la violenza sia un fattore anzitutto naturale: è la natura ad essere violenta di per sè. Noi ne riproduciamo le azioni, i gesti... Un po’come capita per gli eventi accidentali: le sofferenze che si provano, non hanno nulla da invidiare a quelle studiate ed agite dall’uomo sull’uomo, per non dire su tutti i viventi, senza discriminazione di sorta. La mia vorrebbe essere proprio un tentativo di arrivare alle sorgenti della violenza. Ovvero a quel suo essere fondante dell’atto vitale. Un po’ come a dire che si è figli della violenza del vivere e che, in essa, ci riproduciamo. Di nostro, come tu ben scrivi, forse ci mettiamo la razionalità, come è capitato durante il nazismo. Nel folle disegno di dare una sistematicità alla sopraffazione dell’altro, in nome di una pretesa superiorità razziale e quindi di un diritto alla sopravvivenza autoassegnatosi in un delirio di onnipotenza. Cosa che, in natura, è semplicemente inconcepibile. Perchè la natura non discrimina... Grazie infinite per le parole molto sentite con un caro saluto...
Mia cara Cristiana
sono contento che tu abbia percepito la durezza iniziale, poichè era mio intento renderla contatto scomodo di pietra.Poichè la violenza è, come già detta, connaturata all’esserci. Un po’meno per la"scontatezza"con cui accogli la seconda parte. Poichè, più che per l’espressione di una condizione mentale, questa seconda parte era disegnata per porre l’accento sul modo in cui si finisce per introiettare la violenza stessa, facendone un lavoro come un altro. Una banalizzazione che, per un motivo o per un altro, ci riporta alla considerazione di partenza: se la violenza è innata, è perchè ha una sua funzione nella sopravvivenza degli individui. Ma ciò non dovrebbe prevedere la sua banalizzazione. Ma ciò invece capita ed è capitato, come nel caso anche dei torturatori della Edesma argentina...Grazie infinite per il prezioso commento e perdona il mio dilungarmi...Un caro saluto
Mia cara Graced
Costoro che praticano la tortura,che io definirei di Stato, sono pagati e si specializzano a questo fine. E’una specializzazione istituzionalizzata ammessa, ma non confessata. Pensa che in Italia non si riesce ad approvare una legge contro la tortura, perchè si ha paura di limitare i mezzi in possesso alle forze dell’ordine. Dunque verrebbe da pensare che sono anche le coscienze dei cittadini ad essere anestetizzate, non solo quelle dei torturatori....
Grazie infinite per il commento così puntuale, con un più che caro saluto...

 Nando - 17/08/2016 08:22:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Se c’è un dramma degli istinti e della libertà, la peggior beffa ci viene dal pensiero, capace di rivestire il male con le apparenze del giusto. Questo è il dramma di ogni cultura autoreferenziale: da un fronte provengono le stragi, dall’altro le bombe intelligenti, eppure il bilancio dei morti ammazzati innocenti quando non in pari è di maggior quantità sulle seconde. Oppure la stessa logica culturale (valoriale ed ideologica) fece ritenuto assolvimento del proprio dovere (quindi con un sentimento morale nella coscienza) al funzionario del governo nazista (ci sono state pubblicazioni in passato su ciò - che poi ciò non è un’esclusiva di un’ideologia piuttosto che di un’altra) che magari amministrava per la sua parte le deportazioni di sterminio.

 cristiana fischer - 16/08/2016 21:19:00 [ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]

troppo dura da leggere, nella prima parte fino a "fiato", si ricorda subito il cile, l’argentina...
le considerazioni successive sono più generali, quasi scontate

 Graced - 16/08/2016 17:37:00 [ leggi altri commenti di Graced » ]

Per l’aguzzino quello di torturare è come un lavoro che bisogna fare a regola d’arte in modo da poter far soffrire la vittima il più a lungo possibile, ed in modo perverso ed orripilante, ha cura che il lavoro riesca bene, fino all’ultimo respiro della vittima. Per noi è inconcepibile che ci sia gente che gioisce o è indifferente alle sofferenze e alla morte di altri esseri. Ma costoro, ormai hanno la coscienza anestesizzata e vivono normalmente il loro orribile operato.
Una poesia che sconvolge per la crudezza e che rispecchia realtà
che esistono in molti paesi del mondo che non conoscono mai la pace.
Un caro saluto. Grazia!

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