L’arco ribassato concentra
la veduta, a perdizione
i lampioni, il plumbago,
il verde delle siepi in fuga
nell’ombra condiziona l’aspetto di falso
fiabesco.
Vicinissimo alle case il treno
ne attraversa la faccia nascosta.
I cani abbaiavano rauchi ai margini
della ferrovia l’auto lascia Borgo Fornari.
Il ricordo di cardi anneriti dalla pioggia
poi disegnati, si mischia a un agosto riflessivo
a una adolescenza insoluta,
senza controllo
si sveglia a sproposito per effetto
dell’ansia; come se l’immediato
passato,
fosse percepito a vertigine, ma agisce.
*
Attraversando l’anfratto si è figura
del sogno; la luce arancione si riverbera
nei segni. Felci, equiseti, fichi rigonfi
afflosciati dove scoli
dell’acqua in sospensione amniotica
squamano pareti
improvvise distorsioni di voci
invertono il continuo mutare del paesaggio:
l’abitato si cancella nell’ombra
di cisterne.
Mentre la vegetazione si articola occludendo:
primordiale l’occhio che racchiude
luce e voce in un’unica struttura
del controllo: simili ad altissimi
steli e immagine di alberi
della Cuccagna, ma il tramonto
mostra la cupa compresenza
di corpi nella tortura.
[ tratte da Adolescenza, Edizioni L'Arca Felice ]