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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 13/10/2014 12:00:00
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Oche

di Agi Mishol

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Epstein, l’insegnante di matematica,
amava interrogarmi alla lavagna.
Diceva che la mia testa era adatta solo ai cappelli.
Diceva che un uccello con un cervello come il mio
avrebbe volato a ritroso.
Mi spediva a far razzolare le oche.

 

Ora, passati molti anni da quella frase,
seduta sotto la palma
con le mie tre belle oche,
penso che forse fosse lungimirante,
il mio insegnante di matematica,
e che avesse ragione,

 

giacché nulla mi dà più gioia
che vederle ora mentre
piombano sul pane sbriciolato,
agitando la gaia coda,
raggelandosi immobili per un attimo
sotto le goccioline d’acqua
che spruzzo loro addosso
dal tubo,
rizzando il capo mentre il loro corpo
si protende come ricordando
laghi lontani.

 

Ormai il mio insegnante di matematica è morto
e morti anche i suoi problemi che non riuscii mai
a risolvere.
Amo i cappelli,
e sempre a sera
quando gli uccelli tornano nell’albero,
cerco quello che vola a ritroso.

 

*

 

Premio LericiPea 2014 alla Carriera

 

MOTIVAZIONE: Agi Mishol, fra le più apprezzate e popolari poetesse israeliane, è autrice di sedici raccolte di poesie con titoli come “Momento”, “Note di piantagione”, “Graffio di gatto”, “Qauderno dei sogni”. Vi parla in maniera succinta, sensibile e pungente della sua esperienza di vita in una comunità agricola e in una famiglia che vive fra le generazioni (i genitori ungheresi con cui è arrivata in Israele a 4 anni, figli, amici, lavoro, amore, morte, quotidianità). Mishol ha una freschezza che le viene ancora dalla sua formazione extraletteraria e che ha conservato nonostante i tanti riconoscimenti nazionali e internazionali e la pratica di organizzatrice e insegnante di scrittura poetica. La sua poesia “Shaida” (Donna martire) su una ventenne che compie un attentato suicida esprime lo smarrimento che proviamo tutti davanti a questi fatti, rendendocelo presente nella sua incomprensibilità attraverso la rivelazione, rispettosa del dolore, dei cortocircuiti metaforici che da questo buco nero la poesia sa far scaturire. Per Agi Mishol la poesia sa parlare senza retorica e senza rivali di ciò che più ci sta a cuore e pertanto compie senza presunzione una funzione unica nella cultura umana, tanto più quando siamo calati in un mondo non solo risibile ma anche tragico in cui tanto e sempre si parla e nulla si dice. Per ciò che ha fatto e fa per dare parola agli uomini e alle donne del suo e di altri Paese, Agi Mishol riceve il Premio Lerici Pea 2014 alla Carriera.

 

 


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