Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
[...] La cosa più schifosa è se nasce un fascista. Maledetta l’ora e il giorno in cui due merdaioli ti misero al mondo; maledetta l’ora, il giorno e l’annata che la tua mamma ti dette la prima poppata. [...] Maledetta l’ora buia, ancor di più la notte cupa che un finocchio ti convinse ad esser figlio della lupa. Se dovessi maledirti non saprei come finirla, maledetto sia qui il giorno che ti fecero balilla. S’aprisse la porta, senza che tu te ne sia accorto, ed entrassero le mogli di ogni partigiano morto. [...] Poi arrivasse Terracini, Paietta, Longo, Ingrao, ti cacassero sugli occhi mentre cantan “Bella Ciao”. [...] Ti venisse un colpo, ti venisse un ascesso, ti scoppiassero in culo tutte le bombe che tu hai messo. Voi pensate al potere, voi pensate ai quattrini. Ti porto la maledizione di Roberto Rossellini.
Roberto Benigni, 1983
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Canto degli ultimi partigiani
Sulla spalletta del ponte Le teste degli impiccati Nell'acqua della fonte La bava degli impiccati.
Sul lastrico del mercato Le unghie dei fucilati Sull'erba secca del prato I denti dei fucilati.
Mordere l'aria mordere i sassi La nostra carne non è più d'uomini Mordere l'aria mordere i sassi Il nostro cuore non è più d'uomini.
Ma noi s'è letta negli occhi dei morti E sulla terra faremo libertà Ma l'hanno stretta i pungi dei morti La giustizia che si farà.
[ Da Una volta per sempre, poesie 1938-1973, Einaudi,Franco Fortini ]
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Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati più duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre RESISTENZA
[ di Pietro Calamandrei ]
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La chiusa angoscia delle notti, il pianto delle mamme annerite sulla neve accanto ai figli uccisi, l'ululato nel vento, nelle tenebre, dei lupi assediati con la propria strage, la speranza che dentro ci svegliava oltre l'orrore le parole udite dalla bocca fermissima dei morti "liberate l'Italia, Curiel vuole essere avvolto nella sua bandiera": tutto quel giorno ruppe nella vita con la piena del sangue, nell'azzurro il rosso palpitò come una gola. E fummo vivi, insorti con il taglio ridente della bocca, pieni gli occhi piena la mano nel suo pugno: il cuore d'improvviso ci apparve in mezzo al petto.
[ Da La storia delle vittime. Poesie della Resistenza, Mondadori - Lo Specchio, 1966, Alfonso Gatto ]