Fare e disfare
Non è poi così fausto
che si nasca: mano febbrile, ferro ricurvo
(forcipe). Nacque pertanto, in casa, Piero
nel via vai dell’ostetrica e del sangue. Se
non ricorda è che non può farlo: c’era un giornale
sulla sedia, la cenere di un sigaro per terra
e un cuscino di pizzo sul divano.
°°°
Fare, disfare, un governo paziente
di mondi e scatolette, le istruzioni,
le viti strette, i minimi bulloni,
l’innalzarsi, il bello sporgere di piastre
e braccia semoventi.
Una gru sollevava i suoi pesetti,
e Piero si sentiva uguale alla figura
del sagace ragazzo obbligato al sereno,
intento al suo Meccano,
umile fiero costruttore.
Modello anch’egli non udiva suoni:
nel sonno dei sorrisi vedeva connessioni,
leve, gole sottili, staffe, marchingegni.
Erano rosse le piastre
e verdi gli angolari,
le semicurve; poi alberi, alberini,
ruote, rondelle, viti e dadi esagonali:
firmamento di buchi tondi e ovali
per quali fossero ardite costruzioni.
Eretta vita ignara dell’incerto;
si trattava di fare, ricomporre
scheletri di metallo, semoventi.
Trova per Piero un anno, un rodimento
di rotelle... Certo trainare
di spago arrotolato
suggerirà di rimanere al punto,
lì dove il giunto o il cardano
deviano il moto innanzi.
In pallida letizia Piero Piero
montava e rimontava,
gli angolari, le piastre, le squadrette,
l’eccentrico, la leva, lo stantuffo,
gli ardimenti minuscoli;
le simmetrie, l’ingegno solitario,
l’esercizio di muscoli minuti,
la porta chiusa, senza vista di boschi.
La stanza non muoveva e le parole
annerivano, sparendo. Un bene
pomeridiano, scarso: aerei senza nuvole,
benne, ponti, carcasse e snodamenti.
Nulla ancora, benché fosse possibile
niente di adatto, di pronto per lo scatto:
soltanto un canto
rotto in varie parti.
Polvere: la dimessa vestaglia
con cui, lei, la polvere,
sola madre di tutto,
avvolge pian piano le cose, ritornando
a posarsi, dove prima, altrove,
ostinata — come la poesia.
Montare pezzi fino al cielo piccolo,
riverberi di stanza chiusa
fino a far funzionare l’effetto basculante,
le rotazioni, il modello finito.
[ da Parabola di Piero, Giorgio Gazzolo, Edizioni Gazebo ]