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Io sono immortale [Racconto]

Testo iniziato da Rosario Francese il 01/02/2016 12:06:00

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Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Venti Normali :: Gloria.Venturini ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 01/02/2016 12:06:00 da Rosario Francese Δ
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Sono secoli che ho rinunciato a tentare di uccidermi, ma oggi, nonostante il vano dolore che mi procura, ci riproverò.
Ogni persona cara che è morta ha lasciato un graffio nella mia anima, ma tu, abbandonandomi, mi hai squarciato il cuore come non mi era mai successo prima.
Dovrò continuare a scontare la condanna ad attendere l’ultimo giorno dell’uomo, sapendo che nulla sarà più come prima.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 02/04/2016 02:15:00 da Gloria.Venturini Δ
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Da sempre ho sognato di varcare le soglie dello spazio-tempo, di crogiolarmi nell'infinito, di essere scintilla di un sempre che sia sempre per sempre. Amo i giri di parole, le parole sbottonano e agganciano ogni concetto, ogni principio... ogni fine. La fine, questa parola che tormenta la finitezza dell'essere umano. Sono stato tentato e sopraffatto da mille paure, sfinito in un corpo che limita il mio essere, ma ora che ho vinto la morte, che indosso migliaia di vite, ho solo un gran desiderio di pace. Vorrei acquietare la mente, contare le cicatrici che mi hanno dilaniato di vita in vita, invece ogni mia cellula si rimargina continuamente, invece le molecole che compongono la mia anima, quelle no. Viaggio in lungo e in largo nel mondo, nel tempo, indosso le esperienze dell'umanità. Ho visto aurore boreali e tramonti fulminei in un cielo che cala sempre più basso. Ho sentito le urla del dolore lacerarmi i timpani, ma quello che più mi ferisce il cuore sono le lacrime dei bambini. Ne ho fatte di guerre, di lotte, ho imparato ad usare ogni tipo di arma, ho ucciso uomini solo con le mani, poi ho imparato ad amare, a provare sentimenti così forti da tremare per l'emozione. La mia immortalità si è innamorata dell'essere umano, così fragile e forte, così profondo da sconcertare ogni certezza. Ho amato ed ho perso, poi ho capito che l'amore vince sempre. E sono qui a cercare tra le anime la mia gemella, quella che mi quieta l'essere. La solitudine è l'unica compagna che non mi lascia mai, mi sta appresso in ogni dove, in ogni quando. La fila di domani che s'intrecciano in questa mia storia mi pesa, è come non dormire mai, alla fine se non controlli i tuoi pensieri, questi ti scoppiano nella testa e sei perso, perdutamente perso.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/04/2016 19:04:00 da Venti Normali Δ
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Io sono immortale e quindi ho un'anima normale non sono destinato a diventare pazzo, altrimenti sarà peggio di prima. Ogni giorno è l'inizio della mia immortalità. Il primo giorno, il secondo, il terzo e poi la resurrezione, che sarà costantemente organizzata se ho creato attorno a me nuovi amici o testimoni. Sarà difficile. Il mio medico non avrà pietà per me. Ascoltandomi, mirerà a tener separati i sintomi della malattia per sostenere che l'eliminazione dei sintomi non è ancora pervenuta la guarigione della malattia. Tuttavia, ciò che di tangibile resta della malattia, una volta eliminati i sintomi dell'abbandono è soltanto la capacità di formarne di nuovi. Perciò. dal punto di vista dell'essere immortale e ritenere l'approfondimento immorale al normale. Il loro principale danno consiste, da un lato, nel dispendio delle energie che restano per vivere, che di per se dall'altro diminuisce la coscienza psichica mentale per combattere i sintomi finora sconosciuti. Questi due costi, nel caso in cui l'immortalità sia rilevante, comporterebbe l'impoverimento dell'energia psichica disponibile o residua giornaliera. Quindi, come specifica il ritornello di una canzone recentissima e già famosa "dimentichiamo tutto con un Amen". Così sia.

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