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Il giorno decisivo [Racconto]

Testo iniziato da Tania Scavolini il 08/06/2016 22:11:00

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Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Elisa Mazzieri :: Laura Traverso ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 08/06/2016 22:11:00 da Tania Scavolini Δ
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“Ecco, un nuovo giorno..entusiasmo zero” pensò Daniel fissando il cappuccino. Un chiodo fisso lo tormentava da due mesi.
L’aveva intravista la prima volta sul suo stesso autobus. Poi l’aveva incontrata di nuovo giorno dopo giorno.
I suoi occhi erano calamitati dalle movenze di quella ragazza dalla bellezza semplice, poco trucco, capelli sciolti.
La vedeva leggere a testa china, ma ogni tanto alzava lo sguardo tirando indietro la testa, facendo svolazzare una ciocca di capelli. Portava sempre un cappotto azzurro cielo come i suoi occhi, trasparenti come l’acqua.
C’era stato solo uno scambio di battute in un’occasione: “scusi scende? Sì alla prossima”.
Si erano sfiorati e guardati.
E questo era bastato a Daniel per sentire per andare in fissa per lei.
La sua voce le era piaciuta, calda, un po’ roca dal lieve accento francese..
Che poteva fare per sapere almeno il suo nome, per sapere cosa faceva, per sapere se anche a lei un pochino piaceva?
Un giorno fece cadere apposta il suo telefonino proprio accanto a lei, aveva rischiato perfino che si rompesse ma non gliene importava!
A chinarsi purtroppo era stata più veloce una signora seduta, alla quale era ruzzolato proprio vicino.
Niente, non sapeva che inventarsi e anche quella mattina davanti al cappuccino rifletteva: sono un cretino, se oggi non le parlo sono un cretino!


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 26/12/2016 15:44:00 da Laura Traverso Δ
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Ecco, proprio non gli andava di sentirsi un cretino. E proprio neppure di fare teatro, nel senso di inventare strategie strane per poter attaccare il discorso. Gli era già andata mezzo bene, grazie alla strategia del piffero, che non fosse andato in frantumi il suo telefonino praticamente nuovo. Gli era andata, invece, mezzo male, che a raccattare l'oggetto inseparabile, miracolosamente integro, fosse stata una signora e non, come sperava, la fanciulla dagli occhi color del cielo. Ma pazienza! La lezione gli era servita. Aveva preso una ferma decisione. In fondo, disse a stesso "Che mai c'è di meglio che la verità?". Avrebbe affrontato la situazione, avrebbe attaccato il discorso senza tanti giri di parole. Era certo che ce l'avrebbe fatta. Al massimo sarebbe stato invitato ad andare a quel paese, ma proprio nella peggiore delle sfighe. No, non poteva andare così, voleva pensare in positivo...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 09/09/2019 05:34:00 da Elisa Mazzieri Δ
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Così, mentre il cuore di latte soffiato si sgretolava sulla superficie del mio cappuccino, accadde l'inaspettato.Lei, proprio lei con i capelli, la borsa e tutto quello che indefinibilmente la definiva "lei", entra nel bar.
Con il passo di chi salta volentieri la fila, supera la cassa affollata e si fa spazio al bancone poggiandosi sopra borsa e gomito appuntito.
"Ciao Claudia, buongiorno: macchiato freddo?" chiede uno dei baristi.
"Grazie" risponde lei con gli occhi dentro la borsa.
Mentre il ragazzo dietro il bancone fa spazio, lanciando in un angolo tutto quello che si trova di fronte, incluso il mio cappuccino, lei comincia a frugare nella borsa svuotandola quasi del tutto e continua a urtarmi ogni volta che tira fuori qualcosa.
Per un attimo, lo ammetto, ho pensato di prendere qualcosa da quello starno mucchio. Così, per avere una scusa e correrle dietro e riportarle l'oggetto smarrito. Se lo avessi fatto, avrei ricevuto un sorriso, magari anche un numero di telefono o chissà, un un invito per un aperitivo, prima o poi, da qualche parte.
Ci ho pensato, ma sono troppo imbranato per queste cose e di sicuro avrei preso una cosa inutile o peggio una indispensabile e per qualche contrattempo, di quelli che capitano a me,poi non sarei riuscito a riportargliela e avrei fatto la figura del ladro, del matto o chissà.
No, non era un buon piano. Intanto, almeno, sapevo il suo nome. Senza sforzo e senza mandate a quel paese, per il momento era qualcosa.

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