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E alla fine arriva Mamma [Racconto]

Testo iniziato da Giulia Tubili il 12/12/2011 00:45:00

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Commenti (3)
Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Maria Musik :: Giulia Tubili :: Maria Musik :: Giulia Tubili :: Maria Musik ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 12/12/2011 00:45:00 da Giulia Tubili Δ
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Indigestione? Impossibile. Ieri sera Valerio non stava bene, dunque cena ospedaliera.
Stomaco vuoto? Eppure ho mangiucchiato qualche cereale, direttamente dalla busta.
Ecco, la tachicardia. Su quella non ho dubbi.
Senti, senti il cuore come fa “tum”. Tum-tum-tum-tum.
Stranita ed affannata, sollevo il capo dal cuscino con l’intento d’oltrepassare la figura di mio marito ed inquadrare la radiosveglia. I numerini luminosi, segnano le 3.15 ed il pensiero di restare a letto si fa costrittore. Qualcosa non mi quadra, magari vado a prendermi un bicchiere d’acqua.
Sollevandomi sul paio di discutibili pantofole con le quali striscio per casa, traballo qualche istante, poi mi avvio lungo il breve corridoio che mi divide dalla cucina.
Io non lo so perché il buio mi avviluppa le ossa come una piovra, ma la Giuditta addossata alla parete scruta le mie falcate incerte con placida rassegnazione.
L’oscurità mi appare poco oscura e no, non mi sto perdendo in una riflessione priva di senso in quanto, alla fine del tragitto, una fievole luce color whiskey ridisegna alcuni dei contorni dell’ingresso.
So cosa devo aspettarmi, dunque mi blocco un momento e sbuffo spazientita. Non c’è rabbia a rimestarmi il sangue, solo una punta di preoccupazione che lo rende amaro.
La mia meta iniziale è più vicina della sala, dunque seguo le tappe secondo tempistiche imposte dal caso ed invece di stappare una bottiglia per dissetarmi direttamente, ne riverso il contenuto in un pentolino in attesa che bolla. Come ingannare lo scorrere impietoso dei minuti? Mi sposto laddove brulica chiacchiericcio da scatola e trovo Bruna. La piccola Bruna dai capelli ramati e sconvolti, raggomitolata sulla sedia a dondolo che, vacua, osserva il televisore come se potesse guardare attraverso l’immagine in movimento.
-Che sorpresa.-
Mormoro io con tono non particolarmente ironico, abbandonandomi fiacca contro la colonna al centro della stanza.
Scorgo un attore di cui non mi sovviene il cognome. So di averlo visto di recente e che si chiama Robert qualcosa…


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 12/12/2011 00:49:00 da Maria Musik Δ
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Eccola… perché non dorme? Cazzo! Mi fa sentire ancora più in colpa. Eppure non dovrei stupirmi: ha sempre avuto quei dannati superpoteri. Riesce a sentire sempre quando il mio dolore la chiama, anche quando gli dico: “Sta zitto, maledetto. Voglio restare da sola con te!”. Invece, eccomi catapultata in una nuova puntata di “E, alla fine, arriva mamma”.
Vorrei alzarmi, abbracciarla e riaccompagnarla a dormire: lo so che è stanca. Invece, me ne resto lì, con la faccia un po’ truce fissa sullo schermo. Non faccio nulla perché il copione cambi: signore e signori, anche stanotte si replica!
Non guardo ma so esattamente cosa sta succedendo. Uno, due, tre…stella! Eccola là: s’è accesa l’immancabile sigaretta e mi fissa sbuffando fumo…


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 12/12/2011 01:07:00 da Giulia Tubili Δ
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Una nube azzurrina, ora fluttua sopra i nostri crani logorati da diverse forme di stress.
So bene quanto tutto questo costi a mia figlia, così come so che non mi sta facendo alcun dispetto. Tale dispetto lo fa a sé stessa ed è quello che vorrei comprendesse, ma sembra una battaglia persa.
Ogni notte, le ricordo l’errore che vorrei non compisse e glielo ricordo per il suo bene, però persiste nel credere che le mie reazioni si limitino al disappunto nei suoi riguardi.
Dal canto mio, nascosta dietro la mera convinzione che le nuove sigarette siano meno dannose in quanto “light”, aspiro avida la mia dose cancerogena e non do alcun buon esempio in proposito. Almeno riguardo il tabacco, Bruna non mi fornisce di queste preoccupazioni, ma so che potrei persino tollerare l’immagine di lei intenta ad assaporare un tiro di canna, piuttosto che vederla compiere capriole a braccetto con la sua vita ora opaca.
Sveglissima, i bulbi oculari fuori dalle orbite, mi squadra consapevole e stizzita insieme. Entrambe in apnea, all’interno di questo bicchiere di liquore ambrato, scrutiamo una la stanchezza dell’altra e ringhiamo sommesse per impaurire invano la routine.
-Quando hai intenzione di andare a letto? Fammi capire.-
Mi ricordo d’improvviso dell’acqua sul fuoco, allora sparisco con orecchio teso, aspettando quelle risposte, che non sono certa mi giungeranno.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 12/12/2011 07:16:00 da Maria Musik Δ
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Come vorrei cedere... Se potessi lo farei anche solo per lei, per avere il diritto di strapparle dalla bocca quelle maledette sigarette perché, fra le tante fottute paure che mi attaccano peggio di una muta di cani rabbiosi, c’è anche quella di perderla. Da quando sono morti i nonni, ho dovuto abbandonare il pensiero bambino che fosse eterna.
A volte vorrei essere come mia madre, capace di alzarmi e ricominciare ogni volta che la vita mi stende con un gancio ben assestato.
Ma questa “cosa”, che mi ha rubato l’infanzia prima del tempo e un’adolescenza fatta di scuola e cazzeggio come quella di chiunque altro, è più forte di me e di lei anche se so che Giulia è una di quelle mamme che non molleranno mai. È caparbia come un mulo.
Mentre ascolto i rumori che provengono dalla cucina, non posso fare a meno di scoppiare in un pianto accorato, irrefrenabile.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 15/12/2011 23:32:00 da Giulia Tubili Δ
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Bolle, è il momento di riempire le tazze.
Ho l'impressione che la casa stessa stia vivendo il nostro disagio e mi sembra il ragionamento più sensato, nonché atto a spiegare come lo specchio d'acqua nel pentolino si sia incrinato. Sbuffa, smania e si gonfia terrorizzato tanto quanto il mio distorto riflesso grigiastro. Una donna giunta ai cinquant'anni grazie, forse, ad una Tombola, è costretta a distogliere ogni riflessione dalla sua dimora in quanto i muri le si fanno sempre più vicini. Sì, mi si fanno sempre più vicini e già fatico a respirare nella mia bolla di consapevolezza. Bruna soffro ed io sono il suo cucchiaio: non ho il dovere di raccoglierla, ma di mostrarle sé stessa attraverso i giochi di luce della mia superficie. C'è da sperare che io non mi spenga, oppure nessuno porterà la camomilla a mia figlia.
Tornando in salotto, la ritrovo accartocciata ed erosa dall'ennesimo pianto. L'abitudine non lenisce, infatti è come se la scoprissi e ne rimanessi sconvolta per la prima volta.
Devo essere forte, lucidare i miei petali d'acciaio ed offrirle l'infuso, in silenzio.
Mi siedo accanto a lei, scruto il desiderio malsano della sua bellezza di appassire anzitempo e lascio che l'ingiustizia mi corroda gli organi.
Dovrei carezzarla? Fingere di nulla? Di cosa ha bisogno? Conduco la bevanda rovente alle labbra e su di essa soffio. Ogni spostamento d'aria è una dolce parola per lei.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 18/12/2011 08:46:00 da Maria Musik Δ
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La tazza fumante mi arriva direttamente dalle mani di Giulia. Lo sappiamo entrambe che la camomilla non ha alcuna proprietà calmante. Ma non è un placebo: sono gli ingredienti che contiene, speciali e prodotti in casa, che le conferiscono proprietà medicamentose. Un infuso di empatia, solidarietà, dolore e tanto, tanto amore.
Anche la fisica ci mette del suo. Attraverso il liquido bollente, il calore si trasmette al mio corpo stremato da un freddo interiore che nulla ha a che vedere con la temperatura esterna.
Dovrebbe trattarsi di entropia e termodinamica, se a quest’ora del mattino riesco ancora a ricordare quel miliardo di nozioni che ho dovuto ingurgitare per andare farmi interrogare da ottusi sconosciuti che dovevano giudicare se una fobica è abbastanza normale da potergli dare la sufficienza, se una che pesa quarantacinque chili può aspirare ad un fottutissimo quanto inutile diploma oppure se, a causa dell’anoressia, anche il cervello è andato sottopeso.
Tornando alla mia rielaborazione della fisica: il secondo principio della termodinamica postula che l'entropia di un sistema isolato lontano dall'equilibrio termico tende a salire nel tempo, finché l'equilibrio non sia raggiunto. Il "Sistema Mamma" cede calore al "Sistema Figlia" ed anche se, per il secondo è impossibile fare lo stesso, fra i due sistemi si verificherà, comunque, uno scambio di energia e, nel tempo, i due sistemi raggiungeranno uno stato di equilibrio.
Ed ecco due problemi: equilibrio e tempo. Non raggiungo mai il mio personalissimo stato di equilibrio ed il tempo mi fa paura.
Quanto tempo occorrerà ancora perchè il Sistema Bruna raggiunga il suo equilibrio?
E per quanto tempo ancora il Sistema Mamma riuscirà a produrre calore da cedere, energia da scambiare?
Il senso di colpa mi scorre nelle vene e mi brucia il cervello: produco rabbia e, quando non implodo, esplodo. Vorrei dire "Grazie" ed, invece, ringhio. Vorrei scivolare in un "Ti voglio bene" e, fatalmente, inciampo in un “Lasciami in pace”.
Ma questa volta no: adesso ordinerò al mio corpo/nodo di sciogliersi, mi alzerò ed andrò a riscuotere l’abbraccio che lei tiene riposto nel suo ventre da quando sono nata. E’ un credito che non si esaurisce mai, non ha scadenza né interessi ed è illimitato. Che ho fatto per meritarmelo? Un vagito.

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