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14 gennaio 2016
Salviamo il poeta e artista palestinese Ashraf Fayadh

I profeti si sono ritirati / perciò non aspettare che i tuoi tornino da te / e per te
(Ashraf Fayadh)

#SaveAshrafFayadh


Elaborazione grafica di Giulia Tubili

Poesia della settimana:
PETROLEUM IS HARMLESS
Ashraf Fayadh, (11/01/2016 12:00:00) »

FAYADH condannato, nel novembre scorso in Arabia Saudita, a morte mediante decapitazione, ingiustamente accusato di apostasia e di diffondere l’ateismo con la sua raccolta di poesie “Le istruzioni sono all’interno” (Dar al-Farabi, Beirut, 2007).
La tirrania saudita ha già fatto sapere che non si piegherà alla richiesta, espressa da milioni di persone, di sospendere la sentenza e l’esecuzione, non ammettendo alcuna ingerenza estera nelle proprie decisioni governative.
Sappiamo che, quasi certamente, qualunque nostra azione non salverà la vita di Ashraf Fayadh ma siamo convinti che le nostre voci gli giungeranno e giungeranno a quanti, in ogni luogo della terra, lottano e muoiono per la libertà di parola e per il riconoscimento dei diritti umani.
Sin da ora, vi giunga il nostro grazie.

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 Poesia [Δ]

haiku 9
(15/01/2016 19:06:38) »

Bruno Confortini

*

Il papavero

fra le esili spighe

rosso al vento

La poesia non muore
(15/01/2016 18:59:16) »

Eugenio Nastasi

*

 
Non servono occhi per vedere
il volo retto del gabbiano,
nè un blizzard rifare il mondo
col turbine del vento artico:
anche una prigione scardina l'indifferenza
con la parola libertà.
Scritta sui muri
graffiata con le unghie,
una parola che condona
il grado zero dell'umano livore,
una parola detta
con pienezza di colore.
La voce di un poeta, anche se muore
annuncia sempre una promessa:
i paesaggi della sua anima
mostreranno
come speranza somigli a perdono.
 

Sotto la pelle
(15/01/2016 15:21:48) »

Davide Gariti

*

Un giorno di sole

è un'avventura discesa

come arcadia, in tuo nome,

il giorno in cui 

sotto la pelle conserverai

le nazioni in un grido

le voci dei figli perduti,

e le foglie crepiteranno

al passaggio dei cani selvatici,

lungo i fiumi vivrai

nello schioppo dei ciottoli 

in ricordi di madri

e nei deserti di luce.

Sotto la pelle 

quel soffio sarà nel vento

a dirci che non siamo

a cantarci la verità nascosta.

Il Santo
(15/01/2016 14:49:08) »

Elisa Falciori

*

 

La sete di poesia piange paradigmi d’uomo

vibra tracce d’anima la sua preghiera

nella spoliazione

l’odore lungo della paura

scuote uomini spenti

annientati dall’indolenza statica dei divieti

Cresce sulle sconfitte la parola

e crea il Santo

il mondo guarda le sue sbarre e lo ama

Dei giovani la sete di lealtà

d’uomini offuscati

l’odore  lungo di giuramenti brutali.

Appartiene ai  giovani la sete di giustizia

alla storia immortale il nome dei santi

Ashraf,  Raif,  Waleed e molti altri…

 

Sulla strada di un  mezzogiorno abbagliante

piume di colombe insanguinate da credo feroci.

Nel  vento tracce, solo tracce  d’uomini  veri.

I tuoi occhi…
(15/01/2016 00:26:45) »

Francesca Lo Bue

*

Verde magico…
i tuoi occhi avidi spiccano
dalle ali nere come manto magico.
Il bastone ubiquo colpisce il desiderio di un palazzo bianco
che annienti la prigione di ferro e fango.
I tuoi occhi sono pietra che scintilla,
eco che porta aromi,
che brucia le distanze di neve,
che copre il freddo delle nebbie.
I tuoi occhi, verde scintilla tenace,
sono martello che accarezza la colpa antica.
I tuoi occhi sono avida pupilla…
colpisce e trema,
balugina e muore in una steppa bianca.
E in una corazza la voce di Dio.

Oscura scende la sera
(14/01/2016 22:40:58) »

Stefano Baldinu

*

Oscura scende la sera in sabbia e silenzio

a violentarmi l'anima.

Il mio respiro è un'amaca comoda

ai lati delle mie labbra

un seme nell'infinito, un tempo

fatto di radici e libertà

lì in fondo al mio cuore

con parole di clorofilla disegno

un sentiero di poesie e fiori

che aprono le ali al sole

e non c'è sole che non sia un carnefice

dei lembi del cielo, dei passi lggeri

e crudeli del coraggio di sopravvivere

al silenzio di una vita che fugge

sconfitta il tempo dei sacramenti

e delle stelle.

Ah se questa sera passasse come

il soffio nudo di una creazione

un calice colmo dell'immagine di Dio

che si sporge da una goccia di pioggia

la notte, lo so, avrebbe pietà persino

di un filo d'erba su questo inferno

di terra che niente ha in comune

con gli occhi profughi di un cielo capovolto.

Oscura è giunta la notte

e non so chiedere scusa che

al silenzio se non ricordo più

il nome della mia e della sua nostalgia

mentre biascico inerme

una parola ancora della nostra vita.

PER LA PAROLA DI UN POETA
(14/01/2016 22:31:13) »

Mauro Barbetti

*

Noi che di poeti

avevamo bisogno

per vivere e confortarci.

 

Sarà ora un verso stentato

il calco delle mani

per la polizia di stato

il dire e il dirsi liberi

a dirci quanto resta

alla mezzanotte

dietro le sbarre

le botte e la sottrazione

di ogni parola.

 

Che si potrebbe

anche perdere la vita.

 

Necessitando essere

più testimone oculare

che poeta.

 

Ad Abha – Arabia Saudita

Della Bellezza
(14/01/2016 22:24:09) »

Patrizia Stefanelli

*

 

DELLA BELLEZZA
…ho conosciuto per le vie di Damasco uomini puri che
di Dio hanno fatto una bandiera che sventola il vento.


Ho conosciuto donne come maddalene
adornare il capo del loro Signore.
Ipocriti senza fede in grado di spargere vigliaccheria
su un NOME, fino a consumarlo nella stoltezza.


La gente di Dio ha la bocca rossa
gli occhi spalancati
le mani a pugno
e la voce che non dice.


Ho visto uomini prostituirsi per un pugno di gloria
e segnarsi la fronte quando passa una puttana.


Ho visto uomini rubare il pane ai propri figli
per sputarlo in un bicchiere
e donne, piegate sulla vita ad imbastire giornate di
niente.


Ho visto uomini aizzare le folle
e la follia dilagare in fumo acre.


Ho visto capi di stato sul liminare del mondo
e sangue sparso sulla gente povera.


Fuori dal cerchio non c’è pietà
la casa di Dio è vuota
l’eco risuona i passi del tempo del nulla
e la voce di un uomo che piange.


Soltanto negli occhi dolorosi di un bambino
ho potuto vedere la Bellezza
dove per un attimo la mia si è specchiata.
La sua vita nelle mie mani disposte a croce

#SaveAshrafFayadh La mia poesia
(14/01/2016 21:39:53) »

Liliana Gheorghe

*

La mia poesia per Ashraf Fayadh:

Le mie parole sono le mie virtù
mi puoi giudicare per esse?
E se le mie virtù sono la mia condanna
allora preferisco morire da poeta
che non accetta il compromesso del vizio
del Trono sublime
che tutto il popolo analfabeta ripete
tanto per riempire un vuoto
dove le risposte mancano
a tutte le legittime domande di libertà.
Tu pensami per quello che sono stato
con rovi nei lunghi capelli
con gocce di petrolio nel sangue
libero di volare nel cuor tuo.

Le tue parole, Ashraf.
(14/01/2016 20:17:24) »

Cristina Polli

*

Non avrei, in realtà, parole 

Per te, Ashraf: mi piovono dentro 

Come gocce troppo pesanti e dense

Condensate di metallo di chiodi di croce

E lame di coltelli.

Ad ogni nuovo giorno spero 

L'uomo e riconosco poeta

Il dire oltre la polvere del tempo

Il canto intonato tra le angustie.

Le tue parole.

Ascolto. 

Ashraf Fayadh 14 gennaio 2016
(14/01/2016 20:00:16) »

Fiorella Naldi

*

Ashraf Fayadh 14 gennaio 2016 #SaveAshrafFayadh »
Questo testo è in formato DOC (20 KByte)

I passi
(14/01/2016 19:59:28) »

Matteo Cotugno

*

al poeta Ashraf Fayadh

 

La polvere delle parole

resta nell'aria

 

e un fumo fugace

stringe il tempo

alla morte

ancora più ingiusta.

 

Un fiotto di sangue

violenta ogni dio

ti sia chinato

obbediente

ma quell'eremo scelto

dagli altri per il tuo canto

non ne chiude il volo.

 

La fede indimostrabile

diventa sentenza certa

capovolgendo il mondo

all’odio.

 

Questi gli unici passi

rimasti

queste le uniche parole

come polvere di sassi

nell’aria rarefatta

dell’ingiustizia.

 

 

#SaveAshrafFayadh - Ashraf
(14/01/2016 19:36:52) »

Franca Colozzo

*




Ashraf Fayadh is my name.
I appeal to God's judgment
not to you, unfaithful servants,
who for a barrel of oil
your soul have sold to the devil.

In front of the judgment of God
all of you will appear naked,
unarmed and without jewels,
without your mortal remains,
you arrogant masters.

Ashraf Fayadh is my name.
Goes back my memory
to Magna and Felix Arabia
to their caravan routes
among sand dunes fragrant of spices,
now scattered of black gold in wells.

In the name of religion,
I was condemned without reason
only to be a poet
whose voice rose strong
against new slavery and death.

Ashraf Fayadh is my name.
By my song, Freedom
flies on invisible wings
to shake the blind minds
of the world's most powerful men
slaves of the cruelty of rich ones.

In front of the judgment of God,
cheered by the choral embrace
of free men moved with compassion,
my soul will fly over the evil darkness
without material limitations
Ashraf Fayadh is my name.



Latte e miele
(14/01/2016 19:22:44) »

Maria Musik

*

potessero le parole
strozzare la sentenza
nella gola omicida
potremmo credere
di aver sottratto le tue ossa
agli sconsacrati deserti
destinati ai poeti (i più fedeli fra gl’infedeli)
per restituirti alla Terra
Inferno dei profughi.
ma non c’è speranza
per le anime estratte
se non quella di un sognato Paradiso
dove scorrano senza argini
il latte della libertà
e il dolcissimo miele dei versi.

intanto,
non so dirti Addio.

’fino all’ultimo istante’
(14/01/2016 18:53:41) »

Giorgio Mancinelli

*

'fino all'ultimo istante'- #SaveAshrafFayadh

 

rinnega!

disonora!

uccidi!

 

parole senza senso

nel tempo sospeso dove s'affaccia la morte

 

dove la libertà di dire è negata nel flusso del sangue che ribolle

dove la voce dei molti non s'incontra con la tirannia dei pochi

 

dove la verità grida vendetta nell'animo frustrato

di tutti noi che stiamo solo a guardare l'ora della morte che s'avvicina

 

allora gridiamola insieme questa parola il più forte possibile

fino all'ultimo istante della nostra vita: LIBERTA!

 

e sarà canto e preghiera

e sarà poesia sulla bocca d'ogni poeta.

Alla libertà #
(14/01/2016 18:40:32) »

Tania Scavolini

*

Alla libertà – dedicata ad Ashraf Fayadh

 

Hanno imbrattato le tue parole

giudicandole oscene,

hanno infangato il tuo nome

nel buio dell’ingiustizia,

hanno sferzato le tue piaghe

di minacce e ingiurie,

hanno condannato una speranza

dal volo di farfalla

pesante di sola poesia,

un grammo di felicità

smarrito

 

nella polvere del nulla.

 

14 gennaio 2016

 

 

 

Nassiriya
(14/01/2016 18:13:48) »

Giovanni Barlocco

*

In primo luogo la colpa

è all'assassino che l'ha messa,

la bomba.

Selim Taliban, O' Hara, o Pablo 

o Vassili o Francesca.

Fa niente.

E non mi importa un cazzo se

è saltato anche lui,

si è mondato dei peccati

e anche

di falangi, falangine, falangette;

un dito nell'occhio

diventa

un occhio nel dito,

abbraccio beccaio

trita carne

e ossa aguzze

unisce di botto.

Ma io

fratello suo non sono 

frate nel sangue,

fratello suo non sono

e mi tocca 

e mi nausea

il suo umore di morte

confuso nel mio,

il suo odore di morte

aggrappato al mio naso,

qualche metro più in là.

Ma subito dietro

di lui,

anche prima vedevo

volare sopra tracciando

cerchi di nitrico rapace

i pazzi benedicenti

con una mano aspersoria

speranza tossica

su menti disperate e svèlte,

e l'altra intenta a strozzare

quella vera.

E ancora dietro

e ancora sopra,

i pazzi con l'uccello duro

per la Patria

per lo Stato

per la Razza

per Dio

per il Petrolio

pe la Loro Tasca Inesausta.

Li vedevo far sempre

calcoli ematici,

funebri Travet,

per far tornare i conti

di guerre sempre esatte,

dalle loro pedane.

Scesi da lì

son nani ora,

ed io gigante

in ogni lacrima sparsa.

(Quante?

Per quanto?)

Ed io che l'ho fatto,

anche adesso, da esploso,

io so ancora che è giusto

il peso piccolo

dei bimbi in spalla,

e dividere quello

grande dei vecchi.

E' normale.

Ma i figli di troia

ci han detto

che serviva una guerra

guerra giusta 

per farlo.

Diglielo tu

per favore

che non serviamo

la stessa bandiera

che si intride su quel

rimasuglio di petto

e mi pesa

appena meno

del sorriso abortito

di mia moglie e mio figlio.

Non lo posso più sognare

non lo sento più sbocciare.

Da qui, ormai,

posso solo guardare.

E ancora meglio li vedo,

senz'occhi,

i burattinai indaffarati

a nascondere la coda.

E si capisce bene 

da qui

l'origine del puzzo

che li accompagna,

che già da prima

avvertivi.

Ma io son morto

adesso

e loro 

vivi.

 

Perché può finire
(14/01/2016 18:08:57) »

Venti Normali

*

Perchè può finire.

 

Tu diritto lasci uccidere,

quale colpa?

Agiamo noi forse in nome

di una giustizia

infallibile.

Orripilante macchiare,

la nostra anima

privando la vita.

Quale grande pena

possiamo misurare

più del Sole,

che illumina

la vita e la natura

umanamente saggia,

per castigare.

dicono...
(14/01/2016 17:53:23) »

Silvana Sonno

*


Dicono che la poesia salverà il mondo.

Tra i fumiganti resti del banchetto
che la Storia consuma
soffia la voce e da millenni fredda
l’arsa utopia e la bavosa brama di senso
che il gesto degl’eroi lascia sui gusci
antenati delle chiocciole, e sui ciottoli
molati nell’acqua che pantascorre
d’ ogni rivo e mare.

Cantami o diva l’utile dispiegarsi del molteplice
gl’ affannati commerci che i figli d’Uomo
annodano e per tenerli assieme ungono
con la pece feroce delle guerre, insieme
alla divina compassione, all’amore che unisce
e alla ripulsa che disgrega il vivente e l’ ammalora.

Pallida, rarefatta o musaflora
dai bei capelli e dalle carni bianche,
rododattila sfinge che a dissipar la vita che si lagna
chiami chi intende e di chi intende ami
la domanda inevasa, a quali sorti volgi
la profetica arte del tuo dire?
a quali fiere lanci il richiamo o allacci il collo
nel tempo delle Ombre – ombre del Tempo -?

Certo è la poesia che al mondo ha dato l’inesplorato inizio
scuotendo via la polvere col suono che dal fiato modella
prima voce alle immagini e agli oggetti e poi nunzia
alle storie ed ai presagi di concitati avventi.

È alla poesia che si rivela il tempo - cannibale dei figli -
e che all’eterno aspira - motor immoto – rivolgersi
nel ciclo dei ritorni. Agire ch’è illusione e tradimento.


E nel rumor che annega ogni discorso
e di parola ha fatto vano sforzo di nominare
gl’ esseri e le cose, solo al verso rotondo dei poeti
s’affida il racconto del mondo, salvo solo
nel grembo della rotonda – perfetta - verità.
Cavalieri dell’enograal , orsù,
presto in cammino

La blasfemia del libero pensiero
(14/01/2016 17:04:17) »

Cristina Pongiluppi

*

 

 

Credo nel diritto di credere 

In Dio, in Allah, in Budda 

E in tutti gli Dei dell’universo;

Credo nel diritto di non credere.

 

L’uomo nasce schiavo di cultura, fede, società.

La libertà è una conquista,

L’affrancatura dalla convenzione,

La scelta consapevole del proprio essere.

La scelta che non sempre si ha il coraggio di fare, 

Lo schieramento che cambia la vita, 

Plasma la persona,

La salva o la condanna alla mediocrità.

 

Noi che viviamo la nostra piccola vita, 

Nel nostro piccolo mondo, 

Dimentichi del costo della libertà 

E del peso delle parole.

Noi lontani da questo giovane poeta

Eppure a lui così simili.

 Assuefatti al diritto alla libertà,

Indifferenti alla sofferenza,

Distratti da un'illusoria distanza.

 

Si vuole spegnere una vita!

 Ashraf Fayadh, un nome,

Una storia, un figlio, un amico.

Falciare con la brutalità,

Interrompere la precarietà dell’essere.

La superbia del potente che si fa Dio, 

Le presunzione dell’uomo che decide della vita dell’uomo.

La condanna dell'inaccettabile colpa del libero pensatore.

 

Credo nell’essere umano e nella luce della ragione 

Ché illumini i bui recessi dell’arroganza umana.

Prego perché 

Dio , Allah, Budda,

L’universo tutto e gli uomini

Salvino insieme Ashraf Fayadh, 

Un uomo come  noi. 

Forse peggiore di me,

Forse migliore di me,

Comunque uomo, un diritto alla vita,
incatenato dalla sua stessa libertà.

 

Inferno
(14/01/2016 17:02:15) »

Daniela Lupi

*

Mi hanno frustato perché ho parlato

perché ho guardato il cielo

che si ribella contro le nuvole

mi hanno rinchiuso senza motivo

calpestando i fogli innocenti 

della mia poesia

 

ora sensazioni strane mi circondano

penso che sia caduto nell'inferno

e Ade mi aspetta là

ride divertito indicando con il dito

Benvenuto nell'inferno dice

lascia stare l'aria pura

qui sei dove è nata la paura.

 

Soffro e morirò per aver vissuto

la semplicità e l'amore per la cultura

qua dove è nata la paura.

 

Preghiera
(14/01/2016 16:47:10) »

Franco Bonvini

*

Non volevo scrivere una poesia

e di sicuro questa non è una poesia.

Una preghiera, forse

una richiesta di grazia,

di perdono

per l' indifferenza

e la presunzione di credere che una poesia

o una canzone

serva a non farne uccidere altri.

 

(anche i barboni a Natale possono fare indigestione)

 

 

Olio e sangue
(14/01/2016 16:12:47) »

Klara Rubino

*

 

Da pietra olio
sangue da cadavere
predoni della ricchezza del futuro
e ti rubano, Ashraf, il futuro.

Sgorgano e gonfiano i portafogli
tesori nel sottosuolo nascosti:
da ciò che pare morto, inerte,
sempre sgorgano, Ashraf,
le risorse del domani.

Non si può uccidere!

Restano attenti a che non si macchino
le bianche lunghe tuniche,
nè del sangue della pietra, nè dell'olio dei cadaveri,
impreziosite da sacre catene ed orologi d'oro.

E sgorgheranno denudando:
senza speranza il destino loro;
privo d'umano rimpianto il loro ricordo.

Al Poeta
(14/01/2016 16:09:10) »

Giovanna Coppa

*

Lode alla penna del Poeta

Per il suono delle sillabe

La melodia delle parole

Il concerto delle poesie.

 

Onore al cuore del Poeta

Per il colore delle emozioni

La profondità dei sentimenti

La sincerità dei pensieri.

 

Grazie al genio del Poeta

Per le pagine indelebili

I versi indimenticabili

I poemi incancellabili.

 

Gloria al sangue del Poeta

Per il tuffo nell'immenso

Il volo nell'infinito

Il bagno nell'eternità.

 

 

La solitudine della parola
(14/01/2016 15:40:54) »

Davide Rocco Colacrai 2

*

La solitudine della parola

Quando tacciono le aurore

su lingue oblique già sepolte,

mi aggrappo all’afosa arresa

di carne, che piroetta senza passi

per le curve delle mie ceneri,

incolore come la solitudine

della luna, dal ventre di una parola

senza nome, dove inciampa

in se stessa, in uno strappo

alle lenzuola di cielo, il sapore

di ruggine e sale.

Funebre rintocco
(14/01/2016 14:51:11) »

Simone Censi

*

Se anche il mare portasse con sé versi scritti sulla sabbia,

l’inchiostro sbiadisse sotto i raggi del sole e

il vento strappasse ogni parola che suona sorda alle vostre orecchie,

penserà la vita a raccogliere i pensieri  invisi alle vostre stolte menti

e li ritroverete ogni giorno intorno a voi,

scritti sui muri da notturni camaleonti

nelle pieghe delle pagine dei libri proibiti

che i vostri figli leggono a vostra insaputa

o recitati come mantra sulle labbra

delle vostre donne celate alla vista

e a niente servirà ricacciare in gola quelle parole,

lavare con le vostre lacrime colpevoli

l’inchiostro che la vita lascia dietro di sé

e spiccare le inesauribili fonti di ciò che odiate.

Se così non fosse,

rimarrebbe il funebre rintocco

di teste vuote che tra loro urtano. 

L’orrore del mondo
(14/01/2016 13:53:31) »

Simone Cumbo

*

Scorrono,
come lame affilate,
gli orrori del mondo
Tra pianto e indignazione

Un dio cinico e crudele?
No!
L'uomo spietato e barbaro?
Nemmeno...

Nel palazzo di vetro
uomini in giacca e cravatta
giocano a scacchi
Annuiscono soddisfatti
pianificando mosse e strategie

La sera
tornano a casa
Baciano moglie e figli,
salutano il cagnolino scodinzolante
e ammoniscono severi
contro gli orrori del mondo.

L'Orrore del Mondo

 

 

 

 

Profumiere
(14/01/2016 13:39:43) »

Francesca Luzzio

*

Sono albero profumiere

di celata essenza,

frutto di pianta profuga

da terra senza olfatto ..., ormai.

Ma io ne spargo gocce

per umana carità,

per espandere profumo poetico

di libertà.

Non serve un guanciale

su cui poggiare la mia cima:

la potatura a capitozza

          sempre

nuovi rami germoglierà.

Io mi lego i capelli#
(14/01/2016 13:31:11) »

Mariagrazia Dessi

*

 

Alzati voce

 

non aver paura della montagna

 

Vai come i tornanti

 

e sveglia altri canti

 

Pensa all’arenile

 

che era una montagna

 

alla perla vera

 

che ha imprigionato la sabbia

 

Soffia vento di fronda

 

consuma la montagna

 

e fino al mare

 

spazza la sabbia

 

Io mi lego i capelli

 

e le caviglie:

 

saranno collane domani

 

le catene di oggi

 

Pindarico notturno
(14/01/2016 12:23:16) »

Salvatore Di Sante

*

In certe notti chiare d’estate
mi affaccio al balcone e guardo la luna.
Mi attrae come attrae le maree. Quasi aspettasse una risposta.

Respiro il suo fascino come dolce brezza; afrodisiaco poetico afflato
per vagare e divagare,
per volare e involarsi fin lassù sopra turchini drappeggi.

Mi sovvengono però mille domande.
Immagino teste brizzolate chine alla tremula luce d’una candela,
la piuma d’oca a scavare pergamene su scrittoi consunti.

Immagino anime sensibili stagliarsi su diafane colline
declamando al cielo notturno
i loro amori struggenti e travagliati.

Immagino navigatori solcare distese di liquida pece,
in rotta verso l’ignoto, e alzare gli occhi a lei;
e con loro il lupo dalla tana e il gufo dal ramo.

Immagino un derelitto, la barba che struscia l’asfalto, staccare lo sguardo dal fondo della bottiglia e spingerlo con fatica fino a lei; lanciare in cocci il fiasco
e alzarsi, puntellandosi traballante sulle nocche.

Così il mio spirito si rinfranca dell’energia
di navigatori, scrittori, poeti, spasimanti e reietti d’ogni tempo ed epoca;
e il mio genio è pronto per partorire a gonfie vele nuovi universi.

Per le nuvole
(14/01/2016 12:22:52) »

Adielle

*

Hai scritto una poesia anche per me

te la ricordi?

Ti portai in cambio la zanna seghettata del cane selvatico

ciondolo che porti ancora al collo.

Fin dove finisce la corda, diceva

fin dove finisce la corda che porta al cielo

le scale sono per il Paradiso, diceva.

E l'ho mandata a memoria

perchè fosti così gentile da scriverla breve, a misura del mio collo

prima che perdessimo, tutti, la testa per le nuvole.

Fiori sull’abisso#
(14/01/2016 12:14:45) »

Marco G. Maggi

*

Sono come fiori i poeti

appesi alla ghirlanda della vita

attaccati, abbarbicati ad essa,

ad ogni petalo d’esistenza

da essere le vittime più ambite

di chi predica la morte

per chi non s’adegua al sistema

 

Per i poeti l’opinione è libera

perciò li assale la strana audacia

di sfidare gli oppressori

ma troppe volte le loro parole

hanno il peso del sangue

che impregna la loro tomba

un sepolcro senza fiori

 

I veri poeti sono pericolosi

soprattutto per se stessi.

 

Piccolo ribelle
(14/01/2016 11:46:29) »

Gaudenzio Massi

*

dedicato a Ashraf Fayadh

Piccolo ribelle
che hai il vento sotto pelle
Noi siam qui ad implorare
A questi giudici giullari
Asserviti a lorsignori
Di non avere ben inteso
E di avere vilipeso
Il germoglio del poeta
Che spunta poi si alza
Poi con forza punta ancora
Verso il cielo e verso quell'ora
Ché nascosta in ogni notte
Smuove anime corrotte
Fino al punto di punire
Quel ché al mondo e vuol capire
Bianco fiore ma maledetto
Che vuole usare l'intelletto

 

 

 

 

 

Un nuovo inizio
(14/01/2016 11:45:31) »

Anselmo Pacifico

*

Scivolando sull’acqua 

ho sentito l’affetto di questo mare, 
come una madre che ama il proprio figlio 
e gli mostra le bellezze della vita; 
come una donna 
che dà libero sfogo alle sue passioni 
e mostra al suo uomo 
le sue bellezze 
e la forza della natura.

La terra si allontana, 
la gente saluta, 
perché questa nave 
custodisce le speranze degli uomini, 
i loro ricordi, 
e tutto ciò che sono e che saranno.

Non so cosa troverò, 
non conosco i piani del destino, 
ma osservo i frammenti distrutti 
del mio passato 
e cerco di ricomporli, 
mischiando: 
sangue, 
sacrifici 
e speranze; 
perché, nonostante diavoli neri 
abbiano cercato di distruggere i miei sogni, 
resto in piedi a combattere, 
mi asciugo la fronte 
e ricostruisco la mia nuova casa, 
la mia nuova vita, 
e mai nessuno potrà più toccarmela, 
perché questo è un nuovo inizio.

Vorrei cancellare le cose brutte 
e fare pulizia nei miei ricordi, 
ma questo non è possibile; 
porterò con me ogni singolo momento 
di questo viaggio, 
e quando mi guarderò allo specchio 
penserò a tutte le mie esperienze, 
alla gente che ho incontrato …
… e penserò 
che la vita è una cosa fantastica.

non dimenticherò
(14/01/2016 11:26:32) »

Valentina Rosafio

*

Vedrai la luce Ashraf,

non la barbarie schiaccerà il tuo respiro, 

nè la lama di un fendente

ti estirperà dal mondo,

impossibile imbavagliarti l'anima.

Un solo giusto della Terra 

a ricordare le tue parole

e tu vedrai la luce eroe,

e sarai salvo e avrai vinto

nel paradiso dei giusti.

 

 

 

 

 

 

 

Gli amori nascosti #
(14/01/2016 11:09:59) »

Massimiliano Fusillo

*

Gli amori li chiami se nascosti,
impolverati su soffitte buie
e tu in disparte a lucidare l'argento.
Dipende dai treni che non si fermano,
dagli sguardi che non si incrociano,
i libri aperti non letti,
iniziati e lasciati a metà,
ma la metà è la loro fine.
Una storia minima e debole,
punge, fa male a chi non ha forza di pulire,
la polvere sempre in agguato.
Bisogna partire per ritrovarsi,
bisogna allontanarsi,
per essere certi di rimanere in qualche posto.

Volevo solo essere poeta
(14/01/2016 10:14:05) »

Manuel Maria Almereyda Perrone

*

dedicato a Ashraf Fayadh

 

Io volevo solo essere poeta, io
Solo poeta, un tipo strano col cappello.

Volevo essere poeta per usare le parole come pellicce, gioielli,

e ornare il mondo che guardavo dal mio cannocchiale.

Ma non ho mai pensato che le parole potessero cambiarlo,
il mondo: non l'ho mai voluto. Avevo solo bisogno di parlare.

 

Volevo solo essere poeta, io
Solo poeta, con un ombrello aperto, per ingannar le nuvole.

Non sapevo che certe parole possono essere catapulte, sassi e barricate.
Non sapevo che con le parole lo si riesce a zittire, il mondo: lo si mette a tacere.

Non sapevo che c'è chi non vuole le parole e chi non ama i poeti.

 

Io amavo tutti, io ... non potevo sapere che cosi non fosse per loro.

Hanno ucciso un poeta, un pomeriggio di novembre.
Ne hanno uccisi tanti, almeno uno per ogni pagina del calendario.

Mentre noi sorridevamo ai nostri carnefici:
li guardavamo col cannocchiale e ci sembravano belli, divertenti.

 

Dicevano di noi che eravamo tipi strani col cappello,

perché avevano paura, paura delle nostre parole.

 

Io volevo solo essere poeta, io
Solo poeta, cantare la danza del mondo, dipingere i colori dei suoni.

Non pensavo che solo essere poeta è già un grido di guerra,

un urlo da indiano, lanciato a rotta di collo, contro i carrarmati, nella notte, a squarciagola.

Elegia del silenzio
(14/01/2016 10:04:44) »

Valentina Meloni

*

Abito il silenzio, l’assenza

l’oscura notte in cui una luna di polvere

avvolge di sgomento ogni cosa.

                   La notte è un mantello triste

che soffoca il grido d’avorio

di mille labbra ammutolite.

                 Abito il silenzio, la possibilità

abito il luogo in cui ancora nasce

il fiore della speranza, della libertà.

 

Lì, nel tuo cuore di pianto Ashraf

giace sconfitta la giustizia.

Quando un poeta grida la sua presenza

ogni assassino diventa poeta, suo malgrado,

                ed è poesia anche la morte

-che lo vogliate o no- quando

un poeta muore perisce assieme a lui

           il cuore di ogni uomo che sa la fatica

del silenzio per gli occhi dei figli coraggiosi.

 

Quando un poeta muore

               cade un pezzo di cielo in terra

ma la sua stella non smette di brillare…

Quando un poeta muore splende

ancora più forte; tra i piedi dei viventi

traccia il suo sentiero luminoso

               di pace e di rispetto, di verità.

Quando un poeta muore per mano

della vigliacca ignoranza degli empi

 

il suo corpo non muore mai davvero,

sopravvive alle spade dell’umiliazione.

 Quando un poeta muore il suo corpo

fattosi parola lo si prende di bocca

                        in bocca come un sacramento

e il suo nome, in questa lunga notte,

è una fiaccola accesa che arde dentro il petto;

il suo nome è una stella che esplode tra i denti

del silenzio e appicca il fuoco del coraggio.

 

Il suo nome illumina a giorno questa notte

violenta, la lunga notte dell’anima, Ashraf …

                             Quando un poeta muore

ucciso dalla superbia di un dio nefasto

la sua poesia vive ancora di più sulla stele

del tempo e sopravvive, immortale,

       a ogni lamento; non dentro un libro, no

ma sulla bocca del silenzio

sulle dita della libertà, Ashraf Fayadh!

Ancora in volo
(14/01/2016 09:53:03) »

Ester Cecere

*

 

Ricresceranno le remiganti

 

amputate nei giorni della notte.

 

Il volo riprenderemo

 

tra raffiche di maestrale

 

e correnti lievi ascensionali.

 

Planeremo sicuri

 

sulla dilagante azzurrità.

 

Ancora e ancora

 

ci riempiremo gli occhi

 

delle meraviglie

di cui perdemmo la memoria.

io sono libero (forse)
(14/01/2016 09:40:11) »

Roberto Raieli

*

ho visto da vicino

la pistola che ha perforato il mio occhio

 

un grido incantato

che ha allargato ogni squarcio

Salvate il soldato di sole parole
(14/01/2016 09:30:13) »

Federico Zucchi

*

Salvate il soldato di sole parole #SaveAshrafFayadh

I nostri discorsi contano poco
se il bugiardino della sentenza
già spiega le dosi per debellare
i tuoi immondi pensieri, i tuoi
peccati di strofe infedeli.

Per quanto posso, mi prenderò
i tuoi imputati versi sulle spalle
e da una mente in volo lancerò
al vento le tue poesie, affinché
si spargano come il polline
dei pioppi a rischiarare
questo buio cappio
di radice d'odio.

essere poeta
(14/01/2016 09:27:47) »

Loredana Savelli

*

 

se ci avessi saputo fare,

avrei fatto;

pensare, avrei pensato;

dipingere, avrei dipinto;

invece dico

ciò che non si sa:

essere.

sulla mia voce strozzata la vostra

ombra risuona (il non-essere).

e ancora dico

quanto bella

è l'innocenza.                 

 

 

 

Il Velo
(14/01/2016 09:18:21) »

Carlo Rossi

*

Il Velo

Non basterà mettere il velo

Per salvare coscienze nere

Ingiustificati

Sassi

Di un mondo nero

 

Dipingerò il mio dolore

Con un mondo di colore

Per ricordare la Palestina

E il suo poeta piu’ di prima

 

Anche il mio mondo vive

Con un coltello sopra il cuore

Noi avemmo Radedtsky

Nella nostra Palestina

 

E mentre accolgo il tuo disegno

Non ti basta il mio sdegno

Ma non è certo la morte

La tua ultima consorte

 

Mi ricorderò del mondo libero

E di questo uomo misero

Che ha paura di un poeta

Vero suo profeta

la voce e le parole#
(14/01/2016 08:33:50) »

Loredana Merlin

*

Io,

se mi togli le parole,

quelle che parlano nella mia testa

con una voce che poi non riconosco,

se fai tacere quella là

che grida per dire la sua verità

e mi rimbomba nel petto,

io,

non ho più voce.

Io,

posso forse lasciar che vinca

quel nodo che è un tutt’uno

con la mia anima,

quella terribile piena

che mi svuota?

Io,

mi distruggo e rinasco

mille volte in un giorno

e vado

e cerco

le mie parole

la mia voce.

Preghiera
(14/01/2016 01:10:01) »

Lorena Turri

*

 

 

 

Liberami padre dal velame scuro che obnubila le menti

dagli uomini coi sopraccigli di libidine ammiccanti

dalle donne con voce carezzevole di miele

e retrogusto al fiele

dall'ipocrisia celata sotto il burka della cortesia

dall'insipienza, dalla falsa poesia, dal pregiudizio

dal sine qua non della fine e dell'inizio.

Liberami dal ghetto del buonismo, dal narcisismo

dal bigottismo dei sedicenti profeti

dal becero e gretto conformismo.

 

E da chi vuole uccidere i poeti.

Le crepe aperte
(13/01/2016 19:15:31) »

Italo Zingoni

*

Le crepe aperte

#SaveAshrafFayadh

 

Potranno anche decidere

se deciso già non avranno

di svendere l’arte e la cultura

al primo che farà un’offerta.

 

Dobbiamo quindi stare all’erta

e non avere alcuna paura

organizzare una seria colletta

-pochi euro a milioni di persone-

 

Bisognerà non avere fretta

alzare barriere e cavalli di troia

uccidere la noia che ci assale

pensare a qualche soluzione

 

immolare alla ragione di stato

i miti fasulli della corruzione

dare l’esempio di una condotta

irreprensibile e un po’ fuori luogo

 

ridotta a frugare tra i rifiuti

per non chiedere aiuti al mecenate di turno

creare un logo che ci definisca

paladini di valori incommensurabili

 

forse troppo labili

per chi ama cose più concrete

e non vede le crepe aperte

nella rete che avvolge la vita.

 

                             

                             

 

Italo Zingoni – STRANA-MENTE DISTRATTI DALLA VITA – A. Sacco Editore – Roma – 2014 - © t.d.r.

 

 

E le parole andranno oltre
(13/01/2016 17:32:52) »

Michela Zanarella

*

E le parole andranno oltre

prese da quel canto

che ti è costato ingiusto dolore

e non si spegneranno

dietro il ghigno della morte.

Dalle stanze di pietra

usciranno di traverso dalle sbarre

e come un incantesimo tenace

sgombreranno confini

e dove le macerie

avranno il peso di una notte eterna

raggiungeranno il passo

di una forza inaspettata

come l’incanto di una vita

che è luce addosso al cielo.

Ti difenderanno quelle rime

scritte e incise nella pelle

fatte sgorgare come lacrime

scelte per non dimenticare

i volti del mondo

scelte per accorgersi

di quel buio

che consuma nella polvere

tutto quello che si avvicina

alla libertà.

 

Rimani
(13/01/2016 13:15:43) »

Amina Narimi

*

Benedetti dall’esistenza e dal suo peso

tra le infinite madri della luce

con la forza della tua poesia

col buio che opprime  il tuo nome

faremo foreste di colonne

spingendo sulle palpebre le mani.

Nel luogo più profondo il più elevato

 

tu sbuchi nei polmoni, mio fratello,

con l’odore delle lettere del pane

dove l’acqua nel bianco si ritira.

Tu rimani.  Nell’impossibile morire

 

attaccheremo al seno la tua voce

coveremo un fuoco a cielo aperto

muovendo l’aria e fosse anche un goccio

la saliva, tutto quello che ci serve,

risaliremo lungo il pozzo per la via

del fiato caldo dei tuoi versi.

 

La morte è troppo poco per sparire

gli occhi luminosi di Shabani

 

Era questo il mio pregare e ancora

con le stesse garze d’acqua sopra gli occhi

difenderemo il tuo giardino, la tua casa

la poesia nel volto di ciascuno

nel più piccolo respiro della polvere

.rimani.

 

 

 

Ho sottoscritto la petizione il 26 novembre 2015:  Libertà per il poeta Ashraf Fayadh

 

 

 

 

Devo dire a mio figlio
(12/01/2016 23:54:14) »

Simonetta Sambiase

*

#SaveAshrafFayadh

 

Devo dire a mio figlio

che c’è la confusione

e ci sono i dolori

c’è un carnefice ogni cento vittime

e la macchina del mondo che si muove attorno

nessuno vuole farla smettere

la spia è sempre accesa e silenziosa

poco ci importa che siano gli altri a mandare dei lamenti

poco importa che le ruote che girano calpestino davvero

nessuno vuole guardare e affrettiamo i passi.

 

Che c’è il potere

e ci sono gli idoli

c’è una cima sempre da assaltare

e  mille facce da indossare per restare alti

e nessuno vuole sentirsi smesso

mettendosi nei panni dell’altro ci si impoverisce

la polvere  la si getta nel cortile del vicino

la croce sulle spalle dei poveri cristi che tradiamo

ogni silenzio può aprire una tomba.

 

Dovrò dire pure qualcosa a chi tra noi

ha detto che ci vorrà coraggio a chiedere vergogna

e chiamare amico un uomo maledetto

e chiamare amore una patria tiranna

che ci vuole umanità nella confusione e nella polvere

darci pace e vivere

 

e chiedere libertà per chi hanno costretto ad un solo pezzo di cielo

e trova ancora poesia per scriverci sopra

 

#SaveAshrafFayadh - Ashraf Faya
(12/01/2016 21:07:22) »

Franca Colozzo

*


Ashraf Fayadh è il mio nome


Ashraf Fayadh è il mio nome.
Mi rivolgo al tribunale di Dio,
non a voi infedeli servitori,
che per un barile di petrolio
vendeste l’anima al demonio.

Al tribunale di Dio
vi presenterete nudi,
senz’armi e orpelli
senza le spoglie mortali
di protervi padroni.

Ashraf Fayadh è il mio nome.
Percorre la memoria mia
di Felix e Magna Arabia
le vie carovaniere tra sabbiose
dune odorose di spezie,
or sparse d’oro nero in pozze.

In nome della religione,
condannato fui senza ragione
soltanto per essere un vate,
la cui voce s’alzò forte
contro nuova schiavitù e morte.

Ashraf Fayadh è il mio nome.
Del mio canto la Libertà
vola su invisibili ali
per scuotere le menti
dei potenti orbi e schiavi
d’arricchiti truci e ignavi.

Al tribunale di Dio l’anima mia,
rincuorata dal corale abbraccio
d’uomini liberi mossi a pietà,
sugli abissi si libra in alto
senza materico intralcio.
Ashraf Fayadh è il mio nome.

Geta, lamento
(12/01/2016 19:41:59) »

Nicolò Errico

*

Fratello, è davvero così?
Amare chi ti è vicino, onestamente,
ti fa odiare ancora di più?
Non so, non capisco...
Roma non vale il tuo delitto,
ignora la politica, distrutta
deve essere e scongiurata
se divide i figli e li uccide.
Non sarebbe un qualche miracolo
fratello mio, mia carne,
se mai più, dico, dovessimo
indossare armature arrugginite
e brandire armi insanguinate?
Se riscuotessimo gloria eterna
superando i nemici
senza il bisogno dell’estinzione
non sarebbe un onore più grande?
Vivere senza rimpianti, liberi
da governi terreni e lotte di potere
nella pace serena e solidale
di una riscoperta umanità...
Ma tu che hai la spada, fratello,
bagnata del mio (nostro!) sangue
non vorrai capirlo per molto tempo
e così i tuoi sudditi, così gli umani.
Dunque, Caracalla, continua pure
ma non gridare “Geta!”, il mio nome,
quando affonderai in un lago rosso purpureo
ricoperto delle viscere sprecate
del tuo popolo, i Romani.

Non ci è estraneo
(12/01/2016 16:32:01) »

Gian Piero Stefanoni

*



Non ci è estraneo Ashraf se ci appartiene Lorca.
Ancora da Fuente Vaqueros si divincola la parola
rendendo all' autorità la polvere.

IO CANTO LA GIOIA, L'UOMO E LA DONNA
in perfetta sostanza e non ha volto, non ha ombre
la corda da cui mi vuoi far pendere:
con noi le mille bocche di un unico accordo
che alla sorgente risale sempre, amore nel suo fiore
CHE NELLA TUA CREPA CONTINUA A COMPIERSI.

L'occidente ad oriente finalmente rispondendo.

La Valle e il Sole
(12/01/2016 15:32:19) »

Klara Rubino

*

Oh Stolti, stolti mercanti di
parole e monete,
petrolio ed anime,
pensate davvero che di un Uomo Solo
possa addomesticarsi il pensiero?

Non è più tempo di greggi e pastori.

 

L'Uomo Solo è il gregge e il suo pastore.
La Valle e il Sole.

 

O pensate forse voi psudo-uomini
di pseudo-fede che uccidendo
un usignolo perché canta o
per come canti,

 

gli altri usignoli tutti smetteranno di cantare?
Ride il vento,
di voi, ché intanto diffonde tra gli alati
la mendace sentenza.

 

Un inno di gioia e mestizia,
di Vita e Vita,
da ogni parte del mondo
intoneranno intorno
alle vostre proprie orecchie,
fino a rendervi assolutamente sordi,

 

come quando, sordi alla Vita,
vi rintanavate in falso onore,
con la brama di prevaricare,
quanto Amore avete da apprendere?

 

Vivrà l'uomo che muore tra voi
essendo Uomo Solo.

 

Naufrago del pensiero
(12/01/2016 10:33:11) »

Anna Maria Vanalesti

*

Cala in mare

la tua scialuppa

lascia il paese

che non ti ha compreso

abbandona gli uomini

che ti hanno tradito

e va verso le nuove terre

che accolgono

i naufraghi del pensiero.

Senza uno scafista prezzolato

il tuo gommone naviga sicuro

e solca in un baleno

le acque del destino.

Potranno toglierti la vita

non la tua poesia

perchè è lei la tua scialuppa

è lei il tuo gommone

per sempre in viaggio

verso la libertà.

 

Ossessione
(12/01/2016 09:27:41) »

Giuseppina Rando

*

 

 

Debole e fangosa  s’attarda

 pregna di nebbia s’oscura

ossessione aggrovigliata

spirale di menti accecate

 

del Potere s’ammanta

 in  menzogne nudità del nulla

 s’incunea

di secoli l’ombra varca

  a dissolvere

 la libera voce di un canto. 

 

S’annullano le storie i miti

 né fiamma s’estingue

 sotto  cataste di liberi

 libri  astri sognanti.

 

Poesie senza tempo

oscillano al vento

 con  l’angelo oscuro

del tempio silente

Mille e una notte
(11/01/2016 20:59:09) »

Alfonso Lentini

*

 

(ma non starla a sentire, Shahrazàd:

infilzala subito in gola

prima che volga in canto

il suo sorriso

prima che la parola

curvi verso il racconto)

 

il progetto prevede la mattanza

di labbra umane e rane

e mosconi e farfalle irakene

dita vulve pupille

 

la totale estinzione delle culle

con la loro minuta zavorra

mille

e una notte di spari

 

lavorano alla guerra

preparano la gabbia

programmano nel niente

le ordinate e le ascisse

dello schianto imminente

la futile e proterva apocalisse

 

(poesia pubblicata nell’antologia “Umafeminità” a cura di Nadia Cavalera, Edizioni Joker 2014)

 

Senza speranza
(11/01/2016 19:46:37) »

Angelo Ricotta

*

Pulsa l'onirica barriera all'approssimarsi del sonno
Dormi abbracciata al tuo morbido sogno
Le pallide guance appena rosate
Veglio solitario in queste fredde silenti nottate
La nebbia e la neve occultando ogni cosa
Nel buio la nuda verità m'appare
Sono giorni tormentati
Non sappiamo dove andare
Cosa siamo cosa fare
L'orologio confitto nel cervello
Scandisce con assoluta precisione
I secondi i minuti le ore
Tutti gli appelli sono esauriti
La condanna pronunciata
La pena eseguita
L'innocente è morto
Il colpevole vivrà
Ridotti siamo al silenzio
Costretti all'inazione
Straripano i mediocri e gli arroganti
La vita rendono una desolazione
Tasche piene e pance satolle
Mentre ormai tutto crolla
Predicano i potenti l'ottimismo
Incitano alla misericordia al perdono
Ma di noi nessuno ha pietà
Tempi degenerati e drammatici
Fosche prospettive sul futuro
Impazzano i malevoli dovunque
In sindromi d'onnipotenza avviluppati
Da diabolica furia di autorealizzazione accecati
Il male è tra noi ci istiga gli uni contro gli altri
Dissolve tutti i buoni sentimenti
Infine oggi anche tu sei nato
Ma qui da sempre si muore
Senza pace senza amore
Sotto un vitreo cielo traverso
Una luna sfasata e bava dalla bocca

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Ringraziamenti
(16/01/2016 20:53:56) »

Redazione LaRecherche.it

*

 

Gentili Autrici e Autori, Lettrici e Lettori, Commentatrici e Commentatori tutti,

 

sentiamo l’urgenza di ringraziarvi per la partecipazione intensa e sentita, oltre che numerosissima, all’evento Save the palestinian poet and artist Ashraf Fayadh - salviamo il poeta e artista palestinese Ashraf Fayadh, organizzato da LaRecherche.it, in concomitanza con i reading e le manifestazioni, tenutesi in tutto il mondo, per sostenere la causa del Poeta arabo-palestinese e supportare la raccolta di firme atta a chiedere la sospensione della pena capitale, alla quale è stato ingiustamente e pregiudiziosamente condannato.

 

I vostri versi, le vostre parole, il vostro partecipe silenzio hanno inondato il sito e la pagina FB:

www.larecherche.it/SaveAshrafFayadh.asp

www.facebook.com/larecherche.redazione

 

Grazie, in nome dell’umanità.

 

Però, non ci fermiamo alla Giornata Mondiale: la pagina resterà aperta a nuovi o rinnovati contenuti e l’attenzione vigile. Non vogliamo che resti una giornata isolata: la solidarietà e la denuncia devono continuare a scorrere.

Noi non dimentichiamo l’uomo, né la necessità di reclamare il diritto alla sovranità di parola, di scelta, di coscienza e, soprattutto, non vogliamo smettere di combattere il criminale sopruso, le teocrazie, gli integralismi assassini e liberticidi.

 

Sottoscrivi l’appello dell’ONU

 

 

La Redazione

 

Poesia è libertà
(14/01/2016 16:03:37) »

Giuseppina Rando

*

 

Un populu
mittitilu a catina
spughiatilu
attuppatici a vucca
è ancora libiru.
 
Livatici u travagghiu
u passaportu
a tavula unnu mancia
u lettu unnu dormi,
è ancora riccu.
 
Un populo
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua ….

 

 ( Un popolo 
mettetelo in catene
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero.
 
Levategli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme,
è ancora ricco.
 
Un popolo
diventa povero e servo
quando gli rubano la lingua…)

 

 Così scriveva  in dialetto siciliano il poeta  Ignazio Buttitta ( 1899-1997 ), consapevole che la lingua  ossia la parola  muove  dalla profondità dell’essere e non può che esprimere la propria verità.

Nonostante gli ostacoli, la poesia anche oggi rivela una illimitata fiducia nella parola e nella vita, e anche nelle visioni personali più pessimiste, paradossalmente, essa dimostra la necessità di condividere comunque vita e parola con gli altri, cercando inconsciamente un’etica che sia all’altezza delle intuizioni che la stessa poesia indica.

 I potenti e i regimi dittatoriali hanno sempre temuto la poesia proprio perché essa è connaturata  alla parola  che nasce libera nella mente e nel cuore dell’uomo ed è  per questo la poesia ha una vitalità propria che si nutre della fatica e, a volte, anche del sacrificio della vita dei poeti, ma che in sostanza li trascende : muoiono i poeti, ma la poesia non morirà.

 La poesia è libera come le nuvole in cielo :  ha attraversato millenni veicolando sempre valori di elevata spiritualità.

 Scriveva Marina Cvetaeva: “… la poesia non è mai specchio del presente, ma suo scudo, dove la figura dello scudo è simbolo di una difesa senza armi e di una volontà di arginare la marea… di sciocchezze, di volgarità, violenze che avanza per difendere appunto “il corpo della lingua”…ossia quei “valori” e quel bagaglio di memorie che ogni poesia conserva”.

  Essa ci aiuta a dire la verità sulle cose, a dettarci frammenti di verità del nostro vivere, ci insegna a contemplare, a ricordare, a rispettare il proprio e l’altrui destino; la poesia possiede perfino la forza di far rinascere, aiuta a sopravvivere nel fango e nel deserto della società massificata.

I poeti, nel loro piccolo e sconosciuto mondo, vogliono operare per salvare, per quanto sia loro possibile, la libertà e la dignità dell’uomo  prendendo le distanze dal buio  della superficialità e dell’appiattimento.

Noi  che alla poesia crediamo e alla poesia non rinunciamo   oggi siamo qui  a difendere la vita e la libertà del poeta e artista Ashraf Fayadh.

la morte senza senso
(14/01/2016 14:45:29) »

Simona Scudeller

*

La morte è una cosa seria. 
Non si spiega con una croce o una preghiera.
Lo stillicidio di vite innocenti ha radici nascoste in profondità ed il sangue continua a filtrare su questa terra, che è una.
Lo stesso nucleo. Medesimo cielo.
Destini infranti

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RIFLESSIONI SULLA POESIA
(14/01/2016 09:00:38) »

Argomento: Poesia
Gianfranco Isetta

*

 

 

 

Io penso che oggi anche la poesia possa e abbia il dovere di dirci la sua proprio di fronte alla crisi di civiltà che ci percorre e non solo della civiltà occidentale.

 

E intenderei sottolinearlo con l’aiuto anche di alcune riflessioni di Emanuele Severino mutuate dalla sua lettura di Leopardi filosofo. Ma non spaventino le citazioni, l’argomento mi sembra di estrema attualità e credo facilmente condivisibile nel testo.

 

Condivido l’idea che questa crisi sia figlia di una sorta di ANGOSCIA del NULLA, su cui si sono fondate tutte le risposte prima della filosofia antica e poi delle religioni monoteiste: cristiana, ebraica, musulmana. 

Angoscia che spingeva a una risposta in termini di ricerca di un assoluto, a una speranza contro la morte stessa, esorcizzandola così e oggi spinge ad un nuovo assoluto legato alla rivoluzione tecnologica oppure alla riproposizione di un dogmatismo religioso di stampo medioevale in alcune aree del mondo.

Un nuovo assoluto legato all’inseguimento illusorio di una prospettiva trascendentale che porta ad una tragica visione del passaggio dalla vita alla morte come una liberazione oppure in Occidente alla ricerca del tutto e subito e con il mischiarsi di noi stessi con le cose che incontriamo e che produciamo o usiamo.

Ad es. il rapporto con alcuni oggetti della modernità (tablet, smarthphone e con essi l’uso dei socialnetwork), che oltretutto producono i rumori di fondo della nostra esistenza, ci parla di un linguaggio fatto di forme brevi, frasi fatte, di riduzione persino del numero dei vocaboli. Insomma di crescente povertà di linguaggio e con esso di una trasformazione del pensiero di cui esso si nutre e ne viene nutrito.

Allora io penso che la POESIA come meta-linguaggio alternativo possa, certamente non da sola, aiutarci a comprendere e a rispondere a tutto ciò.

Lo si può avvertire leggendo molti commenti anche sui socialnetwork di lettori alla ricerca di un senso o di risposte a domande o aspirazioni magari attraverso un semplice stimolo che può arrivare da un verso, magari persino al di là della intenzioni di chi scrive.

Noto, in generale, una diffusa esigenza di serenità, di leggerezza appunto, di rapporti veri e forse anche di silenzi.

Ma la poesia è linguaggio al tempo stesso oggetto-soggetto dove forma e sostanza trovano sintesi, per uscire dal luogo comune, dalla frase fatta appunto, dalle immagini stereotipate, da un pensiero quasi unico e spesso indirizzato, come si suol dire “eterodiretto”.

Quindi la poesia diventa, in questo senso, una vera e propria INVETTIVA, e ancor di più nell’uso dei toni lievi e nel ricorrere al più pieno lirismo nella forma. Ecco, io non vorrei disilludere alcuni di quelli che hanno mostrato di apprezzare anche miei testi sottolineandone proprio quei tratti, ma è proprio questo il linguaggio che ho scelto, (o che mi ha scelto, non saprei) certamente per attitudine e affinità con una certa poetica, ma anche come forma di denuncia e di rifiuto della volgarità, della violenza non solo fisica e la rumorosità di questo pseudo-pensiero contemporaneo incapace di fornire risposte per il futuro.

La poesia fa riferimento ad alcune parole chiave e vitali come la CURIOSITA’ che consente di andare oltre il guardare per consentirci di vedere le cose,. La curiosità che è nemica delle paure e quindi delle chiusure in noi stessi, o in gruppi più o meno ampi, uniti da motivazioni varie di tipo sociale, religioso, economico e altro. Quelle paure che stanno declinando sempre più i nostri rapporti individuali e collettivi in tendenze esasperate all’autodifesa fino a sfociare in casi crescenti di xenofobia, razzismo o fanatismo politico o religioso.

L’altra parola è la VISIONARIETA’, che sempre ha contribuito a cambiare il mondo (penso a figure come Einstein o Steve Jobs ad esempio) ed è una delle caratteristiche essenziali della nostra specie: riuscire ad immaginare il futuro per costruirlo.

E poi la BELLEZZA, nel senso caravaggesco della ricerca e del mettere in evidenza tutte le cose che la natura, l’universo e noi stessi proponiamo anche qui, fuori dai canoni consueti.

Infine il ruolo del SILENZIO, delle pause, rispetto ai rumori di fondo del nostro esistere, che nel linguaggio poetico è altrettanto decisivo della parola.

Contro il rischio di chiusure in conventicole, spesso auto-celebrantesi e poco più che fine a se stesse anche di alcuni bravi poeti, io penso che la poesia possa e debba parlare a tutti e quindi anche utilizzando, e sottolineo utilizzando, gli strumenti di comunicazione nuovi di cui disponiamo.

Penso debba e possa parlare ai giovani, anche attraverso la scuola, per contribuire a costruire una nuova identità che si fondi, mutuandola anche dalla scienza moderna, più che sulla la ricerca, forse vana, del PERCHE’ delle cose, sul COME le cose funzionano e si possono presentare a noi. Imparando ad esercitare l’attitudine umana essenziale che è, lo ripeto, la CURIOSITÀ, condizione essenziale per la nostra LIBERTÀ. Per questo spesso la poesia fa paura al potere, specie quando è assoluto e quindi nemico di ogni forma di espressione che lo minacci, magari con la levità e la leggerezza. Per questo va difesa con la vita la poesia di Ashraf Fayadh.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Proposta_Poesia [Δ]

  Se un giorno
(15/01/2016 22:53:53)

Giovanni Bartezzaghi

*

Se un giorno tu

libererai la mente

da egoismi beceri

e da gelosie sorde,

se un giorno tu

ti sveglierai sereno

seppellirai l’invidia

e cercherai la pace,

se un giorno tu

rispetterai le etnie

gli usi e i costumi

di popoli diversi,

se un giorno tu

accoglierai con gioia

chi viene dal mare

e sogna un posto al sole,

se un giorno tu

parlerai con amore

a chi ha la pelle

di un altro colore,

se un giorno tu

ti schiererai con forza

per un mondo nuovo

e contro ogni guerra,

se un giorno tu

farai dell’etica

un principio ferreo

e una filosofia di vita,

se un giorno tu

proteggerai la natura

e avrai per gli animali

amore e cura,

se un giorno tu

aiuterai chi soffre

combatterai la fame

e la povertà nel mondo,

se un giorno tu

ti batterai per una giustizia

rapida e severa

ma che sia davvero

giustizia vera,

se un giorno tu

rifiuterai ogni forma

di fanatismo religioso

e la religione

sarà soltanto

una libera scelta,

se un giorno tu

informerai le genti

in verità assoluta

e in modo leale,

se un giorno tu

capirai che i popoli

vanno lasciati

veramente liberi,

se un giorno tu

permetterai all’amore

di illuminarti dentro

e d’addolcirti il cuore;

allora vedresti

svanire l’odio

come stelle al sole

e nascere un mondo

traboccante di fiori

dai mille struggenti colori.

Pubblicata su richiesta dell'autore, impossibilitato a causa di problemi tecnici. M.M.

  Parole
(15/01/2016 15:25:20)

Stefania Vassura

*

Parole argute,

sognanti

di un nuovo giorno

che tarda a venire.

 

Parole violate

rosso sangue

nero abisso,

infrante

sul muro

ignorante

di orrore

e umani deliri.

Parole silenti

urlate nell’aere,

Olimpo

di umanità latente.

  Le parole resistono. Le parole restano
(14/01/2016 23:18:39)

Loriana Lucciarini

*

Non potete portarmi via le mie parole
sono idee,
poesie in versi
amore liberato e beato.
Speranza che s'appresta al compimento,
sogno di bimbo colorato.
Schiuma d'attesa che lambisce
la riva dell'immenso.
Un ponte magico
dalla mia anima agli occhi di chi legge.

Non potete portarmi via le mie parole
son forgiate con fuoco sacro,
il vento non le porta via, resistono
avvinte alla pietra, resistono
nel cuore di chi le ha conosciute, resistono.

Non potete condannare le mie parole
Non potete portarmele via...

(copyright Loriana Lucciarini)

 

https://www.facebook.com/events/1236668906350199/

  Ashraf
(14/01/2016 23:05:04)

Silvana Puddu

*

Lontano
sento lo scalciare delle menti
infuriate mandano sciabolate
sul sudario impregnato di rugiada
che leggera vola a scaldare i tetti
e giunge lungo il mare
ora calmo, consapevole,
a darci coraggio e amore.
No e ancora No,
la carne potrà pur morire
giammai potrà morire la poesia;
guarda su, vedi, la sua anima
è già libera, ruggente, nel blu del cielo.

Silvana Puddu

https://www.facebook.com/events/1236668906350199/

  LA VERITA’ DELLA POESIA
(14/01/2016 22:40:30)

Maria Carmela MCD

*

E la Terra sarà dei Poeti,
perchè la verità appartiene al cielo,
e si libra con volo leggero
come su ali di rondine
nel cuore dei giusti,
e cammina con passi pesanti
sui cuori malvagi e ruffiani,
la verità appartiene al popolo,
confuso da nebbie bugiarde
e rinchiuso in paure d'amore,
nel terrore di un figlio che muore,
d'una vita sprecata a subire.
La Terra sarà dei Poeti,
come il cielo che già gli appartiene,
la verità non la ferma nessuno,
la mannaia del boia calerà sulla testa,
perché i tiranni non hanno argomenti
per opporsi alla libertà di pensiero,
solo croci a seppellire le menti
che d'oppressione son stanchi,
ma il Poeta che canta non muore,
il Poeta che canta ha caterve di semi
che il vento diffonde per far nascere amore,
il Poeta che canta,
nessun odio farà mai tacere.

-MCD-

https://www.facebook.com/events/1236668906350199/1238936939456729/

  Per te questa canzone Ashraf Fayadh
(14/01/2016 22:26:05)

Maria Teresa Tedde

*

Sparano sparano, occhio che sparano,
ad un israeliano
anzi no, ad un palestinese stanco,
ad un americano rosso di cuore
ad un russo ribelle di leggi
o forse a un italiano coraggioso.

Sparano sparano, difenditi cazzo,
imbraccia quel fucile abbandonato
su fili d’erba che guardano le stelle.
Fai il Kamikaze, uccidi più futuri,
più cuccioli senza padri
né seni al vento di madri
che macchian di bianco le labbra.

Poeta che fai,
punta l’arma ai camaleonti
sei sordo agli affronti
dell’umana libertà?

In silenzio
Lui
incide su di un foglio
guarda e scrive
scrive e guarda
le ali non tarpa
alla sua penna che spara
parole di sogni e di aurea pace.

La folla tace
nell’urlo del respiro affamato
che il boia sfregia
di voci libere senza altari.

Tu vivi in noi

Siamo cento
mille
milioni
oltre il quadrato di ferro,
a scrivere per te.

Ed ogni verso libero
vola più alto di preghiere
in chiese genuflesse ad altari.

Non c’è resa
per libertà di opinione e di pensiero
non intrufoli le mani nel mio cuore
potere bastardo dai vari colori
ed oggi io canto per te
per te questa canzone Ashraf Fayadh.

 

13/01/2015 https://www.facebook.com/events/1236668906350199/
Poesia di Maria Teresa Tedde
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