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eBook n. 115 :: La nozione di tempo in Ockham, Proust e Bergson, di Gabriella Galbiati
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Data di pubblicazione:
15/09/2012 12:00:00

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# 10 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Eugenio Nastasi - 27/09/2012 12:32:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

A scrivere poche note, spinto alle associazioni mentali dal testo della Galbiati, è la convinzione che il pensiero contemporaneo molto deve alla filosofia medioevale, ad alcune grandi intuizioni speculative a cavallo tra l’otto e il novecento, alla torrentizia e insondabile opera di Proust. Non che vi manchino altre confluenze, ma il dono che ci fa la nostra autrice è proprio di provocarci a mettere dei paletti, diciamo delle condotte forzate a fissare taluni fondamentali per riflettere, sondare, provocarci a rispondere.
Intanto tutti quelli che sono intervenuti hanno aggiunto tasselli allo scambio di opinione su "la nozione del tempo" secondo l’iter proposto da Gabriella, segno che esso sia stato recepito nella sua attualità e nella sua proponibilità e io mi aggiungo al gruppo.
Mi sono soffermato sul passaggio "Ma le percezioni e i ricordi sono tenuti insieme proprio dalla coscienza" che mi ha ricordato un bel lavoro di Gadamer, "Il problema della coscienza storica", ma mi ha fatto pensare alla necessità della riflessione e dello scambio come problema educativo e metodologico, non supportato speculativamente dall’uso che molti giovani fanno del web, che spesso è solo "spazio", flusso alveare spersonalizzante.
Punto lo sguardo anche sulla dizione di Bergson "coscienza significa memoria" che, se non dico corbellerie, è la sintesi tra tempo esterno e tempo interiore, in qualche senso lo "store" dove ognuno di noi si riconosce, contribuendo di tasca propria, come essere ed esistente.
Infine il concetto di "istante" in Proust che pare abbeverarsi a quello del "kairòs" ebraico e cristiano anche se il grande Marcel ne sondava maggiormante l’aspetto personale ed estetico.
Ho scritto troppo e certamente sono andato per stradine laterali.
Grazie a Gabriella per la sua valida ricerca.

 Gabriella Galbiati - 27/09/2012 10:09:00 [ leggi altri commenti di Gabriella Galbiati » ]

Ringrazio anche Roberto Maggiani per il suo commento e per l’apprezzamento riguardante la scrittura. Ho letto solo ora i vostri ultimi commenti perché non mi è arrivata la mail di notifica.
Per il professore Oliviero, devo dire che si conferma ancora una volta una persona stimolante. Sarebbe interessante, a questo punto, approfondire il filo sottile che passa da Aristotele a Proust. La nozione di tempo di Aristotele si può definire psicologica se ovviamente teniamo bene a mente che qui "psicologico" si riferisce all’anima e a quanto il tempo abbia una dimensione non solo esteriore ma interiore necessaria per la sua esistenza. Tale idea è stata ben espressa da Proust nelle magnifiche pagine della Recherche.

 Roberto Maggiani - 25/09/2012 22:39:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Ho riletto, come lettore questa volta, e non come curatore, come amante di Proust e anche come Fisico, questo breve ma denso saggio sul tempo. Avendo questa estate, finalmente, terminato, la lettura integrale di "Alla ricerca del tempo perduto" e avendo ultimamente meditato sul tempo, anche dal punto di vista della Fisica, ho trovato e ritrovato nell’esposizione della Galbiati magnifici spunti di riflessione, in una scrittura fluida - mi piace definirla serena - che evidentemente scaturisce da una intelligenza profondamente meditativa e pienamente informata sul tema e gli autori trattati. Vivi complimenti.

 Gennaro Oliviero - 20/09/2012 16:18:00 [ leggi altri commenti di Gennaro Oliviero » ]

Il "successo" del saggio di Gabriella Galbiati stimola la riflessione sulla nozione di tempo. Vorrei ricordare il pensiero di Aristotele,che per quanto riguarda il tempo afferma che la sua esistenza è dimostrabile solo in rapporto a due coordinate di riferimento:il movimento e l’anima. Aver calato il concetto di tempo in una dimensione psicologica e aver individuato nel moto la sua unità di misura rappresenta,a mio avviso,una delle intuizioni più profonde di tutta la fisica aristotelica: essa,oltre a precorrere le riflessioni di altri pensatori antichi(soprattutto Seneca e Agostino),anticipa per certi versi altre proposte,sul versante scientifico e su quello letterario,nell’ambito della cultura moderna. Tutto il sogno/sonno proustiano - nel recupero del movimento da una dimora ad un’altra,da un episodio ad un altro nell’affollarsi dei ricordi e nell’affiorare dell’anima del Narratore,presente in quel lungo preludio della "Recherche" che è la prima parte del "Swann",ossia quell’indimenticabile Combray - non è molto "aristotelico" ?

 Maura Potì - 17/09/2012 10:58:00 [ leggi altri commenti di Maura Potì » ]

Ancora una volta grazie redazione, e complimenti all’autrice di questo interessantissimo saggio che leggerò avidamente: il concetto del tempo mi ha sempre affascinato, anche se confesso di aver approfondito solo la visione di Bergson, trascurando il contributo filosofico di Ockham!
Non mancherò di esprimere a breve il mio commento. Un affettuoso saluto a tutti

 Franca Alaimo - 16/09/2012 23:20:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Un saggio, questo di Gabriella Galbiati, assai interessante, soprattutto perché risale fino al medioevo per approfondire l’analisi del concetto del tempo; infatti è facile istituire una linea di lettura: Proust, Bergson; ma non quella Proust - Ockham, ed è invece passaggio geniale, perché, come sottolinea l’autrice, sono proprio le cattedrali medioevali a suggerire allo scrittore francese un legame fra la sua opera e l’architettura gotica; fra il tempo-spazio- divenire e memoria-scrittura-elaborazione. Non guasta certo l’esposizione molto chiara della tesi che consente anche a chi non s’intende troppo di filosofia, di comprendere perfettamente. Non posso che salutare con gioia questo testo come un omaggio al nostro adorato Marcel e come un contributo prezioso ad intendere i meccanismi creativi di una scrittura straordinaria e di un’intelligenza geniale.

 tiziana Colusso - 16/09/2012 16:09:00 [ leggi altri commenti di tiziana Colusso » ]

complimenti a tutti i redattori e gli autori de LARECHERCHE.IT per la passione e l’energia - so per esperienza quanta ce ne vuole di questi tempi per realizzare qualcosa nel dimenticato campo della cultura - e per la qualità sempre alta dei prodotti. tiziana

 Gabriella Galbiati - 16/09/2012 11:13:00 [ leggi altri commenti di Gabriella Galbiati » ]

Ringrazio di nuovo e pubblicamente il professore Oliviero per il sostegno datomi e per tale opportunità.
Voglio ringraziare anche Enzo Rega per aver scaricato l’ebook. Spero che lo leggerà e che lascerà in seguito un altro commento magari come apertura di dibattito. Quello che ha scritto su Ockham è molto vero e lo condivido appieno. Si tratta di un autore a cui si dedica poco "tempo", nonostante l’ampiezza del suo pensiero, e che sono felice di far conoscere e condividere con altri.

 Enzo Rega - 16/09/2012 08:32:00 [ leggi altri commenti di Enzo Rega » ]

Ho appena scaricato e solo ’sfogliato’ il libro che mi sembra un lavoro interessante e affascinante. Se il parallelo Proust-Bergson è ovviamente più praticato, originale è suggestiva è l’apertura ulteriore a Ockham, filosofo importante e che meriterebbe sempre attenzione anche per il ruolo svolto nel traghettare il pensiero e la cultura dal medioevo all’età moderna. Complimenti a Gabriella Galbiati.
Enzo Rega

 Gennaro Oliviero - 15/09/2012 06:37:00 [ leggi altri commenti di Gennaro Oliviero » ]

Ho sempre pensato che la "Recherche" sia la più grande avventura della letteratura moderna:opera totalizzante per eccellenza,che si colloca -tra l’altro - tra la filosofia e la sociologia,tra la psicologia e la storia.Opera che contiene lo spirito del XVIII° secolo,sintetizza la letteratura del XIX° secolo, è scritta nel XX° secolo per un uomo del XXI°secolo. Questo attraversamento dei secoli dell’opera di Proust si arricchisce ora - col bel saggio di Gabriella Galbiati che la rivista letteraria libera LaRecherche.it offre ai suoi lettori - di un ulteriore tassello che trova le sue radici nella filosofia medievale,nel pensiero di Ockham che indaga sulla nozione di tempo,nel confronto con la speculazione proustiana e bergsoniana.La nostra Autrice conduce il confronto con l’ausilio di studi severi e quindi con un armamentario che le consente di evitare l’insidia di una Sirte sempre presente quando si naviga in territori inesplorati : l’approdo è felice e viene - nel testo qui presentato - "premiato" dal magistrale scatto di Roberto Maggiani che ci regala un ennesimo sguardo sul mondo visibile,filtrato dalla suggestione letteraria e dall’amore per il nostro "petit Marcel".
L’analisi di Gabriella Galbiati ha aperto quindi con il suo saggio un’altra finestra nell’infinitamente esplorato mondo proustiano,che ci sorprende e ci affascina sempre di più,specialmente quando contributi originali provengono da studiosi giovani - come la nostra Autrice - che confermano la grandiosità di un’opera quale la "Recherche" che continua a stupire i lettori da sempre, al punto tale da far scrivere a Virginia Woolf: " Ma grande aventure,c’est vraiment Proust. Que restera-t-il donc à écrire après ça?