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eBook n. 169 :: Canti della burocrazia, di Gian Maria Turi
LaRecherche.it [Poesia]

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Data di pubblicazione:
13/12/2014 12:00:00
Di Gian Maria Turi
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# 12 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Robert Wasp Pirsig - 05/02/2015 17:55:00 [ leggi altri commenti di Robert Wasp Pirsig » ]

Ho la sensazione che sia scritta con la pistola. Beninteso, una pistola ad acqua: gelida, come solo una fonte può fare. Se questo è vero, e nel mio caso è dichiarato, il lettore non può esimersi dal doversi ritrarre temendo di esserne colpito. Egli sa che non lo elimina, ma decisamente lo ghiaccia. Allo stesso tempo, alcune dichiarazioni appaiono tanto rapide quanto attentamente mirate: nient’affatto casuali, chiariscono l’esercizio della mano (e direi dell’occhio e vettovaglie accessorie: mente, orecchie, cuore) a valutare distanze, tempi, abilità affrontate. Eppure, l’imprevedibilità rende il testo un godere inatteso, rapido, folgorante nelle misure sintattiche stravolte, colloquiali, da palco, oniriche, triviali, sacerdotali, ice bucket and lyricism con organza e orgasmi e argani culturali. Se non si è capito fin qui, mi ha appassionato e, già che ci sono, rubo.

 Gian Maria Turi - 05/01/2015 20:41:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Giovanni, mi era tutto chiaro. E in ogni caso ogni critica è benvenuta, fosse anche becera. Come scrivevo sotto, il buon Proust ci permette anche di rimandare tutto al mittente... ;)
Un abbraccio a te!

 Giovanni Baldaccini - 02/01/2015 15:08:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Caro Gian Maria, come sempre mi piace parlare con te, ma capisco di non essermi spiegato bene (capita!)soprattutto quando ci si deve attenere a limiti di spazio. Non è che non abbia apprezzaro il tuo libro o non ne condivida il contenuto, anzi! Da quando, molti anni fa, lessi Jaques Monod, ho trovato conferme scientifiche ai pensieri psico/filosofici di cui ero imbevuto e, da allora, ho continuato ad informarmi, allargando anche al campo astroficico/cosmogonico, per il poco che ne posso capire. Quanto alla "burocrazia" non è altro che la forma più coattiva e stupidamente perversa in cui si manifesta quello che Jung definisce "uomo massa", cioè l’antitesi incosciente della personalità individuale, e figurati se possa mai esermi simpatica. Il punto è che in questa specie di grande tragedia casuale in cui ci troviamo involontariamente immersi, l’unica cosa che possiamo fare è, a mio avviso, quella di tentare di attrubuirle un senso e, dato che non ne rintraccio altri, l’unica è per me trovarlo un sentimento di pietà per tutto ciò che siamo/non siamo, più la seconda che la prima. Probabilmente, questo "senso" mi deriva più che da una "simpatia" per l’umano in genere, dal lavoro che svolgo, che di empatia e pietà ha spesso bisogno e, credimi. spesso faccio fatica a rintracciarle in me. Tutto qui. Dunque, nessuna critica, se ne hai scorta una, ma soltanto una mia piccola posizione personale a corollario di una tua ampia analisi e di un senso tragicamente mancante.
Ti abbraccio.

 Gian Maria Turi - 02/01/2015 11:16:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Caro Giovanni, nell’economia di questa creazione non abbiamo deciso come e quando apparire e non decideremo come e quando andarcene. A noi potrebbe stare casomai esistere nel frattempo nell’intelligenza (in senso dantesco), cosa che ovviamente e purtroppo non facciamo. Ma questo è solo un punto di vista cosmogonico/apocalittico e ce ne possono essere altri.

Cara Alessandra, grazie di cuore della lettura e del commento!!! Come dice il motto di questo sito: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.» La tua interpretazione è quindi perfetta! :)

 Alessandra Ponticelli Conti - 30/12/2014 20:05:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Un testo satirico interessante e godibile, pur nella sua complessità. Una combinazione sapiente di generi, una mescolanza di registri e codici linguistici differenti (non mancano nemmeno le forme dialettali), per denunciare il crescente degrado culturale che attanaglia il mondo occidentale. Un viaggio "al termine della notte" nei gironi infernali della burocrazia, nei suoi meccanismi più perversi che non si fermano, anzi accelerano, mentre intorno tutto sta crollando.
La ricostruzione?
A chi di competenza...
Complimenti vivissimi a Gian Maria Turi, con la speranza di avere ben interpretato il suo pregevole lavoro.

 Giovanni Baldaccini - 29/12/2014 23:34:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Surely, my friend, but we are ending bad and I don’t know if we will rise again like flowers, and this is my sadness.

 Gian Maria Turi - 29/12/2014 22:04:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Giovanni (grazie del commento!): "In the Kamigata area, they have a sort of tiered lunchbox they use for a single day when flower viewing. Upon returning, they throw them away, trampling them underfoot. The end is important in all things." ― Tsunetomo Yamamoto, "Hagakure".

 Giovanni Baldaccini - 29/12/2014 18:25:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Cosa resta alla fine di questo lungo passaggio nella fine? La fine, appunto, della nostra cultura, con tutte le sue contraddizioni, sconfessioni, ostruzioni, in un apparente defluire che si pone invece come ingorgo in cui il grande assente è il senso. Cosa resta allora? Un occhio impietoso, lucido, poetico a volte – controvoglia? – che osserva e denuncia; un occhio che annota e non giustifica, forse perché troppo coinvolto e forse per questo privo di quella distanza che consentirebbe di ammettere, sia pur denunciando, l’errore o, almeno, il tentativo di non disperdersi del tutto. Chi scrive questo commento è a sua volta un occhio di denuncia che, però, nel corso degli anni ha imparato la cura. Nella lucidità che leggo manca cura, e allora – chiedo ancora – cosa resta alla fine? Nulla, perché una fine manca, come manca un inizio, dato che la stessa Grecia e l’Ebraismo esistono solo come miseria. E in effetti in miseria li abbiamo ridotti, perché noi siamo miseria in questo nostro tempo troppo simile a un nulla, ma denunciarlo non basta: di questo grande assente che alla fine è l’uomo, dovremmo tentare di farne qualche cosa. Scriverne? Senz’altro, ma manca la pietà, e noi siamo anche questo.
Ciao Turi, un abbraccio!

 Gian Maria Turi - 25/12/2014 11:15:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Grazie Luciana, Luciano (!) e Anonimo Commentatore (in vacanza sull’Elicona? alle volte, quando mi ci invitano...)

Grazie anche agli altri scaricatori da diporto! Se leggerete o leggicchierete, lasciate una traccia del vostro passaggio. Le vostre parole e le vostre opinioni sono importanti!

 Luciana Riommi - 23/12/2014 23:04:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi » ]

Sto aspettando qualche giorno di riposo per potermi cimentare con questo testo, a cui ho dato solo un’occhiata veloce, sufficiente però per coglierne la ricchezza e la complessità.
Intanto un caro saluto e un augurio all’amico Gian Maria e al suo nuovo eBook.

 Luciano Nanni - 21/12/2014 14:28:00 [ leggi altri commenti di Luciano Nanni » ]

Come un opaco fiume scorrono le poesie che a tratti scintillano di pagliuzze d’oro, per esempio “si perde un oggetto come si perde la vita". Nel complesso idea originale e riuscita. Si potrebbe accompagnare l’eventuale lettura dei testi con la ’Sonatina burocratica’ di Satie.

 Anonimo Commentatore - 14/12/2014 20:23:00 [ leggi altri commenti di Anonimo Commentatore » ]

Fantastica l’invocazione alle Muse! Va spesso in vacanza sull’Elicona?