eBook n. 70 :: Le nozze d’oro, di Francesco Carmine Tedeschi
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Carmen De Mola - 03/04/2011 16:13:00 [ leggi altri commenti di Carmen De Mola » ]
Un ménage matrimoniale, durato ben dieci lustri,riesce a far decollare la retorica di un prete di paese, chiamato ad esaltare, dal pulpito della vecchia chiesa, l’esemplaritŕ di un vincolo matrimoniale che ha vinto la sua scommessa con il tempo e con le mode. La festa d’anniversario č, quindi, una pirandelliana "vestina" che riveste le nuditŕ esistenziali di un rapporto coniugale sfibrato,ormai privo di tenerezza e complicitŕ. Alle capacitŕ affabulatorie del narratore il compito di far detonare il rancore di un rapporto d’amore, trasformatosi negli anni in una trappola letale.
Ma allora, per citare il titolo di un famosissimo libro di Raymond Carver, "di che cosa parliamo,quando parliamo d’amore?
Antonietta Lestingi - 21/03/2011 19:19:00 [ leggi altri commenti di Antonietta Lestingi » ]
In un tempo che ci vede sempre piů in difficoltŕ nel comunicare le nostre consapevolezze, a parlare per noi sono i gesti, piů restii a camuffarsi ed a sopportare limitazioni. "Le nozze d’oro" indaga con sottile maestria i rapporti di convivenza familiare e di buon vicinato, non tralasciando pennellate che dipingono compiutamente le comparse: don Ronzino, Doriana, Michelangelo, Sarina.
Dopo la presentazione iniziale di zia Miuccia, Carmine Tedeschi ce ne fa fare la conoscenza attraverso la descrizione del suo terrazzo: si apprende molto di una donna guardando il balcone di casa sua. Le piante vi crescono rigogliose e infestanti, assoggettate senza scampo alle cure ferree della padrona ed agli schemi affettivi che la vedono imporre il proprio bisogno di seguire l’inclinazione a realizzarsi attraverso il dono, decisamente senza mai sospettare che la vera generositŕ lascia spazi d’azione anche agli altri.
Si innesca cosě un meccanismo di flebili ribellioni che finiscono per sfociare in ritorsioni dal peso via via piů grave, fino ad arrivare ad esiti impensabili. Tutto si svolge senza apparenti sconvolgimenti, lasciando trapelare il disagio che provocano piccoli drammi personali, che pare ognuno possa gestire da sč: situazioni che si ritrovano alla base di tante tragedie che proliferano nella cronaca soprattutto dei nostri giorni.
Ottima la costruzione della trama, che non lascia sbavature nč spazi vuoti.
Uno scrittore serio, e capace, finalmente, di raccontare ancora.
Loredana Savelli
- 20/03/2011 18:06:00
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Fresco lo stile di questo delicato racconto, in cui l’introspezione psicologica č sottile e venata di ironia bonaria.
Antonio De Marchi-Gherini
- 19/03/2011 00:05:00
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Un bel racconto, non c’č che dire. Arioso e nello stesso tempo miniato nelle descrizioni ambientali e psicologiche.Complimenti e continui cosě, spero di leggere altre cose, auguri sinceri
Vito Russo - 18/03/2011 22:26:00 [ leggi altri commenti di Vito Russo » ]
Complimenti a Carmine per questo racconto vivido, godibile. Carmine ci invita a riflettere sull’ipocrisia, sul ruolo che abbiamo, che ci costruiamo, nelle relazioni con gli altri e, soprattutto con noi stessi, presi dai nostri egoismi, dai nostri torna conto, dai nostri quieto vivere, senza badare ad essere veri, autentici. La prosa č fresca, ariosa, brillante, ironica, ma anche molto credibile, sincera. Bravo.
Vito
mariella napoletano - 12/03/2011 20:10:00 [ leggi altri commenti di mariella napoletano » ]
Grazie allo scrittore Carmine Tedeschi. La lettura del testo č proceduta piana, dal passo leggero e lieto.
Ho scorso la casa alta, i protagonisti li ho visti, cosě delineati e spigliati, cosě a non prendersi troppo sul serio. Sinchč il dramma non ha il sapore del dramma, ma addirittura col sorriso colgo l’amen dello scritto.
E mi fa pensare a certa leggerezza mirabile del vivere, chiave ottimista di pensare e di vedere.
E mi fa pensare sě, alle stringenze del quotidiano, banco di prova dell’"Arte di vivere" con Gandhi.
Oso: la lettura gustosa, mi ha ancor piů confortata per certi moti che ho trovato poetici: i capelli della donna vicina di casa, il baluginare dei fuochi nella notte, lo scivolare al fianco l’una dell’altro e il volto della donna matura, dipinto quasi,il suo rimuginěo dei fatti sulla fine delle piante. . . oh le piante e quanto le dicevano. . .
e l’avvilluppo e l’indipendenza, come tratti del quieto viver che non diventa piů quieto. . .
grata all’autore per tanto saper scrivere e saper dilettare coll’innesto della riflessivitŕ,
mariella napoletano
Franca Alaimo
- 10/03/2011 22:19:00
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Un racconto che scorre veloce, tratteggiando caratteri e situazioni in modo arguto.Il protagonista, che si lascia scorrere la vita addosso cosě come viene, senza particolari vizi o virtů, con un gesto, senza immaginarne le conseguenze, fa precipitare la storia verso un finale un po’inaspettato e triste.
Ciň che viene messo sotto accusa č l’ipocrisia di una lunga storia coniugale, intessuta di scontri e prevaricazioni quotidiane, ma anche dei rapporti umani, in genere, improntati ad un personale tornaconto.
Molto spontanei e veritieri i dialoghi ravvivati, spesso, da espressioni dialettali.