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Raccolta di articoli di Antonino Cervettini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Vari

Si scrive Leicester, si pronuncia miracolo sportivo

Minuto ottantadue a Stamford Bridge: il nuovo entrato tra i blues, il belga Hazard, con un tocco felpato a giro infila il pallone del pareggio alla sinistra (ma proprio all’incrocio che più incrocio non si può) del portiere degli spurs, tale Lloris, che non può far altro che raccogliere la sfera in fondo al sacco, come si diceva nelle cronache di una volta.

Chelsea – Tottenham finisce 2 a 2 sancendo la vittoria della Premier League alla più impronosticabile squadra del campionato inglese: il favoloso Leicester del nostro Claudio Ranieri, dato vincente alla vigilia per la modica quota di 5.000 a 1 (e chissà quei pochi matti che c’hanno scommesso qualche sterlina come se la stanno ridendo adesso).

Per capire fino in fondo il livello dell’impresa sportiva in questione, è come se in Italia il campionato di serie A l’avesse vinto non dico l’Inter o il Milan ma, per esempio, il Sassuolo di Missiroli (che pure un buon sesto posto lo sta portando a casa, e scusate se è poco). O come se il campionato di serie B lo avesse dominato, che so, il Crotone … ah, l’ha vinto per davvero ‘u Cutrone ?!?… e si vede che questo è l’anno dei miracoli sportivi (complimenti vivissimi anche ai cugini pitagorici, un pezzo di Calabria che si fa valere).

Il Leicester è la squadra di Kasper Schmeichel, figlio di Peter già colonna dei Red Devils e della nazionale danese che, oltre al nome da fantasmino, ha avuto in eredità dal padre soprattutto la capacità di parare anche le mosche che passano davanti la porta delle foxes e il biondo non si è fatto pregare. Tanti punti li ha guadagnati lui da solo, con le sue manone.

Poi c’è il capitano, Wes Morgan, un centrale difensivo di quelli che ti auguri di non trovarti mai di fronte. Di lui Capello ha detto in tv che “sembra di avere a che fare con un elefante” perché, per quanto tu possa essere grosso, Wes non lo sposti. Ha pure segnato di testa l’ultimo gol della squadra, il pareggio contro lo United (quando si dicono le coincidenze) all’Old Trafford, domenica scorsa.

A centrocampo giostrano due colonne che già sono nel mito: N’Golo Kanté, inesauribile furetto che compare ovunque nelle riprese televisive tanto che sembra che in campo ci debba essere almeno un altro fratello gemello e Danny Drinkwater, playmaker dalla faccia pulita come le sue geometrie, che se fosse nato in Italia si sarebbe chiamato Daniele Bevilacqua e sarebbe stato, probabilmente, un contabile frustrato. In Inghilterra, invece, adesso tutti lo vogliono in Nazionale.

Le magie sono riservate ad altri due giocatori che sembrano usciti da un racconto di Soriano: il genietto anarchico Riyhad Mahrez, algerino dal mancino maradonico e dallo sguardo triste e malinconico, e il centravanti Jamie Vardy che ancora quattro anni fa, lui che di anni ne ha ventinove, giocava nella Premier Conference (più o meno l’Eccellenza italiana), faceva il metalmeccanico in una fabbrica di Sheffield e non poteva giocare le partite in notturna perché consegnato ai domiciliari. Quest’anno, di giorno o di notte che fosse, di reti ne ha siglate (finora) ventidue, superando un’altra icona del calcio inglese come Gary Lineker, anch’egli cresciuto sportivamente a Leicester. Tutti gol bellissimi e, come Jamie, pieni di rabbia.

Ma l’autentico protagonista di questa storia, il vero mago che ha trasformato un manipolo di muli recalcitranti in una scuderia di magnifici purosangue è uno solo: mister Claudio Ranieri, il manager. Romano de Testaccio, a suo tempo terzino nel Catanzaro di Palanca (e un po’ il Leicester somiglia a quel Catanzaro), allenatore girovago dalla lunga esperienza e dal non indimenticabile palmarés. Per dirla tutta, non aveva ancora vinto un titolo veramente importante, di quelli che contano davvero. Lo fa nella maniera più dolce, con la squadra meno attrezzata, meno conosciuta, meno attesa della Premier. E, quindi, che più di ogni altra evidenza certifica che Ranieri ci ha messo del suo, tanto che a Leicester pensano bene di dedicargli una strada e, se vorrà, di consegnargli le chiavi del municipio.

Lunga vita a Claudio Ranieri che ha conquistato non solo uno scudetto ma soprattutto il rispetto, la stima, la simpatia e l’ammirazione di tutto un popolo, portandosi sempre appresso (ormai da quarant’anni) un altro pezzo di Calabria: la moglie Rosanna che lo segue ovunque vada. Cinquemila volte bravo, mister. Anzi, come direbbe lei: «Dilly Ding, Dilly Dong (qualunque cosa questo scioglilingua voglia dire). Yes, man. We are in Champions League, now!»

Chapeau!