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Raccolta di articoli di Gabriella Maggio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Alimentazione

I VERSI E LE PAROLE DI GIUSEPPE PAPPALARDO ed. Thule

La vita umana è breve e fuggitiva dice Giuseppe Pappalardo in questa sua recentissima opera I versi e le parole, edita da Thule. Versi raffinati, ricchi di echi della tradizione latina e italiana, Orazio ( Eheu fugaces , Postume, Postume,/labuntur anni- Odi II,14) e Petrarca ( La vita fugge e non s’arresta un’ora, Canzoniere CCLXXII) fra tutti. Ma anche denso di altre risonanze come quella della lunga tradizione poetica intorno alla rosa, rielaborata da Pappalardo in simbolo della caducità di ogni cosa umana ( Schiusa si è/ da qualche settimana, presto sarà dei petali spogliata…è l’inclemente legge primordiale/ che spegne le illusioni degli umani,/ è la crudele vita e dolorosa). L’usuale registro dialettale che sino ad oggi ha connotato la produzione poetica di Giuseppe Pappalardo cede in questa raccolta all’uso della lingua italiana, quella della tradizione poetica fatta di endecasillabi e settenari. Il poeta esprime nel mutato linguaggio la volontà d’ innalzare il canto dall’intimo colloquio dei sentimenti privati a quello più universale e impegnativo che aspira a fare il bilancio di una vita e di tutte le vite umane nello stesso tempo. Accanto ai temi propriamente lirici si affiancano quello della natura, come sfondo e paesaggio che suscita la poesia e della religione che acquieta e dà speranza, anche se il poeta teme l’orrendo vuoto del silenzio di Dio. I versi e le parole contengono tanta nostalgia della giovinezza trascorsa, della pienezza della vita che nel tempo si perde: Scrivimi, amore dolce, quando canti/ ed accompagni la tua voce al piano,/lega la busta all’ala di un gabbiano/ che voli tra le nuvole e i rimpianti….Libererò il cuore prigioniero/ dai miei silenzi vuoti di poesia; /risponderò, struggente nostalgia,/e il vento sarà il nostro messaggero. Ma accanto alla nostalgia c’è una punta di speranza: Apparirà l’azzurro/dopo l’arcobaleno./ Tornerà la ghiandaia/ e nel cuore il sereno. E nel cuore sereno rinasce la poesia consolatrice anche nel momento del commiato dalla vita che il poeta sente avvicinarsi: Mi hai fatto compagnia/ nell’angusta prigione della vita,/ hai messo l’ali della fantasia/ all’anima che si era ammutolita… Indugia Giuseppe Pappalardo sulla poesia in apertura e in chiusura della raccolta. Sia I versi e le parole , da cui il titolo,sia Alla poesia, testo conclusivo della prima sezione, rivelano la centralità della riflessione sul poetare, ragione di vita, canto, melodia che precede e cerca la parola che vi si armonizzi. Sincero è il sentimento di Giuseppe Pappalardo e sicuri i suoi mezzi espressivi e stilistici anche nella seconda parte della raccolta Versi brevi che ha un marcato accento gnomico, nato dall’esperienza . Non manca anche in questa sezione un accenno alla poesia : È d’oro il Paradiso/ e leggiadria/ di fiori e di candore, / la poesia. Davvero alma poësis.
Già postato su Blog Letteratura e Cultura



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- Poesia

Il libro di Calipso e altre poesie

La raccolta poetica di Fabrizio Sapio è un interessante discorso culturale che coniuga passato e presente, fondato sul convincimento della centralità della Grecia nella stratificazione culturale dell’occidente. Infatti in 2015: La Grecia al voto scrive : Ti rivedrò, Grecia, frastagliata mammella/da cui tutto il mondo éspero allatta/campo dell’erba dell’intelligenza . Il libro di Calipso ed altre poesie di Fabrizio Sapio, edito da SCe è composto da due sezioni, Il libro di Calipso, che dà il titolo, e Piccola cosmologia personale. La prima sezione è la teatralizzazione dell’episodio di Odisseo e Calipso, narrato da Omero nel libro V dell’Odissea. Alle voci di Calipso e di Odisseo l’autore affianca quella del coro, a similitudine del teatro della Grecia Antica, come giustamente dice Elio D’Anna nella prefazione. Odisseo non è l’eroe massiccio della tragedia, ma quello che soffre e impara da ferite sconosciute. A Calipso, colei che nasconde,che lo trattiene sull’isola, dice : Dovrai cacciarmi tu, ti dico:/a me manca la forza e temo le tue arti./Aiutami a ucciderti nel mio cuore. Odisseo è emblema di tutti gli uomini a cui l’accomuna lo sforzo di vivere : Riconosciamo che non c’è vittoria,/sempre lotta senza vittoria……e oltre : Esiste un tempo per noi/ stupiti sopravvissuti/per sentirci fratelli./ Eccolo il solco in cui piantare il seme! Al coro Sapio affida le sue riflessioni morali sugli orrori di quella che Odisseo chiama civiltà, con le sue conoscenze volte al male, al danno della terra e all’oppressione tecnologica, la sua lettura dei fenomeni naturali come crisi ecologiche causate dall’uomo. L’operazione culturale consiste nella traslitterazione del mondo epico in romanzo. Il passato assoluto, i personaggi perfettamente compiuti, il paradigma dei valori accettati e condivisi si problematizzano e frantumano, diventando ricerca, romanzo. Per Fabrizio Sapio la Grecia è il luogo d’origine della cultura, dei miti che ancora oggi sono vivi e ci parlano, nonostante il diverso orizzonte di riferimento. Anche in Piccola cosmologia personale s’avverte la presenza della Grecia alma mater di cultura. In Da Saffo ritorna l’attualizzazione a proposito della mela rossa lasciata sul ramo più alto, perché nessuno sapeva raccoglierla, dice l’autore : perso il suo senso/di pomo d’amore e peccato/e sprecato/il suo contributo di cibo che nutre /si scopre un destino giocoso di palla. Tra i moderni sono ispiratori Walt Withman e Garcia Lorca. In questa sezione Fabrizio Sapio fissa i punti cardinali della sua esistenza e fa un bilancio della esperienza di uomo e di poeta. La vita è viaggio : Voglio essere sepolto con le mie scarpe/Voglio essere sepolto con un tuo bacio(Disposizioni) e l’amore è necessario solo se è sincero e disinteressato : Amami/ perché non c’è altro rifugio( Invocazione perentoria). Poi la poesia e il ruolo del poeta, giocoliere di parole, nel mondo : E al poeta che resta?/ Nominarle, evocarle,/le cose, ecco il segreto.(Rap in settenari).Ne Il principe e il poeta è contenuta la poetica di Fabrizio Sapio : t’insegnerò a narrare/la freccia colorata dei tuoi pensieri/la terra e l’ombra/l’attimo, la vita/ tutta l’umanità la gloria e il tempo/e l’eco che dai sogni avrai rapita. I versi usati sono liberi e intensi : o un verso senza l’onda della rima/ che possegga il capriccioso assalto/della tempesta( Dammi un verso).Nella società i poeti, quando hanno fortuna/restano colorati/e spesso li segnano a dito/ come disadattati/Se invece il barlume non li assiste/finiscono nel bianconero dei libri/come fiori secchi/e piano piano li si dimentica (Delle sorti). Conclude la raccolta l’invito al lettore : Adesso che hai letto la mia poesia/ non è più mia. Se ti tocca, se ti serve,/ forse è già tua……/. Il libro di Calipso ed altre poesie si può definire leggero e piano per citare i congedi delle antiche canzoni medievali, dove leggero indica il tempo relativamente spedito della lettura e piano la chiarezza del dettato. Si qualifica come opera attuale nei temi trattati, ma strutturata su una vasta cultura, consapevole di ciò che necessariamente muta e ciò che è punto fisso per ogni poeta di qualsiasi tempo: la fedeltà alla propria fantasia.


IL LIBRO DI CALIPSO ED ALTRE POESIE DI FABRIZIO SAPIO
ED. SPAZIO CULTURA












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- Letteratura

Il silenzio

Il silenzio, che dà il titolo all’opera, è generato da un improvviso blackout, di cui si ignora l’estensione e la gravità. Il buio dei computer, degli iphone, e di tutti gli strumenti tecnologici di cui ci serviamo costantemente genera panico e svela in modo impietoso la nostra fragilità e la nostra dipendenza dalla tecnologia. Nel momento in cui essa viene a mancare non abbiamo risorse per reagire e gestire la nostra vita. Don De Lillo rende con efficace realismo la situazione di buio e silenzio attraverso l’agire di cinque personaggi della classe media americana, che dovevano riunirsi per assistere alla telecronaca del Super Bowl . Non ostante il blackout e l’atterraggio di fortuna Tessa e Jim riescono a giungere a piedi a casa di Diane e Max, dove trovano anche Martin. Alla luce precaria delle candele ciascuno dice la prima cosa che gli passa per la testa senza preoccuparsi di un minimo di coerenza e di senso della realtà, come se avesse una crisi d’identità. Max infatti mima la telecronaca di una partita, Martin, studioso di Einstein, parla tedesco imitando lo scienziato. Diane cita Finnegans Wake di James Joyce forse per alludere alla notte di silenzio che li avvolge, insinuando l’ipotesi che si possa trattare di un sogno. La situazione è angosciante, ma secondo lo scrittore non priva di una via di scampo: mantenere il senso di sé, della memoria, del proprio corpo, dei rapporti affettivi. È Tessa il personaggio positivo del romanzo che alla fine dice che bisogna «tendere alle cose fisiche più semplici. Toccare, percepire, mordere, masticare. Il corpo alla fine fa di testa sua». Per quanto Tessa sia come tutti gli altri «tossicodipendenti digitali» mostra di avere ancora delle risorse personali che la spingono a sollecitare la memoria e la fantasia. Scrive poesie, annota su quadernini, dettagli precisi per salvare il tempo vissuto, pur sapendo che rileggendo le sue note le apparirà morto. Ne è consapevole, ma continua lo stesso come presaga che è un modo di salvaguardare se stessa, la propria umanità e i propri affetti. In fondo la tecnologia non è tutto. La storia si svolge nel 2022 dopo la pandemia di Covid -19 superata, non dimenticata : «Ma abbiamo ancora freschi nella nostra mente i ricordi del virus, della peste, delle code infinite nei terminal degli aeroporti, delle mascherine, delle vie cittadine completamente vuote ». A questa si sono aggiunti i segni inequivocabili di disastri ecologici come alluvioni, tornado, incendi incontrollati, tuttavia Tessa cerca di reagire : «Dobbiamo ricordare di continuare a ripeterci che siamo ancora vivi». Le parole di Tessa possono sembrare riduttive, ma credo che vadano contestualizzate nella condizione di forte disagio, descritta da De Lillo, in cui vengono meno i punti di riferimento su cui poggia la vita di ogni giorno. Lo sconvolgimento gnoseologico obbliga ad una reductio ad unum, all’essenziale, per andare in qualche modo avanti. Altrimenti non resta che fissare inermi ed inerti come Max lo schermo nero del televisore. De Lillo si è ispirato al disagio del nostro tempo, tra pandemia e crisi climatiche, a cui ha aggiunto il blackout, che noi tutti spesso temiamo. Ha messo a nudo tutta la nostra debolezza e impotenza per darci, come solo i grandi narratori sanno fare, anche una soluzione, sia pure piccola. Non possiamo fare a meno della tecnologia, ma è nostra responsabilità mantenere viva la nostra umanità.

IL SILENZIO
Romanzo di Don De Lillo ed. Einaudi







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- Letteratura

Lo splendore del niente e altre storie

LO SPLENDORE DEL NIENTE E ALTRE STORIE

Ancora donne protagoniste della narrativa di Maria Attanasio. Donne semplici e libere nell’animo, sconosciute, di cui restano scarne cronache dell’ archivio storico calatino. Nel racconto di Maria Attanasio queste donne trovano una vita intera e coerente insieme a una sincera risonanza fraterna. Con dedizione sistematica la scrittrice racconta la loro storia , individuando ciascuna in gesti assoluti e senza ritorno : “ senza vossia non ce n’è mondo! “ di Catarina ; “fimmina dintra e masculu fora” di Francisca; “ cancellati i me piccati, mantiniti a menti mia” di Annarcangela; la “radicale affermazione del niente” di Ignazia Perremuto, fino all’originalità di Levia. Fanno eccezione all’ambiente storico calatino “Dell’arcano liquore e di altri odori” sull’esecuzione a Palermo di Giuanna Bonanno, la vecchia dell’aceto, e “ I gatti dell’isola nomade” ambientato a Procida. Tutte le storie raccolgono l’eco dei grandi eventi storici tra ‘600 e ‘700, fino alla Rivoluzione francese. La narrazione è rapida, concentrata su fatti essenziali e significativi che riempiono i silenzi del tempo. La lingua semplice e precisa, incisa talvolta di parole latine e dialettali, asseconda l’intento narrativo. Nel ritmo della prosa affiora l’anima poetica della Attanasio, soprattutto quando sfiora argomenti di carattere autobiografico. Lo splendore del niente e altre storie, edito da Sellerio è una raccolta di storie di donne, già variamente edite, come dice l’autrice nelle notizie,riunite ora in un unico volume in riconoscente omaggio a Elvira Sellerio.

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- Poesia

Una indiscussa tormentata consapevolezza Itinerari poetici


Giacinto Spagnoletti in “La Letteratura del nostro secolo” –Mondadori 1985 a proposito di Dante Maffia nota nelle sue opere il riaffiorare “dell’archetipo leopardiano delle rimembranze in un grande respiro poematico, per ora punto d’arrivo di questo poeta di indiscussa, tormentata consapevolezza….non si tratta di inquietudine religiosa, ma esistenziale; giacchè per Maffia tutto rientra nel circolo della riflessione: il mondo, la famiglia, il paesaggio che lo circonda. E il verso riscatta musicalmente questo suo interrogarsi”.
Oggi nel 2021 il giudizio di Spagnoletti appare ancora pienamente valido. La vasta produzione di Dante Maffia mantiene chiaro nella narrazione di sé il tema della memoria e il respiro ampio e complesso del poema, che diventa assoluto in “ IO Poema totale della dissolvenza”, Edilazio Letteraria 2013. Amplissimo testo in cui confluiscono i temi essenziali di Dante Maffia, già enunciati nelle raccolte precedenti, ma ora “lievitati”, per usare una sua parla chiave, da una matura e totalizzante coscienza del mondo, in perenne opposizione alle sue “chimere”. Con tenacia il poeta oppone al mondo, che tutto frantuma e corrompe , la sua poesia, il suo canto d’ amore per la vita. Ma l’opera dà voce anche ad un senso di “ dissolvenza “ a un progressivo distacco dalle cose, a uno sguardo filtrato dalla distanza che soltanto il tempo e la malattia concedono. Ma non si attenua la resistenza di Dante Maffia, il suo atteggiamento combattivo. La sua scelta sposta le vicende biografiche ben al di là della rappresentazione dell’io, orchestrando un intreccio tra l’universo privato e l’universo mondo e ponendo domande sul senso dell’esperienza umana oltre che sulla propria singolare esperienza. “Io non ho scelto di vivere qui , ora,/tra i detriti di un’epoca malsana,/tra agonie e deturpati nessi/ sempre più assurdi, sempre più decrepiti/ e fuori da identità che in fondo/ decretavano una fisionomia./ Questa è una farsa, una fotocopia/di traguardi tutti perduti, di iattanza perfida/che arrotola quaderni che nessuno leggerà. Dove sono finiti i fiati caldi delle bestie da soma,/dove le tiritere delle cicale che in estate/ abbeveravano l’arsura delle stelle/ e davano biada allo zeffiro marino?/La mia quantità di sogno è esaurita-/o s’è spenta in un lume di polvere./Ma non sono ancora steso all’ultima spiaggia….”(Il recinto) Lo stile dell’opera si muove tra la passione che connota la confessione autobiografica e il tentativo di filtrare sentimenti ed emozioni attraverso un esercizio critico che tende a ridimensionare e talvolta a sgretolare i capisaldi condivisi della società. Il linguaggio lirico si mescola ad altri registri più aspri che attingono al lessico quotidiano, dialettale ed erotico; il ritmo disteso del momento lirico, dedicato al paese natio, all’amore, alla malattia si alterna a quello più incalzante e oscuro della critica al presente, come ombra in un quadro, destinata a mettere in più vivida luce un frammento di realtà, lasciandone indovinare i complessi e misteriosi legami che lo avvincono alla vita universa, come ha detto Sergio Solmi. Il complesso mondo poetico di Maffia è consapevole del proprio valore di fronte alla tradizione culturale classica e moderna così tanto ampiamente conosciuta e rivissuta da fare venire in mente la bella immagine foscoliana “ tanta ala vi stese”. L’opera attraversa tutta la tradizione letteraria, recuperando anche l’abbinamento tra poesia e musica,mantenendo salda la propria originalità e restando indenne da tecnicismi e orpelli: le parole /per me non sono/ caramelle da scartare e assaporare ( Spagnoletti, p.627) . Dante, Eliot, Goethe, Leopardi, Montale, Tasso sono chiamati ad essere giudici espliciti dell’Io poema totale della dissolvenza nella prefazione e negli “Scritti critici”. Ma il giudizio definitivo sull’opera, credo, che sia affidato alle “Postfazioni” dei nipotini, alla loro empatia. In coerenza col tono di ridimensionamento di uomini e cose, già notato nel Poema, nella conclusione Dante Maffia vuole legittimare una lettura vergine, empatica della sua poesia, affidata alla libera fantasia dei bambini, capaci nella loro ingenuità di cogliere di lei tutto l’incanto e la magia affabulatoria. Una poesia indubbiamente colta, quindi, che però si offre alla comprensione immediata da parte di lettori “semplici” . In un tempo in cui tutto sembra adeguarsi alle mode molto dev’essere apprezzato chi da vero poeta si mantiene fedele ai propri temi esistenziali e alle proprie passioni, che ritornano nella trilogia materana: Elegie materane, Lepisma edizioni-2016, Matera e una donna-Terra D’ulivi -2017, I Sassi, Lepisma edizioni 2018. Pur nella diversa declinazione stilistica, le tre sillogi costituiscono un’opera unitaria non soltanto nel tema e nel sentimento, ma nella singolare inclinazione dello sguardo, nel particolare timbro della voce, e in sostanza in quella modalità rilevata e originale di poesia messa a punto in una lunga dedizione alla città. Matera è un sogno, un miraggio sin dall’adolescenza e nella maturità di Dante Maffia assurge al ruolo mitico di centro emotivo della sua esperienza che fonde in sé la donna, la madre, i miti di cui si è nutrita la sua poesia. La trilogia si configura come un romanzo che narra il dipanarsi della corrispondenza d’amorosi sensi tra l’io lirico e la città costituendo sul piano tematico un macrotesto. Secondo l’ordine di pubblicazione precedono le Elegie materane. Sono 14 elegie senza soluzione di continuità, distinte soltanto dal numero d’ordine. La versificazione segue fedelmente il ritmo concitato di rutilanti emozioni, che esprimono la condizione di uomo di Dante Maffia “ consapevole e scettico” ma non disperato, che cerca un incontro diretto con Dio: : “Sia un incontro tra uomo e uomo”… Un uomo che ha bisogno di sapere se Tu/ sei il turbine che sconquassa i disegni oppure la/ Realtà/ dell’esistere e del morire… “. Abolita la distanza tra creatura e creatore, Dante Maffia implicitamente affronta la drammatica domanda, senza risposta , se è l’uomo a farsi simile a Dio o se è Dio all’uomo. I suoi angeli con spade affilate hanno ferito le chimere: Le chimere diventate serve avvilite/sono sedute sotto un nespolo…la lotta con gli angeli è stata impari….(elegia 1)Per questo Dante Maffia chiede a Dio di essere più benevolo nei confronti degli uomini e dei luoghi materani, di operare insieme a lui uomo un rinnovamento del mondo attraverso il carattere identitario e culturale del linguaggio, che non consente soltanto di riconoscere e nominare le cose, ma di parlarne. E per questo Dio deve lasciare al nespolo, simbolo della sua poesia , il nome di nespolo : “ Ti prego, lascia stare i peccati, azzerali, quelli di tutti,/ per sempre ricominciamo, diamo un nome vergine a ogni cosa, ma il nespolo/ sia nespolo e basta… Sii Dio umano, sii carezza , offesa all’ombra…Nella mia casa fatta di libri/ non c’è spazio per nessuna presenza che non sia/ anima viva e palpitante, essenza di conoscenza./ Se verrai in pace e con intenzioni d’amore/ sarai benvenuto..” (Elegia 11). “ la Murgia , la Gravina , i Sassi/ dovrebbero essere osannati per molti motivi,/ innanzi tutto perché hanno saputo/conservare il loro profilo intatto/ senza farsi corrompere dagli stilisti di moda.”….Il nespolo/ cresciuto davanti alla mia casa,/per me è la Stella Polare, il gemito dell’attesa,/l’identità/e la riconoscenza, il punto fermo che obbedisce al sole/e ne fa coscienza dell’esistere..” (Elegia 10) Dante Maffia non accetta da Dio né compromessi né indifferenza e da novello Prometeo conclude così l’opera: “ Tu non addormentaTi,/ giuro/ che ti ruberò lo scettro , se lo farai”. (Elegia 14). La parola dell’uomo s’infrange sul silenzio di Dio. Al titanismo delle Elegie subentra il ritmo più pacato, colloquiale, incline al recupero memoriale di Matera e una donna. Cantare Matera, donna di poesia è stata un’ esigenza di intimo rinnovamento: Le cose intorno /stavano invecchiando/senza una spiegazione./I vocabolari stavano avvizzendo./ All’improvviso la freccia dei tuoi occhi/ che mi trapassa e poi mi fa risorgere./Era una sera un poco strana, confusa,//troppi versi detti in piazza/in un paese di cui ho perso il nome. ( All’improvviso, da Matera e una donna) La Matera di Dante Maffia ha “lo stampo della conoscenza del mondo è fondamento dell’essere di un individuo che lì, in quei luoghi, è stato infante e bambino”come ha detto C. Pavese ne “ Il mestiere di vivere” . Nella silloge Matera appare un’autentica patria poetica, luogo reale e dell’immaginazione nello stesso inseparabile modo, è tempo della natura e dello spessore antropologico, di ricordi e di sogni , di storie o meglio di vicende che sono insieme leggenda e verità memoriale, bagliori e calore di ricordi indelebili. La città ed il suo contesto naturalistico, la Gravina e la Murgia, assumono il segno di verità profonde, incarnano valori universali. La mitopoiesi si fonda nella contrapposizione simbolica tra natura selvaggia e civilizzazione, tra l’elemento indomito e l’elemento ordinato, tra passato e presente. Il senso vitale di un popolo viene dal passato e non deve spegnersi nella ricerca di una modernizzazione ottusa, sostiene il poeta, così come la vitalità creatrice del poeta trae alimento da una riserva di passato. In Matera perciò è contenuta la parabola universale dell’uomo e in particolare del poeta che affrontando il tema della terra unica, suggello e rifugio, e della reminiscenza, fonda la sua identità di individuo. La poesia procede per quadri, scorci di luoghi,di incontri destinati a imprimersi nella vita, di persone colte in un gesto che hanno lo stampo della conoscenza del mondo: A Matera soggiornò un sogno/ umanissimo che dette alle pietre/la materia d’Orfeo: gli echi /si trasmisero d’epoca in epoca /fino a questa nostra stagione /senza miti necessari ( Le antiche civiltà, Matera e una donna).E : Senza la poesia/ Saremmo rimasti /Ombre sconosciute (Il nostro passato). L’amore per la città e per la donna si corrispondono e si rispecchiano in una perenne, sorprendente metamorfosi: E sei la donna ,/Donna regina, somma d’ogni canto,/Donna di carne e di poesia: la compiutezza (Donna di poesia) . E in Ho sempre amato Matera: Eccomi tuo per l’eternità . / Se il ricordo non corrisponde a verità/ha poca importanza./ Tutti i ricordi sono apocrifi./ la verità è che ti vivo / come l’aria che mi entra nei polmoni/ senza la quale non respirerei./ adesso sei,/ il mio porto sicuro,la mia identità,/il mio caffè mattutino. E come di una donna amata Dante Maffia è geloso. E il fatto che la città sia capitale europea della cultura nel 2019 alimenta in lui il timore che possa essere stravolta e contaminata, che perda la sua aura: Che stiano lontane però le americanate….Che non diventi Matera una cloaca di fritture ( In dormiveglia). I Sassi concludono la trilogia. Sono cinquanta movimenti in cui domina il tempo della storia e dell’autore. Il tempo della storia è connotato da un tono aspro d’accusa : Tutti all’improvviso meridionalisti./ Un fiorire di saggi: l’antropologia/entrata nelle grotte/ come uno spiritello malizioso. Togliatti che parla di vergogna. Ma almeno il pane allora si mangiava( Sassi, 3) ma anche dal tono lirico della rievocazione del passato - Non riesco a vivere uccidendo i ricordi (Sassi,39) - che ricorda l’ antico equilibrio uomo – natura, quando la vita era un continuo contatto e ricambio magico con l’ambiente: Noi abbiamo vissuto/ colmi di vita, nella pienezza dell’esistere/alla pari col cielo e con il muschio/La nostra condizione era la gioia/ delle sere trascorse accanto al fuoco.. ( Sassi, 47). Se Solo ciò che persiste ci inizia all’essere, come ha detto Rilke ne I sonetti ad Orfeo, il tema del tempo storico dei luoghi materani fonda l’essere del tempo e dello spazio, della vita di Dante Maffia. Alla contiguità di luoghi tra Matera e Roseto Capo Spulico : A Metaponto, a destra, mezz’ora di cammino, si affianca quella dei miti culturali/esistenziali: Ulisse, Federico II, Tommaso Campanella, ma anche dell’Alighieri e di Torquato Tasso, velati dall’alea della precarietà e del dubbio : A sfogliarli danno un brivido del tempo,/e il dubbio che l’eternità/ sia solo un sogno di carta (Sassi 31)e ancora : Ho troppe cose da definire,/ non so a chi lasciare i libri,/ in quale punto del mare abbandonare/ la mia anima…( Sassi, 34). Quest’ansia esistenziale s’intreccia sempre ad un altro tema caro a Maffia, l’ indomito tendere alla vita nella sua pienezza: L’estasi è sempre in agguato./ E senza carichi di finzioni,/senza teatro./E gli occhi delle ragazze/sono vipere velenose (50). L’amore per Matera con tutte le sue implicazioni è destinato a restare saldo e immutato nel mondo poetico di Dante Maffia, come si legge nel recente inedito Seguiamolo: Non voglio accumulare delusioni,/voglio restare nel Mito, /resistere alla caduta degli Dei/che per i vicoli dei Sassi mendicano umanità,/invocano una briciola d’amore/ Sono io Omero, adesso,/sono Matera, il sogno delle pietre,/la pioggia che si svuota dei peccati,/l’ombra furtiva del tuo cuore, /il miele della tua vita. Le opere materane sembrano assumere, almeno sino ad oggi , nel corpus poetico di Maffia, il punto più alto della sua poesia.





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- Letteratura

Lo splendore del niente e altre storie

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