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Raccolta di articoli di Maurizio Soldini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Letteratura

il Premio Strega è truccato? Ancora polemiche stregate

L’accusa di essere un “premio truccato” fatta su La Repubblica da Antonio Moresco, a posteriori, al Premio Strega, dalla cui cinquina finale questi è stato escluso, essendo arrivato sesto, rinfocola le polemiche letterarie di un’estate sempre più morta anche dal punto di vista della vitalità letteraria (meglio allora l’estate dei morti, se non altro per essere stata da sempre immortalata dai poeti).

Verrebbe da chiedersi per prima cosa come mai Moresco faccia il suo exploit solo dopo l’esclusione dalla finale e non prima. Anche perché non solo ci si potrebbe chiedere che cosa avrebbe pensato e detto nel caso di una sua inclusione nella cinquina, ma a maggior ragione che cosa avrebbe arguito Moresco in seguito ad una sua (ipotetica) vittoria. E già, perché comunque avrebbe raggiunto una finale e un premio, secondo il suo ragionamento, comunque fasulli.

Una cosa è certa. Sono ormai anni che è annunciata anzitempo e con largo anticipo prima di tutto la casa editrice, che si aggiudicherà il Premio Strega, con gran lavorio degli uffici stampa preposti a spartirsi torte e dare indirizzi non più teorici e ancor meno pratici bensì pragmatici e utilitaristi, e solo successivamente viene scelto il cavallo che la scuderia mette in gioco per la vittoria annunciata.

Quest’anno pare proprio che sia il turno di Rizzoli, che, non appena entrata nei ranghi della più potente e pluripremiata Mondadori, ha messo in campo un libro assai discutibile, quale La scuola cattolica di Edoardo Albinati. Libro quest’ultimo assai criticato non solo da molti critici, ma anche dai lettoriper una serie di motivi a cominciare da una sua mole incredibile (ben 1294 pagine), nonché per il fatto che è un romanzo” che si perde, meglio che si fa fatica a rintracciare, nelle più numerose pagine dedicate a considerazioni sociologiche e psicologiche, ma pure ideologiche, nella misura in cui la scuola cattolica come tutto quanto è cattolico sembrerebbe essere causa di ogni male. 

E allora sembrerebbe avere ragione Moresco a proposito del trucco. Tanto più che Mondadori pone in campo col suo marchio L’uomo del futuro di Eraldo Affinati, che cuce le sue narrazioni attorno a don Lorenzo Milani in un libro, che invece ha raccolto molti consensi, per lo più unanimi tra critici e lettori, che si esprimono in dovizia di particolari apprezzamenti sui social e sui blog. E nonostante tutto, questo romanzo pare essere destinato ad arrivare secondo.

Va detto infine che Einaudi, guarda caso, quest’anno, dopo la vittoria del 2015, ha ritenuto opportuno non partecipare alla LXX edizione dello Strega, nonostante avesse avuto la possibilità di mettere in pista un cavallo di razza quale Franco Cordelli col romanzo La sostanza sottile, che era stato invocato da critici e addetti ai lavori in un fervoroso battage sui mezzi di comunicazione quale auspicabile vincitore. Ma i sostenitori, per lo più addetti ai lavori, si sono dovuti quindi arrendere alla scelta dell’editore e del suo ufficio stampa (probabilmente in combutta con gli altri uffici stampa, perché secondo quanto si sostiene in giro, come dicevo, vale la regola della spartizione: hodie mihi, cras tibi).

Moresco ha un torto e una ragione. Il torto è quello di non essersi sottratto nel dovuto tempo alla partecipazione al Premio, aspettando addirittura la semi-finale. La ragione sta nell’avere nuovamente sollevato il problema dei premi letterari e nella fattispecie di quello che viene considerato il più prestigioso nel nostro Paese, il Premio Strega, che già nel passato quasi ogni anno si vede travolgere da polemiche più o meno eclatanti, basti pensare al caso Pasolini

Ora al di là delle polemiche personali o meno personali, di Moresco o non Moresco, non sarà il caso di pensare finalmente a scopi meno utilitari, meno commerciali, e sicuramente più legati a fini più nobilitanti la nostra letteratura con riguardo al pregio delle opere? Anche perché il fine dovrebbe essere l’arte e il libro che vince il Premio Strega, così come altri Premi, dovrebbe essere un’opera d’arte. Sembrerebbe pleonastico quello che dico, ma, purtroppo, soprattutto negli ultimi tempi è avvenuto quasi sempre il contrario.

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- Poesia

Recensione a Paola Febbraro Stellezze

Recensione a Paola Febbraro, Stellezze, a cura di Anna Maria Farabbi, LietoColle, 2012 di Maurizio Soldini

 

C’è bisogno di una pioggia magica a Piazza Maggiore
a Bologna, una cascata di fiammelle. C’è bisogno di
prodigi
a Bologna
hanno bisogno di sentirsi fulminati dalla loro individualità,
dalle stellezze

 

Da questi versi così prodigiosamente infuocati prende titolo la raccolta postuma di Paola Febbraro, Stellezze, da poco uscita per LietoColle (9 gennaio 2012) e curata da Anna Maria Farabbi. Nel bagno cosmico di luci e di ombre l’essere umano ha un bisogno irrefrenabile di cogliersi nel prodigio e di sentirsi fulminato nella sua individualità e dalla sua stellezza. Ma che cosa sono le stellezze? Che cos’è la stellezza, se non il mistero di bellezza luminosa, di luce cosmica, stellare? se non quel baluginio continuamente intermittente che si annuncia e si sospende in eterno a dare il passo al tempo di un orologio che infinita gli spazi? Le stellezze sono le bellezze di luce nonostante tutto. Nonostante il buio. Nonostante il male e il brutto e il falso. Nonostante la materia. Soprattutto nonostante la morte. Le stellezze sono il buono il bello il vero. Le stellezze sono i tre trascendentali di medievale memoria che aprono all’incanto creaturale. La creatura individuale fulminata dal segno di luce del prodigio della vita. Nella poesia di Paola Febbraro c’è lo scavo della vita perché c’è amore per la vita. Come Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature eleva l’inno di lode al Signore del Creato attraverso la lode di ciascuna creatura qui Paola Febbraro eleva il suo canto di lode alle stellezze per le stellezze e con le stellezze. E se volessimo individuare realmente e metaforicamente queste stellezze? A che penseremmo, in-oltre? Nel leggere Paola Febbraro ci accorgiamo come le stellezze possano essere numerose. Mi viene subito spontaneo dire stellezze le parole, ma quelle parole particolari che sono illuminate dalla bellezza: le parole della poesia. Tout court, la stellezza è poesia. Perché la parola poetica è come una stella che sa fulminarci nella nostra individualità, che sa pioverci addosso per riscaldarci di quel fuoco divino, che una volta entrato dentro non smette più di alimentare quel calore quell’entusiasmo quel sentimento, che fanno sì che ci sentiamo un tutt’uno col cosmo col mondo con le altre creature. Perché in fondo ci riconosciamo nell’humus e nella creta che fanno di noi donne e uomini del genere umano. Caratterizzati come siamo dall’intelligenza è vero, ma soprattutto dalla volontà, da quella libertà che ci catapulta nella spiritualità resa sovrana dal nostro poter scegliere se agire o non agire. E che ci rende capaci. Semplicemente capaci. La capacità è un’apertura che bisogna facilitare. E nell’apertura entrino pure le stellezze. Devono entrare. In ognuno di noi. Perché ne abbiamo bisogno. Per renderci sempre più umani e per cercare di debellare il peggio. Per fare entrare dentro di noi il mare magnum della lucentezza cosmica e per sentirci immersi nella poesia. Come Paola Febbraro, la cui immersione nella poesia la si apprezza non solo nei versi, ma nei frammenti e perfino nella prosa epistolare, che non possiamo non definire prosa poetica, poesia. Immersione nella poesia ma soprattutto immersione ontologica. Immersione nell’essere, nell’essere cosmico, nell’essere personale. Quando dico essere personale, mi riferisco a un essere che è tale in rispondenza a un tu. Questa è una costante di questa poesia della Febbraro: il tu è co-originario all’io e il tu a cui ci riferiamo è sempre di partenza la madre. Madre che è per antonomasia donna e in quanto donna rappresenta quella stellezza che è la donna per ogni essere umano. Paola Febbraro ha caro il concetto di origine. La vita è respiro. Nasciamo con un respiro. Anche la poesia è venuta per lei come un respiro, dopo l’incontro con la poesia di Amelia Rosselli e con la guida del maestro, tra i primi, Elio Pagliarani, maestro nonostante la distanza di due modi di fare e dire la poesia, e quindi Saba, la Dickinson, l’Achmatova, Rilke, Doolittle, San Francesco, Cavalcanti, e quindi tutti gli altri poeti maestri amici uomini donne che sarebbero stati incontrati nel suo percorso esistenziale, come Anna Maria Farabbi, che ha sapientemente curato questa raccolta. E tutti questi maestri, questi poeti, questi uomini queste donne non sono anche loro stellezze? La poesia della Febbraro è una poesia tipicamente personalista. Quando uso questo termine lo uso, mi si perdoni la precisazione, in termini di una filosofia personalista che ha avuto il merito di precisare l’importanza della centralità della persona umana e della sua esistenza in una dimensione ontologica e relazionale fatte salve le dimensioni di una apertura alla trascendenza che custodiscano il mistero della vita. Perché essere morali? Perché essere veri? Perché cercare il bello? Perché così deve essere? Perché sta scritto da qualche parte, in qualche libro? Anche. Ma non solo e non soprattutto. L’educazione morale, l’educazione estetica, l’educazione anche teoretica sono un’educazione sentimentale. Il libro è il nostro essere persona. Quella di Paola Febbraro non è poesia del Libro, dunque, ma poesia del Canto. Non è poesia della ragione, ma è poesia del sentimento. La Febbraro dice che non vuole capire e capirsi come fa la scienza, ma vuole comprendere essere compresa… Agire, vuole agire, com-portarsi: portare se stessa insieme agli altri in un portamento tutto umano in cui ancora ci si sappia emozionare. La nostra fortuna non viene da fuori, ma da dentro. L’esserci è già una fortuna. La fortuna non la si ha da fuori la si porta da dentro. La fortuna e la persona sono una con-catenazione. Come la poesia. La poesia è fuori ma soprattutto è dentro di noi. Sta a noi trovare il punto di contatto e di unione tra fortuna e poesia. Perché fortuna e poesia sono il senso della nostra esistenza:

 

ed è questo che fanno
nostra fortuna e poesia
lodale per la loro congiunzione.

 

Fortuna e poesia sono anch’esse stellezze. Come stellezza è l’amicizia, come stellezza è essere donna, essere uomo, etc. Le stellezze, tutte, sono il fuoco che fa bruciare e che rendono alla fine

 

come tizzone spento
carboncino

 

perché possa nascere la scrittura, la poesia. La poesia che esce da Paola Febbraro, fattasi carboncino, non è spenta come il tizzone, è essa stessa fuoco, stellezza, che ci bagna di pioggia luminosa incandescente all’ennesima vitalità. Perché la poesia della nostra poetessa, morta a soli 52 anni, quando poteva dare ancora tanto di sé, è piena di vitalità, pur nella consapevolezza di quella fine, che per lei sarebbe giunta assai presto. Paola Febbraro ha una forza d’animo e una forza incarnata nel suo dettato, che la fanno essere consapevole di come la finitudine sia una componente essenziale dell’antropologia dell’uomo, uomo che però può trascendere questa finitudine in un movimento, che si riverbera sulla vita donando anche a posteriori vitalità e senso all’esistenza, nonostante la morte.

In Lampione sul Lungotevere ascoltiamo:

 

il passato non torna mai com’era prima
il passato può solo ribaciare
ma solo se il presente si riconosce in vita
l’evento è pienezza paniere
fa muovere le dita.

 

Come nel nostro caso di esseri umani, che, nonostante la morte, possiamo continuare a essere baciati e ri-baciati dalla parola poetica, che fa sì che ci sia ogni volta che lo vogliamo un evento avveniente che dà pienezza e movimento alla nostra esistenza. In questo caso siamo ri-baciati dalle stellezze di Paola Febbraro, che rappresentano l’espressione poetica di una ricerca ermeneutica e nello stesso tempo mistica fuse in un vero e proprio atto di continuo amore per la vita e per la poesia, che con il suo linguaggio offre la possibilità di prendersi cura della casa dell’essere inteso secondo Heidegger ma ancor più secondo Maria Zambrano, per la quale c’è soprattutto un sentire e un ascoltare piuttosto che un vedere il linguaggio dell’essere. La poiesis di Paola Febbraro, infatti, si fa facendo, mentre è in azione, con un occhio certamente lanciato alla contemplazione, alla teoria, ma sicuramente sentita e agita sulla persona nella persona con la persona tutta come una praxis. Nel prodigio che alimenta la vita e che va oltre.

12 agosto 2013

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- Letteratura

Flaminia Cruciani, Sorso di notte potabile Lettura

Flaminia Cruciani, Sorso di notte potabile, Faloppio, LietoColle, 2008

 

LETTURA DI MAURIZIO SOLDINI 

 

Il primo sorso dal bicchiere

delle scienze naturali rende atei;

ma in fondo al bicchiere ci attende Dio.

Werner Heisenberg

 

Ho letto per la terza volta “Sorso di notte potabile” di Flaminia Cruciani. Alla fine sono uscito dalla lettura, fatta d’un fiato, più che ammirato. Certamente il libro non è di facile lettura, ed è per questo che ho voluto tornare e ritornare in un confronto ermeneutico reiterato col testo; ma si badi bene, la difficoltà non è tale perché difetti la scrittura, quanto, invece, perché siamo noi che difettiamo nel modo in cui ci poniamo davanti ad un’opera d’arte, in questo caso davanti ad un’opera letteraria. Ad iniziare dal fatto che in questo caso difficilmente riuscivo ad inquadrare l’opera: prosa, poesia, racconto, fiaba, romanzo breve, memoria, psico-auto-analisi? Certamente ho avuto ed ho difficoltà a chiudere lo scritto di Flaminia Cruciani nelle strettoie di un preciso genere, come mi è difficile intravedere nel passato e nel presente letterario qualche faro che abbia dato punti di repere alla Cruciani. È vero che si citano alla fine come fonti di riferimento Dalla, Dante, Gould, Nezāmī , Novalis, Proust, Rilke, Yeats, ma a me sembra che alla fine la faccia da padrone su tutti Orfeo e tutta la tradizione orfica, fino ad arrivare al poeta Dino Campana, al quale secondo me molto si avvicina la poesia di Flaminia Cruciani. E con questo sciolgo ogni indugio: l’apparente difficoltà iniziale di inquadrare l’opera della poeta romana alla fine non lascia dubbi al fatto che siamo davanti ad un’opera di poesia e di alta poesia. Il filo rosso del poema lirico è la morte e in particolare la morte del padre. Lo stupor mortis abita da subito nel flusso di coscienza e l'affabulazione caratterizza un andirivieni dei moti di anima e psiche. La morte, l'occhio vitreo, la nausea davanti alla morteil padre, l'occhio vitreo fisso inanimato morto sono l’adito nella notte, nel buio pesto dell’esistenza. La notte che spezza la luce, che calpesta d’ombra la verità, che simula il nulla e impietrisce immobilizza toglie senso. Senza più musica. Affascinante gli “occhi che per un solo attimo hanno visto il trapasso per non vedere più occhi che hanno smesso di guardare” come “la vita è un continuo guardare vigilare dire” e ancora “l'eterno non trasmesso da un occhio che rimane vuoto d'anima”. “L'abisso della materia e la sua inutilità il non senso”. La notte. La follia della notte. Quella notte nella quale la poeta si chiede se potrà mai avere “il perdono per non essere stata capace di abbracciare la sua (del padre) anima e fermarla per non farla volare via”. “… e ora rimangono i giochi di luce la presenza dell’occhio che vede nella luce in controluce e al buio e aspetta il padre nella sua apparizione padre che ha fermato l’istante nella fissità dell’ultimo sguardo”. Notte e vuoto. Sguardo fisso. Impossibilità di sguardi. Ma siamo proprio sicuri che non ci sia scampo al nero pesto della notte? Siamo così convinti che la notte non sia potabile? Che non si possa abbeverare l’essere anche in assenza di luce? Ecco allora che dall’abisso della materialità del non senso emerge la possibilità di quel volto paterno che si illumina. Ma dove? In quell’altrove della metafisica che da sempre è stata la sua dimensione. E nel luogo della reminiscenza, “schermo della mia memoria”. Lì dove il mondo è tremendo perché lì si può guardare lo stesso anche con occhi senza testa, là dove gli occhi sono collegati col nervo ottico non alle regioni occipitali del cervello, ma alle regioni più invisibili del cuore. Ed è lì che nasce l’anamnesi dell’infanzia, dei luoghi del genio come Venezia, o come quelli della città della poeta: l’Aventino, il Tevere, Villa Torlonia. E reminescenze d’Oriente, Aleppola città bianca, imperlata di polvere, che si lascia prendere in un pugno insieme ai suoi simboli onirici. La poesia di Flaminia Cruciani è “allegoria dell’ignoto lavorata di sostanza divina”. Se il dolore per la morte, e nella fattispecie per la morte del padre, getta la poeta nello sconforto e nella catatonia della melanconia, nel buio più pesto della notte, nella follia, non tutto è perduto, c’è sempre una possibilità di sopravvivenza che ostacoli la disperazione: l’amore. L’amore che consente comunque di comunicare di dialogare di donarsi. Lo stesso dono che ci fa Hermes. Il logos la parola il messaggio la poesia il senso. L’apertura all’altro da noi. Ecco allora risbocciare la vita. Si fa avanti un uomo. Porta con sé amore. Non sostituisce l’altro uomo, il padre. Ma dà possibilità di vita alla poeta, che a sua volta dà vita, concepisce, diventa madre e nello stesso tempo trova la forza per elaborare il suo lutto e portare fuori dalla notte anche il padre. Attraverso la poesia. L’oscurità, la notte, è luogo del mistero e del sacro, come la morte. E nella notte abitano il nettare degli aneddoti infiniti, le sfumature delle ispirazioni estreme…  Sembrerà paradossale, ma talora qualcuno vuole convincerci del giorno, ma la poeta sa che è una menzogna perché la luce è un’allucinazione. Ecco allora che il matto di turno gli “porge un sorso di notte, come viatico in franchigia di follia” e la poeta viene traghettata con un salto nell’oscurità, in quell’oscurità dove è possibile udire la musicalità fiorita dell’amore, là dove la notte finalmente si rivela nutrirsi di luce. Come a dire, citando Hölderlin, che là dove c'è il pericolo  c'è la salvezza

 

Roma, 25 marzo 2011

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- Letteratura

Poeti medici italiani xx e xxi Secolo

POETI MEDICI ITALIANI XX e XXI Secolo (work in progress)

  • Abeni Damiano (1956- ) 
  • Aquila Nino (1925-2013) 
  • Argiroffi Emilio (1922-1998) 
  • Baccelli Guido (1830-1916) 
  • Bacchini Pier Luigi (1927-2014) 
  • Balacco Corrado Gabrieli (1938- ) 
  • Bonaviri Giuseppe (1924-2009)
  • Bozzetti Maria Rita (19..- )
  • Bronda Francesco (...)
  • Bussadori Giulio (...)
  • Calogero Lorenzo (1910-1961) 
  • Campiglio Giulio (...)
  • Casadei Franco (1946- )
  • Cavallo Giorgio (1923-2003) 
  • Cristianini Giovanni (1930- )
  • Cruciani Filippo (1949- )
  • De Gironcoli Franco (1892-1979)
  • Ercolani Marco (1954- )
  • Ferigo Giorgio (1948-2007)
  • Ferrante Giorgio (1893-?) 
  • Gasparroni Luigi (...)
  • Gerbino Aldo (1947- )
  • Giudici Giovanni (1924-2011)
  • Goroni Giuliano (1947- )
  • Guglielmana Barbarah (...)
  • Innocenti Egidio (1931- )
  • Jacobellis Gianfranco (1936- )
  • Levi Carlo (1902-1975)
  • Lucrezi Eugenio (1952- )
  • Maccioni Attilio (1902-1990)
  • Magro Gaetano Giuseppe (1966- )
  • Mastropasqua Giampaolo G. (1980- )
  • Meneghel Gino (1909-1979)
  • Meneghetti Egidio (1892-1961)
  • Minnucci Stefania (...)
  • Nai Fovino Gianfranco (...)
  • Nigro Nevio (1930- )
  • Pelliccia Antonio
  • Rimi Margherita (1957- )
  • Risi Nelo (1920-2015)
  • Rossi Maurizio (1952- )
  • Ruffato Cesare (1924- )
  • Salvia Beppe (1954-1985)
  • Scartaghiande Gino (1951- )
  • Seller Rossella (1956- )
  • Soldini Maurizio (1959- )
  • Spagnuolo Antonio (1931- )
  • Spallicci Aldo (1886-1993)
  • Tobino Mario (1910-1991)
  • Traina Tino (...)
  • Tumiati Corrado (1885-1996) 
  • Varaldo Giuseppe (1942- )
  • Vetere Aky (1954- )
  • Vivante Arturo (1923-2008)

 

Abeni, Damiano

 

Datazione

1956-

 

Nota informativa

Traduttore e curatore di edizioni di poesia e letteratura angloamericana, epidemiologo svolge attività di ricerca clinica. Nato a Brescia.

 

Fonti

· Catalogo in linea della British Library: http://blpc.bl.uk/

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

 

Aquila, Nino

 

Datazione

1925-

 

Nota informativa

filatelico, presidente Unione Filatelica Siciliana, medico-radiologo, commediografo. Nato a Palermo

 

Argiroffi, Emilio

 

Forme varianti

· Argiroffi, Emilio Maria Giuseppe

 

Datazione

1922-1998

 

Nota informativa

Medico chirurgo, politico, poeta. Eletto senatore del PCI nel 1968, ha fatto parte della Commissione igiene e sanità. E' stato sindaco di Taurianova (1993-1997).

 

Fonti

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Bacchini, Pier Luigi

 

Datazione

1927-2014

 

Nota informativa

Poeta, nato a Parma e morto a Medesano.

 

Fonti

· Catalogo in linea della Bibliothhque Nationale de France: http://catalogue.bnf.fr

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Catalogo in linea delle biblioteche dell Universit` di Harvard: http://hollisweb.harvard.edu/

 

Altre fonti

· http://www.garzantilibri.it/

· http://www.mupeditore.it/

· http://www.zam.it/..

 

 

Balacco Gabrieli, Corrado

 

Forme varianti

· Balacco, Corrado

 

Datazione

1938-

 

Nota informativa

Professore Ordinario di Oftalmologia all’Università degli Studi di Roma "La Sapienza", ha coltivato molti studi storico-filosofici sui quali ha scritto numerosi articoli, poeta. Nato a Bari.

 

Fonti

· Sorrenti, Pasquale, Repertorio bibliografico degli scrittori pugliesi contemporanei. 2. ed. - Bari : Savarese, 1976.

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://www.sanitaesalute.it/pgcn?id=179

 

 

 

 

Bonaviri, Giuseppe

 

Datazione

1924-2009

 

Nota informativa

Medico, narratore e poeta. Nato a Mineo (Catania) e morto a Frosinone.

 

Fonti

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· Who s who in Italy: a biographical dictionary containing about 7000 biographies of prominent people in and of Italy and 1400 organizations. 1957/1958- . Milano etc.!, Intercontinental book & publishing, 1958.

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Bonaviri

 

Calogero, Lorenzo

 

Datazione

1910-1961

 

Nota informativa

Poeta, medico

 

Fonti

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· Catalogo cumulativo 1886-1957 del Bollettino delle pubblicazioni italiane (CUBI) ricevute per diritto di stampa dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Nendeln, Kraus, 1968, 41 v. (Rist. anast. dell ed: Roma, 1958)

· Catalogo in linea della British Library: http://blpc.bl.uk/

 

Casadei, Franco

 

Datazione

1946-

 

Nota informativa

Medico, impegnato nel sociale, ha pubblicato una raccolta di poesie. Nato a Bertinoro (FC).

 

Altre fonti

· www.club.it/autori/poeti.scrittori.htm

 

Regole di catalogazione

RICA

 

De Gironcoli, Franco

 

Datazione

1892-1979

 

Nota informativa

Urologo, poeta friulano scoperto da Pasolini. Nato a Gorizia e morto a Vienna.

 

Fonti

· Enciclopedia degli autori italiani,Torino, Penna d'Autore, 2003

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· www.telealtobut.it/Ladins/ Ladins_dicembre/Ladins_dicembre.htm

 

Ercolani, Marco

 

Datazione

1954-

 

Nota informativa

Psichiatra, poeta, narratore, saggista e pubblicista, lavora sui temi della follia e della visione scrivendo prose fantastiche e vite immaginarie. Nato a Genova.

 

Fonti

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://www.emt.it/broca/broca77/biobib.html

· http://poetidellaciminiera.splinder.com/archive/2005-03.

 

Ferigo, Giorgio

 

Datazione

1948-2007

 

Nota informativa

Medico del lavoro, igienista di sanità pubblica, scrittore, poeta, studioso e conoscitore della storia e della cultura del Friuli Venezia Giulia. Nato a Comeglians (UD), morto a Tolmezzo (UD) il 6/11/2007.

 

Fonti

· Catalogo in linea della Bibliothhque Nationale de France: http://catalogue.bnf.fr

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Gerbino, Aldo

 

Datazione

1947-

 

Nota informativa

Poeta e saggista, cultore di Antropologia culturale, medico e docente universitario, si occupa di critica d’arte e letteraria. Nato a Milano.

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

· Dizionario autori italiani contemporanei. Milano, Guido Miano, 1991

· World biographical Index. Internet-edition. K. G. Saur Eletronic Publishing Munchen: www.saur-wbi.de

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

 

Altre fonti

· http://www.rivistaprometheus.it/rivista/aldogerbino.htm

· http://217.220.61.108/Servizi/script/rsmedici2.asp.

 

Giudici, Giovanni

 

Datazione

1924-2011

 

Nota informativa

Poeta, saggista, traduttore. Nato a Le Grazie (SP).

 

Fonti

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· Dizionario autori italiani contemporanei. Milano, Guido Miano, 1991

· IBN: Index bio-bibliographicus notorum hominum edidit Jean-Pierre Lobies ; poi! ediderunt Otto et Wolfram Zeller. Osnabruck, Biblio Verlag . poi! F. Dietrich, 1972-

· Who s who in Italy: a biographical dictionary containing about 7000 biographies of prominent people in and of Italy and 1400 organizations. 1957/1958- . Milano etc.!, Intercontinental book & publishing, 1958.

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Lucrezi, Eugenio

 

Datazione

1952-

 

Nota informativa

Poeta e narratore, musicista, medico. Nato a Salerno.

 

Altre fonti

· http://www.edizioniriccardi.com/Lucrezi.htm

 

Meneghel, Gino

 

Datazione

1909-1979

 

Nota informativa

Medico condotto a Cesiomaggiore e primario dell'Ospedale Psichiatrico di Feltre, fu scrittore e poeta, partigiano. Nato a San Stino di Livenza e morto a Padova.

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· Note biografiche documentate ricevute via email da Renato Vecchiato, 02.05.2014

 

Meneghetti, Egidio

 

Forme varianti

· Foresta, Antenore

 

Datazione

1892-1961

 

Nota informativa

Farmacologo, docente universitario, partigiano, poeta. Nato a Verona e morto a Padova.

 

Fonti

· Catalogo in linea della Bibliothhque Nationale de France: http://catalogue.bnf.fr

· World biographical Index. Internet-edition. K. G. Saur Eletronic Publishing Munchen: www.saur-wbi.de

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://www.anpi.it/uomini/meneghetti_egidio.htm

 

Nigro, Nevio

 

Datazione

1930-

 

Nota informativa

Medico e professore universitario ordinario di Clinica pediatrica, poeta, collaboratore di riviste ed antologie poetiche. Nato a Tripoli (Libia).

 

Fonti

· World biographical Index. Internet-edition. K. G. Saur Eletronic Publishing Munchen: www.saur-wbi.de

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://www.genesi.org/catalogo_scrittori~id_autore~279.htm

· http://www.club.it/autori/nevio.nigro/indice-i.html

· http://217.220.61.108/Servizi/script/rsmedici2.asp..

 

Risi, Nelo

 

Datazione

1920-2015

 

Nota informativa

Poeta, regista, giornalista, traduttore, fratello del regista Dino. Nato a Milano e morto a Roma.

 

Fonti

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· Visto sito 18/09/2015: https://it.wikipedia.org/wiki/Nelo_Risi

· http://www.treccani.it/enciclopedia/nelo-risi/.

 

Ruffato, Cesare

 

Datazione

1924-

 

Nota informativa

Medico, docente universitario di radiologia e radiobiologia, poeta. Nato a Padova.

 

Fonti

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· World biographical Index. Internet-edition. K. G. Saur Eletronic Publishing Munchen: www.saur-wbi.de

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

 

Salvia, Beppe

 

Datazione

1954-1985

 

Nota informativa

Poeta, redattore di riviste letterarie. Nato a Potenza, morto a Roma.

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· http://www.fondazionebianciardi.it/pagine/dizionario

 

Scartaghiande, Gino

 

Datazione

1951-

 

Nota informativa

Poeta, collaboratore di periodici, attore. Nato a Cava de' Tirreni (SA).

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Catalogo in linea delle biblioteche dell Universit` di Harvard: http://hollisweb.harvard.edu/

 

Altre fonti

· http://www.gabriellasica.com/corpo-i-poeti.htm

· http://cinema.it.msn.com/film/scheda-film.aspx?idfilm=34950.

 

Soldini, Maurizio

 

 

Datazione

1959-

 

Nota informativa

Medico, filosofo e poeta. Docente di bioetica all'Università La Sapienza di Roma. Nato a Roma.

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· Contattato l'autore in data 3/2/2011

· http://www.uprait.org/index.php?option=com_content&view=article&id=437%3Aprof-maurizio-soldini-md-ph-d-curriculum-vitae-&catid=275%3Amaurizio-soldini&Itemid=82&lang=it.

 

 

Spagnuolo, Antonio

 

Datazione

1931-

 

Nota informativa

Poeta e saggista, nato a Napoli.

 

Fonti

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Altre fonti

· www.antiarte.it/antiarte/antonio_spagnuolo.htm

· http://www.edizioniriccardi.com/Spagnuolo.htm.

 

Spallicci, Aldo

 

Forme varianti

· Spaldo

 

Datazione

1886-1973

 

Nota informativa

Medico pediatra, poeta e letterato, politico. Fu docente di chimica pediatrica e di storia della medicina. Direttore di "Fede e avvenire". Deputato all'Assemblea Costituente, venne poi eletto senatore. Nato a Bertinoro (FO) e morto a Premilcuore (FO).

 

Fonti

· Asor Rosa, Alberto, Dizionario della letteratura italiana del Novecento. Torino, Einaudi, 1992

· World biographical Index. Internet-edition. K. G. Saur Eletronic Publishing Munchen: www.saur-wbi.de

· Dizionario enciclopedico italiano. Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1955-

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

Tobino, Mario

 

Datazione

1910-1991

 

Nota informativa

Medico psichiatra, narratore e poeta. Nato a Viareggio (LU) e morto ad Agrigento.

 

Fonti

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

 

Tumiati, Corrado

 

Datazione

1885-1966

 

Nota informativa

Psichiatra e scrittore. Nato a Ferrara e morto a Firenze.

 

Fonti

· Archivio biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo. Munchen etc., K.G. Saur, 1987-1996. (MICROFICHES)

· Catalogo in linea della Library of Congress http://catalog.loc.gov

· Bibliografia nazionale italiana: nuova serie del bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. A. 1, n. 1 (gen. 1958)- Firenze, Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1958- (CDROM

 

 

I dati biografici sono stati presi dalle Schede d'autorità presenti in OPAC - Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale

*

- Letteratura

Pier Paolo Pasolini nel 40’ anniversario della morte

PIER PAOLO PASOLINI

 

Avevo sedici anni. Erano le vacanze dei morti. Mi trovavo con la mia famiglia in Toscana, a casa di mia zia. Un casale preso in affitto tutto l'anno, dove zia Mimma, la sorella di mia madre, andava a soggiornare tutti i fine settimana e tutte le feste comandate, spostandosi dalla sua casa di Livorno. Era una casa enorme nella campagna tra Vada e Rosignano. E così poteva ospitare spesso i parenti, che venivano da Roma. Una volta uno, una volta l'altro.
Era vacanza, era festa, come dicevo, anche se era una festa un po' strana, il ponte dei morti. Facevo il V ginnasio. Quella volta venne con noi anche la famiglia di un'altra sorella di mia madre. E fu ospitato anche un mio caro amico, Massimo.
Partimmo da Roma il giorno di Ognissanti o il giorno precedente da Montesacro e arrivammo in campagna dopo un lungo viaggio in macchina sull'Aurelia. Erano per me i primi viaggi.
Il giorno dei morti, appena svegliato, appresi dalla radio o dalla televisione, non ricordo bene, che vicino a Ostia, durante la notte, era stato assassinato Pier Paolo Pasolini.
Quella giornata la ricordo per un senso di sconcerto e di sconforto.
Col mio amico andammo a confonderci con la bruma grigia e fredda di quella mattina autunnale dei morti passeggiando in un paesaggio così diverso dalla nostra periferia. Quella periferia che aveva cantato Pasolini. Ci sentivamo tristi e spaesati.

 

"E, come allora, scompaiono cantando".

 

A distanza di quaranta anni, con la stessa tristezza di allora, ma con in più la rabbia accumulatasi col tempo, voglio ricordare Pier Paolo Pasolini con i suoi versi.

 

Maurizio Soldini

 

IL PIANTO DELLA SCAVATRICE

I

Solo l'amare, solo il conoscere
conta, non l'aver amato,
non l'aver conosciuto. Dà angoscia

 

il vivere di un consumato
amore. L'anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato

 

della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,

 

scheggia ancora di mille vite,
disamore, mistero, e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche

 

le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione d'esistere.
Annoiato, stanco, rincaso, per neri

 

piazzali di mercati, tristi
strade intorno al porto fluviale,
tra le baracche e i magazzini misti

 

agli ultimi prati. Lì mortale
è il silenzio: ma giù, a viale Marconi,
alla stazione di Trastevere, appare

 

ancora dolce la sera. Ai loro rioni,
alle loro borgate, tornano su motori
leggeri - in tuta o coi calzoni

 

di lavoro, ma spinti da un festivo ardore
i giovani, coi compagni sui sellini,
ridenti, sporchi. Gli ultimi avventori

 

chiacchierano in piedi con voci
alte nella notte, qua e là, ai tavolini
dei locali ancora lucenti e semivuoti.

 

Stupenda e misera città,
che m'hai insegnato ciò che allegri e feroci
gli uomini imparano bambini,

 

le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa

 

delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato

 

con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d'estate;

 

a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire

 

che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono

 

fratelli proprio nell'avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi

 

vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare

 

esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo.

 

Una luna morente nel silenzio,
che di lei vive, sbianca tra violenti
ardori, che miseramente sulla terra

 

muta di vita, coi bei viali, le vecchie
viuzze, senza dar luce abbagliano
e, in tutto il mondo, le riflette

 

lassù, un po' di calda nuvolaglia.
È la notte più bella dell'estate.
Trastevere, in un odore di paglia

 

di vecchie stalle, di svuotate
osterie, non dorme ancora.
Gli angoli bui, le pareti placide

 

risuonano d'incantati rumori.
Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
- sotto festoni di luci ormai sole -

 

verso i loro vicoli, che intasano
buio e immondizia, con quel passo blando
da cui più l'anima era invasa

 

quando veramente amavo, quando
veramente volevo capire.
E, come allora, scompaiono cantando.

 

da Le ceneri di Gramsci, Garzanti, 2010, pagg. 70-73

*

- Letteratura

Claudio Baglioni si appresta ad entrare nel novero dei poeti

CLAUDIO BAGLIONI SI APPRESTA AD ENTRARE NEL NOVERO DEI POETI (LAUREATI)

 

A fine luglio di quest’anno sono incappato sul Blog di Claudio Baglioni dove ho trovato dei versi scritti dal cantautore romano

 http://www.doremifasol.org/news/2015/07/30/nota-di-claudio-baglioni-del-29072015/

 

Il mare dovrebbe educare al silenzio.
Ha suoni meravigliosi e sensibili.
Soffi tenui e sfumature così sinuose.
Scrosci potenti e rapidi scatti.
Scoppi improvvisi e laceranti sirene.
Mille voci stupende
che non puoi che ascoltare
restando a bocca aperta
e senza parole da dire.
Si potrebbe vietare perciò di parlare,
di alzare troppo i toni e il volume,
di fare rumore.
Proibire il chiasso e il casino.
Magari non a tutte le ore.
Ma almeno all’alba e al tramonto.
Quando raccogli il cuore
come una conchiglia spiaggiata
e ti raccogli anche tu
mentre senti, muto e rapito
chissà dove e per dove,
la musica più vera del mondo.

 

A quel punto, apprezzando il cantautore, nonché anche molti testi, non tutti ma buona parte, ma sempre nell’ambito della musica leggera, e avendo notato come i suoi fans gridassero alla “poesia” che andava elargendo il loro beniamino, mi sono sentito di scrivere un commento a questo testo, tra l’altro riproposto anche su Facebook, dove dicevo tra l’altro:

 

A Claudio Baglioni

Caro Claudio,

 ti apprezzo molto come musicista e anche come cantautore. Ma la poesia è qualcosa di diverso. Forse tu dirai che questa è solo una nota. Come negli ultimi tempi ne stai scrivendo molte. Ma il fatto di averla scritta in versi può ingenerare qualche confusione in chi ti legge. Tanto è che molti commentano con: ”poeta!”.

La poesia è veramente qualcosa di diverso. E tu lo sai sicuramente.

 E allora, non confondere le acque e di’ a tutti noi che questa non è poesia, perché la poesia sta altrove.

 La poesia, qualcuno dirà, che cosa è la poesia? Sicuramente la poesia può essere declinata in molti modi, ma certamente non con quel tipo di scrittura. E ora su due piedi mi verrebbe da dire che la poesia è quel momento in cui la parola è travolta dallo stupore di un istante in cui il significante è scavalcato dall’allusione del significato, come quei “pontili deserti che scavalcano le ondate” che tu hai ripreso e attualizzato molto bene in musica da uno dei maggiori poeti del Novecento: Mario Luzi.

 Un caro saluto montesacrino, anzi scritto proprio vicino alla tua via Suvereto.

 Maurizio Soldini

 

Evidentemente il caro Claudio Baglioni, ma soprattutto il suo staff, si è ben guardato dal prendere in considerazione la mia nota ai suoi “versi” e proprio oggi trovo scritto che il 5 novembre 2015 uscirà un libro di poesie, probabilmente intitolato “Inter nos”, edito nientemeno che da Bompiani.

 

Ecco la fonte:

 http://www.doremifasol.org/news/2015/10/19/claudio-baglioni-dalla-musica-alle-parole/

 

Claudio Baglioni – dalla musica alle parole

Articolo di Flavia Tartaglia

 

http://www.artementenotizie.it/claudio-baglioni-dalla-musica-alle-parole-da-capitani-coraggiosi-ad-inter-nos/

 

L’autrice dell’articolo scrive: “Si tratta di una raccolta di tutti gli ‘status’ pubblicati dall’artista sul suo social network da cinque anni a questa parte. Cinque anni di post, con i quali Baglioni comunica la sua visione elegante e profonda delle cose e dunque risultano ‘status poetici’, sia per la genialità di cui sono frutto sia visivamente in quanto scritti come fossero dei versi, condivisi con il popolo dei social, che, proprio come le sue canzoni, offrono tutti i modi per rispecchiarsi e far riflettere sul mondo di ‘fuori’ e sul mondo di ‘dentro’. Perché quella di Baglioni da sempre è una ‘voce interiore’, sebbene sia esternata attraverso mezzi di comunicazione come la musica o, in questo caso, semplicemente le parole”.

Insomma Claudio Baglioni ha scritto comunque un libro di poesie dacché “comunica la sua visione elegante e profonda delle cose e dunque risultano ‘status poetici’, sia per la genialità di cui sono frutto sia visivamente in quanto scritti come fossero dei versi”.

Altro cantante – poeta. Altra operazione editorial-commerciale fatta da una casa editrice di tutto rispetto in un momento in cui si parla tanto di crisi della poesia e di grandi editori che hanno deciso di chiudere alla poesia e ai poeti, alla poesia vera e ai poeti veri.

Lascio a chi legge le considerazioni del caso che sono facili ad appalesarsi.

*

- Letteratura

Bertoni: processo etico alla poesia del Novecento

Se è vero che l’Ottocento può ritenersi il secolo di “prosa”, come affermò Gianfranco Contini nella sua Letteratura italiana, e se il Novecento può essere definito come un’epoca dove in qualche modo la poesia ha dato il meglio di sé, - si pensi ai tre Nobel per la poesia, Carducci, Quasimodo e Montale -, nonostante la crisi apertasi al suo interno, che avrebbe portato ad una costante e progressiva disaffezione dei lettori (altro discorso è per la pletora di chi scrive in versi), il XXI secolo potrebbe essere definito come il secolo nel quale la poesia tende alla prosa. Ovvero alla prosa poetica, come aveva intravisto già dal 1989 Vincenzo Mengaldo. In qualche modo è questa la tesi sposata anche da Alberto Bertoni nel suo piacevolissimo e utilissimo excursus su La poesia contemporanea uscito da poco per il Mulino. Il lavoro di Bertoni è una panoramica fatta attraverso una lettura coinvolgente dei passaggi più salienti della poesia del nostro tempo, mettendo sotto la specie della critica alcuni dei poeti più rappresentativi della contemporaneità, con l’intento di consegnare ai lettori di poesia e soprattutto agli autori di poesia, ma con un linguaggio appetibile anche per i non addetti ai lavori, un qualche canone di partenza per poter ritornare alla poesia con una consapevolezza, che in qualche modo si è persa nel metodo fai da te. Lo scopo di Bertoni è difatti quello di tentare non una storia della letteratura, che non potrebbe essere, come è, incompleta, dal momento che in questo libro non vengono passati in rassegna molti altri nomi autorevoli della poesia contemporanea, ma di aspirare ad una “realtà processuale” di alcuni spaccati di vita letteraria, dalla quale emerga come oggi la poesia non possa essere legata ai solipsismi, avendo invece la necessità di avere un qualche canone, un qualche valore di congiungimenti e tramandi, che in una liaison di presente e passato possano creare un futuro per la poesia e per i poeti. Un futuro fatto di relazione, di partecipazione, di comunità, di vita e quindi anche di scrittura, ai fini di una condivisione che non può non essere umana. Ingredienti tutti che Alberto Bertoni ha ben passato in rassegna nell’analisi capillare, per quanto sintetica, di tutti gli autori messi al vaglio, ad esempio dei quali ricordo uno dei favoriti di Bertoni, e anche mio, Giovanni Giudici, che con la sua vita in versi ha cercato di parlare del mondo della vita degli uomini con un piglio non solo estetico ma soprattutto etico, come fece anche Leopardi, che nella Ginestra “ci invita a credere ad una storia fatta di partecipazioni umane e di resistenze singole affondate nella coscienza del proprio esistere”. Un mondo di relazione, di partecipazione esistenziale e comunitaria nel mondo della vita, soprattutto nel momento storico attuale, in cui imperano individualismi e relativismi, lascia ancora una volta pensare quanto sia importante una poesia che sia anche, se non soprattutto, personalista.

 

 

Alberto Bertoni, La poesia contemporanea, il Mulino, 2012, € 14,00

 

 

AVVENIRE, 18 settembre 2012 

*

- Letteratura

Solo la poesia sa cantare ogni cosa

SOLO LA POESIA SA CANTARE OGNI COSA

MAURIZIO SOLDINI

 

Nella nostra società non solo la poesia non vende, come abbiamo sentito più volte in questi ultimi tempi, e gli editori non la pubblicano più, ma certamente i poeti non godono di quella notorietà e stima che invece è riservata a calciatori, cantanti e in genere a tutti i personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo, del cinema e della televisione. Anzi essere poeta oggi potrebbe significare essere additato dalla maggior parte delle persone come un alieno, una mosca bianca, ovvero fuori dal coro e dal mondo, per il fatto che non si è concreti, pragmatici, utilitaristi, razionali, nel senso che si devia per qualche verso dalla mentalità tecno-scientifica e da un fare che dovrebbe condurre al prestigio sociale e al benessere economico. È risaputo, infatti, dai tempi antichi che carmina non dant panem, la poesia non solo non arricchisce, ma non dà da mangiare. Per fortuna non tutti la pensano così, e del tutto recentemente si è levata una voce più che autorevole a favore della poesia e dei poeti. La voce è quella di papa Francesco, risaputo estimatore della letteratura e della poesia, che tra l’altro ha intrattenuto nel passato rapporti con poeti della levatura di Borges. Difatti, nella lettera enciclica Laudato si’il papa sostiene, tra le altre cose, che le soluzioni alla complessa crisi ecologica non possono venire soltanto dalle scienze empiriche e dal pensiero tecno-scientifico e dal suo metodo positivo. I rimedi possono arrivare anche da altre dimensioni.

Tra queste cita la poesia, che compare ben tre volte nel testo dell’enciclica, che è in grado di interpretare e trasformare la realtà in conformità alla ricchezza delle tradizioni culturali e spirituali dei diversi popoli.

Dice Francesco: «Se si vuole veramente costruire un’ecologia che ci permetta di riparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio». Non si può pretendere che a spiegare la vita sia solo la scienza col suo metodo e col suo linguaggio, ma va dato atto alle capacità di comprensione della vita e dell’esistenza a metodi e linguaggi altri come quello della religione e della poesia. Se così non fosse, infatti, sparirebbero «la sensibilità estetica, la poesia, e persino la capacità della ragione di cogliere il senso e la finalità delle cose». Il linguaggio della letteratura, e in particolare quello della poesia, consente di contemplare il mistero di Dio in tutte le creature, evitando l’idealizzazione assoluta dell’interiorizzazione: Dio non abita solo nella nostra anima, nella nostra interiorità, ma è presente anche nell’esteriorità in tutte le persone e in tutte le cose, là dove ci è concesso incontrarlo e riconoscerlo.

Contemplando persone e cose sappiamo riconoscere il mistero e la grazia di Dio, come diceva san Bonaventura. Difatti «c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero» che nessuno sa fare meglio del poeta col suo linguaggio proprio. Non a caso Francesco cita il mistico del sufismo Ali Al-Khawwas, che diceva: «Non occorre criticare a priori coloro che cercano l’estasi nella musica o nella poesia. C’è un segreto sottile in ognuno dei movimenti e dei suoni di questo mondo. Gli iniziati arrivano a captare quello che dicono il vento che soffia, gli alberi che si flettono, l’acqua che scorre, le mosche che ronzano, le porte che cigolano, il canto degli uccelli, il suono delle corde o dei flauti, il sospiro dei malati, il gemito degli afflitti».

L’atteggiamento estatico e contemplativo dei poeti, allora, non avrà una utilità immediata, ma ha la finalità nobile di comprendere la realtà esteriore e interiore attraverso il linguaggio, che modula e trasforma il modo di pensare nella casa comune per la salvaguardia di tutto e di tutti. È per questo che non bisogna criticare i poeti. Ed è per questo che la poesia va letta e apprezzata.

 

AVVENIRE, 9 luglio 2015

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Nell’enciclica “Laudato si’” papa Francesco mostra l’insufficienza del pensiero tecnico e scientifico. E cita proprio la poesia

 

 

*

- Poesia

Dall’Aglio e i colori dipinti dalla poesia

Recensione

AVVENIRE 6.1.2015

 

Dall'Aglio e i colori dipinti dalla poesia
Maurizio Soldini


"Ma forse ci fu un giorno/ che il cortile/ gridò di bianco/ come un filare steso di lenzuola./ Allora il sole/ non fece che nascondersi,/ sfumò nel suo contorno di parola". La voce che grida i colori delle cose a ritroso nel tempo verso le radici dell’infanzia è la costante di questa raccolta di versi. “Sentiva la sua voce ed il richiamo/ di altre voci acute, conosciute/ nel plastico del tempo che tornava/ a remare a ritroso come un gambero”. Il flatus vocis è quello della coscienza, che si fa parola e giù di lì poesia. In un turbine di colori e altri colori che la voce preleva dalla tavolozza della poesia e li dona alle cose. Voce che grida il candore della giovinezza e allora come ora il chiarore del sole, che si nasconde sfumando nel contorno della parola poetica, che salva così, a sua volta, quella stessa voce, che ancora chiama per nome le cose riposte nella memoria. Quello che spazza via tutto è il tempo, nel quale tutto si estingue. "E ora si espandono le notti/ sarà solo un ritegno di giornate/ fiacche/ che nella luce d'alba che le smuove/ s'infrangono. Scogli./ Allora dormi/ e t'incatena il letto/ la cenere compatta del lenzuolo/ e il brusio del tuo fiato, un soffio/ che comprime la tua voce./ È il tempo/ nel tempo/ del tempo". La voce, per quanto anche brusio, si muove dalle cose stesse, da quelle cose che a dispetto del tempo rimangono e stazionano in una dimensione fenomenologica, che, unica, riesce a fare oltrepassare l'aporia del tempo, dando fiato alla coscienza in un gioco tra soggetto e oggetto, nel quale la poesia con la sua voce, soltanto, riesce a far recuperare i sentimenti, che vivono così all’unisono e nel soggetto e nelle cose. Ma il soggetto per forza di cose viene meno fluendo nel tempo fino ad arrestarsi. Mentre gli oggetti restano. Come resta la poesia che, imperterrita, continuerà a gridare i colori. Il poeta va a ritroso e recupera così colori e senso dei colori. E con quei colori ridisegna una serie di quadri dell'anima con una liricità impressionistica, che  scuote l'infanzia dal torpore, rivitalizzandola con nuova linfa in un “sempre”, che limita il tempo nel quale "il cuore si contamina con le cose". Colori e altri colori parte dalle cose per approdare al senso della vita giocata nel ritorno ai luoghi dell'infanzia nell'humus di una tradizione, in cui si presentifica quella simplicitas del vivere genuino e di un poetare quasi francescano, che è anche tesa al recupero di quella sacralità dei vissuti nel solco della  poesia contemporanea, che per quanto tendente al minimalismo degli oggetti, e di quelli più umili, è stata codificata e canonizzata da maestri come Bertolucci, Luzi, il Montale degli "Ossi", nonché Pascoli e Carducci, come in "Tedio invernale" con quell'attacco "Ma ci fu dunque un giorno/ su questa terra il sole...", richiamato proprio nei versi di Dall'Aglio con cui inizia questa nota, che vuole elogiare il dettato poetico di Dall’Aglio per la sua abilità nello stare in sella sia alla migliore tradizione poetica sia alla migliore contemporaneità e per il messaggio dato con i suoi versi: dal nero della desolazione, della notte e del nulla si può uscire, per approdare alla gioia propria della luce e dei colori dell’essere.

 

Fabrizio Dall'Aglio, Colori e altri colori, Passigli Editori, 2014, € 12,50

Leggi l'articolo su l'Avvenire

 

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- Letteratura

La partita di Cerami, la poesia contro l’oblio

LA PARTITA DI CERAMI, LA POESIA CONTRO L'OBLIO DELLA STORIA

Recensione di Maurizio Soldini

a Vincenzo Cerami, Alla luce del sole, Mondadori, Lo Specchio, 2013, € 16,00

pubblicata sul quotidiano AVVENIRE il 1 novembre 2013

 

La metafora della partita della vita è tutta giocata dentro Alla luce del sole e, nonostante la consapevolezza di essere in zona Cesarini, vi è uno sforzo di vitalità e di soprassalto energetico a profondere tutto l’agonismo per cercare di vincere la partita nel nome della bellezza, della poesia, nonostante i frequenti ritorni della fiamma del nulla. L’agonismo di Vincenzo Cerami è lo stesso di quello di ginnasti, acrobati, artisti, cantati in questa estrema raccolta nella terza sezione intitolata Salti mortali, nella quale si intessono in poesia le gesta di funamboli virtuosi, che si destreggiano abilmente nei loro esercizi e sono campioni come Faillo di Crotone, vincitore dei Giochi Pitici. Il poeta è come l’atleta, ecco il sillogismo, che artisticamente cerca l’equilibrio tra gli estremi, brandeggia in un cosmo che è bellezza (ma anche bruttezza) dove Arduo gioco di equilibrio/ è la plastica beltà. Questa è la poetica dichiarata di Cerami, che correla il poeta al ginnasta. All’equilibrista. Equilibrio di forme, ma anche equilibrio di sostanza. E la sostanza sta tutta nel cercare di armonizzare passato e presente, storia particolare-personale e storia in assoluto-universale, memoria e oblio, gioie e dolori, e infine se non soprattutto vita e morte.  Nella prima sezione, Distanze, si accenna di già all’esistenza come tabula lusoria e con mestizia si prende atto che In questo ludus di mercenari/ al soldo del fato/ vince l’ignoto verso cui, giocando,/ si muove il mondo. Mondo nel quale si rischia la marmorizzazione, si rischia di diventare con la morte statue come quelle dei busti degli antichi romani, che popolano la città del poeta. Statue il cui marmo non ha da che essere lucidato e ripulito da qualche manutentore per essere tenuto in vita a ricordare la morte. Marmo che non può non rimandare al suo doppio della pietra tombale. Era meglio un mondo di nulla/ senza sacerdoti e senza cani,/ senza i delitti della felicità, è il grido disperato del poeta che sente avvicinarsi la morte, che rende vano tutto e che fa addirittura assimilare la felicità ad una rea che compie delitti, dal momento che illude. E meglio allora sarebbe stato il niente piuttosto che l’essere, in un recupero pieno del pessimismo cosmico leopardiano. Ma vi è il soprassalto agonistico di chi vuole comunque sfidare la morte: … batto le mani contro il muro/ perché non voglio più morire. Nonostante ritorni spesso, come in Rondò, un nichilismo di fondo proprio di quell’essere per la morte non so quanto mediato da Heidegger o da Leopardi: Tutti siamo nati per morire/ e si comincia a morire / quando si è nati. Ma il poeta riesce, lottando, a trascendere la morte, in qualche modo a farsene un onere per onorare in qualche modo la vita, mi sia consentito, anche a futura memoria, per quanto senza nessuna retorica e con uno stile affabulatorio e antilirico, che comunque sia in questa raccolta raggiunge vette di alto lirismo quando subentrano affetti e passioni, come nella sezione Padri. Ma nell’affabulatore di mestiere, che è Cerami, fromboliere pronto per giocare anch’io la mia partita/…/ con lettere mie e un mio segreto// sapere cosa dire e cosa fare, e per fare il suo goal, vi sono i Congedi, la penultima sezione della silloge, in cui si gioca tutta l’ironia a pedale basso, immersa nel mondo di una realtà sfacciatamente istrionica o di un accorato ultimo grido al proprio Paese, in Italia mia,poemetto finale,per denunciare con fremito civile, che si sta facendo sempre più tabula rasa la storia del nostro Paese, dove il gioco si fa sempre più difficile e non ha nulla da insegnare l’eroe di pietra/ a cavallo, in mezzo ai giardinetti. Il lascito testamentario è chiaro: abbiamo bisogno della parola viva dei poeti, viva come la bellezza dell’agone degli atleti, e non dei busti di marmo dei trapassati, per esorcizzare la morte.

 

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- Poesia

La nostra poesia

LA NOSTRA POESIA E L'ARCHIVIO PER CHI LA AMA E LA SCRIVE
 
Recensione

di Maurizio Soldini

AVVENIRE 

3 APRILE 2013

Con questo monumentale archivio della poesia italiana contemporanea arriva un monito forte al risveglio della coscienza poetica nazionale. L’esortazione viene, manco a farlo apposta, da Napoli, la città dove nel secolo scorso Benedetto Croce esercitò il suo magistero filosofico e letterario condizionando con la sua estetica buona parte del canone e della critica del Novecento. L'evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell'ultimo ventennio è un vero e proprio thesaurus di circa ottocento pagine curato dai critici – nonché poeti in proprio - Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo e raccoglie le biobibliografie di più di 200 poeti che hanno operato dal 1990 al 2012 e ne fornisce un assaggio dei loro stilemi. Ecco perché questa bella opera può essere chiamata a tutti gli effetti, al di là del pudore dei curatori e dell’editore, che non hanno voluto azzardare, per ristare nel politically correct, una vera e propria “Antologia di poesia contemporanea”, dove il lettore può avere la possibilità di fare una bella e ariosa camminata nel vasto parco delle più disparate forme poetiche, onde poter cogliere tratti di colore, sfumature di senso e quant’altro potrà contribuire a formare quel flori-legio canonico di una poesia, che mai come oggi ha la necessità da una parte di rinnovarsi, dall’altra di non tradire un canone, che si è formato nel tempo e che non può non essere rimodulato in un canovaccio, in cui passato presente e futuro si embricano indissolubilmente, dando forma al logos della poesia. Se di logos si tratta, significa che la poesia può e deve essere conosciuta, e per essere conosciuta deve essere letta. Ecco perché questo strumento antologico appena uscito nelle librerie si propone come formidabile attrezzo ermeneutico nel tentativo di dare consapevolezza poetica a tutti gli appassionati lettori (che in verità sono pochi), ma soprattutto a tutti coloro che amano scrivere la poesia. Non da ultimo vanno ricordati i giovani, gli studenti delle nostre scuole medie e delle nostre università, ai quali, con il contributo degli insegnanti e dei docenti, urge necessariamente tornare a parlare di poesia. Questo libro, in fondo, è stato pensato e realizzato dai curatori preminentemente per questo scopo. L’augurio, allora, è che questa antologia possa raggiungere l’intento di vedere nuovamente ridestato in tutti, ma prima di tutto nei giovani l’interesse per la poesia a trecentosessanta gradi e soprattutto per una poesia attuale e viva vissuta nella concretezza della nostra difficile realtà sociale ed esistenziale. Le voci dei poeti qui chiamati a raccolta ci invitano proprio a questa dimensione, attraverso la plurivocità di forma e sostanza, che caratterizza la loro singolarità o appartenenza di scuola, dal minimalismo all’esistenzialismo, alla poesia civile, dal materialismo naturalistico al misticismo spiritualistico, dalla lirica all’antilirica, dal classicismo al modernismo e al post-modernismo, e così via, e comunque in deroga all’idealismo del principio crociano di poesia-non poesia, perché la parola poetica non sia soltanto qualcosa di pneumatico, ma con essa ci si possa sporcare le mani insieme all’anima e al corpo.

L'evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell'ultimo ventennio (1990-2012),  a cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo, Kairòs Edizioni, 784 pagine, 2013,   € 20,00

 

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Piccoli da rivalutare

PICCOLI DA RIVALUTARE: UN POETA NELLA PARTE OSCURA DELL'OMBRA 

Recensione di Maurizio Soldini a
Giuseppe Piccoli, Fratello poeta, Collana I Giardini della Minerva, a cura di Maurizio Cucchi, LietoColle, 2012, € 13,00
 
AVVENIRE 30 gennaio 2013
 
Il poeta Giuseppe Piccoli (1949 1987) ha affidato per intero la sua vita alla poesia, vi si è immolato, non reggendo al travaglio dello scalpitio esistenziale, che lo ha angosciato, che lo ha fatto decidere alla fine per “il colore dell ombra” (“Verrà il colore dell ombra/ a darci pace e giustizia d’anima”). La vita del poeta, di quest’uomo, è afflitta dal male di vivere giocato esistenzialmente, tra il tempo che passa e le crisi di identità speculari, nel non riconoscersi, cupo e infiacchito, al limite di un’afasia, che imperversa nell’erranza di un uomo schiacciato dalla solitudine, dalla noia, da quel male di vivere, che alla fine non riesce a trovare la svolta, perché piagato mortalmente dalla malattia della disperazione. Senza speranza non c’è via d ’uscita. E l assenza di speranza, che si annida solo per qualche attimo nella poesia, nella donna amata, così come nella ragione filosofica o nella fede religiosa, non trovando, al di là delle fugaci immagini date, una qualche figura sostanziale, che sostenga nella vita reale la ricapitolazione del passato nel presente e in un futuro che sia anche metafisico, fa sì che l’essere si inacerbisce,  l’esserci si fiacca e la persona del poeta si ammala mortalmente. L’incipit era comunque promettente, dal momento che le immagini della poesia, le immagini dell ’infanzia, le immagini della donna rilucevano come barlumi di speranza nell’anima del poeta e s’incarnavano nella parola poetica. Ma nonostante la poesia di Piccoli fosse attraversata, come l’anima e il corpo del poeta, come la sua persona, “dall’energia insolita, dalle improvvise accensioni e lacerazioni intense che rivela(va)no una personalit poetica di prim’ordine”, - come dice Maurizio Cucchi, che ha curato la silloge insieme a Maria Piccoli - in fieri, col passare del tempo, c’è un’effrazione tutta giocata sul piano esistenziale, che porterà la poesia stessa ad essere e a rappresentare per il poeta un fallimento, inteso come un’incapacità di dare fede e speranza d’essere all’esserci. E il poeta a quel punto non più in grado di sopportare quanto pensa di sapere ( Ora tutto è saputo e io m’adombro”) e cos non sa aspettare neanche la sera, ma la anticipa, convinto che la luce del mattino corrisponda alla conclusione dell ’erranza giocata nell ’afasia totale proprio di un exitus festeggiato, in fine, dagli angeli. Convinto di aver concluso la sua missione di poeta-angelo, animale metafisico, ariete smarrito nei cieli, che in qualche modo avrebbe svelato il nulla o l’inconsistenza dell’essere e dell’esserci, piagato dall’assenza di speranza e di amore cos come di aver concluso l’erranza nel mondo (L’ariete smarrito nei cieli/ dove ha perso il suo fuoco?/ Di me resta quel poco/ per fissarti, quel fioco lume/ per ancora amarti o croce/ e dire nella voce/ e nella luce/ l’esaltato mio cuore di persona/ che si consuma e spezza/ quanto l’angoscia del mondo/ che in te naufraga/ senza la pietà d ’una carezza”). La poesia di Piccoli, protagonista spesso oscurato del secondo Novecento, va sicuramente ripresa e riconsiderata e un plauso va all’editore LietoColle, che ci ha dato la possibilit à di avere questa antologia per poter avere il piacere di cominciare a  ri-auscultare il cuore palpitante di una poesia genuina, che, come ha detto Cucchi, è “destinata a durare”.
 
 

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- Letteratura

Il linguaggio della poesia

Recensione di Maurizio Soldini
a Daniele Barbieri, Il linguaggio della poesia, Bompiani, 2011
pubblicata sulle pagine culturali di Avvenire 27 luglio 2012

La poesia vista sotto la specie del semiologo, che è anche poeta, è la cifra di questo libro, che vuole contribuire al discorso sulla poesia. Una dimensione metapoetica che vuole aiutare a rispondere ad alcune domande su uno dei generi letterari più nobili, mi verrebbe da dire il più nobile, anche se a guardare le vendite dei libri di poesia come corrispettivo dei lettori di questo genere letterario ci potrebbe far dire che la poesia è nobiltà decaduta. Lo sforzo di Daniele Barbieri si spende proprio per una rinascita della poesia dalla debacle. E si interroga su quella che è l’identità e la specificità della poesia, incentrando le sue riflessioni sul linguaggio della poesia. Che non è tanto analogabile alla langue, che rappresenta la parte codificata e più strettamente linguistica della lingua, ma “enfatizza questa componente, locale e idiosincratica, di parole”. Parole che si basa sulla contingenza del momento, sull’uso particolare individuale e personale che specifica la peculiare combinazione delle parole. Per essere più chiari, mentre il linguaggio ordinario è più aderente alla langue, il linguaggio poetico si allontana dalla langue per una quasi coincidenza con la parole. La poesia ha a che fare con la comprensione, con l’emozione e col ritmo. Ma è importante sottolineare come “la fruizione del testo poetico non si esaurisce con la comprensione”. Non è importante soltanto capire, leggendo la poesia, ma è anche un’occasione di immersione con caratteristiche di condivisione di una certa ritualità del qui ma anche dell’oltre. Questo significa che nella poesia ha importanza il ritmo, nella sua dimensione sonora e nella sua dimensione di significato. Motivo per il quale Barbieri si dilunga sulle analogie tra la poesia e la musica, con una disamina sulla metrica, metro e ritmi, che caratterizzano la poesia dalle sue origini fino ad arrivare al verso libero. La dimensione ritmica del suono, come anche la dimensione ritmica semantica (legata alle figure quali la sineddoche, la metafora, la metonimia, etc.), che si snoda in una ritmica comprensione del senso (oltre che del significato), hanno una caratteristica di fondo, che rende tipica e specifica la poesia, che è quella dell’immersività. I ritmi del significato e del significante nel loro prosodico dispiegarsi vibrano dentro chi legge e dentro chi ascolta la parola poetica, e nella loro confluenza determinano l’emozione. Ma se queste sono le caratteristiche della poesia, quali sono le specificità del poeta? O meglio chi è il poeta? Barbieri dice che bisogna distinguere “il poeta da chi scrive poesie”. Innanzitutto vale per il poeta il concetto dell’immersività totale, nel senso che non basta scrivere una poesia ogni tanto, ma si deve avere una consuetudine quasi quotidiana alla scrittura. Come non può essere sufficiente trascrivere le proprie emozioni. La poesia infatti è una creazione di un oggetto comunicativo con sue proprie caratteristiche ad hoc (abbiamo visto sopra) che riesce nella sua autonomia testuale a produrre emozioni nel lettore a prescindere dall’autore. “È un poeta dunque chi scrive poesie ponendosi il problema di come costruirle al meglio, in modo che agiscano con la massima efficacia”. E quali sono allora le regole del poeta? In effetti, il poeta non pensa alle regole quando scrive, ma segue un percorso in cui è totalmente immerso. Se regole ci sono, queste sono in primis la sensibilità (che non basta, e che comunque è difficile poter definire), e quindi un fatto di gusto di stile di assimilazione, formatosi attraverso la pratica e la frequentazione assidua della poesia e dei poeti. Insomma, il poeta, per essere tale, deve essere anche un insaziabile lettore di poesia.

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Un po’ di poesia per far crescere Pil e libertà

Un po' di poesia per far crescere Pil e libertà

Editoriale di Maurizio Soldini
pubblicato su
Avvenire del 28 aprile 2012
 
Dopo aver letto l’intervista a Martha Nussbaum da parte di Davide Gianluca Bianchi su Avvenire del 26 aprile 2012, mi sono chiesto se non fosse il caso di modificare il significato dell’acronimo PIL, sulla base di quello che ha detto la filosofa statunitense, confermando in sintesi quello che è il filo rosso dei suoi studi, basati piuttosto che sulla filosofia teoretica sulla filosofia pratica, con ampio spazio dato alla filosofia aristotelica, e mi sia consentito anche tommasiana, dal momento che le capacità sono il fulcro su cui si basano le sue riflessioni nelle more di ottenere una società buona e giusta formata da persone capaci con stesse ed eque opportunità. Così da trasformare PIL da Prodotto Interno Lordo a Poesia Indice di Libertà. La Nussbaum critica il Prodotto Interno Lordo in quanto è solo un numero che non individua la reale ricchezza e lo sviluppo di un Paese, ma ne mette in evidenza soltanto un dato utile ai burocrati per valutare il peso economico di una nazione. Sarebbe auspicabile, al contrario, che si valorizzasse la persona. E si facesse di tutto per dare opportunità di scelta ad ognuno sulla base dell’approccio delle capacità. Insomma, per la Nussbaum sarebbe il caso di liberarsi dalla dittatura del prodotto interno lordo, come recita il sottotitolo del suo ultimo libro tradotto in italiano per il Mulino, perché, come dimostrabile in molti Paesi, non può essere preso come indice di sviluppo umano. La persona dovrebbe, infatti, essere ri-centrata e messa nella condizione di poter scegliere liberamente e concretamente il proprio destino in ottemperanza ad un livello di pari opportunità uguale per tutti. E non solo teoricamente, sulla base di considerazioni accademiche provenienti da logiche dottrinarie, ma sulla base pratica. Dire pratica significa dire qualcosa che non ha solo rilevanza pragmatica, ma molto di più, nella misura in cui il concetto di pratica abita nelle riflessioni di Tommaso e di Aristotele in modo considerevole ai fini di una teleologia basata sulla filosofia pratica, che vuole il bene di ciascuna persona e dell’intera comunità. Bene della persona a cominciare da quella che è la sua rilevanza non solo fisica, ma anche metafisica. E qui entra in gioco il discorso di quello che le persone sono sulla base della formazione umana e umanistica di cui si sono dotate e di conseguenza hanno dotato la società e il Paese di appartenenza. Le variabili, pertanto, per valutare il grado di sviluppo, non saranno più soltanto di indole economica, ma ci saranno in gioco soprattutto fattori culturali, come il grado di libertà, il grado di istruzione, la religione, la morale, l’arte, la filosofia, la letteratura. In particolare, la letteratura, intesa anche come grado di persone che leggono, che studiano, che scrivono, che creano artisticamente, oltre al fatto che, come dice Nussbaum, possano scegliere per la qualità di vita da loro ritenuta più opportuna, è il fattore più importante per dedurre il grado di sviluppo di un Paese. Insomma, se intendiamo il PIL come Poesia Indice di Libertà, possiamo avere il tasto dello sviluppo umano e umanistico di una nazione. A dire il vero, oggi sembrerebbe che vista la potenzialità di conoscenza e di lettura e di formazione poetica, letteraria tout court, e pertanto umanistica, vista anche la deriva scientifica e scientistica dei nostri istituti di formazione e pedagogica delle nostre scuole e accademie di ogni ordine e grado, il PIL come indice di libertà e sviluppo umano basato sulla poesia è piuttosto basso (davvero basso!). Ma un po’ dappertutto, in tutto il mondo, vale la stessa considerazione.


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L’Almanacco non fa spazio alle voci metapoetiche

L'Almanacco non fa spazio alle voci metapoetiche
di Maurizio Soldini
 
Quale luna accada e ci attenda in poesia in questi anni di notturna trepidazione generale per il nostro futuro, nella fattispecie poetico, possiamo cercare di scovarla nell’Almanacco dello Specchio, tra i più noti libri, e ce ne sono diversi, che fanno il punto sulla poesia e antologizzano poeti. È infatti da poco uscito il numero doppio 2010-2011, curato da Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, che nel 2005 hanno dato nuova vitalità  alla seconda serie di questo lunario poetico, che dagli anni settanta agli anni novanta del ventesimo secolo ha tracciato, seppure tra critiche e dissensi, talora giusti e altre volte meno, il percorso in cui si sarebbero mossi i poeti laureati già affermati e i più giovani con il loro work in progress. La cifra dell’Almanacco sono i testi poetici che quest’anno sono preponderanti rispetto alle precedenti edizioni, dal momento che nella presente edizione non è presente la ricognizione sui libri di poesia usciti nel corso degli anni presi in considerazione. Come dire: piuttosto che parlare sulla poesia si è lasciata parlare la poesia stessa. Questo è sia un pregio che un difetto. Dal momento che se la poesia ha la forte e legittima necessità di far ascoltare la sua voce direttamente dai poeti, e noi tutti abbiamo non solo la necessità ma il piacere di ascoltare le loro voci, ben vengano anche le voci dei critici, perché oggi abbiamo la necessità di ascoltare il discorso meta-poetico, per cercare di individuare i canoni di un tempo come il nostro nel quale c’è da una parte una giungla di scritture – veramente eccessivi i libri di poesia pubblicati rispetto a quelli letti - e dall’altra un relativismo buonista che tarpa le ali alla crescita e alla qualità della poesia medesima. Insomma avremmo preferito che anche nella presente edizione vi fossero le segnalazioni e le recensioni di libri di poesia, che per quanto incomplete, per quanto criticabili, avrebbero in qualche modo, come avveniva negli scorsi anni, mosso le acque di quel circolo ermeneutico che non può non far bene a noi e alla poesia. Apre il volume un saggio molto puntuale di Alberto Bertoni su Giovanni Giudici e la sua opera in versi quale lascito ereditario. Segue un interessante punto su Parise poeta curato da Maurizio Cucchi. Centrale e di non poco conto per questa edizione dell’Almanacco il capitolo dedicato a Lorenzo Calogero, medico e poeta calabrese, nel cinquantenario della morte, i cui versi sono avvolgenti con un linguaggio ricco di metafore e figure retoriche le più svariate, che danno la dimensione di una poesia visionaria e misterica con una musicalità che arpeggia le note di un esistenzialismo tutto nostrano tra paesaggio del corpo e paesaggio dell’anima e da cui oggi i poeti dovrebbero trarre insegnamento. Seguono i testi dei poeti laureati tra i quali Bacchini, Mussapi, Minore, Kemeny, Farabbi. Tra  le voci giovani emerge Carla Saracino. Ci sono poi le sezioni dedicate ai poeti stranieri tra cui vanno segnalati i poeti dell’Accademia di Svezia a cura di Daniela Marcheschi. Chiudono il volume il viaggio in Spagna del poeta Nicola Vitale e l’intervista di Mary Barbara Tolusso a Pier Aldo Rovatti sui rapporti tra poesia e filosofia, che non poteva non cadere su un nome ormai indiscutibile, quale quello di María Zambrano, che ogni poeta dovrebbe conoscere e aver letto. Come pure chiunque ama la poesia non può non leggere questo Almanacco. Perché per dirla con Calogero “… a partire da qui ora si danza,/ ora si sogna”. E l’amore per la poesia avanza.

Almanacco dello Specchio 2010 - 2011, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, Mondadori, 2011, € 16,00

 

[ Articolo pubblicato su Avvenire, 8 dicembre 2011 ]

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Per una poesia personalista

Per una poesia personalista.
A proposito dell'attuale dibattito sulla poesia

di Maurizio Soldini


In questi giorni di calura e di sommovimenti politico-economici, chi avrebbe detto che ci sarebbe stata una querelle letteraria? Mi riferisco al dibattito sulla poesia introdotto dall’articolo di Paolo Di Stefano e seguito dagli interventi di Andrea Cortellessa, Daniela Marcheschi e Alfonso Berardinelli sul Corriere della Sera, a cui hanno fatto per ora seguito Maria Grazia Calandrone sul Manifesto e Guido Oldani sull’Avvenire. C'è stato poi un fuoco di paglia con alcuni interventi molto interessanti a proposito del libro appena uscito di Giorgio Linguaglossa. Poi sembrerebbe sceso il silenzio. Spero che a settembre il dibattito continui. Vorrei spendere ora qualche considerazione sugli interventi di Di Stefano, Marcheschi, Oldani, Cortellessa, Calandrone. Le prime impressioni sul libro di Linguaglossa le ho espresse nella recensione su Avvenire qualche giorno fa. Vorrei dire dire quello che secondo me è l'orizzonte nel quale il poeta dovrebbe trovare il suo ruolo. Di Stefano afferma che “il mondo ignora la poesia” e cerca in qualche modo quelle che potrebbero esserne le cause. Certamente il tema è complesso e come dice Guido Oldani nel suo intervento, bisogna fare in modo che si sposti il dibattito sulle Riviste di settore, perché è necessario affrontare temi come quello del canone e del realismo, che per il poeta di Melegnano è un realismo terminale che non è se non il nuovo canone, per di più coatto. Sono d’accordo con Oldani ad aprire un confronto serrato e serio degli addetti ai lavori sulle Riviste specializzate, là dove lo spazio permette maggiore potenza argomentativa, ma non disdegno che questi temi, anche se sintetizzati a livello divulgativo, finiscano sui quotidiani come sta avvenendo con il dibattito in atto. Di Stefano si pone fondamentalmente il problema di che cosa sia cambiato che spieghi l'isolamento odierno della poesia nei confronti della narrativa rispetto al Novecento, quando Montale, Sereni, Raboni, Sanguineti e altri dettavano dall’interno del mondo editoriale una precisa condotta di canone poetico e nello stesso tempo di gestione delle pubblicazioni di poesia che consentivano a questo genere letterario di avere rispetto, dignità, successo e soprattutto pubblico. Oggi ci sono motivi interni e motivi esterni e contingenti a determinare la salute della poesia. Sicuramente, parlando dei problemi interni, molte patologie della poesia, che qualche tempo fa ho definito poesiosi, poesite e poesiopenia, dipendono da fattori intrinseci al fare poesia come il fatto che di poesia se ne scrive troppa e se ne legge poca, perdendo di vista riferimenti e canoni, al punto tale che per motivi giustappunto patologici il prodotto poesia è poco e povero. “Di tali patologie della letteratura, incapace di prendere le distanze critiche da una realtà strutturata del nostro Paese, si indebolisce la poesia, oramai per happy few” afferma Daniela Marcheschi. Questo non significa che oggi non abbiamo una buona schiera di poeti, come Cucchi, Conte, Mussapi, Rondoni, Maffia, lo stesso Oldani, Maria Pia Quintavalla, Gabriella Sica e tantissimi altri, tanto che concordo con Di Stefano quando afferma che “gli ottimi poeti oggi non mancano, ma hanno pochissimo seguito, a differenza dei tanti narratori mediocri”. I fattori esterni e contingenti non sono da meno a creare problemi: le politiche editoriali, soprattutto delle maggiori case editrici, che oggi privilegiano quasi esclusivamente la narrativa; i librai, - per lo più, ma ci sono le eccezioni, - che se va bene, riservano alla poesia un piccolo cantuccio; la visibilità mediatica e la creazione del personaggio-poeta, come Alda Merini, e pertanto il ruolo dei mass-media e soprattutto della televisione; i giornali quotidiani e settimanali, che secondo Di Stefano, parlano poco e niente di poesia – ma anche qui mi sentirei di fare qualche eccezione, soprattutto a favore di Avvenire che quasi ogni giorno accoglie editoriali, articoli, recensioni e polemiche che riguardano la poesia. Ma uno dei problemi più gravi che riguarda la poesia è quello della lingua, che nella narrativa sta sempre più adattandosi ad un pedale bassissimo che spesso rasenta la volgarità – anche qui per lo più, dal momento che ci sono molti casi agli antipodi – che fa sì che il pubblico preferisca la lingua delle narrazioni alla lingua della poesia. A tale proposito è necessario tenere presente che il pedale basso alletta molti poeti collocabili in quello che viene definito il minimalismo. Nell’articolo di Di Stefano, Fabio Pusterla afferma che “ la poesia non conta nulla, eppure riesce a manifestarsi in autori e opere notevoli. La prosa è al centro di ogni attenzione, ma sono pochi o pochissimi i romanzi italiani capaci di rappresentare davvero qualcosa di importante per la nostra vita e per la nostra conoscenza del mondo”. La poesia ha potenzialità inusitate e questo lo sappiamo da sempre, come lo sapevano i greci di Omero, i romani di Orazio, gli italiani in divenire di Dante e così via, soltanto che negli ultimi decenni sembrerebbe che siamo stati colti dall’amnesia. Per la poesia sembrerebbe che sia avvenuto quel che è avvenuto per l’Essere secondo Heidegger. Non sono venuti meno l’Essere e la poesia, che ci sono e sempre lì stanno, ma è subentrato l’oblio, il nostro oblio. E questo è stato possibile perché dalla modernità in poi, fin ad arrivare alla recente post-modernità è venuto meno e si è annichilito il concetto di oggettivo – e pertanto di una poesia oggettiva e condivisa – e si è ipertrofizzato l’io al punto che la soggettività è degenerata nel solipsismo, anche della poesia, dove sembrerebbe che non solo il canone non c’è, ma non sia necessario, in quanto ogni poeta avrebbe il suo canone. Andrea Cortellessa è molto acuto nella sua analisi e sostiene che una volta “le voci dei poeti facevano ancora parte d'una koinè, si riferivano a codici condivisi; in seguito hanno assomigliato sempre più a monadi non comunicanti”. Sempre Cortellessa afferma perentoriamente, e sono in pieno accordo con lui, che “più in generale dovremmo far sì che la separatezza sociale della poesia, il suo scisma dai dogmi del profitto, la sua nevrotica cura del linguaggio, da privilegi - e maledizioni - individuali, divengano strumenti di conoscenza per l'intera comunità. Come altre ricchezze che si è deciso di non lasciare alle industrie del cinismo anche la poesia, insomma, deve divenire un bene comune”. La comunanza di intenti è anche con Maria Grazia Calandrone, quando afferma la necessità di una con-vivenza di persone parlanti in una dimensione fisico-biologica e metafisica nella quale “il fondamento del fare poesia è una compassione etimologica e primaria, ovvero la identificazione con il bene e il male dell’altro”. Perché fondamentalmente la poesia si manifesta attraverso la parola e la parola non sono i poeti a farla, ma è essa stessa che passa attraverso di loro e fuoriesce per rientrare nell’oggettività, per appartenere ad una comunità di persone che vivono insieme e condividono le gioie e i dolori della vita. Tutti noi pertanto dobbiamo interrogarci anche su quanto ci sia di soggettivo e di oggettivo nella poesia, quanto significhi comunanza di valori fisici e metafisici, ma soprattutto quanto ci sia nella poesia di ontico e di ontologico, ai fini di una poesia personalista che ricerchi nella realtà il bene comune. In questa dimensione il poeta trova il suo ruolo.