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Raccolta di articoli di Vincenzo Corsaro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Animali

Il VERO Standard dell’…Akita Di Valeria Rossi

ASPETTO GENERALE: è un cane di grande taglia, ben proporzionato, che se la tira moltissimo. Secondo lo Standard “ha grande nobiltà e dignità anche se modesto”.
Commento allo Standard: modesto CHI? Quando, dove, in che film?
Prova soltanto a non scioglierti in complimenti quando te ne trovi uno davanti: te la giurerà per la vita.
Prova a guardarne uno quando entra sul ring di un’esposizione, ma anche solo quando entra in un recinto con altri cani al parchetto. Immediatamente assume postura, espressione e mimica corporea che esprimono un solo ed unico concetto: “So’ er mejo, il resto è plebaglia”.
Dopo aver espresso il concetto, se non è al parchetto e se non è al guinzaglio,  tende ad andarsi a mangiare gli altri maschi.

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PROPORZIONI IMPORTANTI: il rapporto tra altezza al garrese e lunghezza del corpo, dal punto delle spalle al punto delle natiche, dovrebbe essere di 10 : 11. In realtà nessuno lo sa di preciso perché le valutazioni si fanno soltanto a occhio. Infatti, se il giudice si avvicina con un cinometro, l’Akita può:
a) spiezzargli in due il cinometro, e se capita anche la mano;
b) guardare l’umano che lo tiene al guinzaglio, vedere che gli fa gli occhiacci (traduzione: “è SEVERAMENTE VIETATO mangiare cinometri e mani dei giudici”) e decidere quindi di sottoporsi all’ingiuriosa misurazione, ma contraendosi tutto fino alle dimensioni di un boxer, risultando inopinatamente inscritto nel quadrato, oppure assumendo la classica posizione dell’alano di “quattro bassotti per un danese”, risultando lungo du’ metri e alto venti centimetri.
Il tutto sarà sempre accompagnato da un fumetto che dice “Schifo profondamente te, il tuo cinometro e pure lo stronzo che mi tiene al guinzaglio e che mi costringe a subire questa ignominia”.
NOTA: lo stronzo-che-lo-tiene-al-guinzaglio potrà subire ritorsioni per i due-tre giorni seguenti, perché l’Akita… è permaloso.

COMPORTAMENTO – CARATTERE

Sì, vabbe’, avrà pure il temperamento “composto e fedele” descritto dallo Standard, ma prima di ogni altra cosa al mondo è per-ma-lo-so.
Si offende. Pianta  musi lunghi da qui all’eternità.
Se gli fai il minimo torto (tipo appunto quello di appoggiargli un cinometro sul garrese), ti toglie il saluto.
Oltre che “composto e fedele”, lo Standard descrive anche l’Akita come “docile e recettivo”.
Commento al “docile”: AHAHAHAHAHAH! E poi dicono che i giapponesi non hanno il senso dell’umorismo!
Commento al “recettivo”: dipende.
Recepisce sicuramente alla grande coccole (quando ne ha voglia), complimenti e bocconcini (solo se gli piacciono: e solitamente si impiegano almeno sei mesi per capire quale marca, forma, gusto e colore siano di suo gradimento, anche perché non sai mai se li schifa in quanto bocconcini, o in quanto basso tentativo della manovalanza di conquistarsi la benevolenza del boss).
Ordini, imposizioni, ma anche solo pii desideri degli umani li recepisce COL CAVOLO.
O meglio: li recepisce solo quando coincidono perfettamente con quello che ha voglia di fare in quel preciso momento.
In caso contrario ti fisserà con il chiaro messaggio:” ‘zzo vuoi?” dipinto negli occhi (ovviamente dipinto con pregiata e raffinata tecnica giapponese).
Quando si parla di Akita hanno ragione quelli che dicono che le gerarchie lupine non si possono applicare al branco umano. Infatti con l’Akita ci sono due soli ruoli: il Capo Supremo e Indiscusso (lui) e la bassa manovalanza (il resto del mondo, compresi quelli che a volte hanno l’ardire – ahahah! – di definirsi “padroni” del cane. Più spiritosi ancora dei giapponesi).
L’Akita non abbaia praticamente mai. Se lo fa è per sottolineare concetti come “ti schifo” con la variante “ti schifo e tu non sei abbastanza furbo da capirlo quando te lo spiego con lo guardo, quindi te lo dico anche a voce”.

NOTA: contrariamente a quanto accade solitamente con i film che vedono cani protagonisti, il notissimo – e bellissimo – “Hachiko” (da vedere assolutamente, se ancora non l’avete fatto, ma portandosi dietro una confezione da 12 pacchetti di fazzoletti di carta) descrive bene la razza. Spiega infatti che l’Akita non si può sottomettere, ma che va conquistato facendosi amare, stimare, rispettare.
Consiglio vivamente ai sedicenti  (anzi se-speranti, e di solito se-illudenti)  “padroni” di impegnarsi molto sul primo punto: per gli altri due son cavoli amari, perché l’Akita si sente talmente superiore a tutto e a tutti che ottenere la sua stima è una vera impresa. Quando ci si riesce è una goduriaaaaa… ma ci riesce lo 0, 2% dei proprietari di Akita).
NOTA2: per favore, non chiamatelo “Akita Inu”. Non solo perché il nome ufficiale è “Akita” e basta, ma perché “inu” in giapponese significa “cane”. E se gli date del “cane”, lui si offende a morte.

TESTA: bellissima, diciamolo. Ha fronte ampia, senza rughe, stop ben definito, un nasone adorabile (pardon: un “tartufo largo e nero”), un bel musone forte che si assottiglia (ma non troppo) dalla base verso la punta. Appena apre bocca, sorride in modo irresistibile  (in realtà ti sta ridendo in faccia, ma lo fa in modo meno appariscente di altre razze. Lui sembra sempre che sorrida amabilmente, anche quando ti prende per il culo. Anzi, soprattutto quando ti prende per il culo).
E’ anche capace di farti gli sberleffi, specialmente quando scappa via e non si lascia prendere.

 

OCCHI: relativamente piccoli, di forma quasi triangolare, furbissssimi e molto, ma molto parlanti.
Concetti che ti comunica più frequentemente con gli occhi: “Vorrei mangiarmi quel cane lì”; “Vorrei  mangiare quel gatto lì”; “Mi piacerebbe mangiare quel signore lì”; “Perché ti ostini a mettermi davanti questa stupida ciotola? Non ho fame”.
Ma anche: “Coccolami. E’ un ordine”; “Basta coccole, non ne ho più voglia”; “Be’? Perché hai smesso di coccolarmi?”
“Indovina cosa sto per combinare?” (vedi foto a sinistra).
Ma soprattutto: “Sono offesisssssssimo con te e non ti parlo più” (voltandosi anche sdegnosamente dall’altra parte. Così, se non hai capito il messaggio degli occhi, capirai quello del collo: o, se è proprio MOLTO offeso, della coda).
NOTA: voltare la testa e distogliere lo sguardo, per tutti i cani del mondo, sono segnali di pacificazione. Significano “Non ho cattive intenzioni, non voglio litigare con te”.  In akitese significano: “Ti schifo”.

ORECCHIE: spesse e triangolari, arrotondate sulla punta, erette e leggermente inclinate in avanti, sono molto apprezzate dai proprietari e dalle larve di mosca, che ci si trovano a loro agio come in una cuccia di peluche.  Meglio tenerle sorvegliate. La funzionalità è sinistramente simile a quella del Siberian Husky: sentono solo quello che gli interessa.

 

COLLO: spesso e muscoloso, bene allenato in quanto lo esercita molto spesso girandosi schifato dall’altra parte.

CORPO
Bello pesante, come scoprono gli umani quando improvvisamente l’Akita smette di darsi le consuete arie da principessa sul pisello e si trasforma nell’indecoroso buffone che sa essere quando gli gira di esserlo.
Solitamente, in quelle occasioni, ciò che fa è zomparti addosso a peso morto sul divano, per cominciare subito dopo a rotolarsi sulle tue costole dandoti anche zampate e musate in faccia.
NOTA: “Ahiooo! Mi fai male” si può dire. “Aho’, ma sei scemo?!?” non si può dire, perché si offende e ti tiene i musi per una settimana.
Non contano il tono di voce o il tentativo di mascherare l’offesa con  un sorriso: l’Akita capisce perfettamente l’italiano. Ci sono solo  rare eccezioni: termini come “NO!”, “Vieni qui!”, “Cos’hai fatto?” non rientrano nel suo vocabolario. Tutto il resto, però, lo capisce benissimo. Specialmente le offese.

 

CODA
Inserita alta, è portata arrotolata sul dorso.
La srotola solo in tre occasioni: quando sente un odore che non gli piace, quando ha paura (raramente, perché l’Akita è un fiero samurai non patisce neanche le cannonate. A volte si terrorizza per un sacchetto di plastica svolazzante, ma le cannonate non le patisce) e quando ti deve sbattere la coda in faccia – preferibilmente in bocca –  intanto che ti si rotola addosso sul divano.

ARTI
Ben sviluppati, forti e velocissimi, specialmente se deve raggiungere un altro maschio con cui combattere (non si dice “litigare”: lui è un fiero samurai che non litiga, ma fieramente combatte. Se dici che ha litigato ti pianta i musi).
NOTA: se nel combattimento le busca, è colpa tua e ti pianta i musi. Specialmente se lo tenevi al guinzaglio, offesa che va lavata, se non proprio nel sangue, almeno in una ciotola piena di prelibatezze giapponesi (e non).

PIEDI: spessi e rotondi, arcuati e compatti: il posto dove più ama metterli è sopra a quelli degli umani.
Gli consentono di esprimere una elegantissima…

ANDATURA
Elastica e dal movimento possente. Ma solo quando è libero in un prato.
Quando è sul ring di un’esposizione, invece, può esprimere le seguenti andature:
a) a trattore, se decide che deve assolutamente raggiungere il cane che gli sta davanti per  iniziare un fiero combattimento;
b) a strascico, se pensa che sia meglio aspettare il cane che gli sta dietro per iniziare un fiero combattimento;

 

c) a “chedu’palle” (leggi: svaccato), se si trova sul ring d’onore e i cani davanti e di dietro sono femmine con cui non si sognerebbe mai di combattere. Se però una delle due femmine lo arrapa, può tornare alle versioni “trattore” o “strascico”, a seconda di dove si trova la fanciulla.
In generale l’Akita NON va d’accordo con gli altri cani dello stesso sesso. Una buona socializzazione può migliorare moltissimo le cose, ma se decide di entrare in “fighting mode” ci entra, punto e basta.
NOTA: L’Akita è spudoratamente razzista. Gli altri cani gli stanno ancora più sulle palle se appartengono a razza diversa dalla sua, a meno che non siano molto piccoli, nel qual caso li considera plebaglia e non si abbassa neppure a combatterci.
Solitamente rispetta i cuccioli, con i quali gioca volentieri (finché ne ha voglia) e gli anziani (sempre che non comincino loro a cercar rogna).

MANTELLO

Pelo di copertura duro e diritto, sottopelo soffice e fitto che raramente si trova sul cane, e molto più facilmente in giro per casa. Quando si acquista un cucciolo di Akita le cose da procurarsi immediatamente sono: collare, guinzaglio, ciotole, brandina e bidone aspiratutto.
La prima volta che il cane andrà in muta ci si renderà conto che servivano anche rastrello, pala e sacchi della spazzatura in formato condominiale.

COLORE: rosso fulvo, sesamo, tigrato e bianco. Tutti i colori devono avere l’“urajiro”, ovvero pelo bianco ai lati del muso, sulle guance, sotto la mascella,  su collo, petto, tronco e coda e nell’interno degli arti.
Particolarità del pelo dell’Akita: se hai un cane fulvo e indossi un abito fulvo, lui ti lascerà addosso l’urajiro bianco. Se indossi calzoni bianchi, perderà solo pelo fulvo. Se hai un cane tigrato, lui selezionerà accuratamente la sfumatura di pelo da smollarti addosso in modo che spicchi in modo eclatante su qualsiasi colore di vestito tu indossi. Se hai un cane bianco e indossi un vestito bianco, dopo essere stata un’ora col cane scoprirai che non è più un vestito ma una pelliccia, anche se è Ferragosto (e farai pure incazzare gli animalisti).
Se NON è Ferragosto e tu indossi davvero una pelliccia bianca, l’Akita ti smollerà addosso il sottopelo (grigio) di cui avrebbe dovuto liberarsi appunto a Ferragosto.

TAGLIA E PESO
Altezza al garrese (teorica, perché abbiamo già parlato delle sue reazioni al cinometro):  maschi 67 cm,  femmine 61 cm.
Peso: intorno ai 45 kg per i maschi, un po’ meno per le femmine. Sempre tutto teorico, perché prova a prenderlo in braccio per pesarlo: ti toglierà il saluto per du’ mesi.

 

Articolo di Valeria Rossi