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Michele Nigro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Poesie minori. Pensieri minimi, volume 2

[…] Questa seconda silloge, creata con “materiali di risulta”, come è stato per la prima pubblicata nel 2018, non vuole essere un ostentato elogio della brevità (perché in alcuni casi, pochi in realtà, non si troverà un testo breve) ma il tentativo di definire questo confine, mescolando poesie minori con pensieri minimi, senza fornire indicazioni per distinguere le une dagli altri. Sarà il lettore a separare, in base alla propria sensibilità ed esperienza, le poesie-pensiero dai pensieri poetici. Qualora ve ne fossero. Poesie e pensieri non sprovvisti di ironia, di un piglio dissacratorio, severo, lapidario, a volte rabbioso, di sfumature irriverenti, di parole eccessivamente “quotidiane”. Correndo il rischio di essere sottovalutati o fraintesi, anche se tutto è già stato previsto. Perché, forse, rischia di prendersi troppo sul serio solo chi non sa cogliere nell’apparente banalità la potenziale lungimiranza di un messaggio breve o scanzonato.

Non lasciatevi ingannare dalla gratuità della distribuzione di questa silloge: quando accettiamo un dono, in realtà cediamo all’Autore del regalo una piccola porzione della nostra anima; mentre sorridiamo o riflettiamo tra un pensiero leggero e l’altro, lo abbiamo già ripagato con una moneta che non appartiene a questo mondo.

(dalla Premessa)

 

[…]

Salutarsi prima delle ferie
è solo un modo di dire,
si continua a stare nel centro trafficato
del cuore agitato d’inverno
anche lontani mille miglia
dalla sciagura dell’esserci.

Ma come fa ogni volta Settembre
a salvarci dall’incuria dell’estate?
Quale magia ci riporta indietro
nel ricordo delle cose sensate?

[…]

 

DOWNLOAD:

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Per leggere Poesie minori. Pensieri minimi – volume 1QUI!

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Pubblicazione della raccolta Pomeriggi perduti

COLLANA CHIARA– POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

MICHELE NIGRO, Pomeriggi perduti
Prefazione di STEFANO SERRI
Con una nota di CHIARA DE LUCA
ISBN 978-88-99274-51-1
pp. 118, € 12,00

L’inventario della poesia disdegna quello di cui la maggior parte della gente si cura e cui tutto tende, e si sofferma su beni più preziosi e duraturi, tesori sepolti nel silenzio, solitudini sorelle in brevi scorci di natura e luoghi consueti nel deserto cittadino.
Il poeta cronista sospende il giudizio sulle cose che vede, sui fatti e sulle persone. Si pone al livello del reale, o più sotto di qualche gradino. Da laggiù guarda il mondo e lo abbraccia, perché nulla di ciò che vede è indegno di essere detto, in versi che non perdono mai il filo del ritmo, ma inglobano anche quel che è in apparenza banale o irrilevante, per farne musica, una musica unica e alta: la colonna sonora della nostra quotidiana esistenza.

Dalla nota di Chiara De Luca

 

Pomeriggi perduti di Michele Nigro dichiara con franchezza e più volte la necessità di un combattimento tra spazio e tempo, senza lasciar spadroneggiare troppo uno di questi due campioni del senso e dei sensi, sempre in fuga nella vaga signoria della nostra esistenza rizomatica e frattale.

come un ladro non inseguito
se non da se stesso
che interrompe schemi marci

Da un lato, nei titoli o nei testi di Nigro proliferano i luoghi, indicati con cura, puntando bene il dito sulla cartina, legandoli a nomi e ricorrenze; da Padova a Istanbul, gli spazi non vengono né dilatati a universali né rimpiccioliti a simboli, ma rimangono tappe necessarie, passages severi e ineludibili privi di qualsiasi monumento all’eternità. Un viaggio puntiforme, che non rimpiange i vagoni e i giorni, ma con tanta attenzione per le rotaie, le ferrovie e la strada. La strada, soprattutto, perché è proprio sulla strada che, alla fine, il viaggiatore, «viandante eretto / ma non eretico», deve restare, senza speculare su dove venga portato: un viaggio senza vettori, fatto di bandierine piantate nel globo, incuranti su quale forma descriveranno viste dall’alto, alla fine.

Dalla prefazione di Stefano Serri

 

Pomeriggi perduti
(elogio della lontananza)

Spegnete i saperi
elettrici di sera
i confortanti aggeggi
le reti a maglie larghe
delle bugie a colori,
i fogli stampati
destinati all’oblio
a traslochi incartati
con titoli scaduti.

Spegnete tutto!
La verità custodita
senza proclami
dal vento d’estate
da nuvole nere
e salvifiche piogge
a mitigare arsure
a decifrare siccità interiori
si poserà come unguento
sulle ferite della mente offesa.

Nel silenzio,
prima dei temporali attesi
interrotto da ali sferzanti l’ignoto
i segreti del tempo
oltre questi tempi orfani di senso,
accogliere lezioni eterne
registrare l’universo
ripulendo il segnale dall’io
ritornare vergini alle origini
bambini non ancora istruiti
da civili menzogne.

Un sapere antico e umile
dimora nelle forme
nella lontana dimenticanza
nell’aria tempestosa
che smuove le fronde
degli alberi, mute sentinelle
ereditate
nel volo di penne pomeridiane
e piume per cuscini di cielo
nella fede perenne
di boschi scrutanti
il vorticoso costruire di avide mani
senza memoria,
nella lenta saggezza
dei ritorni d’umanità.

Catartica astensione dal mondo
dai notiziari dei potenti,
arroccati nel deserto dei Tartari
stiliamo pagine
dedicate al vuoto che
insegna senza dire.

Spegnete ogni cosa
superflua e lucente
figlia non voluta
del rumore di fondo della storia,
prima che la città dell’uomo
v’incateni per sempre
alla sua ignoranza.

Michele Nigro