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Raccolta di testi in prosa di Rosa Romano
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Favola

Lei aveva gli occhi pieni di lacrime e un dolore dentro quando lui le disse che avrebbero dovuto dare un taglio netto a questa storia. Il peso delle responsabilità, il senso di colpa per un matrimonio finito non gli rendevano possibile amare ed essere felice. Come costretto da una forza invisibile si era imposto, ed imponeva, la fine di questo amore. Giorno dopo giorno lei si faceva forza e cercava di non pensare, di non ricordare, solo il tempo avrebbe potuto guarire il suo dolore. E ogni giorno rivedeva lo stesso giorno un anno prima, e ogni cosa, ogni luogo e ogni canzone, li collocava un anno prima, in una stanza del suo cuore che aveva su una targa "amore". E i giorni passavano, il respiro e i pensieri tornavano regolari, ma accanto a quella stanza chiamata "amore" c'era una stanza altrettanto bella e luminosa con su una targa "speranza". La porta di questa stanza non è mai stata chiusa. Il vento a volte la faceva sbattere e cigolare, ma poi il vento si calmava e la stanza tornava luminosa più di prima. E lei sognava e fantasticava sul come e dove e quando il passaggio da una stanza all'altra sarebbe avvenuto. Forse il primo dell'anno? Forse la sera che Bisio presenta Zelig? Forse quando la prima neve ha coperto Genova rendendola uguale a un anno prima.... e quanti altri momenti ha sognato. A volte il sogno è talmente forte da sembrare vero, la felicità come se fosse vera, proprio come ora. Suonano alla porta, e lei si avvia chiedendosi chi possa essere, non aspetta nessuno stasera. Un trillo, un attimo e poi un altro trillo."Eccomi, chi è?" Silenzio, il rumore delle macchine che passano per strada, un fruscio... e... "Sono io" . "Io, chi?" e si precipita giù...la gatta che le corre dietro, e lo vede, lui.Un silenzio rumoroso, un rumore muto, i colpi del cuore che martella e dei pensieri che rimbalzano. Le gambe si sono fatte improvvisamente molli, non capisce, non vuole capire per la paura di gioire e poi tornare a soffrire di nuovo. Lui non parla, non ha mai parlato. Accenna un sorriso con la bocca, e con gli occhi chiede se può restare, se non è troppo tardi. No, non è tardi, "ho del vino, due pizze congelate, e il film da vedere che non abbiamo finito.... ieri".