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Raccolta di testi in prosa di Fabio Fiorini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Una tranquilla cenetta

24 maggio 2016, ore 18.45

Uno strato d’oro liquido ricopre la superficie screziata del lago e il sole, dopo un ultimo sguardo vanitoso rivolto allo specchio, posa i suoi arti tra le rosa lenzuola dell’orizzonte. Una brezza suadente accarezza i salici, accompagnandoli in una danza sincronizzata che illumina gli occhi sognanti della donna accanto alla finestra.
- Miss Patty, la cena è pronta – la invita la ragazza, indicandole il suo posto a tavola.
- Grazie Claire – risponde la donna, ridestandosi dai suoi pensieri.
Nel frattempo il signor Henry ha già preso posto e, con la voracità di un bambino affamato, si porta la forchetta alla bocca, assaporando l’intenso sapore del pollo alle spezie. Le sue papille gustative, a dispetto dei loro novantasei anni, hanno ancora una gran voglia di esplorare nuove sensazioni e quel pezzetto di carne dal profumo esotico è una piccola oasi di piacere. L’uomo osserva Patty Ris avvicinarsi e quando quest’ultima si siede al suo fianco, le rivolge un sorriso cortese, che lei ricambia accomodandosi.
- Buonasera Miss Ris, tramonto eccezionale questa sera, non è vero? – chiede l’anziano alla donna, di dieci anni più giovane.
- Ha ragione dottore, uno spettacolo imperdibile – annuisce lei, posando il tovagliolo sulle ginocchia.
- Mi chiami Henry, non sono più dottore da molto tempo – la riprende bonariamente il vecchio.
Patty pensa a quante vite deve aver salvato durante la sua carriera quell’uomo e scuote la testa.
- Cosa ne dice di Dottor Henry? – chiede, annusando a pieni polmoni il profumo della curcuma che risale dal suo piatto.
- Aggiudicato! – Henry acconsente felice. Da quando ha perso sua moglie Jane e ha deciso di trasferirsi in quella casa di riposo, le occasioni per legare con qualcuno sono divenute sempre più rare.
- Ora mangiamo, altrimenti il pollo si fredda, sarebbe un vero peccato.
I due abbassano gli occhi sui piatti e, con gesti lenti e un po’ tremanti, iniziano a mangiare. Le voci nella sala si spengono, il pasto di serata è ben gradito dagli ospiti. L’orchestra delle posate, tintinnanti sulle ceramiche, risuona nella stanza, colonna sonora per un film muto.
D’un tratto una nota stonata interrompe quella sinfonia. La forchetta di Miss Patty precipita rumorosamente sul piatto, facendo sobbalzare il dottor Henry. Quest’ultimo solleva gli occhi e vede che la donna si è portata le mani alla gola e sta cercando invano di tossire.
Il peso dei suoi anni cerca di tenerlo inchiodato alla sedia, ma il suo orgoglio lo solleva e in meno di un istante l’uomo è alle spalle della donna. Infila le braccia sotto quelle di lei, apre indice e pollice della mano sinistra a formare una C e la posiziona sotto la cassa toracica della donna. Chiude a pugno la destra e la infila all’interno dell’altra mano dopodiché, con tutte le sue forze, spinge più volte verso l’alto finché, con un forte colpo di tosse, Miss Ris sputa il boccone e ricomincia a respirare.
Le giovani infermiere osservano stupite la scena, mentre l’anziana, ripresasi, accarezza una guancia del vecchio medico, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
- Grazie Dottor Henry, mi ha salvato la vita.
- Ne sono felice, Miss Patty. Le confesso una cosa, dal 1974, quando ho iniziato a scrivere, riscrivere e descrivere quella che oggi è conosciuta come la mia manovra di disostruzione, lei è la prima paziente vivente a cui ho potuto praticarla.
Fu così che in quella sera di maggio, a pochi mesi dalla sua morte, il dottor Henry Heimlich poté provare l’efficacia della sua scoperta, salvando la vita alla sua amica Patty Ris.

NOTE: Henry Jay Heimlich (Wilmington, 3 febbraio 1920 – Cincinnati, 17 dicembre 2016) è stato un medico statunitense, noto per aver inventato la manovra di Heimlich. La sua notorietà è principalmente dovuta al trattamento per il soffocamento da ostruzione delle vie aeree, trattamento che ha preso il suo nome. La prima pubblicazione delle sue ricerche in proposito avvenne nel 1974 con la descrizione di come praticare correttamente la manovra; nel giro di una settimana già una persona era stata salvata dal soffocamento. Da allora si stima che nei soli Stati Uniti tale manovra abbia salvato oltre 50.000 persone.

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Amor non fu

Le tende porpora, solitamente chiuse, oggi sono spalancate alla primavera e il sole, infilandosi come un ladro gentiluomo all’interno della stanza, sottrae elegantemente spazio all’ombra, sua fraterna compagna e scalda la pelle dell’anziana dama, seduta accanto al suo amato clavicembalo.
- Zia Nannerl, vi prego, raccontatemi di quando mio padre conobbe la principessa – il giovane, seduto accanto a lei la guarda, speranzoso.
- Franz, caro, quante volte te l’ho raccontata? – risponde teneramente.
Il ragazzo è felice, la zia è di buon umore, non capita spesso.
- Molte, ma sentirvi parlare di lui in modo affettuoso, dopo tutti i vostri conflitti, mi rallegra.
Il tempo, per un istante, sembra fermarsi a guardare la donna, intenta a cercare il piacevole ricordo tra mille altri, più o meno gradevoli. Maria Anna, questo il suo vero nome, socchiude le labbra secche in un triste sorriso, chiude gli occhi e si rivede bambina, la sua mano in quella del fratello minore.
- Ero molto portata per la musica, la amavo. Tuo padre, però, era molto più bravo di me, dicevano fosse un bambino prodigio, ma questo non mi dava nessun fastidio. Non ero invidiosa della sua bravura, non lo sono mai stata. Un giorno, i nostri genitori, decisero di sfruttare questo dono e iniziammo così a suonare in ogni angolo dell’Europa. Enormi castelli, lussuose corti, strabilianti palazzi e teatri da sogno. Piogge d’applausi inondavano le sale sfarzose dove io e tuo padre ci esibivamo, eravamo conosciuti ovunque andassimo. E le tasche dei nostri genitori erano sempre più piene. Non era una vita facile, però, sia io che tuo padre ci ammalammo molte volte. Io rischiai addirittura di morire, ma me la cavai.
Nel 1763 ci esibimmo davanti alla nostra regina. Quando finimmo, tuo padre, che allora aveva solo sette anni, scese dallo sgabello e si diresse verso la sovrana. Arrivato a metà strada inciampò e finì lungo e tirato sul pavimento. Mi avvicinai per sollevarlo, ma una bimba della sua stessa età fu più lesta di me. Lo aiutò a rialzarsi e gli pulì il vestito. Lui, per niente imbarazzato e con la sua solita faccia tosta, sorrise e le disse:” Grazie. Un giorno ti sposerò”.
Tutti in sala risero di gusto, ignari che la vita dei due non avrebbe avuto il lieto fine che si trova nelle fiabe che da qualche tempo vanno scrivendo quei due fratelli tedeschi, Grimm mi sembra che si chiamino.
La bambina che aveva aiutato tuo padre a rialzarsi, Maria Antonietta, divenne sì regina e perse poi la testa per l’uomo che aveva sposato.
Tuo padre Amadeus, invece, è diventato il più grande musicista di tutti i tempi e, prima di morire, mi ha donato un delizioso nipote, tu – l’anziana dama si asciuga la solita lacrima, che furtiva le sfugge dall’occhio ogni volta che racconta quella storia. Dà le spalle al giovane e, posando le dita esili sul clavicembalo, intona una malinconica sinfonia che riempie le stanze enormi e vuote del palazzo di Salisburgo.
- Grazie zia Nannerl – sussurra il ragazzo alzandosi e avviandosi verso il fondo della stanza - E’ una storia triste, lo so, ma ogni volta che me la raccontate posso vedere il padre che non ho mai conosciuto.

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La nascita di Giuda


L'ultimo decennio del XV secolo è ricordato soprattutto per una scoperta più o meno casuale, fatta da un navigatore italiano a bordo di tre navi dai nomi bizzarri ed estrosi. Tuttavia, Cristoforo Colombo, non fu il solo a dare alla storia e alle generazioni a venire qualcosa di nuovo e unico da ammirare. Per capire di cosa si tratta, non è necessario salire sull'aereo e volare fino in America. Il nostro paese è ricco di meraviglie e quella di cui vado parlando si trova in una delle città simbolo d'Italia, Milano. Infatti, a quei tempi, tra le strade del centro lombardo, lavorava un ometto alquanto strano.
Per avere un'idea della sua singolare indole basti pensare all’animale domestico che portava con sé, trattandolo come un figlio. Il suo fedelissimo compagno, appunto, non era né un cane né un gatto. Un pappagallo direte voi... oppure un furetto... niente affatto! Si trattava di un ramarro addomesticato! E, come se non bastasse, l’arzillo signore barbuto aveva incollato sulla schiena del suo rettile un paio di ali finte, creando così un drago in miniatura. Capitava, a volte, che lo strampalato ometto invitasse i suoi amici a casa, per una cena, o solo per far due chiacchiere e ascoltare i loro pareri riguardo le sue nuove invenzioni. All'inizio andava tutto bene, finché lui non tirava fuori quello stranissimo animale e iniziava a prendersi gioco di loro, a volte terrorizzandoli. E' chiaro che non tutti stavano allo scherzo. A dire il vero, pochi tornavano una seconda volta!
Questa, però, non era l’unica bizzarria dell’uomo. Infatti, gli piaceva scendere per le strade e seguire i personaggi più grotteschi e spaventosi, per studiarli da vicino. Uomini giganti e ingobbiti, donne simili a streghe, individui con cicatrici e malformazioni di ogni genere. Si racconta che una sera organizzò addirittura un banchetto a casa sua ed invitò tutti loro, in pratica una festa di Halloween senza bisogno di maschere e travestimenti. Tra sorsi di vino e tozzi di pane, l’uomo raccontò barzellette e aneddoti divertenti ai suoi ospiti, osservando attentamente i ripugnanti commensali sputacchiare qua e là. Esaminò ogni orrenda dentatura mostrata e i sorrisi animaleschi di ciascun individuo presente alla festa furono archiviati nel suo sconfinato cervello, pronti per essere utilizzati dentro le sue opere, a suo piacimento.
Quella sera, l’uomo dalla barba lunga e dalla fervida immaginazione, trasse ispirazione per dar vita ad uno dei personaggi più scellerati e controversi della storia: Giuda.
Il cenacolo di Leonardo ebbe così il suo traditore.