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Raccolta di testi in prosa di Lara Puce
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Libri e imprevisti

Gli imprevisti più belli hanno spesso forma di banalità.

 

Eccomi qui, in una calda giornata di inizio settembre. Il vento non è che una leggera brezza e rende la temperatura piacevolmente mite.

Mi hanno pregata e alla fine ho ceduto. Una mattinata al mare con le mie zie. Non il top della vita mondana, non argomenti di conversazione di mio completo interesse, ma il mare è sempre il mare… ed ho accettato.

Lascio la borsa, monto io l’ombrellone; sono la meno anziana del trio. Tolgo il vestito, mi lascio coccolare della mani di una delle mie zie e mi lascio spalmare la crema solare sulla schiena. Quasi un massaggio.

Mi siedo sul lettino che ho portato e cerco il mio libro.

“Non vieni in acqua?”

“No, prima leggo un po’.”

E resto lì, meravigliosamente sola, con lo sciabordio delle onde nelle orecchie e il venticello sul viso.

Apro il libro e riprendo da dove avevo lasciato; non mi entusiasma granché, ma ormai l’ho iniziato e sono curiosa di conoscere la fine della storia.

Passano forse dieci minuti quando un rumore nuovo mi fa alzare lo sguardo e voltare la testa. Una bicicletta.

Il proprietario è un ragazzo; scende e la posa alla meglio vicino ad un muretto basso che divide la strada dalla spiaggia quindi tira dritto davanti a sé, posa uno zaino sulla sabbia, ne tira fuori un asciugamano e mette dentro la maglietta che indossa. Con mia sorpresa tira fuori anche un libro e si dirige, senza guardarsi intorno, verso uno scoglio che sembra fatto apposta per sedersi.

E lo fa, si siede e senza troppi preamboli, con i piedi a mollo, inizia a leggere il suo libro.

Lo osservo incuriosita, con un mezzo sorriso sulle labbra. Quale rarità vedere un ragazzo solo che si siede su uno scoglio e si mette a leggere?

Che bello.

Cioè, che bella cosa. No so stabilire se lui è bello oppure no, non è un dettaglio importante.

Che bello… chissà se la storia lo appassiona, lo commuove, lo fa sospirare o arrabbiare. Chissà se non vede l’ora di finirlo o se, come me, lo sta leggendo un po’ forzatamente. Chissà se si “infila” nel libro, come faccio io e si fa trasportare perdendo il conto di tempo e spazio o delle persone che lo circondano.

Mi riprendo.

Ritorno anch’io sulle pagine del mio libro. O almeno ci provo. Stranamente, diventa difficile concentrarsi. Passo i successivi cinque minuti a rileggere la stessa pagina. Il ragazzo, invece, sfoglia tranquillamente le pagine del suo libro.

Mi alzo. Vado a bagnarmi il viso. Lo osservo ancora, con la coda dell’occhio. Ha gli occhiali scuri e la testa china. Le spalle, molto ampie, sono leggermente curve per via della posizione non comodissima. Ha delle braccia possenti, noto, ma non in maniera sproporzionata; o almeno, così pare. Non distoglie il suo sguardo, non riesco a distrarlo. Sono curiosa di vedere meglio il suo volto.

Niente.

Ritorno a sedermi.

Altri dieci minuti, poi chiudo quel maledetto libro. Proprio non riesco a leggerlo.

Decido di raggiungere le mie zie, vado in acqua. Chiacchiero, mi distraggo, sorrido; quando ritorno, lui è ancora lì, ancora col suo libro tra le mani.

Prendo il mio asciugamano, mi siedo. Passo il tempo tra poche chiacchiere e il telefono. Poi il ragazzo finalmente si alza. Ritorna indietro, mette il libro al suo posto e toglie gli occhiali. Ritorna al mare e si tuffa senza preamboli. Nuota, per pochi minuti, poi ritorna; prende fiato restando fermo un po’, poi esce e va verso l’asciugamano rimasto sullo scoglio.

Io faccio il possibile per non dare a vedere che lo osservo, ma non so se funziona. In ogni caso, se l’ha notato, non lo da a vedere. E allora penso che non conta per lui quello che lo circonda… me ne sto buona nel mio angolino.

Questo penso.

Poi ripenso alla mia vita fino ad allora. Al fatto che ho sempre lasciato scorrere gli eventi senza prenderne parte… ripenso alla promessa di cambiare…

‘Fanculo’ penso. Mi volto verso di lui.

“Sono curiosa… che libro è?”

Il ragazzo si volta e lascia passare qualche secondo prima di rispondere, incerto sul fatto che òa mia domanda fosse rivolta a lui.

“Riccardino.”

“L’ultimo romanzo di Camilleri su Montalbano… lo leggerò anch’io.”

“L’ultimo romanzo di Camilleri. Punto.”

“Ma no, chissà quante cose avrà scritto e conservato...”

 

La semplicità si trasforma facilmente in meraviglia, basta fare un passo in quella direzione.

Posso raccontarvi che una discussione su Camilleri è diventato un dibattito sul campanilismo delle persone del sud; posso raccontarvi che forse anche lui aveva notato che il mio libro non era troppo avvincente…

Posso raccontarvi che…

Ma non lo farò. Questa storia non è ancora stata scritta.

*

Il pigiama a cuori

Indosso il mio pigiama a cuori.

Uno stupido pantalone grigio e bianco che uso per poter vivere al meglio la comodità del divano.

In realtà lo tolgo per dormire; non ho mai sopportato nulla oltre alle lenzuola morbide sulla pelle…

Mamma invece non la pensò così e mi regalò quel banalissimo pantalone in cotone felpato.

Per fortuna. Perché è stato il mezzo che mi ha permesso di ritornare a sognare…

 

È ancora primavera, la temperatura non vuole saperne di risalire ed il pigiama è il simbolo delle mie serate belle e anomale.

Niente di erotico o piccante, tranquilli… non con un pantalone con dei cuori disegnati.

No, indossare quel pigiama significa sciogliere le briglie dei sogni.

Significa avere un appuntamento virtuale con un uomo.

Un appuntamento che coinvolge lui, me, un libro e una piattaforma social.

Un appuntamento anomalo, particolare, originale e soprattutto costruttivo.

Leggo pagine, capitoli o solo piccoli paragrafi di libri meravigliosi e li condivido con lui, un uomo lontano chilometri e chilometri, disposto a dar retta alle mie parole e alle mie passioni.

Una cosa strana, vero.

Eppure così magica…

Infondo non lo conosco, ma gli racconto tanto di me; volontariamente o implicitamente, attraverso letture di brani o pezzi di libri.

Gli affido i miei pensieri, i miei sogni.

 

È una sera simile alle altre e son qui, una volta ancora col mio pigiama a cuori seduta sul divano ad aspettare di poter dare voce ai miei sogni…

I soliti saluti di routine, poi lui decide di sorprendermi. “Mi son guadagnate delle ferie” dice, “vengo a trovarti. Se vuoi...”

Silenzio.

Mille pensieri in trenta secondi. Non so se pensare al fatto che vuole venire fino a casa mia, al fatto che vuole farlo per me o al fatto che non sono certa di essere all’altezza…

Come una sciocca ripeto le sue stesse parole ma formulando una domanda.

“Allora, vuoi?”

Certo, mica gli ho risposto... Sono sorpresa anche dal fatto che ha scelto di osare; lui, così controllato e pragmatico… ma voglio. Eccome se voglio.

Voglio incontrare i suoi occhi, ascoltare la sua voce, conoscere il suo profumo e sentire le sue mani con le mie. Voglio queste sensazioni nonostante la paura di poter deludere le sue aspettative.

“Si, voglio” gli dico. E col suo solito pragmatismo risponde con un “bene”.

Il discorso, nei minuti successivi, ritorna sul nostro quotidiano ma concentrarmi ormai è difficile.

Accadrà, vedrò il suo sguardo. Sento già l’adrenalina…

Decido di andare a letto presto anche se so che dormire è praticamente impossibile. Inevitabilmente penso al percorso che mi ha portata fino a qui.

Un uomo discreto e taciturno che è entrato silenziosamente nella mia vita; talmente tanto che nemmeno me ne son resa conto; con pazienza, costanza e quasi involontariamente.

Ripenso a quante volte ho immaginato un incontro.

Tante volte ho alzato lo sguardo e ho immaginato di vederti… ho cercato di carpire i tuoi movimenti involontari, i tuoi modi di fare e di agire.

Ti ho visto mentre prendi uno dei miei libri dallo scaffale e ne sfogli le pagine… ti ho osservato mentre metti il cavalletto alla moto e togli il casco… ho guardato come porti la bottiglia di birra alle labbra e ne prendi un sorso…

Sei qui e non te ne accorgi.

Sei qui quando lascio scivolare la mia immaginazione verso situazioni piacevoli. Quando siedo sul divano e immagino di disegnare cuori sulle mie gambe insieme a te per sostituire il pigiama d’inverno e lasciare intatta la magia di quel simbolo che ha caratterizzato le nostre serate. Ti vedo mentre sei concentrato per usare la penna senza imprimere troppa forza; e quando ti accarezzo il viso e colmo la distanza che separa la mia bocca dalla tua. In quegli istanti sento le tue braccia forti e le mani delicatissime sui miei fianchi; il tuo sguardo su di me che accarezza quanto e più del tuo corpo. Ti vedo, mentre vedi Hyde… e non hai paura e mi fai sentire bella e desiderata… ti sento mentre riempi lo spazio tutto intorno a me.

E poi riapro gli occhi e i bei sogni lasciano un sorriso sulle labbra che mi fa sentire un po’ sciocca e bambina; inevitabilmente mi viene da pensare al momento in cui hai preso quel libro in mano e hai pensato cosa scriverci su… chissà se ci hai pensato troppo… chissà se hai scritto d’istinto… di certo non posso che sentire il dono del tempo che mi hai regalato.

 

E poi è accaduto. L’hai fatto davvero. In una serata di inizio estate. Sei venuto da me e il mio cuore non ha voluto saperne di rallentare, nemmeno per un momento.

Mi guardo intorno in casa ma non riesco ad osservare davvero; troppo tesa.

Il rombo di una moto mi avvisa del tuo arrivo e mi affaccio sul pianerottolo.

Ti osservo mentre sistemi il cavalletto, togli il casco e vieni verso di me.

Chissà se si vede quanto sono emozionata…

Eccoci, uno di fronte all’altra… che strana e piacevole sensazione. Un sorriso tirato da parte di entrambi, poi: “Hai messo l pigiama a cuori.”

“Non sapevo cosa indossare, poi ho capito che nulla sarebbe stato più giusto.”

Si accomoda in casa e l’imbarazzo regna per qualche minuto. Poche parole di cortesia, osservazioni sull’arredamento e saluti formali.

Poi penso che “al diavolo, le formalità sono delle vere e proprie idiozie”.

Ci sediamo sul divano e lo guardo, e glielo dico che sono felice e lusingata di vederlo… che è come me l’aspettavo (scecco, dice lui) e che sono un po’ tesa, per via delle sue aspettative…

Allora si dà davvero dello scecco; si avvia verso la moto senza lasciarmi il tempo di comprenderne il motivo e torna con una bottiglia di vino in mano.

“Non so, sarà un po’ shakerato, ma magari allenta la tensione...”

Sorrido, prendo l’apribottiglie e due bicchieri e brindiamo. A noi, ai sogni, al pigiama a cuori…

E parliamo. Tanto, fino a notte. Mangiando, bevendo, finalmente rilassati e tranquilli. Come le sere precedenti.

 

 

Ci si innamora sempre delle emozioni.

Un paio di mani grandi,la gentilezza di poche semplici parole, la costanza di un saluto inaspettato e quindi ancora più bello.

Emozioni fatte di qualcosa di magico e speciale, qualcosa che è un dono che una volta fatto non torna indietro: il tempo.

Qualcuno che spende pochi minuti della sua vita per pensare a te, per farti un dono semplice, eppur così speciale…

A volte un desiderio è un intero pianeta; racchiude sogni, desideri, follie, idee e sensazioni. Un bacio rubato, una carezza inattesa, lo scintillio di un desiderio covato a lungo e solo accennato…

Si, ci si innamora sempre delle emozioni.

 

*

Vite sfiorate

Mi soffermo a riflettere sulle vite che scorrono, l'una accanto all'altra...
Nessuno mai si chiede cosa accade in quelle persone che ci passano accanto, sconosciute e inconsapevoli; nessuno mai si chiede cosa contiene ognuna di queste vite, a cosa aspirano, di cosa necessitano; persone che hanno i loro pensieri, le loro fobie, le loro gioie personali. Tutte con una particolare dote, tutte con un difetto più o meno evidente; dettagli che formano il loro carattere. Persone che esistono, ci sono, ci sfiorano e delle volte le avvertiamo... ma che troppo spesso ignoriamo. Per volontà o per obbligo, poco conta; siamo talmente circondati dal nostro mondo che il resto è superfluo.
Poi accade che per un banalissimo motivo qualcuna di queste persone attira la nostra attenzione; qualcuno con una mente più aperta, con uno sguardo più attento...
Esattamente come è accaduto a lei...

Ha dovuto faticare il ragazzo per farsi notare, e dopo tanti brevissimi e occasionali incontri, lei neppure ricordava il suo nome.
Però, cavolo, quando lui ha iniziato a farle qualche complimento, non è più riuscita a dimenticare quello sguardo...
È stato bravo il ragazzo, ha saputo usare le giuste parole, ha trasformato i complimenti in dolci lusinghe, e... beh, quale donna resisterebbe al fascino di un dolce seduttore dalla erre moscia...
Lei sa, sa che non è facile starle appresso; uno dei difetti di una mente che pensa troppo.
Scoprirà poi, la ragazza, che il suo difetto è la chiave del suo fascino.
Ma si dimostra una persona paziente lui, la asseconda e la stimola, accendendo il suo carattere passionale.
E lei si arrabbia, s'infervora. Con lui e con sé stessa. Si odia persino, ma cede...
Cede alle sue parole affascinanti e carezzevoli; decide di lasciarsi sedurre da mani dolci e gentili...
Si vedono i due, si cercano e puntualmente si trovano. La seduzione diventa passione, il desiderio si trasforma in bisogno. Vivono di sensazioni, e ben poche parole sono ammesse; gli sguardi compongono melodie dalle quali è semplice comprendere il significato.
Ma ogni inizio ha una fine.
La volontà viene sopraffatta dal dovere, e il bisogno è una ricerca di quiete.

Ecco, due vite scorrevano ignorando la loro reciproca esistenza; ma qualcuno ha deciso il loro intersecarsi, fondendo in un'unica volontà due desideri sopiti. Seppur solo per breve tempo.
Il ritorno alla quotidianità è uno schiaffo che pone solo più domande... cosa resta di quell'incontro? Vite così diverse e lontane si sono incontrate e scontrate, lasciando inevitabilmente una traccia...
Incontri passati e futuri; tutto nelle loro vite ha comportato e comporterà ulteriori cambiamenti... ma loro, per entrambi, cosa sono stati?
Gli sguardi esprimono, ma solo le parole raccontano.

*

Crisalide

Osservarla e notare come cresce... ispira simpatia, allegria e un filo di leggerezza il suo volto. Il sorriso le illumina gli occhi, probabilmente grazie anche all'ingenuità del suo essere ancora bimba.

Parla, oh si! Tanto... e non posso che sorridere al ricordo della serietà nei suoi discorsi così futili. Un adorabile acerba donna che comprende già quant'è necessario soffrire per crescere; dolori compresi da una sensibilità probabilmente fuori dal comune, che nemmeno lei sa di avere; una sensibilità che, come una tela tesa all'estremo, corre il rischio di essere stracciata in brandelli da recuperare. Ma il vigore della gioventù è la cura migliore, la più giusta.

Fragile, si... ma forte. Forte della sua capacità di risollevarsi e correre incontro alla vita. Ora più attenta, ma non per questo meno risoluta.

Bella, ma inconsapevole. Com'è giusto che sia.

Grande, ma solo a tratti. Nella realtà del suo mondo è più che giusto...

La vita le ha tolto qualcosa, lo si legge nei suoi giovani occhi.

Ma impara, e scoprirà quanto di bello si può avere da un mondo che fondamentalmente è neutro, e che spetta a noi colorare nel giusto modo e nei tempi che vogliamo.

La soffice, ilare serenità di un'adolescenza costruita su solide basi; la semplicità di una ragazzina che scoprirà di essere donna dopo aver compreso di essere individuo.

 

Tutto ciò ho visto in lei; poche righe e tanti sorrisi mi hanno raccontato passato e futuro di una bellissima crisalide.

E la osservo... la osservo ancora e aspetto. Sarà meraviglia vederla sbocciare; sarà meraviglia osservarla vivere.

*

Piccoli grandi mostri: xylella

Stanca. Sono incredibilmente stanca.

Ma come ogni volta, soddisfatta davvero. E serena.

Ho le gambe che bruciano dalla fatica e gli occhi arrossati dall'acqua salata, ma il piacere di vedere lo spettacolo che la natura offre, vale ogni singolo dolore che avverto.

E comunque, sfido ognuno di voi a sentirsi fresco e riposato dopo aver affrontato tutti quei gradini in discesa, aver fatto nuotate interminabili tra scogliere ripide e appuntite, esplorazioni tra grotte meravigliose e pesci incredibilmente colorati, e poi rifare altrettanti gradini in salita...

Io beh, un po' affaticata lo sono...

Ma vi dico, sono in pace con il mondo.

Ricordo perfettamente quel momento in cui, seduta su di uno scoglio, con le gambe a mollo, ho osservato per un secondo il panorama intorno a me... nessuna descrizione o fotografia renderà mai sufficiente giustizia a quel luogo.

Tolgo gli occhiali, e proprio in quel momento una nuvola di passaggio oscura in parte il sole, rendendo tutto ancora più magico. L'azzurro dell'acqua diventa immediatamente di un blu sporcato di verde, mentre le chiome degli alberi situati più in alto che circondano l'intera insenatura, sono ancora illuminate dai raggi solari, e diventano di un colore talmente brillante che quasi sembrano irreali.

Penso a quanto siano pallide le imitazioni dell'uomo in confronto a tutto ciò... lo splendore di certi colori è indescrivibile...

Già, l'uomo...

Una piccola macchia nera resta di questa splendida giornata. Una visione che strazia l'animo mio e quello di molta altra gente. Gente comune, che vive la mia terra col cuore, che la ama, la ammira, la scopre e la rispetta. Gente comune che lavora, fatica e arranca per vivere.

Il simbolo del Salento, l'ulivo, devastato proprio da quella natura che si ribella all'essere umano.

Campi immensi di ulivi arsi e morenti, ma non per colpa del sole, no. Per colpa di un minuscolo batterio dotato di una forza immensa, tale da togliere senza pietà la vita a questi alberi così grandi e forti.

E l'uomo, non può nulla.

Ci prova. Forse.

A suon di battaglie teoriche e lotte intestine tra fazioni politiche pronte a puntare il dito l'una contro l'altra senza mai raggiungere un risultato.

Parole, tante, ma senza risultati. Prese di posizione inutili che lasciano il tempo che trovano.

Si lotta, dicono, per raggiungere qualche risultato; ma la gente comune, quella che lavora nei campi e magari vive di agricoltura, vede solo i suoi alberi distrutti e abbattuti senza scrupolo.

Perché, quando il lavoro scarseggia, togliamo anche l'indispensabile... pare sia la “forza” dell'uomo; pare sia normale. Io, lo chiamo terrorismo.

E certamente, non sono nessuno; come non lo è la gente che lavora e aspetta di vedere una soluzione per la salute dei propri alberi, per la propria personale vita. Ma tutti noi, tanti “nessuno”, vediamo il nulla che circonda il Salento e che lo sta sventrando. Vediamo promesse e parole, ma nessun tentativo di soluzione. Vediamo distruzione e alberi arsi da dentro. E ci chiediamo se infine non sia proprio la natura a ribellarsi. Ci domandiamo se possa essere l'essere umano a voler fare le veci di un Dio al quale ci appelliamo, forse vanamente, per una piccola speranza...

In realtà, noi comuni mortali, gente salentina, vediamo soprattutto ciò che non c'è: una soluzione.

*

Quell’unico splendido attimo

Cammina per la strada, con i suoi occhiali scuri senza curarsi di chi c'è intorno a lei. I soliti, vicino al bar, la osservano ormai quasi di sfuggita; perché, seppur bella, è fermamente risoluta a camminare dritta per la sua strada senza dar retta a nessuno.

Gli occhi fissi d'avanti a lei, il passo rapido e deciso, la camminata inconfondibile.

Delle volte decide di indossare quell'abitino tanto carino che delinea le sue forme, e allora è difficile non voltarsi... ma resta sempre ai margini dell'immaginario maschile. La sua aria fiera la rende irraggiungibile.

Ma guardare non è lo stesso che osservare... chi osserva nota... chi scruta al di là del suo volto serio e risoluto, può notare quei dettagli...

Insignificanti forse ai più, ma essenziali per comprendere...

Lei cammina con le spalle alte se è serena, e le incurva un po' se è angustiata per qualche motivo.

Gioca con la tracolla della borsa se è pensierosa; o magari se sta aspettando un messaggino su whatsapp.

E osservarla lavorare... è bello vedere come si approccia con le persone, come sorride a tutti, come sa discorrere di ogni cosa.

Gli occhi... dovreste osservare i suoi occhi...

Non ha timore di affrontare gli sguardi; anzi, scruta tutti e raramente abbassa lo sguardo per prima...

Occhi che diventano ancor più grandi, se possibile, quando sorridono; e che si abbassano leggermente se sono rabbuiati da qualcosa di brutto.

Occhi che osservano, leggono dentro; occhi che amano... occhi che bruciano come calde fiamme bruno-verdastre quando sono infiammati dalla passione...

Ogni particolare contribuisce a donarle fascino.

Tutti i dettagli messi insieme trasmettono ciò che esprime... dolcezza, malinconia sensualità...

Le chiesi un giorno: cosa vorresti dalla vita?

Rispose: “fermare il tempo in quell'unico splendido attimo. Ma so che non si può, allora chiedo al tempo di correre, correre quanto più può... voglio raggiungere quell'istante non appena mi ricapiterà nella prossima vita”.

*

Castelli di carte

-Hai programmato le vacanze?

Smettila, abbiamo appena fatto l'amore!

-No, non credo andrò da qualche parte.

-Io sono stato in Grecia. Bellissima. Ma solo per cinque giorni.

Fa' silenzio. Fa' silenzio! Preferisco non sapere nulla; preferisco ignorare la mia voglia sempre costante di conoscere tutto di te. Non voglio sapere della tua normalità, delle tue giornate di lavoro, della tua fidanzata. Siamo stati solo noi per quest'ora scarsa ed è valsa per mesi e mesi di lontananza… e tu mi chiedi delle mie vacanze. No, non va bene.

-E in agosto avrai altre ferie?

-Si, ma non so dove andrò. Forse casa.

Ecco, dopo questo scambio così formale, silenzio per fortuna. Lo preferisco all'ipocrisia di tornare a parlare di stupida routine dove le nostre vite dovrebbero essere estranee. Poi tu mi hai guardato così e le parole sono diventate superflue e inutili. I discorsi fatti sono cascati come uno stupido castello di carte che, entrambi lo sapevamo, era posato su scarse fondamenta.

Si, ecco… meglio il silenzio.

-Su questa strada così buia le luci delle pale eoliche possono essere scambiate per ufo.

Ci risiamo… non mi importa nulla! Riesco solo a pensare e ripensare a come eri tre quarti d'ora fa… dolce e imbarazzato… e io credevo fosse una finta, e invece no; lo eri per davvero. La difficoltà di guardarmi negli occhi, il sorriso appena accennato… era tutto reale, lo so.

Non voglio sapere nulla delle tue stupide vacanze, delle luci rosse sulle pale eoliche e del tuo modo di guidare così maledettamente controllato.

-Già, sarebbe pane per i denti di un fanatico.

Forse anch'io dovrei fare silenzio… oh, accidenti a te e alla tua maledetta gentilezza e cortesia! Ora se sto zitta sembrerà che non mi importi nulla di te..

-Quest'anno compi quarant'anni, vero?

-Già…

-Salti l'ostacolo.

Sorrido. Non sembra affatto un quarantenne. D'altronde, ci tiene davvero tanto alla sua forma.

Per un attimo ci guardiamo e sorride anche li. Si ritorna ad essere quelli di un'ora prima; quelli per cui non esiste né imbarazzo né tensione… Poi, silenzio.

Lo volevo, no? Ecco qui, ed è meglio non dire nulla. Meglio non esporsi. È così che lui fa.

Dio quanto mi fa infuriare questa cosa! Con me stessa e con lui.

Un'ora fa gli domandavo, accomodata tra le sue braccia, chi avesse deciso cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Ecco, mi fai battere il cuore tu...”. Questa la sua risposta.

Quasi una dichiarazione direi…

ok, ok… meglio il silenzio.

-Eh… non mi sembra vero…

Nulla più. Non una parola. Non si commenta, non si ride né si deviano i pensieri. No, ognuno è chiuso nei propri, senza nemmeno nascondersi. Ognuno parla di sé nel mutismo di quegli ultimi minuti insieme.

Mi domando cosa vorrei che dicesse.

Ho la risposta: nulla.

Perché tanto non cambierebbe la situazione. Io sarei ancora io, ancorata alle mie decisioni e lui sarebbe sempre lui, troppo attento alle esigenze di chi gli sta intorno.

Allora restiamo così, in quel silenzio ipocrita di un castello di carte caduto dove l'unica certezza è una coppia d'assi che ancora si ostina a resistere all'inevitabile forza di gravità.

-Allora buonanotte.

-Buonanotte.

*

...o per tutta la vita

Delle volte le parole sono lame affilate che sfiorano la pelle e lasciano quella sottile linea rossa, e riesci solo a guardare... e quasi ammirare... il fascino di tali parole abbassa le tue barriere e ne assorbi tutto il significato, ti nutri della loro essenza e lasci che ti diano la giusta energia per affrontare la giornata... o magari giusto un periodo... oppure perché no, tutta la vita...

 

Parole che ami, alle quali non vuoi rinunciare, che rendono così piacevole il loro dolore... parole da vivere e gestire, da cogliere al momento o da rileggere mille e mille volte.

 

Parole che diventano pensieri ed espressione. E conta poco la mancanza d'altro, le parole sono un regalo che riempie a sufficienza e donano anche quando fanno male...

 

Parole egoistiche delle volte, individualiste; ma se son dirette ad altri, parole sempre generose.

 

E la loro mancanza... è come se quella lama affilata d'un tratto decidesse di premere a fondo ed entrare dentro te, senza delicatezza, senza pensarci due volte.

 

La brutalità di un'assenza.

 

Sopportare diventa uno scopo, l'alternativa sarebbe abbandonarsi; ma diventa essenziale che tali parole diventino un racconto personale, una sofferenza che serva a ricucire l'affondo di quella lama... si sa, guarire è sempre più difficile...

 

E' necessario avere coraggio; per curare la mano di chi, con dolcezza e delicatezza, posa quella lama su ogni centimetro del tuo corpo lasciando segni indelebili; forse per un periodo o, magari, per tutta la vita...

*

I sassi della strada vecchia di Trezza

Non appena apro il finestrino l'odore della strada bagnata accarezza i miei sensi.

L'aria densa, l'umidità percepita quanto e più della pioggia stessa... Poso la nuca sul poggiatesta, chiudo gli occhi e immediatamente i pensieri vagano. Non posso farci nulla, è lì che corrono... o meglio, da lui...

 

Ero in libreria con la mia più cara amica quella sera e, come al solito, presi in mano "I Malavoglia" di Verga e ne sfiorai la copertina. -Ogni volta che lo vedo non posso fare a meno di leggerne l'inizio- le dissi; -è come ricevere una carezza da un vecchio amico-. Mi guardò rassegnata, sapeva già che avrei pronunciato ad alta voce quelle parole.

"Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio l'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere."

Sollevai lo sguardo per incontrare i suoi occhi aspettandomi la solita espressione, un misto tra il dolce e il compassionevole.

Ma nel medesimo istante una voce alle nostre spalle carezzò la mia nuca scoperta.

-Può rileggerlo, signorina? E' così bello sentire il suono di casa...

Mi voltai immediatamente, ritrovandomi di fronte ad un paio d'occhi neri che sorridevano ma, era evidente, non scherzavano. Fu la magia del momento, probabilmente,o forse solo la mia immaginazione... rilessi un'altra volta quella frase e l'uomo misterioso ringraziò.

-Grazie. L'incanto della sua voce e il fascino del suo sguardo hanno rimescolato un passato ed un futuro incerti, regalandomi un prezioso istante nel presente.-

Non potei fare a meno di osservarlo mentre prendeva il libro dalle mie mani, lo portava in cassa e lo riconsegnava a me...

Non disse nulla, semplicemente andò via. Ed io rimasi così, sbalordita e affascinata da un uomo che sembrava apparso dal nulla, tra incanto e realtà...

 

Un'eternità sembrava passata da quel momento, invece erano solo sei mesi...

Quella famosa sera, nella quiete della notte, aprii il libro per rileggere quei righi ormai così ricchi di significato; sfogliai rapidamente le pagine e ne cadde un bigliettino con su scritto un numero di telefono.

Fu l'inizio.

E la fine.

Nel medesimo istante.

Il tempo trascorso insieme mi fece capire quanto dalla vita potevo avere e quanto la vita mi stava togliendo...

Ora, con la testa pesante posata sul sedile dell'auto, mi ritrovo ad annusare attimi perduti che so, non ritorneranno.

Ma hanno rigenerato la mia anima regalandomi prospettive sconosciute e sensazioni amplificate.

 

Lui non era che la parte nascosta di me; dovevo solo scoprirlo.