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Il ladro
Il suo nome è Giusto, ha una corporatura snella e la sua caratteristica fisica distintiva sono le sue mani piccole che si aprono e si chiudono continuamente. Gli occhi, piccoli e scuri, sono distinti per la loro abilità di esaminare attentamente ogni dettaglio con curiosità. Tutte caratteristiche cruciali per il percorso professionale che ha deciso di seguire. Il suo mentore, anziano con alito sgradevole, fuma sempre la pipa e non può camminare a causa di un infortunio sul lavoro. Si sposta con stampelle in legno, passando il tempo tra lamentele e scherzi. Pietro è il suo nome. Si interessa di Giusto all'inizio dell'estate. A causa dell'artrite che gli impedisce di muoversi velocemente, Pietro deve cercare qualcuno che possa continuare a svolgere il suo lavoro. Il ragazzo scelto da Pietro per insegnargli i segreti del mestiere è quello giusto, secondo lui, per quella che egli chiama arte. Ogni giorno pomeriggio si incontrano nei parchi pubblici, conversano, poi vanno da Pietro che impartisce al giovane lezioni sul lavoro. L'anziano è molto fantasioso; ha realizzato un manichino riempito di stoffa e lo sta impiegando per istruire il suo allievo. Quando vede che il ragazzo sta crescendo in fiducia e migliorando le sue abilità, opta per indossare un vecchio giaccone rattoppato e sporco e fa esercitare su di lui a Giusto. Richiede massima concentrazione e impegno; lo spinge a perseverare, sottolineando l'importanza di osservare attentamente i dettagli e di non essere preoccupati dal risultato mentre si pratica l'arte. Dopo un po' di tempo, Giusto acquisisce più competenza e un giorno Pietro gli chiede se è pronto per fare una prova in pubblico. Il giovane non vede l'ora di avere questa possibilità per mostrare al suo mentore le sue capacità. Insieme progettano i dettagli di ciò che Pietro definisce come una vera e propria sfida. Le indica quale autobus prendere per cominciare il lavoro. Il momento più adatto è quando c'è il maggior numero di persone. Gli ultimi consigli che gli dà sono di trovare il soggetto e di tenere a mente che è più facile mettere le mani nei pantaloni anziché nelle borse o borsette. Giusto passa con successo il primo test sul campo. L'individuo sfortunato a cui aveva rubato il portafoglio non si è reso conto di ciò, stava ancora corteggiando una signora di mezza età. Pietro è soddisfatto sia del risultato raggiunto che della somma di denaro che divide in modo equo con il ragazzo. Pietro presta molta attenzione ai particolari, non lascia nulla al caso. Dopo una settimana, gli propone di andare al mercato settimanale; non deve insistere, Giusto vuole tornare in azione. Ancora una volta sta continuando a dare al ragazzo consigli cruciali, mettendo in evidenza l'importanza di osservare attentamente le acquirenti. Impiega tempo a far capire loro che molte donne, desiderose di fare un ottimo affare, spesso ignorano di chiudere la cerniera della borsa; è in quel momento che bisogna intervenire. È inoltre un metodo per diminuire la probabilità di essere riconosciuti, considerando la grande quantità di persone presenti intorno al banco. Settimana dopo settimana, Giusto continua a perfezionare la sua abilità e destrezza manuale. Il giorno del suo primo impiego nel suo paese natale è arrivato. Attualmente stanno lavorando insieme. Il posto scelto è la piazza della chiesa situata nel centro del paese. Durante l'ora di pranzo, i dipendenti del cantiere navale la percorrono rapidamente per raggiungere la mensa aziendale. Nei giorni precedenti hanno cercato accuratamente la persona sfortunata a cui Giusto doveva rubare il portafoglio. È una persona di notevole stazza e robustezza, tuttavia si può vedere una leggera zoppia quando corre e il suo modo di camminare non è scorrevole come quello delle altre persone. Prima del pranzo, si ritrovano come previsto nel centro della piazza. Quando ascolta la sirena, Giusto si focalizza e, una volta individuata la persona corretta, la segnala a Pietro. Si avvicina con una camminata costante alternata da brevi corse. All'improvviso, Pietro si presenta di fronte a lui, impedendogli di procedere e facendolo cadere su una stampella solidamente ancorata al suolo grazie alla forza dei suoi muscoli. Il disgraziato cade pesantemente a terra proprio nel mezzo del piazzale. Una serie di insulti e bestemmie escono dalla sua bocca. Subito dopo, come convenuto, Giusto cerca di aiutarlo a rialzarsi ma lui rifiuta con rabbia. La partita è finita, le ha sottratto il portafoglio. Sentendo chiaramente fastidio per la mancanza di educazione dell'operaio, Fausto si avvia con disinvoltura verso il bar nelle vicinanze. Una volta entrato nel locale, si dirige verso il bagno, si chiude all'interno con due giri di chiavi e svuota il portafoglio. Sono sessantamila lire in totale, suddivise tutte in pezzi da dieci, che vengono meticolosamente inserite in un sacchetto di plastica dedicato. Controlla di aver chiuso la cerniera della tasca dei pantaloni dove ha inserito le cose. Dopo essere uscito dal locale, ha gettato nell’immondizia l'identificativo e la foto, ma ha esitato prima di mettere la rubrica telefonica in tasca. Alla fine l'ha infilata frettolosamente nei pantaloni. In seguito, si presenta Pietro che era nel frattempo tornato a casa. Dividono in modo ugualitario il bottino. Il suo mentore chiede se ha seguito tutte le istruzioni date. Il giovane arrossisce e mostra a Pietro la lista rubrica che ha trattenuto. Viene duramente rimproverato: credi che verrà a visitarti in prigione? Fa uso della tua intelligenza e apprezza quello che ti ho trasmesso! Da quel momento in poi, il ragazzo mette nei bidoni della spazzatura tutto tranne i soldi.
Sono passati molti anni e da allora ho perso del tutto i contatti con Giusto, che si è trasferito in città dopo la scomparsa di Pietro. Mi è complicato identificarlo quando si trova alla stazione ferroviaria di Genova. È in condizioni eccellenti. Dopo l'ultima volta che ci siamo visti, il suo volto ha lineamenti più marcati, mentre io ho preso qualche chilo di troppo. Inizialmente può essere complicato riconoscermi, ma alla fine ci riconosciamo e ci abbracciamo. Desideroso di confidarsi, mi invita a prendere qualcosa al bar della stazione; seduti al tavolo, comprendo che ha bisogno di sfogarsi e quindi lo ascolto. Inizia dicendo che ora presta maggiore attenzione al denaro, successivamente si accorge del mio aumento di peso e mi spiega che mangia in modo leggero per mantenersi in forma. Prosegue dicendo che si è sposato, ha due bambini e una routine molto occupata; non ha grandi aspettative dagli altri per evitare delusioni. Continua a parlare dicendo che è interessante come supporta la sua famiglia, suscitando la curiosità di molte persone che vogliono conoscere i dettagli, ma lui è prudente nel non svelare la sua vera identità. In precedenza, ha sottratto il portafoglio a un uomo di classe ai parchi pubblici, cogliendo non solo i contanti ma anche una bustina di eroina che è stata poi buttata via insieme al portafoglio vuoto. A Genova è in grave pericolo dopo aver rubato il portafoglio di un vigile urbano sotto copertura. Mentre sale sulle scale mobili di un grande magazzino per raggiungere il piano superiore, mette la mano in tasca a qualcuno e sente il freddo del calcio di una pistola. Toglie immediatamente la mano, è consapevole dei pericoli e si oppone alla violenza fisica. Mi chiedo come faccia a non rendersi conto che compiere furti equivale a commettere atti di violenza. Il film è già iniziato quando entra nel cinema di un piccolo paese della riviera ligure. Utilizza una lampada per trovare il posto dove sederti. Guarda qualcuno e decide di sedersi due file più indietro per poter osservare da vicino il continuo movimento di quella persona. È evidente che non sia coinvolto nella trama del film. Mentre è in pausa durante il primo tempo, la stanza diventa luminosa e lei opta per andare al bagno. Una volta ritornato al suo posto, si accorge che l'uomo apparentemente disinteressato al film è seduto vicino alla sua sedia. Prova subito quella gradevole sensazione pruriginosa che per lui significa piacere e soddisfazione, infilare le mani nella giacca di uno sconosciuto è per lui una emozionante prova. Grazie alla sua abilità, tira fuori una busta pesante dalla giacca del ragazzo e continua a guardare il film fino alla sua conclusione. La camera si illumina e il sfortunato si alza per uscire, mentre lui rimane seduto aspettando il secondo spettacolo. Dopo mezz'ora, prova una forte voglia di conoscere il contenuto della busta, più forte della voglia di guardare il film. Si alza in piedi e si dirige verso la stanza da bagno. Dopo aver chiuso la porta con cura, estrae dalla tasca interna del suo giubbotto la busta per controllarne il contenuto. Nella busta, c'è una quantità modesta di duemila lire, insieme a fogli di prescrizioni mediche spiegazzati, contatti di oncologi e il libretto sanitario. Guarda nuovamente all'interno e estrae una piccola busta, la apre e legge ciò che c'è dentro. Con mani sudate e tremanti, si siede sul water per leggere. La compagna di quell'uomo sfortunato è affetta da cancro e ha redatto una lettera di raccomandazione per il marito. La frase che lo ha colpito di più è stata quella di affrontare le sfide con dignità. Ha un senso di colpa e si sente obbligato a consegnare la lettera alla persona a cui è destinata. Quello che era stato semplice fino a quel momento diventa estremamente complicato. Esce dal bagno e cammina incerto verso l’uscita. Entra in un bar, chiede un caffè e si siede a un tavolo prendendo nota su un quaderno e annota l'indirizzo. Prima di pagare, compra un biglietto per il trasporto pubblico e poi va al capolinea per salire sul primo autobus. Va verso la destinazione e suona il campanello. Una donna risponde al citofono e lo informa che Lo Persico si è trasferito in un condominio nel quartiere Corea. Esprime gratitudine per il consiglio e riprende la strada verso il quartiere consigliato. La richiesta è comune ma nessuno sembra essere a conoscenza di Lo Persico. Richiede dettagli a una anziana donna che ammette immediatamente di aver avuto una forte amicizia con la moglie dell'uomo, la quale è deceduta dopo un lungo periodo di sofferenza. Erano residenti in questa zona periferica da un po' di tempo. Con grande gentilezza e delicatezza, gli chiede gentilmente se può indicargli l'indirizzo preciso. La signora risponde dicendo che si trova nelle vicinanze, al 177 piano secondo. Esprime gratitudine e si avvia verso l'abitazione di Lo Persico. Ringrazia e si avvia verso la casa di Lo Persico. Il portone è aperto, sale le scale e suona alla porta; lo accoglie un uomo con la barba lunga e trascurata. Gli consegna la busta dicendogli: penso che sia importante per lei. Lo Persico afferra la busta, la porta dentro e comincia a piangere. Premere la busta contro il petto e ringrazia incessantemente! Giusto si sente a disagio per il comportamento dell'uomo. Ritiene triste la sua mancanza di dignità nel gestire la perdita. La moglie gli dava sostegno, ma Lo Persico è devastato completamente. Giusto necessita di aria fresca, si volta rapidamente ed esce senza proferire alcuna parola. Appena uscito, ritiene che tutto tranne il denaro debba essere buttato nella spazzatura, come gli aveva ripetuto spesso il suo mentore. Siamo seduti al tavolino da più di un’ora, i muscoli delle gambe cominciano a dolermi, sto per alzarmi ma mi trattiene dicendomi: ti racconto l’ultima. Genova 1983. Il recente passaggio sotterraneo per il trasporto urbano, con la fermata Genova Principe, è stato inaugurato e ha due binari. Si può accedere alla fermata sotterranea sia tramite le scale mobili all'interno della stazione, sia dall'esterno. Giusto osserva che la vita sotterranea è completamente diversa da quella sulla superficie. Non è un ambiente felice ma è diventato il suo nuovo posto di lavoro. Ha scelto una posizione tattica che consente di osservare senza essere individuato. Anziani, senzatetto e giovani senza dimora si spostano velocemente tra i vagoni per dividere un pezzo di pane. Le persone di passaggio si sbrigano a spostarsi più rapidamente per evitare di essere rallentate da loro. In altre situazioni, la situazione si trasforma: dolci e vivaci melodie risuonano per i corridoi. Le fisarmoniche, le chitarre e i sassofoni sono suonati in modo persistente. I venditori offrono vari prodotti, mentre mendicanti senza gambe chiedono aiuto scuotendo le monete raccolte, e alcuni vendono castagne e noccioline durante la stagione invernale. Non si verifica alcuna forma di violenza in quel luogo sottostante. Durante le performance dei musicisti, tutto cambia radicalmente, soprattutto in superficie.
Giusto ha deciso di ascoltarli suonare, ma alla fine si è spostato verso il fronte e ha visto una custodia piena di soldi, sia monete che banconote, ai piedi dei musicisti. Un membro del gruppo, con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, si sposta tra la folla per raccogliere le donazioni. Fermandosi per un breve istante troppo vicino a Giusto, nota un rotolo di banconote nella giacca del musicista. Un individuo tra gli spettatori attira l'attenzione dell'Andino per lasciare la sua offerta nel cesto che tiene tra le mani. Estende il braccio mentre tiene il cesto e sfiora il corpo di Giusto, che con destrezza prende il rotolo di banconote dalla sua tasca. Dopo, si mescola tra la folla che si comprime intorno ai musicisti e si allontana dirigendosi verso un locale vicino. Dopo averlo raggiunto, non cede alla tentazione di contare i soldi rubati al musicista; ordina un panino e una birra, si siede in un angolo e tranquillamente si gode il suo pasto principale del giorno. Successivamente si reca al bagno per fare il conteggio del bottino rubato. È completamente soddisfatto e si domanda se il giovane musicista abbia perso la sua felicità quando si è reso conto di essere stato derubato. Avrebbe potuto diventare il suo discepolo. Durante il pomeriggio, svolge il suo lavoro tra i tanti turisti che si recano all'acquario. La giornata è piena di allegria. Durante il picco della stagione turistica, Via Gramsci è molto affollata di persone. I portafogli saltellano fuori dalle tasche da soli. Il suo controllo con le dita delle mani sembra essere al massimo livello in questo momento. Verso un determinato momento pomeridiano, si porta alla postazione temporanea accuratamente selezionata per svuotare le tasche e occultare il denaro, necessitando anche di prendersi una pausa. Trenta minuti più tardi torna in azione. Il suo lavoro continua senza problemi. Improvvisamente nota un ragazzo che in modo goffo sta cercando di rubare il portafoglio a un turista. Questa persona si accorge che sta per essere derubata e afferra immediatamente la mano del ragazzo. Si tratta della situazione comune in cui si trovano i neofiti. L'uomo salta all'indietro e urla. Il ragazzo scompare velocemente dalla visuale dell'uomo. Cammina lungo il marciapiede per diversi isolati, seguito da Giusto. Si si ferma vicino a un muro in un vicolo, fa fatica a accendere una sigaretta e ha le mani tremanti. Giusto si piazza proprio all'ingresso del vicolo e osserva attentamente, è intrigato dalla forte determinazione del ragazzo. Si avvicina per tranquillizzarlo e presto iniziano a parlare, durante la conversazione matura l'idea di una possibile collaborazione lavorativa insieme. Giusto comprende immediatamente che, per quanto interessante possa sembrare, in realtà non è fattibile. Il ragazzo ha molti pensieri nella sua mente, alcuni dei quali sono impossibili da realizzare. Afferma con determinazione di non voler passare la vita timbrando il cartellino in fabbrica, proprio come suo padre. Vuole arricchirsi rapidamente e sogna di vivere su una barca, trascorrendo le giornate sdraiato a bere e a incontrare donne. Giusto riflette attentamente sui consigli di Pietro e ritiene che la cupidigia costituisca un pericolo sul posto di lavoro, poiché spinge a assumere rischi eccessivi. Il punto debole del giovane è rappresentato dalla sua ambizione eccessiva, in grado di compromettere il suo cammino verso la maturità. Pensava di aver trovato un compagno ma, come sua moglie dice spesso, non è ancora il momento; gli augura buona fortuna e si dirige verso la stazione per prendere il primo treno e tornare a casa.
L'atto di dimenticare. Mentre sta sul marciapiede della stazione aspettando il treno, un pensiero improvviso lo fa rabbrividire: perché non ho con me ciò che ho tolto agli altri? Si mette subito in movimento, è l'ora di massima affluenza, le strade sono affollate di persone che tornano a casa. Raggiunge il nascondiglio e mette dentro la tasca della giacca ciò che ha rubato durante la giornata. Continua a procedere verso la stazione pensando alla meravigliosa giornata in cui è stato in grado di raccogliere una grande quantità di denaro senza lasciarsi influenzare emotivamente dal ragazzo di Catania, una scelta astuta. Mentre cammina verso la stazione, fischietta felice. Rivede nuovamente il ragazzo con cui aveva conversato precedentemente. Ha uno sguardo provocatorio e un sorriso pieno di contentezza. Si avvicina e estrae tre orologi dalla taschino dei pantaloni, dicendo: caro signore, in un quarto d'ora. Giusto è contento e gli augura il meglio. Il giovane lo saluta con grande cortesia e semplicità, ma Giusto commette l'errore imperdonabile di abbracciarlo invece che stringergli la mano. Giusto arriva alla stazione e si imbarca sul primo treno disponibile. Torna a casa molto tardi, i suoi cari stanno dormendo beatamente, ha tutto il tempo necessario per rilassarsi; accende il sistema audio, mette le cuffie e si dedica alla musica classica. Stava comodamente sdraiato sul divano quando improvvisamente è colto da una sensazione negativa che gli provoca brividi. Rimuovendo le cuffie, si alza rapidamente e si dirige verso il corridoio dove ha appeso la sua giacca all'attaccapanni. Mette la mano nella tasca dove ha nascosto i soldi rubati durante la giornata. È nervoso, ha problemi a respirare. Si muove in modo instabile e gli occorre tempo prima di stabilizzarsi. Spostandosi avanti e dietro nel corridoio, come una marionetta, fa rumore e si rimprovera ad alta voce. Quando si volta di nuovo, deve confrontarsi con il dispiacere di vedere che la moglie e i figli sono svegli e lo stanno guardando con incredulità per il suo comportamento. Recupera in fretta un’apparente tranquillità e riesce a dare loro una spiegazione convincente. Una volta risolta la situazione imbarazzante, la moglie e i figli si ritirano a letto. Si dirige sul balcone e scuote la testa deluso. Guarda la strada deserta e comincia a ridere per evitare di piangere. Riflette su quel ragazzo che lo ha ingannato con una straordinaria performance. La straordinaria esibizione del giovane lo ha sorpreso enormemente. Mi ha fregato. Rientra in salotto per prendersi un'altra bevanda e si accomoda sul divano. Prima di indossare le cuffie per ascoltare quella melodia rilassante interrotta precedentemente, fa una triste riflessione e me ne rende partecipe in quella serata: il mondo è pieno di ladri.
Id: 5844 Data: 27/12/2024 20:37:03
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Una indimenticabile giornata.
Una indimenticabile giornata goliardica.
Siamo un gruppo di amici indissolubili, abitiamo in un piccolo paese del Levante Ligure, circondato da due promontori. Avreste molta fortuna a essere presenti quando, nel corso della stagione estiva, stendiamo sulla spiaggia i pali in legno per far scivolare il gozzo in mare. La quiete di chi è sdraiato placidamente è interrotta dalla nostra smania di mettere il gozzo in mare, noi gli osserviamo, siamo divertiti vedendoli rimuovere gli ombrelloni e i loro effetti personali. Percepiamo con soddisfazione la loro insoddisfazione. Il nostro desiderio è quello di raggiungere la scogliera orientale e tuffarci in acqua dal punto più alto. Il nostro, come si suol dire, è un paese di mare che nella stagione estiva è frequentato da molti turisti, vanta una delle più lunghe spiagge libere della regione e nonostante non proponga attrattive turistiche di livello ha il pregio della tranquillità. La passeggiata a mare nelle serate estive è frequentata da residenti e bagnanti, la maggior parte passeggia con il cono gelato tra le mani mentre altri si fermano davanti alla giostra per sostenere i propri figli e nipoti intenti a vincere un giro gratuito. Sono numerosi gli scapoloni incalliti, seduti sul corrimano del ponte osservano le persone che passano, non mancano di fare apprezzamenti sui diversi aspetti fisici delle loro coetanee che passeggiano in gruppo da ponente a levante. E’ esilarante per noi quando li sentiamo esprimere il loro parere, valutano ognuna di esse con un punteggio. Quello è il loro passatempo preferito. Ai nostri occhi appaiano ridicoli. Guardarli in fila seduti sul corrimano con i jeans a zampa d'elefante e camicie dai colori vivaci e floreali ci fa riflettere su come sopravviveremo a quella tendenza di moda dell'epoca. Noi indossiamo pantaloncini, maglietta e sandali, pure alla sera. Ci differenziamo dai nostri coetanei che sono in vacanza, dall'abbigliamento. Nelle serate estive, loro vestono in modo elegante, un golfino sulla camicia stirata, pantaloncini marroni e calze a righe colorate. Oramai ci siamo abituati a quel loro modo di vestire che qualche anno prima ci irritava. E’ piacevole osservare gli anziani passare il loro tempo libero svolgendo varie attività, come la pesca e il gioco delle bocce, oppure dando vita ad animati scambi di opinioni sulle panchine vicino al mare fino a tarda notte. E’ certo, durante la stagione estiva, nessuno si sente annoiato. Durante la stagione successiva, ci dobbiamo abituare alla noia e alla monotonia di un paesino costiero.
Ci incontriamo al bar Paolo tutte le sere, un punto di ritrovo comune in paese, frequentato da numerosi personaggi caratteristici tra cui Alberico e Concetto. Il primo individuo ha un corpo magro, una fronte sporgente e occhi ampi, pochi denti in una bocca piccola, un tic nervoso e agita regolarmente la parte sinistra del viso, creando una smorfia che accentua la sua aggressività. La voce infantile e isterica è distintiva del suo aspetto fisico unico. Guida la sua cinquecento in modo aggressivo, ma la particolarità è che non si vede nessuno alla guida, solo il viso appena visibile. In aggiunta, ha l'abitudine di bere e ciò spesso lo rende fastidioso. Sono sufficienti pochi motivi per far emergere la sua rabbia, che si manifesta tramite un linguaggio estremamente offensivo. E’ un appassionato cacciatore, mi sono spesso domandato come abbia fatto a ottenere il porto d’armi. Il secondo personaggio è molto divertente. Non c'è nessuna connessione tra la sua denominazione e il significato della parola che lo identifica: Concetto. Lo conosceremo più a fondo la sua conoscenza in seguito.
L’inizio La serata autunnale trascorsa al bar fu l'inizio di tutto. Quella sera, Franco e Carlo hanno deciso di sfidarsi in una partita a biliardo, mentre io e Vittorio abbiamo scelto di fare una passeggiata nel paese in attesa che terminassero il gioco. Ci stiamo lamentando della solita routine che accompagna le nostre serate, un tempo eravamo molto più brillanti, non ci rassegnavamo alla noia, ogni occasione era quella giusta per mettere in piedi scherzi di buon e cattivo gusto a seconda dei giudizi altrui. E’ Vittorio a dirmi che sarebbe importante rivalutare la propensione verso gli scherzi anziché passare inutili serate al bar, detto questo decide di rientrare a casa. Io mi dirigo nella direzione del bar per raggiungere gli altri. Nel vicolo vicino al bar, mi fermo un attimo a osservare la scena: un giovane fatica ad alzarsi da terra. Mi avvicino e scopro che si tratta di Alberico, incapace di tenere l'equilibrio e cadendo ogni volta che cerca di rialzarsi. E’ completamente ubriaco, appena riesce a reggersi in piedi mi avvicino, gli offro il mio aiuto ma ricevo solo insulti ai quali non faccio caso. Dopo diversi tentativi, riesco a portarlo fino al portone di casa. Mi dispiace per come si trova, con le pupille dilatate e gli occhi rossi, parla in modo confuso e, quando gira il mento verso di me, l'unica parola chiara che riesco a capire è: bastardo! Durante il tragitto si piscia addosso continuando a dondolare in tutte le direzioni, in quel frangente senza il mio sostegno. Sembra il nostro gozzo quando ondeggia in mezzo al mare. Quando arriviamo al portone di casa sua fortunatamente lo troviamo aperto, lo guardo salire le scale, inciampa diverse volte nei gradini, soltanto quando sono certo che è arrivato al pianerottolo mi allontano il più in fretta possibile, non voglio assolutamente incappare nelle lamentele della madre che addossa agli altri la responsabilità se suo figlio si trova in quelle condizioni. Raggiungo i miei amici che hanno appena finito la partita a bigliardo e gli racconto l’accaduto. Dicono che il mio intervento è stato provvidenziale, altrimenti il disgraziato lo avrebbero trovato la mattina successiva i netturbini. È tardi, torniamo a casa, sono stanco ma so che resterò sveglio per pensare a ciò che abbiamo discusso con Vittorio. Non ho alcuna idea in merito, l'unica cosa che mi viene in mente è discuterne con gli altri. Quando discutiamo al bar della questione, mostrano entusiasmo ma trovare il luogo e la vittima dello scherzo risulta complicato. Mentre ciascuno presenta la sua proposta, un nostro conoscente più anziano si intromette, dicendo che a circa ventisette chilometri di distanza si trova Carrodano, un piccolo paese rurale, dove il parroco potrebbe essere il bersaglio ideale per il vostro scherzo. Al improvviso, si alza dalla tavola e se ne va, lasciandoci a riflettere sulle sue parole.
Il giorno dopo.
Ho riflettuto su quelle parole tutta la giornata tanto che decido che questa sera resto a casa, voglio informarmi su quella località. Scartabello dei volumi ma non trovo nulla degno di nota che possa catturare la mia attenzione per ideare uno scherzo al prete del paese. Raggiungo i miei genitori in sala, stanno guardando un film, mi unisco a loro. Mentre guardavo il film divertente, ho improvvisamente avuto un'idea sullo scherzo, mi sono alzato di scatto dal divano e sono andato a prendere un volume dell'enciclopedia della Liguria, mio padre ne aveva acquistati sei. Entro nella mia stanza tenendo il volume tra le mani e comincio sfogliarlo. Non mi soffermo su Carrodano, mi concentro su un altro paese nelle sue vicinanze, Brugnato. In quel luogo si trova il monastero dei Padri Passionisti. Mi interessa conoscere l'identità di questi Passionisti, visto che io di passioni ne coltivo tante e tra le tante una è la curiosità che ho appagato nel momento in cui ho consultato questo volume dell’enciclopedia Motta, anch'essa acquistata da mio padre. Ciò che mi ha affascina di più è il loro abbigliamento tradizionale fatto di tunica nera, cintura di cuoio e un distintivo sulla parte sinistra vicino al cuore con il nome di Cristo e il titolo della sua passione inciso su un cuore, sormontato da una piccola croce bianca e tre chiodi. Ho tenuto a mente queste informazioni perché nel caso si fosse deciso di andare a trovare il prete, sarebbe toccato a me, come è sempre successo, a dover condurre la conversazione e non mi piace essere impreparato sugli argomenti da discutere. Il mattino successivo Carlo è il primo che incontro, gli espongo quello che la sera precedente ho studiato a tavolino. Mi dice che ho avuto un’ottima intuizione e che questa sera c’incontriamo al bar con gli altri per discuterne la fattibilità. Siamo tutti lì al bar quella stessa sera, era praticamente scontato. Spiego a tutti la chance di poter giocare uno scherzo al prete di Carrodano presentandoci inaspettatamente come giornalisti incaricati di un'emittente televisiva del Levante Ligure per indagare sul convento dei Padri Passionisti di Brugnato. L’entusiasmo dei presenti si tocca con mano. Chiedono ulteriori informazioni con insistenza, ma penso che aver generato in loro tanto entusiasmo quella sera sia abbastanza, preferisco lasciarli riflettere da soli e discutere meglio con Carlo in seguito. Quando usciamo dal bar, l’umore è alle stelle. Io e Carlo camminiamo insieme per un po' prima di tornare a casa e durante quei momenti concordiamo su come comportarci il giorno successivo. E’ Carlo a suggerirmi un’idea geniale, quella di riuscire a convincere Franco a usare la sua auto per andare a Carrodano. Franco è gelosissimo della sua 850coupè gialla e la utilizza solo in situazioni importanti, altrimenti preferisce essere scarrozzato da qualcun altro. Mostra una cura eccessiva per la sua auto, la lava ogni tre giorni, lucidandola con attenzione dopo averla asciugata accuratamente. Concordiamo con Carlo che per raggiungere questo nostro scopo è necessario innanzitutto discuterne con gli altri al fine di avere un motivo credibile per non poter usare le nostre macchine. Lasciamo che passino alcuni giorni prima di affrontare l’argomento. E’ un giovedì sera quando ci troviamo al bar per parlarne. C’è un clima euforico da parte di tutti ma in particolar modo da parte di Franco che pregusta quel che accadrà quel giorno. Lasciamo che di lasci trasportare da quell’onda di euforia tanto conosciamo già quale sarà la sua reazione tra poco. Arriva il momento di decidere chi mette l’auto a disposizione, tutti hanno una scusa valida eccetto Franco. C’è chi dice che l’ha dal meccanico, o chi ha il padre a cui serve proprio quel giorno. La scusa che accampa è quella di averla lavata e lucidata il giorno prima. Nel sentire una scusa così puerile lo rimbrotto per aver detto una cosa di scarso rilievo e lo invito a non trovare giustificazioni che non stanno né in cielo né in terra. Da parte sua nessuna parola, silenzio assoluto. Solo nel momento in cui Carlo suggerisce di posticipare tutto a sabato prossimo, la sua reazione è istantanea. Prorompe in un e va bene, bastardi! L’auto la metto io, basta che non ci fumiate dentro. Tutti: ok. Ci accordiamo per sabato pomeriggio. I primi ad arrivare all’appuntamento nel luogo stabilito per la partenza siamo io e Carlo, poco dopo arriva Vittorio. Franco è in ritardo, arriva quindici minuti dopo. Abbiamo il tempo necessario per commentare quel color giallo della sua auto reso ancor più appariscente dalla lucidatura settimanale. Tutto era diverso da oggi, in primo luogo la moda. Appena scende dall’auto restiamo imbambolati nel vederlo abbigliato in un modo non adatto per uno che deve essere convincente a far credere di essere un giornalista. Bomber giallo e pantaloni rossi, sembra che sia diretto a una festa in costume anziché a un incontro per un’intervista. Carlo, che non ha peli sulla lingua glielo fa notare, lui, come suo solito fa orecchie da mercante e ci sollecita a salire in auto. E’ in piedi vicino alla portiera, sta ribaltando il sedile per permetterci di salire nel vano posteriore e rimane lì impalato a osservare i nostri movimenti. Il primo a salire sono io, lascio intenzionalmente un’impronta con la suola della scarpa sulla plastica nera che brilla da quanto è stata sfregata, subito dopo tocca a Carlo, lui usa la tecnica dirompente, in pratica si lascia andare sul sedile con un tonfo pesante e poi si aiuta con i piedi a posizionarsi meglio che può in quel spazio ristretto spostando il tappetino a protezione della moquette sotto lo sguardo infastidito di Franco. Vittorio è l’ultimo a entrare, si posiziona con tutti i riguardi possibili e immaginabili accanto a Franco che si è posizionato alla guida per poi chiudere la portiera, sbattendola con tanta forza da far tremare i finestrini leggermente abbassati. La reazione di Franco è veemente, era quello che volevamo vedere e sentire, una sfilza di imprecazioni e la minaccia di farci scendere immediatamente dalla sua auto. Terminata quella simpatica scaramuccia si parte per raggiungere il paese di Carrodano. Durante il viaggio si respira un’atmosfera gioviale e allo stesso tempo tranquilla, per mio conto eccessivamente tranquilla. Voglio ravvivarla, senza alcun riguardo punto le ginocchia contro il sedile di Franco, la mia speranza è quella di suscitare la sua reazione; stranamente non accade nulla, continua a guidare come se niente fosse. Non mi abbatto e perseguo il mio obbiettivo. Armeggio in modo scomposto nella tasca dei pantaloni e quando mi accorgo di aver suscitato la sua attenzione tiro fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette, lo manipolo, poi estraggo una sigaretta e la metto in bocca. Creo ad arte ancora un po di confusione per prendere l’accendino e la sua reazione è immediata. Frena improvvisamente e blocca l’auto in mezzo alla carreggiata; esce dall’auto portandosi via le chiavi dell’accensione e si allontana velocemente senza dire una parola. C’è il rammarico da parte degli altri che si lamentano con me per aver causato la sua reazione, si stanno domandando quali siano le sue reali intenzioni. Io non perdo tempo a dirgli che quando si ha l’opportunità di salire sul palcoscenico, occorre cogliere l’attimo senza esitare. Aggiungo che il nostro amico sta facendo la sua parte, noi dobbiamo restare focalizzati per compiere la nostra. Cerco di spiegare che conoscendolo a fondo sono sicuro che si è nascosto da qualche parte non lontano da noi, o meglio, dalla sua auto, godendo di averci lasciato in mezzo alla strada. Occorre trovare una soluzione per farlo tornare velocemente, la voglia di raggiungere Carrodano è tanta. Senza alcun vanto, ho una naturale inclinazione a fare contatto visivo con l’ambiente circostante e questo mi permette di individuare un capanno costruito in lamiera, nelle cui vicinanze sono accatastati tronchi di legno. Senza dar loro nessuna spiegazione sulle mie reali intenzioni chiedo loro di aiutarmi a sollevare un tronco di legno e di colpire con tutta la forza che abbiamo la struttura in lamiera. Hanno un sorriso sul volto che vale più di mille parole, sono disponibili e pronti all’azione. Nel momento in cui il tronco di legno impatta con forza contro la lamiera, un forte rumore metallico rimbomba nei dintorni. Poi, ci nascondiamo in un punto strategico, è impossibile essere osservati, mentre noi al contrario abbiamo ampia visuale dell’auto e di una buona porzione di strada. Non c’è da restare nascosti per molto per osservare il nostro amico correre verso l’auto per esaminarla da ogni angolazione. Il rumore metallico che abbiamo provocato ha sortito gli effetti sperati. E’ per noi una vera goduria vederlo con il volto pallido e gli occhi spalancati poggiato alla sua 850coupè con i muscoli facciali tesi e la postura rigida. Non riusciamo a trattenerci dal ridere. Ci sente e osserva nella direzione da cui provengono le risate riacquistando una parvenza di normalità. Quando usciamo dal nostro nascondiglio e gli andiamo incontro bastano due pacche sulle spalle per ristabilire l’armonia. Riprendiamo il viaggio. In poco tempo arriviamo a Carrodano, ora il primo nostro compito è quello di trovare il prete. Abbiamo davanti a noi una grande opportunità, la chiesa. Entriamo, a quell’ora del pomeriggio è deserta, nessuna anima viva a cui poterci rivolgere per sapere dove avremmo potuto trovare il prete. Scorgiamo una porta di legno di fianco all’altare, gli intarsi catturano la nostra attenzione, pensiamo sia l’accesso alla sacrestia.Suoniamo ripetutamente il campanello, nessuno viene ad aprire. Proviamo a spingere, è bloccata. Conveniamo che l’unica possibilità che abbiamo è quella di uscire e sperare in una fortunata coincidenza.E così facciamo. Ci troviamo sul piazzale di fronte alla chiesa, stiamo discutendo vivacemente quando una donna dalla corporatura robusta, con delle gambe grasse, si avvicina a noi a passo deciso, con voce autoritaria ci dice che ci ha notato dalla finestra di casa mentre uscivamo dalla chiesa, puntualizza squadrandoci a uno a uno dalla testa ai piedi che è strano trovare persone che si recano in chiesa a quell’ora del pomeriggio. Rimane lì a fissarci in attesa di una risposta. Non lascio scappare questa occasione per soddisfare la curiosità della donna. Le ho detto che non siamo venuti per caso; ci è stato chiesto di raccogliere informazioni per un'indagine giornalistica sul convento dei Padri Passionisti di Brugnato. Siamo entrati in chiesa sperando di trovare il parroco per risolvere alcuni dubbi e essere preparati prima di discutere direttamente con i religiosi. Le difese create dalla donna cadono immediatamente. Si presenta come la perpetua del prete, si dice lieta di poterci aiutare e aggiunge subito: Don Bartolo può fornirvi tutte le informazioni richieste, avendo frequentato quel convento durante il suo percorso formativo religioso. Poi, una breve pausa, respira profondamente e ci rassicura che si sarebbe occupata lei di informare il prete della nostra presenza in paese. Chiede dove possiamo essere raggiunti dal parroco, le sue parole sono come melodia per noi. In particolare a Vittorio, che, appena arrivato in paese, ha notato subito un'osteria. Lui risponde alla donna: alla locanda. Salutiamo la donna che fortunatamente ci ha aiutato e ci dirigiamo all’osteria. Entriamo in quella piccola locanda e vediamo un gruppo di anziani seduti ai tavoli in completo silenzio, intenti a giocare a carte. Ci rendiamo conto che stanno giocando a scopone grazie alla disposizione delle carte e alla loro profonda concentrazione. Ma, dura poco. Siamo al centro della loro attenzione. Il membro più vecchio del gruppo mette le carte sul tavolo scatenando l'irritazione dei suoi amici per sapere se siamo lì in campagna per una breve vacanza. Gli dico che stiamo aspettando il parroco. Tutti hanno messo giù le carte che avevano ancora in mano gridando: il prete? Don Bartolo? Non esito nemmeno per un attimo e proseguo con fermezza, sono sicuro di attirare ancora di più l'interesse delle persone presenti. Spiego quali sono le ragioni per cui desideriamo intervistare il parroco. Mi accorgo di aver segnato un punto, simile a colpire il bersaglio, il più anziano si vanta di essere stato assessore e di avere le chiavi dell'edificio del Municipio, offrendoci un posto per l'intervista al prete. Non era necessario essere un esperto per capire il desiderio dell'anziano di partecipare personalmente all'intervista e essere anche lui intervistato, ma sicuramente non nel ristorante. Senza esprimere gratitudine, indico che staremo qui ad aspettare il prete, poiché lo consideriamo il posto ideale per l'intervista. Guardiamo con divertimento la sua espressione, con il naso rivolto verso l'alto e il viso allungato in una smorfia di delusione. Alcuni riprendono il gioco a scopone interrotto in precedenza e poi sbattono con rabbia le carte sul tavolo. Non sentivano più motivo di proseguire. Abbiamo disturbato la loro attenzione. Siamo seduti a un tavolo e chiediamo una bottiglia di vino. Un individuo di altezza ridotta e fisico robusto ci porta il vino e domanda se vogliamo delle uova sode da abbinare. Franco non permette a nessuno di noi di replicare, urla un risoluto e felice sì! Siamo grati per tutto ciò che è stato offerto; abbiamo gustato il vino locale con piacere. Ne vogliamo un'altra bottiglia. Nel frattempo, si è instaurata un'atmosfera gradevole in cui i presenti ci interrogavano e noi rispondevamo concedendoci la libertà di esprimere la nostra fantasia. Nella locanda c'è un'atmosfera molto accogliente e siamo felici di quella compagnia inaspettata. Cambia tutto quando il prete varca la soglia del locale. E’ un uomo forte, con capelli neri senza un tocco di colore bianco e due mani che sembrano più adatte a un contadino che a un sacerdote. E’ difficile stabilirne l’età. Ha tono vocale da tenore che si sposa perfettamente con la sua mole. Si dirige senza esitazioni al nostro tavolo, ci fissa con sguardo magnetico, resta in piedi con le gambe ben piantate a terra, ci domina con la sua stazza poi, inizia la conversazione dicendo che Assunta ha interrotto il suo riposo pomeridiano per avvisarlo della nostra presenza; continua senza darci modo di intervenire, interrogandosi a voce alta sul fatto che gli pare strano non essere stato informato di nulla e sottolinea con fervore di aver svolto il ruolo di parroco in questa comunità per 25 anni. Sottolinea anche che in passato si è Curato di una parrocchia locale; ci fa sorridere quando afferma che in questa area le chiese parrocchiali sono cresciute in fretta, proprio come i funghi. Mi sta guardando attentamente, poi volge il suo sguardo verso i miei compagni di viaggio, per poi tornare subito a me; mi sento osservato da tutti i presenti ma non dimostro imbarazzo. Comprendo che mi ha scelto tra gli altri come l'interlocutore privilegiato. Lo ascolto attentamente e mi convinco che quel prete non ha paura di affrontare le sfide e non gli importa affatto del ridicolo. Adotta una forte determinazione nel comunicare le sue opinioni. Quando chiedo informazioni sul monastero, mi dice bruscamente di avere pazienza e ascoltare attentamente per capire. Esprime il suo punto di vista con una sincerità e una intensità mai viste prima. Resto sorpreso quando si volta verso di noi con lo sguardo e ci chiede se abbiamo mai sentito parlare di verità eterna. Penso che voglia prenderci per i fondelli. Ma, non è così. Restiamo in silenzio per un momento di troppo e lui ne approfitta per dirci che un romanzo o una poesia possono comunicare una verità eterna allo stesso modo della filosofia e teologia. Non comprendo il nesso di quella divagazione. Lo interrompo, e questa volta sono deciso a non farmi zittire. Contrariamente a quanto pensavo il prete si predispone ad ascoltare. Gli dico senza esitazione che le sue osservazioni sono tipiche sia dei credenti che dei non credenti. Vedo sul suo volto un’espressione di contentezza per le conclusioni a cui sono arrivato e mi sento soddisfatto pensando di aver fatto breccia nella corazza del prete. Non è così che va. Con destrezza, il sacerdote continua il racconto e dice: ho abitato con mia madre e mio fratello fino ai quindici anni, nostro padre è deceduto durante la guerra nel 1942. All’improvviso, la situazione finanziaria della mia famiglia si complica; mia madre e mio fratello lavorano duramente nei campi per tutta la giornata, mentre io mi impegno nello studio, ottengo buoni voti e mi distinguo per la mia velocità di apprendimento. Con il passare del tempo mi spingono continuamente a iscrivermi in seminario per continuare gli studi, garantendomi un posto sicuro e il necessario supporto finanziario. Il venti Gennaio del cinquantatré, con il viso bagnato dalle lacrime, salutai mio fratello. Mia madre mi accompagna all’ingresso del seminario: alle donne è vietato entrare.Ci salutiamo con un lungo abbraccio mentre un giovane seminarista resta fermo di fronte alla porta d'ingresso. Dopo aver detto addio alla mamma, seguo il giovane seminarista nel suo cammino verso lo studio del rettore. Mi sento imbarazzato di fronte a quella maestosa figura con atteggiamento autoritario. Mentre lo ascolto, sento un forte bisogno di pisciare, cerco di ridurre l'imbarazzo guardandomi intorno, ma quando il rettore annuncia: non potrai vedere la tua famiglia per un anno, sento i pantaloni bagnati e un piccolo rigagnolo ai miei piedi. Con arroganza mi ordina di rimediare al mio pasticcio, mi segnala il ripostiglio in cui erano riposti gli stracci e gli utensili necessari per asciugare ciò che ho bagnato. È stato un periodo molto complicato, caratterizzato da solitudine e prolungati momenti di silenzio. Il raggiungimento della perfezione era considerato possibile solamente tramite questi due elementi. Per tutto l’anno non potevo incontrare mia madre e mio fratello nemmeno in occasioni come il Natale e la Pasqua. Ogni volta che sentivo la mancanza di casa, mi veniva ricordato: chi ama di più il padre e la madre di me non merita di essere mio discepolo. (Bibbia. Matteo 10, 37 – 42). Avete capito l'importanza di ciò che vi ho spiegato? Concordiamo, non siamo in grado di fornire una risposta alla sua domanda, un mix di emozioni negative, come rabbia e frustrazione, hanno invaso il nostro modo di percepire le cose. Il prete se ne rende conto immediatamente e prosegue con enfasi nel suo racconto. A ventidue anni divento diacono, dopo due anni ricevo l’ordine sacerdote e mi assegnano il ruolo di vice parroco qui a Carrodano. Non ci metto molto a capire che i periodi passati in seminario erano privi di umanità. Il vecchio sacerdote si sforza al massimo per ristabilire i legami con i giovani della comunità. Mi domanda se sono in grado di assisterlo in questa complessa attività. Sono entusiasta di accettare. In breve tempo mi permette di agire liberamente, non si intromette nel mio lavoro, limitandosi a osservarmi come fa un arbitro con un giocatore ammonito durante una partita di calcio. Con il passare del tempo, un forte legame di amicizia si rafforza. Riconosce il mio impegno e entusiasmo nel compito che mi ha assegnato. Un giorno mi ha chiesto se desideravo essere ammirato per le mie qualità o simulare, come spesso fanno molti, per cercare di ottenere l'approvazione universale. Indubbiamente, opto per la prima scelta e lui si mostra contento della mia decisione, confermando l'elevata ipocrisia nel settore della moralità e dei rapporti sociali, garantendomi il suo appoggio per ciò che è ancora possibile realizzare. Siamo entrambi desiderosi che la vita nel paese sia piena di gioia. Poi, con le dita nodose delle mani si carezza i capelli e chiede se siamo interessati a sapere qual è il compito che l'anziano parroco gli ha affidato. Siamo entrambi desiderosi che la vita nel paese sia energica e felice. Poi, con le dita nodose delle mani si carezza i capelli e ci domanda se siamo interessati a sapere in che cosa consiste la missione che l’anziano parroco gli ha assegnato. Pendiamo dalle sue labbra e siamo interessati, facciamo un cenno di assenso e lui continua a raccontare. La mia principale occupazione è organizzare incontri con i giovani per parlare e scambiare idee che possiamo realizzare insieme. La prima cosa da fare è migliorare le condizioni del campo da calcio, attualmente in uno stato pessimo; la seconda priorità è organizzare tutti gli elementi necessari per le stagioni primaverili ed estive. Necessito del loro aiuto il quale non tarda ad arrivare. Sempre più giovani partecipano in modo attivo agli incontri ogni singolo giorno. Sono così assorbito da questo impegno che ignoro i legami con i parrocchiani anziani. Il vecchio sacerdote mi fa capire che non posso escludere gli anziani, che hanno lavorato duramente e sostenuto la chiesa quando necessario. Queste parole sono presenti in me e diventano più intense quando vado a letto la sera per dormire. Da quando sono arrivato, guardo ogni giorno con nostalgia il locale dove ci incontravamo da ragazzi, ma ora è tristemente abbandonato. Mi interrogo sul motivo per cui sia stato lasciato cadere in quelle condizioni, pur essendo adatto per varie attività parrocchiali. Ho bisogno di discuterne con il parroco. Quando se ne presenta l’occasione le sue parole al riguardo, trasmettono amarezza. Mi ha raccontato di aver cercato più volte di persuadere la curia sulla importanza di rinnovare quel locale per la comunità parrocchiale; vorrebbe contribuire ancora, ma la sua età lo limita. Gli domando se posso avere una opportunità? La sua replica è: quante ne desideri. A partire da quel momento, le mie ore di sonno diminuiscono drasticamente poiché devo dedicarmi a pensare e organizzare attività che non sono strettamente legate alla religione e al culto. Nei giorni successivi, suono a ogni porta e invito tutti a partecipare a un meeting nella chiesa per parlare della ristrutturazione dell'antico edificio parrocchiale. Durante la riunione notturna, la chiesa è affollata più che mai, con la presenza di tutti i membri della comunità locale. Un assicuratore famoso, mai prima interessato alla comunità parrocchiale, offre il suo aiuto coprendo i costi assicurativi durante e dopo i lavori. Spiega che non serve fare pratiche amministrative, solo impegno e lavoro manuale. La discussione si anima in modo positivo, con donne, uomini, anziani e giovani che si offrono volontariamente per contribuire con le proprie competenze al rinnovo del locale. Quando iniziano i lavori, si verifica un evento straordinario: i giovani collaborano fianco a fianco con i più anziani. Si vive una delle esperienze più belle mai provate fino a quel momento. La condivisione. In soli due mesi il locale è stato completamente rinnovato. Con il coinvolgimento di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, concordiamo la data dell’inaugurazione. Da quel momento in poi, le riunioni serali si tengono regolarmente per poter organizzare al meglio ciò che consideriamo il momento più importante dell'anno per noi. Nel corso dei giorni che ci separano dalla scelta della data dell’inaugurazione del nuovo locale osservo il reverendo sempre più preoccupato; mostra un comportamento strano, si tocca frequentemente il viso come segno di nervosismo. Chiedo a lui quali sono le sue preoccupazioni. Mi consegna un foglio e mi chiede di leggere. Il vescovo ha scritto al parroco per informarlo della sua intenzione di effettuare una visita pastorale durante l'inaugurazione del nuovo locale e chiede di comunicargli la data. Non riesco a comprendere la ragione del suo preoccuparsi. Affermo che la presenza del vescovo all'inaugurazione non è una cattiva notizia, ma mi interrompe bruscamente dicendo di non essere affatto d'accordo! “ Non ci hanno aiutato minimamente, l'unica cosa positiva è stata non intralciarci. Sto pensando di scrivere a lui che i parrocchiani hanno dedicato impegno nel rinnovare il locale e vogliono trascorrere quel giorno con umiltà e vicinanza a Dio.” Gli dico di valutare attentamente perché rischia di subire delle conseguenze personali. Mi risponde che non gli interessa. I giorni scorrono e insieme agli abitanti del paese, concordiamo la data dell'inaugurazione. Il reverendo mi informa che durante la messa inaugurale sarà mia responsabilità officiare, lui parteciperà come concelebrante, e termina dicendo in modo perentorio: è il momento dei giovani! Il giorno della domenica la chiesa è colma, i giovani si siedono di fronte all'altare e partecipano attivamente alla cerimonia con i canti; il coro parrocchiale ha concesso ai giovani di scegliere e cantare le canzoni. Dopo la funzione religiosa, ci si riunisce nel nuovo locale, le donne e le ragazze più giovani hanno preparato diversi piatti, mentre i ragazzi hanno addobbato il locale in modo festoso la notte precedente. Una Domenica in cui si respira l'odore della gioia. Nei giorni seguenti, molte persone si occupano del locale e partecipano alle varie attività. Durante il tempo libero, il reverendo e io ci vediamo di tanto in tanto all’osteria per giocare a scopone. Nella locanda sentiamo il rispetto che ci viene mostrato in quei momenti. Non una maledizione o una bestemmia per una carta giocata in fretta, lanciata sul tavolo da gioco. Nei giorni seguenti, molte persone si occupano del locale e partecipano alle varie attività. Durante il tempo libero, il reverendo e io ci vediamo di tanto in tanto all’osteria per giocare a scopone. Nella locanda sentiamo il rispetto che ci viene mostrato in quei momenti. Non una maledizione o una bestemmia per una carta giocata in fretta, lanciata sul tavolo da gioco. Si è creato un bel clima in paese che coinvolge tutti in modo positivo. Come spesso succede quando c'è totale sintonia e armonia con gli altri, il diavolo arriva per seminare discordia. Siamo convocati a presentarci in in curia. Il reverendo ed io siamo sereni e certi di aver sempre agito nell'interesse e per il bene della comunità. Arriviamo fiduciosi all'incontro. Il segretario del vescovo è adesso qui con noi mentre aspettiamo. Un prete giovane cammina in modo instabile avanti e indietro nel suo ufficio. Comincia a parlare senza concederci il tempo di sederci, subito ci rimprovera per essere presenti all'osteria e chiede rispetto per l'abito religioso che indossiamo. Il vescovo non approva il vostro comportamento. Durante il nostro ritorno, il reverendo mi chiede se so perché il vescovo ha incaricato il suo segretario di dire quelle parole. Sinceramente non so cosa dire se non che lo avevo avvertito delle possibili conseguenze. Lui mi dice amichevolmente che il vescovo manca di coraggio e franchezza, quindi dobbiamo continuare senza esitare sulla strada intrapresa, quella dell'unione e della collaborazione. Noi quattro disgraziati desideravamo deridere il prete, ma ora siamo lì immobili con le mani sul tavolo, totalmente rapiti dalle parole di Don Bartolo che ci chiede se vogliamo conoscere i colpevoli del vuoto nella parrocchia. Non aspetta la nostra replica, continua con il suo discorso, sorprendendoci nuovamente. Indica la direzione del monastero e aggiunge che lì la teoria e i pensieri sono separati dalla realtà. Quando il prete inspira, io colgo l'occasione per versare un bicchiere di quel vino rosso ambrato e glielo offro. Don Bartolo inclina la testa di lato mentre riflette, poi prende il bicchiere con la mano destra e alza il braccio sinistro stringendo il pugno in segno di vittoria, gridando: l'intervista è conclusa! Ora devo andare, usate bene le informazioni che vi ho dato, anche se non verranno mostrate in televisione. Sotto lo sguardo divertito e allo stesso tempo interessato dei presenti, l'unica azione positiva che abbiamo compiuto fino a quel momento è stata quella di stringergli la mano. Quel diavolo d’un prete ha attirato su di sé l’attenzione sin dal suo arrivo alla locanda, è l’ha mantenuta fino a quando non ha deciso di porvi fine. Siamo stati abilmente manipolati dal prete. Grazie a noi, ha detto ciò che forse non aveva espresso da molto tempo.
Il ritorno.
Usciamo dalla locanda con l’espressione triste, come quella di chi deve partecipare a una cerimonia funebre. Assenza totale di allegria, l'aria è opprimente. Il prete ci ha demolito. L’unica nota positiva la trovo nella similitudine del personaggio (Don Bartolo) con Arlotto Mainardi, un sacerdote fiorentino ricordato per i suoi scherzi proverbiali, che sono stati raccolti nel famoso volume dal titolo: i motti e le facezie del Piovano Arlotto. Fu una personalità di primo piano in tutta la Toscana, tanto che una delle sue leggendarie beffe venne immortalata in un quadro del 600 ad opera del pittore Baldasarre Franceschini. Per far ridere i miei amici, racconto di questo sacerdote che, tornando dal dal Casentino, si fermò in un’osteria a causa della pioggia. Il locale era pieno di persone, che avevano già occupato tutti i posti liberi davanti al fuoco. Il prete disse di aver perso una grossa quantità di denaro non lontano dall’osteria. I commensali, decisero di andare in cerca delle monete, permettendogli di sedersi davanti al fuoco scoppiettante. Sono riuscito a sollevare il morale di tutti loro, tanto che durante il viaggio di ritorno, Carlo suggerisce di fare una sosta in pizzeria. Valutiamo la sua proposta e scegliamo di fare tappa all’Arlecchino. Arrivato alla meta, invece di entrare immediatamente nel locale con gli altri, vado al tabaccaio per comprare le sigarette che avevo dimenticato sul tavolo dell'osteria. Esco dalla tabaccheria con il pacchetto ancora in mano. Corro il rischio che mi cada per terra dalla inaspettata sorpresa. Per pura casualità incontro Concetto. L'altro personaggio di cui ho parlato in precedenza. Ha un aspetto fisico particolare che lo fa sembrare ridicolo a causa della sua ingenuità. La sproporzione tra il sedere e il resto del corpo è notevolmente compromessa. Spalle minute e una testa simile a un cocomero su un collo lungo e rugoso, con un ventre sporgente. Sposta costantemente la sua enorme testa in varie direzioni. Lavora in un'azienda come operaio, ama molto il pugilato e i suoi colleghi lo persuadono ad iscriversi alla palestra di boxe di Pino, famoso per insegnare il pugilato e fare scherzi. Chiunque abbia avuto la fortuna di osservarlo durante i suoi allenamenti in palestra ha avvertito di trovarsi improvvisamente catapultato in un set di un film comico. Dopo averlo stancato con una serie di esercizi, Pino lo fa salire sul ring per aiutare uno dei suoi allievi a fare allenamento. Mentre balla al centro del ring con le braccia cadenti, è impossibile non ridere, poi Pino gli ordina di mettersi in guardia. Il vero pugile lo colpisce sui fianchi, e Concetto cade a terra contorcendosi. Incontrarlo è come ricevere un invito a nozze. Pantaloni di velluto marrone a coste con diverse toppe, un maglione a collo alto e una giacca con il logo della palestra. Gli domando perché è fuori con questa umidità, mi risponde gutturalmente che è uscito per fare una passeggiata e che non ha cenato perché Pino lo ha messo a dieta per un prossimo incontro di pugilato. Non riesco a lasciarmi sfuggire questa occasione. Lo informo che mi dispiace non poterlo invitare a mangiare una pizza con noi perché sta seguendo una dieta. Con disinvoltura, mette un dito nel naso e mi dice che forse una pizza la può mangiare. Mette la mano nella tasca dei pantaloni per cercare il portafoglio, fa una faccia strana e mi chiede se posso aspettarlo mentre va a casa a prenderlo. Mentre va via, mi viene un'idea. Torno al tabaccaio e compro dei filtri per pipa che trito attentamente, ottenendo così una polvere bianca. La metto in una busta di plastica e la infilo in tasca. Poco dopo, arriva puntualmente. Mi ringrazia per la mia pazienza e mi offre la mano. Non la stringo, è la stessa che ha usato poco prima per mettersi un dito nel naso. Arriviamo alla pizzeria che si trova a pochi passi di distanza. Appena entriamo, i miei amici seduti al tavolo esclamano in coro: toh! e wow! L'improvvisa presenza di Concetto è per tutti noi come un segnale stradale che indica la direzione da prendere, nonostante non si conosca la destinazione. Subito si liberano posti intorno al tavolo, tutti vogliono sedersi vicino a lui. Io mi posiziono accanto a Carlo, lui trova spazio vicino a Vittorio e Franco. Comincio dicendo che Concetto avrà presto il suo primo match di boxe ufficiale e suggerisco di brindare. Nel mentre, il cameriere si avvicina per prendere i nostri ordini. Franco richiede quattro birre e una bottiglia d'acqua per Concetto, sul cui volto si disegna una smorfia disumana, seguita da una voce rauca e supplichevole che chiede di portare anche una birra a lui. Vittorio fa notare a lui che la birra non è adatta per una dieta sportiva, lo sentiamo bisbigliare qualcosa d’incomprensibile. Quando ci viene chiesto quale tipo di pizza desideriamo noi quattro scegliamo la Margherita, Concetto la quattro stagioni. Mentre attendiamo, beviamo le nostre birre, Concetto ci osserva con ostilità. Io, trovo la scusa di andare in bagno per allontanarmi con il cameriere. Gli chiedo se la quattro stagioni può essere servita una decina di minuti prima delle altre. Mi risponde che non ci sono problemi. Come concordato la prima pizza viene servita a Concetto, il quale si mette il tovagliolo intorno al collo. Nel frattempo, Vittorio si tuffa sul piatto fumante di Concetto e taglia la pizza in cinque parti mettendone una sul nostro piatto. Rimane sbalordito. Non gli rimane altro da fare che addentare con voracità la fetta di pizza. Non ha voglia di parlare attende che portino le altre pizze. Che non tardano a arrivare, c'è il rischio di scottarci la lingua mangiando il primo boccone, tutti eravamo curiosi di vedere la sua reazione. Rimane con la bocca spalancata, poi chiede una fetta a ognuno di noi. Vittorio, masticando con gusto, gli dice che doveva dirlo prima se non voleva condividere la pizza e gli ricorda l'importanza di mantenere un peso leggero per il match di boxe e seguire la dieta. Sono così divertito dalla situazione che non riesco a finire la mia pizza, ne ho ancora metà. Decido di spostarla nel piatto vuoto di Concetto, che inizia a mangiare soddisfatto. Non ho compiuto questa azione per un senso di colpa verso di lui, non è minimamente passato per la mia mente quel pensiero ma ne ho un altro in mente. Mi alzo e inserisco i filtri che avevo precedentemente spezzettato nella tasca della sua giacca che è appesa dietro la sedia. Percepisco che le persone al tavolo stanno per ordinare il caffè, ma io decido di non prendere nulla e, mentre aspetto che venga servito agli altri, mi viene un'ispirazione improvvisa. Se la sorte è dalla mia parte, il resto della serata sarà indimenticabile. Contatto telefonicamente Massimiliano, ho sempre delle monetine per il telefono nelle tasche dei pantaloni. È un coetaneo che è molto sveglio e ha molta voglia di partecipare alle nostre attività scherzose. La fortuna mi è favorevole, risponde al mio secondo squillo; devo essere breve, non posso spiegare tutto, mi affido alla sua lungimiranza. Dico che sono in pizzeria con gli altri e Concetto è con noi. Un fischio di accondiscendenza mi riecheggia nelle orecchie, è ansioso di unirsi al nostro gruppo. Le chiedo di controllare la sua emozione e di essere concentrato su ciò che sto dicendo. “ Di avvertire Mauro e Enzo e poi di raggiungerci in pizzeria senza che si facciano notare da Concetto. Di seguirci quando usciamo dal locale, prima a piedi e poi in macchina. Da quel momento in poi, via libera alla fantasia. Dal caffè, passano all’amaro e il tempo mi favorisce. Il problema è che loro non sanno della mia chiamata precedente, cerco freneticamente una soluzione e la propongo improvvisamente. Offrire la pizza a Concetto. Tutti sono d’accordo. Chiediamo il conto, raccogliamo i soldi e li diamo a Concetto perché vada alla cassa e paghi. Sembra incredulo, prende i soldi e inizia a camminare. In quel momento, comunico la situazione agli altri. Poco dopo eccoli entrare, si collocano in una posizione tattica per osservare i nostri spostamenti; noi siamo pronti ad andarcene dal locale. Ora bisogna convincere Concetto a proseguire con la serata. Entriamo nell'auto, noi tre prendiamo posto dietro, mentre Concetto si posiziona di fianco a Franco che sta domandando se deve accompagnarci a casa. Vittorio propone immediatamente di andare a Santa Giulia durante la notte. Sto per esprimere la mia opinione, ma mi interrompo subito quando sento le parole di Concetto, che, nonostante vengano pronunciate con una voce gutturale, suonano come melodia ai miei orecchi: perché no! La serata è ormai andata! Il percorso per raggiungere il luogo è largo e veloce all'inizio, ma successivamente si restringe diventando ripido con molte curve, solo in un punto è diritto, e in quel momento una Lancia Fulvia ci sorpassa ad alta velocità rasentando la portiera della 850coupè per poi fermarsi davanti al nostro veicolo bloccandoci il passaggio, senza possibilità di scampo. Concetto ha cambiato colore, ha il volto pallido e suda copiosamente, sta tremando come una foglia. Sono loro, escono rapidamente dalla macchina, si avvicinano e si identificano come agenti mostrando un distintivo, ma in realtà era il badge. Sono davvero colpito da quest'idea, non avrebbero potuto fare di meglio, sono stati veramente geniali. Ci chiedono di consegnargli i documenti, cosa che facciamo immediatamente. Li controllano minuziosamente soffermandosi più a lungo su quello di Concetto, poi senza tanti complimenti ci fanno uscire dall'auto con le mani poggiate sul tetto del veicolo con le gambe divaricate e ci perquisiscono. Agiscono con una meticolosità talmente eccessiva che ho pensato che si sono calati in quel ruolo con grande abilità e naturalezza. Per ultimo perquisiscono Concetto. Lo toccano da tutte le parti scrollandolo a dovere, non usano nessuna delicatezza. Quando gli trovano la bustina con i filtri sminuzzati che gli avevo infilato in tasca gli domandano ancora il suo nome; con un filo di voce risponde: Concetto. Massimiliano che si è calato nella parte con entusiasmo gli dice che non ne ha assolutamente un briciolo. Prosegue mettendogli davanti agli occhi il sacchettino con dentro la polvere bianca, lei è un spacciatore! Concetto si rannicchia davanti a loro, impotente, terrorizzato e tremante. Mauro, lo guarda con fermezza e gli dice che verrà portato in commissariato, a noi si limita a dire che possiamo andare, hanno le nostre generalità e sanno dove trovarci. Concetto resta immobile con la bocca spalancata, la patta dei pantaloni aperta e i resti della pizza tra i denti, mentre le lacrime gli solcano il viso. C'è il rischio di mettere a repentaglio la situazione, ci sforziamo di trattenere la risata ad alta voce quando vediamo quell'uomo sfortunato preso sotto braccio e messo in macchina con il gesto tipico della mano dietro la testa. L’enorme mano di Mauro era ancora posata sulla sua spalla. Si allontanano rapidamente, partendo sgommando. Spetta a noi seguirli. Gli abbiamo persi di vista loro, dobbiamo continuare e sperare che rallentino per riunirci. In altre situazioni avrei riso, ma quella volta no, sono stati fermati dalla polizia quella notte. Dico a Franco di andare un po' più avanti; scendiamo per osservare l'evolversi di quella situazione inattesa. Un agente sta osservando Concetto così intensamente che sembra desiderare la sua distruzione. In seguito, si volge verso di noi; siamo un po' lontani, ma abbastanza vicini per essere notati da lui. Mentre i miei due amici sono agitati, mantengo il controllo del respiro e mi concentro sulla scena, permettendomi di notare il cambiamento repentino del suo volto da severo a indulgente; fatico a credere quando, sorridendo, fa l'occhiolino e poi riprende con fermezza a rimproverare Concetto. Proprio in quel istante si verifica una scena incredibile. Sotto il rigido controllo del poliziotto, Concetto tossisce e con grande effetto fa fuoriuscire la sua protesi dentaria che finisce vicino a un tombino delle acque bianche. Lì resta fermo con la bocca aperta e senza denti, non si muove per andare a prenderla, è ancora l'agente di polizia che, con professionalità, gli ordina di andarla a prendere, si muove in modo goffo per raccoglierla e la infila in bocca senza pulirla. L’altro poliziotto si allontana dalla macchina e non riesce a trattenere la risata. Mi sento molto contento ma anche ansioso. Prima di tutto non riesco a comprendere il comportamento della Polizia, inoltre ho paura che a Concetto gli prenda un coccolone. È ora di porre fine alla finzione. Rinfrancato dal modo di agire del poliziotto, mi avvicino con fermezza e affermo che Concetto è una buona persona e che sicuramente qualcuno ha scherzato alle sue spalle. Racconto che Concetto è un appassionato di sport e si sta preparando per una importante sfida di boxe. Il poliziotto si sforza di rimanere serio, fa del suo meglio per non ridere. In seguito, con tono autorevole, dice a Concetto di farsi scortare a casa e di evitare di apparire di nuovo in nostra presenza.
La sorpresa
Preso com’ero non mi ero accorto che Massimiliano e Mauro erano spariti dalla circolazione, chiedo a Vittorio e pure lui ne è sorpreso. Poi, li vediamo apparire insieme a Giovanni. È un amico di lunga data che lavora nella polizia, lo conosciamo sin da quando eravamo bambini e nonostante le nostre scelte di vita diverse nel corso degli anni, abbiamo sempre mantenuto un legame forte. Gli è difficile trattenere la risata, poiché inizia sempre a ridere incontrollabilmente ogni volta che tenta di parlare. Quando riprende il controllo, ci informa che siamo ancora gli stessi. Vi abbiamo sorvegliato da quando siete usciti dalla pizzeria, ero certo che steste progettando qualcosa con quel poveraccio, quindi ho coinvolto i miei colleghi e ci siamo divertiti a vedere la reazione dei vostri partner quando li abbiamo bloccati. Erano confusi come la persona che avete preso di mira. Adesso riportatelo a casa e siate grati che ero in pattuglia; altrimenti sarebbe stata una brutta situazione per tutti voi. Il nostro percorso si separa da quello di Massimiliano e degli altri due, i quali, nonostante il sorriso sciocco sul viso, devono aver provato grande paura quando sono stati fermati dalla polizia con il povero Concetto a bordo. A ben pensarci siamo riusciti a fare uno scherzo terribile non solo a Concetto ma anche a loro. Questo aumenta la nostra soddisfazione, sarà un elemento di scherno nei loro confronti per un bel po' di tempo. Concetto sale con noi in auto, Carlo gli si rivolge dicendo: è meglio che andiamo a dormire, cosa ne pensi? Una sola frase: mi sono cagato sotto, non so se riesco a prendere sonno. Una volta rientrato a stento riesco a trattenermi dal ridere pensando al corso del pomeriggio e della notte. Sto riflettendo su come sia possibile essere così stronzi, poi mi dico: basta pensare e nessun rimorso; in fin dei conti Concetto ha passato una serata che racconterà in tutte le salse in ogni occasione. Non quattro, bensì sette Bastardi sempre pronti a entrare in azione. Alla prossima, sperando che il tempo porti consigli.
Id: 5831 Data: 27/11/2024 12:25:56
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Nel mio libero pensiero.
Chi ha dimestichezza con la montagna, sa quali effetti ottici procura la nebbia. Si sale lentamente e la vista non va più in là di pochi passi. Questo vapore umido è palpabile e si muove con estrema lentezza. Non sono altro che piccole gocce che rifrangono la luce solare, dando al fenomeno atmosferico una colorazione opaca. Una particolarità che desidero rendere evidente è l’alito che diventa visibile come d’inverno; l’erba, le pietraie, i tronchi degli alberi, sono impregnati di una fredda umidità che ci attornia e penetra nelle ossa nonostante l’equipaggiamento Sempre in tema di percezioni, la mia è quella di un bosco che sembra assonnato, quasi non voglia risvegliarsi e il silenzio rigenerante che si respira e si palpa in quei momenti diventa per chi si trova in quelle condizioni un affinarsi di sensibilità percettiva, olfattiva, sensoriale. Dico questo perché in più di un’ occasione trovandomi in queste particolari condizioni salgo in alto senza che la visuale si apra ai miei occhi. E’ una piacevolissima sensazione pure in quelle condizioni ostili, per me, una piccola sfida nel mezzo della natura quasi selvaggia, a volte deserta, altre, rude. Per chi non ha il senso dell’ apprensione e della paura, pure una salita intorno ai mille metri di altitudine, nel bel mezzo di una nube densamente bianca ha il suo fascino. Sulla cima, là dove l’ occhio avrebbe il piacere di ammirare una distesa di monti, quel velo di nebbia s’ interpone come un telo bianco tra me e lo scenario. Spesso uso la parola “sensazione” e c’è un motivo: la mutevolezza che può avvenire in poco tempo e che determina cambiamento di veduta e stato d’ animo. Un senso di disagio provo sempre di fronte a quel lenzuolo bianco che mi toglie la visuale d’intorno e sottostante, ma se un soffio di vento spazza via la nebbia, scopro all'improvviso lo splendido spettacolo, perché di questo si tratta, e qui la sensazione esce dal novero dell’ordinario ed entra a pieno titolo in quella del singolare e del magnifico. Io che amo la montagna e la natura in tutte le sue molteplici particolarità mi sono trovato spesso in questa situazione particolare, e tutte le volte mi sono fermato a pensare. Pure in questa mattinata sono stato gratificato dello spettacolo della nebbia che si leva dal basso e si ritrae quasi per magia e per una stranissima associazione d’idee mi sono fermato a pensare alle impressioni che proverebbe san Tommaso d’Aquino se ai suoi occhi scoprisse il nostro mondo. Ve lo immaginate? Voglio forzare questa immaginazione. Milleduecentoventiquattro. La città di Aquino in cui Tommaso nacque era al centro di una vasta contea e di cui facevano parte tutti i paesi che oggi la circondano. A capo di questa contea era il padre di Tommaso; il conte Landolfo. La famiglia era una delle più importanti dell’ Italia meridionale e il conte era continuamente in guerra, prestando aiuto a Federico II, il grande imperatore di Germania e di Sicilia, che fu per molto tempo in lotta contro il Papa. Un fatto è certo, non furono le sue imprese di guerra, né la sua potenza, tanto meno la sua ricchezza che diede fama a Landolfo. Fu, invece, la santità e la sapienza di uno dei suoi tanti figli a consegnare alla storia e quindi il ricordo ai posteri, il nome suo e quello della sua famiglia. Fatta questa breve ma doverosa divagazione, tenendo conto dell’epoca e del periodo storico provate a pensare a quale sorpresa si troverebbe sotto gli occhi, il Santo Tommaso. Siamo puramente nell'immaginario, quindi fate conto che viva e cercate di entrare nella sua testa e di mettere insieme con l’inventiva e la fantasia tutta la sua sorpresa tenendo di conto che si viaggia a ritroso nel tempo di circa otto secoli e di quanta strada cementificata dalle fatiche umane é stata costruita dall'uomo nel corso dei secoli che si sono susseguite. Penso che la sorpresa del povero Tommaso sarebbe grandissima da farlo morire un'altra volta e, questa per un infarto fulminante. Nel periodo storico cui faccio riferimento la lingua parlata e scritta era il latino. Un'altra mia considerazione: Tommaso aveva lasciato il mondo con l'aureola sperando che con le sue opere il mondo abbia compreso il disegno divino, in modo particolare la struttura di quello che è immateriale e quello che al contrario è materia inanimata per dare un giusto peso e uguale misura alla sua veduta filosofica sulla creazione e in modo particolare su Dio e lo ritroverebbe per certi versi come ai suoi tempi o, forse peggio. Se Tommaso fosse resuscitato e catapultato nel mondo contemporaneo io, credo che sarebbe stato proposto da qualche insigne prelato ad assistere a una seduta parlamentare alla Camera dei Deputati. Pensate a quale sorpresa si troverebbero i suoi occhi; una donna con un’alta carica istituzionale. Provate a pensare al filosofo tomista in quale confusione cadrebbe. Se poi lavoriamo con la fantasia, proviamo a immaginarlo come spettatore di una di quelle assemblee parlamentari, dove non si sentono che parole, diventate a pieno titolo vocaboli parlamentari, asino, coglione, porco, ladro, vigliacco. Il povero Tommaso rimarrebbe inebetito di fronte alla scarsa attitudine all'intelletto dei parlamentari italiani. Di certo Tommaso il filosofo non comprenderebbe l'uso della tecnologia e rimarrebbe di sasso come un romano vissuto all'epoca di Cesare vedendo un concittadino dell'epoca vittoriana accendersi la pipa con un fiammifero. Forse il gioco d'azzardo, lo sperpero di risorse per tentare un’ improbabile fortuna colpirebbe in questo caso la sua fantasia come le missioni nello spazio di cui non intenderebbe la natura e l'utilità. Se poi riuscisse a comprendere le argomentazioni umanitarie che i governanti del nostro mondo sviluppano nei consessi internazionali per affrontare le problematiche che si riferiscono alla fame nel mondo per dare risposte alle nuove e crescenti povertà. Si domanderebbe certamente se si parla come Cicerone o si agisce come Verre. Gaio Licino Verre (Gaius Licinus Verres') politico romano del primo secolo, propretore della Sicilia, dove si rese protagonista di concussione e ruberie. Subì un celebre processo nel quale Cicerone pronunciò contro di esso le orazioni denominate Verrine. Ruberie alle quali non è mai stata data una soluzione positiva nel corso dei secoli. Provate a mettervi nei panni del povero santo e ditemi se egli vivesse ai nostri giorni se riuscirebbe a comprendere questo malaffare che imperversa nella società contemporanea. Oltretutto un costume consolidato. Basta pensare per essere in sintonia con il contemporaneo di chi ha avuto dall'Unione Europea per esempio, denaro che non poteva ottenere per aprire attività fittizie, chi ancor oggi ha fatto la cresta sui dazi doganali. Chi ha dato il via libera a richieste che erano fuori dalla legge. In molti casi scopriamo attraverso i media che sono proprio le autorità degli stati membri dell’ unione a frenare, a trovare cavilli per non far procedere le indagini nonostante la marea d’ informazioni raccolte. Penso che al santo gli verrebbe spontaneo domandarsi: a che cosa è servita la mia sapienza donatami dal divino se nel corso dei secoli nonostante tante cose che non riesco a comprendere siamo giunti a questo? Io credo che proverebbe ancora maggiore meraviglia se entrasse in un ministero, uno dei tanti, e osservare che per il restauro di una casa ci vuole una procedura complicatissima, nonostante la richiesta fosse semplicissima. Permessi, controlli di capi divisione, capi sezione, ecc…, fino ad arrivare al protocollo; sì,perché nell'era della digitazione bisogna protocollare, timbrare, accertarsi e poi lasciare che le cose prendano il loro verso sperando nella fortuna. Così tra una truffa, una guerra, una catastrofe naturale, le ruberie l’uomo nonostante tutto ha portato la comodità dove prima non esisteva. Ha fornito prova di un grandissimo ingegno nel servirsi e appropriarsi di tutti i mezzi che gli ha dato e offerto la natura e, nel superare le forze inerti a lui contrarie con il prodigio della tecnologia ha modificato pure il corso della natura contribuendo al cambiamento climatico del pianeta. Da questa cima dove mi sono fermato e dove ora il panorama si allarga a perdita d’ occhio dopo il diradarsi della condensa in compagnia con questi pensieri, ho il privilegio di osservare uno dei più splendidi spettacoli della natura che essa regala a chi ama camminare per i monti e a chi ama veleggiare nei mari. Ecco, su questo regalo che mi regala la natura testimonio, il mio sbalordimento, ogni volta che mi si presenta l’ occasione. Solo la natura riesce a farmi da guida e non mi disperdo in nessun tipo di congetture di carattere politico, non ne vale la pena. Proviamo a pensare se a Tommaso gli facessero leggere un accozzo di articoli circa il cambiamento delle regole costituzionali che hanno retto la Repubblica fino ad oggi e che in modo sostanziale vogliono essere la legge o la regola per tutta la nazione, e aggiungiamo pure il condimento in varie salse a secondo il partito che governa. Io penso che il santo direbbe che il cambiamento che si vuole operare offenderebbe i padri della Costituzione Italiana. Accostatevi con la vostra fantasia al santo come faccio io dall’alto della cima e domandategli in confidenza che cosa pensa di tutto questo. E’ santo, è dottore della chiesa, quindi presumibilmente loquace, lo dirà. In buona sostanza statene certi che il suo dire verso la positività dei progressi meccanici e scientifici che tanto l’ hanno meravigliato, troverebbe la sua benedizione. In tutto il resto forse siamo più indietro di quel che si fosse ai suoi tempi. Ed io aggiungo dall'alto del monte che morale, governo e religione sono i pilastri su cui si poggia un mondo che non apprezza la natura, la libertà, lo spirito libero. E il mio libero pensiero, dalla cima lo getto a valle.
Id: 4617 Data: 09/07/2019 20:08:26
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