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Raccolta di testi in prosa di Marco Biffani
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Ho scoperto il testamento culturale di Leonardo da Vinci

IL TESTAMENTO CULTURALE DI LEONARDO DA VINCI

di marco biffani

Nel 2011, in un museo della capitale, ho scoperto e trascritto lettere per lettera una poesia di Leonardo da Vinci che ancora non conosce quasi nessuno. Lui la definisce “Dieta” ma non è un invito a mangiar meno ma a come vivere meglio. Dieta, in Greco, significa Stile di vita. Successivamente ho appurato che era la sola ed unica vera poesia in versi che avesse mai scritto. Quattro quartine in endecasillabi a rime baciate. Recita: 

Se voi star sano, osser[v]a questa norma:

non mangiar sanza voglia e cena leve, mastica bene e quel che in te riceve

sia ben cotto e di semplice forma.

 

Chi medicina piglia, mal s’informa.

Guarti dall’ira e foggi l’aria grieve; su diritto sta, quando da mensa leve; di mezzogiorno fa che tu non do[r]ma.

 

El vin sia temperato, poco e spesso, non for di pasto né a stommaco voto.

Non aspettar né indugiar il cesso.

Se fai esercizio, sia di picciol moto.

 

Col ventre resuppino e col capo depresso non star, e sta coperto ben di notte.

El capo ti posa e tien la mente lieta.

Fuggi lussuria e attienti alla dieta.

 

Anno 1515-1516 - Codice Atlantico f. 213 verso Commento contenuto nello schizzo della Villa Belvedere per Papa Innocenzo VIII°. Milano. Biblioteca Ambrosiana.

 

Che fosse un unicum mi sembrava dovesse significare qualcosa di importante.

Studiandola, mi sono convinto che sia il suo Testamento Culturale. La eredità che desiderava lasciare ai posteri. Questo per quattro motivi:

PRIMO MOTIVO

Analizzandola nel dettaglio, scaturiscono 13 virtù mascherate da suggerimenti professorali che intendeva trasmettere al lettore:

1)-Sostiene che la salute proviene da una corretta alimentazione

2)-Consiglia di non eccedere con le medicine

3)-Suggerisce di evitare l’irascibilità

4)-Invita a fuggire dall’aria inquinata: “grieve” (quindi per estensione, il fumo e le droghe)

5)-Di non eccedere nel mangiare

6)-Di non comportarsi da fannulloni

7)-Di limitarsi con l’alcool

8)-Di liberare tempestivamente il corpo dalle tossine

9)-Di non esagerare nelle fatiche dello sport. Di praticarlo bene

10)-Di riposarsi dormendo adeguatamente

11)-Di rilassarsi, di pensare positivo, di essere felice 

12)-Di non trascendere nel sesso fino alla deboscia

13)-Di seguire una Dieta. La sua

Per emettere sentenze si debbono conoscere a fondo le 13 materie diverse fra loro che l‘hanno dettata, e solamente Leonardo era consapevole di possederle. Le sue approfondite ricerche gli davano la sicurezza per poter sermoneggiare. Per poter inviare messaggi alla altezza della sua fama di sapiente. Che avessero la credibilità scaturita dal suo immenso sapere.

Un messaggio utile ancora oggi. 

Da esporre soprattutto nelle scuole, ma anche negli oratori ed ovunque.

 

SECONDO MOTIVO

Dopo aver constatato il facile diffondersi di una poesia in versi, molto famosa soprattutto in quel periodo, di un grande della Famiglia De Medici, Lorenzo il Magnifico: “IL TRIONFO DI BACCO E ARIANNA, Leonardo deve aver pensato che quello fosse il mezzo adatto per trasmettere il suo pensiero ai posteri. La Poesia. Il ritornello di questo carme, popolarissimo nelle feste, che si cantava in onore di Bacco e della sua sposa Arianna, trasmetteva un messaggio del genere oraziano, “Carpe diem”, configurando un domani sconosciuto. Regolato solo dal destino.

 

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.

 

Un invito a godere dei momenti felici, effimeri, della giovinezza, che passano rapidamente e non si possono conoscere gli avvenimenti futuri. Potrebbero non essere altrettanto lieti. 

Forse Leonardo voleva fornire il suggerimento pratico di un vero ricercatore affinché il domani, sia migliore e meno incerto. Il come prendere in mano il proprio destino. Il come darsi da fare per la propria salute, benessere e letizia. Detto da chi sapeva cosa e come fare.

Molto avanti negli anni, si sentiva probabilmente in dovere di fornire quelle nozioni che aveva imparato, per rendere il futuro meno indeterminato. Frutto della volontà.

Per addolcire l’amara realtà di un destino che è sempre ignoto. Un lodevole operare per farlo diventare più sano e migliore. Dare una ricetta per renderlo almeno più sopportabile in vecchiaia.

Penso che Leonardo, conscio della efficacia di una poesia nell’immaginario della gente, nella ripetizione continua da parte del popolo durante le feste, dall’idea trasmessa da quel carme carnascialesco, abbia trovato che fosse lo strumento più idoneo per il suo messaggio conclusivo, finale. Ed abbia voluto usare quel mezzo, la Poesia, scegliendo gli endecasillabi (più lunghi degli ottonari del Magnifico, troppo brevi a rendere con chiarezza i concetti), usando sempre le rime baciate, che rendono il tutto più musicale e gradevole. Meno serioso, supponente e professorale.

Ritengo che lo abbia fatto affinché rimanesse nel tempo, come quel carme mediceo (che è arrivato fino a noi) e producesse l’efficacia sperata. Che abbia scelto questa forma di espressione letterale, vista anche la diffusione della “Comedia” scritta intorno al 1360 da Dante Alighieri, maestro della lingua. Ed invece delle terzine abbia preferito le quartine. Per distinguersi. Come faceva sempre.

TERZO MOTIVO

Forse, per dargli maggior valore, trattandosi del compendio di una vita, non ne ha scritte altre. Questo affinché la sua rarità, l’esser la sola poesia da lui composta, assurgesse a rappresentare un “unicum”. Quindi assumesse maggior importanza per i posteri, sottolineandone così la considerazione che Lui le attribuiva. Tutti se la “dovranno” ricordare in modo particolare, perché è il suo solo ed unico carme.

 

 QUARTO MOTIVO

Tutta la vita è stata per Leonardo una continua ricerca di trarre dalla natura, ma anche da tutto ciò che lo circondava, gli insegnamenti che poteva avere. Lo studiarli, sperimentarli, il trarre da essi spunti per creare cose utili all’uomo. Che lo facilitassero nella vita di tutti i giorni, dal punto di vista pratico, (come tovaglioli, tovaglie uniche, tritapepe, cavatappi per mancini, macchine per migliorare gli spaghetti, “trita-manzo”, barbecue a legna, girarrosto automatico, taglia crescioni, carillon a tamburo e molti altri attrezzi ed invenzioni pratiche per l’alimentazione, la cucina e non solo. Ma anche di perfezionare cose inventate da altri in numerosi settori della ingegneria. Inutile poi elencare i macchinari da guerra per offendere, assediare, difendere. E poi gru, ponti, intere città e, in una visione più avanzata ed immaginifica, di dare all’uomo possibilità che attengono solo agli uccelli. Volare. Ottenere quindi per l’uomo tutti i benefici per la sua vita, in pace e in guerra. Si è sempre impegnato per migliorare la vita dell’uomo. Penso quindi che, avvertendo l’approssimarsi della fine, desiderasse compendiare il suo sapere in qualcosa di concreto. Di scritto. Di letterario. Che avesse, fra la gente, la stessa fortuna mediatica del Carme di Lorenzo il Magnifico. Una poesia che avesse anche l’impronta tecnica del più grande della letteratura di allora, Dante Alighieri. Per lasciare agli uomini un mezzo per migliorare la loro vita. Che fosse frutto del suo sapere per il quale si era sempre speso molto. 

Motivo per il quale ha scelto una elencazione particolareggiata, sotto forma di filastrocca, di consigli – pratici – da seguire. Frutto della sua vasta sapienza in tutti i campi.

CONCLUSIONE

Secondo il mio parere questa poesia non rappresenta un divertissement di Leonardo, ma

E’ la sintesi della corretta alimentazione e di un sano stile di vita

E’ il riassunto semplificato degli studi di una vita sull’uomo

E’ il frutto di una vita straordinaria

E’ l’insieme delle conclusioni a cui era giunto quasi alla fine della sua esistenza

E’ quanto pensava potesse giovare alla salute fisica e mentale dell’uomo

E’ il messaggio che voleva inviare ai suoi contemporanei del Rinascimento.

 

Non è uno dei suoi ludi mentali, o una semplice lirica, per far vedere che anche in questo genere letterario era superiore agli altri.

I suddetti 4 motivi mi fanno concludere che questa Poesia, unica composizione in versi da Lui scritta in vita, sia una breve sintesi della sua esperienza e dei suoi studi. Il suo Testamento Culturale. Un lodevole messaggio da lasciare anche alla posterità, su come raggiungere salute, benessere e felicità. Come raggiungere il migliore stile di vita possibile. Che contenga e rappresenti, in due parole, la sua EREDITA’ CULTURALE.

Ritengo, pertanto, che abbia un valore addirittura storico.

Da far conoscere al mondo. Perché oltre che Ambasciatore dell’Umanità (da inviare sugli altri pianeti), Leonardo da Vinci è anche l’emblema della Italianità.

 

Anche perché abbiamo ancora bisogno delle sue visioni dovute a curiosità, intuizione, volontà e fantasia, per offrire un orizzonte ricco di ideali ed una prospettiva di principi, soprattutto ai giovani, contro   l’avanzante crollo dei vecchi valori.

Accarezzo un sogno. Che questa poesia venga esposta nelle aule scolastiche ed ovunque.                             Ne ho pronta la traduzione in 11 lingue compreso Cinese e Giapponese perché sono convinto che dovrebbe essere esposta negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, gli ospedali, le Istituzioni, le imprese, i circoli sportivi e non solo. Ovunque. Nel mondo. La sua genialità e creatività, lo meritano e l’Italia ne avrebbe un meritorio ritorno di immagine.

 

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Apologia dell’Harley Davidson

APOLOGIA DELL’HARLEY DAVIDSON

 

Amo le Harley Davidson e credo di sapere il perché.

Non sono né un tecnico né un esperto del ramo, ma apprezzo molto la meccanica.

Le HD ti trasmettono forza, saggezza, decisione, sapiente tecnologia, poca concessione alla velocità fine a se stessa, e soprattutto comodità. Su di esse hai sempre i piedi per terra con le ginocchia piegate e questa postura sembra esorcizzare il suo peso che è notevole. I suoi sedili sono a volte stretti, lunghi e spartani. Altre volte larghi, morbidi e accoglienti da assomigliare alle selle dei butteri, le bardelle o scafarde, che ti offrono tutti i confort in ore di seduta. Gli specchietti sporgenti ne aumentano l’ingombro già notevole del suo.

Hanno potenze e cilindrate sempre sovradimensionate, ma anche se ti sembra di essere a cavallo di uno stallone, non hai la sensazione che ti possa disarcionare.

Mostrano spesso, di dietro, coppie di grossi contenitori metallici, o più di frequente, capienti bisacce di cuoio consunto, spesso frangiate, per contenere cose che fanno immaginare godibili weekend quando non addirittura viaggi piacevoli per raggiungere località da sogno in territori lontani. Antenne chilometriche e radio dal suono stereofonico che ti accompagna costantemente. Strumenti analogici e comodities ultramoderni, che sembrano scontrarsi con una tradizione che fa nella conservazione dell’aspetto, un cult. Un faro enorme che sembra un occhio spalancato, al centro di manubri sempre larghi, talora larghissimi ed altissimi per abbracciare il mondo. Come d’altronde la disponibilità di gadget, stoviglie e accessori vari e caratteristici, che fanno la storia di questi bikers che vivono “on the road”, consci dell’effetto che fanno sui giovani. Da oltre un secolo!

Trionfo del metallo cromato, su copri-valvole, cerchioni, manopole, leveraggi, freni, molloni, vistose sospensioni. e dove forse non ce ne sarebbe la necessità. Per un desiderio di mostrarsi per quello che è. Un gioiello di meccanica che ha stregato il mondo. Nacque nel 1902 come una bicicletta a motore uscita dal garage di William Harley e Arthur Davidson, che ne produssero appena 3 nel primo anno. Poi la loro passione, due guerre mondiali, e la costante necessità di un mezzo potente ed affidabile ne ha fatto crescere la produzione, fino a diventare una delle marche più diffuse, conosciute, riconoscibili e copiate. La possibilità di “customizzarla”, cioè personalizzarla nelle maniere più fantasiose e vicine al desiderio di mostrarsi dei “bikers”, ha fatto si che da quella cittadina agricola di Milwaukee si diffondesse per il mondo. Con il suo caratteristico serbatoio a goccia, dapprima con un motore monocilindrico, poi con l’ormai classico bicilindrico a 45 gradi, non si vergogna di mostrare – in controtendenza -  che al posto della catena - sempre sporca di grasso - ha una robusta cinghia dentata che invita al silenzio. Anche se è proprio una “macchina” che vive del suo rombo caratteristico che gli appassionati amano.  In oltre un secolo, con una sterminata produzione di modelli, si è tecnicamente adeguata negli anni e, snobbando i carburatori, ora ha l’iniezione elettronica e degli splendidi freni a disco forato, anch’essi cromati, che danno la sensazione di poterla dominare in ogni condizione di strada, asfaltata, sterrata o fangosa. Anche nei guadi! La sua voce, che si cercò addirittura di brevettare, la senti da lontano e ti volti in attesa di vederla spuntare dietro di te. Possibilmente in accelerata. Per gustarne le splendide note da basso, di cui si potrebbe – su un pentagramma - estrarre il logo della marca.

I suoi due scarichi cromati, lunghissimi e surdimensionati, sono trombe che suonano in modo prettamente maschile. Una musica che trasmette vibrazioni, promesse, magie.

La lucentezza delle sue cromature, che invita ad una manutenzione accurata, le illumina! Le identifica. Le mostra come gioielli non solo per chi le possiede, ma per gli occhi di chi le osserva ammirato. Quelle lucidature a specchio, difficilmente le vedi sporche. Se non dopo un lungo viaggio. Sembrerebbe quasi un’eresia il trascurarle, il non pulirle e lucidarle. Il loro fulgore è un vanto per il proprietario. Il mostrarsi di un oggetto prezioso. La sua cura può riempirti l’esistenza.

Gli infiniti gruppi di possessori-utenti, che, nel mondo, spesso ne fanno un motivo di vita, si differenziano per piccolezze nelle mostrine, nei calzoni, nei gambali, nelle tute rigorosamente lived, di pelle scura, spesso con frange e soprattutto nel casco caratteristico che, più che alla sicurezza intrinseca, con il colore e la forma, indulge al riconoscimento del gruppo a cui si appartiene. Un incrocio fra trasgressione e partecipazione. Il grunge di tendenza modaiola e musicale, resiste con la sua studiata trascuratezza. Contro la banalità quotidiana e i doveri oppressivi del vivere comune.

Chiamarla motocicletta sembra sminuirla. Più che una moto la Harley Davidson sembra un mezzo che offre sensazioni irripetibili. Che può accompagnarti per una vita. Uno strumento per vivere emozioni. Trasmette una filosofia di gruppo che accomuna chi vuole viaggiare, partecipare, conoscere, esporsi. In una parola: “vivere” in pieno il presente, non curandosi tanto del passato né preoccuparsi troppo del futuro.  Quando, annualmente, nei raduni monomarca, gli appassionati arrivano da tutti i Paesi, ti accorgi che sono decine di migliaia, vengono da ogni parte del mondo e invadono un’intera città, per ribadire un comune sentire e un modo di vivere. Come gli Alpini o i Bersaglieri. E vogliono godersela all’insegna di moto, birra, musica e donne.

L’Harley Davidson non è un giocattolo per giovani, piuttosto un punto di arrivo per scooteristi e motociclisti maturi che cercano altre cose oltre la velocità, l’accelerazione bruciante, la piegata in curva e quelle sensazioni immediate che sanno dare le moto. L’Harley Davidson è per chi sa cosa vuole. E’ il traguardo di una vita su due ruote.  Anche il costo le seleziona. Le infinite versioni e modelli prodotti in oltre un secolo di storia, sottolineano la sua filosofia costruttiva che è rimasta sempre la stessa: potenza, affidabilità, tecnologia al passo coi tempi, sicurezza di guida e soprattutto comodità per i lunghi viaggi. Ma più che uno splendido strumento per trasferirsi, è uno stile di vita al quale molti, spesso, dedicano l’intera esistenza. Quel rombo riconoscibile, poi, che la connota, è ormai entrato nell’immaginario collettivo.

Non vi nascondo che mi piacerebbe provarla!

 

Marco Biffani