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Raccolta di testi in prosa di Vincenzo Corsaro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Era un vecchio cane

Era un vecchio cane dal pelo bianco,

la sua età corrispondeva circa ai nostri sessanta anni,

ma nell'animo era ancora un cucciolo,

con la ritrovata voglia di vivere,

perché amava la sua padrona e avrebbe dato la vita per lei.

Quest'ultima,

una signora di mezza età, bassina e neanche magra, con capelli e occhi neri,

una mattina di mezza estate scese in cortile col suo gatto fra le braccia,

non vide il cane e se ne meravigliò,

provò a chiamarlo, ma niente.

Un'ombra attraversò il suo viso, era abituata a trovarlo sempre ad aspettarla.

Notò che il vicino la osservava, allora gli chiese:

"Ha visto per caso Vincente?"

"Si, l'ho visto stamattina uscire dal cortile"

"Coosa?, ma non l'ha mai fatto, può essere in pericolo là fuori,

può finire sotto un'auto o in un burrone."

"Oh non credo, sa badare a se stesso."

"Ma perché l'ha fatto?"

"Credo di saperlo, è bastato guardarci negli occhi,

e penso che non le piacerà sentirselo dire."

"Voglio che me lo dica lo stesso!"

"Bene allora, Ricordo ancora quando, quasi un anno fa,

solo e sperduto lo accolse con amore

prendendosi cura di lui come un essere umano,

dandogli tutto l'amore di cui era capace.

Passava tanto del suo tempo con lui,

gli ha insegnato tante cose, rendendolo degno della sua razza,

proprio per questo scelse quel nome: "Vincente".

Quanti giochi facevate, quanti sorrisi,

gli parlava tanto e lui l'ascoltava con devozione,

come se capisse ciò che gli diceva,

era rinato a nuova vita.

Poi,

piano piano, ha cominciato ad allontanarsi da lui,

giochi e sorrisi si sono diradati,

le parole si sono tramutate in silenzi,

vi erano giorni che non si faceva vedere e sentire neanche,

era diventato quasi invisibile, un peso,

un qualcosa di cui si poteva fare a meno.

Oh certo, le sue famose occupazioni,

le sue cose "personali", o piuttosto non era una fuga la sua?

Ma nonostante tutto, lui era sempre lì ad aspettarla,

tutto il giorno davanti alla porta o sotto la terrazza,

con le orecchie tese come a voler rubare al silenzio anche solo una sua parola.

Ho visto il suo sguardo spegnersi pian piano,

lo vedevo guardare l'uscita del cortile,

ma subito si girava, con un'espressione di speranza negli occhi,

per vedere se lei arrivava,

e credo di aver visto anche delle lacrime scendere dai suoi occhi.

Negli ultimi giorni il suo vuoto sguardo era sempre diretto verso l'uscita,

finché l'ha imboccata.

So dov'è andato,

è andato a cercarsi un angolo dove dovrà solo aspettare che la sua misera esistenza abbia fine."

"Io vado a cercarlo."

"No, glielo impedirò se ha intenzione di continuare a trattarlo come adesso,

sarebbe troppo atroce illuderlo ancora, non può spingersi fino a tanto.

Che le piaccia o no, anche lui ha un'anima e prova emozioni come noi.

Se lo andrà a cercare, dovrà prendersi cura di lui come non mai,

dovrà dimostrargli quanto amore ha per lui,

come lui ne avrà per lei fino al suo ultimo respiro,

è per amor suo che ha deciso di andar via,

proprio perché la ama a tal punto che ha deciso di liberarla di quell'inutile peso che era diventato.

Si tenga ben stretto il suo gatto, almeno lui.

La saluto signora De Curtis."

*

Fuga dall’inferno

Non è mai facile raccontare un fatto insolito ed essere creduto.

Un evento come quello a cui ho assistito non può non essere raccontato, ma andiamo per ordine.

La mia vita non è stata costellata da fioretti, opere pie, altruismo ecc.

sono stato uno dei peggiori criminali e come tale ho messo a segno

l'ultimo colpo che mi avrebbe fatto vivere il resto dei miei giorni come un nababbo.

Andavo verso un paese estero con la mia auto e dopo ore di viaggio mi fermo per sgranchirmi le gambe...e come succede nei migliori film

a quel punto arriva un tir e mi spiaccica sull'asfalto.

E' il colmo no? Si è proprio sfiga che più sfiga non si può.

Visti i miei precedenti finii di filato all'inferno.

Mi ritrovai sulla famosa riva dove Caronte prende a bordo le anime.

Devo dire che erano attrezzati bene, chioschi dove vendevano di tutto per noi in attesa, notai anche un cartello segnaletico con una grande freccia che indicava alla mia destra la direzione per l'inferno.

Ma quello che mi sorprese fu sentire alla mia sinistra delle grida,

non erano grida di sofferenza ma quasi di gioia, come se stessero festeggiando qualcosa.

Rimasi perplesso, ma quello che mi lasciò sbalordito fu vedere arrivare

dalla direzione nella quale dovevo andare una barca piena di anime festeggianti.

La barca si accostò per farmi salire e loro nel vedermi con uno sguardo quasi da scemo si sbellicarono dalle risa.

Ovviamente chiesi che cavolo stava succedendo, come mai invece di andare all'inferno ne venivano fuori.

Un'anima loquace mi spiegò: "Questo posto è diventato un inferno",

la guardai meravigliato, "...era quasi un paradiso, ma da quando è arrivata lei, "l'eletta" è diventato impossibile viverci.

Persino Belzebù era triste, non si divertiva più nel torturare le anime,

era lui ad essere torturato dall'eletta. Ci fu una riunione fiume con tutti i diavoli, e alla fine arrivarono alla decisione di costruire un nuovo inferno e lasciare rinchiusa da sola "l'eletta"

in quello vecchio sprangandolo dall'esterno in modo che non ne possa più uscire.

Adesso capisci la nostra esultanza?

Siamo finalmente liberi e il nuovo inferno sarà un paradiso".

*

Il giardino non (1973)

(Non sempre le cose sono come sembrano)

 

Mi trovo in un meraviglioso giardino dove ogni albero non è un albero, ma una dolce creatura pura, bella, splendente. Vi sono dei bellissimi fiori di cristallo con foglie di vetro. Al centro c'è una meravigliosa fontana da dove zampilla non acqua, ma amore, gioia, felicità e tante stupende creature fanno il bagno. Poi, da quei non-alberi si sprigiona un profumo così soave da farmi dimenticare ciò che succede al di là del muro che cinge quel Paradiso... Mentre vado in giro m'accorgo che cammino su un velluto soffice, color rosso sangue che mi dà una strana sensazione... quel rosso sembra il sangue delle vittime che sono state uccise nell'altro mondo. Guardo quelle delicate creature... sembrano invitare all'amore, ma un amore puro, sincero, delicato. In quel giardino dimentico tutto... la sporcizia, il lordume, l'egoismo umano che sono al di là del muro. Però è strano, in quel giardino non vedo uomini, ma animali piccoli e bellissimi, no, ci sono tutti, anche quelli grandi. Però gli uomini no, perchè loro non sono degni di entrare in quel paradiso, a loro la porta è chiusa, entreranno solo quando avranno finito di fare del male. Quel giardino sembra un mondo a sè, lontano dalla reltà, lontano da tutto e da tutti, sperduto nell'immenso cosmo fra le stelle che gli girano attorno formando una corona di fuoco ad indicare la purezza, perchè lì è tutto puro, non esiste il male. All'improvviso vedo una casa, una casa diversa dalle altre... è inutile che mi sforzi a cercare aggettivi perchè non ne troverò mai per definire quel maestoso ma allo stesso tempo semplice palazzo. Mi avvicino, emana una luce talmente forte che a mala pena riesco a tenere gli occhi aperti. Ad un tratto quella luce s'affievolisce e ad una finestra vedo una deliziosa fanciulla che parla con delle farfalle di velluto. Non mi ha ancora visto, è bellissima. Ma appena s'accorge di me scappa, forse ha avuto paura prchè non ha mai visto un uomo. E d'improvviso s'ode una dolce melodia e tutto sembra muoversi al ritmo di quella inebriante musica. M'accorgo di voler bene a quel meraviglioso angelo che adesso s'avvicina piano verso me, mi guarda con stupore, con interesse, con diffidenza, ma subito dopo mi sorride, mi porge la mano e mi porta con sè nel palazzo... Non credo ai miei occhi! sulle scale v'è un uomo! un uomo qui, ma è assurdo, pazzesco, impossibile. Ma...un momento, lei, lei ha paura di quell'uomo, perchè? Quell'uomo mi guarda con odio, io guardo lei che piange in un angolo, riguardo lui che mi fissa, dai suoi occhi si sprigiona un male al quale non posso resistere. Ritorno nel giardino... Oh!... è tutto cambiato, è orribile, i miei occhi soffrono a veder ciò che è davanti a loro! Gli alberi!... sono diversi, sono dei vecchi decrepiti, con la carne a brandelli che lascia vedere le ossa. Sanno di sporco, sono orrendi, schifosi. La fontana!... adesso zampilla sangue, sangue umano! delle streghe vi fanno il bagno, è disgustoso! Dai fiori, che adesso sono secchi e fradici, si sprigiona un lezzo insopportabile. Il velluto su cui camminavo adesso è veramente sangue, da dove insieme al vapore salgono grida di sofferenza, di pietà, urla che non posso udire! Gli animali sono diventati dei mostri orrendi che sembrano ghermire. Mentre fuggo odo il pianto d'una ragazza che soffre, soffre perchè non è libera, è schiava di quell'uomo, ma so che mi dimenticherà, mentre io...

(1973)