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Raccolta di pensieri di Arcangelo Galante
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Oggi più di ieri

Chiedere scusa è un gesto fondamentale, non solo per correggere i propri sbagli, ma anche per mantenere un buon equilibrio nelle relazioni umane. Quando prendiamo un abbaglio, riconoscere il nostro errore attraverso le scuse permette di riparare il danno emotivo che potremmo aver causato e dimostra che abbiamo la capacità di riflettere criticamente sulle nostre azioni. Questo atteggiamento è cruciale per la crescita individuale, in quanto ci rende consapevoli dei nostri limiti, altresì insegnandoci ad agire con maggiore attenzione in futuro.

Dal punto di vista delle relazioni interpersonali, domandare scusa è un gesto che incoraggia ad avere fiducia e a promuovere un reciproco rispetto. Siamo esseri umani, quindi nessuno è fallace, e proprio per tale motivo, il semplice riconoscimento di essere imperfetti potrebbe evitare che i conflitti degenerino. Le scuse sincere rafforzano il dialogo e creano un ambiente dove il confronto è possibile senza risentimento. Inoltre, farlo per educazione, nonostante si ritenga di avere ragione, non significa sottomettersi, bensì considerare la sensibilità dell’altro, mostrando empatia. Ciò favorisce una comunicazione più fluida e meno carica di tensioni: ovviamente gioca un ruolo predominante il carattere posseduto.

Ma, dal punto di vista sociale, chiedere scusa per senso civico rappresenta una valenza ancor più ampia. È una forma di rispetto nei confronti del prossimo e delle norme che regolano l’umana convivenza. Quando offriamo delle scuse in situazioni di cortesia – ad esempio, dopo aver interrotto qualcuno involontariamente – stiamo dimostrando di riconoscere l’altro come individuo con diritti e dignità. In questo senso, le scuse diventano un atto di umiltà nonché una presa di coscienza delle dinamiche sociali, che prevengono incomprensioni, facilitando il vivere comune.

Dunque, non è solo un atteggiamento psico emotivo per riparare il passato, ma anche uno strumento per costruire un cammino più tranquillo e dignitoso: una manifestazione di intelligenza e un pilastro nelle interazioni, in qualsiasi campo della vita.

 


Id: 2835 Data: 13/10/2024 08:45:13

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Così è (se vi pare)

Certe persone, non si accorgono affatto di esaltare la propria superficialità, sia nelle risposte che nei commenti.

Infatti, alcuni, debbono necessariamente mettere in primo piano soltanto quello che credono di sapere con assoluta certezza. 

Se metti i likes, prontamente un altro scrive “c'è un antidoto semplicissimo, tranne per il fatto che va somministrato in dosi massicce: non ricambiare. Prima o poi il serial liker si stuferà: è solo questione di tempo”(cit.).

Qualora non li metti, dicono che nessuno ha interesse per i testi pubblicati, e se vai a commentare, invece, lo fai solamente per ricevere in cambio un altrettanto contributo scrittorio, giacché “si scrive per il piacere di farlo, se giungono commenti sono graditi, se non giungono si continua a scrivere con uguale piacere”(cit.).

Quindi, per tali fruitori, iscritti nei siti, basati principalmente sullo scambio e l’uso delle parole, bisogna tassativamente proporre opere a raffica, leggere e attendere di ricevere un “benefattore” che si soffermi su ciò che loro hanno messo in vetrina. 

Non parliamo poi di chi martella perennemente sui blocchi, ritenendosi l’unico a subire ingiustizie mediatiche, dicendo di non serbare rancore, invidia e voglia di farla pagare a ogni costo al proprio antagonista, rivelando, in moltissime occasioni, il menefreghismo nell’accettare l’altrui rifiuto di chiudere ogni sorta di comunicazione, qualche volta, seriamente meritata. 

Infine, l’attività scrittoria ha subito un’impennata di visibilità, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, usata malissimo da diversi utenti, i quali, hanno a cuore il pubblicizzare qualunque risultato provenga dal computer, senza neppure domandarsi minimamente se i pochi animi poetici, pervasi da autentica intenzione di condividere i loro componimenti, possono capire il danno creato dalla diffusione di una marea di commenti, fatti passare come un’analisi dell’intelletto umano. 

Ma si sa, occorre adeguarsi alla tecnologia, nella simulazione di tutto, partendo dall’individuale inaffidabilità dei vocaboli stessi ben applicati a variati contesti, giacché l’importante è accumulare commenti e punti, senza capire un fico secco di ciò che si è letto, solo per far incrementare il traffico nel sito. 

Tanto, siamo numeri, giammai esseri pensanti e creativi, e la dimostrazione plateale di parecchi, conferma addirittura che sia indispensabile incassare commenti generati meccanicamente, sottintendendo che a nessuno frega del pathos di qualsiasi scrivente.

Ciliegina sulla torta: “È un punto di vista interessante e comprensibile, soprattutto in un’epoca in cui i social media giocano un ruolo così importante nelle nostre interazioni quotidiane”(cit.).

Alla faccia del riflesso sociale, tutto questo è “normalissimo” sostenuto da un autore del sito che ha ribadito il concetto: “io voglio bene alla AI e perciò può fare quello che vuole”(cit.).

Fortunatissimi sono, e resteranno nel tempo, gli individui appartenenti a due tipi di categorie: quelli mentalmente elasticizzati e quelli che, sapendo la verità sulle due facce della medaglia, eviteranno saggiamente e con lungimiranza, di diffonderla, al fine di evitare continue guerre virtuali.

Voi che avete letto, fate ciò che sentite, ma soprattutto, quello che ritenete essere giusto fare. 

Buon tutto e, cordialmente, saluto.

 

 

N.d.A.: Senza generalizzare.


Id: 2832 Data: 27/09/2024 21:28:31

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A proposito dei commenti

Durante il tempo di navigazione, oppure semplicemente soggiornando in un virtual place, è possibile notare sfaccettature di interazione scrittoria che, seppur apparentemente scontate, accettate e persino emulate dalla moltitudine degli internauti, riescono comunque a dirci qualcosa dei passaggi, meteoritici o incisivi, avvenuti nello spazio di condivisione pubblica. 

L’aspetto più sorprendente risiede però nel visionare i commenti di alcuni iscritti che, malgrado in alcuni siti abbiano inserito una persona nella lista dei preferiti, lasciano a quest’ultimi una frase, un elogio, un saluto, mentre, a un’altra, magari fuori dal proprio coro, pubblicano un corposo commento, e anche parecchio “ad hoc”.

Se vai a chiedere il motivo di questo atteggiamento, vengono fuori scuse di default, come le seguenti:

 

- non ho tempo e mi collego raramente al sito (poi si scopre che il nickname o il loro vero nome e cognome, appaiono continuamente, negli orari più disparati, sempre collegati, ma chissà, forse occorre farsi controllare la vista. :D);

 

- non sono capace a scrivere commenti, tu sei una persona acculturata, io non riesco a spiegare quello che leggo (eppure a te hanno lasciato una frasuccia di circostanza, e agli amici, degli amici e degli amici ancora, un edificante e lungo commento che porta a credere di aver sbagliato tutto, nel tuo modo di interagire).

 

Quanti altri esempi, si potrebbero fare, ma anche un estraneo intende subito che l’ago della bilancia oscilla in forma anomala, perché, qualora un testo dovesse stimolare una reazione di vario genere, l’epifania delle parole appare magicamente a pochi, evitando di assegnare la medesima considerazione nel commentare, nella giusta misura, gli stessi che, invece, adoperano una modalità di larga attenzione a chi vogliono, per poi seminare uno, due, tre vocaboli o un’intera frase, a parecchi.

Personalmente, non credo alle pseudo giustificazioni, quando i fatti parlano in modo esplicito e inconfutabile, avendo sempre preferito dosare la qualità del tempo, a tutti, con eguale procedimento.

Le corbellerie dettate dalla stupida furbizia, che può colpire anche i più prolifici nella scrittura, trovano terreno fertile nelle bugie e ipocrisie, appena i loro ampollosi e paternalistici commenti contraddicono la medesima svogliatezza, offerta a un’infinità di testi commentati, come fossero stati scritti da menti infantili.

O ci si impegna, con un “modus operandi” rivolto adeguatamente alla moltitudine, oppure si evitino le lamentele in pvt, sfruttando il prossimo, in senso generale, al solo scopo di mettere in bella mostra esclusivamente ciò che si scrive.

Certamente, qualcheduno non sarà contento di questa verità, diffusa nel web, ma eludiamo l’idea di serietà, nell’istante di un reciproco scambio in cui si dimostra, tangibilmente, il contrario del proprio operato e del non fatto bene.

Capisco che nel cyberspazio, dove le interazioni sono mediate da schermi e algoritmi, certe “restrizioni” scrittorie non hanno lo stesso peso e possono essere facilmente ignorate o reinterpretate. 

Ma la descrizione dell’esperienza che ho inteso comunicare in questa opinione riflette la natura spesso caotica e meno regolamentata del web, dove la libertà individuale è ampia, ma anche più suscettibile di comportamenti superficiali (in superficie e non approfonditi in un contesto di scrittura).

Nel mondo virtuale sappiamo tutti che niente è obbligatorio, ma il meccanismo della visibilità del sito è impostato sui likes e commenti, e il mio pensiero vuole evidenziare un contrasto tra affermazioni reali e l’autonomia di scrivere come si vuole, col giusto equilibrio.

Grazie per avermi dato questa opportunità e lasciamo al lettore le dovute conclusioni.

Buona e serena scrittura a tutti.


Id: 2827 Data: 16/09/2024 11:30:57

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Parole e immagini

N.d.A.: Hanno più forza le parole oppure le immagini?

 

Le parole e le immagini sono entrambe potenti mezzi di comunicazione, ciascuna con le proprie peculiarità e capacità di influenzare il pensiero e le emozioni. Tuttavia, la loro forza e il loro impatto possono variare a seconda del contesto e del modo in cui vengono utilizzate.

Le parole hanno il potere di articolare il pensiero in maniera precisa, permettendo di esprimere concetti complessi, emozioni profonde e narrazioni articolate. Attraverso esse, si può costruire un mondo interiore ricco di sfumature, guidare la riflessione critica e influenzare profondamente la percezione della realtà. Possono essere sottili, capaci di insinuarsi nei meandri della mente e del cuore, modellando, nel tempo, idee, credenze e comportamenti. Un discorso ben costruito, un libro, una poesia, possono risuonare nell’animo umano per generazioni, trasmettendo conoscenza, saggezza e valori.

D’altra parte, le immagini hanno un impatto immediato e universale. Una singola riproduzione può catturare l’essenza di un momento, suscitare emozioni forti e trasmettere un messaggio in modo istantaneo e diretto, senza bisogno di traduzione. Nell’era moderna, caratterizzata da un sovraccarico di informazioni e da una comunicazione sempre più veloce e frammentaria, le immagini spesso prevalgono per la loro capacità di attrarre immediatamente l’attenzione e di condensare significati complessi in un colpo d’occhio. Una fotografia iconica, un dipinto, un grafico ben progettato, possono rimanere impressi nella memoria collettiva, influenzando percezioni e atteggiamenti a livello globale.

Nell’epoca attuale, dominata dai social media e dalla cultura visiva, esse sembrano avere un impatto più immediato e pervasivo. Tuttavia, questa predominanza percettiva non significa che le parole abbiano perso la loro forza. Al contrario, parole e immagini possono amplificarsi reciprocamente: le immagini possono dare forma alle parole e le parole possono dare profondità e contesto alle immagini. Una combinazione ben bilanciata di entrambi i mezzi può raggiungere livelli di comunicazione e persuasione ineguagliabili.

In definitiva, la forza delle parole rispetto alle immagini non è una questione di superiorità, ma di complementarità. Le parole costruiscono, spiegano, narrano; le immagini evocano, sintetizzano, colpiscono. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, la sfida è imparare a usare entrambi questi strumenti in modo consapevole e responsabile, riconoscendo il loro potere di influenzare la realtà e la percezione che abbiamo di essa.

 


Id: 2823 Data: 13/08/2024 14:07:58

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Qualcosa si impara sempre

Come riconoscere se chi pubblica è realmente in grado di scrivere? Sorvolando sui ghost writer e sulla IA, il cui discorso richiederebbe un ferreo approfondimento e lunghissime pagine di discussione, semplici accorgimenti potrebbero certamente risultare utili a tutti.

Quando c’è troppa differenza tra un testo scritto grammaticalmente bene e la qualità di risposte date ai commenti, bisogna iniziare subito a riflettere su qualche punto saliente. Indubbiamente, quando si scrive, capita di trovarsi stanchi, svogliati, scocciati, superficiali, pigri, sino a mettere in pratica frivolezza e disinteresse verso il piacere di alcuni momenti o periodi indefiniti.

Apparentemente, anche una risposta mancata pare non dirci nulla sull’attività scrittoria del nostro interlocutore; eppure, quello spazio vuoto accende comunque un’altra supposizione, da non sottovalutare.

Quindi, non si parla del contenuto, bensì della struttura, forma, espressioni adoperate, che contribuiscono a un linguaggio collegato alla cultura, preparazione, esperienza di chiunque, nel corso degli anni, ha acquisito destrezza e capacità organizzativa nella stesura di uno scritto.

Nonostante non sia vietato copiare o riportare, frasi, sunti, articoli, spiegazioni letterarie, poesie e lavori più o meno conosciuti, presi a prestito dall’infinito oceano virtuale, sarebbe preferibile accostarsi alle risposte di uno scrivente invitandolo a farsi conoscere, attraverso quello che comunica, presumendo sia farina del suo sacco.

La consapevolezza di penetrare nei possibili agganci che pongono le basi di una minima formazione intellettuale, risulta propedeutica all’interazione tutta, giacché, quello scambio, purché sia “sincero”, ossia veritiero, dimostra che cosa si è imparato qualora si sia coltivata, nutrita e mantenuta, una certa predisposizione e amore verso lo scrivere.

Altresì, buona cosa sarebbe commentare per primi in quanto la furbizia di qualche navigante la si incontra spesso, ribadendo l’interpretazione delle menti più addestrate, sveglie, zelanti e indiscutibilmente dotate di un ampio vocabolario, nonostante mai si smetta di introdurre parole nuove.

Lievi o incisive discrepanze riguardanti il passe-partout di risposta, l’incapacità di dispiegare un proprio componimento, risultante anche perfettamente impostato secondo l’analisi grammaticale e la scelta di stile, sono indice di una potenziale incertezza sulla persona che afferma di saperlo fare.

La digitalizzazione ha creato alte simulazioni e forti difficoltà nel discernere i messaggi provenienti da tali piccole “osservazioni”, ma qualcosa si impara sempre, qualora si valutino i dislivelli fra lo scrivere e un oggettivo, nonché ripetuto riscontro, nella fase di intrattenimento con chi ci rivolgiamo.

Infine, le risposte copiate e modificate, facendole passare per riflessioni personali, non fanno testo nel “saper” scrivere.

Fate voi, dopotutto, ciascuno è artigiano di se stesso.

 


Id: 2822 Data: 13/08/2024 09:04:54

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Si cambia

Anche senza accorgercene subito, tutti noi cambiamo qualcosa, ogni giorno. 

Che si tratti del nostro modo di pensare, di approcciarci al mondo esterno, di volerci bene o essere affabili con gli altri, di credere o negare un’evidente verità, di accettare, limitare o soffocare la crescita di alcuni sentimenti, di corazzarsi al soffrire dopo avere ricevuto un colpo basso o una delusione, di non poter fare sempre a modo nostro a causa di chi ci gravita attorno e parecchio altro legato al  cammino esistenziale, si viene comunque a creare una sorta di congestione emotiva, come “semplice” risultato della spinta a scegliere di mutare atteggiamento, per ripristinare uno stato di benessere. 

Si cambia, quando le possibilità lo consentono, ma soprattutto perché sfiniti di fronte a chi ci ha preso in giro o ha finto di non comprendere la nostra natura interiore. 

Si cambia, perché qualcuno o qualcosa ha innescato la riflessione in noi stessi, facendoci miracolosamente aprire gli occhi, perfino trattandoci male.

Si cambia idea, mentre su altri punti si resta irremovibili, giacché non si ha più voglia di fare compromessi, di assorbire i brutti pensieri che accompagnano l’incontro con gente perennemente insincera, ma pronta a succhiare le giovevoli energie che trasmetti.

Si cambia, perché si porta rispetto all’intelligenza posseduta, declinando ipocrite giustificazioni di chi, consapevole d’averci ferito, ha evitato di rimediare alla chiusura delle nostre manifestazioni di fiducia.

Si cambia, con chi a nulla importa di noi e ci ha indotto ad anestetizzare pure il cuore, rimasto fedele ai suoi battiti al minuto, dopo essere stato messo sotto pressione dagli attacchi dei distruttori di malafede, antagonisti dell’amore multiforme. 

Si cambia, diventando diffidenti e intransigenti con il prossimo, per il timore di domandare scusa.

Si cambia, nell’istante di non sentirsi all’altezza di situazioni improvvise, che mettono a repentaglio la nostra forza morale e l’onestà raggiunte con immenso sudore, per mantenersi puliti in un’epoca di eccessiva furbizia e inganno internazionale.

Si cambia, decidendo di dire “basta”, a prescindere dall’aver incondizionatamente ricevuto o fatto troppo bene, a coloro che neppure lo meritavano. 

Si cambia, con la voglia di trovare la bellezza nell’anima, di far fiorire il desiderio di tranquillità, indispensabile a raccogliere le risorse per poter continuare a sopravvivere, oltre ogni dire.

Si cambia, volendo gravitare attorno a gente in grado di comprendere le umane debolezze, per trasformarle simultaneamente in occasioni di mutua crescita. 

Si cambia, perché senza il mutamento non serviremmo a nessuno, evitando di lasciarsi morire in un torpore insignificante, dinanzi a chi ci ammira e sosterrà durante il capovolgimento del nostro edificante esempio, messo nelle loro mani.

Insomma, ci saranno infinite ragioni per cambiare, dovendosi adattare al moto del tempo e all’impensato futuro della nostra coscienza e libertà.

Ma una cosa è certa: se non si cambia, giammai potremo sviluppare maggiore capacità di gestire l'esitazione, masticare l'inimmaginabile, affrontare situazioni fortuite con più resilienza.

Ciascuno tragga le migliori conclusioni.

 


Id: 2821 Data: 11/08/2024 18:51:38

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L’illusione insegna

Incredibile, come possa cambiare l’idea su chi si pensava ci volesse bene, fosse nostra amica, persona sincera e leale, o semplicemente fidato compagno di viaggio. 
Accade improvvisamente che, un giorno, la vita decida di tendere la mano all’impensato, sino a creare situazioni nelle quali convinzioni e atteggiamenti debbano necessariamente scontrarsi, portando alla luce verità nascoste.
Pare una contraddizione, trovarsi dalla parte opposta di chi cammina al nostro fianco. 
Una beffa inaspettata, quella che ci induce a guardare tutte le cose, fatte e vissute con occhi totalmente nuovi.
Si ha addirittura l’impressione di essere immersi in un sogno, ma risvegliandosi da un letargo mentale, solamente grazie all’illusione subita.
Il saggio non esclude mai nulla a priori, eppure, malgrado l’illusione possa alimentare un senso di naturale amarezza, aiuta a comprendere che mai bisogna obbligare qualcuno a fargli vedere il contenuto passato, ritenuto sicuro e valido, proiettandosi in un futuro dove le scelte giuste potranno essere fatte sulla base della somma dei risultati, sperimentati con un’individuale esperienza. 
Alla fine mi sono chiesto: “Perché sforzarsi di capire le persone?”.
Te lo spiega bene il tempo come sono fatte, anche se il vero problema risiederebbe nel trovare il tempo per conoscerle davvero.

 


Id: 2820 Data: 30/07/2024 19:25:24

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Desiderio

Vorrei solo un mondo più compassionevole e illuminato.

Forse un giorno arriverà, per la gioia di chi riuscirà a vederlo.

 

 


Id: 2538 Data: 16/06/2020 18:55:37

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Ogni tanto...

Mi trastullo, galoppando con la fantasia che mi conduce dinanzi a sorridenti volti, così amichevoli da farmi sentire parte della loro famiglia!

 


Id: 2501 Data: 18/02/2020 12:50:54

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Libri

Considero amici, alcuni libri, perché, leggendoli, m’aiutano a comprendere il mondo degli altri.

 


Id: 2211 Data: 02/01/2018 02:42:18

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Legittimo dubbio

Un tempo, l’amico sincero, apprezzato veniva, nel fare notare piccole mancanze e distrazioni. Oggigiorno, alcuni atteggiamenti, paiono proprio essere fraintesi: chi, spontaneamente, agli altri, esprime il vero punto di vista, scansato viene, da ipocriti elogi e fittizie lusinghe, che nulla insegnano a chi da lui si è allontanato. Allora, m’assale il dubbio... Cosa si impara?


Id: 2148 Data: 27/11/2017 09:27:56