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Raccolta di pensieri di Giorgio Mancinelli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Robert Anson Heinlein

“Le donne e i gatti faranno sempre ciò che vogliono; gli uomini e i cani dovrebbero rilassarsi e abituarsi all'idea”.

Robert Anson Heinlein

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Scrivere, perché?

'Si può scrivere un libro ... per una propria ineliminabile necessità'.
David Grossman

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Il problema dell’umanità secondo B. Russell

“Il problema dell'umanità è che gli sciocchi e i fanatici

sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi.”

Bertrand Russell

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‘forgiveness’ (a letter to)

‘forgiveness’ (a letter to)

dear child,
excuse if it trembles us the voice in to tell you what mother and I have in the heart, to the memory of when together we attended Your arrival, wound of that love in which we believed and that our small world would have heated… and if, as today we try then still to find the words, letting us take from an emotional state that doesn't allow us to go on, also setting us the whole responsibility to have given birth to you.

Today you turn eighteen years old, one covers important for a 'man' that gives the importance that it deserves to the life, above all when it has to face the future, that we wish You both bright and sparkling of successes, as it is in Your desires, but also serene and vigorous as only you can be in ours, that it is then premise of happiness… and excuse anchors us if we have not been able to prepare you a world as we would have liked that was, as you would like that it was, not certain for carelessness or incapability, that other there has not been given.

You believe, few things are left to the men in the great divine sketch, and not all succeed, yet us, mother and I, think about having put us the whole good wish in to do her, in to assure you that education and that knowledge that in the future it will reveal its estate, and that it will be the attainment of that promise that that day, of we have exchanged there eighteen years ago both,… a promise of love that doesn't know limit or expiration, and that it doesn't know end.

For this and so many other things anchor, has never to feel only you and to abandon away the straight line long which we have conducted here you until, also when there won't be more, even if you will have to labor for conquering you a place in this unknown world of the 'adults' in which today, after eighteen years, you are penetrating Yourself… even if you will have to hock you, and perhaps to tire you, even if I had to have to fight for preserving that so much of good person that Your parents have wanted for you.

You are here now, here in front of us, in this precise instant in which mother and I look you proud, full of love for that child how thin to you have now been for us, without asking you void, without pretending nothing… and indeed the words miss to wish you the whole good that we want You, because a limit cannot be given to the love, neither the love can be a limit to the 'liberty' of the others, in the mutual respect that we reciprocate you to us.

Nevertheless there is a thing that we want to tell you in memory of our fond affection, that also in one hundred years we will be to your side, and You will be still and also always ours small, warm, sweet, tender 'child', ours small great love.





carissimo figlio,

scusa se ci trema la voce nel dirti ciò che la mamma ed io abbiamo nel cuore, al ricordo di quando insieme attendevamo la Tua venuta, avvolto di quell’amore in cui noi credevamo e che avrebbe scaldato il nostro piccolo mondo … e se, come allora, ancora oggi stentiamo a trovare le parole, lasciandoci prendere da uno stato emotivo che non ci permette di andare avanti, pur addossandoci tutta la responsabilità d’averti messo al mondo.

Tu oggi compi diciotto anni, una tappa importante per un 'uomo' che dia alla vita l’importanza che essa merita, soprattutto quando deve affrontare il futuro, che Ti auguriamo sia luminoso e scintillante di successi, come è nei Tuoi desideri, ma anche sereno e vigoroso come solo può essere nei nostri, che è poi premessa di felicità … e scusaci ancora se non abbiamo potuto prepararti un mondo come avremmo voluto che fosse, come vorresti che fosse, non certo per trascuratezza o incapacità, che altro non ci è stato dato.

Credi, poche cose sono lasciate agli uomini nel grande disegno divino, e non tutte riescono, eppure noi, la mamma ed io, pensiamo di averci messo tutta la buona volontà nel farle, nell’assicurarti quell’educazione e quella conoscenza che in futuro rivelerà la sua tenuta, e che sarà il conseguimento di quella promessa che quel giorno, di diciotto anni fa, ci siamo scambiati entrambi … una promessa d’amore che non conosce limite, o scadenza, e che non conosce fine.

Per questo e tante altre cose ancora, non devi mai sentirti solo e abbandonare la retta via lungo la quale ti abbiamo condotto fin qui, anche quando non ci saremo più, anc'e se dovrai faticare per conquistarti un posto in questo mondo sconosciuto degli 'adulti” nel quale oggi, dopo diciotto anni, Ti stai addentrando … anche se dovrai impegnarti, e forse affaticarti, anche se dovessi dover lottare per conservare quel tanto di buono che i Tuoi genitori hanno voluto per te.

Ecco, adesso sei qui, davanti a noi, in questo preciso istante in cui la mamma ed io ti guardiamo orgogliosi, ricolmi d’amore per quel figlio che fin’ora sei stato per noi, senza chiederti nulla, senza pretendere nulla … e davvero ci mancano le parole per augurarti tutto il bene che Ti vogliamo, perché non si può dare un limite all’amore, né l’amore può essere un limite alla 'libertà' degli altri, nel reciproco rispetto che noi ti ricambiamo.
Tuttavia c’è una cosa che vogliamo dirti in ricordo del nostro amorevole affetto, che anche fra cent’anni saremo al tuo fianco, e Tu sarai ancora e pur sempre il nostro piccolo, caldo, dolce, tenero 'bambino', il nostro piccolo grande amore.























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L’educazione secondo Nelson Mandela

L'educazione è il grande motore dello sviluppo personale. E' grazie all'educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall'altra. (Nelson Mandela)

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In viaggio ... restando.

«Quando tu pensi di essere dappertutto, tu non sei in nessun luogo. Quando tu sei in qualche luogo, tu sei dappertutto»

Naqshibendi Sheikh Necmeddin,

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Invito a partecipare all’antologia proustiana 2017

Invito a partecipare all’antologia proustiana 2017 de LaRecherche.it

'IL PROFUMO DEL TEMPO'
(scadenza per l'invio contributi: 21 giugno 2017)

“Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo.”

Marcel Proust

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L’assenza

L'assenza è quello che rimane di qualcosa ch'è stato, ciò che ci rende schiavi di un'inquietudine estrema.

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Fridtjof Nansen

Quando abbiamo imparato a conoscerlo, il cielo stellato è l'amico più fidato che abbiamo nella nostra vita; è sempre lì, ci trasmette un senso di pace, ci ricorda sempre che la nostra irrequietezza, i nostri dubbi, i nostri dolori, sono cose di poco conto, passeggere. L'universo non verrà mai meno. Quando tiriamo le somme, scopriamo che le nostre opinioni, le nostre battaglie, le nostre passioni non sono poi così importanti e straordinarie.
Fridtjof Nansen (cit.Erling Kagge in 'Il silenzio' Einaudi 2017

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Alessandro d’Avenia

'Viviamo in un'epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. ma c'è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire(insieme) un'altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili.'

(da L'arte di essere fragili - A. d'Avenia -Mondadori 2016

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Umberto Eco

Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici. Una volta che li avete inventati, non potete fare di meglio.

(U.Eco da 'Non sperate di liberarvi dei libri')

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Erasmo da Rotterdam

“Tutto su questa terra è una mascherata, ma Iddio ha stabilito che la commedia si debba recitare a questo modo”. (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia).

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Pensiero Zen

Pensiero Zen: Se gli alberi costituiscono un problema per i muri ... abbattiamo i muri.

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Antonin Artaud, in Follia

'Nessuno ha mai scritto, scolpito o dipinto, modellato, costruito, inventato, se non per uscire letteralmente dall'inferno.'

Antonin Artaud, in 'Follia? - Vita di Vincent van Gogh'

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Pensiero anonimo

«Nessuno dei mali che si vorrebbero impedire è così grave come il male che facciamo a noi stessi occultando la verità, così come nessuno di noi può attribuire le proprie colpe ad altri che finirebbero per ricambiare con le loro stesse colpe.»


(anonimo, cit. in “Eustache Balmain, testimone nell’ombra”, romanzo di Giorgio Mancinelli)

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L. Ron Hubbard



“La mia filosofia dice che
si dovrebbe rendere gli altri
partecipi della propria saggezza,
che si dovrebbe aiutare il prossimo
ad aiutare se stesso
e che bisogna perseverare
nonostante la burrasca,
poiché davanti a noi
c’è sempre il sereno.”

L. Ron Hubbard

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Friedrich Holderlin

'C'è invero un ospedale, in cui ogni poeta sventurato come me può rifugiarsi con onore: la filosofia.' (da 'Il poeta ferito' in G. Moretti)

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C. Gustav Jung

Nessun albero può crescere fino al paradiso, se le sue radici non scendono fino all'inferno.

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Elias Canetti

da 'Casa silenziosa e tetti deserti' - Le voci di Marrakech

Per prendere confidenza con una città straniera è necessario disporre di un lungo apparato, un luogo su cui si può contare e dove si può restare soli quando la confusione delle voci nuove e incomprensibili diventa troppo grande. Questo luogo ha da essere tranquillo e silenzioso, nessuno deve vederci quando in esso cerchiamo riparo, e neanche quando poi decidiamo di lasciarlo. La cosa più bella è sparire in un vicolo senza uscita, fermarsi davanti a un portone di cui si ha la chiave in tasca, e aprirlo senza che anima viva ci possa sentire.

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Jules Henry Poincaré

'Dubitare di tutto o credere a tutto sono due soluzioni ugualmente comode che ci dispensano, l'una come l'altra, dal riflettere'.
(da La scienza e l'ipotesi)

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Friederich Nietzsche

E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica.

Friederich Nietzsche

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Un’Eco indelebile, in ricordo di un grande italiano

Un'Eco Indelebile. Voglio qui ricordare Umberto Eco il più grande letterato italiano dal XXsec in poi. Recensioni di alcuni suoi libri su questa stessa rivista: 'Il cimitero di Praga' by Giorgio Mancinelli nella sezione 'recensioni' 'Numero Zero' by Giorgio Mancinelli nella sezione 'articoli'

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Carlo Sini: ’Il gioco del silenzio’ – Mimesis 2013

Carlo Sini: 'Il gioco del silenzio' – Mimesis 2013

 

È ..nel silenzio e dal silenzio che l'io, il mondo e la parola emergono, tra loro originariamente uniti. Così come il mondo non è mai davanti a me, ma sempre mi circonda e mi attraversa, così come non faccio che vedere il mondo provenendo dal cuore del mondo, altrettanto accade alla parola. Essa non parla se non dal silenzio del mondo e del silenzio del mondo: quel silenzio che la parola custodisce e reca in sé; quel silenzio che è così raro e difficile saper ascoltare. Sembra allora giusto dire che la virtù prima del filosofo non è la parola, bensì l'ascolto, non è la ragione espressa, ma la domanda silenziosa con il suo carico di angoscia e di stupore.

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Kàroly Kerényi - una lezione di vita.

'Tutto ciò che è religioso presuppone il divino, nessun elemento religioso è concepibile senza la rivelazione di qualcosa di divino (..) che può contenere allusivamente solo come un frammento o una ripetizione di qualcosa di più grande'.

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’L’arte della vita’ - Zygmunt Bauman

'Forse il tempo a disposizione mi è parso troppo breve non a causa della mia ormai veneranda età, ma perché quanto più vecchi si diventa tanto più si impara che, per quanto grandi i pensieri possano sembrare, non lo saranno mai abbastanza da inglobare, e tanto meno trattenere, la munifica prodigalità dell'esperienza umana. Non è forse vero che una volta che è stato detto tutto sulle più importanti questioni della vita umana, rimangono ancora da dire le cose più importanti?'

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’Domani è un altro giorno!’

Si può giocare con le parole e ancor più con le affermazioni, soprattutto quando quest’ultime assumono un tono così perentorio da diventare ‘cool’ sulla bocca di tutti.

È il caso del film “Via col vento” (dal romanzo di Margaret Mitchell) in cui la protagonista Rossella O’Hara pronuncia la fatidica frase:
“Domani è un altro giorno!”/ After all, tomorrow is another day!

Non da meno Gatsby in “Il grande Gatsby” (dal romanzo di F. Scott-Fitzgerald) pronuncia la frase molto appropriata:

“Domani andremo più in fretta, allungheremo di più le nostre braccia ... in fondo, è una bella mattina!” / Tomorrow will go more in hurry, will lengthen more our arms... after all is a beautiful morning!

Che insieme suonano così:

“Domani è un altro giorno! Domani andremo più in fretta, allungheremo di più le nostre braccia ... in fondo, è una bella mattina!”

“After all, tomorrow is another day! Tomorrow will go more in hurry, will lengthen more our arms... after all is a beautiful morning!”

NB: si accettano suggerimenti a completamento di altrettante frasi celebri.

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In memory of ... Oliver Sacks

Leggi 'MUSICOFILIA' di Oliver Sacks nella sezione 'recensioni' di Giorgio Mancinelli su questo stesso sito.

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In morte di Sebastiano Vassalli

In morte di Sebastiano Vassalli
Tratto da 'Amore lontano'
Una proposta di Giorgio Mancinelli per i lettori di larecherche.it

Pubblicato il 14/03/2011 12:08:44

“La poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole. Vita che vive al di fuori di un corpo, e quindi anche al di fuori del tempo”. (2005)

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Zygmunt Bauman

Un mondo senza alternative.

Sulle rovine del Muro di Berlino aleggia lo spettro di un mondo senza alternative. Non è la prima volta che uno spettro simile fa la sua comparsa: la novità fondamentale è che stavolta aleggia sul mondo intero.
Un mondo senza alternative. In Europa assistiamo a un avvizzimento e appassimento della fiducia nelle conquiste concepibili della democrazia...

Zygmunt Bauman, Professor emeritus of Sociology in the Universities of Leeds and Warsaw. Among his many books, mostly published by Polity Press and translated in many languages: Liquid Modernity; Liquid Fear; Wasted Life and Europe. An unfinished adventure.

- See more at: http://www.eutopiamagazine.eu/it/node/122#sthash.tdbfgMx6.dpuf

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A proposito di filosofia e poesia.

Un filosofo e un poeta camminano insieme. A un tratto il filosofo guardando in terra, esclama: 'Guarda, un uccello morto!' Il poeta da par suo, guardando in cielo esclama: 'Dove, dove?

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In un giorno di pioggia.

Rammenta, la pioggia che può arrivare domani non è migliore o peggiore di quella che è già passata, è in ogni caso bagnata. Si può sempre sperare nel diluvio!

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Albert Einstein

Albert Einstein:

"Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti".

 

Aveva ragione lui se oggi in qualunque posto ci troviamo dal ristorante, al cinema, a tavola in famiglia, durante una gita o una passeggiata, una visita al museo, o più semplicemente al cesso, tutti stanno fissi sui telefonini.

 

"Dove sei?" - Ontologia del telefonino  di Maurizio Ferraris, introduzione di Umberto Eco. Il Sole 24 Ore

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Poesia ?

Cos'è la poesia tutti noi lo sappiamo: parola, verso, musica, canto, danza, bellezza, ecc. tuttavia volendo speculare sul significato intrinseco al 'fare poesia', mi sento di assecondarla nel 'fare violenza', verbale s'intende, (ma non solo), poiché in fondo è questo che la rende 'viva' o quanto meno 'sentita', come dire, maggiormente 'vissuta', straordinariamente 'oltre' il senso della parola, così come va oltre il verso che la contiene, la musica che la diffonde, il canto e la danza che le danno forma, fino a raggiungere (quando la raggiunge) quella 'bellezza' che la rende sublime. Voi tutti che mi leggete, cosa ne pensate?  

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C’era chi c’era ...

C’era chi c’era … Serata d'Auguri all'Asinocotto.

Volti nuovi, beata gioventù, ieri sera all’Asinocotto, in Via dei Vascellari 48 a Roma, per gli annuali auguri natalizi della Recherche con tutta la redazione al completo in veste di Grand Mètre della serata. L’atmosfera era quella che sempre ci si attende per una prémiere o per un vernissage. L’ambiente, retrò come può esserlo un buon ristorante romano di sera, dove tutti s’incontrano pur sempre come se fosse la prima volta, per dirsi qualcosa di non importante, per fare qualche pettegolezzo e tante altre cose ancora. Tuttavia c’era qualcosa di diverso, che andava annotato, da taccuino insomma, come per un vademecum di riporti che fossero da scovare, nascosti dietro l’angolo degli stretti vicoli di una città che ancora ha in serbo così tanta magia. E ieri sera, col cielo uggioso dopo una giornata di sole fantastica e la punta di freddo solleticante, non si poteva fare altro che abbandonarsi a qualche “peccato di gola” augurale, come si dice, di buon auspicio.
Passo passo, dopo l’accoglienza sempre gradita di Maria Musik, il ridere sardonico del Maitre Roberto Maggiani, ed i convenevoli di rito scambiatisi dai numerosi ospiti della serata, è apparso sulla scena l’amato Marcel Proust, più emaciato e provato che mai, nella veste che uno meno se lo aspetta, di Chef di Alte Cusìne e che, con le sue délicatesse, ha scatenato un’orgia di profumi e di gusti da santificare anche il diavolo in persona (io che scrivo). Tant’è che mi ha anche punito, prima promettendo di deliziarmi con una seconda, seppure ridotta porzione di cannelloni di ricotta e spinaci col retrogusto alle noci e salsa di funghi tartufati, poi negandomela, ma che infine mi ha privato di perdermi definitivamente, in un “peccato” che avrebbe rivelato a tutti la mia golosità. Del resto, come sempre mi dico a discolpa, se non ci fossero al mondo i golosi che ne sarebbe di tante cose buone? Al punto che dal V° girone dell’Inferno dantesco, mi sono guadagnato in anticipo un posto in Paradiso, con tutto quello che mi tocca soffrire quaggiù, soprattutto quando mi si fanno di questi dispetti. Tant’é che mi sono vendicato regalando al nostro Chef un libro sul deserto che fa venire un’arsura da matti.
A proposito di Paradiso, nel corso della serata, tutti o quasi gli intervenuti, ci hanno intrattenuto con testimonianze natalizie e altro, leggendo alcune poesie che la festa (o anche no) ha loro ispirato, mentre, tra le “new entry” è stato molto apprezzato Saverio Bafaro che di recente ha affidato a La Recherche il suo e-book, (che è possibile scaricare gratuitamente), dal titolo invitante “Eros Corale”, soprattutto adatto per un’orgia culinaria compromettente come quella che si stava consumando, e che mi sono ripromesso di leggere. Il quale, ci ha letto versi di pregio riscuotendo oltre all’amabile accoglienza, il plauso dei numerosi presenti che non ci hanno fatto mancare il loro sentito affetto. Tra questi: Francesco De Girolamo, Loredana Savelli, Fiammetta Lucattini, Diana Vinci, Roberto Scarpantoni, e …. scusate se non li enuncio tutti, ma dopo gli effluvi dei buon vini serviti a tavola e l’ora tarda, la mia memoria comincia a vacillare ... e ovviamente Marcel Proust, alias Giuliano Brenna, il quale, spogliato dei panni dello Chef e abbandonati i suoi “piatti d’autore”, come suo solito, ci ha deliziati con la lettura di un passo della Recherche dedicato allo spirito dell’amicizia (che è possibile leggere in testa al sito on-line nello scorrere veloce delle parole).
Unico e vero interprete quindi, Giuliano Brenna, è stato infine acclamato personaggio della serata che, seppure non corrisponde esattamente al più famoso “personaggio dell’anno” dichiarato da una rivista della carta stampata, è per noi de La Recherche, senza ombra di dubbio, colui che più sa prenderci per la “gola”. Metafora culturale questa, ma che pure ringraziamo per le sue costanti e talvolta sofisticate recensioni e per i suggerimenti letterari che, in qualche modo, spalancano davanti a noi il sipario fin troppo polveroso della stampa nostrana. Un doppio grazie quindi, alla Redazione, per aver organizzato una sì piacevole serata nello spirito della comunicabilità, dell’accoglienza, della rispondenza culturale che tutto ciò ha dentro e fuori della rivista letteraria on-line, come promessa di amicizia per un futuro sempre più impegnato e fattivo, nell’egida della cordiale e civile collaborazione. Auguri!
C’era chi c’era … ma gli auguri, sentiti e sinceri, vanno a tutti coloro che per ragioni diverse non hanno potuto essere presenti. In modo particolare a Domenico Morana che, come Maria Musik ha ricordato, sta passando un periodo difficile della sua vita, a Leopoldo Attolico la cui assenza è stata molto sentita, e a Lorena Turri di cui Roberto Maggiani ha tessuto l’elogio con gratitudine.

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Corriere Della Sera

Trovo in prima pagina quanto segue: "La poesia non cerca seguaci, cerca amanti" in cui Alessandro Gasman (attore), sostiene la campagna per Amnesty International. Indubbiamente l'annuncio è accattivante. Ma perché proprio la poesia? - mi sono chiesto, e devo ammettere che il messaggio è davvero ficcante. Voi che ne pensate, vi sentite seguaci o amanti? Inviate i vostri commenti. Grazie e Buon Natale.

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Mea Culpa


MEA CULPA

LIBERTÀ! Libertà! Oggi più che mai, alla luce dei recenti fatti che stanno avvenendo un po’ dovunque nel mondo, sentir scandire la parola “libertà!” assume più che un senso. Si sottrae al forzato letargo in cui era assopita e torna a essere protagonista di quell’impegno sociale e civile che avevamo preso tanto tempo fa a vessillo, in difesa di un diritto che mai più nessuno avrebbe potuto toglierci. Eppure eccoci qua, di nuovo alle prese con l’arroganza che ci vuole muti davanti alle orge sfrontate del potere, delle guerre che si combattono nelle strade, nelle piazze delle grandi metropoli in difesa del diritto di “libertà” di parola, di espressione, di essere informati, di conoscenza, di chiarezza, di giustizia …
Libertà! Giustizia! Libertà! È bastato poco, una parola scandita dalla foga di un attimo, ed ecco che la parola è diventata seme di un’umanità che di nuovo cresce, si fa moltitudine, riempie le strade, le piazze delle città, portatrice di un messaggio, di un slogan assopito, viscerale che risale sulle labbra, cantato, gridato, finché il cantare avrà un senso, una ragione, affinché diventi insegnamento, vessillo dei molti, pretesto, arma e pena. La sua eco rimbalza dovunque, sulle pagine dei quotidiani, nei telegiornali di tutte le trasmittenti, sul Web, sui Blog, You Tube, Facebook, Twitter, ovunque c’è un popolo che lotta per riscattare la propria dignità offesa …
La parola è ancora e sempre la stessa: LIBERTA’, scandita sugli striscioni, urlata nei megafoni, graffiata sui muri, una parola uguale in tutte le epoche e in tutti i continenti, che come un fiore abbiamo visto sbocciare sulla bocca di tanti “poeti di strada” che alacremente difendono la propria ragione di vita, contro una condanna che li vuole inermi davanti allo scempio che si fa dei loro diritti primari, del libero pensiero e della parola. NO!, non do ragione a quanti mettono a ferro e fuoco le città, a repentaglio la vita degli altri, anche se di ragione ne hanno da vendere, perché comunque è colpa di questa società che non ha saputo forgiare, con l’insegnamento, con la salvaguardia, e aggiungo con l’amore e il rispetto per ciò che rappresenta la dignità umana, quest’ultime generazioni che si sono susseguite …
Ad esse chiedo personalmente scusa, per ciò che forse anch’io non ho fatto, o non sono stato capace di fare, col lasciarmi prendere da uno stato emotivo che non mi ha permesso di guardare avanti, al disastro ecologico che si stava compiendo, al proliferare di genocidi fatti in nome della democrazia, alle pulizie etniche, alla riduzione in schiavitù di tante popolazioni, alla deportazione dei migranti. E chiedo scusa a questi giovani che in questi giorni dimostrano per le strade e le piazze mettendo a repentaglio la propria incolumità, il proprio futuro di vita per sostenere il proprio diritto di esistere contro chi vuole mettere un bavaglio al corso della storia. La storia sono loro! Loro è il grido di LIBERTA’ di cui oggi dobbiamo addossarci la responsabilità di averli messi al mondo… Di quale mondo? Questo mondo che sta per scoppiare? Quali valori lasciamo loro in eredità? Questa società, questa democrazia? Che altro, le leggi, o forse qualche sporadico caso di giustizia? Vogliamo parlare della cultura, delle arti? Oppure della scuola che non funziona, o del lavoro che non c’è? Non restano che i sentimenti, si ma quali? Se già prima che nascessero abbiamo finito per cancellare dal nostro vocabolario parole come affetto, emozione, passione? Abbiamo davvero creduto che tutto ciò sarebbe stato utile a formare una umanità protagonista della propria esistenza? Vi siete mai chiesti cos’altro è possibile ancora negare loro, quando hanno bisogno di tutto, di comprensione, di solidarietà, di poter studiare, di trovare un lavoro, di farsi una famiglia, di trovare una casa, di trovare un compagno/a, di trovare un affetto come forse l’avete/abbiamo avuto tutti voi/noi?
NO! Non ce lo siamo mai chiesto, e tantomeno l’abbiamo chiesto a loro. Però lo pretendiamo. Cioè pretendiamo che essi rispettino tutte quelle cose che gli sono state negate. Noi pretendiamo da loro ciò che non siamo stati in grado di dargli? Mi sorge più di un dubbio che qualcosa non deve aver funzionato, e adesso che loro si appropriano della loro LIBERTA, che ripeto “gli spetta di diritto”, subentriamo a negargli quel libero arbitrio che essi hanno di decidere per se stessi, per ciò che vogliono fare della loro vita, del loro esistere, del loro fare, del loro accoppiarsi con chi e come gli pare, di plasmare questo mondo come vorrebbero che fosse, finanche di decidere perché e quando dover morire. È tempo di restituire loro ciò che è loro, con tutto l’amore con cui li abbiamo messi al mondo, perché non si può dare un limite all’amore, né l’amore può essere un limite alla “libertà” di chi amiamo, né degli altri che non amiamo, seppure nel reciproco rispetto che gli dobbiamo.

NB: Semmai avessi dimenticato qualcosa faccio abiura, che non certo per trascuratezza o incapacità ho trascurato di fare ciò che faccio, che altro non mi è dato.



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Appello per l’ex Birmania


Da "Quaderni di Etnomusicologia 5: Cambogia, Laos, Vietnam" pubb. in Saggi.

È di questi giorni anche l’appello de La Recherche alla sottoscrizione per la “liberazione” del Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, e per tutto il popolo del Myammar (ex Birmania). Sono fermamente convinto che ognuno di noi, nelle sue possibilità, possa fare qualcosa, anche semplicemente sottoscrivere questo appello. Io, nel mio piccolo, ho cercato di sollevare l’attenzione sulla cultura di questi popoli così violentemente provati dalle guerre e dalle afflizioni, sulla loro cultura e sulla loro musica, affinché anche attraverso la gioia del canto, della danza, dei resti dei monumenti antichi, si possa dare una mano a risollevare quella cultura che è patrimonio di tutti noi. Sottoscrivete! Sottoscrivete! Sottoscrivete!

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L’Occhio, l’Orecchio, la Bocca

L’OCCHIO, L’ORECCHIO, LA BOCCA

I “poeti” de La Recherche a confronto, con la musica, la poesia e il palato, durante l’Incontro del 28 marzo 2011 tenutosi al bistrot “Cheese and Cheers”, in via Paola Falconieri 47/B a Roma. Un appuntamento molto atteso per un momento di serena convivialità, in cui ognuno, in tutta libertà, ha proposto testi o idee, nello stesso spirito di condivisione che anima la Recherche nella sua parte online, sul tema “Sapori poetici, culinari e musicali” in poesia.

Darsi un appuntamento a Roma è sempre stato difficoltoso, darsi un “tempo” (leggi orario) tra poeti è di per sé già un avvenimento se poi viene rispettato. Diciamo che siamo stati dentro i limiti della decenza, se si considera che questa volta si era veramente in molti, con grande sorpresa (non so quanto gradita) di Roberto Maggiani, che ha più volte rimarcato di essere in difficoltà, mentre tutti gli altri della Redazione, a cominciare da Maria Musik e Giuliano Brenna sono (sembrati) piuttosto soddisfatti e divertiti per tutta la serata. Ma come si sa, il conduttore/condottiero, alla fin fine deve controllare che tutto scorra nel migliore dei modi e, probabilmente, la cosa in sé gli crea qualche difficoltà di gestione. Tutto nella normalità fin quando tutto scorre liscio e soprattutto “tranquillo”. Ed è proprio questo il punto: la troppa tranquillità, l’eccessiva normalità, di quanti di noi vi hanno preso parte, quasi che, altrimenti, nessuno sentisse il peso di quanto sta accadendo al di fuori delle nostre “torri d’avorio” non zavorrate, che fluttuano nell’aere, libere di andare senza meta.

Malgrado ciò, mentre Monsieur Proust (Giuliano Brenna) ci intratteneva con dovizia sui gusti sottili (musicali) di un’epoca che non c’è più, a riportarci tutti coi piedi per terra, (su questa nostra disastrata terra intendo), ci ha pensato Maria Musik che, nel tessere l’elogio di Tor Bella Monaca (un quartiere di Roma), con una umanissima poesia confidenziale, con la quale ha voluto accentrare il tema della “città una” dove un fiore (musicale in quel caso ma anche poetico) può sporgere da un muro di una casa come di una prigione, di una zona elitaria come di una malfamata periferia. Tema importante e purtroppo subito disatteso, nonostante l’invito riportasse in calce che “nessuna proposta sarebbe stata fuori tema”, e dire che i brani musicali (tratti dal loro ultimo lavoro, di prossima uscita) che poi ci hanno fatto ascoltare “come intermezzi”, gli straordinari cinque musicisti intervenuti (Fedele Mazzetti, Maurizio Morelli, Alessandro Pontesilli, Massimiliano Lalli, Gabriele Delvecchio), amici de LaRecherche.it e proposti da Roberto Biagiotti, nostro consulente musicale, “sull’onda di questa tematica”, in certo qual modo si rifaceva e cercava di “riaffermare” il disagio di una vita borderline, anche se per lo più ambientata in una Parigi un po’ demodé, ma in tono con la serata, intitolata e ovviamente iniziata con la lettura (encomiabile) di Proust.
(Errata Corrige)
È stata poi la volta dell’ormai noto De Gerolamo che ha letto una sua poesia (presente nel e-book “Quanti di Poesia”) dal titolo "Deserto d'Acqua" che ha dedicato a Lampedusa, e che, in qualche modo anticipava, o comunque introduceva, un’altra tematica importante e attualissima, che è quella dei rifugiati e dei migranti che non riusciremo a salvare da una catastrofe annunciata. Ciò significa che ci stiamo arrendendo? Come ci arrenderemo all’ecatombe causata dal nucleare? Dico di no. Tutti siamo chiamati a rispondere e tutti (noi compresi) in prima linea dobbiamo combattere affinché ciò non si ripeta. Guai però se perdiamo il contatto con la realtà, con i problemi non tanto del nostro egoistico quotidiano, quanto di quelli che affliggono l’umanità tutta, ponendoci di fronte a scelte inusitate che forse non avremmo neppure voluto fare, ma che pure s’impongono come la panacea di tutti i mali, quando sono proprio quelle portatrici di male, che presto, a distanza davvero ravvicinata, ci presenteranno il conto, e sappiamo già che sarà salato. Davvero in molti tra quanti sono intervenuti, sappiamo che si adoperano per il sociale (e lo hanno confermato), denunciando con accanimento con le loro parole (poesie) e quant’altro, pensano si debba fare qualcosa, e che va fatto adesso. A cominciare da questa riunione di “spiriti eletti” sappiamo che il nostro impegno sociale e civile deve portare a delle soluzioni e non a sterili piagnistei, in cui piangerci addosso è la cura dei nostri mali. Usciamo allo scoperto e per una volta “sentiamoci vivi”, gridiamo con quanto fiato abbiamo in gola: basta!!!!

Soddisfatto l’occhio, per i molti libri che circolavano sui tavoli, da cui ognuno o quasi, ha estrapolato una lettura, più o meno a tema, da proporre agli altri, che ha soddisfatto anche l’orecchio, i “bravi ragazzi” (gestori) del bistrot, si sono dati un gran da fare per soddisfare la “bouche”, il palato, la gola con pietanze davvero raffinate e allo stesso tempo gustose, malgrado si parlasse qua e la di gulasch, di porchetta, di formaggi grassi, di lardo della foresta nera, innaffiati da birra bavarese e da buon vino ecc. ecc. da spaventare qualunque nutrizionista e quante delle signore presenti che probabilmente erano preoccupate di mantenere la dieta. E sì, miei cari, proprio la dieta! Che guarda caso, citava in calce, quei sapori culinari, nonché poetici, conformi con la tematica della serata. Fatto straordinario che proprio una di loro, Lorena Turri, pure intervenuta, con bella voce impostata (si sentiva che doveva aver fatto teatro o quanto meno dizione) ci ha deliziati estrapolando, da una silloge di “poesie” (e come chiamarle altrimenti), dedicate al cibo da autori affermati e notevolmente dotti: Leopardi, Pascoli, Gozzano, Ungaretti e tantissimi altri, che hanno celebrato o dispregiato (solo il Leopardi contro la minestra), il cibo e il vino, e che almeno in questo (ma solo in questo) ci hanno preceduti, come dire: “solo perché sono arrivati prima!”.

Va con sé che una certa dose di humour non guasta, quindi ben venga anche quel “friccico de luna tutta pe’ noi” – come recita una nota canzone romana, che alla fin fine si è affacciata attorno alla mezzanotte, quando, soddisfatti i nostri muscoli mentali ci siamo detti “buona notte!”. E se è vero che la notte porta consiglio … poeti de la Recherche, meditate, affinché domani sia davvero un giorno migliore.


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Quanti di Poesia, e i poeti fanno boh!

“Quanti di Poesia”, e i poeti fanno boh!
Pomeriggio domenicale (senza tè e biscottini) alla Libreria Odradek, Via dei Banchi Vecchi, 57 Roma, in occasione della presentazione del “quaderno di poesia” edito da Edizioni L’Arca Felice di Salerno.

Non c’è ragione di prendersela necessariamente con qualcuno se oggi le cose vanno come vanno, se la poesia propriamente detta, dopo anni che se ne discute, si è definitivamente trasformata nella sorella ancora più povera della Cenerentola delle fiabe, se non con noi stessi. Indubbiamente ci sono stati tempi migliori, ad esempio ma non è l’unico, di quando i poeti e i fini dicitori erano chiamati a esibire le loro capacità oratorie ed a far sfoggio della loro cultura, nelle corti rinascimentali. All'opposto tutto quanto accade e può accadere intorno alla poesia è benvenuto e bene accetto, e a onor del vero va detto che l’operato de La Recherche (la nostra rivista letteraria e non solo) è notevolissimo, e va inquadrato tra le attività qualitativamente migliori si facciano oggi in ambito specifico, col dare voce a quanti, poeti e prosatori, aforistici e artigiani della parola, che fanno uso della creatività del pensiero. Poeticamente parlando, che la restituiscono alla sua universalità di suono, di armonia capace di far girare le innumerevoli sfere che la compongono, quali la bellezza, la leggerezza, l’ebbrezza, la spiritualità, l’afflato, l’amore, la passione; ma anche la condiscendenza, l’assuefazione, l’impatto con la realtà che cambia, il pentimento, il dolore. Nonché gli opposti e i contrari, come la luce e le tenebre, il sentimento e l’abnegazione, amore e psiche, eros e thanatos, la vita e la morte, solo per fare qualche esempio di ciò che è capace di contenere la poesia, in breve tutto e il contrario di tutto, al punto che talvolta mi chiedo se non andrebbe scissa dalla prosa e dalla letteratura tout court. Ma poi mi confronto con certa prosa (di cui anch’io faccio largo uso) e convengo che forse le due cose messe insieme, prosa e poesia, non stonano affatto. Benvenuto dunque l’invito del nostro sponsale Roberto Maggiani a coniugare la scienza e le nuove tecnologie con la parola scritta: “nelle forme la cifra nascosta di una scrittura straordinaria”, con il quale egli pur richiama tutti noi a misurarci con le nuove opportunità che i tempi (l’epoca in cui viviamo) offrono, e non solo al poeta eclettico, ma all’uomo, come osservatore del suo tempo, di questa realtà (o fantastica irrealtà) che lo rende tale. E ha ragione lui, c’è spazio per tutto e per tutti, ancor più dobbiamo cavalcare il drago a più teste (internet, web, i-Pad, ecc.), che non basta più recidere, ma imparare a vincere e ricondurre alla nostra utilità. Un po’ come fa l’eroe di Avatar che riesce a addomesticare l’indomabile drago di fuoco, che gli permetterà infine di vincere sul male e a riportare la pace su Pandora. Ottima dunque la ragione che interpone Loredana Savelli agli altri poeti sulla leggibilità in chiave musicale della poesia, sulla aleatorietà del suono che si fa parola, e viceversa. Come pure ha affermato  l’anonimo (invitato da Leopoldo Attolico), intervenuto nel dibattito che ha fatto seguito all’incontro, sull’impostazione di un richiamo/rimando (effetto eco) del verso, onde “il suono prende il posto del sentimento che si è voluto esprimere con la parola e di rimando, fa ritorno come suono di parola recepita, avvalorato/a di sentimento e che, anzi, crea sentimento”. Un concetto questo che non va preso come un semplice gioco di parole, bensì si apre al cospetto della sensibilità di tutti coloro che, come noi, esortano per un ritorno allo stato puro della parola, (come appunto hanno detto in molti), e che dovrebbe essere il tè forte della nuova riscossa poetica che da qualche parte si avverte. Del resto i connubi tra poesia e musica, tra musica e pittura, così come tra poesia e pittura (arte più in generale) non si contano più, lo hanno bene espresso con le loro opere poeti del calibro di Rimbaud, Baudelaire, Apollinaire, musicisti come Satie e Debussy, pittori come Monet, De Chirico, Picasso, solo per fare qualche nome eccellente. Qualcuno ha portato ad esempio l’opera di Bach “Variazioni Goldberg” a parafrasare un certo variare della scena, della situazione, del momento della poesia come qualcosa di non statico, di non stabilizzato, e non a caso ha citato Glenn Gould un interprete eccezionale se vogliamo, quanto personalissimo, delle “variazioni” di cui ci ha fornito, pur nella sua breve vita, almeno due versioni, una per clavicembalo (assai ben temperato) e l’altra per piano, straordinaria e impareggiabile. Due versioni che sono due opere distinte, quasi a rappresentare l’una, per clavicembalo l’idea primaria (di Bach); la seconda la versione originale adattata al suo tempo (di Gould), incomparabili tra loro se non per l’eccesso di virtuosismo che le distingue e che, invito tutti voi ad ascoltare. In verità sono state dette poche cose sagge che ho sopra elencate, per il resto si sono sentite invettive, sabotaggi, dismissioni del tipo: la poesia va letta così, interpretata così, dichiarata così ecc. senza ravvisarvi una qualche concretezza. Ma è davvero così che dobbiamo fare così, scrivere così, leggerla così? Così è se vi pare! Avrebbe risposto Pirandello, che della libertà espressiva ha fatto un baluardo ancora non espropriato dagli attacchi della contemporaneità. Così rispondo io (un nessuno qualsiasi) a quanti hanno intenzione di inglobare la poesia all’interno di una categoria, non è oggetto da merchandising, né tantomeno da mercatino delle pulci, semmai è la pulce che può far crollare l’andamento mercatale della letteratura. E probabilmente sbaglia chi, come qualcuno ha detto, che la poesia non lo rappresenta e che forse voleva dire che non lo raffigura, semmai è vero il contrario, a sua insaputa le parole della poesia parlano per lui e di lui più che se avesse scritto il romanzo della sua vita. Lo sa bene chi ha dimestichezza con lo scrivere e il fruire letteratura, ancor più la poesia è capace di svelare (e quindi rivelare) anfratti segreti della nostra psiche più che una confessione. C’è stato anche chi ha fatto l’elogio di se stesso, ma è umano e glielo perdoniamo; ed anche chi ha fatto prevalere il proprio ego su quello che scrive, migliorando o peggiorando con la lettura di un proprio testo, quello che aveva precedentemente scritto, per cui l’inflessione della parola, il sottostare al suo peso, il rimarcare un’allocuzione, un aggettivazione, infine è risultata la somma di una investitura autocertificata. Insomma ai poeti piace (chi non lo ammette è semplicemente un ipocrita) indossare la casacca del poeta, declamare per sentire la propria voce, per sentirsi dire le proprie parole, per poi dire che non è quello che vuole o che cerca. Perché? Si domanda uno stupido come me, non riusciamo ad essere veri, vivi, sinceri neppure con noi stessi? Che cosa c’è di banale o di recriminatorio ad ammettere di essere chi si è, a fare le cose banali del quotidiano come chiunque altro, che pure è chiamato a testimoniare della propria esistenza su questa terra, in questa logora società, su questo sporco mondo in cui viviamo? Ve lo dico io: niente! Quindi smettiamola di fare i piagnoni o di prendercela con un ipotetico qualcuno che è causa della nostra alienazione, e impariamo, una volta per tutte a denunciare tutto quello che c’è di contrario ai nostri principi, coscienti che sono i nostri principi, che non sono necessariamente quelli degli altri e, soprattutto, che non sono universali. Chi qualche volta ha affrontato le delizie e le peripezie di un viaggio in altri continenti, ben sa che altre popolazioni, altre etnie, e quindi altri esseri umani la pensano esattamente all’opposto di noi, e non è detto che non siano nel giusto, che in qualche modo non abbiano ragione. Ce lo ha insegnato Marco Polo e siamo comunque in gran ritardo sul quindi, che non possiamo mettere un punto fermo su nessuna delle cose del mondo in continua evoluzione, così come è stato ribadito dall’eclettico Roberto Maggiani sponsor e organizzatore dell’evento che ha visto l’intervento di un gran numero di persone, addetti ai lavori e avventori della Libreria, che ne hanno decretato il successo che meritava. Un encomio, se vogliamo, va alle Edizioni L’Arca Felice di Salerno e alla direttrice editoriale Ida Borrasi per il suo impegno (non indifferente di questi tempi) a proporre e a divulgare la poesia contemporanea con la sua Collezione di arte-poesia intitolata Coincidenze, di grande pregio tipografico e stilistico per le scelte oculate ma anche rappresentative di gran parte del patrimonio poetico italiano. Il volume “Quanti di Poesia” si attesta quindi come un ottimo veicolo promozionale “con la duplice finalità di promuovere sia le peculiarità del singolo autore, sia un discorso critico globale, perseguendo l’intento di tracciare un possibile itinerario che presenti le voci più interessanti della poesia contemporanea”.

Una nota a parte va indirizzata alla fotografia in bianco nero (ma anche a colori) di Paolo Maggiani,dinamica, essenziale, essenza di un arte talvolta interstiziale che fa dell'oggettività una parabola creativa fino a raggiungere gli strati dell'immaginazione, tipica di altre discipline quali la musica e la poesia. Complimenti per la scelta degli scatti che illustrano e valorizzano il volume (peccato che non gli sia stato dato un nome).

Agli intervenuti i miei complimenti e un grazie per tutto ciò cui, con il loro fare poesia, ogni volta ci fanno dono,(peccato però che siano mancati i biscottini).




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Tortino Giorgino per le Feste.

Tortino “Giorgino”
Dosi per 365 giorni.
1kg e mezzo di felicità
1/4 di tazza di sogni
Tranquillità sminuzzata
750 gr. Di soddisfazioni
Un pizzico di follia
3 cucchiai di salute
Un po’ di quiete tritata
1/2 tazza di desideri
1 bustina di calma.

Tagliate la felicità a rondelle sottili, bagnatela di sogni,
cospargete il tutto con tranquillità e lasciate riposare per circa un’ora.
Fate rosolare a parte le soddisfazioni aggiungendo la follia
Con la salute e la quiete.
Bagnate il tutto con i desideri.
Passate in forno a temperatura moderata.
Disponetelo su di un vassoio
da portata e cospargetelo con calma
del vostro sorriso.

BUONE FESTE A TUTTI 2010/11
Giorgio, Diana, Cesare
Mancinelli

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Cronaca di una serata da non dimenticare

Cronaca di una serata da non dimenticare.

Ovvero, incontro con la Recherche, al Bistrot Cheese and Cheers di Via Paola Falconieri 47/B – Roma 22.11.2010.

Presenti i capi della congrega, gli emeriti editori: Roberto Maggiani, Giuliano Brenna, Maria Musik. I locandieri accoglienti e compiacenti del Bistrot: Maurizio, Emanuela e Alfonso. La combriccola dei “carbonari”: Antonella Catini Lucente, Michela Zanella, Giuseppe Lorin, Diana Vinci, Giorgio Mancinelli, Loredana Savelli e Felice, Francesco De Girolamo, Leopoldo Attolico.

Ovviamente Marcel Proust non c’era, o almeno, noi intervenuti pensavamo che non sarebbe arrivato, vuoi per le solite ovvie ragioni di traffico, di parcheggio, vuoi per la reale impossibilità di intervenire di persona. E poiché pioveva a dirotto e alcuni ospiti ritardavano in ragione di un alibi sospettosamente cercato, nessuno di noi, i carbonari della poesia e della letteratura, si è accorto quando è entrato. Deve averlo fatto dalla porta più vicina al cuore, perché non era neppure bagnato da uno schizzo di pioggia, inevitabile per quanta ne veniva giù. È sbucato quasi all’improvviso dalle pagine di un Meridiano, sorprendendoci tutti, sedendosi in mezzo a noi e narrandoci da La prigioniera, la sua “passione” per il gelato e per la bellissima Albertine. Probabilmente era già lì, che aspettava da un pezzo che finissimo di confabulare fra noi, seduto in un angolo in ombra del Bistrot, per fare le rispettive conoscenze di ciascuno, assecondando così lo spirito celebrativo, voluto dai creatori della rivista letteraria on-line, intitolata in suo onore a la Recherche. L’antefatto, che in verità è “il fatto” da non dimenticare di questa serata, nasce dal desiderio di ognuno degli intervenuti a intrattenersi, “secondo il metodo del consenso”, sulle esperienze poetiche e letterarie vissute da ciascuno. Cosa che pure ha la sua importanza se i dichiaranti intervengono col narrare, o più semplicemente dire, le proprie opinioni, purché siano sincere, dettate cioè dal piacere del colloquiare, dal reciproco scambio di opinioni, senza barricarsi dietro false maschere di convenienza, rifuggendo dalle malandate convenzioni, così come dall’attribuire etichette o distribuire giudizi azzardati. In questo l’andamento della serata non ha certo difettato, e tra una bevuta e l’altra di buona birra, una portata e l’altra di piatti sfiziosi, lo scambio di libri e dei rispettivi indirizzi e numeri telefonici, non è mancato chi, preso dalla verve, si è lasciato andare a “recitare”, o meglio a “declamare”, qualcosa della propria produzione letteraria. Per fortuna di tutti, forse perché sollecitati dall’illustre ospite che ci ha deliziati con la sua sorprendente narrazione del “gelato”, la scelta dei brani è ricaduta su qualcosa di decisamente ironico più che di sentimentalmente drammatico, e le ore sono passate per così dire nell’allegria generale. Soddisfatti in cuor nostro di aver preso parte a una serata informale quanto intelligente (una parola in disuso ormai senza ragione), che ha permesso a tutti quello scambio reciproco di cordialità, nonché di civiltà, che auspichiamo in futuro, divenga il pane quotidiano della cultura, in mezzo a tanto abbandono e decadenza. La serata si è poi conclusa con beneplacito di tutti i partecipanti di proseguire nei principi ontologici indicati da la Recherche, con la promessa di incontrarci ancora, per incrementare nuovi contatti e far conoscere agli altri i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Un fervido ringraziamento va agli ideatori e organizzatori di questa gradevole serata passata all’insegna dell’amicizia e a tutti coloro che a diverso titolo vi hanno partecipato.

NB: Intelligenza indica una capacità di legare insieme le cose più disparate. L’ intelletto umano è un centro di unione che non butta via niente, predisposto ed “eccitato” dalle diversità, il misterioso, la molteplicità dei modi di essere e di pensare.