chiudi | stampa

Raccolta di pensieri di Giuseppe lonatro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Lettera a mia madre

 

 

È da un po’ che non ti parlavo più, forse sei andata via o hai avuto altro da fare o semplicemente sono stato distratto.
E’ da un po’ che volevo parlarti, ho una foto davanti e ti sto guardando, il capo appoggiato da una parte, sembra che guardi altrove.
Sai, qui è tutto normale o forse no…, lei è in cucina o alle prese con la madre, Francesco sta girando l’ultima scena del nuovo cortometraggio, Luca infilato nella rete, crede di essere l’ultimo hacker sulla terra. Mattia sta crescendo e vuole fare il cuoco, oggi ha quattordici anni e infine Andrea… gioioso con il suo trolley pronto per il primo viaggio scolastico. Io… io ho lasciato alle spalle quello che è stato “il mattino” per diciannove anni perché a un certo punto il mio cuore ha ceduto il passo e adesso ho molto tempo per pensare.
Oggi sono ventitré anni che non ci sei più e perdonami ma non è semplice esprimermi per dirti quanto ci manchi. Non hai conosciuto i miei figli lo so, ma loro conoscono te, forse meglio di chiunque altro; non trascorre giorno che non racconto a loro di te di cosa sei stata e di cosa sei, di quella vita fatta di noi, di occhi felici e travagliati.
E’ da un po’ che volevo parlarti, di cosa è stato quaggiù in tutto questo tempo. Adesso siamo ovunque, in qualsiasi luogo della terra, siamo con tutti e nessuno, non abbiamo più confini, tutto in tempo reale, siamo pieni d’illusioni che scorrono come lenzuola piene di noia, sembra tutto scontato, abbiamo perso un po’ di tenerezza, forse siamo più cattivi, ma i respiri di chi manca quelli no! Noi non li abbiamo persi. 
Volevo parlarti, dirti che ti sento sempre dentro di me, perché io sono parte della tua carne, del tuo sangue, del tuo cuore e adesso sto bene credimi. Volevo dirti che un altro pezzo di cuore è andato via – ma sono sicuro che già lo sai – e che altri cuori si sono riuniti quaggiù, altri… hanno deciso di recidere il cordone…
Sono trascorsi ventitré anni e avrei tanto da raccontarti. Alle volte piove e guardo fuori dalla finestra queste lacrime che cadono e mi pare di sentire la tua voce e sento come un profumo che sale, un sorriso, uno sguardo e un nodo alla gola.
Ciao mamma.

*

Dolce Nera

Ho sempre pensato, dato il mio viscerale trasporto letterario verso lo “ zio Luigi Pirandello “ che, come lui, il mio feretro se ne andasse via senza nessun accompagnamento di rito, da solo, in silenzio, su un carro tirato da solo due cavalli stanchi. Ma così purtroppo non è stato! 

La Dolce Nera, ho sempre chiamato così la morte, giunse imprevista una notte di un giorno qualunque. Non importa il giorno, ne il mese ne tanto meno l’anno; molti pensano invece che l’anno sia importante, scongiurano sempre che arrivi più tardi possibile. Perché ? dico io!Il bello della vita è proprio questo, le cose impensate e inattese colorano spesso la nostra esistenza, come una cascata fulminea di pietre rotolanti sull’asfalto di una strada affogata di auto. 

Così me ne andai proprio come “ quando cade un quadro”, come scrisse A. Baricco  nel suo “ Novecento”il quadro, di sorpresa, senza nessun motivo apparente cadde giù; così la mia vita giunse all’epilogo. 

Non mi resi conto di nulla, del resto come potevo? Avvertì solo una grande leggerezza e di botto mi ritrovai attorniato da persone a me sconosciute. Fluttuavo tra loro, passavo attraverso loro, ma non capivo il perché di quello strano stato, ne mi posi delle domande. Sentivo solo che quella condizione improvvisa forse era naturale… quasi mi divertivo a guardare tutti quegli sconosciuti che brusivano qualcosa che le mie orecchie non riuscivano a percepire.