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Raccolta di poesie di Alessandro Vetuli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

In morte di Andrea Zanzotto

Abbandona le assi

Di calcio e potassio ,

Quando la parola

Esaurisce la forma

E il poeta

Cerca ospitalità

In altre bocche

 

Restituisci

Questo claudicante retaggio al magnesio ,

tu che nell’udito ti apri una valle

Per accogliere un lessico d’acque

Che parla per tremiti , grave

Come un soffrire di foglie.

 

Ancora rapisce

La pinza celeste

Che estirpa le corde vocali del mondo

E il lamento taciuto

Del fiore umile quando viene divelto

 

Ma tu Andrea rimani

Come un vecchio sulla panchina che aspetta

Un passaggio propizio del vento o il cambio di strofa

 

Tu resti

Nella crudeltà dell’autunno e in quella dell’uomo

Dove ti riscopri pira e fuoco che crepita

Un antico dialetto di poeti scomparsi

Sui tronchi umidi della speranza

Che al tuo scrivere diventa benzina.


*

Per Antonia Pozzi

“ Vorrei essere un frate silenzioso

che va con i suoi sandali di corda

sotto gli archi di un chiostro

e attinge acqua all’antica vera del pozzo

e disseta le lavande e le rose ”

 

ANTONIA POZZI

 

I.

 

Pasturo è un artiglio di pietra

Dove brillano i cocci dell’erba

Che hai rotto ,

E profumano le zolle sfigurate

Dal pianto.

 

Ma tu sei ancora bella come un frate francescano

E metti le tue parole una vicina all’altra

Negli spazi vuoti del cielo

Come mattoni tenuti insieme dalla calce della rinuncia

 

Non perdono più sangue i tuoi piedi nudi

Perché anche la terra ti ha rivelato le sue piaghe

E tu le hai baciate , perché il disamore e il rancore ormai

Le sentivi dentro la carne.

 

Dove vedesti “ Per la prima volta volar nel sereno l’allodola ”

Ora la poesia siede come un fratello

Vestito solo di stoffa di sacco

Fissando i denti rotti della corona di roccia

che indossò solo un re crocefisso

 

Ma la tua voce ora è dischiusa ,

e quando ti chini per bere al ruscello

nella mani ritrovi acqua e fango

Mentre l’amore incrocia il tuo sguardo…

 

Lo sguardo che ti ha uccisa ,

lo sguardo che ti ha salvata.

 

 

II.

 

Le montagne sono i rilievi aguzzi del perdono

Affilato come una piuma che non può ferire

Ma può solo esser ferita.

 

Spingono i tuoi talloni resistenti come felci

Nella scalata aspra ,

nella non accettazione d’un male

Che è frumento d’ombra , patiboli preparati all’alba

O una ragazza esanime sul prato brinato

A scivolare in silenzio nella propria deriva ,

esplorazione d’una poesia che non verrà mai più scritta.

 

Con la bocca impastata di polvere

Rimescolavi le sillabe , caramelle che erano sassi

Ma che la tua anima d’adolescente

Non poteva fare a meno di chiedere

 

Le rocce adesso

Rivelano un lungo selciato di vento

Dove solo chi è sensibile

Può vedere le orme della comprensione

E del divino

 

E solo chi vive raccolto nella poesia

Può ancora ascoltare quella parola impronunciata

Rimasta in un paio di labbra gelide

Chiamata Antonia.

Da Come la pietra e il vento Fermenti , 2011


*

Quadro

La sigaretta spezzata

Bruciava lentamente ,

 

Così l’uomo

Nelle sue contorte verità.

                                                            

                                      Da Lo spirito e il corpo Boopen , 2010

*

Sentiero tra i boschi

Inerpicarsi nella strada pietrosa ,

Scrivere sugli alberi

Quando l’anima diventa l’orecchio più sensibile

 

Una ragazza addormentata in un roseto ,

Mi piace pensare che qualche morto

Che non abbiamo conosciuto

In questo momento ci stia osservando

Seduto su un ramo.

 

Visioni:

Lei abbandona la sua maschera nel prato

Rotola ridendo a squarciagola tra le felci ,

Io che provo a camminare sulla balaustra d’un ponte…

 

Conosco ciò che i fiumi hanno da dire ,

Mani verdi ondeggiano in fitti cori di legno…

Qui non c’è nulla ,

Qui siamo nudi e indifesi ad occhi chiusi

 

Qui spesso viene Dio

Per dimenticare ciò che ha fatto

 

Non siamo gli unici a cercare il perdono.


Da L'invisibile Boopen , 2009


*

Ad un sassofonista di strada

L’esistenza una volta

Era qualcosa che poteva essere raccontata

Dal sassofono del musicista nero in fondo alla strada ,

Soffio di labbra lacerate che gridano dolcemente nell’ottone

Sanguinando con calma , poiché sanno che hanno tutto il tempo per salvarsi.

 

C’è un cappello vicino ai suoi piedi

Un salvadanaio foderato che d’inverno tiene caldo ,

Ora preme i tasti , cambia nota , cambia vita

I suoi occhi si venano d’oro e di bianco

Mi sta guardando…Ora ha visto chi sono , sa cosa sono

E cosa provo.

 

Tu sei in grado di ingravidare il mare

Con questi suoni ,

Con queste voci di orfani abbandonati

Sotto un rosso cielo californiano

 

Lui impugna il suo annaffiatoio dorato a bocca

Fecondando l’albero immobile del silenzio

Facendo crescere frutti

Dentro ai quali possiamo vedere i corpi nudi di calde donne africane

E possiamo vedere le nostre più intime concupiscenze

 

Questa sfiatante narrazione

Che parla dei fiori della notte

Degli addii , della morte dei poeti

Dell’orecchio di Van Gogh

Della fame nel mondo

Dei coralli , delle urla

Dell’assistere a un parto , degli occhi dei bambini

Della malattia , della fata dai capezzoli azzurri

Della fede  perduta , delle scarpe colorate con lo stesso colore delle foglie in autunno

Della chemioterapia e del tramonto invernale ,

Guardato con chi si ama nella semplicità d’una tazza di cioccolata calda ,

 

Si conclude con una custodia che si serra 

Mani scure portate al petto per l’inchino

E dita intorpidite per aver premuto troppo i tasti dell’angoscia

Che hanno permesso a questi sogni

Di fluire liberi nell’aria

 

Credo di doverti se non dei soldi ,

Almeno una poesia per questo.

Da Lo spirito e il corpo Boopen , 2010

 

 


*

Poteri della poesia

Uomini in fila

Imprigionati in lunghe catene di luce

Circolari vite di ferro

Legate l’una nell’altra.

 

Abbiamo dentro

Un penitenziario di angeli

Che attendono di essere liberati ,

Siepi che bruciano

Il mio piede lavico

Che si posò per la prima volta sul tuo cuore

 

Della gente seduta sull’acqua

Che c’aspetta ,

La riunione delle stelle

Tenuta a porte chiuse negli sguardi

Una sorta di parola messianica

Nascosta nella poesia

 

È questo il grande potere del poeta ,

Poter semplicemente raccontare una favola

O tenersi in comunicazione con lo spirito del tempo.

Da Lo spirito e il corpo Boopen , 2010


*

David Maria Turoldo

Il tuo pastrano

È una reminiscenza di vento

Un tremore che vibra

Muovendo le ombre sull’acqua

 

Vivi allo stesso tempo tre esistenze parallele:

Il frate , il poeta e il viandante.

E rimani lì , a baciare seni di pietra

In un erotismo innocuo

Un piacere raggiunto attraverso l’ascolto

 

La pioggia ti lima le spigolature del viso

E leviga l’attesa del cuore stanco ,

Il pane raffermo delle ossa che torna friabile

E tralci di sillabe sonore come campane 

Mature per essere colte.

Da Come la pietra e il vento Fermenti , 2011