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Raccolta di poesie di Alessio Mondello
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nel nome del Peccato

Dio è un peccatore, 

e quel dì se la rideva come un baro privo di cuore. 

Sghignazza e si contorce ,

ride con gran fracasso,

passeggia col dolore,

come nelle bettole un gradasso

banchetta con la morte. 

Dio! 

Dio! 

Del tuo peccato ti assolvo Io. 

Del tuo errare ti  libera l’uomo che sono,

la tua punizione sarà della gioia e del riso il frastuono.

Quella sera Dio ha peccato,

ma l’ho già liberato.

*

Ore 19:37

Ho scrutato

e contemplato,

con immane sforzo

latrato dell’anima

piega insanabile,

le spaccature del cielo.

Ho catturato,

ho cercato di possedere

il ricordo

di un attimo

di rosa profumato

ma insidioso conato.

Dilaniato e assente,

confuso tra le gente,

di sangue grondante

di spirito morente.

Solo quando viene sera

arriva la morte del giorno tuo,

intorno cessa il respiro di ogni vita,

assumi il colore degli occhi del mio amato.

Ruggine di fiato,

di un corpo deserto

da un preannunciato dissesto.

Di schegge taglienti,

speroni appuntiti,

di bocche ammutolite

anime silenti.

Niente impedisce l’incedere,

basta credere,

osservare,

il corpo che perisce

se non può amare.

Eppure siamo stati sotto lo stesso cielo.

*

Ras Melkart

Datteri d'Arabia

su tufo sgualcito

dal sole cocente

del tempo ingiallito.

Nere,

le rondini vorticanti,

dardi roventi

di cinguettii silenti.

Tra bifore e ogive,

vola,

libera e bianca

la colomba stanca.

Di scirocco speziato,

sale marino,

respiro il fiato.

*

Marsā wālī

La marea è bassa.

Tu,

vento africano,

di terra gialla e rossa,

incipri ulivi

nell'arida campagna,

colori le creste di scirocco del mare.

Senza sosta

attraversi la materia,

la modelli,

la plasmi,

lasci il tuo sapore nella loro essenza.

Ma il mio corpo

è materia nella materia.

Addosso,

sento ancora le tue urla,

il tuo vagare disperato,

il circolo vorticoso del tuo calore.

Scavi mura,

scuoti fichi neri,

cuoci la terra,

culli lucertole al sole.

Cicale.

Solo le cicale cantano

al ritmo del tuo incedere,

nelle ore del pomeriggio

all'ombra dei gelsi.

Arriva la sera,

tutto si spegne,

torni a dormire nella tua Africa.

*

Viale XX Settembre

A intermittenza,

come il fluido e magmatico

nucleo della terra

pulsi.

Pulsi.

Pulsi.

Immobile me ne sto,

mani in tasca,

senza riso,

solo.

Velocità,

vento

suoni roboanti,

nulla mi scosta dalla base.

A intermittenza,

come l'antifurto dell'anima

pulsi,

a intermittenza,

come l'amore della gente

continui a vivere.

*

Anima fragile

Anima fragile,

di vetro sottile

che tanto vuol dire.

Lamina tagliente,

che trapassa ogni pensiero,

mi entra nella mente

per poi morire lentamente.

Sei tu,

anima fragile

di un mondo ignobile

che genera dolore,

di una vita insensata

senza amore.

Anima fragile,

di un essere amabile

ma lentamente immobile.

*

Chissà fuori cosa c’è

Chissà fuori cosa c'è.

Forse tutto,

tranne me.

Pallida parete,

nel cuore la rete,

sedia cigolante 

di un animo a se stante.

Vetri lineati,

di cuori rigati,

di pallidi visi

senza sorrisi.

Armadi in disuso,

tra un grido soffuso

e un uomo deluso.

Chissà fuori cosa c'è.

Forse tutto,

tranne me.

*

Ogni vuoto è

Ogni vuoto è.

Ogni vuoto è fatto per pensarti.

Scroscìo

di lurido ferro,

vetro di lacrime salate,

di anime crollate,

ingranaggi incrostati.

Cavi anneriti,

fumi sbiaditi,

di volti impalati

da sentimenti e conati.

Ogni vuoto è fatto per pensarti.

Ogni vuoto è.

*

Rimbombi nel vuoto

Muta.
Bianca e di spalle,
la vita,

tra le mani
in scaglie.
Silente te ne stai,
e tu,
il tuo sorriso non hai visto mai.
Vecchia alienata
dalla vita accantonata,
di panno immobile,
di spalle incurvate
ma mai abbracciate.
Sola stai ferma
perchè nell'animo inferma.
Muta.

*

Fermo

Stanco

di un cuore inceppato,

ruggine sbiadita

dal disuso della vita.

Oh quant'è amara!

Son fermo,

del cuore lo stralcio,

delle budella i flagelli,

son fermo. 

Animo di ghiaccio,

sorrido al mondo come un pagliaccio,

amore ingabbiato

l'ultimo anelito ho già spirato,

vita stridente che spesso mente.

Oh quant'è amara.

*

Contorcere

Niente mi turba
più dell'animo mio.
Bidone,
dal tempo usurato,
di acqua stagnante
di olezzo impregnato.
Figlio tradito,
di un tempo nemico,
ombra vitrea
dal flebile spiro.
Niente più,
dell'animo mio
mi turba.

*

Ore 22:17

Io ti ho visto,

anima sfuggente

confuso tra la gente.

Tra muri incrostati,

l'acciaio annerito,

con gli occhi sbarrati

nel vuoto smarrito.

Gelida mano,

labbra deserte,

mai sei stato presente.

Il fruscìo contro te si scaglia,

ma,

come un treno,

ti colpisce

e deraglia.

Sei d'acciaio,

sei di carne,

ma di amore non vuoi darne.

*

Noia

Silenziosa,

alienata,
la vita ti ha già calpestata.
Stai lì,
sola e taciturna,
violata come delle ceneri l'urna.
Fissi del pavimento

l'olezzo,
e poi lo sfiori con disprezzo.
Compatta e inumidita
questa vita
te la passi tra le dita.

*

Ricordo di latta

Scatola di latta,

arancione e compatta.

Di lucenti due ne hai,

ma di gioia non ti brillano mai.

Odori di pelle

e le tue gambe non son così belle.

Sola non vai,

il tuo sorriso ho visto mai.

Sei gelida al mattino,

e per quel bambino

sei solo un vuoto ricordo di latta

dalla vita sfatta.

*

Binario 37

Gente che naviga

tra il buio del ferro annerito,

gente che del suo destino

ne ha fatto oramai un mito.

Cavi incrostati

di cuori trasandati,

di cervelli inondati dalla grigia malinconia.

Gente imbruttita 

da una vita mai sentita

che, ora, gli scorre tra le dita.

*

Te la ricordi?

Questa è la città dei ricordi.

Tra abbracci, accordi e disaccordi

poche cose ti scordi.

Come del mare negli occhi il sale

che più strofini e più fa male,

come la terra dell'arida campagna

che di rado la pioggia bagna,

così la piazza dei ricordi

parla a una platea di sordi.

Questa è la città dei ricordi,

tra giochi, sogni e falsi inganni.

Ma non dicevi "ci tornerò tra cent'anni?"

Se di nuovo qui,

sei di nuovo tu,

ma adesso non tornarci mai più.

Questa è la città dei ricordi,

dalle sporche mura bianche

si affacciano tele ormai stanche,

tazze impolverate 

dalle vetrine serrate,

occhi spenti

di mani innocenti,

musi sigillati

di adolescenti accecati.

Questa è la città dei ricordi.

Te la ricordi?

*

Pausa

Arancio cielo d'ottobre

che tasti con ricordi ed accordi

del cuore le ombre.

Con i silenzi assordi

stanze già sgombre,

per paura che qualcuno ti scordi.

Bianche le nuvole, 

al di là di grigie inferriate

chiuse come le botole

di città allagate.

 

*

Odori, sapori, sentori

Olezzo di fichi marciti al sole,

mosche ronzanti,

gelsi neri,

mura invecchiate,

terra di scirocco rossa,

sauro dormiente tra secche sterpaglie.

E tu.

Tu, insignificante lumaca,

che vai di stecco in stecco, 

ricordi le gioiose grida di un bambino

che vuol riprendere il suo cammino,

che freme di tornar a veder le stelle,

lì,

perchè solo lì son belle.

Lì, dove l'animo di un bambino 

è rimasto incastrato nel suo cammino.

*

Travolgente solitudine

Sentirsi solo.

In questo mare di gente

non vi è nulla di travolgente,

forse la mia solitudine 

che diviene spesso un'abitudine.

Solo, 

sto fermo,

in questo animo ormai raffermo.

*

Dinamismo statico

Ho sognato di guardare le stelle,

sono così belle...

Ho sognato di star lassù,

tra l'imbrunire della sera

e le danze degli stormi neri d'Africa.

Ho sognato di accarezzare la luna,

morbida e soffice come del mare la spuma.

Ho sognato di vivere,

ma presto e veloce,

<< smetti di sognare >>,

mi disse una voce.

*

Immobile

Felicità inesistente

in un mondo decadente.

Vieni qui cercando di portarmi via,

ma l'anima mia

è un po' restìa.  

Cosa faccio?

Tu mi tieni qui con un laccio

che di amore ha il sapore.

*

Sono Dio?

In questa notte di luci e gioie sono un dio

abbandonato come un bambino,

che si ubriaca col sapore del dolore e un po' di vino,

questo forse sono io.

Futile dire cosa sia giusto e pio,

quando l'odore della guerra

squarcia questa terra,

allora  penso di non essere Dio.

*

Presenze assenti

Nebbia scolorata

 

sulle cime di un pendìo,

 

vai sù, un po' restìo.

 

Anche tu sei Dio?

 

Figlio della tua coscienza 

 

ne sei rimasto già senza,

 

figlio di questo mondo ormai immondo.

 

Anima silente,

 

di uno spirito assente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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*

Anima mia?

Anima mia,

 

perchè così tante sensazioni mi dai?

 

pensi possa goderne?

 

Sciocca, 

 

tu sai quanto  io possa cogliere

 

eppure mi inganni, come un barattiere.

 

Anima mia?

 

 

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*

Primavera


Prato verde,
fiori rosa,
in te brilla ogni cosa.
Brillano i baci,
brillano le carezze,
brillano gli occhi,
brillano gli animi che tu tocchi.
Corrono i bambini,
si aprono i cuori,
ecco che nascono gli amori.




*

Il vicoletto



Cammino solitario
in questo stretto vicoletto,
gelsomino profumato inebria i miei pensieri,
solitari e veri.
Vado e torno,
in questo silente frastorno,
ascoltando il cinguettio di un semplice storno.







*

Groviglio



Solitario vai tra i rovi spinosi,
tra le fronde abbattute,
tra i mille viluppi dell'animo.
Animo dormiente
ma non assente,
animo di un tale inospitale.





*

Brivido d’amore

Cielo buio,
amore che mi invadi,
rapina il mio essere,
lascia che senta la brezza dell'amore
ancorata al mio cuore.







*

Via!

O tu che mi inganni,
tu che mi fai perdere la ragione,
tu che mi fai stridere l'animo,
tu che scagli il mio cuore contro gli speroni appuntiti
sqarciandolo profondamente,
tu sei colui che ha spaccato il mio essere,
tu hai rovinato il mio esistere.
Fuggi da me, ora!
Vola in altri cieli,
nel mio vi sono già le tenebre






*

O mia fedel nemica


O mia fedel nemica,
tu che struggi il cuor,
che capovolgi il mio animo,
come il mar sbaraglia la silenziosa notte.
O mia fedel nemica,
tu che mi afferri e mi scagli
contro il muro dei miei pensieri,
muori lontana da me.
O solitudine allor,
fuggi da me,
anche io ho un cuor.




*

Ecco i raggi del sol che ti abbagliano il viso

Ecco i raggi del sol che ti abbagliano il viso
e ti fanno rimembrar la luce divina che un tempo vedesti,
par che dai tuoi occhi cherubin prendan vita, 

ecco l’amor che dal tuo cuor palpita,
come un goccia scende sul vetro e scompare
così il tuo amor si perde nell’infinità del mio cuor.

Le tue labbra candide come la neve
fanno trasparir la voglia che c’è in te,
fanno incantar chiunque le veda,
fanno pensar i più sapienti.

Una voce soave si espande nell’infinito,
non sono Muse, non sono Sirene;
sono gli aulici suoni 
che sanno incantar i portator di luce. 




*

Odo i venti

Vecchie rocce grigie
riposano sull'infinito,
odo il mare,
odo i venti,
odo anche ciò che non senti.
Vedo il nero cupo di violente acque
che rinnegan la propria casa
per trovar ciò che non hanno mai avuto.
Vedo ciò che il mar sente, 
vedo e sento la triste solitudine
di un allegro pescator 
che confida nel suo cuor.




*

La tempesta


Chiara luna,
chiare stelle,
dove siete or che
violenti tuoni squarcian il ciel,
squarcian il notturn tacere e
il notturn sonno?
Fatevi avanti or che
suoni cupi e violenti si riversano
nel buio profondo delle tenebre.
Neppure tu Luna,madre di vita,
riesci a cullar i tuoi diletti.
Or quando, il mattin sorge,
tutto sembra tacere,
raggi di sol illuminan la Madre, 
cancellando le paur di un povero gabbiano.





*

La venerabile terra

Che sia fatalità o volontà

la terra dalle tre punte

è piena di sacralità.

Ella è piena di calor

e di grande amor,

tale da far trasparir

nei suo seguaci un grande ardor.

Con la sua bramosia,cullò,culla,cullerà

infinite civiltà,

che con la sua bontà,

diede,dà,darà grande prosperità.

Civiltà accumunate da un ugual seme

la cui speme li fece stare insieme.

Infinite furie funeste,

dal fuoco, alle acque,ai venti,

smascherarono la sua identità,

che i posteri seppero mantenere

con intergrità.

Che sia fatalità o volonta ella,

candida e lucente,

come la grazia divina che la circonda,

pasce i suoi diletti con serenità.