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Raccolta di poesie di Angelo Naclerio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

E mi par giovane

 

E  MI PAR GIOVANE*

                   a F. B.

Va spedita

l’anima potente

e mi par giovane

di festa vestita

e d’allegrezza lesta

che in landa d’anemoni fiorita

dall’andar suo nomade

con mossa flessuosa

si volta sorridente

e graziosa ammiccando

comanda alla scossa mente:

“Meco vieni immantinente

e canta di me novellando

bellezza canta e le gesta”.

 

*Una mattina di qualche tempo fa sul punto di svegliarmi in sogno mi sembrò  di vederla

*

Sposa del cielo

 

SPOSA DEL CIELO

La voce sale d'incanto

verso il cielo vola

in quel canto

più che in altri

virtuosa s’esprime

l’ascolto e riascolto

viva s’eleva

per prospettiva sublime  

sposa del cielo

ed io poeta d'erosa terra

sono in cerca del cielo,

Icaro con ali

anch’io di cera

sono in cerca del cielo.

*

Dove ben più Via

      DOVE BEN PIU’ VIA

Da punto del mio vedere assai più remoto

qual di Sirene soavi cantando accordi

sì che da te dilettato  l’animo mai si discordi

m’hai preso ed andar devoto ancora mi fai

verso punto del mio vedere ben più distante

cielo di braci incessante

vento di baci incalzante

velo di abbracci

mare di carezze

astro di dolcezze

asprezze bellezze

luna di sogno

su ogni palpito brillante

dove scia nell’ora illimitata

di Sirene raffinata polifonia

dall’ignoto bruciante malia

struggente andar mi fai

io che distesa t’ammirai

cielo di braci fulgente

aria di baci fremente

velo d'abbracci

pelago di carezze

luce di dolcezze

asprezze bellezze mia

luna di sogno

del mio vedere impaziente

ben più Via?

      Per Boris Fomin, detto “il perdente felice”, compositore di "Sulla         lunga strada".

      Genova, Febbraio 2020, rivista inizio 2024

*

Laricerca

 

Leggere tutto ciò che qui viene scritto? Per me impossibile. Commentare tutto ciò che leggo? Altrettanto.

Allora per tutti un piccolo pensiero:

 

     LARICERCA

Fruscii,

forse una farfalla

oppure una regina

gialla l’obliqua del merlo

nell’azzurro l’ellissi dello stormo

l’eclissi del pensiero.

Sottile è il sentiero che nel bosco s’incammina

-non c’è il nome di una via o di una piazza

né un numero civico solo una targa

che pare un suggerimento: Laricerca-

e con destrezza orme conduce

ove tra fluttuante luce

foglie s’adunano si distolgono s’addensano

laciniate astate sagittate ovate

palmate peltate lanceolate cordate

ed in torme frusciano rumoreggiano

con ricchezza d’accento solfeggiano

frascheggiano bisbigliano

-cantori saggisti narratori-

mormoreggiano fraseggiano

colloquiano rimeggiano

nella levità dell’invisibile vento

infinite vitalità splendendo.

 

Ai gestori de "La Recherche", a tutti gli Autori e Lettori auguro Buon Natale e un sereno positivo 2024.

 

*

Padre

                              

         PADRE

Padre d’aspro stampo

che di noi condottiero

innanzi la scuola impedita

ogni gesto e pensiero

sul sentiero della tua vita

hai condotto fiero,

che prematuro su monti crudi

lesto portasti i tuoi passi nudi

poi da solo sul tifo trionfasti

ed in futuro spietato

straniero campo superasti

duro sempre e scarno

come il tuo pane d’allora

indarno adirato scruti ora                   

dal tuo ostinato incedere

consumato dei Lutti il procedere.

 

Scritta nel 2011, circa due anni prima che il "procedere dei lutti" lo prendesse con se, riletta oggi che sarebbe stato il suo centesimo compleanno.

 

 

*

Pronto Soccorso

 

PRONTO SOCCORSO*

                           (a P. D.)

Avanza in silenzio

il nostro lavoro.

Laddove nelle vene

il sangue sbiancava

di stanza in stanza calore

al loro crepuscolo portava

forte il tuo cuore.

In luogo simile

sorte ti fu benigna.

Ora sollievo

per il male d’altri

qui vai cercando:

tra rossi gialli verdi bianchi

codici ascolti tocchi

indaghi procedi

frenetica

quando sola non dovresti essere,

affaticata

quando impossibile è il riposo,

assorta

quando al petto sfuggono i minuti.

Turchesi i tuoi occhi sorridono

per ognuno come la tua voce cortesi.

Timori offese

proteste ricevi;

coltelli t’hanno sgomentata,

lacci devi anche tu stringere

contro ostili e prepotenti.

Mentre oratori intelligenti

conteggi tessono

e discorsi forbiti

in queste notti silenti

altre s’incontrano umanità.

 

*Anno 2009, riletta in questi tempi in cui la politica marcia trionfante verso la dissoluzione della Sanità -e della Salute- Pubblica

 

*

Foglia

 

Un settembre di qualche anno fa, all’inizio della salita che dalle Terme di Valdieri porta al Piano della Casa, appena fuori della via sul ciglio del bosco col le sue sfumature di colori ancor bella assai mi colpì una:

 

    FOGLIA

Da scura sostanza

proiettata nella luce

grintosa respirai il vento

assaporai il sole

sorseggiai la pioggia.

All’arcobaleno impetuosa

ogni volta mi presentai:

infine mi volle giudiziosa

desso prendere in sposa

qual favolosa veste

donandomi l’abbondanza

dei suoi colori festosa.

Adesso sul terreno mi vedi:

fine sotto l’arco celeste

pur del tempo d’iride sovrano

incontro all’umide radici

nell’ombra mi disciolgo piano,

perché dovrei chiedermi

cercare

domandare? 

 

*

Terrasanta

 

TERRASANTA

Senza scienza mia madre asciutta

diceva: “È’ una santa”

di chi senza boria

tra cuori all’apparenza esangui

molto sopportava

tanto accettava

per amore

la terra nella storia tutta

di sangui inzuppata

affranta l’avrebbe chiamata.

*

Domani

     

     DOMANI

“Ciao mamma,

ci vediamo domani”.

Così ci salutammo.

Era lunedì

Domani è martedì

Ma per la terra

che per lunghissima via

procede intorno al sole

quando sarà domani?

Magari fra un anno.

E per il sole che nella galassia

orbita come se non avesse fine

e per la galassia ch’incede lattea

nello spazio senza confine

quando arriverà domani?

E il nostro domani, madre?

Sarà quando ti raggiungerò,

infine.

*

Lame

       

       LAME

Là dove volta rapace

la folla di palazzi sopra il porto

una mezzaluna di brace

la mia vista inquieta.

Insegne di banchieri splendenti

accanto ad austeri snelli campanili

fari severi giallognoli e rossastri

d’eterea e pelagica oscurità

lacerano la comunione

per tragica grandiosità d’evoluzione

sulle banchine metallici carrelli imponenti

lunghi bracci di gru sopra i mercantili

possenti il diuturno dispiegarsi squarciano

dell’etra cristallino verso il blu marino.

Una bella giovane in care braccia quieta

sull’ultimo scoglio a solivo mi colpisce:

al diurno rosseggiare conclusivo

con tetri occhiali i suoi lumi proibisce.

Anche le canne, troppe, nella bonaccia

a pescare sull’intera terrazza allineate,

stagliano sulla mia cetra lame taglienti

le caligini della sera slavate.

 

*

Alto

Non sempre bassi di statura come colui che ispirò questi versi, esistono molti uomini che dedicano tutta la loro vita ad esercitare il potere, ciascuno nel proprio settore, con cinica precisione, chirurgica indifferenza.

 

          ALTO

Va lesto e sii premuroso.

Toccato

parla al suo timore,

accorato

ricevi il suo dolore,

turbato

osserva la sua decadenza,

amorevole

consola la sua tristezza,

generoso

accogli la sua pochezza,

sapiente

cura la sua sofferenza,

diligente

lenisci la sua necessità,

compassionevole

sorreggi la sua fragilità.

Va e riferiscimi sollecito.

E quando allora mi scoprirai

a questo mio potente dire

nel cuore e nella mente estraneo,

senza stupore rilasciati:        

fine coscienza

sopra le vostre vite

mi conduce alto.

 

*

Invocazione senza dimora

La scena: quasi trent'anni fa, dentro un Istituto di ricovero costruito da una nobile famiglia tra fine 1600 e inizio 1800. Una Camera con due letti, uno solo occupato, il soffitto è altissimo, l'antico finestrone chiude male, passa il vento che fuori scompiglia le fronde d'un grande albero, attraversate dai raggi di sole che veloci nubi fanno passare, sembra dica qualcosa.. nella penombra la mano sinistra chiama, la dx è legata al letto, come la gamba sx, poi, mischiata al vento, la voce: è un omino minuto, gentile, non sa, o forse al contrario sa, sente dentro sè, quello che a me hanno detto, il pancreas malato, non si può fare nulla, ma neppure si può lasciarlo sulla strada. La voce è pacata, mi chiede perchè, mi chiede di liberarlo -non si può, cmq sarebbe subito riportato, a ciò che.. è giusto? doveroso? Mi racconta della regione lontana da cui ragazzo partì, per essere sulla strada, per sempre, invece ora..  Io, ricordo ancora, e scrissi, per ricordarlo. Oggi "Uomo di strada" di Annalisa Scialpi mi ha riportato lì.

 

INVOCAZIONE  SENZA  DIMORA

 

Signore, signore!

Ti prego, vieni qui,

perché queste sbarre?

Sciogli la mia gamba,

liberami la mano!

Per decenni luoghi

ho attraversato innumeri

sulla mia pelle incidendo il Sole

sulla Luna scrivendo i miei sogni.

Signore, forse poco tempo mi resta:

generoso lascia che porti i miei passi

di nuovo a segnare la mia ombra

senza ore sulla via che adoro.

Perché nella penombra truce

su questo letto mi trattieni?

Umanità compassionevole,

dici, ma il mio essere umano

è cuore deciso là fuori lontano.

Signore, sostieni che mi stanno curando.

Protrarre non puoi il mio corpo.

Con rispetto t’imploro:

rilascia, e nostro sia un sorriso,

per l’ultima volta viaggiatrice

la mia anima nella luce

delle stagioni felice.

Sento le mie stelle chiamarmi in coro!

Perché bianco ambizioso

onnipotente narciso

qui ancora m’imprigioni

indifferente al lamento

che al loro richiamo

nel vento

rispondo invano?

*

Penso colori

 

PENSO   COLORI

 

Penso colori.

Da palmo sanguigno

sopra il cielo strisciati;

da astrale fuoco

dietro il malva

d’ampia nube accesi

e giù sfavillati;

dentro le foglie luccicati

dello slanciato pero, bianco

a primavera e smeraldino,

d’oro in autunno ridente

e d’alabastro ruggine

corallo sabbia arancio

carminio ocra rubino

bronzo e di cento e più

ancora altri colori.

Penso colori.

Colori

che amo

che mi turbano

che sogno

che indosso

che lascio custoditi

temendo si sciupino.

Colori

ch’in me posso mescolare

far vivere scintillare

e fino alla pelle affiorare

sì che colorandomi

chiunque mi passi vicino

o mi sfiori incauto

ne sia tutto colorato.

E tu?

…………………….

Quando vuoi,

anche tu pensa colori    

 

 

        Buon inizio d'estate a tutti! 

 

 

*

In memoria di N.

 

   Per tutte le persone che non sono ritornate dal lavoro,

   e per tutte le persone che qui sono restate senza di loro.

 

       IN MEMORIA DI N. *

       "Nel mosaico

        della corteccia

        sono nascosto

        ruvido

        bisbiglio fra densi

        ciuffi di prato

        schizzo ventoso

        sentore di sale

        fra piedi e cielo

        riverbero furtivo

        indistinta fragranza

        richiamo senza posto

        e suono nel vagare

        smarrito dei tuoi sensi

        fra lemuri di lecci

        guizzo traslucido

        filamento di nudità

        solletico tra le tue dita”.

 

        Sapiente abitudine d’ilarità

        senza fine le mie rigidità canzonando

        del mio pensare ingarbugliato l’assillo

        su una sedia blasfemo fermasti

        e coi miei buffi capelli ritagliasti,

        anche quell’estremo mattino

        bello e ridente a lavorare t’avviasti.

 

        “Al cospetto di Dio ora giullare

        gli intrecci della solitudine

        in sorridere ancora distillo

        su nebulosa riva

        luccichio d’affetto

        imperiosamente mareggiando”

 

        andrà pure il mio telefonino

        ch’ogni giorno ti sentiva

        a sfocare infine col mio destino

        oltre questo limitare

        d’inconsolato cammino.

 

         *A sua madre.

           Scritta sul finire del 2008, rivista tra maggio e giugno 2023.

 

*

Cara madre

   

    CARA  MADRE

Ti rammento, cara madre,

in notti d’estate calde e quiete

sul ponticello di salde pietre

anche con le pupille tristi e liete

le memorie canticchiarmi piano

del tuo paesello tanto lontano

quanto nel firmamento la Luna piena.

Su noi desti a lungo l’astro luceva

pallido nelle tue strofe in pena

mentre agli occhi miei piccini

candido quel fulgore maestoso

dinanzi il luccicore dei lumini

celesti splendeva fascinoso.

*

Anche per te

 

ANCHE   PER   TE

(Canzone dell’Empatia)

 

Urta sfiora

rabbrividisci ignora,

anche di te un lampo parlò

al Cielo, uomo passante,

un lampo parlò:

“Da ventri di terra

ad occhi di nembi

vuoi che io corra.

Verde alto

è il larice fiero

bello forte

quanto la tempesta

vitale come l’aria

in cui lui slanci

e me vuoi lampo.

Come ordini saetterò,

ma ove verde beltà

io non debba incendiare

fammi correre ove beltà

viva io mai possa stroncare”.

Urta sfiora

rabbrividisci ignora,

anche di te una rosa parlò

al Cielo, uomo passante,

una rosa parlò:

“Talamo comandi

che sia il giardino

di me tinto e profumato.

Forte scanzonato

verrà uno sposo nobile

giovane magnifico

come questo mio giardino

solare come l’aria

di cui nutri il suo respiro

e me fai regina.

In abbraccio di fuoco

come ordini l’accoglierò

ma sì che grazia gioiosa

io non possa guastare

pur fammi pungere

sì che grazia meravigliosa

io mai possa sciupare”.

E l’oceano vasto

possente al Cielo parlò:

“I chiari rispecchio e gli scuri,

molteplici pesci nutro,

attese piogge genero.

Mortali sono le barche,

fragili le rive,

ascolta quanto vuoi la mia voce

ma le mie onde piano muovi

adagio il mio cuore smuovi”.

Ed il fiume maestoso

elegante al Cielo parlò:

“Accogliente sconfinata

è la piana verdeggiante

di frutti ricolma

di vite brulicante,

dissetandola fino al mare

come desideri arriverò

ma nel mio letto fammi stare

tra le mie sponde fammi restare”.

Anche di te parlarono

al Cielo, uomo passante,

oceano e fiume parlarono.

Urta sfiora

rabbrividisci ignora:

scorrono nei versi

emozioni storie

dei trascorrenti incontri

le impressioni le memorie

e sono fissate nelle parole

implumi penetranti

sfoglie di cuori.

*

E cosa potrei ancora scarabocchiare

 

E COSA POTREI ANCORA SCARABOCCHIARE

E cosa potrei ancora scarabocchiare

sulle pagine bianche di stupore

nei giorni bramosi di ore?

Promette favolose gare vittoriosi allori

l’ordito malioso delle Economie senza pudore

ed intanto cresce il calore

fino dentro le glaciali dimore

dei tempi cresce duraturo.

Davanti al tempio dell’ardito futuro

se ne sta il mio cuore sbalordito.

 

*

Sulle Arti

Un tentativo di riflettere su cosa possano avere in comune le pur tanto differenti, sia tra loro sia ognuna in se stessa, forme della creazione artistica.

 

  SULLE  ARTI

Uditive e visive Arti

per riparti di fantasia

danzanti dive sorelle

su ciglia prime di stelle

v’accorda sublime Armonia.

*

Domenica delle palme al Monte

 

DOMENICA DELLE PALME AL MONTE

                                             (20 Marzo 2016)

Sono fermi sul piazzale

disusata una lanterna

foglie arbusti

radici spoglie fusti

ramoscelli d’olivo

capelli vesti

ghiaie d’antico

cammino testi.

Argentei giri lento

all’elica del camino

per primi comanda

poi fuscelli chiama giuso

a comune sarabanda

con gemme aghi steli

ciuffi veli

fili verdi piante

di polvere sbuffi

lodi gocce sante

palme devote.

Punge le gote

custodi dei respiri

diffuso un vento.

*

Un incanto

Su una collina del quartiere genovese di San Fruttuoso, sovrastante la piana del torrente Bisagno, si trova il Santuario di Nostra Signora del Monte. Dall'antistante ampio sagrato lastricato in ciottoli bianchi e neri secondo la tecnica del cosiddetto risseau (nel quale sono raffigurati lo stemma della città, il simbolo dei francescani e la lettera "M" di Maria) lo sguardo spazia sulla tratta costiera della città, sul mare, lungo la costa ligure che curva lontano a sud-ovest, ad occidente spingendosi fino alle vette delle Alpi Marittime che seguono il confine con la Francia. In tale luogo si ritrovano in ogni stagione persone d'ogni età che aspettano i calar del sole variegati. Qualche tempo fa, uno di questi tramonti:

 

  UN INCANTO                                                                               

Due nivei gabbiani

le ali su canto di brezze

del ciel ricevono carezze.

Intorno alle punte delle penne

empirei colori d’occaso

mero si raccolgono accesi.

Fino a terra volare già li vedo

a pennellare a caso

qua e là sul suo manto

ciclamini fiordalisi

biancospini narcisi

giacinti gigli mimose

viole rose tulipani..

Due aitanti gabbiani

veleggiano distesi

nel tinteggiare del sole

e dagl’occhi fino in cuore

sopisce il mio desiderio

effimero il dolce incanto.

 

    Buona Primavera a tutti.

 

*

Sul tuo lato

 

             

    SUL TUO LATO

Fra le auto

come se tu fossi di là

attraverso la strada.

Contro la catena

potrei sbattere

incocciare nel palo

rimbalzare sul cassonetto

inciampare nel tombino

urtare lo scalino

scontrare lo stop

sbandare potrei

cozzare nel vuoto

che è riflesso bianco

di porta a vetri

arrossire col semaforo

perdere gli occhiali

cercare la suoneria,

in quale tasca poi,

dimenticare il gradino

saltare la fermata

schivare il fiorista

ambulante di fazzoletti

e accendini, soffocare                     

pur di non respirare i nerofumi

che il Comune chiama “Bollino Blu”.

Potrei passeggiare

correre o saltellare

davanti al vigile

senza patente e libretto

condurre i miei pensieri

da solo parlare

piangere e ridere.

Alle parole

al riso al pianto

cercar compagnia

potrei non vedere

l’amico come il nemico

tre gabbiani sul lampione

andando a investire l’unico albero

in mille miglia

cento piccioni un topaccio

la pancia già sazia

di qualche gatto

i lasciti dei cani,

scusate, dei padroni umani.

Potrei impattare

contro la colonnina dei taxi,

credendo li arrivi il metrò,

scuotere il parcometro

per avere gomme da masticare

far viaggi da sogno

sulle scale mobili

scorgere pecore vere

sull’erba finta a De Ferrari,

inchinarmi felice a Garibaldi

credendo sia re Carlo.

Potrei confondere il cassiere

lo scaffale alimentare

il politico l’artista

l’elettricista il lattoniere

il barista il gioielliere

la rotonda con la giostra

le strisce blu col mare

il traffico con la musica

le pubblicità con le verità

l’alternativo col positivo

amicizia e amore

presenza e assenza

veglia e sonno

sul tuo lato camminando

della strada.  

  

*

Visioni

 

Nota: parecchi anni fa, un'estate, in diversi momenti e luoghi della costa ligure. 

                 

                   VISIONI

                   (a Antonia)

E se fantasticassi che centenari i pini marittimi

dopo aver disteso il lapislazzuli stravaganti

sull’azzurra volta pennellano forme vaporose?

E se pensassi che pendolari le spume scintillanti

sullo scurirsi della sabbia liscissima con estrose

chiarità lunari amoreggiano viepiù splendenti?

E se immaginassi che le policrome canoe i fulgenti

riverberi difronte a me chiamano a danze rapinose?

E ancora, se mi figurassi evasa la mia mente

nei giochi dei solari riflessi abbacinanti

dagli scogli fino all’orizzonte luccicanti?

Amatissima, mentre in tanti luoghi seducente

m’appare ogn’alba ogn’espero sorgente

di meraviglie inebrianti

pervasa d’amore sempre donami

per queste mie visioni ammalianti

che tradirmi potrebbero al niente

forte e semplice

la tua realtà vivente.

 

*

Gioioso

       

          GIOIOSO

Forse i raggi che tramonti

ed aurore accendono luminosi

non lumeggiano i miei passi?

Forse i monti che svettano ardimentosi

al cielo non invitano i miei occhi?

Forse i flutti che la riva percuotono potenti

del mio petto non scuotono i fiotti?

Forse d’augelli i canti

tra fronde e fiori briosi

non attraggono i miei pensieri?

Forse i venti che polveri e chiome

e nubi e stormi scompigliano irruenti

non soffiano nei miei respiri?

Nel tuo libero spirito gioioso

riconosco l’Amore.        

   

*

Attenti al vino!

 

  ATTENTI AL VINO!

Ne danneggia tantissimi

seri studiosi avvertono

severi più d’ogni altro inciampo

ne guasta e pure uccide il bere

sapienti consiglieri avvisano.

Forse il Ciclope non ebbe per ebbrezza cecità?

Assai meno del principio d’un battito di ciglia

ed ancor meno dell’istantaneità

che segna l’accendersi del lampo

è il mio tempo senza scampo chino

sulle lancette lunghe dell’Universo.

Ed io a tale ineffabile vastità

dovrei far voto di saggia sobrietà

quando nel bicchiere cadendo il vino

veri già disegna cerchi d’astri fittissimi?

*

Ma chi sei?

     

      MA CHI SEI?

“Ma chi sei,

foglia che tra foglie stormisci

luce che stelle distribuisci

scurità che notti vegli

acqua che sorgenti scegli

soffio che venti conduci

gemma che tra gemme riluci?

Ma chi sei,

musica che suoni invaghisci

canto che voci rapisci

estro che marmi impreziosisci

pittura che tinte unisci

essenza che tra siepi incuriosisci

vaghezza che ciglia smarrisci?”

“Chi sono? Dolce gioia

senza misura ben mi conosci

Bellezza-Amore

e se m’appelli

lieta la mia fama

ti si svelerà deliziosa

qual nitore della pelle

colore dei capelli

onda negli occhi

riso sulle labbra

seta preziosa

perla di me luminosa”.

*

Due raggi

   DUE RAGGI                       

Prendi due ciocchi

forti desiosi.

L’un l’altro accostati

fa che il Fuoco li tocchi

dell’Amore solenne

ed essi incendiati

brilleranno

ed illumineranno

e scalderanno

consorti con il calore

e la luce dell’Amore

per il tempo in cui svanirà

la loro consistenza

e solo il Fuoco resterà

dell’Amore perenne.

Prendi due raggi, due raggi

partoriti da una stella.

Fa che si sfiorino selvaggi

e con dita infuocate

si stringano per mano

ed essi uniti viaggeranno

viaggeranno..

Su una terra come la nostra bella

qualcuno abile punterà uno strumento

li scorgerà emozionato e dirà contento:

“Attraverso lo sconfinato universo

fin qui è arrivato dopo miliardi d’anni

d’un astro mirabile lo splendore,

lo chiamerò Sole”.

Ed essi, passando silenziosi,

gli sorrideranno:” Ciao “

e continueranno meravigliosi

il loro viaggio d’Amore

sul sentiero dell’Eternità. 

*

Llm (Acrostico)

 

   Llm*

 

Libertà di scrivere con insufficiente conoscenza dello scrivere e

Lungimiranza degli Autori per l’Artificiale Intelligenza procurano

Mire emozioni ai Lettori che non fan distinzioni in luccichio d’ori.

 

*Large linguistic model (ad es. Chat GBT)

*

Ascolta le preghiere

 

  ASCOLTA LE PREGHIERE

 

Rapide come sgombre illusioni

le corsie ripartiscono pagine di tempo,

ingombri come trascorsi ipogei

i Corsi distribuiscono resti d’aria,

e le campane,

nostalgia di deposti spartiti sono le campane

insieme ai cantori dell’aria precipitate

nel fragore dei propri silenzi.

Con cura sono stati rasati i forti tronchi

nudi come antiche colonne sopravvissute

allo schianto barbarico degli altari.

Credi non sia capace di ferire,

non porti dolorose trasmutazioni

l’astratta forza dei poteri di carta?

Ascolta le preghiere della terra dell’acqua dell’aria del fuoco

silenziose sulle ali grevi degli Angeli,

la corsa misteriosa delle galassie ci riceverà,

del Sole la polvere rappacificata

nella memoria del cielo

custodirà i nostri passi schiacciati

sulla rotazione ingenua della Terra.

Quando iniziò il massacro

dei tetti consentiti ai nidi

delle brezze odorose di lillà

dei colli vestiti di prati

dei boschi intrisi di curiosità,

dei lampi del cuore disciolti tra le ciglia

dei suoi auspici scintillati sulle labbra?

Quando delle limpide stagioni

cesserà l’eletto d’esser corruttore

ed il pettirosso e la capinera torneranno liberi

ad alzarsi dal rametto non più traditore?

Ho paura di sprofondare

nella pavida calca,

nel cerchio inquinato

dei giorni corrotti e confusi,

la luce mi sostiene, ed il dubbio,

non chiedermi, devo dubitare,

l’uomo esplora le profondità della notte

il senso profondo delle stelle sottomette

nel riflesso di specchi padroni

il cuore del tempo oscuro,

devo dubitare.

Dall’autostrada vidi lungo il mare assopirsi

i lampioni dentro il risveglio del giorno,

alla fine dei Corsi trovai l’azzurrità del cielo abbracciata

ai grappoli verdi della rinascenza dei tronchi

e la radura luminosa riconobbe la mia anima.

Senti?

Ogni atomo d’aria reca la traccia d’un volo

ed il mio cuore non può che cantare,

sulle note mosse dalle sue ali

non può che cantare. 

                        A tutti Buon Natale e buon 2023.  

*

Bambini

     

       

    BAMBINI*

Noi respiriamo giorni sereni

con genitori d’amore pieni:

son per i bimbi giochi e risi

per i parenti caldi sorrisi.

Senza gioia solo a penare

amara sorte non lo lasciare:

il nostro cuore vuol riposare

in larghe braccia fallo cascare.

Tra i bimbi spersi da amare

cara mamma mi devi cercare,

se i miei occhi guardar vorrai

dentro i tuoi baci mi cullerai.

Brividi corron sopra la terra

l’anima sola afflitta erra,

da ogni alba sorge fiorita

in ogni sera cala sfinita.

Scendon le notti giù dal cielo

nere crudeli e senza velo:

anche nei giorni preme oscura

come nei sogni tanta paura.

Ma dolci una mamma un papà

a stringermi forte vengon già,

bellezza di dea potenza di dio

felice e libero ho pure io.

 

*Per tutti i bambini che non hanno una famiglia

 

*

Povero Blek

  POVERO  BLEK

Povero Blek incatenato

di pietra ti scagliai ire bambine.

Strappavamo code alle lucertole

e bruciavamo formiche,

sul quaderno di Scienze le tinte

delle foglie spillavamo e delle farfalle.

Nelle fasce nei panni stretto

imprigionato nella casa

nel grande orto nell’asilo

nella scuola nelle sacre funzioni

nei raccolti abbandonato

a pulirmi nutrirmi andare

pensare parlare, a chi?

Da uomini educato bruschi

per altre grosse incombenze

insultai terrorizzato

l’ago del dottore,

per noia pietre d’un muro

iniziai a tirare sventato,

con una lancia ferii

il piede dell’amica,

con un sassolino lontana

centrai la paterna fronte,

giocando a rubamazzetto

nel cortile di casa cercai disonore,

pronte sgridate ricevetti

e percosse furenti.

A metà dei dieci comandamenti agitato

davanti al Direttore restai imbambolato:

il peccato con un coniglio al maestro fu espiato.

Da un unico film a lungo sospirato

pauroso ritornai solo nel buio,

senza più voce fui trascinato

ove offeso non desideravo.

Asfittici vuoti e galline

dentro sacchi costrinsi

e rabbioso bastonai.

Recluso in tenaci sordità

mi rivolsi all’attesa grande pioggia

perché tutto portasse via

insieme alla mia esasperazione

e fui rimproverato con sdegno.

Blek, quando quelle catene

d’antica potenza sento

tornare per carcerarmi e soffocarmi

stringo la mia mano d’allora

e con dolcezza mi conduco

ove con occhi talvolta lucidi

e labbra a sorridere dischiuse

libero come lieto canto

senza più tanta paura e collera

vuol della mia anima

ora dirigersi il volo.             

 

 

*

Speranza

 

  SPERANZA

Sempre ti ritrovo

compagna speranza

nel me che non sa

per quali vie tu arrivassi

quali abiti indossassi

quali incontri desiderassi

quale tempo ci unì

quant’altri punzecchi

in quale cantuccio

talora sonnecchi.

E quando dubito solo e perso

d’esser svuotata maschera

d’oltre il nimbo avverso

sento legata la tua sembianza

d’empireo pelago nitente

sì che il mio limbo d’astri svestito

rifulgente torni crogiolo fiorito.

 

*

Nebbia

   

     NEBBIA

La sua voce fluente

è decisa e creativa.

Come nebbia avvolgente

parla fascinose lusinghe

deliziose accezioni

coinvolgenti definizioni

suadenti riflessioni.

Lambisce maschera custodita

nella sua precisa caligine

graziosamente mutevole

diva per i più incantevole

la mia anima trasparente

sul limite della bruma stranita .

 

*

Egoismo

   

   EGOISMO                       

E quando accade

che umano il mio egoismo

a te venga incontro

facciamo che passi

come fievole ombra

di fuggevole nube

come lieve orma

di breve vento

sulla sabbia

di luglio dorata.

     Genova, estate 2008

 

*

Io che morte chiamate

 

IO, CHE MORTE CHIAMATE

Fin dalla nascita

distribuisco singhiozzi

col mio passo regolare

attraverso lesta l’infanzia,

forse un po’ trascurata,

e veloce la gioventù

innanzi la notte sfrontata.

Nel mezzo del cammino

indugio solo un pochino,

ai maturi passi so donare duri sassi,

l’età saggia calma attendo sull’ultima spiaggia.

Quando mi chiamano appetiti imprudenze ed armi

anche se stanca certo non posso fermarmi.

Consumo fiori coloriti frutti saporiti

sempre nuovi vigori

germinando dai loro cuori

e così dissolvendo tutte le vite

Io, che Morte chiamate,

genero storie nuove infinite.

 

*

Uomo

       UOMO

Venne l’Uomo brillante,

altero si pronunciò:

“Con generosi lumi

rischiaro il nero velo,

rassegnatevi astri del cielo.

Ogni sentiero conduco distante,

dai miei bitumi scostatevi piante.

Nei miei tepori mi riparo

e il mio fresco m’è caro,

dove vuoi irradiati sole.

Con maestose navi ti so domare,

come puoi agitati mare.

Fragranze produco e colori,

a loro inchinatevi rigogliosi fiori.

In copiose acque posso sguazzare,

lassù lacrimate grandiosi vapori.

Assai veloce so ovunque andare,

di più soffiate orgogliosi venti.

Deliziosi sono i miei canti e belli,

ascoltate contenti voi uccelli”.

Prosperava l’Uomo trionfante

nei suoi vanti specchiandosi

finché dentro gli occhi baldanzosi

inopinati vide riverberarsi

pianori infocati di sale.

Provò a modulare la voce

ma con altre note in lontana corale

insolenti si sbizzarrivano le armonie,

sorpreso diede forza alla gola

ma indipendenti in altre romanze

soavi volavano le melodie.

Con l’ingegno sospeso

fu tentato di raggiungerle:

cielo stelle luna e sole

mare piante fiori

venti uccelli vapori

nel Regno della Vita pensierosi

s’interrogavano: “Il migliore,

potrebbe essere il migliore.

Riuscirà mai a trovarci? “

*

La Tassa

   

    LA TASSA*                              

A Voi, tristo Signore,

tutte le delizie ho destinato

del mio desco imbandito

ma non s’è saziato

il vostro appetito.

Per Voi dalla miglior botte

fior di vino ho spillato

ma non s’è placata

la vostra arsura.

Per Voi dura fatica ho lavorato

ma non s’è appagata

la vostra ingordigia.

A Voi fidente ho portato

monete e gioie rare

ma non s’è quietata

la vostra cupidigia.

A Voi dolente ho lasciato

delle mie amate figlie la più graziosa

ma non s’è aperto il vostro sorriso.

A Voi incerto ho consegnato

l’inciso Cristo degli avi dorato:

mosse avete le ceree labbra con voce bassa

e sguardi ardenti ancora chiedendomi qualcosa.

Per le Vostre pene tutta la notte mi sono angustiato,

il giorno abietto m’ha trovato

intorno alle funeree dimore a me più care.

Quando ha letto il Vostro malumore belli

antichi nomi e date entro gli anelli

come le catene e i denti aurei si sono illuminati

“ora che savi pure i trapassati

la loro tassa hanno pagato

gaudio m’è assicurato”

i Vostri occhi infine beati.

 

*Tramandata da un lontano tempo imprecisato questa storia, a monito dell'umana avidità, a me piccolo fu raccontata da mio nonno, che la riteneva certamente vera, soprattutto la spoliazione delle tombe, al punto da indicare il luogo ove coperte dalla vegetazione ancora stavano pietre del castelletto di quel tremendo Signorotto locale..

*

Annunci

 ANNUNCI

  (estate 2012)

 

 

Scomparsa Melody,

che non è una composizione,

accanto si disperano per Brenda,

che non è una fidanzata

e probabilmente è tanto spaventata,

in farmacia cercano Isotta, timida e sterilizzata,

poco più avanti sta fotografato Cleo, molto legato

alla famiglia, martedì è scappato.

Fuggite tre cocorite,

due verdi piccole, una grande turchese;

non sono parenti del pappagallo grigio con la coda rossa

né del pennuto verde con la faccia arancio.

Perduto un gatto fulvo un po’ sovrappeso,

smarrita gatta nera con occhi gialli e una macchia bianca,

trovato un giovane micio tigrato,

ma non è Tigro, che  di vagabondare via da casa ha deciso,

tuttora ricercato quello d’una vicina fotografia: è Caos,

anche per Ulisse, forse è il suo miao assai sconsolato

poiché altri ignorano dove Penelope sia finita

e perfino Beffa, cinque anni, castrato,

con un maramao s’è allontanato”.

Sui tronchi, sui paletti, sulle pensiline, sui muretti

altro in questo tempo di Professori m’aspetterei di leggere:

“Smarrita occupazione, svanita pensione

persa casa trovata ingiunzione

dimenticata vacanza trascurata salute

create tre disperazioni

tutte grandi e senza colori..”

penserei di leggere in ogni annuncio preciso

sui lampioni sulle ringhiere sui tabelloni

mentre passeggio e temo che in questo mattino

sia il mio buon senso maldestramente svanito

dentro qualche grappino travestito da cappuccino

giacché più facilmente perdiamo

quel che più distrattamente custodiamo.

 

*

Tarantola

         TARANTOLA

 (agli Artisti della Notte della Taranta)

 

Una voce, è una voce, gote labbra denti

evoluzioni una suonata ruote canzoni

muscoli giunture pelli veementi lenti

elevazioni flessioni sui pavimenti

piedi tendini nei venti

gole lingue partiture una prestanza

una serenata tamburelli una danza

volteggi istantanei d’eleganza

braccia fianchi occhi capelli

mediterranei ritmi arie mulinelli

veli cori fantasie stornelli

mani colori melodie salterelli

guizzi pizzicori giri d’amori

da tante genti intonati ballati

destrezze vigori

fattezze sudori

emozionati incantati

in musici sentori affratellati

scioltezze battiti ardori.

*

Ricchezza

 

    Ricchezza*

L’interiore ricchezza

va in ciascuno

a suo modo scorre.

Andrebbe fermata

ogni tanto riposata.

Si può fermare la corrente?

La corrente va

scivola da approdo

ad approdo fluisce,

inzuppa rive

disseta radici

carezza caducità,

in anse del vivere

indugia, scivola,

si scioglie

in lucciolante bellezza

 

e va

 

*Risposta a “Scivolando nella notte”, di Annalisa Scialpi.

 

*

Lacrima

 

  LACRIMA

Tra le mie ciglia

non disprezzare

dolce amica

inattesa la lacrima:

sono una fortuna

il pianto timido

e palese la pioggia

sospesa e crosciante:

ogni nube d’oscuri

pensieri scioglie

il loro candore

*

Un sorriso

 

  UN   SORRISO

Piccolissima casetta

sulla scogliera levata

mentre il tempo smorza

il profilo del tuo tetto,

scalcina la tua scorza salata

sbilenca la finestrella

in un angolo spaccata

custodisce l’anima incognita

al cospetto dei grandi azzurri.

Sul tuo ancor rosso

intonaco caldo

tra l'acquei sussurri 

il sole al mio cuore

illumina un sorriso.

 

*

Il Ponte

   IL PONTE

GENOVA, 18 AGOSTO 2018

Sono precipitate

le mie travi

senza vitale linfa

senza amare lacrime

gravi di intemperie

e d’inamovibili miserie

in urlo di polvere

ammutando

sbriciolando

e schiacciando

indicibili lutti e tribolazioni

scavalcando

mi ricostruirete

perciò senza dizioni

care vi dico tuttavia:

ricordate,

oltre le commosse orazioni

oltre le rimosse macerie

tutto e tutti

ricordate.

*

Coscienza

  COSCIENZA

Coscienza, io non so

quale fu la prima aria

nei miei polmoni

la prima luce

nei miei occhi

la prima sonorità

nelle mie orecchie.

Io non saprò

l’ultimo respiro

nel mio petto

l’ultimo suono

nelle mie orecchie

l’ultimo chiaro

nei miei occhi.

Brividi d’aperto mare

stringono i miei pori

il cielo è terso

barbaglio di sole,

dove ti nascondi,

coscienza?

*

Lumachina

  LUMACHINA

 

Onde sopra il mare

mare sotto il vento

vento con le ali

ali nel sole

sole lungo il cielo

cielo con le nuvole

nuvole sopra le foglie

foglie tra la pioggia

pioggia nelle sorgenti

sorgenti per i viandanti

viandanti per le contrade

una lumachina trascina piano la sua casa,

tutti vorrebbe amare e non può.

*

Ninna nanna rovesciata

NINNA NANNA ROVESCIATA

Taci taci dormi un po’

un sogno tra cento c’incontrò

del tuo sorriso non dirmi no

in questo canto lasciati un po’.

Sulle strade della vita

vado corro come te

in quei giorni che non so

sull’ali del vento

verso stelle d’argento,

dormi un po’ dormi ora

mio è quel tuo allora.

Taci taci dormi un po’

un cielo d’argento c’incontrò

dei tuoi occhi non dirmi no

in questo canto cullati un po’.

Sulle strade della vita

fortune rade troverò,

sotto l’ignoto firmamento

non chiamarmi sgomenta

lesto fu il tuo momento

non il mio suona lento.

Mentre canto turbolenta

questa canzone ch’è unguento

dormi dormi contenta

sogna ch’io sia portento:

ricorderò al venir di stenti

efficaci i tuoi strumenti.

Dei rumori hai per me spavento?

Vivaci solamente odo soffi di vento.

Delle costrizioni hai per me timore?

Batte ardente il mio cuore.

Taci dormi sogna un po’

dal tuo seno presi calore

fra le tue braccia vigore

cullandomi nel tuo canto

da coro d’Angeli ispirata

perché senz’esserti più accanto

sempre m’avessi abbracciata.

Taci adesso, dormi un po’

un giuramento c’incontrò

del tuo amore non dirmi no

mentre per le vie del mondo

vado guardo corro via

taci dormi sogna un po’

cara questa canzone che ti do.   

 

*

Dove capita

   DOVE CAPITA

Vivo, nel subbuglio divergente,

dove capita:

accosto ad un tombino basso,

a lato d’un vano sasso,

vicino ad un albero affamato,

accanto ad un rivo assetato,

di fianco ad un cespuglio differente.

Ei giardinieri? Dove abita

preziosa la loro conoscenza

che scernente potrebbe

trar fuori dal giulebbe

la mia riottosa essenza?

Nel grande parco vivono i giardinieri

della sfarzosa Villa effervescente

con le siepi i vialetti

le fontane i laghetti

le statue i boschetti

i padiglioni i tempietti

degli esatti saperi

dei ben fatti lavori

lor soli veri signori.

 

*

Capriole

 

      CAPRIOLE 

Lotta contro l’onda cupa,

non mollare, soffia

sbatti i piedi

dai sta su

fuor dell’atra acqua

che brucia gli occhi

sputala

alza le braccia

prendi l’aria,

ecco, una spinta

perché la testa sia fuori.

Ci siamo, scattano

i piedi dal fondo.

“Lasciatemi! Faccio da solo:

il mare ha sentito la mia forza,

ho vinto il bianco riso

famelico dei cavalloni”.

Salto

rotolo

danzo.

Spavento i granchi

incalzo i pesci

rincorro i gabbiani.

Afferro il vento

stringo la sabbia

abbraccio il sole.

Avvinco gli occhi

inseguo il seno

catturo il sorriso,

costruisco giravolte

e poi ancora capriole

ubriache

per l’esser qui vivo

di felicità.     

*

Dissolvenze

   

    DISSOLVENZE

      (per Forugh Farrokhzad)

 

Altri petali sanguinei

letali baci e rigeneranti

azzurre vene corpi apollinei

nella via privi d’ombra

echi di passione erranti.

Altri precipizi di verdi giorni

tenerezze di fonde notti

traboccanti brezze d’audacia

dissolvenze nel sole alchemiche.

Mentre nella mente ripeto il canto

della sposa dei grappoli di acacia

della focosa voce messaggera cosciente

che negli atomi del tempo sui laghi del vento

tempestosa resta e commuove potente

e con lo sguardo verticale ridisegno il volo

all’astrale luminosa essenza proiettato

delle mani, d’amore inchiostrate,

nel cortile solo magicamente piantate,

del mortale uccello con il trascurato

giardino col candore dei sogni flautato

piccino cuore altrove migrato

brandello d’alfabeto

nell’invisibile groviglio

io sono profondato                

*

Stella alpina

 

   

 STELLA  ALPINA 

Dentro una fessura

piccola della roccia

graziosamente sbocciata

timida ammiratrice

del cielo bramosa

di spazi di venti

di soli contenti

delle notturne mai gelosa

sorelle splendenti

ribelle pensosa

aperta gioiosa

esperta scolara

semplice rara

riservata vezzosa

delicata orgogliosa

impudicamente mirata

imprudentemente toccata,

stella d’alpi t’ho pensata

amica mia poesia.    

 

*

Ritorno

     

     RITORNO

 

Un tempo conoscevo

silenziose correnti

alghe conchiglie

pesci e coralli.

Poi conobbi la luce,

la forza dei venti

il potere di Selene

la sosta del gabbiano.

Dopo conobbi radici,

pelli zoccoli colori,

l’aria cieca,

l’impronta dell’uomo.

E ora che pure conosco

l’artiglio dell’aquila,

la lama del ghiaccio,

il sonno del sole

il suo sguardo bruciante,

quando mi bagna la pioggia

dal cielo in un istante

sulle tracce del tempo

ritorno all’acqua,

che sola conoscevo.

*

Ombre

 

         OMBRE *

 

Ombre, salate impolverate

di patrie terre devastate

scuotono inquiete le faglie

delle coscienze remote

sotto le pupille fuggiasche.

Cadute schiere dalle lor mete alate

or paiono mosse della luce pregevole

entro fiere cinte d’aura mutevole

castigate spinte

schiacciate percosse

larve fuggiasche

da immote Moire impietose

per miglia e miglia scosse.

Sono spenti gesti, ceneri di stenti

che a novelli incendi vanno veloci

sperdute ciglia pelli vesti voci

dalle volute numinose

intrecciate ombre

d’umanità paurose.

* A S. I., ragazzo dell'Afghanistan e a S. R., madre di Aleppo.

 

*

Rugiada

 

 RUGIADA

 

A volte l’aere

pure è avvilito:

vaga nella tempesta,

nel temporale fosco scuote

il proprio scoramento.

Alito rattrappito

dal tormento reclinandosi

al calmo accoglier loro

nella culla dell’erba

solo riesce a stillarsi

nell’incavo della foglia

nel cuore del giacinto

in gocce di rugiada.

 

*

Gelsomino

   

   GELSOMINO

              (a Antonia)

Nelle viuzze gironzolando

del tuo paese t’ho rivista:

sulle ginocchia d’un nonno

tenero batuffolo

di boccoli infiammati,

da mamma indesiderati

da tanti altri ammirati.

Cresciuta t’ho rincontrata

in compagnia briosa

lunga rossa cascata

di gioventù pensosa.

Di rosso adesso tinta,

mentre dei gelsi ricordavi

la fresca dolcezza,

sognante t’ho vista

arrestarti disciolta

in antica fragranza:

come il tuo essere delicata

intensa come la fortezza

acuta del tuo amore

ferita e caparbiamente

ricostruita alle nostre cure

offerta in custodia

ogni giorno muliebre

materna mano donata

cara al nostro cammino,

essenza unica di gelsomino.

 

*

La danzatrice

  

LA  DANZATRICE

                                 (a P.S. )

 

Cosa catturano

del mare le onde

degli alberi le fronde

delle aquile le ali

di Cupido gli strali?

Ed i cigli,

la mente socchiudendo

nei lucenti scrigni

regali come gigli

attenti cosa catturano

raffinati e baldi

della danzatrice i cigli?

Il vento il sole

il cielo il cuore

saldi sopra il suolo

i muscoli i passi

librati a volo.         

                                          

*

Sulla Bellezza

 

   SULLA BELLEZZA

Affermò uno: “La Bellezza

salverà il mondo”.

Replicò un altro: “La bellezza

del presente come del passato

bruto il mio imperio

ovunque distruggerà certosino,

affinché acuto a nessun nato

sospettare sia mai dato

nel brillare divino

della bellezza il desiderio”.

*

Illividiscono le mie aurore

 

ILLIVIDISCONO LE MIE AURORE

 

Inimmaginati strazi

obbligate a rischiarare

illividiscono sgomente

certe mie aurore

quando violenze sono così grandi

deità delle proprie potenze invaghite

da pietrificare il mare

tumulare gli spazi

asfissiare l’aria

carbonizzare il fuoco

paralizzare il firmamento.

Dinanzi alle luci spente

alle vitalità annichilite

alle stagioni sfregiate

alle gioie accecate

alle forme corrose

alle voci esplose

in sanguinei pulviscoli

di rigettate angosce

livide si tingono

deserte in me aurore.

*

Rosaluna

 

                ROSALUNA

 

Rosa dianzi sbocciata dalla Luna catturata

sognante danzi tra le stelle raggiante seguendo

il giovane sull’infuocata quadriga stupendo

che sopra l’orbe a rapir con Aurore

per l’ardir de’ giorni accende Amore.

Gioisci focosa, ché luoghi venti gemme occhi

per l’incanto che ogni incantata ad incantar sposa

ardenti sono complici del tuo fiorir meravigliosa.

*

Quanti volti hai Amore

 

QUANTI VOLTI HAI, AMORE   

                                              

Quanti volti hai, Amore.

Sei coloritura

di delizie variegate,

fioritura

di lidi sconfinati,

tessitura

di sete screziate.

Quali frutti vorrò

per la mia bocca

asprigni o mielati

e saran sempre gli stessi frutti?

Quali fiori sceglierò

per i miei capelli

accesi o delicati

e saran sempre gli stessi fiori?

Sotto quali veli

i nudi seni celerò

fermi o fuggenti

e saran sempre gli stessi veli?

Come calme e venti

nell’inseguirsi dei giorni,

come piogge e soli

nel contraddirsi delle stagioni,

rudi si sfidano

i dissidi dei sentimenti.

Oltre i vetri

della mia vista

nessun mattino

è sorpresa.

 

*

Non correre

 

    NON    CORRERE  

 

Non correre

all’assordante prigione di Brignole.

Ascoltandoti

cammina fino alla Foce.

Cerca lo scoglio

ove nessun paraocchi

possa costringerti,

manda lontano

lo sguardo.

Riflessi d’onda vedrai

sugli orizzonti dell’anima

eleganti pennellare

scolorire e ridipingere

tinte fulgide

emozioni

sulla tela cosmica fulminee

come ali di gabbiano.

Laggiù possono incontrarsi

i respiri separati

delle nostre vite.       

*

Può essere

 

  PUO’ ESSERE

 

Può essere

l’Amore

trasparente cristallo

che la sua stessa libertà

nell’invisibile imprigiona.

E’ l’Amore

illuminata corolla

che sul tramonto si rinchiude

ma nulla

in sé confina:

non un richiamo d’occhi

né un riflesso di perla

né una pagliuzza d’oro

né la radiosità

del proprio sole.

 

*

Mattino

 

        MATTINO

 

Sei impudente caro mattino

che le stelle scacci senza rispetto

e del mondo sveli ogni angolino

gli amanti chiamando al tuo cospetto.

Che la casa riempi di fretta

contro la figlia pigra in fondo al letto

mentre la mamma ti segue perfetta

ed il papà nel caffè scorge un dispetto.

Sei impudente caro mattino

così testardo nel venirci vicino:

anche per quanti t’ignoriamo sfrontati

sfoggi i tuoi chiarori scanzonati

lesto carpendo i nostri sonni beati.

*

Sera

 

          SERA

 

Sei compassionevole, sera,

sopra questa mia città

sopra le luci che rade s’accendono

dentro fitte buie finestre

sui muri che nell’oscurità

s’avviano a confondersi

sugli alberi che a sagomare

inizia il tuo inchiostro

sui riflessi che tra i moli

si sparpagliano multipli

sull’andare delle persone

lesto com’il loro sfocare

distendi del cielo blu-carminio

lievemente il sudario.

 

*

Cartolina

 

   CARTOLINA

                         

Celesti balconate

sull’infinito blu,

assolati gialli limoneti

verdi pergolati rosse pizze

giubilanti amici cucinieri

ghirigori di tornanti e gradini

discese dirupate

sospese quieti

pittorici giardini.

Silenzi e brusii stranieri

zaffiri e smeraldi

odori ed artisti

brillanti tetti e case

di bambola chiare,

allettevole di fiori in musica

invitare bei cavalieri..

Non tentare di svegliarmi:

da galleggianti monti a isola fiera

è questa non un fuggevole sogno

ma degli Dei incantevole la Costiera.

*

La mia pittura

       

   LA MIA PITTURA

 

Prima imparai le vocali:

A, come arancio

E, come eburneo

I, come indaco

O, come oro

U, come ultramarino.

Poi vennero le consonanti:

B, come bianco

F, come fucsia

G, come giallo

L, come lilla

M, come magenta

N, come nero

P, come porpora

R, come rosa

S, come sabbia

V, come verde..

A lungo la C di carminio

pronunciai T, come turchese.

Mentre il mio compagno di banco

i tratti d’un viso

l’immagine d’un vaso

i dipinti del cosmo

com’il nonno pittore

ritraeva lesto e preciso

rozze le mie fantasie d’imitazione

lasciavano sulle carte pure

bozze di delusione.

Penso già sapesse il mio cuore

che presto o tardi melodie

riecheggiando e cantori

con gesto diverso i colori

e le vie delle mie avventure

avrei steso di verso in verso

sulle pagine come pitture.

 

*

Un bambino

     

   UN BAMBINO

In braccia amorose

negli spazi davanti casa

di fresche calle adornati

e di pensose madri

schiarati

dentro l’occhio cèrulo

il secondo anno

l’acque luminose

il mare aperto

della vita che lieta sorgeva

anch’io mirai

scolorati

dentro l’occhio spento

i due anni

l’acque tenebrose

il male chiuso

del vivere ch’ivi già discendeva.

Avevo sei, sette anni e sentii

quanto è duro scoprire

dentro l’alba l’imbrunire.

A Franco Battiato e C. B.

Genova, maggio 2020

*

Pianoforte

 

   PIANOFORTE

                 (a B. R.)

 

Neri bianchi,

non siete tasti.

Combinate storie

accordate pene

solfeggiate sogni

accompagnate desideri

improvvisate passioni

danzate felicità.

Falangi dell’anima,

per plurime fantasie

col sentire amoreggiando,

cromie cantate ed aneliti vasti

ed il mio spirito, la pelle

come l’aria traversando

in cui vibrate appassionando,

nei lampanti giorni

e nelle sognanti notti

del suo ire stelle mirando

ricolmate d’armonie.  

*

Suona canta gira

   

  SUONA CANTA GIRA

              (per Simon Jeffes)

 

Suona

per chiamare

incantare

canta

per destare

amare

gira

per invitare

conquistare

suona canta

per mostrare donare

cercare suggerire

sognare sentire

suona canta gira

per stupire inventare

scoprire liberare

offrire ricordare

disegnare ornare

cerchi spirali

linee trecce

salti trottole

ruote e stelle

suona canta gira

nel sangue corri

nel nerbo sfrena

nel petto batti

nell’alito vola

brilla e vira

suona canta gira

diffondi ispira

slancia e attira

orbite mondi

cuor muscoli

vene respiro

in unico giro.

*

Lascia

 

LASCIA

 

Lascia in te comporsi

come orchestiche del cielo

dell’animo nobili quotidiane

le imperfezioni le cesellature

artigiane le accordature

delle conoscenze e delle ignoranze

curiose le tessiture

delle noie e delle rivelazioni

imponderabili le sequenze

delle venute e delle partenze

inafferrabili le lune delle afflizioni

delle esultanze fantasiose

le peregrinazioni delle discordie

delle concordie indocili

lasciale nelle policromie

delle giornate nei circoli

dell’aria azzurri

e bianchi di sole

andare scanzonate.

*

Aerei

 

       AEREI

 

Fin sul mare eleganti

nel sole tra radi vapori

con arte volteggianti

oltre gli umani lavori

dipingenti tricolori

di verde seminatrici giocose

son l’aeree falci rimirate

dalle plaudenti beate genti

affollate come piante rigogliose

che possono i metalli eccellenti

in un lampo far braci ardenti.

                                                    

*

Nonno classe 1899

 

NONNO, CLASSE 1899

 

Quassù è più freddo

che sulle mie montagne.

Dentro ghiaccio scavato

prigionieri ci raggomitoliamo.

Non temiamo il buio

dalle vampate rischiarato

ed il gelo è riscaldato

dal calore delle bombe.

Sorseggiamo poco vino rosso

ed aspettiamo, nella notte che incombe

in fondo alla trincea da ieri un rancio.

Con dita rotte

scrivo al mio paese:

della gioventù raggelata

del silenzio stroncato

dello slancio stremato

della prece singhiozzata.

E’ colpita pure la borraccia,

non resta che masticare

la neve rosata.

Ha uno strano sapore

sulla lingua metallica.

Nessuno sa, non v’è

di questo dolore che scroscia

memoria al mio paese.

Vorrei fare ritorno

e raccontare,

dell’avida morte

nostra consorte,

della gelida angoscia

nostra sposa,

perché dal vostro domani

nei cuori entrando

questa nostra sorte

pietosa s’allontani.

 

 

 

 

*

Figlia dell’impossibile

 

FIGLIA DELL’ IMPOSSIBILE

 

Nell’alba

splendida

diss’ella:

“mi bastano:

il sole che mi bacia

le brezze che di me cantano

il fiume che mi culla

il mare che mi accarezza

il cielo che per me piange

i giorni che mi lusingano

le notti che mi desiderano;

perché dovrei con me tenerti

piccola insignificante corolla?”

Cosi parlò

ed un istante dopo

mentre l’esili radici

da lei staccandosi

stavano per precipitare

in fondo all’abisso

ella si vide:

bruciata dalla calura

derisa dal vento

sbattuta dalla corrente

fustigata dai marosi

infradiciata dalla pioggia

desolata nelle vuote giornate

spaurita nelle tenebre.

Il minuscolo fiore

prezioso

afferrò allora

e d’impeto

a sé strinse

perché non svanissero

i suoi colori

già meravigliosi,

fragili come l’arcobaleno.

Alla vita

in cui ora ti conosco

così tu nascesti,

bella e tenace,

figlia dell’impossibile.

*

8 Marzo

                8 MARZO

             

Donne, fate conto vi siano sorelle

    Del cielo rilucenti tutte le stelle

Fate conto che tutto vi sia

       Luccichio giocoso di brillanti

E voi in quell’arie scintillanti

               Fate conto d’essere gioie

Colà splendenti come rose

         Come sorgere d’albe festose.

 

(Parafrasi-divertimento q. 103, O. Khayyam)

 

                  Buona Festa!

*

Giammai

             Giammai

Giammai vedrai acque sconfinare

che il cielo non scenda a carezzare.

Giammai notte non s'attarderà

a mirare la propria alba,

luce non condurrà  

per mano la propria ombra

e giornata non s'assopirà

tra le coltri dell'imbrunire.

Giammai inverno ripudierà primavera

ed Aurora scolorerà

innanzi la baldanza d'Oriente.

Giammai mare si stenderà placido

senza il sorriso degli astri

nè vele ed ali viaggeranno

senza la passione del vento

nè Luna sarà piena

senza il desiderio del Sole.

Innamorata anche la parola

a questa e quella legandosi

degli affetti dichiara il muoversi.