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Raccolta di poesie di Grazia Procino
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Vivete le gioie

Abbiate fiducia in voi stessi,
solo questo voglio e vi chiedo:
affacciarvi alla vita,
abbracciarla e stritolarla,
quando non resiste ai vostri attacchi e
grida di superbia e voi siete lì a dirvi:
“Ma quando passerà questo veleno?”
Vivete le gioie,
annusatele: non è vero che profumano di cannella?
Non nascondetevi,
siate coraggiosi
anche se vi sentite stanchi e vi sembra che
tutti congiurino contro di voi.
Mettete del ghiaccio
sul viso quando vi sentite
la febbre ma l’amore lasciatelo esplodere.

 

*

Qui, al Sud

Qui, respiri di pietre ferite
visi arsi di lavoratori della terra,
braccia di ulivi che devoti pregano il cielo.
Qui, la tenerezza ha il volto
dei vecchi con i bambini
a fianco nelle piazze deserte alla controra.
Il cielo si inginocchia
fino a lambire le piante dei capperi,
nascoste tra i rovi.
Qui, i silenzi sanno di gemiti,
di lacrime riverse sui tratturi, di
solchi rosso cupo di sangue,
di freddo intenso nelle ossa a quaranta gradi.
Qui, tuttavia,
dalle ferite germogliano sogni.

 

 

*

Visita degli dei

 

Ritorniamo nel tempio
sulla terra, per le feste notturne,
dei e dee e sacerdoti e sacerdotesse
a celebrare la vita che risale, ancora una volta, dall’Ade.

 

Annunciati da soffi di maestrale
ci nascondiamo tra le colonne
e ci riveliamo solo a festa iniziata,
quando l’ebbrezza di Dioniso ha contagiato ogni presenza.

 

È allora che annulliamo
i limiti tra sacro e profano,
non più forestieri sulla terra degli dei,
non più nuovi Dioniso a Tebe davanti a Penteo.

 

Sono notti di incanto
resa assoluta all’umano, al finito, al contingente,
ritorno al tempo in cui fummo padroni del mondo,
instancabili pedine della Moira.

 

Restare non è il caso
in un mondo che non vuole più
crogiolarsi nel segno dell’eternità,
rinchiudersi nell’oblio del dolore.

 

Il dubbio non ci assale mai,
siamo dei immortali,
all’uomo la pena continua di succhiare
il midollo della vita senza mai nutrirsi.

 

Al primo chiarore abbandoniamo
lo splendore del tempio,
la festa è finita,
l’ispezione nell’umano anche.

 

da "Soffi di nuvole" ( Scatole Parlanti Edzioni), 2017.

*

Novembre

 

1.

Si apre chiaro

 con due feste una di seguito all’altra.

Si nutre di colori terragni

di cachi color arancione

di piaceri sottili

di malinconie soffuse.

I gechi da tempo si sono rintanati

negli anfratti di muri sconosciuti

e non destano più gridolini di spavento.

I colori vivi d’autunno si mutano

in più pacati toni di rassegnata mestizia.

Alla sera e al mattino

una nebbia densa sfuma i contorni  delle cose

posando un grigiore  pesante dappertutto.

2.

È un mese che insegna:

la morte cospira con la vita,

il trionfo della caducità

va a braccetto con la rinascita.

I nostri cuori volteggiano

a caccia di vita

nella selva stupefatta

di fronde marcescenti.

Il mulinello di pensieri

fa a gara con il vento

impetuoso, rapido

che si insinua aggrinzito

nelle parole adulte dell’inverno

che sta per venire.

 

da "Soffi di nuvole" ( Scatole Parlanti Edizioni), 2017

 

 

 

 

*

Luci di versi

Non credo che al mio dolore

tenace, denso,

gommoso, persistente.

 

Non credo che alla mia solitudine

sorda, duratura,

rassicurante, complice.

 

Non credo che alla mia età

agli strati di vite

che ho incrociato e amato.

 

Non credo che alla mia testarda volontà

di continuare a tessere

un destino che non ho scelto.

 

Pugnace carattere

di donna lievitata

in luci di versi.

 

da "Soffi di nuvole" ( Scatole Parlanti Edizioni), 2017.

 

*

Ottobre

Avvinghiato

abbarbicato al tronco della magnolia in lutto

ottobre rimane abbagliato

dai colori intensi dell’autunno

il giallo ocra

il rosso carminio

il bruno scuro delle castagne succulente.

Non si dà pace

per il calore perduto dell’estate

e ammanta i mattini,

ghirigori di animi nostalgici,

di una bruma opalescente.

 

Tutta da svuotare

e da riempire .

 

*

Dopo la rilettura di Edipo a Colono

 

Edipo procede
barcollando tra il bastone e il braccio
di Antigone
lento
simulando solennità
che più non ha
né potenza
né occhi-
quelli è meglio non li abbia-
per non osservare il marcio fuori da sé.
Ha ancora dignità
però
e sparge con le mani ruvide
i segreti di un uomo
che non seppe
sconfiggere gli oracoli.
In quell'uomo tutti noi.

*

Mater dolorosa

Mi è piaciuto
per tutto il tempo
sprofondare nei versi solenni
di un Eschilo ostile
alla tracotanza.

I Persiani fieri di obbedire a un solo uomo,

i Greci mossi dall’orgoglio

di tener testa solo a se stessi.

Atossa piena di angosce sulla sorte del figlio

e del regno interroga il messaggero

e si calma alle sue parole:

<<Serse è vivo>>.

Come una madre, lei che è regina,

vive senza più tormento e

può prepararsi a ricevere il figlio,

lacero nelle vesti.

I sogni vanno difesi,

ma quando oltrepassano i limiti

di una natura tradita

recano danni incalcolabili.


Al tramonto aspetto
che le ombre
dei pensieri disperati
si tuffino nel rosso
fuoco.
Poi si tramutino
in flessuosa arrendevolezza
alla notte.

 

 

*

Primo mattino nella nebbia

Nei ricordi color seppia
un bar alle sette del mattino
fuma di nebbia e cappuccino.
Il freddo della stazione
me lo sento tutto addosso
misto all'alito amaro di caffè
e degli appunti di storia greca.
Manca ancora parecchio
per l'inizio alla giornata.
Dentro le ossa
il caldo delle coperte.

*

Distanze incolmabili

Vivo negli interstizi,

nelle giunture del tuo cuore,

accoccolata nei tuoi pensieri,

persa per le tue assenze,

invisibile ai tuoi occhi.

Vita sbiadita,

al confino di un campo da gioco.

Sopravvivenza labile, distanze incolmabili.

Sudore su sudore amore da piangere.

 

da Soffi di nuvole, Scatole Parlanti Edizioni, 2017.