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Er cappotto bono »
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Mimo #controviolenzadonne
Liberamente ispirato al suicidio di Daniela Carrasco, artista di strada nota come Mimo. Non si sa se si sia tolta la vita e il suo gesto sia stato strumentalizzato dalle organizzazioni che guidano la rivolta popolare cilena o sia stata vittima di tortura e stupro da parte dei militari e, poi, impiccata ed esposta per scoraggiare chi manifesta contro le politiche presidenziali. Però, resta il fatto che l'uso del corpo di questa donna, che proveniva da una famiglia poverissima e aveva partecipato alla manifestazione di ottobre, sia stato efferato e brutale qualunque versione si dimostrasse attendibile. E resta il fatto che si stia usando violenza sessuale politica contro altre donne.
Mimo
volevate il terrore negli occhi. volevate il terrore negli occhi. volevate il terrore negli occhi che avevano sfidato il manganello sotto una pioggia di proiettili e non bastava il fumo dei lacrimogeni per spegnerne la sfida. Mimo era il mio nome il nome del corpo che avete sfondato forse a colpi di slogan forse a colpi di reni. la mia morte usata e profanata. il terrore lo avete avuto e anche il mio povero corpo vi siete presi. ma non la mia voce. la voce di un Mimo vale più di mille parole. anche se mi avete suicidata spezzandomi il collo ed esponendomi come fossi un maiale macellato dalla tomba dei secoli si alza il mio canto si uniscono i gesti silenti alla ballata delle sorelle morte. spunteranno fiori neri dalla terra che mi ha accolta come una madre. il giorno della liberazione risplenderanno i loro colori esploderanno in tutti i cieli invasi dai palloncini di Mimo che era solo una donna ma che per la causa è stata martoriata.
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Povera Vesta (Povera Donna)
c’avete fatto caso che a ‘sto monno si c’è ‘na guera sotto, sopra o ‘n tónno la prima a pagà pegno è sempre ‘na vesta che nun j’abbasta ammazzalla e je fanno la festa? aéa, battezzata o musulmana alla fine è solo ‘na puttana der nemico, novo o antico, madre e fija da giocasse a chi pe’ primo se la pija. e doppo che ve la sete ripassata ad uno ad uno tutta la brigata dovete fanne scempio e martorialla strappaje le sise da sotto la scialla. e ancora nun v’abbasta e la spojate prima de finilla prennennola a sassate. nun ce posso penzà a quante so’ cascate sotto alle mano de sangue zozzate. si c’è un dio che ve stramaledica che possiate soffrì l’inferno pe’ ogni fica e si nun c’è, ve maledico io dovete morì male e senza un fijo. Avete fatto caso che in questo mondo/se scoppia una guerra a nord, a sud o in qualunque posto/la prima a pagarne il conto sarà sempre una donna/perché non basta ucciderla e prima si deve stuprarla? Ebrea, cristiana o islamica/è sempre la puttana/madre e figlia del nuovo o vecchio nemico/il gioco è a chi la violenta prima. Dopo che l’avete stuprata/tutti quanti siete in drappello/ne fate scempio e la torturate/le mutilate i seni coperti dal velo. E non vi basta, la denudate/prima di lapidarla./Non riesco neanche a pensare a quante sono cadute/sotto alle vostre mani lorde di sangue. Se esiste Dio che vi maledica nel modo più tremendo/vi destini un inferno per ogni violentata/e se non c’è, vi maledico io/possiate morire soffrendo e soli.
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Amore sorride
toglievi gli occhiali e Pesca Rosa diceva che occhi grandi che hai! sono una civetta. Rispondevi. naso a naso ruotavano le teste una in senso orario l’altra in antiorario e il tuo minuscolo orologio da polso scoccava risate argentine. e venne il giorno buio. la vista abbandonò, fedifraga le tue perle nere. Pesca Rosa pensava come farai, Civetta senza le tue amate righe misteriose? non tolse i tomi di filosofia dal comodino gravido di pensiero ma li sposò a un registratore che leggesse per te ad alta voce. e venne il giorno vuoto. Demenza, la ladra d’intelletto cavò il terzo occhio alla Civetta le perle nere persero la profondità e si vide il buco lasciato dal suo dardo al centro della fronte distesa. Pesca Rosa cambiò nome immergendosi nel fonte del Nulla e scoprì che Amore sorride sulle labbra secche degli stolti.
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In un altro mondo
primo piano inferiore al quinto. uno sotto che non è quattro e non è cinque. l’ascensore si ferma sempre al mezzanino sbagliato. salgo e scendo scale con un Carvasin non mio nel taschino cardiaco di una giacca doppiopetto sei bottoni, come i piani. scendo e salgo, scendo. porte. a battente, a doppio battente con scorrimento esterno, scorrevoli a scomparsa basculante, a bilico verticale battenti automatiche, bunker schermate da ospedale. nessuna è la tua né la mia non di altri ma di qualcuno in un altro mondo.
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Ninna Nanna
ILSOLE24ORE.COM Medio Oriente e Africa Il massacro dei 117 migranti: «Lasciati a 15 miglia dalla Libia solo con bussola e telefono» di Ivan Cimmarusti 08 Febbraio 2019 "Il retroscena è negli atti dei pm di Roma, che hanno chiesto l’archiviazione non ritenendo responsabilità dell’Italia". L'articolo in breve. Erano a 15 minuti dalla Libia. Alle 13 cominciarono ad affogare. In orario concomitante un elicottero italiano lanciò zattere ma troppo lontane, specie in quelle condizioni di mare. Dopo 39 minuti, 70 persone erano già affogate. Alle 18 e 30 (oltre 5 ore dopo), un elicottero partito dalla Duilio salvò i 2 sopravvissuti. I morti sono stati 117. Tra questi, un neonato e un bimbo di un anno. Per loro canto la Ninna Nanna. Ninna nanna, ninna oh ‘sta creatura a chi la do? La darò a chi ‘n c’ha fame Che se magna tutto er pane. La darò all’Omo Nero Che nun sta mai ar Ministero. La darò ar Maggistrato Che l’infamia ha cancellato. La darò ar bon Prefetto Che la caccia puro dar ghetto. La darò ar Mediterraneo Che je faccia da sudario. Ninna nanna, ninna oh ‘sta creatura a chi la do? La darò alla sua mamma E per sempre sarà nanna!
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Non merito #GiornoMemoria

lo vedo quello sguardo violato si fa più vicino e chiede: "sorella, dove sei? Non lasciarmi nell'oblio!” tendo le braccia sino allo spasimo ma non ti raggiungo. non riesco a prenderti, Abbandonata, a trarti in salvo ad afferrare - almeno il figlio che - disperata lanci tra le mie braccia. i tuoi occhi terrorizzati: solo quelli ho catturato. mi perseguitano ora che siamo così indifese lasciate scoperte e divise - persino da quella Memoria che doveva aprirsi come un ombrello impermeabile al male. non merito - alla fine neanche di chiederti perdono.
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Tre Rose
Quanta pena stasera.. c'é sur fiume che fiotta così disgraziato chi sogna e chi spera tutti ar monno dovemo soffri' Si' c'é n'anima che cerca la pace puo' trovalla sortanto che qui. (dalla canzone romana “Barcarolo romano”) Ninetta s’è de novo ‘nnammorata Der barcarolo ha sentito la cantata Ha pensazo che ‘sto Caronte bono Le poteva traghettà nell’abbandono. In ogni braccio stretta ‘na creatura È sartata dar ponte pure si era dura. Ma mai quanto a fà finta d’esse forte Mentre nelle recchie ‘na voce urla:”Morte!”. Dicheno “cori, ‘na donna s’è ammazzata” Ma è morta de parto doppo ‘na mesata. Sfornamo fiji da che er monno è tonno Rimanemo senza latte e senza sonno E comincia a sortì la strana idea Che nun sei de fero, che nun sei ‘na ddea Che manco sei capace a fà la mamma E a capì come sortì fora da ‘sto dramma. T’avrebbe dovuto ‘mparà Madre Natura E ‘nceve t’aritrovi senza cura. Sì, ce lo so che è stata ‘na cazzata Penzà ch’era mejo annà a morì ammazzata Ma lo è pure crede che sia ‘na passeggiata Esse forte senza ‘na risata Esse fero quando sei de cera E la fiamma te consuma ‘nsino a sera. Mò vado ar Tevere e c’è butto tre rose Che er Cristo ve s’abbracci come spose. Traduzione libera: Ninetta si è di nuovo innamorata/quando ha sentito del barcaiolo il canto/pensando che fosse un Caronte buono/che le poteva traghettare nell’abbandono./Con le figlie strette fra le braccia/è saltata dal ponte malgrado fosse duro/ma non tanto quanto far finta di essere forte/quando nella testa risuona la parola “Morte!”/Dicono: ”Correte una donna si è suicidata”/in realtà è morta di parto dopo una mesata./Partoriamo figli dall’inizio del mondo/perdiamo il latte e il sonno/e comincia la depressione/pensavamo di essere forti e capaci di tutto /e ci ritroviamo incapaci di fare le madri/senza via di uscita./Avremmo dovuto imparare dalla Natura/e non riusciamo, invece, a trovare qualcosa che ci curi./Lo so che è stato un errore fatale/credere fosse meglio suicidarsi/ma lo è pure essere convinti che una donna sia forte anche quando ha smesso d’essere felice/che sia resistente mentre, al contrario, il dolore la consuma./Ora andrò al Tevere a gettare tre rose/perché il Cristo le accolga come spose.
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9 dicembre 2017

ci sono Epifanie attese per decenni. anche per la Stella Binaria bisogna trattenersi, perché sia manifesta, che le sia dato un nome e abbia un giorno suo nel calendario d’altri. quella che ho visto io è la più bella! genererà comete o forse è proprio lei che ha procreato Oumuamua1 così veloce e libero da non gravitare intorno al sole. la sua eccentricità iperbolica si chiama Amore. 1 Termine hawaiano per “esploratore”. Asteroide interstellare generato da un Sistema Binario https://www.youtube.com/watch?v=3kh8uHP6xTc
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Comunista!
Ma ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Guardare certi morti è umiliante (…) Ogni guerra è una guerra civile; ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione. (Cesare Pavese, La casa in collina) e tu mi chiami COMUNISTA!* feccia da prendere a calci in culo da cacciare come un cane rognoso. eppure, se oggi parli da un palco capelli sciolti e vestita da signora, se siedi su uno scranno del senato e governi la cultura con una laurea altisonante e insulti che sgorgano dall’Interior Design, lo devi a questi piedi stanchi che marciarono a queste mani da intellettuale callose e senza smalto che da quarant’anni lavorano per poter continuare a scrivere la parola Libertà. pensavo sarei stata orgogliosa, come lo fu mio padre delle affusolate gambe nude e giovani che mi avrebbero superata in corsa calzate le scarpe dell’apprendimento il capo coperto dal libero pensiero. invece, donna, ti ritrovo ad arringare folle contro lo straniero fur panem nostri* a reggere il pizzo del mantello dell’Italico Maschio Alpha seguendolo nella caccia e nella riproduzione plaudendo alle sue quotidiane lotte rituali. grazie a Dio mia figlia e le sue sorelle non ascoltano i tuoi richiami malgrado nessuno dia loro lavoro e piangano studi profumati messi a essiccare tra le pagine di quel libro che ancora sfogliano. *https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/28/la-sottosegretaria-alla-cultura-borgonzoni-lega-conquistiamo-la-regione-e-diamo-un-calcio-in-culo-ai-comunisti/4522937/?pl_id=1&pl_type=category *ladro del nostro pane
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Cose che si fanno nell’Equinozio d’Autunno
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