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Raccolta di poesie di Maria Musik
[ LaRecherche.it ]

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L’ova, la colómma e li cunijji »
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Er cappotto bono »
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Mimo #controviolenzadonne

Liberamente ispirato al suicidio di Daniela Carrasco, artista di strada nota come Mimo.
Non si sa se si sia tolta la vita e il suo gesto sia stato strumentalizzato dalle organizzazioni che guidano la rivolta popolare cilena o sia stata vittima di tortura e stupro da parte dei militari e, poi, impiccata ed esposta  per scoraggiare chi manifesta contro le politiche presidenziali.
Però, resta il fatto che l'uso del corpo di questa donna, che proveniva da una famiglia poverissima e aveva partecipato alla manifestazione di ottobre, sia stato efferato e brutale qualunque versione si dimostrasse attendibile.
E resta il fatto che si stia usando violenza sessuale politica contro altre donne.

Mimo

 

volevate il terrore negli occhi.

volevate il terrore negli occhi.

volevate il terrore negli occhi

che avevano sfidato il manganello

sotto una pioggia di proiettili

e non bastava il fumo dei lacrimogeni

per spegnerne la sfida.

Mimo era il mio nome

il nome del corpo che avete sfondato

forse a colpi di slogan forse a colpi di reni.

la mia morte usata e profanata.

il terrore lo avete avuto

e anche il mio povero corpo vi siete presi.

ma non la mia voce.

la voce di un Mimo

vale più di mille parole.

anche se mi avete suicidata

spezzandomi il collo

ed esponendomi come fossi un maiale macellato

dalla tomba dei secoli si alza il mio canto

si uniscono i gesti silenti

alla ballata delle sorelle morte.

spunteranno fiori neri dalla terra

che mi ha accolta come una madre.

il giorno della liberazione

risplenderanno i loro colori

esploderanno in tutti i cieli

invasi dai palloncini di Mimo

che era solo una donna

ma che per la causa

è stata martoriata.

*

Povera Vesta (Povera Donna)

c’avete fatto caso che a ‘sto monno

si c’è ‘na guera sotto, sopra o ‘n tónno

la prima a pagà pegno è sempre ‘na vesta

che nun j’abbasta ammazzalla e je fanno la festa?

 

aéa, battezzata o musulmana

alla fine è solo ‘na puttana

der nemico, novo o antico, madre e fija

da giocasse a chi pe’ primo se la pija.

 

e doppo che ve la sete ripassata

ad uno ad uno tutta la brigata

dovete fanne scempio e martorialla

strappaje le sise da sotto la scialla.

 

e ancora nun v’abbasta e la spojate

prima de finilla prennennola a sassate.

nun ce posso penzà a quante so’ cascate

sotto alle mano de sangue zozzate.

 

si c’è un dio che ve stramaledica

che possiate soffrì l’inferno pe’ ogni fica

e si nun c’è, ve maledico io

dovete morì male e senza un fijo.

 

Avete fatto caso che in questo mondo/se scoppia una guerra a nord, a sud o in qualunque posto/la prima a pagarne il conto sarà sempre una donna/perché non basta ucciderla e prima si deve stuprarla?

Ebrea, cristiana o islamica/è sempre la puttana/madre e figlia del nuovo o vecchio nemico/il gioco è a chi la violenta prima.

Dopo che l’avete stuprata/tutti quanti siete in drappello/ne fate scempio e la torturate/le mutilate i seni coperti dal velo.

E non vi basta, la denudate/prima di lapidarla./Non riesco neanche a pensare a quante sono cadute/sotto alle vostre mani lorde di sangue.

Se esiste Dio che vi maledica nel modo più tremendo/vi destini un inferno per ogni violentata/e se non c’è, vi maledico io/possiate morire soffrendo e soli.

*

Amore sorride

toglievi gli occhiali

e Pesca Rosa diceva

che occhi grandi che hai!

sono una civetta. Rispondevi.

naso a naso

ruotavano le teste

una in senso orario

l’altra in antiorario

e il tuo minuscolo orologio da polso

scoccava risate argentine.

 

e venne il giorno buio.

la vista abbandonò, fedifraga

le tue perle nere.

Pesca Rosa pensava

come farai, Civetta

senza le tue amate righe misteriose?

non tolse i tomi di filosofia

dal comodino gravido di pensiero

ma li sposò a un registratore

che leggesse per te ad alta voce.

 

e venne il giorno vuoto.

Demenza, la ladra d’intelletto

cavò il terzo occhio alla Civetta

le perle nere persero la profondità

e si vide il buco lasciato dal suo dardo

al centro della fronte distesa.

Pesca Rosa cambiò nome

immergendosi nel fonte del Nulla

e scoprì che Amore sorride

sulle labbra secche degli stolti.

*

In un altro mondo

primo piano inferiore al quinto.

uno sotto

che non è quattro e non è cinque.

l’ascensore si ferma sempre

al mezzanino sbagliato.

salgo e scendo scale

con un Carvasin non mio

nel taschino cardiaco

di una giacca doppiopetto

sei bottoni, come i piani.

scendo e salgo, scendo.

porte.

a battente, a doppio battente

con scorrimento esterno, scorrevoli a scomparsa

basculante, a bilico verticale

battenti automatiche, bunker schermate da ospedale.

nessuna è la tua

né la mia

non di altri

ma di qualcuno

in un altro mondo.

*

Ninna Nanna

ILSOLE24ORE.COM

Medio Oriente e Africa

Il massacro dei 117 migranti: «Lasciati a 15 miglia dalla Libia solo con bussola e telefono»

di Ivan Cimmarusti
08 Febbraio 2019

"Il retroscena è negli atti dei pm di Roma, che hanno chiesto l’archiviazione non ritenendo responsabilità dell’Italia".
L'articolo in breve. Erano a 15 minuti dalla Libia. Alle 13 cominciarono ad affogare. In orario concomitante un elicottero italiano lanciò zattere ma troppo lontane, specie in quelle condizioni di mare. Dopo 39 minuti, 70 persone erano già affogate. Alle 18 e 30 (oltre 5 ore dopo), un elicottero partito dalla Duilio salvò i 2 sopravvissuti. I morti sono stati 117. Tra questi, un neonato e un bimbo di un anno. Per loro canto la Ninna Nanna.

 

Ninna nanna, ninna oh

‘sta creatura a chi la do?

La darò a chi ‘n c’ha fame

Che se magna tutto er pane.

La darò all’Omo Nero

Che nun sta mai ar Ministero.

La darò ar Maggistrato

Che l’infamia ha cancellato.

La darò ar bon Prefetto

Che la caccia puro dar ghetto.

La darò ar Mediterraneo

Che je faccia da sudario.

Ninna nanna, ninna oh

‘sta creatura a chi la do?

 

La darò alla sua mamma

E per sempre sarà nanna!

*

Non merito #GiornoMemoria

Josefa

 

lo vedo quello sguardo violato

si fa più vicino e chiede:

"sorella, dove sei? Non lasciarmi nell'oblio!”

tendo le braccia sino allo spasimo

ma non ti raggiungo.

non riesco a prenderti, Abbandonata,

a trarti in salvo

ad afferrare - almeno

il figlio che -  disperata

lanci tra le mie braccia.

i tuoi occhi terrorizzati:

solo quelli ho catturato.

mi perseguitano

ora che siamo così indifese

lasciate scoperte e divise - persino

da quella Memoria che doveva aprirsi

come un ombrello impermeabile al male.

non merito -  alla fine

neanche di chiederti perdono.

*

Tre Rose

Quanta pena stasera..
c'é sur fiume che fiotta così
disgraziato chi sogna e chi spera
tutti ar monno dovemo soffri'
Si' c'é n'anima che cerca la pace
puo' trovalla sortanto che qui.

(dalla canzone romana “Barcarolo romano”)

 

Ninetta s’è de novo ‘nnammorata

Der barcarolo ha sentito la cantata

Ha pensazo che ‘sto Caronte bono

Le poteva traghettà nell’abbandono.

In ogni braccio stretta ‘na creatura

È sartata dar ponte pure si era dura.

Ma mai quanto a fà finta d’esse forte

Mentre nelle recchie ‘na voce urla:”Morte!”.

Dicheno “cori, ‘na donna s’è ammazzata”

Ma è morta de parto doppo ‘na mesata.

Sfornamo fiji da che er monno è tonno

Rimanemo senza latte e senza sonno

E comincia a sortì la strana idea

Che nun sei de fero, che nun sei ‘na ddea

Che manco sei capace a fà la mamma

E a capì come sortì fora da ‘sto dramma.

T’avrebbe dovuto ‘mparà Madre Natura

E ‘nceve t’aritrovi senza cura.

Sì, ce lo so che è stata ‘na cazzata

Penzà ch’era mejo annà a morì ammazzata

Ma lo è pure crede che sia ‘na passeggiata

Esse forte senza ‘na risata

Esse fero quando sei de cera

E la fiamma te consuma ‘nsino a sera.

Mò vado ar Tevere e c’è butto tre rose

Che er Cristo ve s’abbracci come spose.

 

Traduzione libera: Ninetta si è di nuovo innamorata/quando ha sentito del barcaiolo il canto/pensando che fosse un Caronte buono/che le poteva traghettare nell’abbandono./Con le figlie strette fra le braccia/è saltata dal ponte malgrado fosse duro/ma non tanto quanto far finta di essere forte/quando nella testa risuona la parola “Morte!”/Dicono: ”Correte una donna si è suicidata”/in realtà è morta di parto dopo una mesata./Partoriamo figli dall’inizio del mondo/perdiamo il latte e il sonno/e comincia la depressione/pensavamo di essere forti e capaci di tutto /e ci ritroviamo incapaci di fare le madri/senza via di uscita./Avremmo dovuto imparare dalla Natura/e non riusciamo, invece, a trovare qualcosa che ci curi./Lo so che è stato un errore fatale/credere fosse meglio suicidarsi/ma lo è pure essere convinti che una donna sia forte anche quando ha smesso d’essere felice/che sia resistente mentre, al contrario, il dolore la consuma./Ora andrò al Tevere a gettare tre rose/perché il Cristo le accolga come spose.

*

9 dicembre 2017

ci sono Epifanie

attese per decenni.

anche per la Stella Binaria

bisogna trattenersi,

perché sia manifesta,

che le sia dato un nome

e abbia un giorno suo

nel calendario d’altri.

quella che ho visto io

è la più bella!

genererà comete

o forse è proprio lei

che ha procreato Oumuamua1

così veloce e libero

da non gravitare

intorno al sole.

la sua eccentricità iperbolica

si chiama Amore.

 

1 Termine hawaiano per “esploratore”. Asteroide interstellare generato da un Sistema Binario

   https://www.youtube.com/watch?v=3kh8uHP6xTc

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Comunista!

Ma ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Guardare certi morti è umiliante (…) Ogni guerra è una guerra civile; ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione. (Cesare Pavese, La casa in collina)

 

e tu mi chiami COMUNISTA!*

feccia da prendere a calci in culo

da cacciare come un cane rognoso.

eppure, se oggi parli da un palco

capelli sciolti e vestita da signora,

se siedi su uno scranno del senato

e governi la cultura

con una laurea altisonante

e insulti che sgorgano dall’Interior Design,

lo devi a questi piedi stanchi che marciarono

a queste mani da intellettuale

callose e senza smalto

che da quarant’anni lavorano

per poter continuare a scrivere la parola Libertà.

pensavo sarei stata orgogliosa, come lo fu mio padre

delle affusolate gambe nude e giovani

che mi avrebbero superata in corsa

calzate le scarpe dell’apprendimento

il capo coperto dal libero pensiero.

invece, donna, ti ritrovo ad arringare folle

contro lo straniero fur panem nostri*

a reggere il pizzo del mantello

dell’Italico Maschio Alpha

seguendolo nella caccia e nella riproduzione

plaudendo alle sue quotidiane lotte rituali.

grazie a Dio mia figlia e le sue sorelle

non ascoltano i tuoi richiami

malgrado nessuno dia loro lavoro

e piangano studi profumati

messi a essiccare tra le pagine di quel libro

che ancora sfogliano.

 

 

 

 

*https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/28/la-sottosegretaria-alla-cultura-borgonzoni-lega-conquistiamo-la-regione-e-diamo-un-calcio-in-culo-ai-comunisti/4522937/?pl_id=1&pl_type=category

*ladro del nostro pane

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Cose che si fanno nell’Equinozio d’Autunno