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Raccolta di poesie di L’Arbaléte
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Reliquiario - reloaded

 

RELIQUIARIO

 

 

GENESI PATAFISICA DELLA POESIA NATURALE

 

Non c’era niente di niente qui in principio, era tutto coperto dalla Gana, perché tale fame è la vita della morte, e così si creò un mentale (pensando fosse per me questo mentire) e si adorò per quello e mentre adorava fu prodotta l’Acqua, finché pensò ch’era una fiamma che scaturiva nell’adorazione e come la sua gioia pervadesse infallibilmente chi sapesse come la fiamma sappia acquistare in un tempo liquido il nome di Fiamma.

 

L’Acqua fu dunque la prima Fiamma e la sua schiuma solidificata Terra e, fatto questo, forse era un po’ stanca, ma il suo nitore d’essenza venne ancora fuori e fu così il Fuoco, che desiderò per sé come forma seconda, un corpo generato dai coiti del darsi falsi nomi mentali e, di menzogna in malessere un breve passo, diede alla luce e al buio l'Aria, in cui mise a sospirare le sue notti, l’albe e i mezzodì e i meriggi interminabili crepuscolari e le sere di funebri fedeli pensieri.

 

Le creature, i Viventi, si sa, sgorgarono già compiuti, di gioia bella e fatta a parte, altra fonte naturale impensabile, e furono subito invitati al banchetto inaugurale dell’Ospite, un buffet: in verità si mangiò male per sempre, della roba in mistica d’abbraccio vegetale bruciacchiata e crudità animali in salsa insuperabile piccante a torroncino, cose da cannibali, del tipo quattrosaltinpadella o miobabbinocaro se non fosse che il babbo restò per sempre incerto…

 

 

Partenza

 

Infine il giorno, un giorno senza sole, che si ritira lento dalla notte… Ultimi preparativi. Già puzza il cibo nel sacco di tela grossa. Io stesso brunito al permanganato. Tutto in blu. Prendi le tue medicine, bende, iodio, bisturi – si passa da tutte le parti con certe cose. Devo dirlo, non ho troppo sofferto. Ognuno col suo pacchetto. Nel mio, cenere e non pesa per questo meno. Disteso solo, faccia al cielo, mosche! Mi dispongo al sonno. Mi tocca, mostra la direzione da dove proviene rumore di festa. Non voglio andare.

 

 

In viaggio

 

M’accorgo che ho sete, che non s’è spenta. Quell’acqua, come l’attendo quell’acqua… Con che attenzione spio ogni rumore… Che sia quell’acqua? No, di nuovo sete! – Ça va? – Merci, ça va. – Alors ça va? Infine abbaiano dei cani, è giorno. Mi viene da pisciare, ma lo stesso non ho forza d’alzarmi. Rinuncio. Non so qual santo invocare. Che fare per avanzare ancora? Più profonda la tenebra e sembra, se mi sollevo, ancora più alto il bordo d’abisso. Poi mi portano una mezza teiera… Vuotata in tre sorsi… Del cioccolato… Alla fine m’alzo e vado a pisciare.

 

 

Una visita agli scavi

 

Ho ricopiato il mio itinerario, rettificando certi punti. Temo nuove difficoltà. Qui è endemica la scaramuccia e ad allontanarsi troppo dall’accampamento si rischia. Oggi mi sono spinto alle rovine. Mosche a migliaia, anche se le piaghe sembrano migliorare. Non è vasto l’orizzonte che ho sotto gli occhi, chiuso in un feritoia strettissima. Una cosa m’ha aiutato a tornare, l’idea che avrei avuto tue notizie. Ma invece solo corpi in sudore, tutto si volatilizza dai tappi di sughero l’alcool del sognare.

 

 

Scalata

 

Vacillo un poco per spogliarmi: sole, il sole s’è levato sul versante del nuovo tentativo. Nella stessa ciotola bevo coi cammelli – labbra mie – loro labbra. A quello accosciato una puntura d’olio canforato. Bisognerà lasciarlo. Dolcemente riparte in direzione dell’anfratto giusto. Da qui riprende l’ascensione: non è che una catena ma massiccia, i monti ben piazzati in tutti i sensi. Mi spiego la fatica spaventosa. Al crepuscolo qualcuno mi prende sottobraccio per continuare a piedi. Morto, il mehari. Io quasi lo stesso.

 

 

Sosta ai “Cammini d’Amore”

 

Piove e venta ed è pioggia tanto fitta; la luna dietro le nubi nascosta, alla cieca – spaventoso – avanziamo. Sono appena coperto dai miei stracci, il vento entra come vuole. Sera abominevole: febbre e dolore da vomitare, freddo. Meraviglia! Furono volteggiamenti? Sfiorare misteriosi al di sopra e tutt’intorno alle nostre teste? E cosa più strana per me fu ch’esplosero in quel momento le parole più oscure e le capivo? Tutta l’aria come mossa e riempita di questa vita bizzarra, non vedi che come sei. Poi tutt’affatto notte.

 

 

Ultimo deserto

 

Tu rapiscimi sulle ali possenti. Forte per due. Paura e angoscia per te s’allontanano in giovinezza che si crea e se guardo alla mia destra – a manca, le rassomiglio sedute a parlarti come me e risento stretti i morsetti dell’intelligenza. Benché caritatevoli le prime prove erano incomplete. Ma finisci di trasportarmi fuori dalla bruma, lontano da chi son io, dai tormenti. Tanto batte una volta che non vedo, o il mio cerchio minuscolo talaltra e non ti chiedo più che cosa fare. Sempre nessuno il tepore adorato.

 

 

Mittente

 

«Caro amico, sono ancora depresso – intendi incapace d’essere fiamma, se vuoi. Resuscita ciclicamente questa terra di donne dalla secca sua volontà nata in pieno deserto. L’ho vista morta mentre risorgeva, un flusso di sangue alle guance, al petto calore, ogni ora, ogni minuto contro la mia fatica…» E la lettera termina: «… non mi sono ucciso, spiove, altrove quello che mi permetterà il passaggio.» Chi me l’ha portata aspetta che scriva la risposta. Imberbe, giovane, magro, simpatico. Ci stringiamo la mano. Poi lo rimando con la busta vuota.

 

 

Quaderno - 31 marzo 1912

 

Abbiamo ripreso la marcia, l’alba ne sarà purificata. Diventa facile, intelligibile in cammino. Dimentico tutto. Nulla mi manca: solo una cosa mi prende, m’impegna: quest’avventura. Ci sono già dentro. Bene sapermi capace di calma in una brezza addensata di pollini. Ieri una pecora ha fatto un agnello, espulso con una voce di sangue. Nell’aria si sentiva l’inquietudine – si sono allontanati anche i cani. Siamo rimasti come una condensa di molecole d’oro sulla terra calcinata. Non rosicherà ossa.

 

 

Primo soggiorno nell’oasi

 

M’ha colpito in pieno nell’elemento, là hanno sede le forze più oscure, sento un tempo affettuoso quasi triste e gli odori, le reni, la saliva, viscere. Dopo un abbandono… – Se cantasse una femmina le mani a creare s’alzano un disegno di volontà, ora non c’è ombra attorno al mio corpo. Cinque, sei, sette giorni. Mi mette il sole nel cuore. Far riposare le bestie. Lavarsi con l’acqua fresca d’una voce di donna e dall’orecchio al cuore la voce s’è persa, semplice il gusto e nel sonno le ritrovate sorgenti carnali – … ci s’abbandona.

 

 

In prima luce

 

Prima luce a est. La marea veloce in un glissando porta immense ombre. Davanti a me stagnano pezzi d’acqua; poi come una nube vasta con isole di terreno disseccato – miraggio. Frasi mi tornano in mente e ne fremo: «Non desiderare con troppa forza, gli dei gelosi ti ostacoleranno.» E come la desidero! Malgrado gli dei… è questa la sola risposta. Talvolta dei veri accessi di rabbia. Somma dei giorni in orrenda topaia, le pulci, la spossatezza, le piaghe; e se i cammelli fossero rubati? Ma questa frase oso appena scriverla.

 

 

Fiori d’henné

 

Ormai siamo separati, ciascuno è entrato in se stesso e medita dentro. Nella piana. Cespi spinosi come bruciati dal fuoco. Poco ci manca che il gran vento mi disarcioni. Sera. Sul punto di svenire. Ero, ero… Lo sento, le nostre età che compiute saranno, dopo entreremo in un'altra. – Accetti di viaggiare dentro un sacco? – Che ci dai per andare più lontano? Sembra d’avere gli occhi volti al cielo, un essere che cammina all’indietro. Oggi le Palme. Ma quelle sere in cui i fuochi rischiarano muraglie, città del deserto… – Sì, per poco.

 

 

La voce

 

– La tua voce mi spaventa e insieme rapisce il mio desiderio… Ostaggio d’amore segreto, in cui mi trasmuto quando tu sei con me… Non è più giorno d’offerta, leghi rose sul rosaio, innaffi di vino la vigna, il latte lo si dia agli armenti, si faccia luce al sole, l’olio alle piante, stupisca nessuna meraviglia, dai grigiori ordinari… Ma che ci faccio qui? Con cosa pagherò le guide? Storie… Chiedono storie e non ho più da darne. Il suo riso era un cristallo in frantumi. Guarisci nel ronzio di primavera, io feci voto di arrivare al nulla.

 

 

Mektoub

 

Il vuoto tra che sarà ed è stato. Il comfort è alle 6 del mattino quando mi trovano. – No, via! Tenete le donne lontane… Ar-Rahîm… – Zitto! Non siamo noi a guidare chi amiamo. – Gran lavoro di coltello… Con gusto… Devono proprio averci messo un sacco di tempo… È tutto dissanguato, il sole farà il resto. – Fruga nelle tasche! Dà qua! Cos’è, una carta? Un mistero? Oro? – L’infedele ha scritto che è stata una donna a condannarlo al deserto… Uomo sciocco! – Chi era, un disertore innamorato? – Quell’agnello è mio! – Non lasciamolo così, seppelliamolo.

 

 

 

 

 


Id: 72171 Data: 09/12/2024 13:40:52

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La pantera nera - da John Hall Wheelock

 

LA PANTERA NERA

 

 

In gabbia, una pantera nel petto;

Adespoto genietto che se porta

Il mio nome è per far nell'aorta

Una spola insonne senza biglietto

Sta con silente rabbia all'aspetto,

Sui morbidi gommini, gattamorta,

Avanti e indietro sempre si riporta,

A tentare le mura del mio ghetto.

 

Coi battiti la nutro tutto il giorno;

Ma quando a notte accende sogno e stella

La ferrea Frenesia mi veglia:

L'ira scuote le sbarre della cella,

Dell'eterna passione provo scorno,

Mentre il mio corpo muto la sorveglia.

 


THE BLACK PANTHER 

 

THERE is a panther caged within my breast; 

But what his name, there is no breast shall know

Save mine, nor what it is that drives him so,

Backward and forward, in relentless quest—

That silent rage, baffled but unsuppressed,

The soft pad of those stealthy feet that go

Over my body’s prison to and fro,

Trying the walls forever without rest.

  

All day I feed him with my living heart;

But when the night puts forth her dreams and stars,

The inexorable Frenzy reawakes:

His wrath is hurled upon the trembling bars,

The eternal passion stretches me apart,

And I lie silent—but my body shakes.

 

John Hall Wheelock

The black panther - a book of poems - 1922

 

 

 

 


Id: 72159 Data: 05/12/2024 19:01:47

*

Pomario beat 4 - William Burroughs

 

Costellami gattina

 

Si fanno chiavi, tre al prezzo di una

Niente è gratuito ma garantito a vita

Ho cambiato le serrature

E non puoi averne una

Tu, tu conosci le altre due

 

I freni si sono consumati così tanto che li sentivo

Li sento stridere attraverso la porta dal nostro vialetto

Ehi, amore, guarda nel tuo cuore portaoggetti

Per me dentro che c'è? Questo amore è stanco

Ho cambiato le serrature

Ti ho smarrito?

Abbiamo perso la testa?

Non finirà mai?

Potrebbe dipendere da come la prendi

 

Tu, io, come in fiamme

Se le chiavi sono tutto quel che si frappone

Posso lanciarle sul quadrato?

Niente benzina

A me gattina

Tu selvaggia e io in tua signoria

Niente è gratis quindi, fottimi micetta

 

Sono in tuo possesso

Allora, scopami, micetta

 


 

Star me kitten

 

 

Keys cut, three for the price of one

Nothing's free but guaranteed for a lifetime's use

I've changed the locks

And you can't have one

You, you know the other two

 

The brakes have worn so thin that you could hear

I hear them screeching through the door from our driveway

Hey, love, look into your glove box heart

What is there for me inside? This love is tired

I've changed the locks

Have I misplaced you?

Have we lost our minds?

Will this never end?

It could depend on your take

 

You, me, we used to be on fire

If keys are all that stand between

Can I throw in the ring?

No gasoline

Just f*ck me kitten

You are wild and I'm in your possession

Nothing's free so, f*ck me, kitten

 

I'm in your possession

So, f*ck me, kitten

 

 

https://youtu.be/O6fSzX5aS5I?si=3csPNWgfF7FJsN9M

 

https://youtu.be/3br0tDqW3r8?si=0UXs_T_CgbtEXz8C

 

 

 

 


Id: 72149 Data: 03/12/2024 12:54:59

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Pomario beat 3 - Gary Snyder

 

NONNA NATURA

 

Nonna Natura

naturalmente ha un sacco d'ossa

nascosto da qualche parte.

una stanza intera piena d'ossa!

 

Una semina di ciuffi e cartilagini

sbriciolati nel bosco.

 

Una fatta di volpe con peli e dentro una zanna

un mucchio di conchiglie

una sfarziglia d'osso spiaggiata

 

Un gatto che ronfa, mentre scrocchia

la testa del sorcio

per papparselo fino alla coda--

 

La dolciarda

affastellando placida legna da ardere nella

luna...

 

Non ti sconvolgere,

Ti sta scaldando della zuppa.

 

VII, '81, vedendo Ichikawa Ennosuke in

"Kurozuka" – "Dimonia”" – al Kabuki-za

a Tokyo

 

 


 

 

Old Woman Nature

 

Old Woman Nature

naturally has a bag of bones

tucked away somewhere.

a whole room full of bones!

 

A scattering of hair and cartilage

bits in the woods.

  

A fox scat with hair and a tooth in it.

a shellmound

a bone flake in a streambank.

 

A purring cat, crunching

the mouse head first,

eating on down toward the tail--

 

The sweet old woman

calmly gathering firewood in the

moon . . .

 

Don't be shocked,

She's heating you some soup.

 

VII, '81, Seeing Ichikawa Ennosuke in 

"Kurozuka"—"Demoness"— at the Kabuki-za 

in Tokyo

 

 

 


Id: 72140 Data: 01/12/2024 12:07:42

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Pomario beat 2 - Alden Van Buskirk

 

Ultime volontà e

 

Se morirò nel sonno sarà in una convulsione il cui “terrore”

e “bellezza” diano prova d'essere finalmente irresistibili. Mi levo, il

bottone tremante pauroso di sbocciare.

Vien fuori dai sogni dove musica,

colore e oggetti in un avvicendarsi

ma di lor fiamma perenne. È dentro questa fiori

fiamma che sono steso, mezzo sveglio e

orizzontale. Archi vertebrali in brevi

spasmi. Sopra non vedo nulla.

Buio ovunque o i miei occhi sono spenti.

Prima d'ora: mi sono arreso alla vita e svegliato

tremante – un codardo.

Ma ogni volta più rigido,

ogni volta più tirato, io

cozzo col desiderio

d'esplodere e giuro di non tirarmi più indietro.

Anche Dio vuole scoparmi,

e la morte sarà la mia ultima amante.

Le do tutto.

 

9/7/61

D. è tutto vero

Ricorda N.Y.C. lo scorso Natale, una notte da solo


 

Last will and

(Lami)

 

If I die it will be in a convulsion whose “terror”

and “beauty” proved irresistible at last. I rise, the

quivering bud afraid to blossom.

It comes out of dreams where music,

color and objects interchange

but for their continual flame. It is within this flame

flower I am drawn up sweating half awake and

horizontal. Spine arches in short

spasms. I see nothing above.

Darkness everywhere or are my eyes gone out.

Before now: I gave in to life and awoke

trembling – a coward.

But every time more rigid,

every time more pull, I

hurt with desire to

explode and vow no more retreats.

God wants to fuck me too,

and death will be my final lover.

I give her all.

 

9/7/61

Dave this is all true 

Recall N.Y-C. Xmas last, one night alone

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 72125 Data: 30/11/2024 12:20:12

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Pomario beat - Jack Kerouac

 

CHORUS 111

 

Niente ho ottenuto

Quando ho raggiunto la SUprema

Unita

     CAnoscenza

Come in Sanscrito suona

Anuttara Samyak Sambodhi

 

Assolutamente niente,

Niente me ne venne,

niente era fattibile –

 

Sgocciolando tutti i falsi concetti

di qualsicosa

Ho scolato pure il mio concepire

la più alta vecchia gnosi

E alla mondanità mi volsi,

un Budda dentro,

E tacqui.

 

A chi mi chiedeva

perché i pomodori infestassero la vigna

fino a marcire sui tralci

io sapevo a stento

che mi frullasse per la testa

 

a dimora

in estasi vacante

 

 

ANGELO MIO

 

Angiol hIhhO come stai

Angelo d'aldimai

 

Lattangelo sei naso o occhio

Angelo pinocchio

 

Angelo in contanti     Colpangelo

Fumangelo

 

 

POMO BIANCO

 

Un bianco poemio, un puro bianco

immacolato pomello

Un radioso poemello

Un pomonullo

Un poe-no non poesia

pulito nonsogno

chiaro d'albargenteo

silenzio d'ali

idroscortecciamento

   sereno

   gli alberi lodolanti

   gli aghi di pino

la roccia la vasca

   la litoranea sabbiosa

il candore canino

le

     rane

il

      puro bianco

      immacolato

  Gioiosa

   Terra di Miele

         Blusia

 

 

UN HAIKU

  

Un vermicciolo

con un filo di merda

cala dal tetto

 


 

 

111th Chorus

(Mexico City Blues)

  

I didnt attain nothin

When I attained Highest

    Perfect

    Wisdom

Known in Sanskrit as

Anuttara Samyak Sambodhi

 

I attained absolutely nothing,

Nothing came over me,

nothing was realizable 

 

 

In dropping all false conceptions

of anything at all

I even dropped my conception

of highest old wisdom

And turned to the world,

a Buddha inside,

And said nothing.

 

People asked me questions

about tomatos robbing the vine

and rotting on the vine

and I had no idea

what I was thinking about

 

and abided

    in blank ecstasy

 

 

ANGEL MINE

(Pomes all sizes)

 

Angel mine be you fine

Angel divine

 

Angel milkwhat's your ilk

Angel bilk

 

Angel cash    Angel Smash

Angel hash

 

 

WHITE POME

(Heaven)

  

A white poem, a white pure

spotless poem

A bright poem

A nothing poem

A no-poem non poem

nondream clean

silverdawn clear

silent of birds

pool-burble-bark

  clear

   the lark of trees

   the needle pines

the rock the pool

the sandy shore

the cleanness of dogs

the

      frogs

the

 pure white

    spotless

     Honen

Honey Land

      Blues

 

 

A HAIKU

(Heaven)

  

The little worm

    lowers itself from the roof

By a self shat thread

 

 

 


Id: 72121 Data: 29/11/2024 20:18:29

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Son piů umane le sere - Olivier Larronde

 

Les soirs sont plus humaines au foyer de mémoire

Où le vieux crépuscule est une lente histoire

Que la nuit de ce soir écoute à la fenêtre

Attentive d'entrer, sans palir puis renaître,

        Dans le tiédeur ardente du passè.

 

Olivier Larronde – Rien voila l'ordre – 1959

 

 

 

Son più umane le sere al fuoco di memoria

Quando il vecchio crepuscolo crea una storia

Che la notte di stasera ascolta alla finestra

Attenta a entrare, pallida no poi albastra

        Nella tiepida arsura del passato.

 

 

 


Id: 72111 Data: 26/11/2024 21:11:27

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