I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Certe volte muoio
Certe volte muoio, mentre la strada scorre, sul ponte, sotto la luna blu elettrico. Ho confuso yin e yang,
diluito la parola in un bicchiere d'acqua demineralizzata. La notte mi trapassa come una conchiglia vuota. Come quando tu c'eri.
Come quando io esistevo.
Id: 71694 Data: 08/09/2024 12:43:11
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Metamorfosi
Devo ricominciare, pezzo per pezzo, osso per osso, a reincollarmi soprattutto devo ritrovare la testa, il cuore spappolato tra le macerie. Mi hanno fatto esplodere come una bomba, mentre cervavano di imbrigliare i miei uragani in una rete di menzogne. "E' bello il tuo corpicino, mettiamogli le trinette, per estrarne il miele del piacere... Perchè avvoltolarci nei nostri porcili deserti consuma la vita e noi ti mungiamo come la nostra vacca tristezza, da veri uomini, senza rimpianti. "Oh, tu sei uno scandalo" dice l'intellettuale eretto col suo uccello tatuato di idee dai tempi delle botte, inossidabili come l'acciaio dei tubi di scarico della sua cella. "Il mio cazzo è una baionetta, lo lucido ogni volta, prima di uscire, prima di dipingermi la faccia come un pagliaccio. Ma tu, usa parola gentili, da vera donna! Danza, decapitata, nelle tue trinette, sotto la cenere dei miei pantaloni!!"" " E ingioia il veleno senza fiatare, come faccio io, che mi ubriaco di fiche senza un perchè, forse solo per tenere lucido il mio uccello da voliera, imbastardito dalla cattività!". Ma quello non sapeva, -nessuno tra loro sapeva- che le facevano un piacere... Lei sarebbe esplosa, ma non per effetto della loro baionetta (scarica e pronta al macero) ma sotto i colpi del suo stesso amore, liberando farfalle per acri e acri d'oro.
Id: 71683 Data: 06/09/2024 11:04:59
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Quando sono tornata a casa
Quando sono tornata c'eri tu con la tua giacca grigia, mite come un cipresso, sobrio come un castello. Artemide non più infuriata
per la sua cerva sanguinante. Quando sono tornata
non c'erano più cartacce della mia vecchia scuola né pavimenti di sasso,
né banchi di sabbia ad asciugar lacrime inerti. C'erano solo le tue mani,
quando sono tornata.
Id: 71605 Data: 12/08/2024 17:51:26
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Non sono la Bella Addormentata
E tu chi vieni a svegliare? Sono figlia dei sonni immortali, delle pietre in fregola dei bivacchi che alzano fiamme dalla terra. Vuoi riempirmi di baci, dici? Annusarmi come un fiore? Mangiarmi come una pesca nettarina? Io sono la tempesta che esce, brontolando, da un antro di neve. E' un inganno, il castello, come i servi, i rasi, le tavole imbandite. Ed io non sono la bella addormentata, ma forse solo la sua replica insulsa, vagante tra le ombre.
Id: 71598 Data: 09/08/2024 18:50:41
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Non mi do tregua
Ho schegge, sul cuore e sincopati silenzi che tagliano le vene alla vita. Rotolando su canestri di bugie, sul dorso obliquo della luce ho trascinato i miei delta dolorosi sulle mie spiagge improvvise. Ora appendo lacrime ad asciugare su stampelle di sorrisi e non mi do tregua del mare che continua a scalpitare su questo fiore che non vuole morire.
Id: 71561 Data: 30/07/2024 17:12:20
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La casa sul fiume
Camminavo accanto a una casa sul fiume; nella penombra le luci gialle sapevano d'approdo come quando, scartata la mela di tutto il male che avvelena, affondi nella sua polpa dolce... …Così, avanzando nella sera falena, succube di un sogno antico d'immutata verginità.
Id: 71544 Data: 17/07/2024 18:29:51
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Cemento
Vaste zone di cemento asfaltano questo cuore laico. Qui uccisero le zagare e i vagiti dell'innocenza rubata ululano nelle notti senza luna. Mi presero anche le rose. Le fate esiliate anzitempo su una palude di afoni inferni. Solo il grillo restò a cantare; non era la mia coscienza morale, ma il desiderio di non morire.
Id: 71529 Data: 15/07/2024 13:46:44
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Mnemosine
Io non so la fatica del mare, la piaga degli inverni sul tumulto del suo crine. O la rosa delle stagioni già sferzata dal gelo. Mi permea la memoria di infiniti affondi in paradisi indenni di perchè.
Id: 71487 Data: 09/07/2024 09:53:51
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Al caffè
A primavera, nella Madrid di locali gremiti, in procinto di accogliere la scintillante e nostalgica movida serale, passeggiando lungo il Paseo del Prado, sono entrata museo Thyssen Bornemisza, salutata da colossali vasi di camelie bianche, rosa, screziate. Qui, alla fine del mio tour, ho 'incontrato' uno dei quadri del mio pittore preferito: il quasi ingegnere navale e artista Edward Hopper. Il quadro ritraeva una giovane donna adagiata su un letto d'hotel in una dimensione surreale e straniante di abbandono. Ho continuato a pensare a Hopper per tutto il tempo, tra le file dei turisti fermi al semaforo, sicuramente destinate al più famoso Museo del Prado. Ogni dipinto è, in realtà, uno spirito. Ed io, nella solitudine metropolitana del viaggiatore, continuavo a dialogare con quella figura di donna, leggendo altre sfumature oltre al significato convenzionale, cioè da critica artistica. Quanti colori può avere la solitudine? E soprattutto, qual è il mistero che tanto mi affascina nei tristi palcoscenici delle figure solitarie di Hopper? Ho portato in un bar, tra murales che raffiguravano un'aria di 'fiesta' quelle domande. e sono apparsi ricordi di me, uniti all'abitudine di fissare le luci nelle case, di notte, soprattutto nelle città, nei palazzi a picco sulla notte avvolgente e implacabile. A differenza di Hopper, però, come una specie di falena inquieta, mi sono vista nell'attitudine di una toccata e fuga, che non cerca di circoscrivere e descrivere niente niente, oltre il sentore di 'quello che potrebbe essere in una di quelle finestre'. Questa mia poesia è ispirata al dipinto di Hopper "Donna al tavolo del caffè". che mi custodisce come un utero; per attrarre briciole di dimenticanza sul tavolo azzurro, come il mare tra gli alberi neri della mente abitati da presenze distratte che mi resta alle spalle, mentre affondo in un caffè Annalisa Scialpi (dipinto di Hopper, dal web)
Id: 71428 Data: 02/07/2024 19:13:12
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Grazie, maman!
Un cappello di carta su tutto il rumore che veniva da dentro. Grazie maman! Grazie maman! Avevo un solo naso per non fiutare l'odore del sangue dalla carne uccisa. Da un balcone, vedevo le mie gambe per strada o era la mia bambola nuda. Grazie, maman! Grazie maman! Il ferro a maglia sfalsato, mi fece una maglia di spigoli, mentre Crono mi vomitò dai suoi genitali. Come un motore all'affondo o una falena in un bicchiere annaspai sull'anemia dei giorni, fragile come il fumo delle idee. Grazie maman, grazie maman! Donna o congegno, fu comunque altro il giardiniere a render ubriaca e folle la mia rosa.
Id: 71427 Data: 02/07/2024 14:54:32
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Fragilità
Non ho mai saputo dell'intrinseca fragilità delle farfalle, gracile corredo d'immortalità era nella forza di quella fragilità, capace di rovesciare infiniti.
Id: 71417 Data: 01/07/2024 13:53:28
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In una tazza di vento e caffè
Ti ricordi? Eravamo là, quel pomeriggio, sotto un balcone ricco di fiori, tra dita gentili di un menù da caffè. Ricordi? L'acchiappasogni del vento ci consegnava polvere di gioventù e il tuo sorriso un po' rococò mi restava nelle pieghe di incantati silenzi. Quel giorno -era sabato mattina- non avevamo nulla da fare, nessun perchè da scorticare e i tumuli sul cuore, i baratri devastanti, se ne stavano lì, sconfitti, in una tazza di vento e caffè.
Id: 71390 Data: 28/06/2024 18:10:53
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La caduta
Come un uccello rotto caddi dal nido implume. Mi stancarono assai presto i vagoni di latte in cartone. I raggi rotti della bicicletta a calpestare il trito e ritrito; sorrisi di metallo case di metallo in cappotti termici di solitudini umidificanti per esistenze sotto vuoto. Adamo ed Eva rotti per sempre -sul più bello - per uno stupido serpente a congegno d'orologeria.
Id: 71389 Data: 28/06/2024 17:37:31
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Tramonto
Ho sentito il dolore nello stridio d'un gabbiano affacciato alle reti rosse. L'albume del cielo sussurrava sinistri pensieri alla sabbia complice della fatica del restare mentre, al molo, giovani svendevano allegria tra bottiglie d'oblii da cui bere passaggi. Solo il tramonto se ne stava cheto a strappare a morsi d'indaco e viola una crostacea fiaba d'immortalità.
Id: 71372 Data: 27/06/2024 12:59:04
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Fuoco
Ti ho cercato, dio solo sa quanto! Oltre la zolla che spaccava il passo ai piedi deserti. Ogni intonazione un lamento, che saliva fino alle viscere delle colline. Ed ora, eccoti! Nè uomo né dio né dio né uomo uomo e dio cavato dal ventre di Pandora e tuttavia già fuoco che dalle vene gronda questa morte immortale sulla tua fredda lama, satura di baci.
Id: 71370 Data: 27/06/2024 12:38:28
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Immortalità
Un tempo fui bella e il sole danzava sulla mia carne di bronzo limata d'acqua chiara, un tempo, quando lontana era la mattanza... Ora mi trascino in ciabatte tra i mozziconi della vita, sciolto il bronzo nell'acqua chiara resta l'impietoso ruggire dei fondali che qualcuno chiama il volto osceno dell'immortalità.
Id: 71340 Data: 25/06/2024 12:36:37
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Oggi
Oggi, non voglio il silenzio, sia pure il fluire vegetale al centro delle cose Oggi voglio svernarmi tra le tombe delle marcite estati, vestirmi di luce nuova. Ritrovare sandali e chianche ai bordi di una ingenuità nuova come quando mi credevi. Come quando tu, ancora, mi vedevi.
Id: 71339 Data: 25/06/2024 12:27:41
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Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, di Annalisa Scialpi
Ragazzi di vita è un romanzo di una sconcertante attualità. Giunto a Roma nel 1950, Pasolini studierà per cinque anni le abitudini dei ragazzi di vita. Ed eccola lì la Roma invisibile. La Roma delle borgate, delle casupole degli sfrattati, dei cafoni pugliesi e sardagnoli, dei tanti che Roma vomita, ma pure accoglie. Tanti come i 'ragazzi di vita' di Pasolini. E non si tratta solo di un romanzo antiborghese. Si tratta di un'opera, infatti, in cui spira un vento diverso. Quel vento che si esprime nel linguaggio crudo, neorealista, di una prosa antiretorica in cui il dolore è quello che è: dolore. Dolore di una vita vissuta ai margini, eppure impetuosa, scalpitante, indomabile. Incorreggibile. E qui la passione si fa nervo della narrazione: inscindibile da Pasolini essa scava, denuda manierismi di un'epoca che ha prodotto solo devastazione. E che continuerà a generarla fino a quando l'ideologia capitalistica dominerà la scena. I ragazzi di vita oziano, rubano, si divertono, chiavano, talvolta muoiono, finiscono in carcere. Ma rimangono quasi emblemi di una bellezza che è resistenza, capacità di attraversare il nervo del vivere. In bilico. Sospesi su un mondo che li rigurgita è che, pure, vivono fino in fondo. Coi loro codici. Il loro veleno. E soprattutto la loro innocenza. Il ricorso al romanesco si fa vitale. Perchè è questo, anche, che la borghesia ha fatto, degradando il dialetto: annullare quel mondo, relegarlo per sempre in una zona dimenticatoio della coscienza, dalla quale però è impossibile fuggire. I ragazzi di vita si muovono furtivi nelle borgate, ma disturbano il sonno della Roma centro, che non riesce a contenerli. Che si trova, suo malgrado, come il suo fiume, a raccogliere quei microrganismi di vita infettante, di cui resta presa. Forse è per questo che Roma è il romanesco. Perchè Roma sono i racconti di chi l'ha fatta in sordina: cruda, sfacciata, violenta. Spregiudicata e libera. Viaggia, il lettore, coi ragazzi di vita, tuffandosi nel fiume olioso e schiumoso di sversamenti industriali, indugiando tra le baracche alla ricerca di un pezzo di formaggio da rubare, rubando in capannoni siderurgici, stringendo alleanze, muovendosi nei tram senza biglietto, affacciati a notti che sembrano scenari apocalittici, con la luna che se ne sta impalata su un cielo fiammeggiante o tra nuvoloni che sgranano, rivelando il niente, tra immondizia e caseggiati, rivolte familiari e improbabili incontri. Sembra mancare la trama, in questo romanzo, perchè così è il vivere a rompicollo su giorni senza domani: un'avventura senza trama, dove però rimane, nuda, la coscienza di esserci, con una domanda a fare da segnale unico: “Mo che famo?” Ci vuole tutta la passione del mondo per scrivere un romanzo così. Una passione che, a Pasolini, è costata tanto. Per non dire tutto. La passione dei solitari che sanno consegnare al mondo un barlume di bellezza, prima che affondi del tutto nelle maglie della grande macchina mutilante, chiamata civiltà.
Id: 71330 Data: 24/06/2024 18:01:20
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Il movente
Abbiamo qualcosa in comune io e te, amico assassino; tutti abbiamo ucciso qualcuno, ma è il movente la differenza tra noi. Uccidere per abitudine o farlo per destino sembra, a prima vista, solo una questione superficiale, un po' come gli accenti francesi ma questo solo per chi non sa che le ali di una farfalla sono in grado di generare universi.
Id: 71329 Data: 24/06/2024 17:49:50
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Dolore
Nel mio dolore c'è una capanna nel fango o una carogna con troppe mosche resilienti e ottuse. Non c'è mai stato un giardino lì, solo cardi e canne marcite su tombe; troppe ne vidi, umane. Nel mio dolore c'è una nebbia che gratta come un chiodo e un sole che sanguina come un osso di luce spenta. Nel mio dolore, in fondo, non so cosa c'è; è solo dolore.
Id: 71242 Data: 14/06/2024 20:42:09
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Vediamo, Roma
Vediamo, Roma, se ti si toglie di dosso la politica come un vecchio pastrano, 'sti bighelloni nei caffè che parlano come se si stessero a spartire il mondo! Vediamo, se ti si toglie di dosso la religione, magari nelle chiese tornano a fiorir roseti e gli antichi templi che ti fecero come un sogno. Vediamo, Roma, stai più leggera? E se ti togliamo di dosso un po' di fast food? Ah, vedi, già si respira! E i gabbianelli abbarbicati sugli embrici dei tuoi palazzi, stanno già per volare.
Id: 71208 Data: 12/06/2024 16:49:49
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Come spina di quarzo
Ho paura qualche volta, sempre. E' il taglio sul cuore, arresto cardiaco sul marmo nudo del mattatoio familiare. Ho paura quando non so cosa dire e la marea, nuda, si ritrae dai castelli di sabbia con le vuote conchiglie esangui. E' una piovra, il dolore; un'insenatura di spavento dove la luce arretra su abissi di cenere e lascia sfilacciato il filo mangiato della memoria. Era cremisi, lo specchio, dove sfrecciavano ebbre le mie farfalle in volo, piegati, gli steli, dallo strenuo danzare, prima che la cesoia del peccato ammazzasse il cremisi. Ora mi dimeno nell'ambulatorio ordinato dei giorni, recise, le vene, da una scomoda memoria ridondante, come un disco inceppato che scarabocchia nuvole di terrore. Oh, i fiori piegati! Gli steli recisi con le rondini dei primi maggi! Ma sono ancora io che, immensa, grondo di lussuria verso il cielo, rinascendo sul verde spezzato come spina di quarzo, dal cuore.
Id: 71121 Data: 04/06/2024 14:03:29
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La storia di Lilian di Kate Granville: vita di una diversa
Chi è Lilian Singer, l'eccessiva eroina del romanzo della scrittrice australiana Kate Grenville? E', appunto, una donna 'eccessiva'. Una bambina, prima, che preferisce le conversazioni sugli alberi piuttosto che gli stantii rinfreschi tra tulle e manierismi di una classe sociale a cui non sente di appartenere. La classe che comprende quelli come suo padre, custode delle ceneri morte di un'epoca ormai votata allo scacco. L'incombere della guerra mondiale, la malattia, la morte, lasceranno infatti resti di morte certezze. Come la figura paterna, custode di un sapere libresco fatto di certezze dogmatiche che tentano di impicciolire Lilian, ma senza riuscirvi. Lilian rimarrà intatta col suo grasso, le abitudini vagabonde, anche quando suo padre abuserà di lei. E dopo, quando la costringerà a passare dieci anni nel manicomio. Qui, anzichè diminuire, la potenza veggente e sovversiva del personaggio, né uscirà rinvigorita. Lilian è una che vede, che sente. Lilian è una diversa. Una studiosa della vita, come ama definirsi. Per questo, uscita dal manicomio per grazia della Zia Kitty 'che avrebbe sempre voluto essere come lei', vivrà una vita assolutamente inopportuna per gli uomini in tweed, quelli che ha imparato a detestare. Quelli dai quali, giunta all'università, sa che non avrà mai alcuna opportunità di imparare niente. E' altro il sapere a cui aspira Lilian nel suo vagabondaggio, che a una mentalità borghese potrebbe sembrare voyeuristico. Esso è una ricerca esistenziale fatta di maschere da scalfire e di stelle da contemplare. Come faceva prima del manicomio. Prima ancora che subisse la battuta d'arresto. Lilian diventa un personaggio scomodo. Interroga puttane, tassisti, si innamora di un improbabile amante, funzionario di banca, che poi la denuncerà per violazione della privacy. Lilian resiste al carcere duro, seguito del funesto innamoramento, dove fa esperienza del silenzio più straniante. Simile a quando suo padre le ha rubato un corpo e lei ha dovuto trascinarselo dietro, come cosa morta, mantenendo miracolosamente intatto il suo spirito. Perchè Lilian, che non ha nulla da perdere, non perde. Ed ha un' unica arma: essere se stessa. Inopportuna, invadente, eccessiva con tutto il peso di una soggettività che non può essere arginata. Una soggettività che è amore per la vita. Lilian finirà per vivere in strada, col vecchio amante rifiutato, un tempo, per via dello stupro. Appartenere 'a quegli altri' è un'esperienza estetica ed estatica. E' libertà. La libertà selvaggia di essere vivi fino in fondo, con tutta la capacità di unire passato e presente. Con tutto il pathos di un'esistenza che è 'eccessiva', come il suo peso, ma non vuole impicciolirsi, cedere a compromessi.. Sarà questa coscienza che le permetterà di andare incontro alla morte con la vittoria di chi riesce ad intrecciare la trama della sua storia in un percorso voluto. E Lilian, lì, scoprirà la grande differenza tra sé e la maggior parte della gente che ha incontrato: ha vissuto. “Di quest'ombra riempio il mio corpo e la mia anima e provo pietà di quegli uomini vuoti che mi passano accanto nei loro abiti scuri, di queste donne altrettanto vuote classicamente vestite di bianco e di blu. Non hanno saputo ricreare la loro vita dalla materia del presente e del passato, hanno lasciato che altri dessero forma alla vita per loro. Sono stata io sola, sgraziata ed obesa, spaventosa ai loro occhi e spesso ai miei, a raccogliere in me il passato e il presente. E un giorno la mia carne enorme smetterà di pulsare vita...Ma il mio nome vivrà finchè qualcuno sorriderà al mio ricordo e tra le forme dell'immortalità, questa mi basta” da La storia di Lilian di Kate Grenville, Theoria Edizioni, Grenville, 1985. Kate Grenville, nata a Sydney, nel 1950 è considerata una delle scrittrici più interessanti e promettenti del panorama letterario anglosassone.
Id: 71091 Data: 31/05/2024 17:34:31
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Neve
Aveva nevicato. I rami stecchiti si erano piegati, tremando di bellezza di fronte ad un tramonto ineccepibile. Onesto. Bellissimo. Avevo corso libera, serena, per il piccolo vialetto che costeggiava il bosco e le siepi guardiane, fedeli come dee. Ma poi qualcosa mi aveva scosso. Un freddo ancora più tagliente. Non proveniva da fuori. Lo sapevo. Per questo era 'inclassificabile'. Pericoloso. Come il guardiano che stava accanto alla macina delle mie idee nere: un vecchio mostruoso, blasfemo, laido. Vidi macchie di sangue nella neve. Tornò quella sensazione familiare di non essere mai in nessun posto, espropriata del mio corpo come un relitto saccheggiato. Una bambina mi passò accanto. Aveva i capelli lunghi, le guance rosse e una specie di impermeabile scuro. Mi fissò. Spaventata. Arrabbiata. Spaventata e arrabbiata insieme. Le dissi di aspettare, domandandomi dove fossero i suoi genitori. Possibile che l'avessero lasciata sola in un bosco? La seguii. La bambina prese a correre. “Aspetta, non voglio farti del male” le urlai. Lei corse più forte. Io non smisi di inseguirla sulla neve bianca. Le sue scarpe non lasciavano orme, ma graffiti, scie scure. Continuai a correre, cercando di risparmiare il fiato, per raggiungerla. Ma la persi. Dovevo chiamare la polizia? Poi, una domanda sconcertante si affacciò alla mia mente: avevo davvero visto quella bambina? Esisteva? Mi fermai. Poi vidi che le sue scie sulla neve, tracciate volutamente con un bastone, avevano disegnato delle immagini. Un occhio mostruoso, una figura china, rami contorti come a ghermire. Sapevo che avrei incontrato quella bambina, Il momento era giunto. Avrei potuto far finta di niente, eppure una tempesta di immagini tornava: io, bambina, col mio costume da ballerina. Lui che era entrato nello spogliatoio, aveva detto qualcosa a mia madre. Poi mi aveva condotta in uno stanzino... Il buio. Pesto. Poi la voglia di non danzare più. Le lacrime, copiose, sul mio costume azzurro. Mia madre ad asciugarle in fretta, a spingermi verso il palcoscenico, senza chiedermi niente. Ed io a danzare, rotta, a danzare. La musica. La musica che improvvisamente odiavo. La musica che copriva tutto. Copriva il mio dolore. L'odio, conficcato per sempre nel cuore, come una spada. L'odio che cacciava tutti dalla mia vita. L'odio che proteggeva il mio dolore. Il mio cielo spaccato. L'odio con cui smisi di danzare. Di essere una brava bambina. Di essere qualsiasi cosa avessero desiderato che fossi. Si incarnò, quell'odio. Divenne la mia tigre dagli occhi di fuoco. Mi teneva al sicuro, risparmiava i pochi colori rimasti sulla tela dell'anima. Li tenevo per me, con la musica spezzata che, ogni tanto, squarciava il buio con le sue note stonate. Facendomi rabbrividire. Come quel giorno. Quel giorno in cui non ero riuscita a urlare. E ora, perchè quella bambina era tornata? Era stanca, lo sapevo. Stanca persino della sua tigre. Non voleva nascondersi dietro paesaggi di neve. Non più. Voleva forse che la trovassi. Che la portassi al circo. Che dessi ancora un significato alla parola 'casa''. Quel significato che non avevo conosciuto mai, nella mia vita di nomadismo. Quella bambina era stanca di guardare da una finestra il mondo che scorreva fuori, come una vecchia. Mi sdraiai. Avevo paura. L'orco si era diluito in tutta la gente che avevo incontrato, mi aveva resa senza pelle. Apertura violata in cui ogni emozione entrava. violentissima. Non sapevo come salvare quella bambina. Sentivo solo la neve cadere sul mio corpo già freddo, ma caldo all'interno di un fuoco divorante, che mi spaventava. Così vidi lei: la mia tigre. Colei che mi aveva protetta e che, ora, si rivoltava. Voleva andar via, smetterla di tenermi al riparo col suo ruggito, nell'ombra. Lanciai un grido lancinante, sollevandomi come una sopravvissuta. Lei si voltò, mi ruggì contro e riprese la sua strada. Lontana da me. Sentivo la paura squarciarmi il cuore. Spingersi verso il ventre, riempire l'intero mio corpo di brividi. “Ora che ho tradito la mia bambina e fatto scappare la mia tigre, posso restare qui. E morire così, sotto l'abbraccio della neve, che pulirà l'ultimo residuo di vergogna. Mi abbassai e sentii il freddo, man mano, prendere tutto il mio corpo. Le lacrime scivolavano calde dal mio viso, ma non era come allora. Non chiamavo più nessuno. Come allora, nessuno avrebbe risposto. Non so quanto tempo rimasi lì, Ma attendevo la notte senza paura e ciò mi riempì di gioia. Non era invano che la mia tigre mi aveva abbandonato. Sentivo che la mia faccia stava congelando, con le mani. Aprii la giacca a vento. E iniziai a coprirmi di neve: il petto, le gambe. Nessuno sarebbe passato di lì e mai come allora sentivo, attorno a me, l'amore e la complicità della mia vera madre, l'unica che avessi mai cercato: la Grande Madre. Ne udivo il cordoglio, la carezza severa e non giudicante. Era come se riuscissi a sentire la linfa scorrere nei tronchi, nutrire i rami. Provai una profonda commozione. E sentii che quella non era la mia morte, ma la rinascita. Piena di gioia, scossi la neve dal mio corpo, per sollevarmi e glorificare quell'istante benedetto. Di fronte a me, c'era la bambina. E mi porgeva uno specchio. Per la prima volta, mi guardai davvero: ero una giovane donna, bella e indossavo un abito che, nel riflesso dello specchio, era rosa. Rosa come l'amore. L'amore che avevo sempre respinto, per difendermi dal dolore. Ripulì il mio vestito dalla neve. E mentre lo facevo, la mia immagine diveniva più nitida, di una femminilità delicata e leggera. “Sono io” dissi alla bambina. “Sei tu” le dissi. Vidi sul petto della bambina un'ombra scura che, pian piano, scomparve. Respirai. Profondamente. Come non avevo fatto mai. Era questo che avevo desiderato per tutta la vita: incontrarla. Incontrarmi. Lo seppi quando strinsi il suo corpo delicato. Le giurai che in quello stanzino scuro non ci saremmo rimaste più. Non avevamo più la tigre, ma eravamo in due. E in due si possono fare un sacco di cose: perfino edificare una nuova città. E io e lei avremmo scelto la più bella: la città del sole. E le rovine sarebbero state il ricordo di una poesia perduta, ma solo per essere ritrovata. “Il mondo ha bisogno di noi” dissi alla bambina, guardandola negli occhi profondi e pieni di coraggio. E la strinsi, finchè lei tornò lì, nel centro, dove tutto, in ogni momento, può iniziare. Persino la musica interrotta.
Id: 71062 Data: 28/05/2024 17:50:54
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Natalie Haynes, Lo sguardo di Medusa, recensione
Natalie Haynes, Lo sguardo di Medusa, recensione di Annalisa Scialpi Nel suo romanzo, dedicato al mito di Medusa, l'autrice interpreta il mito, attraverso un linguaggio ironico, in maniera inedita. Siamo convinti che Perseo sia l'eroe del mito e che Medusa sia 'il mostro' da decapitare. Qual è la differenza tra eroismo e mostruosità? Può definirsi mostro una donna abbandonata, violata, accecata, umiliata, a cui siamo stati strappati i capelli per essere sostituiti con serpenti? E costretta, inoltre, a vivere isolata, nascosta in una grotta, privata delle gioie e degli affetti? L'autrice esplora così la dimensione dell'abuso, che è quella, semmai, che crea mostri. E ribalta anche la faciloneria nel definire un eroe, di cui è pregna la stessa narrazione mitica. Perseo come sempliciotto viziato, privilegiato per essere figlio di Zeus è davvero uno shock per chi è abituato a vedere l'eroe in termini di coraggio titanico, di distruzione e di trofei conquistati. E' Medusa, invece, la vera eroina del racconto. Medusa con la sua verità sotterranea. Medusa che, forse, sa del suo destino, ma non ci si sottrae (come il codardo Acrisio). Medusa che vede abortire sogni come i suoi capelli strappati. Medusa che conosce la vera Bellezza. Non quella di dee e di Nereidi e nemmeno della stolta Cassiopea che mette a repentaglio la vita di sua figlia, Andromeda. Medusa conosce la bellezza in quella che dei e mortali definiscono 'mostruosità'. La bellezza del pane appena sfornato da Steno e da Uriale, della roccia disintegrata perchè non la ferisse più. La bellezza del vedere comparire la paura, quella paura che è amore, nell'atteggiamento di due immortali, le sue sorelle, che temono per la sua fragilità e cambiano. Per lei. La Bellezza del sapersi sacrificare alle voglie di Poseidone per proteggere delle donne mortali dalla sua libidine cieca. La bellezza, persino, nel nascondere il suo dolore, affinchè le sue sorelle non soffrano. E Medusa che, in fondo, vince in questa storia. Medusa che tiene gli occhi bendati per paura di pietrificare, almeno fino a quando Perseo non la decapiterà. Medusa che riesce a immaginare il dolore delle sue sorelle mentre seppelliscono il suo cadavere e i loro ruggiti inconsolabili. Medusa che è superiore persino alla meschina glacialità di Atena che decide, poi, di tenerla con sé, sul suo scudo, a consolare il suo esilio dalla sua stessa femminilità. Perchè Atena in fondo è Medusa. E la dea lo sa, anche se sfoggia la sua armatura possente su un corpo che sembra invulnerabile. Non vince Perseo, in questa battaglia. Né Atena, né Poseidone, né le Nereidi, spodestate dalla sterile idea della loro bellezza. Vince l'umanità di chi, mostrando il proprio dolore, pietrifica. E Medusa pietrifica l'ipocrisia, il buon senso, pietrifica coloro che sono un riflesso degli appetiti, delle noie e delle menzogne degli dei, costretti a combattere contro la loro stessa vacua immortalità. E sarà la morte di Medusa la vera immortalità. Avviluppata da alghe e da coralli, starà lì, negli abissi. Come a dire che la verità è nell'oscurità. Ben oltre rispetto a come viene ufficialmente bandita.
Id: 71053 Data: 27/05/2024 20:56:32
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Il potere delle lacrime
C'era una volta una vecchia, che viveva di ricordi. La sua casa era piena di cianfrusaglie di ogni tipo. Aveva persino chiamato un pittore per farsi fare un quadro nel quale erano rappresentati oggetti della sua casa e altri, perduti. In realtà, il pittore aveva così tanti oggetti da dipingere, che era riuscito solo a creare una sorta di quadro surrealistico, dal quale emergevano, soprattutto, delle bocche, a simboleggiare desideri inespressi e spigoli, a simboleggiare tutto ciò che l'aveva ostacolata nel corso della sua esistenza. L'aria, nella sua casa, era davvero irrespirabile. E la donna sembrava trascinarsi dietro tutto questo con grande sforzo, visto che aveva molti chili di troppo. Questo ingombro di cose la rendeva acida, sgradevole. Invidiava i più giovani e segretamente sognava di vivere la gioventù che non aveva potuto vivere. Ma, un giorno, nella vasca da bagno, battè la testa mentre tentava, con sforzo, di adagiarvisi. Andò in un leggero stato d'incoscienza e sognò di cadere, nuda e leggera, in un 'cielo d'acqua' che l'avvolgeva come un velo di seta. La donna sentì una felicità inspiegabile e fatto ancor più strano, realizzò di aver battuto la testa. “Oh come vorrei sempre stare in questa beatitudine” disse. Senza più quei fardelli a cui mi aggrappo per paura di morire. Detto questo, si lasciò andare profondamente. Ora, non aveva più paura della morte. Approdò in un luogo, dove vide suo marito, il suo cane, un barboncino bianco, il gatto con cui aveva giocato quando era bambina. Era un posto dove, accanto a un grande lago, una creatura, certamente un maestro per la sua stazza imponente e il suo vestito bianco, la invitò ad immergersi. La donna provò imbarazzo per il suo corpo vecchio e pesante, ma diede la mano al maestro e scese nel lago. Mentre si immergeva, vide il quadro del pittore e gli oggetti della sua casa entrare nel lago con lei e svanire. Svanivano i serpenti, gli spigoli taglienti, le bocche che erano i suoi desideri, ma anche, ora vide, tutte le parole che l'avevano ferita. E lei scendeva, respirando come sulla terraferma. Ad un tratto, si accorse che il suo corpo era diventato leggerissimo e emergendo e guardando le sue braccia, vide che era tornata ragazza. Uscì dal lago e si specchiò. Non era più la stessa, ma una giovane donna bionda. Sapeva di aver attraversato una grande trasformazione e pianse. E capì che erano le sue lacrime sotterranee ad aver creato quel lago e ad averle permesso la rinascita. Quando lo pensò, vide dei frutti rossi su un albero e capì che erano mele, ma anche... Che erano lei! E lei era pure il lago, il maestro, quel paesaggio dolce e surreale. Capì che non sarebbe più tornata nella vita precedente. E lei stessa non voleva più un corpo grasso da vecchia, appesantito da fardelli inutili. Nella nuova vita avrebbe vissuto di più. Mangiato più gelati. Colto più fiori. Amato di più. Nella nuova vita, non avrebbe più conservato nulla.
Id: 71008 Data: 22/05/2024 08:52:47
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Sul fiume dove non passasti
Sul fiume dove non passasti si dipanano ancora ombre di foglie Non sono morte, sono utopie di carne credente; ossimori inevitabili... Sono il nervo del tempo che lancia le sue note eterne. Sul fiume dove non passasti non vedesti la mia orma di ghiaccio intralciarti nel rosso di un intrigo, infiammarti per quella fiamma, che non ti seppe consacrare.
Id: 70951 Data: 16/05/2024 12:58:30
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Così. T’amai
Ti amai per un momento, intervallo infinito in cui credetti possibile balzarti nelle carni a precipizio. Così. T'amai. E divenni cauta come colomba da voliera, sentendo la ruggine della tua morbida gabbia sfregare vogliosa e annaspante sulla mie carni nude come il destino. E così t'amai e fu un momento un doloroso punto senza sospensioni di quelli che tagliano l'illusione dell'eternità.
Id: 70900 Data: 10/05/2024 23:02:27
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Adieu
Adieu, scheletro d'uomo, su cui tuttavia affilai la punta degli stivali. Moristi dove muore la foglia con tutta la purezza della cenere moristi assai prima che esalasse la sorgente l'acre sentore delle morte stagioni. Adieu e mi taglia lo spazio bianco, come un sudario, con le sue gocce di sangue vivo. E mi lacera non poterti nemmeno piangere come fanno gli uccelli quando migrano verso venti più caldi.
Id: 70899 Data: 10/05/2024 22:47:34
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Mendicanti
I mendicanti non hanno fretta; non hanno nessun posto dove andare, perchè non c'è nessun posto dove andare. I mendicanti conservano nelle braccia penzoloni come pesanti remi tutte le febbri e tutta la fame che squarcia il ventre del mondo. Per questo sono pesanti e si muovono goffi con la loro scatola di carne e d'ossa. Vi portano tutti i Cristi del mondo, fuggiti dalle chiese e dall'ordine ipocrita delle disumane città.
Id: 70875 Data: 07/05/2024 18:20:35
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Foglie secche
Voglio ascoltare solo il rumore delle foglie secche, il loro umile accartocciarsi sull'ombelico del mondo, perchè è così che si rifà la sorte; disfacendo finchè risuoni il verde dell'imperitura linfa dal costato dei cieli sempiterni come il dissolversi continuo dell'impressione della pietra. Così voglio adorare l'incenso delle foglie morenti esalando nel loro canto terrestre, padre ti tutte le ebbrezze dei mondi.
Id: 70722 Data: 26/04/2024 11:34:10
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Il cipresso
Di te intuisco il segreto respiro, le voci alle radici del misterioso asilo. Celebri la tua vittoria; tra i respiri delle andate cose t'innalzi, restando nudo come una casa accesa da tremore.
Id: 70559 Data: 17/04/2024 10:09:33
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Là m’attende
Resta di questo mare il rosso patir della cernia, un tempo viva. Nell'inutile caos la pietra più dura lascia gusci di gamberi sulla rena. Là m'attende una nave corsara; ha l'alito di poti ubriachi e la ferocia che disarciona ancore nel mentre scioglie gli astri.
Id: 70558 Data: 17/04/2024 09:59:54
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Resina rossa
Non era approdo la tua carne verticale, ma apnea. Soffio al cuore. Una luna sbriciolata s'abbarbicò ai tuoi lombi germogliò resina rossa dalla nostra malattia.
Id: 70512 Data: 10/04/2024 11:52:29
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Lei
Lei non era una vergine buona una vergine mite una vergine tutta ascolto e comprensione tutta santità e devozione tutta latte e abnegazione; l'angelo la prese in una notte matta senza luna e senza stelle ma Lei lo stesso generò il dio; Lei è mia madre.
Id: 70418 Data: 29/03/2024 07:31:58
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Sognando
Sognando Le parole son volate via, schiuse in questa notte di mistero che sboccia tra le mie verdi dita. S'annotta anche il cuore, come un ombrello su questo planare d'aspirazioni viola come uccelli... E' meriggio, ma sto sognando, stretta nell'oasi di questa gondola/bar.
Id: 70398 Data: 26/03/2024 10:40:56
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Resurrezione
Il tronco mozzato cascò sulla pietra come un Cristo morente. La radice s'abbuffò di fango inerte; conobbi il Tartaro dal sangue dolciastro sulle ossa decomposte. Ma c'era un drago, sotto quella mota a sputar spirito e fuoco sulla mia carne, nuova di zecca.
Id: 70397 Data: 26/03/2024 10:39:53
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Il toporagno
La mia rabbia è coccio, talvolta, che taglia agli angoli della bocca e sotto i miei piedi trama la terra che mi nascose sempre agguati. La riconciliazione è lenta, come una lampada arrugginita che ingoi il suo genio in nuvole e spirali di denso fumo. Sono ancora la bambina col dito in bocca, scampata alle macerie, che strappa la gonna alla donna mentre attraversa gli anni come un toporagno superstite di intonaci scrostati e di mura sgangherate.
Id: 70347 Data: 20/03/2024 19:29:44
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Ignara
Sono una donna strana, una strana donna uccello amica dei venti di tramontana anche quando siedo sul divano, il mio comodo divano d'acqua, a ciondoloni sul giaciglio di una resa - così sembra ai più'- Talvolta plano sulle isole sedotte e abbandonate e cingo patti di alleanza coi fantasmi per dire alla pietra 'risorgerà l'alba sulle mura diseredate!'. Certe notti vago nelle città dormienti e parlo coi pazzi -gli unici in cui è rimasto un sentore di verità- o canto nenie ai bambini e dico loro parole di luna o semplicemente pattino sul ghiaccio, quel ghiaccio che mi forava pure nelle estati che, endovena, era la mia overdose, mentre raccoglievo spighe stecchite tra le tombe, ignara della strada perduta.
Id: 70333 Data: 18/03/2024 19:14:03
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Il mio Angelo
Ti sto cercando... Oh, non tu, amore verde rapa, tu servi solo come carne da fondamento o scheletro d'anatomia è l'angelo che si è preso la tua sagoma minerale, per farmi ascendere nel lago celestiale! Io e l'angelo con la tua carne come vestito, che bella vittoria sul destino! Quest'angelo lo fece una donna, una donna libera e testarda che dormiva sognando il suo sogno più bello, a rompicollo sull'orlo della notte. Quest'angelo è dolceamaro equilibrato come un pasto macrobiotico o una sinfonia di Beethoven, quest'angelo m'accende i cieli con lo schiocco delle dita ed io sono donna in tutte le corolle accese di vie lattee, un'icona che prende fuoco come una torcia di lucciole. Oh angelo, angelo, angelo, c'è molto di carnale in questo amore che danza con gli alberi la verità delle foglie secche belle come i tramonti che lasciano una scia di sangue sul cielo, come il nostro desiderio nella vuota coppa, colma di noi. C'è molto di sensuale in questo trastullarci di segreti bianchi come ciliegi in fiore, saggi come allodole questi segreti che hanno il fiore del fuoco nelle radici e se la ridono dei bianconigli appesi alla mangiatoia del tempo. Oh angelo, angelo, angelo! Siamo dei e il mondo ci esce dai lombi mentre, ubriaco di me, vuoti il Graal e dici avremo una discendenza di stelle, là, sulla nuda brughiera che ci fece da madre e testimone; e noi, senz'acqua torbosa, scivoleremo puri come vergini spighe.
Id: 70318 Data: 16/03/2024 19:38:47
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Perchè Roma è così bella
E così partì. Nella notte. Sola con la sua valigia. “Così è partire” disse. E tese il suo agguato alla tristezza. Guardò dal finestrino del treno. Gocce di pioggia rigavano il vetro, alcune tornando indietro, creavano nodi improbabili, pronti a disfarsi al minimo soffio di vento. La luce nei vagoni che puzzavano di velluto rancido era un magro conforto per le sue ossa tenute strette per non cedere, nel cappotto nero che la vestiva come un accappatoio. La pioggia l'aveva rovinato. Troppe piogge. Le era restato solo mantenersi il cappello sulla testa. E andare avanti, donna e bambina. Più bambina che donna, perchè è così che si sbaraglia la morte. “Posso?”. Un giovane profumato, con un cappotto blu e una valigetta grigia le si sedette di fronte, facendo di tutto per attirare l'attenzione. “Piove eh!” rincarò. “Già” rispose lei, con la solita formalità scialba da segretaria, che aveva appreso per sopravvivere alla civiltà. Sapeva di fumo lui, ma le piaceva. Il taglio all'indietro, coi capelli un po' lunghi, metteva in risalto il bell'ovale del viso. Gli occhi erano verdi, le ciglia curate, una barba sottile e altrettanto curata lo valorizzava. “Va a Roma? Io sono un attore e...”. Si udii il fischio del treno. La notte si mosse in esso. “Cos'è che rende Roma tanto bella?” disse lei, d'un fiato. “Non so. Forse è una città bella, perchè non si aspetta niente”. Lui le piantò gli occhi dentro. Gli piaceva. Decisamente. “ Per questo è la città degli artisti. E dei samurai, in fondo” Lei gli lanciò un'occhiata interrogativa. Cambiò di nuovo la posizione delle gambe. “ Il samurai vive concentrato nell'attimo. Lì è la sua vittoria” Ancora silenzio. “La sua vittoria sulla morte”. Le luci si spensero. La gamba dell'uomo toccò il suo ginocchio. Si spinse più dentro. Era un sogno. Lei non sapeva dove stava andando. Lei e la solitudine. Lei e l'attore. E fu nel buio, nell'odore di uomo che le stava accanto che la vide, la sua solitudine. Stava disegnando a carboncino quella notte. Ed era felice. E quello che disegnava non significava assolutamente niente. Per questo era bello: il suo disegno non si aspettava niente. E lei era un legno fradicio e andava bene così. Poteva essere Pinocchio. O meno di un burattino. Poteva essere l'uomo che aveva di fronte, che la prese lì e nessuno può mai sapere quale magia incastrò i loro corpi in quell'amplesso incredibile. Fu come divorarsi sull'orlo della notte, col mare ruggente di sotto. Tornò la notte intera, dopo. E per la prima volta lei ne udì la voce. E in essa mille voci. Il regno degli spiriti si riversava, come una marea, nel suo cuore. Si poteva impazzire, con tanta gioia nel cuore! Non si salutarono mai. Forse non si erano mai incontrati, quell'uomo e quella donna. Solo lei disse al capostazione, guardandolo negli occhi, una volta scesa a Termini: “Sa perchè Roma è così bella?”. E fu con quella domanda come unico bagaglio, che attraversò la via.
Id: 70289 Data: 11/03/2024 21:45:29
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Haiku
S'alzano in volo aneliti, come uccelli; sulla larga strada lascio catene. Ho tempo per raccogliere calendule.
Id: 70238 Data: 05/03/2024 20:46:51
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Haiku
Strada piena di luce, infinito sussurra il bosco; gli spiriti sanno la via.
Id: 70237 Data: 05/03/2024 20:46:31
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Le nuvole danzano
Non ci sarà più quel mare, quel fuoco clandestino che brucia i piedi sulla sabbia, le risate sceme su tutto il niente che ci passava intorno e che chiamavano 'realtà'. Non ci sarà quella canzone che non cantai, quel palpito di cui non seppi morire. Oh...Mancai la mia trasfigurazione! Non sapevo che il cielo ha mani e piedi e che le nuvole danzano, danzano, danzano, senza smettere mai...
Id: 70218 Data: 02/03/2024 19:44:37
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Ponte arcobaleno
Crebbi come un divario nella finta allegria di giorni di plastica, chiusa nella pagoda dei silenzi come un'eresia, una rosa inopportuna, uno strappo sulla tela. Scartata dal lusso della vita, mi costruì isole remote col rumore dei sogni e dipinsi fiabe dal sapore di malva. Non sapevo che una mano si muoveva accanto alla mia verde come i prati chiara come i cieli, immensa come gli oceani e il fiore scartato divenne testata d'angolo, ponte arcobaleno sul castello dell'eternità.
Id: 70153 Data: 23/02/2024 14:02:10
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Mi sono persa
Mi sono persa in un sorriso educato, mentre la scimmia vagava, spaiata, tra i miei pensieri bianchi. Mi sono persa nelle pagine strappate su cui il mondo fece orme di cenere e fango, cancellando l'allegria dei miei desideri bambini. Mi sono persa nella pelle troppo protetta, nelle frasi coltivate nella serra anemica delle corrotte cortesie mi sono persa mentre il vento soffiava disperdendo la mia trama in un deserto di ghiacci e di fonde paure. Nei miei nascondimenti, le tenerezze celate in nidi d'ansia di saggezze opportune, affisse come steccati attorno al parco proibito dell'amore. Mi sono persa per amare, forse, ogni singolo pezzo di me, perduto.
Id: 70149 Data: 22/02/2024 23:14:15
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La mia casa
Cerco la mia casa, la mia casa dalle porte verdi e le finestre schiuse come occhi o segreti, appena intuiti nel candore di una tenda di trine. Cerco la mia casa, schizzata in qualche posto in qualche angolo di paradiso perduto che forse non conobbi mai, gettata nel mondo senza ombrello come una macchia di paura, tra gente appena abbozzata e rumori assordanti e cose che non potevo capire. Col tempo ho dimenticato la mia casa tenendo dentro il rumore delle cose perdute lì, nel mio dolore. Eppure mi ritrovo, come un segugio, sempre, tra gente estranea o che finge di conoscermi e lo dico solo al cielo, a questo cielo nero di piaghe e di fumi, che cerco la mia casa quella casa che forse sta nascosta in un vico senza nome, in un vico dimenticato nell'isola del pianto.
Id: 70140 Data: 21/02/2024 21:42:07
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Ma tu lo stesso, venisti
Io ti chiamai ma, ad un tratto, venisti e mi sembrasti troppo. Mi stavo abituando alla pastina alle sette di sera, sentendomi vecchia all'improvviso, piena di artriti dentro le vene. Ma tu lo stesso, venisti. Da dove prendevi la gioventù, da quale tasca segreta attingevi illusioni, ancora, a piene mani? Troppo caldo il tuo fiato sul mio collo, allertò la fiamma. Ti chiesi se sapevi contare i lividi. Drenare le piogge. Ammansire vulcani. Tu non rispondesti. Eri venuto, per restare.
Id: 70139 Data: 21/02/2024 19:28:52
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Ho scelto di morire
Sono morta molte volte, alcune morti così atroci che nemmeno le ricordo. Ho visto la morte entrare nelle tapparelle e arrampicarsi alle mie fiabe bucate io stessa ho calpestato tombe, facendomi formica o talpa o saltimbanco dell'istante in bilico tra matrone di marmo e grottesche eredità. Sono morta in un battito di ciglia, nei tanti no che tagliano la pancia e glissano sulla follia, spezzata come un Cristo in agonia. E cosi ho scelto, di morire, morire, morire, perchè la mia meta, mio unico approdo!, eri solo tu.
Id: 70137 Data: 21/02/2024 19:13:12
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Come astro caduto
Sei scolorito troppo presto, come astro caduto, aperitivo già consumato bevendo la certezza dell'amore, spezzando, violento vento, tenere foglie esangui di perchè.
Id: 70125 Data: 19/02/2024 22:23:49
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Per sopravvivermi
La sete fluì dai fianchi spaccati della mia carne strappata. Per sopravvivermi mi feci carne nuova da un cappotto di parole.
Id: 70124 Data: 19/02/2024 21:44:49
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Stammi dentro
Io e te, senza muoverci, mentre fuori il mondo lasciava la sua scia di rumori... Stammi dentro come il sole nelle acque, dissi e c'era il mare nel cielo dei tuoi occhi e coralli di nuvole e vele e laggiù le mie estati, e orizzonti mai neppure sognati, le pesche ancora buone da mangiare. 'Stammi dentro' e nulla era scomparso. A parte noi.
Id: 70116 Data: 18/02/2024 18:05:24
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Luce antica su Roma
Quella notte vidi una luce diversa sulla città che a nessuna assomiglia; era una luce antica di qualche luna dimenticata in fondo ad un lampione, tra le briciole del mondo tutte lì, incastrate, tra i suoi denti di basolato.
Id: 70115 Data: 18/02/2024 17:41:54
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Come foglia accartocciata
Come foglia accartocciata, dissanguai sulle spine la bellezza perduta.
Id: 70086 Data: 13/02/2024 11:42:31
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Tu resti
Tra il fango delle strade, le pietre cadute, tu resti come nido d'inverno. La pioggia dissolve, come le cicche agli angoli delle strade e marciscono gli steli tra le rive del sogno. Tuttavia, tu resti, edera avvinghiata al tronco bucato, con tutta la gravità delle linfe di tutte le cadute stelle.
Id: 70079 Data: 12/02/2024 10:45:27
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Il segreto
Venisti come da terre remote, portando con te due occhi di mare. Già s'accartocciava il virgulto, tra le parole marcite in deserti d'inutile attesa e ottusa vacuità. Ed io china sui diseredati spazi, spaiata come scarpa senza strada... E s'assembrarono regni, pure; qualcuno lo vidi risorto tra le tue ciglia, come un segreto.
Id: 70078 Data: 12/02/2024 07:16:01
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Il segreto
Venisti come da terre remote, portando con te due occhi di mare. Già s'accartocciava il virgulto, tra le parole marcite in deserti d'inutile attesa e ottusa vacuità. Ed io china sui diseredati spazi, spaiata come scarpa senza strada... E s'assembrarono regni, pure; qualcuno lo vidi risorto, tra le tue ciglia, come un segreto.
Id: 70077 Data: 12/02/2024 07:10:33
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Maschera
Fiore del marmo, la maschera vanga tombe nel teatro dell'anima. Ha cuore d'assassino, di silenzi lunghi come fughe immense. Maschera di pietra e di tufi assordanti, ora ti sto di fronte nell'imeneo delle lune brucianti... Sarò lì, fino al rombo del tuo ultimo giorno.
Id: 70074 Data: 11/02/2024 20:13:35
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Io non conosco poesia
Io non conosco poesia oltre la fatica del tuo tendine che riempì il mio quadro della varianza del cristallo.
Id: 70059 Data: 09/02/2024 19:15:15
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Tra amare e non amare
Tra amare e non amare passa una distanza, bianca come un foglio o una vertigine, è il dolore che rivolta deserti e spinge la paura fino agli ossimori del seme.
Id: 70058 Data: 09/02/2024 18:13:40
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Incontrarti
Incontrarti in una mattina uguale a mille mattine, coi postumi del desiderio che scava gole nella notte. Incontrarti e riconoscerti, di svista, dalle mani e sentire ancora i tuoi inferni rombare nella carne come mille uccelli, dopo lo sparo. Incontrarti e non raggiungerti come la madre il figlio, perchè l'amore a volte è strada sterrata e ogni sasso è un grumo che taglia le vene. Ma incontrarti è stato come risorgere da tutte le stelle dimenticate nelle cantine remote del sangue.
Id: 70038 Data: 07/02/2024 20:14:41
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Dubbio
Forse tu sei venuto per narrare la storia degli amori imperfetti, come ancora acerbo è l'amore che, conficcato come lama nel costato lascia solo una scia di sangue e acqua.
Id: 70032 Data: 06/02/2024 18:57:06
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E tu non sapesti annegare
Ti studiai come un'anatomista, intingendo il pennino nell'inchiostro del desiderio e quando arrivai alla gola cava che apriva baratri nella tua mente, ebbi solo un attimo di sgomento e tuttavia scrivevo la mia trama e inarrestabile ti facevo un corpo nuovo coi petali del mio amore che credevo finestre nel tuo sangue rappreso, finchè il baratro grondò. E tu non sapesti annegare.
Id: 70031 Data: 06/02/2024 18:35:14
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Vuoto
A volte il vuoto m'atterra come artigli d'aquila, tra fiumi di fuliggini d'illusioni d'approdo. Mi sbatacchia la notte coi suoi infrangibili nocchieri, mentre fuori dalla finestra il cielo mi prende la mano, ungendomi dei suoi Olimpi e delle steppe nascoste tra le sue nuvole in volo.
Id: 70029 Data: 06/02/2024 18:16:06
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Amiamoci
Amiamoci, che è tardi e il cacciatore sta per ritornare... Puoi percorrere il solco sbavato da una perenne scia di pianto? Davvero puoi glissare sui ghiacci, sulle armonie spezzate della mia carne senza resurrezione? Domani il sole rimbalzerà come un uovo nero e la siccità prenderà radici e fiori con la sua mano venale. Amiamoci, amiamoci allora, che è già tardi.
Id: 70008 Data: 04/02/2024 18:29:15
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Forse morire è così
In certe sere, come questa, il dolore mi mangia il cuore come un amante crudele. E tutto mi sembra assordante, persino i passi della solita gente. Tunnel, le strade, slittano a senso unico verso la notte mannara che non consola il cuore. Forse morire è così.
Id: 69993 Data: 02/02/2024 19:50:30
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E fui
Chi mi salvò nella notte dei fantasmi, mentre gridavo sul ponte? Solitario il passo calcava la prua tra la vita e la morte. Metà fantasma e metà donna, tessevo sogni sfilacciati con la luce antica dei segreti. E fui grido, eresia, preda prescelta dello stesso vortice di luce, che mai mi limò le ali.
Id: 69981 Data: 01/02/2024 19:59:43
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Come nuvola errante
Ti cercai nel profumo delle mie estati divelte, con tutto il furore dei miei corsari all'assalto. Intinsi le dita nel desiderio per arrampicarmi ai solchi delle tue notti fonde, vestite del grigio della tua autorità. Ti amai di un amore irrevocabile, mortale e sanguinando sulla tua stessa lama, ti confusi ad amanti interdetti stolti come il vizio e la penuria, perchè restasse almeno carne, di me. Ti amai. Come un'assetata, una farfalla clandestina nella Terra delle nevi, con tutta la leggerezza e l'hubris di un sacro sacrilegio. Ma tu non avevi flauto per la mia canzone e andai a dirla al vento, folle come nuvola errante.
Id: 69970 Data: 31/01/2024 17:17:12
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La mia spina nella notte
Tu sei la mia spina nella notte che sanguina sulla fronte nuda del mio giardino divelto, fino al naufragio.
Id: 69948 Data: 28/01/2024 15:24:02
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Lassù
C'è neve, ma lo stesso ruggisce la mia leonessa. Lassù, lassù, lassù dove il tuo aroma è il mio hallelujah, dove il mio aroma è la tua eucarestia.
Id: 69947 Data: 28/01/2024 15:21:32
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Il seminatore
Misero nel pancake le mie voglie - giusto un assaggio - dissero, la glassa va in principio, sulla torta nuziale. Mi improvvisai orca onnipotente, trangugiai, vorace, gli attimi, dardeggiando fiamme sulle mie stelle consunte. Il seminatore, però, non era lontano; svuotato di onnipotenza, ubriaco e vivo a morire mi pulì la bocca coi baci dall'ignobile buon senso con le sue tonnellate di reti e di tombe marcite.
Id: 69922 Data: 25/01/2024 12:30:36
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Tra le strade
Tra le strade coperte di me faccio sogni strani. Pesco a un bivio, arretro tra le unghie laccate di un bar. Fermo momenti come occhi; m'improvviso.
Id: 69913 Data: 23/01/2024 17:50:35
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Ricordi
Spingersi tra i burroni, senz'altra certezza che i dirupi, i freni incerti, un po' come sonnecchiare nel solito bitume.
Id: 69912 Data: 23/01/2024 17:49:29
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Società
Ci pensa la società, diceva mio padre, camminando sugli scheletri.
Id: 69903 Data: 22/01/2024 17:08:39
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Poesia
Madama Poesia m'avvolge talvolta come un caldo maglione... Nell'abbraccio disegna i miei seni, le braccia, il caldo ventre... dove tu posi come un fiore; sbocciando, sbocciando, sbocciando...
Id: 69894 Data: 21/01/2024 18:25:32
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Senza titolo
Pensa se morissi, pensa se morissi pensa... ...se tornassi all'origine del mondo perchè così è; il tuo piccone meglio del fulmine di Zeus molto meglio dei marrons glacés prima delle lische in gola dei pranzi quotidiani.
Id: 69846 Data: 12/01/2024 22:43:41
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Emozioni
Spesso sono un mare vasto e le mie passioni danzano sulle onde come tanti pesci d'argento. Esistono poi giorni di mari inutili e piatti, dove il vino resta aggrumito in calici di noia, sui fondali. E giorni di turbolente tempeste in cui Nettuno dispiega, dalle onde, i suoi Ciclopi e gelide ruggiscono le maree su nudi scogli di perchè. E poi giorni in cui il mare si ferma volentieri a prendere un caffè sulle ringhiere e per le strade si respira un aroma salutare, come di bambino appena nato consegnato a un nuovo mondo che respira nella sua calda casa di tulle e di balocchi.
Id: 69839 Data: 11/01/2024 17:51:08
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Aria di periferia
Un giorno tutti i pezzi andranno a posto, come i lego, la finestra nella casa, l'auto nel cortile, i bambini nei tratturi, i lecca-lecca sulle bocche. La voce è rassicurante come quella dei preti la domenica ma dentro, la ruggine sfrega la sua lancinante verità. Sono marcite le foglie d'autunno, le foglie non nate, i flash delle primavere accecate sbiadite come foto in cantina. Rimane un requiem, un sottofondo di scomunica segreta nella prassi del vivere al grigio, opera alchemica inesistente, come le nebbie che accartocciano i polmoni delle periferie in un'anomima gray air che non importa a nessuno di ripulire di riscoprire. Case in cui si tirano sogni col la pinzetta e il pianto assume languori glaciali, il brodo l'unico modo per dirsi 'gli avanzi non si buttano'.
Id: 69825 Data: 09/01/2024 18:10:01
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Avaria
Un bar azzurro bivaccato tra le cosce di un pomeriggio rosa. Ho esaurito le pillole della felicità, in simbiosi coi flaneurs affondo nel losco fango della mestizia. La spada ha colpito; la ruggine ha corroso con le sue tonnellate di miele marcito. Affondo in questo pomeriggio come un ubriaco nel bicchiere, i becchini stanno là, appesi al campanile, anche loro in avaria di resurrezioni.
Id: 69822 Data: 08/01/2024 18:35:15
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Raperonzolo
Oh Raperonzolo, la strega si chiamava miss Angoscia e aveva la faccia di bitume e gli occhi giallo gatto. Ti disse: non ti servono le caramelle, io stessa ti succhierò come una morositas e tu sarai la mia radice di liquirizia, il mio mon cherì con cui addolcirmi le budella. Così Raperonzolo fu preda delle cascaggini, col tempo iniziò a balbettare, perchè nessuno le aveva insegnato a parlare e nonostante tutto, per qualche strano caso, la fanciulla sapeva cantare. Sotto di lei sfilavano formicai in processione e zotici contadini con la falce in spalla e Raperonzolo se ne stava impalata, credendo che Angoscia fosse la sua vera madre, assai più delle mura della prigione. Col tempo camminò a quattro zampe e la strega prese a mungerla per vedere se aveva latte. La fanciulla non si chiese se fosse pietra o animale, ma un giorno annusò qualcosa nell'aria e al posto delle processioni vide un bel principe biondo come quello descritto da Saint-Exupery, solo un po' meno giovane. Oh!esclamò e provò a parlare, ma le uscì solo un rantolo. Oh, oh! Fece allora e dalla sua ugola arrugginita uscì un canto celestiale. Si fermarono le formiche, fiorirono gli anemoni, le spine crearono una passerella come per una sfilata di moda e il principe, che sapeva di miele d'arancio, giunse, impeccabile, alla torre, aggrappato alla sua lunga treccia. Cosa sei, dolce cagnolina, chiese e Raperonzolo credette di poter essere tutto quello che il principe avrebbe voluto, perchè per la strega era stata uccello da voliera e mucca da mungere e insetto. Ma, nel momento della promessa della fuga liberatoria, la vecchia annusò l'inganno, prima ancora che Raperonzolo potesse scoprire di essere una donna. Aiutata dal suo corvo, la condusse nel deserto e la fanciulla partorì due cose rosa che non assomigliavano a una pietra, né a un insetto, né a uno stufato di rape. Il principe disperò un po' - ma non troppo- ma poi giunse a un patteggiamento con la strega: le avrebbe concesso un posto nel loro casolare invece di marcire in una casa di riposo per vecchie streghe sole. La strega ammiccò e gli rispose ok, e firmò l'accordo in due copie. Fu così che il principe trovò Raperonzolo, ma al contrario di quanto aveva potuto immaginare, lei aveva imparato che era meglio rimanere cane. Così morse il principe che tentò di avvicinarla e lui se ne tornò mogio dalla strega con cui fondò una Rsa per principi e streghe in pensione.
Id: 69795 Data: 05/01/2024 22:50:16
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Solo il fuoco
Non so a che gioco stavamo giocando, è che un filo, una vena, un'arteria è rimasta attaccata al tuo cappello. Oh, divino cavaliere! Mi dicesti figlia, madre, - forse sacra puttana - e segretamente chiudesti la cortina... Ti passarono attorno i rachitici, psicotici santi e in te rimase una maniera, un nodo, come un legamento che ti fece arretrare da me. Non so come mi dipingesti forse, semplicemente, mi togliesti il fuoco -
e ridotta a madonna esangue mi collocasti accanto ai tuoi santi. Caddero tutti; solo il fuoco, restò a urlare nelle vene della tua cripta di cenere.
Id: 69787 Data: 04/01/2024 19:10:41
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La porta
Nella mia casa c'eri tu; il nostro letto di pesche intatte dal tempo delle nevi. La lampada che custodì la porta, aperta come vaso di luce; e fu abracadabra, verbo e carne del tuo ritorno.
Id: 69777 Data: 03/01/2024 19:35:09
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Reminiscenza
Uomini a elio galleggiano sulle strade tra fili di fibre ottiche, attaccati al catrame, pigiando crani su tasti. Soffia, il vento, soffia e porta via cassette di frutta dai mercati, tra gli occhi eretici di gatti sbalorditi. Certamente c'è stato un luogo in cui sono stata umana e questa reminiscenza è già un traguardo; una rosa dal bitume.
Id: 69776 Data: 03/01/2024 18:40:41
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Natività
E poi finisce tutto, così dicono, pasta friabile i passi e melma dentro le piaghe dei mattoni brulicante i miasmi del peccato originale. Gli amori trasformati in delitti, i sacchi di spazzatura pieni d'ossa lasciano scie di sangue; sempre avare le corrispondenze. I saltimbanchi delle idee tengono in piedi il teatro giocattolo; nelle gastronomie maxischermi rifocillano con cronache di crimini -casa dolce casa - giusto per sentirsi a temperatura ambiente, mentre le mosche ronzano e grazie al cielo! obnubilano dell'horror vacui l'angoscia tremenda. Cristo ha smesso di guarire paralitici, ha finito gli sputi persino sugli avari e se ne sta in letargo da tempo, sottovuoto sull'altare lindo come sottana di suora. Il presepe è crollato sotto uova marcite e scatole di dixan; e tuttavia dicono che un bambino, laggiù, s'è mosso, tra le macerie, ha finalmente pianto.
Id: 69769 Data: 02/01/2024 18:02:11
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Notte
Notte, quanto ancora le ombre fugaci mi scaveranno dentro? Un legno può marcire in un'isola di spavento, cadere col nido delle rabbie ma io son forse solo legno? O materia da combustione sventrata sull'isola dei ricordi? Sono Apocalisse? Notte, sei chiodo sull'immagine di chiodo che mi fecero al Calvario, storpiandomi giunture strappandomi la carne e se mi cadi nel ventre come una luna nera forse è così che va la carità, un po' come tornare al liquido, alla placenta del mondo, un po' come morire, tornare all'osso che schiude il passaggio.
Id: 69752 Data: 31/12/2023 19:58:32
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Efesto
Ti ho cercato, non c'eri mai, impietrito nella tua dignità grottesca, parata d'egoismo e di uccise qualità. Ti ho cercato; ogni amore uno strappo, ferita senza sutura. In una emorragia di giorni ho camminato sui miei spazi bianchi, sempre in bilico di resurrezioni sparso come una rosa falciata al gelo della tua misericordia assente. Che resta, ora, dei tuoi diavoli benedetti dagli scheletri del mondo? Resto io, a lasciarti a tua madre. E scusami, papà, se ti rendo il marchio del tuo fallimento. Ora mi è padre solo il fuoco del mio destino.
Id: 69738 Data: 28/12/2023 19:21:52
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Aria
Aria, c'è forse qualcosa di più puro? Aria e vola sulle parole, acerbe come clessidre, mi soccorre giusto il frangente di non esser posseduta.
Id: 69726 Data: 27/12/2023 17:54:23
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Antigone
Oh Antigone, quel papà frusto come il peccato originale, tutta colpa pronta per l'inforno, te lo portasti sulle spalle come un corpo di santo bagnato. Era figlio del mercato, del bene e del male e tu non potesti farci niente . Guarda che belli i tuoi quattro gioielli, dicevi, parlando dei tuoi fratelli, ma lui stava bianco come uno stoccafisso, immobile come un chiodo. Caddero le estati le primavere tornarono le nevi umide e fradice e tu sempre col tuo peso addosso, un gatto nero che non volevi lasciare. Coraggio, coraggio, dicevi, ma poi ti spuntò un ghigno da demonio e decidesti di fare la missionaria e seppellire, sì, tuo fratello Polinice! E così che si diventa credenti e missionari e tu eri così stanca, che preferisti la tomba all'illusione di essere viva per lavare ancora i calzini sporchi di tuo padre, di cenere nera. Ora sei un'eroina, annoverata nel ciclo dei ribelli mitici, ma nessuno seppe mai che, nella prigione tomba del re, tu ci eri già stata, aspettando tuo padre, ogni giorno più morto. Per te fu solo questione di cambio di location.
Id: 69629 Data: 11/12/2023 20:57:05
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Oblio
Perchè nessuno si accorge di niente? Non c'è danza, nelle strade, a parte le foglie cadute che cantano ninne nanne come dolcetti di zafferano sulle strade grigie. E' fiorita la rosa, dalla pietra... Perchè nessuno si accorge di niente? L'aria azzurra è un incantesimo e la pioggia che cola dalla pergola vestita di luci di Natale è il riverbero dei ruscelli delle foreste pazzi sulla rossa terra esaltata tra i nervi dei tronchi aggrovigliati... Perchè nessuno si accorge di niente? Stamattina ho incontrato un vecchio amante ed è tornato l'usignolo con le sue primavere mentre fiorivo come un rovo d'inverno, pensando all'eternità dell'amore alla gioia stupenda di essere vivi. Ma nessuno si è accorto di niente. Allora ho suonato il mio tamburo nella mia casa rossa come una mela e con le cellule in estasi ho danzato il presente in quello che verrà, il futuro già presente in una gioia così pazza da resuscitare le estati perdute dalle rovine del cuore... Poi, non mi è importato più nulla, nemmeno della gente che non si accorge di niente.
Id: 69620 Data: 10/12/2023 14:50:03
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Come gli uccelli
Stamane sono preda del fuoco e tu hai la stessa importanza di un soffione incagliato nel lago d'inverno. L'aria frizzante accende il mio cuore sazio d'inferni e quale inferno è più dolce di quello che mi ubriaca di desiderio? Vedi, ti ho messo in una nicchia, tra gli artigli dei santi esangui e non ho bisogno di venerare le tue vecchie mani di peltro, perchè il mio perno, oggi, è lo stormo ubriaco di cielo, queste gambe leggere che volano nel vento, questo cuore asciugato dal sole, che ha pietà della sua follia e m'imperla di brividi bianchi come un velo nuziale. Tieniti le mani, le labbra avare, il tuo egoismo d'uomo e i pensieri da quattro soldi come scheletri nelle cripte dei tuoi giorni in avaria. Oggi sono pazza come gli uccelli e non ho bisogno d'amare il fango.
Id: 69615 Data: 09/12/2023 20:23:47
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Nuda come una stella
Non voglio mostrarmi, stanotte, voglio star nuda come una stella o come radice di quercia che divelle dalla terra i nervi del mondo. La regina dei ghiacci è in piedi, così bianca da far abbrividir la terra, l'erba, gli insetti! Tribù indigene fanno capolino nel suo Regno, selvagge come i suoi sensi acuminati dalle morti atroci che scavarono tombe nel suo cuore e fosse, nel suo ventre. Le si allungano le dita... Ella è ora ramo, foglia, cielo e splendente solitudine che dirompe dallo squarcio della notte. Non voglio mostrarmi, stanotte, voglio star nuda come una stella.
Id: 69602 Data: 07/12/2023 19:32:37
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Quelli come me
Nei romanzi, quasi sempre, l'eroe torna a casa, suona un citofono e magari ha in mano un souvenir; un gadget del sexy shop o la foto di papa Francesco che fa moine a un moribondo. Ma poi ci sono quelli dalle rotture inossidabili come i panini del Mc, che perdono turbine per strada e stanno come un insulto, poltiglie di ghiaccio agli angoli di pericolosi perchè. Nessuno accenderà loro un fuoco, al ritorno, ed è un disastro l'orgoglio, quando l'ebrezza della libertà vorrebbe costringerti a strapparti la pelle strapparti il passato il Dna, meticciato ormai col brivido tagliente dei tanti occhi aperti su un mondo cieco. Quelli come me, tronfi come Messalina o Cleopatra, hanno avuto amori al veleno solo per il gusto di resuscitare i lupi dalle prodigiose alture del cuore. Quelli come me non hanno chiavi del paradiso dove sprecare litri di camomilla e non barattano il ruggito con un falsetto di santo solo per non vedere, non sentire, non vivere. Non tornano, quelli come me.
Id: 69593 Data: 05/12/2023 19:56:52
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Una signora al bar
Oh dolce signora al bar, dove hai lasciato il tuo ranocchio, il tuo ranocchio verde, viscido come l'acido tartarico sul fondo di un rosè? Il tuo pensiero disegna trame incongruenti come un mosaico di Gaudì mentre te ne stai annottata come una spiga piegata sull'idiozia della sabbia del mondo. Oh dolce signora al bar, uscita in ciabatte come una lungodegente dalla corsia dei tuoi giorni nudi come le scatole dopo natale, chi ti mise pensieri retti nelle tue vertebre e frasi sensate in bocca come bistecche di maiale? Il ranocchio non era un principe, ma solo un rovello; un guscio d'uovo, un playmobil. Avvizzì col popolo dei padri e a te non rimase che la tua tisana fruttata. E nessuno a dirti che mai più sarebbe diventata corpo e sangue.
Id: 69587 Data: 04/12/2023 21:32:56
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La fanciulla senza mani
Oh, fanciulla, il diavolo non riuscì a toglierti il tuo cappello di bambola come quello delle zitelle alle messe serali e tuttavia una specie di cattiva stella ti costrinse a tagliarti le mani, per metterle sott'olio accanto alle conserve. E andasti avanti come un manichino dei grandi magazzini e tuo padre che aveva molto senso pratico decise che era giusto comprarti anche i pattini a rotelle, perchè la meccanica può essere una sana abitudine. E tu camminasti da nord a sud, da est a ovest come in filodiffusione... Oh, fanciulla senza mani! Eri così pia che ti ci voleva la bombola dell'ossigeno e il maniglione antipanico per le forti emozioni, molto più che ai missionari, così ti muovesti nel circondario vuota come le tasche di tuo padre, prima che accontentasse il diavolo. Prima che ti tagliasse le mani. Ma il re ti vide, affamata come una lepre nel suo giardino e poiché i re prendono quello che vogliono per decreto divino, ti prese come un pacco da regalo con un piccolo difetto di fabbrica. E tu ti muovesti nel castello vuota come una barbie o come il mondo prima del big-bang o come il buco nell'ozono, sempre onorando il re come tuo padre o come il dio buono che gli diede vitto e alloggio in cambio di due mani di inutile fanciulla. Così, ricordando il fidanzatino di paese come certe cose inconsistenti che hanno tuttavia il pregio di emettere un bagliore come le lucciole in estate, chiamasti il diavolo e quello disse: 'vediamo che si può fare'. E siccome il diavolo gode molto a confondere ciò che è già confuso dall'ordine, ancora vagasti, fino a una piccola cellula gestita alla maniera di un centro estetico. Avevi con te il tuo piccolo bruchino, che avevi chiamato Addolorato per non illuderlo sul destino. E fu lì, In quella dimora fungo nascosta nella neve che ti crebbero le mani. Ma il re riuscì a trovarti e faceste una seconda cerimonia sfarzosa come i matrimoni pugliesi, poi egli fece alle tue vecchie mani un'urna con un basilisco per i giorni di noia, e aprì un tiket office e nella reggia museo vennero tanti visitatori da tutto il mondo come ai Vaticani e il re potè commuoversi e spalare un po' il ghiaccio dal cuore al ricordo dei vostri primi incontri, persi in tempi ormai lontani in cui tu non avevi le mani.
Id: 69580 Data: 03/12/2023 22:03:34
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Fame
Il solito frastuono, sembra quasi musica sullo strappo del mio maglione rosso scucito di sospetto. Fuori il pioppo e le sue potature dentro aroma di caffè tra cosce jeansate e vetiver che tentano adescamenti o cercano risposte se l'amore non sia l'ennesimo contratto di riproduzione della fabbrica spietata 'homo sapiens' un 'e vissero...' alla glassa in via di marcescenza, un patto notturno tra ipovedenti, strappo su strappo, un'amnesia... La risacca non cancella la scritta 'non toccare' e bianco è il fossato come mani di bambina. Come la fame.
Id: 69577 Data: 03/12/2023 18:13:59
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La luna gigante
Sembra già Natale e oggi le lacrime volano via sulle fontane in fioritura, che sciabordano come un trionfo. Anche il mare sfavilla tra le rocce del cuore e tu, come Venere, nasci dalla spuma dei miei amori estinti, sulla rena delle mie emozioni bucate. Non c'eri tu nel calendario dell'avvento, eppure hai cambiato l'acqua in vino, attraversando le mie pagine a forma di veliero. E ora tu, cervo sacro, scrivi il mio nome su questa luna gigante, mentre nuoto tra i miei respiri, per raggiungerti negli spazi di un nuovo brillio. Nessun rancore tra le rose sfiorite, perchè il sole ti cresce dal cuore ed io vi affondo come una nuvola ebbra, mentre con gli occhi inventi le mie ossa, traendole dal mare con la tua rete di fiori. Dove sei stato? Oh io so che tu, sì tu, sei la mia luna gigante, e posso offrirti il mio scheletro che resusciti dalle radici degli olmi, perchè sei tu la chiave della mia soglia verde. Tu che sei la mia luna gigante, oh sì, la mia luna gigante! Misceli come vuoi gli spazi tra le tue braccia da dio, e insieme siamo lepri, lupi, volpi, poiane o scuotiamo il terreno con la nostra caccia al cinghiale e il cinghiale è il nostro amore, che ci aspetta con le fiabe interrotte sulla spina dorsale della terra che ci fece, che ci accoglie, ora, naufraghi ebbri caduti da una luna gigante perchè tu, tu sei la mia luna gigante.
Id: 69529 Data: 23/11/2023 22:05:31
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Rinascere
Rinascere, qui, in questo mondo troppo vasto con le sue gallerie nude, sepolte in un obbligo di polvere e cemento. Rinascere perchè amore è zoccoli tra sequoie di tenebra e radici a brandelli di storie strappate, un attraversamento in apnea che cancella sogni con un colpo di spugna. Rinascere dal ruggito di una nuova alba, perchè si ripeta il miracolo del pescatore d'oro che riporti dal mare il mio cuore intatto. E lì rinascere, per la luce che fiorisce i cieli, per l'alloro voltato verso il dio nell'ultima, bruciante resa dell'amore, mentre s'assottiglia la palude nel brillio di una luna nuova. Rinascere e lasciar andare la camicia di dolore che fece macchie d'unto sull'ebrezza della pelle, chiara di gioventù. E ancora, eterna come gli angeli delle cattedrali, quando la rabbia collassa su steli di splendente fragilità e tu dici il mio nome di Città nascosta spegnendo coi baci il sapore di ruggine che mi lasciasti addosso, coi chiodi del tuo carnefice. Rinascere perchè così le creature mostruose del mondo tornano alla terra e dall'arca di una felicità pura come un bambino, le colombe portano ancora rami verdi di illusioni lucenti come confetti nuziali. Rinascere, perchè è così che si prende in giro la nostalgia e le lingue della gente pia serrate in circonvallazioni di veleni. Rinascere, come avvicinarsi da dove non siamo stati lontani, mai.
Id: 69523 Data: 22/11/2023 17:48:17
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Narciso
Narciso, dove hai perduto le lacrime? Il tuo ginocchio è un sasso nella tua immobilità da dio e senza dubbio fu l'effetto Pigmalione a costringermi ad amarti. Ade venne come un granchio e mi strappò il cuore con le sue micidiali chele, mentre tu ostentavi la tua armatura fittizia piantata nell'illusione della gioventù. Oh Narciso! Girai e rigirai la cenere, per darti sostanza, finchè l'amore non bastò a tergerti, come un bambino e tuttavia non scomparve la maschera allegra dietro cui nascondevi la morte. Ti ricordo chino sulla tua ombra come un soldato decaduto, eretto solo il tuo palo provvisorio, che tuttavia non scatenava il giubilo dei corsari dei sensi, perchè la paura ti teneva contratto nelle dimore palustri del tuo spirito raffermo e ti perdevi i profumi di mirto, capaci di sciogliere il legamento alla divina fune d'argento, per spingerti in un bagno di splendore e di eternità! Narciso fatto d'acqua, drammatico come un Cristo sotto i ponti, Narciso che non fioristi mai dal fuoco, e non sapesti il nome delle ninfe che raccolsero Amore dai fiumi... Narciso che non sei e diluisci nel paesaggio mai vissuto come binario bagnato, dipinto da un pittore mai nato e tuttavia lasci un'ombra nel santuario delle mie arterie che abitasti, con la tetra follia di un condannato alle lande glaciali, che non possiede chiave per fuggire di là e muore con i morti della terra come una macchia nella divinità. Narciso, che ora sei lì, affondato in quel lago che ti chiamò, ma di cui mai conoscerai il nome.
Id: 69507 Data: 20/11/2023 18:27:03
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La regina delle nevi
Non so cosa andò storto; il latte acido o mi prese lo stomaco e affondai come un motore arrugginito, a precipizio da un terreno fradicio come un velluto sfondato. Fuori, gocce di neve, germogli marciti su scogli aguzzi come la noia o la fame insaziata potente come un drago che brucia i paesaggi. La regina delle nevi aveva artigli e faccia viola quando il suo sangue imbrattò le lenzuola martoriate, come in un duello. Oh regina, regina!!! Caddi da lei come una bambola rotta, donna già fatta all'ombra dei teschi di sogni spezzati, profondi come le tombe dei figli senza nome. Mi sdoppiai su un lido di dolore; con spietata chirurgia estirpai un cadavere di donna dal mio io spellato come i rovi d'inverno. Fui l'avatar e il suo contrario, il forcipe e la chiave nascosta in qualche limbo intatto. Lontana, la regina, nelle sue guglie di ghiaccio; senza neanche sangue per spostare una nuvola.
Id: 69497 Data: 18/11/2023 13:38:21
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Il sonno di Biancaneve
Dormi, cara dormi che le stelle passano, dormi mentre il vento respira tra le dita degli alberi guardiani Dormi nel tuo bel mondo intatto, nella solitudine del tuo segreto, di quel limpido splendore che scorgesti, quando il tuo amore fece d'oro le spighe Dormi sotto le volte delle bufere, oltre la casa soffocata di fumo che spezzò i fianchi alle tue stelle azzurre. Dormi, sulla preghiera scritta sulla conchiglia in cui nascondesti la tua lacrima di seta Dormi e sogna il tuo giardino di rose, il pilastro della scala lucente che tante volte ti indicò l'uscita dal tuo labirinto di spine. Dormi e resta con le estati dal sapore di sale, fuor dalle vanghe crudeli che insanguinarono i tuoi cieli di cobalto. Dormi e scorda la finta acqua battesimale che ti spense ancor prima che tu potessi fiorire come fuoco Dormi sulle parole interrotte della tua musica spezzata Dormi e vedrai la piuma il quarzo rosa incoronarti ancora, quando ti sveglierai e non sarai più stanca.
Id: 69477 Data: 15/11/2023 20:12:00
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Eppure mai
Stavamo là dove la baita mugghiava, forte dei nostri inferni io e te nella tumultuosa elegia della carne, uliveti ardenti a ricevere l'unzione... Eppure mai ti dissi 'simile', ma continuai a lasciar traspirare i cieli sulla ferita inferta dal tuo pugnale; colombe più bianche corolle più piene per il limpido trastullo delle mie libellule d'oro.
Id: 69469 Data: 14/11/2023 20:44:02
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Dove sono?
Dove sono? Mi sono persa... Persa in un ricordo d'alba, cucita appena sul cuore appena l'attimo di evaporare inconsistente come capricciosa nuvola... Dove sono? Il dolore è un rombo, rombo di tuono sottopelle scrosciante temporali inuditi. Dove sono? Persi i vecchi ritratti in bianco e nero, gli ovali perfetti l'incarnato holliwoodiano... La rabbia nel collo come un assassino, vomito le mie parole perse come tante stelle abbattute dal tradimento e dalla banalità. Soffia la cima tempestosa nella foresta scura di una notte lunga come gli addii che incisero varchi nel cuore. Dove sono? Aggrappata a un dipinto, a ruderi che hanno il pane della poesia quello che i corvi mi soffiarono via con l'innocenza mentre l'aratro delle idee cancellava i miei passi annullava i sorrisi, spaccandomi i denti. Dove sono? In nessun posto o forse qui a stendere l'ordito di quel che resta di me.
Id: 69444 Data: 09/11/2023 12:03:03
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L’uomo di strada
Puzzi come una carogna mentre, con unte mani, porti alla bocca il tuo pane, sporco di strada. Soffiarono impetuosi venti, grandine rossa ti oscurò il cuore, prima di ritrovare l'ordito. Ora, tra i campanacci e le severe meridiane osservi e intanto sei dove volevi; sotto le sottane bagnate di dio.
Id: 69434 Data: 07/11/2023 17:25:42
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Joel
Gli occhi bassi, laminanti il vetro di un dolore abissale così, l'antico nome che Joel aveva nei caratteri rovesciò sulle strade, senza nome. Ma tu, dal lembo più puro dello scarto ruggente traesti il dado. “Scacco matto!”
Id: 69433 Data: 07/11/2023 17:18:55
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L’uomo della civiltà
Nei caffè confusi dai deodoranti del mattino, oppiacei dell'eterna inquietudine che intasa i risvegli, l'uomo della civiltà cerca il piacere, sorvegliato dalla città di cemento che para la crosta di quel 'male' che abita le foreste fonde e i torrenti anarchici del cuore oscuro come le gole nate dai terremoti che penetrano i fianchi del mondo. Goffo, appesantito nel pastrano rattoppato delle sue ovvie presunzioni e delle mille sensate precauzioni, con scampoli di sogni in poliestere nelle tasche sdrucite, l'uomo gira in tondo tra le aiuole ben tosate della città lungodegente e mette lenti scure per nascondere l'immenso deserto che gli consuma i giorni col cuore.
Id: 69432 Data: 07/11/2023 17:05:27
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Per il mio compleanno
Ecco il giorno, il giorno delle farfalle bianche, il giorno delle farfalle fiorenti. Ho messo l'abito da sposa e sto aspettando il raggio sul sagrato di una speranza verde. Ha piovuto anche stanotte e inquieti i succubi han danzato la loro danza macabra. Ho atteso. Muta come una montagna, gelata tra gli uragani di nebbiosi pensieri, che scuotevano le fondamenta del mio stare. Ho visto cecchini morali tra finestre d'ombra e lenze affondate in stagni appestati e pecore al macello guidate da santi assassini divorati da serpi intestine e incendi e capanne divelte e mostruose omertà macchiare di sangue il ventre della Madre e abortire figli tra le corsie di un supermercato. Ho visto. Soffiare ancora venti sulla soglia e animali fuggire da foreste in fiamme e torrenti straripare e monti franare. Ho atteso. Nel silenzio della lunga notte. Nel silenzio dei vivi. Nel silenzio della carne ferita. E oggi, per il mio compleanno, ricevo in dono dagli dei una nuova fetta d'Olimpo.
Id: 69420 Data: 06/11/2023 14:44:35
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L’amante nascosto
Sei da qualche parte? Nelle mie unghie rotte? Sai metto ancora il maglione arancio di un vecchio amante perduto. Sei lì? Sei sull'intarsio di 'Delitto e castigo'? Nell'occhio onnivoro che scavò una tomba alla mia verginità? Oh... So che ci sei... Smetti di giocare a nascondino! Tra un poco arriverà la carrozza e dovrò uscire dal ballo in maschera, per vestirmi ancora di pioggia. Ma tu toglierai la maschera quando verrai a farti un drink nella mia scarpa di cristallo?
Id: 69393 Data: 02/11/2023 21:10:42
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La grande festa
Un'altra giovinezza solcherà i confini del mondo; cieli azzurri e lievi come le rive in estate, balconi di rose e di zafferano... Un'altra colomba sorvolerà la terra emersa dalla baia del pianto. Chiamerà stormi di colombe dal giardino delle Esperidi. Sarà grande festa.
Id: 69391 Data: 02/11/2023 20:10:55
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Signora triste
Signora triste, a che pensi? C'è un luogo dove dorme il tuo buon cuore sotto la pallida maschera di cera? Trascorsero i Natali e i luna park e tu ti perdesti nei sogni di zucchero filato, duranti un giro di giostra. Signora triste, impagliata nella tua sedia, chi ti scucì il sorriso? Chi ti torse l'ali? Ma tu, immobile, sembra che non ascolti, poi chini un poco il capo e il fiore rosso che trema sul tuo cappellino scuro dice che tu non sai... ….Intanto una lacrima è scesa sulla tua maschera di cera, lasciando un solco.
Id: 69363 Data: 30/10/2023 07:15:56
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L’attesa di Euridice
Oggi i cieli colano un biancore di latte e la mia carne siderale volteggia in spazi arcani come la Bellezza dove la limpida luna si getta nelle tenebre per trarne perle rosse. E' ancora lì, la mia passione, perla mai sfiorita su cui i miei mille cavalli tuonanti varcano il vento e bucano la terra su cui mai tramonta il sole. Lì vive l'amore del mio cuore che nascose per me, dal tempo delle origini, l'oro dei capelli nelle spighe gronde e ogni pensiero nell'erba vergine e nuova e il cuore nell'edera rossa come i pampini in autunno. Sta lì, il mio amato ad aspettarmi dove mugghiano le cime più aspre, i pascoli dei monti sacri, dove egli ha preparato il giaciglio alla sua sposa, dura come il legno o il melograno che rubò a Proserpina e forgiò con l'oro nero della notte. Vado... Togliendomi la sabbia del mondo, volando sul tappeto di nuda poesia spinto dal canto di Orfeo. Euridice sono qua, ad aspettare, di bere con te questo latte appena munto che odora di noi.
Id: 69362 Data: 30/10/2023 06:55:41
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Bambina
Bambina, sedevo sfasciata sotto un sole che non arrivava mai; un sole di cenere, bieco come gli schiaffi sul muso o le bastonate improvvise o quelle corse che finivano sempre in addii; piogge incessanti che cancellavano la mia immagine come neve al sole. Arrivò poi la poesia a fiorire fiori insperati, un'hallelujah tra i greti del cuore, sui miei piccoli piedi bagnati come passeri spaventati.
Id: 69351 Data: 27/10/2023 18:23:59
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Ho vissuto
Ho vissuto Portami lì, tra le alghe marcite, nella baita secca e maledetta piena di umido e di vermi striscianti oleosi nel miasma della tua lussuria. Così, diedi le perle ai porci e il diadema cadde nel fango e nessuna perla fu salva. Espiavo il peccato originale inalando il tuo fetore di carogna, mentre sentivo che i rancidi 'mea culpa' svenivano nelle onde giallastre come uova marcite, in cui, con te, mi trascinavo e tuttavia – genio dell'arte!- eressi al Minotauro un monumento sublime come i cieli più puri quando annotta il vergine tramonto e le acque chiare parlano le lingue degli angeli salvati, con demoni, nella loro sublime, ambigua androginia! Oh mistero della notte! Mistero dell'amore che giaci nelle profondità decomposte del mondo! E se il tuo puzzo mi si attaccò addosso fu solo perchè crollassero gli ultimi recinti borghesi coi loro idoli in putrefazione tra gli aromi da obitorio e presa dall'estasi e dallo spavento, la mia anima, liberata, dicesse: ho vissuto, ho vissuto, ho vissuto! Onnivora e sazia come l'onda cangiante ruggente sugli scogli come una madonna ebbra.
Id: 69347 Data: 26/10/2023 18:23:40
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La notte nella valle
La notte è uno squarcio che spaventa i passeri della mente, mentre le luci nella valle planano, tremanti sentinelle nella fitta nebbiolina. La terra allora trema di segreti e l'Anima, grande selvaggia, sbuca coi suoi fauni rossi, aggrovigliati alle radici dei rovi e delle querce, nell'aria umida e ambigua. Unica certezza una casa lassù, in collina; faro rassicurante e remoto tra i latrati che squarciano l'aria, come ferite.
Id: 69329 Data: 24/10/2023 14:29:37
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Quel che resta di te
Luci e tu non ci sei, smarrito negli occhi liquidi, nella barba affilata che mi punge il cuore. Che te ne fai, ora che hai morso la sacra mantide che tuttavia sanguinava il tango dal tuo cuore sottovuoto? Ora che hai ucciso il gallo scarlatto per due pompini da sagrestia? Oh, terribile il fuoco ferito dell'amore! Un pugnale di ghiaccio, implacabile, che scortica i giorni, fino al nervo d'acciaio! Luci mi tagliano al centro non più del tuo suicidio, fuor dalla divampante eucarestia del mio amore. Restano i tuoi occhi ad olio, colanti, la tua barba da mendico e sangue che non medica le piaghe.
Id: 69328 Data: 24/10/2023 14:21:40
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Aria di rivoluzione
Il vecchio curato, ormai impagliato sottobraccio a straniere, contempla il ding dong con sereno distacco, come un santo beone, mentre le cornacchie han perso il piumaggio sul sagrato. Anche i palazzi hanno un poco vacillato e la morte ha sussurrato agli scheletri una vecchia romanza mai udita, e quelli sono usciti nelle piazze a ballare il rondò; le piazze, grigie come pietre, nude come scogli, si son popolate come una movida! E' il tempo è il tempo è il tempo dicevano gli scheletri battendo le falangi con suono secco di nacchera e i cannoni delle bombe, di lontano, non riuscivano a frenare l'euforia. Allora bambini han preso d'assedio le scuole di cemento, come la Bastiglia, e son tornati nei boschi ad ascoltare le parole nascoste degli alberi senza dirsi mai sazi del sapere che solo vive in tutta quella linfa.
Id: 69323 Data: 23/10/2023 13:19:59
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Destino
Nacqui già gravida di grandi visioni e scelsi la mia piccola casa come un biscotto divino. Selve, intorno, e monti azzurri dove i pensieri partorivano l'indaco e il rosa coi tramonti, soffusi da un'astrale nostalgia. Misteri, su cui indugiava la tigre del cuore, ammaliata da soavi e oscure intimità. Crebbi così, spaiata da un comune destino, coltivando il dolce ardore dei folli nelle fughe, nei tormenti del pensiero. Il salice è ancora lì, sotto la finestra a rubare sogni alla luna e a danzare al vento l'infinito tremendo che mi tiene il cuore.
Id: 69305 Data: 20/10/2023 08:56:42
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Di lì
Mi manchi, anche se potrebbe essere una congettura o un vizio e tuttavia l'erba nuova non cessa di spargere il verde nelle praterie sconnesse che abiti, col fauno e Pan, geloso dio dei boschi. Potrebbe essere rimasto, fuori dalla folla urlante negli inutili ingorghi delle inutili merci, un varco, uno strappo. E' di lì che il vento soffia il tuo ricordo e questa volta potrebbe essere una benedizione, un amen!, chissà...
Id: 69304 Data: 19/10/2023 21:04:12
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Il ladro
Non so quando si spense la lampada di legno sul comodino che offriva alla stanza una luce vasta e gialla. Venne un ladro e ancor prima che fermentasse giorno, gonfiò il cuore di paure come un'arena. Volò la lampada, il dente da latte sul comodino; volarono letti, persino il tetto. Non capii mai chi aprii la finestra in quella notte d'inverno.
Id: 69295 Data: 19/10/2023 07:35:17
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Torneremo a danzare
Torneremo a danzare, truccati di luci angeliche come zingari divini. Torneranno le nostre dita a sfiorarsi, fino alla genesi delle nostre emozioni più pure. Tornerà la platea plaudente e franca a vederci volare nel firmamento che nessuno ha visto mai che noi conoscemmo e di cui la nostra assenza fu il varco necessario verso infiniti più puri.
Id: 69287 Data: 18/10/2023 07:46:39
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Facevamo l’amore
Facevamo l'amore come nessuno fa più... Facevamo l'amore con gli occhi, coi movimenti delle ciglia, dei pensieri appena intuiti, lievi come libellule d'estate.... Facevamo l'amore con le vene sulle mani, che irrigavano millenni di silenzi solo con un guizzo. Facevamo l'amore nell'assenza che non era mai assenza, perchè l'album di vetro dell'aria conserva ogni nostra memoria, gesto, espressione, accordo e disaccordo e tu non mi mancavi mai anche quando mi mancavi sempre. Facevamo l'amore sempre anche ora, mentre tacciono le ore e sembra non esista che questo silenzio duro d'eternità.
Id: 69286 Data: 18/10/2023 07:18:31
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Rimane il mare
Cercare piccoli angoli di paradiso, i propri luoghi di pace e di ristoro, significa riuscire a vedere il mare sempre, anche in mezzo alle bombe della guerra e della violenza che assedia il mondo. Ecco questo piccolo paradiso; lampade tra i gelsi, sacchi di juta su vecchie panche dove stendere sogni azzurri. Ecco questo piccolo paradiso, schermito dall'odio e dalla violenza, dove turisti francesi intrecciano risate come ceste di vimini attorno a un caffè. Le foglie già s'imbarcano verso lidi più lievi, ma rimane il mare, da questo piccolo paradiso. Siamo già stati; qui.
Id: 69269 Data: 16/10/2023 13:26:25
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Non ti dissi addio
Non ti dissi addio, che il tarlo mi aveva già roso le parole, coi denti mancanti. Troppa umidità nella stanza, dove mia madre teneva il suo sacchetto di azzimi sotto litri di polvere. Non ti dissi addio; non ti dissi la mia verità mentre mi trafiggevi gli istanti come il sole su antico mosaico: ero io, anche l'antico mosaico rotta decomposta già trasudante dalle bianche mani del Calvario lo scarlatto. Non ti dissi addio, ma salii in ginocchio, tra sassi e chiodi in cima solo per scorgerti; ancora.
Id: 69268 Data: 16/10/2023 13:14:30
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Vieni
Vieni, stiamocene qui, stasera, in questa piccola stanza, in questa tiepida serata che rifugge l'orrore della guerra! Vieni, riprendiamo la fiaba interrotta, mentre me ne sto indolente come un gatto, avvinta al tuo petto come a un destino. Oppure chiamiamo la regina delle nevi, rendiamole le rose, rifiorite dal canto della luna. Vieni, perchè tra queste lenzuola siamo fragili come bambini e possiamo rifare il mondo... … in una notte, possiamo svanire... o diventare lucciole nel vasto oceano dell'Immensità.
Id: 69257 Data: 13/10/2023 19:38:18
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In te
Desidero vederti in questa chiara mattina di ruggine, tra i rumori sensati e i sorrisi remoti nei caffè, orfani di linfa. Desidero immaginare la tua pallida bocca, le guance scavate venire a me come un'epifania bagnata dall'oro del tuo avvento. Perchè nella monotonia di questa ossessione d'amore mi svuoto d'orpelli come un cipresso e solo in te, in te, in te la mia nuda carne trova il suo approdo, la sua casa le sue ossa la sua verità.
Id: 69244 Data: 12/10/2023 18:42:10
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Non ti dissi ’torna
Non ti dissi 'torna', che gli avi nomadi, mia grande fortuna, già chiusero gli steccati dove, con le oche e gli animali benedetti, sorride ancora Innocenza. Non ti dissi 'torna' che il tuo pesante passo mai contendere potrà con l'insostenibile leggerezza dell'erba che spande nel cuore un canto arcano e verginale. Non ti dissi 'torna', ma pregai il passero perchè m'insegnasse il segreto della semplicità che dà ali alla vita. Il Graal è versato, profanato dalla tua ignoranza, ma il mio sogno è ancor più limpido dell'acqua, ruggente come il Fuoco che tu non comprendesti, non rubasti, perdendo l'Immortalità. Perciò ti dissi: 'Va e impara a vivere, se puoi'. Fu poi la carità a darmi scettro, corona e ali.
Id: 69235 Data: 11/10/2023 10:52:03
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Il nuovo sole
Ecco il nuovo sole che penetra le piaghe e dalla foresta salva la sua bambina abbandonata. Il lupo aveva fauci cariate; il lupo era un abbaglio. La principessa ha note di diamante ora, tra i capelli e vola sulle sue lacrime, tramutate in tante stelle del mattino.
Id: 69195 Data: 04/10/2023 10:48:48
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Solo il fiume
Solo il fiume Quando il cielo sarà chiaro come fotografie d'estate e il corpo vitreo non avrà più buchi neri e il cattivo e lo stupido non feriranno più la membrana del sentire, il vuoto dei paesaggi deserti sarà musica d'arpa; torneranno le api dal miele d'oro e nuova, la terra, germoglierà altari senza più spine né Cristi crocifissi. Solo il fiume scorrerà col suo letto d'istanti di rose magnifiche e folli.
Id: 69185 Data: 02/10/2023 17:56:32
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Lucciola errante
Liberami, liberami, liberami, così mi chiedeva Madama Poesia; sono stanca, toglimi dalle bare ingessate! Mi vidi vagare tra relitti funerari di aule e laboratori, rigida come la morte e caracollare tra gli scheletri ghignanti in una palude di razionalità. Ora ho le ciabatte della nonna, ma entro nelle crepe più umide e oscure dove cresce una muffa rossa illuminata da un sole diverso di lucciola errante.
Id: 69180 Data: 02/10/2023 11:05:39
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Attraversamento
Camminavo nelle strade deserte della Lunigiana con la mia torcia, sola, a illuminare il mistero che dalle cime cadeva sulla notte ammantata di stelle. Cullata dai venti, da tenui latrati, indovinavo gli stretti passaggi, assai più dolci dei tormentati giorni nel tempestoso mare che mi domandava l'innocenza come pegno della verità. Resto su quel ponte, sulla soglia liminare a cui la nostalgia corrose i chiavistelli, a domandarmi la differenza tra oblio e rischio di naufragio... Ma una stella ha già scritto il mio passo su un cielo di carta.
Id: 69142 Data: 27/09/2023 20:01:52
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Innocenza perduta
Disillusi poi ci aggirammo tra questi ampi tronchi; nell'aria muschiata non una carità di lembo di seta a frenare l'emorragia. All'arena consegnammo le ultime vene, il sale, il sangue ancora acerbo di illusioni. Vincenti, ci aggiudicammo il premio lucidità come un trofeo di bronzo in cambio del Graal che, incauti, versammo sulla fiaba bambina che dava anima al mondo, con l'innocenza del nostro amore
Id: 69141 Data: 27/09/2023 17:35:10
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Un pomeriggio, in città
Quattro colombi, nobili guardiani, sostano accanto a una panchina di dolore. Alcuni incedono, guardinghi tra foglie di platani aperte come mani nel meriggio surreale. Radi, i rumori delle auto cullano le imposte di legno chiuse nei segreti come monache in clausura su una zuppa di un dio di latte. Nella piazza le foglie perse disegnano sciarade sotto colate di cielo.
Id: 69123 Data: 25/09/2023 18:18:10
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Dopo ogni pioggia
Il cielo ha sgranato il suo rosario d'acqua sui campi celebranti la pesca miracolosa. L'aria è una coperta azzurra; da ulivi danzanti s'eleva un alleluia di legno e di terra. Come spiga nuova rinasce la stupida illusione che fece bianchi i denti e fresche le pupille di ignara gioventù. Il mondo è nuovo dopo ogni pioggia.
Id: 69122 Data: 25/09/2023 18:05:52
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Immortalità
Un bacio, dammene ancora, non senti quanto è futile la vita? Quanto futili gli imperi? Non ho altra lingua che il fuoco e i torrenti impetuosi che l'ardore fece d'edera, per arrampicarmi ai tuoi colli. Perchè, fusa, la nostra carne crea imperi più alti dell'argilla e i tuoi baci sono ponti dove salpa l'Immortale. E noi, come naufraghi ebbri, tra flutti e marosi percorriamo, furenti, la caligine dei sensi nella nostra caccia al cinghiale, finchè il miele non lo strema e ce n'è ancora e poi ancora e lo Stige e l'Elicona non fanno più paura.
Id: 69095 Data: 22/09/2023 19:31:47
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La pietra
Ti diedi una pietra un giorno, dissi: “ è un cuore, ma decidi tu se è un cuore di pietra o una pietra sul cuore”. La prendesti come un amuleto quasi proibito, la infilasti nel marsupio dimenticandola, forse, io che la colsi nello Stige del furore della gelosia d'amore per battezzarla nel Lete del mio cuore di pioggia. Anch'io la dimenticai, quando l'antica gloria di un'alta natura mi costrinse a voltare il passo. Ma un pomeriggio nel mio triste giardino vidi l'agave sanguinare fino in fondo al suo grosso corpo verde. La pietra stava là, palpitante come il cuore di un uccello ferito a cui un mago malvagio abbia reciso le ali.
Id: 69092 Data: 22/09/2023 18:50:19
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Solo il solco
Siamo due stronzi, avevi ragione. Due stronzi che si amavano odiandosi, che si odiavano amandosi. Nessuna verità, oltre le nostre contorte zolle di carne. Nessuna misericordia, quando il vento passò il rastrello. Solo il solco rimase a sanguinare; dal costato.
Id: 69080 Data: 21/09/2023 18:26:44
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Il nervo della rosa
La stanza è inerte, senza te, sparso tra i ritratti, le mie collane, come un souvenir. Resta la statua di un dio invisibile, fiera come l'argilla o un presentimento o il silenzio quello che osò scoprire il nervo della rosa.
Id: 69078 Data: 21/09/2023 18:03:38
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Ancora Te Deum
Un passo dopo l'altro, la rotaia non ha fretta nel suo falsificare tragitti. Restano panni appesi sul balcone, il sole sciolto sulle corrose carni. Da spume di mari lontani arriva odore di mattanza. Gli stessi, i cieli proibiti sopra i Cristi compressi negli ostensori. Ancora 'Te deum' rallentano il sangue nelle vene.
Id: 69071 Data: 20/09/2023 17:17:05
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La nostra poesia
La nostra poesia non aveva parole, pagine, capitoli, occhiali da lettura. Come pioggia sonante nasceva da un formicaio, dai nodi sulle mani, dagli aghi di pino, dalle squame sull'anima che, repentine, diluivano in volteggio per lasciare al nulla del mondo, la sua vergine bolla di stupore.
Id: 69069 Data: 20/09/2023 17:00:52
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Tra le tue braccia
Tra le tue braccia svernava l'Olimpo con tutti i Titani. Pioggia nuova, dai pori, tappava i buchi nella carne. Non avevo scampo, tra le tue braccia, non mi restò che naufragare.
Id: 69056 Data: 18/09/2023 18:09:36
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Per vestirmi di te
Per vestirmi di te ho dovuto svestirmi del mondo. Oggi indosso il saio e il cilicio sono i tuoi occhi di ruvida spuma che mi trafiggono, dentro, d'una purezza di fango.
Id: 69055 Data: 18/09/2023 18:08:21
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Rimase il vetro
Eravamo stolti, ma falsi mai. Il problema erano i vetri sul cuore, non le schegge, ma quelli infrangibili; serre, dove morivano i tanti fiori. E mai ne vidi di più belli. Ma sul tuo cuore c'era calcare, troppa pietra ferita e falene che mai videro sole. Ti offrii in olocausto la mia carne spezzata, come una salvezza ma rimase il vetro, dannatamente a sfregare sulla roccia. Dio!!!! Perchè non uscì nemmeno sangue!!!
Id: 69027 Data: 14/09/2023 12:19:47
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Ifigenia
Spacco il legno, come vetro; ho schegge nei pugni che colano un sangue caldo... Spacco il vetro che la morale imbiancò sopra gli abusi del potere. Ho il ghigno di un demonio; signori, permettetemi di disturbare il vostro santo sonno! Sono un mostro, sono quella che il mondo ha fatto di me, strappandomi carne dall'anima. Non vi piace lo spettacolo? Perdonami, mammina cara, se non ho la gonnarosatuttebalze e se sul colletto a centrino c'è muco e sangue e flemma del mio vomito sul mondo. Sono la follia che s'incarnò nella crudeltà di chi tentò di tramutarmi in cannuccia di plastica. C'è un cielo spettrale, dietro me, lo stesso cielo di ghiaccio contro cui, bambina, piangevo senza lacrime. Avevo pallottole scariche nella pistola giocattolo, perchè qualcuno le aveva già usate per uccidere me. E perdonatemi se non sono educata e sbrodolo sul vostro mondo schiavo; non ho più comprato gonnetuttebalze e orribili giacche con colletti a centrino. Ho il dolore, ora, come amico da cui traggo una pasta nuova: Perseo. Lo sto facendo d'etere e stelle. Fuori dal vetro, solo il cielo infinito.
Id: 69021 Data: 13/09/2023 17:27:09
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La nuova casa
Dall'azzurra finestra contemplo i fiori dalle polpe rosse, il vento bacia le corolle ebbre di luce nuova. Questa è la mia nuova casa: massiccia sta su su travi pesanti, adagiata su un letto di papaveri, scudo contro le iene all'assalto del cuore. Ho lasciato fantasmi, tra le macerie, avvinti dalle loro stesse catene e un canto sigilla il mio ritorno... Il fiume che qui scorre trasmuta il fango nel grano di una vita nuova; canta, nei pori con le rondini che mi prestano le ali. Oggi sono nata, qui.
Id: 68944 Data: 30/08/2023 13:56:09
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Il leone
C'è un leone, nel mio cuore, che ruggisce senza tregua. Crinera d'oro e fiamma, il leone ruggisce, il leone mi chiama. Allontanatevi da me, spiriti fiacchi e indolenti, voi irritate il mio leone! Come può un leone trasformarsi in trastullo per prevedibili agnelli? Il mio leone avanza fiero nelle sterminate foreste dell'anima; solo egli ama la caccia e il bagliore ardente; perchè è specchio del sole, il mio leone, la polvere non può scalfirlo, né la tormenta arrestarlo. Dalle vette chiama e gli rispondono gli alberi e gli animali e gli risponde il vento e il mare e questo gli basta sì, questo gli basta, perchè è re del mio cuore, il mio leone.
Id: 68926 Data: 26/08/2023 18:32:18
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Il viaggio
Fendetti la bianca spuma con la spada del mio nome. Strappai il cordone a morsi, fuori dal nero Graal, io e il serpente. Fuori, a conquistarmi l'ossa sul pietrisco in una emorragia di giorni e di sconnesse estati; rifiutando latte acido e sdrucciolevoli compassioni, dissolsi menhir di ghiaccio conficcati come Croci nel cuore; e liberando il Cristo dalla pietra sciolsi l'antica maledizione e andai, cercando Danae, Andromeda, Medusa; cercando me.
Id: 68924 Data: 26/08/2023 18:10:28
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La mia follia
Un'insegna scrostata buca il solito motivetto d'allegra brigata nella cornice di plastica di un lindo bar. Monete di vuoti stanno appese nell'aria di elio. La mia follia beve la crepa, sospesa sulla tazza di un ginseng.
Id: 68898 Data: 21/08/2023 23:06:27
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Da bambina
Da bambina mi vidi morire, galleggiare in una vasca senz'acqua e non lo dissi a nessuno, per timore di svegliare il prete che dormiva di sotto, perchè io no, non volevo l'estrema unzione. E così tra il popolo delle galline fiere come galli cedroni tenni nascosta la mia bambina sotto montagne di noccioline e le comprai un gatto, che suo padre accoppò con un colpo secco. E la bambina dimenticò i nomi delle cose e credette che la sua vita fosse la sua bara di ceramica secca. E poi, improvviso, lo sparo -bum! le disse del tempo e lei riempì la vasca da bagno con le sue lacrime nere, nere, nere.
Id: 68881 Data: 18/08/2023 20:48:11
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Una mattina di fine estate
Memorie strane palpitavano nell'aria, spettinate come foglie di dracene; spezzoni di vita contadina e di amori infranti s'aggrumavano nell'aria rassegnata di fine estate. L'incertezza s'assembrava nelle ossa come un vuoto o un morto. Intanto il turchese diluiva i lutti familiari, facendomi ombra densa di sospetto o forse solo fuliggine tra gli alberi escoriata dalla fantasia di un d'io.
Id: 68872 Data: 17/08/2023 21:56:00
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Ancora vengo a cercarti
Scola neve il paesaggio d'estate. Scolla le ossa delle case dallo loro sedentarietà di tufo. Ho aperto i cancelli per cercarti nella siepe antica. Le acque come allora. Fragorose come pianti inaciditi. Ancora vengo a divorarti con la notte, a cercarti coi resti della mia carne di cadavere dimenticata.
Id: 68867 Data: 16/08/2023 17:54:18
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Addii
Mi son strappata l'Anima a pezzi, Ogni addio uno squarcio, ogni addio ghiaccio sulla carne appesa. Dove sono i miei bambini? Dove sei tu che mi parlavi la lingua bianca del gelsomino? E' passato il treno, il treno di ferro, il treno di ruggine e l'Anima è finita sulle rotaie; è lei che inventa nenie per chi parte e non sa se potrà tornare.
Id: 68866 Data: 16/08/2023 17:43:49
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Il mio tempo
Sono già lì, tra i marmi splendenti le nuvole barocche, le strade azzurre eppure naufrago in questo torpore, più terribile dacchè il tuo fuoco mi fece ali e portò l'acqua alla foce di questa caravella bizzarra, pestata a pugni senza un perchè. Oh Sibilla, oh amante, oh daimon, lascia che io posi le pietre grigie, la nefasta eredità di Mara, sul greto dei non vedenti perchè, ora, è giunto il mio tempo ed io con te voglio danzare, ed io con te voglio volare.
Id: 68857 Data: 15/08/2023 13:10:30
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Quaggiù
Quaggiù piangono i bambini; han piedini sporchi, il moccio fino al piccolo, caldo petto. Quaggiù bruciano le nevi, come le illusioni, come i verdi velluti delle foglie crocefisse dagli inverni. Quaggiù piange un dio dal cuore di albero.
Id: 68850 Data: 14/08/2023 15:26:25
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Due amanti al bar
Scrivere poesie all'aperto è un'esperienza visionaria di qualità diversa, rispetto allo scrivere 'chiusi in casa'. Un poeta sa bene che anche quest'ultima espressione non è esatta, appunto perchè il poeta, come lo sciamano, non è mai 'chiuso' in nessun luogo. Però, in Natura (anche la città, in fondo, è Natura) è davvero un'altra esperienza... D'argento la luna sul petto. La torta addentata su una barca d'argento. Tintinnano movenze di verdi pensieri. Impresse su un tovagliolo di neve.
Id: 68846 Data: 13/08/2023 11:27:07
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Mi dicesti, ’Vieni’
Mi dicesti, 'Vieni'. Temetti le rose più rosse, le rose rosse come il sangue, le rosse rosse come l'oro il nero a gualcire la corona, grondante come le notti senza luna. Mi dicesti vieni, temetti il tuo odore di sandalo, i tuoi respiri impressi, mischiati al tuo odore di uomo. Mi dicesti: danza; il tuo corpo era troppo, quasi senza giunture m'avvolgeva in uno sconosciuto bagno d'estasi; fuoco ogni tuo passo, movimento, respiro, ogni tuo pensiero colmo di desiderio, straripante come un calice pieno. Ancora osservo le rose sulla tua finestra; ora sono bianche come un bagno d'aurora... Ti prego chiamami, chiamami ancora, perchè questa volta, verrò.
Id: 68835 Data: 11/08/2023 12:26:03
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Da soli turgidi da Resilienza
La nostra è una società che sta crollando con tutti i suoi muri di cartongesso. E allora corre, afferra quello che può, sempre più violenta, indifferente, cieca. Vuota. E' una società che si trascina dietro le sue macerie e i suoi morti con lo stoicismo di una mucca da pascolo che veda crollare il mondo, ma pensa solo a brucare la sua erba. Non ci credo che ci siano ancora cattedre nelle scuole, istituzioni inumane come le carceri, 'rifiuti umani' accasciati tra i palazzoni delle metropoli. C'è chi continua a lagnarsi, a 'pretendere' che la società gli dia 'il suo'. Ma la società non è fatta per elargire premi. La società si fonda sulla paura degli uomini e sulla loro conseguente sottomissione alle regole stabilite dal sistema. La società decide cosa ti deve piacere, come ti devi vestire, cosa devi consumare (possibilmente tutto quello che è possibile), come ti devi 'sfogare', quanto devi dormire o quando 'andare in ferie', a cosa devi ambire. La società fa in modo di creare persone 'devianti' perchè ne ha bisogno per sostenere il suo apparato giuridico. La società approva la somministrazione di cibi tossici, di cui il mercato è saturo, perchè questo significa tenere in piedi il sistema sanitario. La società o meglio, il sistema che regge la società, ha bisogno di sudditi. E la morale è il grande strumento attraverso il quale attua i suoi propositi. Resilienza è la storia poetica di una ribellione. Una ribellione che non passa attraverso rivolte in piazza (anche quelle funzionali al sistema), ma attraverso l'ascolto dell'anima, attraverso la rivoluzione silenziosa della coscienza che diviene desiderio di donare nuove visioni. Ricerca della voce più autentica. Missione dell'anima. Perchè l'Anima individuale è unicamente a servizio dell'Anima del Mondo. Della Natura. E non lo fa aspettandosi il plauso di improvvisate giurie. Lo fa in silenzio. Facendosi parola che traduce il suono della Madre, da cui ogni cosa origina e deve tornare. Sentire, nudo, il giorno. accasciati nelle retrovie. Occhi iniettati di sangue. Sputare il marcio mille volte, di una pesantezza che uccide. sullo sfacelo di un mondo
Id: 68828 Data: 10/08/2023 10:42:35
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Bellezza
Cosa avevi di tanto speciale? Il naso, il muscolo, la spalla? Il passo? Forse era questa la semplice bellezza che trasudava dai tuoi pori; essere irreale, come fiore d'eternità.
Id: 68818 Data: 09/08/2023 17:21:12
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Una mattina al bar
Il giallo mi turba, oggi, come la noia, vecchia strega nuda d'asfalti. Cade il corpo, simulacro di carne. Il Caos primordiale ha sapore di lattine agli angoli e fiumi di piscio e cicche nelle piante. La gioia è provvisoria come uno sbuffo di calce e le chiacchiere inutili lasciano, tuttavia, un aroma nel vento; scoprono la luce di altri ventricoli lunari.
Id: 68812 Data: 08/08/2023 17:38:37
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Se pure la rabbia muore
Se pure la rabbia muore che ci resterà? In tondo girano le anatre, sgrullano cattivi pensieri. Un piccione caga sul monumento dei caduti. Il sole è una spada; dove prima pascolavano pecore chete ora si trascinano i morti col carrello della spesa e i sorrisi candeggiati. Anche il prete ha smesso di farsi le seghe e la vecchia chiesa se ne sta, nuda come una sposa storta.
Id: 68792 Data: 05/08/2023 23:08:30
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Trionfo
Ho lasciato la rabbia su un teschio, vuoto di perchè. Nessuno a trainarmi cicatrici oltre il mio mare. La porta era lì, semprevergine di fuoco, nel desiderio irto, scosceso che tinge sulla bocca del trionfo, il sale.
Id: 68788 Data: 04/08/2023 14:38:17
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Ti dissi mio
Il Caos si fece fermo. Scintillarono le Esperidi.
Nell'abbaglio dei tuoi occhi di sodalite ti dissi mio. E non per vizio che già, il sole, tagliato aveva le mie reti. Ti dissi mio ma non volli immaginare bare di pareti e cappi d'abbracci. Ti dissi mio nella lingua del mare che lambisce, necessaria, la conchiglia della bruma. In silenzio, ti dissi mio perchè tu potessi tornare.
Id: 68781 Data: 03/08/2023 18:41:48
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Hybris
Volli darti gambe braccia cuore di carne e non come Geppetto e Demetra ferita, vagai senza fuochi d'accendere, Madonna nera più nera della notte nera, tra pensieri vaganti come emorragie e carrozze vuote e cavalli che ormai non trainano più. Cercai di tingerti le guance col rosso d'uovo del sole, ma i raggi, violenti, trafissero la mia hybris trafissero l'inesperta mia carne annegata nel tuo cadavere vuoto.
Id: 68755 Data: 31/07/2023 14:17:47
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Improvviso
Come cosa lasciata improvviso riaffiori, banchetto azzimo e sazio di gelsi proibiti. Una volpe spia da un cesto; sulla bocca il sangue di melagrana mancata.
Id: 68753 Data: 31/07/2023 08:47:20
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Indugiando invano
Ieri ero in giro tra casette belle come presepi; ringhiere lucido vernice rossa come i tulipani o le promesse delle fate buone. Ecco, ora metto un vestito bianco, rosso, nero per rubare ai villeggianti un po' di frescura estiva o di decorosa indulgenza, tra i carretti delle angurie e le tabaccherie coi souvenir. Incauta... La morte ringhiava dietro l'angolo, appena a un passo dalla svolta... Anche oggi ho perso un lobo, un occhio, una lisca, anche oggi ho regalato un osso al mio amante nero nero nero che sgretola ogni fiaba con le sue chele da violinista.
Id: 68740 Data: 28/07/2023 18:10:24
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Opaca luna
Il tempo oggi ha slargato le sue redini di misericordia sui cactus; sulle aloe torturate dal sole; sulle primule avvizzite sotto i suoi capricci:
Io siedo inerte come una sposa nello stupore verginale della casa e i suoi ammennicoli, ammaliata dal tic-tac dell'orologio, buon compagno degli operosi e degli uomini d'affari. Ma 'è un ragno che sporca la tappezzeria con la sua pallina di sterco e nonostante il voto di verginità della mobilia quasi ancora avvolta nel cellophane, lascia una scia di spavento e di orrore; improvvisamente fa saltare pagliacci macabri da scatole immaginarie e rende ridicolo il fallace candore, vano il vento dell'oblio! Il dio dell'oggettività delle cose striscia nudo in cantina coi suoi uncini, le costole rotte, e a me non resta che danzare, ancora, la mia macabra danza sotto questa luna opaca che, tuttavia, sbiancaglia riflessi d'oro oltre la vana fuga che gli altri chiamano vita.
Id: 68736 Data: 27/07/2023 12:48:30
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Baratto
Ho immolato i miei denti per un quartino 00. Il dente del giudizio mi fa male, dice che non c'è niente da imparare. I molari barcollanti come Madonne in processione... Ossigeno, ossigeno, ossigeno! Quelli della congrega mi spiano dalle teche d'osso, dicono che ho ballato troppo stanotte coi miei denti; li avevo immolati per un quartino di buone maniere e di buona educazione ed ora che questa torrida estate brucia registri e galatei anche i miei denti han preso a ballare, anche i miei denti han preso a ballare.
Id: 68732 Data: 26/07/2023 11:14:07
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Sconosciuta luna
Che fai lì, sconosciuta e sola, dolce luna? Quanti tra coloro che ti dipinsero in tele o tra i versi compresero il tuo esilio? O forse sei una dea gelida e indifferente e il tuo bagliore solo un ornamento, per questa umanità distratta? Dove sono le tue fiabe? In che punto del tuo argenteo ventre nascondi i sogni degli amanti dispersi? Ma tu non rispondi e in questa notte taci e pure il tuo alone di mistero sembra fuggito via. Forse gli uomini non t'invocano più e tu resti lì come un'inutile scala di luce nel vasto e muto cielo.
Id: 68731 Data: 26/07/2023 10:50:59
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Lo scorpione
Ti scoperesti il mondo intero, pur di tener ben sepolto, nel fango, tuo eletto tutore, il dolore che strazia coi tuoi crimini la notte. E tuttavia i piaceri furtivi che spiasti con la coda dell'occhio ingordo, -coda caprina della tua miseria-, sputtanavano il nero abisso, il verme torturato dalla sete. Invidio le pietà di marmo, le pietà dal volto cheto e le mammelle innocenti, perchè m'unsi di veleno quando tentai di amarti, non sapevo di allattare uno scorpione nella fossa.
Id: 68727 Data: 24/07/2023 17:39:35
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Vuoto
A volte spio le case avvolte nella luce cilestrina della sera. Le invidiavo, un tempo, immaginando respiri caldi, un non so che di intimità. Ora mi sembrano scatole di nude illusioni, vuote come la mia testa, affissa nel vuoto di una notte infinita.
Id: 68718 Data: 23/07/2023 12:59:12
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Lo strappo
Fa caldo. L'armadio sbuffa sudori oppiacei. E tu, magro come un moribondo, emergi dall'anta nella tua verde agonia. Il bosco, ieri, era tranquillo, quasi un giardino o un anonimo floreale. Fu lo strappo a disegnarmi dentro selve, a marchiar di fiamma viva questo legno meridionale.
Id: 68714 Data: 22/07/2023 20:16:08
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Punto d’origine
Incontrarti, dove finisce il confine tra i mondi; purezza di cristallo, i tuoi occhi parlano la lingua del diamante. Generammo il figlio dalla notte. Generammo il figlio dai silenziosi controsensi nei quali restammo in rivoltosa preghiera solo col lume della fede. E ora i nostri amplessi sono l'accordo, il punto d'origine da cui derisi, risalimmo le aspre scogliere dell'essere.
Id: 68709 Data: 21/07/2023 13:23:19
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Oro
Quando diventerai reale soffierò sui tuoi fantasmi ed essi voleranno come farfalle. Ogni farfalla un desiderio bianco, ogni farfalla una promessa di neve. Quando diventerai reale lascerai la tua statua pesante di parole non dette;
e semplice vaso, tramuterai le perle delle lacrime mai piante in oro, come la pioggia di un dio.
Perchè questo saremo, amor mio, quando diventerai reale; oro.
Id: 68705 Data: 20/07/2023 11:50:30
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Mille anni
Mille anni Mille anni a cercarti, immobile sullo stelo come una fata ostinata. Mille anni a sanguinare linfa verde e piangere lacrime esangui. Mille anni di silenzio degli dei. A chiamarti senza voce, a chiamarti col silenzio. Mille anni e poi mille, ancora, a germogliarti nell'invisibile, tu che sempre vivi fuori e dentro me.
Id: 68664 Data: 10/07/2023 13:17:38
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Dall’altro confine
La sabbia, oggi, ha nascosto il mio grido; lontano, tacciono i marosi. Mi ricorda la pioggia l'azzurro mite, la ruggine delle troppe assenze sfiorite con gli oleandri d'estate. Domani parlerò al sole, allargherò le maglie al giorno come reti e porterò canestri di pesci nuovi... Dall'altro confine ancorerò ancora radici, fiorendo canzoni d'acqua.
Id: 68632 Data: 03/07/2023 17:28:33
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Fermo immagine
Come in un fermo immagine Zeus ci divise: tu, mia vena io, tuo sangue e fiamma... Fermo immagine tu rimanesti a due passi dalla porta col tuo pane duro. Fermo immagine ereditai da mia nonna la paresi per amore. Il mondo si dilatò fuori dal mio controllo come nuda corsia d'ospedale. Fermo, il mare, Ferme, le estati. Fermo, il grido. Fermo immagine, se non fosse per le dita che ti infilai dentro prima che il mondo mi strappasse il cuore e ti strappasse il tempo, per tornare.
Id: 68612 Data: 30/06/2023 09:34:33
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Sogno
Stamattina avvertivo una grande pesantezza. Mi sono ricordata che la vita è sogno, pura apparizione. Gioco delle immagini che svaniscono l'una nell'altra... Sentivo Orfeo cercarmi nell'Ade. Ed ero anche Psiche nel regno di Proserpina, alla ricerca dell'unguento dell'eterna gioventù... Ah, l'unguento.... L'unguento capace di riparare le ferite dell'anima, di sciogliere la pesantezza, la rigidità. Perchè la pesantezza e la rigidità avvertono della morte, sono i suoi araldi. Lì, nel mondo di Ade, ho incontrato Proserpina, le ho chiesto di narrarmi una storia e lei ha invitato Orfeo, il cantore per eccellenza. Il cantore in-cantatore. Freud diceva che i sogni sono la via maestra verso l'inconscio... Ma, in realtà, essi sono la fune d'oro dell'anima... oh sì, ho dormito per sognarti. fingevano di essere svegli. Ma io dormivo per sognare te, sì io dormivo per sognare te. Sognavo di prenderti in braccio, io e te, insieme nell'isola blu. che tu mi stavi sognando... E questo era il nostro segreto, il nostro sogno più antico delle stelle, fino a quando mi sveglierai. E allora avrò avuto tempo, per inventare un mondo attorno a noi; cavalli, cani, gatti, alberi e giardini... dove giocheremo tutto il tempo, dove continueremo questo sogno che sto inventando per noi. e continuiamo, continuiamo a inventare, continuiamo a sognare......
Id: 68601 Data: 29/06/2023 09:32:14
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Sogno
Ho dormito per sognarti, oh sì, ho dormito per sognarti. Tutti intorno fingevano, fingevano di essere svegli. Ma io dormivo per sognare te, sì io dormivo per sognare te. Sognavo di prenderti in braccio, io e te, insieme nell'isola blu. E sognavo ancor più perchè sentivo che tu mi stavi sognando... E questo era il nostro segreto, il nostro sogno più antico delle stelle, più antico della notte. Un sogno che porta via i sogni piccoli e fa splendere solo noi. Ed io dormirò, fino a quando mi sveglierai. E allora avrò avuto tempo, sì, avrò avuto tempo per inventare un mondo attorno a noi; cavalli, cani, gatti, alberi e giardini... ...Immensi giardini, dove giocheremo tutto il tempo, dove continueremo questo sogno che sto inventando per noi. Ma ora, bambino, vieni e continuiamo, continuiamo a inventare, continuiamo a sognare...
Id: 68600 Data: 29/06/2023 09:12:38
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L’uomo di strada
Sto morendo e nessuno con me. Nessun padre a piangermi, nessuna madre a pettinarmi. Nessuna casa è la mia casa. Io non conosco le vostre strane leggi. Del silenzio ho fatto una capanna della tristezza un lido in cui riposare, lontano... ...da voi che fingete di non capire.
Id: 68561 Data: 22/06/2023 17:06:52
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L’anello
Venni da te come una bambina leggera, con gli occhi pieni di pianto. Ancora, danzai, nella cedevole palude del nostro palcoscenico. Spettinando il dolore nel nuovo – già interrotto- arabesque. Al dito ancora il nostro anello.
Id: 68548 Data: 21/06/2023 09:24:58
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Passaggio
Hai nel tuo cuore pietre rosse, fatte dal mio sangue. Troppo grave qualsiasi peso sul tuo ghiaccio. Sei passato molte volte.
Id: 68526 Data: 19/06/2023 12:34:16
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Dalle tue dita
Nella fiamma delle vergini nevi eri icona o eresia? Tuttavia il tuo piede transitorio fiorì il verde dei paesaggi. Riconobbi, - palmo a palmo- l’odore dei cieli; dalle tue dita, cadde poi la pietà come nuova, eterna, astrale città.
Id: 68502 Data: 16/06/2023 19:00:57
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Stanca poesia
Stanca poesia, passi come un passero triste tra queste voci, tra questi spiriti trionfali nella linfa che abita il legno certo. Stanca poesia, sorridiamo, mentre cerchiamo il caldo cuore della vita, che tutto è già passato; che nulla è mai accaduto.
Id: 68476 Data: 13/06/2023 17:46:44
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In controluce
Non vedo le case -fitta, fitta nebbiolina-. La bella fontana è sparita coi suoi delfini e i cani nelle aiuole troppo fiorite. I pesci nuotano in controluce. Qualcuno è morto ieri o non morirà mai. Di chi sono questi piedi?
Id: 68463 Data: 12/06/2023 18:52:56
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Meglio la lingua gatta
Tu parli Io parlo; Parole di cenere fanno un nido d’ombre; trafugano il miele. Meglio la lingua gatta.
Id: 68448 Data: 08/06/2023 17:06:48
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Armistizio
In questo bar ci si può appoggiare come su una gruccia. Le parole rotolano dense di grani di zucchero, come dall’orlo dell’Elicona. Le siepi attorno parlano una solenne lingua verde. Qui, siedo, fuori dal torto e dalla ragione nel mio armistizio canicolare, carezzando la mia tigre tinta di zolfo aurorale.
Id: 68439 Data: 06/06/2023 18:22:30
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Vacuità
Era vuota, l’alcova - il foulard rosso ferita caduto dal décolleté della sera-. L’uggia sulla ruggine delle finestre. L’uomo vitruviano sotto la lampada spenta. Solo noi lottiamo ancora nella verde rosa del vento.
Id: 68411 Data: 01/06/2023 18:32:32
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Calvario
Non ti dissi ‘muori’ che già alto era il sole, ma ti misi al dito, come un anello. E cantando cantilene alla luna ti portai, mia Croce! Mio Calvario!
Id: 68386 Data: 29/05/2023 12:12:38
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Raggiunsi il padre
Raggiunsi il padre, quasi come un evento accidentale scritto dalle rondini nel rotocalco dei cieli. I silenzi, alti come marosi, tergiversarono sulla delirante scogliera. Atena armata della sua Afrodite pazza. Perché il padre era la spina. La spina nel costato della spuma. Ed io una farfalla aguzza in bilico nel lattice di una crisalide prima del bacio.
Id: 68358 Data: 24/05/2023 18:19:08
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Il risveglio della bella addormentata
Oh Sakti, divina! Lui era il tramite, il candelabro tu la luce, la luce feroce, la luce scoppiettante, la luce coi detriti, la luce furor di scheggia! Lui la tablula rasa affissa sul monte tu penna, inchiostro, calamaio pazzo pazzo pazzo! Tu cataclisma a diveller la morta nella tomba! Nessun principe, nessun bacio nessun fango azzurro; nessun obitorio solo fuochi d’artificio; pirotecnia della femminilità. Sakti, sakti sakti!!!…
Id: 68357 Data: 24/05/2023 17:51:36
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A te
A te che vivi sulla montagna, aspetta ancora un po'… Metti ceppi di cedro sulla tua pietra rossa Ti sentirò dall’odore del vino buono il vino invecchiato tra le rughe delle tue pareti iniziate d’attese Mi riconoscerai o uomo che vivi sulla montagna dai teschi sulla collana, dalla cenere tra i capelli che, tuttavia, mai tradì l’odore della rosa. E allora tu saprai il punto della luce abissale, dove muore l’omega del verbo Oh tu, solo e selvaggio, mio degno e divino uomo della montagna!
Id: 68342 Data: 22/05/2023 19:03:24
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Ho cercato la mia casa
Ho cercato la mia casa nel fango sui tovaglioli. Avevo estratto la parabola sbagliata; avevo estratto la vita sbagliata. Il buffone si muoveva sulla scena come un serpente o un virus. Le vecchiacce sui balconi a sniffare i tuoi passi, i pranzi delle maschere, Joker sulla lavatrice, ogni sussulto un ghigno. Ogni stanza una bara, il mio cuore un obitorio di fiori marciti. E Satana a limare il suo coltello tra occhi esangui e morali piene di niente.
Id: 68338 Data: 22/05/2023 18:40:48
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La tigre
Stamattina un caos strano; la notte appiccicata al pigiama come roccia nera alla ribalta. Il mio d’io a guardarmi con occhio di tigre sconnessa. I vestiti sulla sedia peli del cane da aspirare pareti lisce come bare. Ho preso il mio tappetino di yoga, passando con l’occhio -una ad una- le rose. La tigre sull’albero a dirmi: “E allora?”. Mi sono arresa, lasciato tutto: vestiti cane yoga e sono schizzata in strada con la mia tigre, cucita dentro al mio sacchetto di ossa rotte.
Id: 68313 Data: 19/05/2023 12:39:01
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Mi piacevi
Mi piacevi perché eri pazzo, ma mi sbagliavo: non lo eri abbastanza per esser degno di amarmi.
Id: 68312 Data: 19/05/2023 12:29:26
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A Giovanni, zio per sempre
In quel pallido ospedale ti scambiarono per chiodo. Eri chiodo nelle mura; poco più d’un insaccato. La pastina nella flebo rotolava in vene esangui. Ti dicevano ‘su mangia’ ‘tira ruggine, che è ora’ ‘bevi l’acqua che fa bene’. Eri il chiodo tra le mura, tra bordelli di corsie. Nudi i passi, tra etilici brodi… Domani lasci il turno, domani il letto sarà da cambiare.
Id: 68311 Data: 19/05/2023 12:21:06
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Sotto il cielo di nessun dio
La sabbia mi disegnò un vestito d’ombra, il mare uguale una cintura di cenere. Camminai in punta di piedi, in bilico sulla forra; cantando canti azzurri agli uccelli, sotto il cielo di nessun dio.
Id: 68297 Data: 18/05/2023 13:16:35
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Il segno
Il carcere ha suono di gesso e teste ibridate a pollame. Si ruppero cuori sul nero di aridi segni e sarcasmi di chi già castrò le sue voglie. E tuttavia si aprono cieli da menti selvagge, decise anche a rompersi il collo pel sogno che fece la rosa. Su quei prati verdi feriti da corse di bimbi interrotte i reduci aprono ponti fioriti dal taglio, dal segno che li fece anarchici e vivi.
Id: 68292 Data: 17/05/2023 22:32:26
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Il sogno della viola
Sola, io vidi tremare la viola, la scena più bella dell’ultima stella. Dormendo sull’ala del cielo di pietra cercò le sue rive, le dune felici; Fuggire la vidi sull’ala del mare, morendo d’amore nel blu tropicale.
Id: 68291 Data: 17/05/2023 22:04:38
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La folle o danzatrice dell’ombra
Hai rotto i pilastri, glissando gli spazi; La rossa tua veste di preda braccata dissangua l’ardore. Funesta, la danza sull’orlo del buio; dal tuo canto nero carminio s’espande.
Id: 68275 Data: 16/05/2023 18:39:55
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Mia madre
Mia madre era la rosa, il sangue, la spina il taglio sopra il fiume ed io la lettera piumata cadutale dall'ala.
Id: 68268 Data: 15/05/2023 21:28:48
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Nebbia
L’utero del cielo scende, come un prolasso tra i palazzi immobili. La pioggia ha suono di lamiera o d’abitudine. Le strade esalano noia come i riti nelle chiese. Sopra tutto trascolora una nebbia frivola e birichina. Diluisce spazi. Inventa tragitti.
Id: 68266 Data: 15/05/2023 19:45:52
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Ovunque cola il sangue di questa poesia
Lo sterno s’allunga, verso i cieli in un trionfo surreale. La bocca scende sulle case avvinghiate nella forra perfetta della civiltà. Ovunque cola il sangue di questa poesia. L’intestino è un cordone ombelicale che avvolge le strade di grigie noie. La mano è un passero che disgela dai tetti dell’invisibile l’acume e le sue azzurre epifanie. Ovunque cola il sangue di questa poesia. La mente è un airone che cavalca attimi ruggenti e porta con sé l’erba arcana dei pascoli selvaggi, obliqua ferita di cieli trasversali. Ovunque cola il sangue di questa poesia mentre, uccello fiammeggiante, rompo col caos, trasudante Mistero, l’apparente linearità del mondo.
Id: 68265 Data: 15/05/2023 19:22:32
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Verde
Il verde è linfa che scorre dove amore ingrippò la catena, lasciando il cuore allo sfasciacarrozze. Verde sole, verde oro, verde amore. Verde come la maglietta che mettesti quella sera lì, tra le cicale di luglio. Atomi di verde, allora, il cuore nel silenzio arcano delle mie praterie. Ora mastico gomma verde; tra le macerie sono ancora un’indiana syoux che fuma il tuo nome nel vento.
Id: 68236 Data: 11/05/2023 19:30:46
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Poesia stridente
Tra queste tegole sbrecciate piange una poesia stridente, ebbra come una lucciola triste.
Id: 68234 Data: 11/05/2023 17:51:20
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Lieve malinconia
Sulla spina dorsale dell’acqua canta una lieve malinconia... La’, verso l’oscura baia, il tramonto muore.
Id: 68223 Data: 10/05/2023 17:22:39
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Sono rimasta
Ho lasciato il dolore su finestre d’assedio; sono rimasta io, come un geranio a limarmi le unghie col vento.
Id: 68208 Data: 08/05/2023 17:16:00
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Sposa bambina
Mia nonna cavò figli come da un secchio arrugginito di troppi, non uditi, pianti. Cadde il messale, quando, sposa bambina, varcò l’altare. Mio nonno aveva il volto abbrunato di contadina virilità, mia nonna stava in punta di piedi con le scarpette da ballerina rotte. I figli le rotolarono dal grembo come granchi sui tentacoli della terra ed io dovetti farmi scoglio, per arrestare il flusso delle maree.
Id: 68166 Data: 29/04/2023 23:10:39
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Vaneggiamenti
A volte mi perdo in vaneggiamenti strani; l’aria mi si avvolge come un nastro d’imballo; mia madre brandisce il nero messale con le teste dei preti in copertina. La nota cade stonata. Si frantuma in un requiem spezzato. I preti neri tornano in vita, come falene, confondendo le parole.
Id: 68165 Data: 29/04/2023 23:05:29
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Tradimento
Mi sono tradita mille volte, mille vite; per due soldi ho tradito il furente Cristo scalpitante nel mio cuore. Seguitando a mangiare minestre mollicce, salate da lacrime trattenute. Ho tradito la gioia nell’andirivieni delle passerelle, dietro botteghe sartoriali di abiti non miei. Masticado erba gatta agli angoli, portando un cimitero muto nelle mie tempie trafitte dal gelo.
Id: 68164 Data: 29/04/2023 22:59:58
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Il tendone da circo
Tra mille palazzi cercai il mio palazzo, tra falle di neve, i denti rotti a masticar polvere di ferro sui balconi. Non sapevo… Ero in quella inesorabile tumulazione di nostalgie. E ora che il palazzo è crollato, rimane il tendone da circo. Coi detriti ci ho fatto aste e piatti cinesi. Il tendone è sempre stato la mia casa.
Id: 68149 Data: 26/04/2023 20:56:49
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Più vicino
Vieni più vicino, dove il vento spettina l’amore tra le mura scalcinate di questa bottega scrostata. Vieni, nasconditi, finchè risorga, ancora, nuda la pietra.
Id: 68147 Data: 26/04/2023 20:28:54
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Stanza 15
“Vorrei incontrarla. Hotel ***. Stanza 15. Ho la chiave appesa negli occhi”. Lo sapevamo. “E siamo arrivati da dove non siamo mai partiti”, mi disse, balzando come un uovo dalle mie forre. Su quel letto col puzzo d’ammorbidente d’hotel, le gelèe sul comodino, le pareti bianche come mattatoi, fiorimmo di cremisi come burrasche senza più porto.
Id: 68112 Data: 20/04/2023 18:53:40
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Fuga
Il suo silenzio è lama; ‘zitta, scema’ dice. Scema perché sai, sai più di me che non so soffrire non so amare non so vivere, che urlo se dalla doccia scende acqua fredda. Ma tu come fai? Oh sì, tu, dannatamente bella, che ridi anche tra le lacrime! Perciò zitta, ti metto in un angolo, ti tradisco, così il mio puzzo di verme svapora nella rabbia col senso di me, dannato senso di me! Ho i muscoli, me li sono fatti in palestra mentre mi scopavo le altre, ma quando la notte mi piscio sotto e non dormo perché il buio mi spaventa come ai bambini io ti chiamo io ti cerco io ti voglio, perché tu sei la più perfetta tra le madonne; culla di carne di cannella infinita. Non hai bisogno di me e lo so. Perciò domani ti ignorerò, della nostra notte mi dimenticherò e tu resterai appiccicata a questo ragno coi tuoi capelli di luce ridotti a tentacoli da sopravvissuta. E non guardarmi così, perché mi scavi dentro, fin dentro le tarme della mia assoluta inutilità ed io ti odio, ti odio così tanto che quasi ti uccido, perché tu tutto vedi di me e tutto sai e sei potente come l’amore che io non posso tentare, perchè non ho il coraggio! E allora ti uccido, perché così non mi vedo, perché non mi riesco nemmeno ad impiccare! Dio quanto sei bella, dio quanto sei bella; ma ora il terreno sta crollando sotto ai miei piedi. La luna è già alta, dio padre si sta sgretolando tra i pulpiti, le porpore macchiate e gli obelischi ed io devo scappare, più presto, più veloce, lontano da me, più lontano, come corrono i pazzi che non sanno dove andare, come corrono quelli che non sanno amare.
Id: 68108 Data: 19/04/2023 19:31:43
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Un piccolo angelo biondo
La scimmia è muta dentro al suo zoo triste “Ridi, pagliaccio”. I denti te li ha fatti mammà, nel calderone del brodo riscaldato con le ossa già piene di bugie. Ridi col tuo abbeceddario di lettere spaiate che educò i padri a crocifiggere l’amore. Ho ancora il tarassaco e la calendula, quella che presi e di cui ti dissi “usala per consolare il cuore”. Ma tu battesti i piattini per lo spettacolo delle anatre tristi, le anatre appiccicose, senz’ali, che insozzano i prati che insozzano tutto. Ed io dopo di te pensai alla specie homo inutilis come all’unica specie che non avrei mai più voluto incontrare. Ora sono un cavallo giallo, un’amazzone floreale; nella mia isola cresce un piccolo angelo biondo che estrae ogni giorno, dalle ferite sepolte oro, oro, oro con le sue piccole mani d’oro…
Id: 68107 Data: 19/04/2023 13:53:22
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L’oro è tornato
L’errore non era un errore, ma uno sbavo d’anima, su cui la tua penna nera nera come i tuoi occhi neri di rabbia nera, incise il marchio dell’errore. Come un imprimatur. Non c’era niente di sbagliato. Nella mia allegria, nei mei giri di corsa attorno ai banchi non c’era assolutamente niente di sbagliato, tranne che nella tua gonna nera come un carcere le labbra serrate, inossidabili al piacere… Portavano alla gogna le mie splendide idee; lo Sapevo già e dissanguavo, cercando di piacere a un mondo maledetto di cui tu -così mi sembrava- avevi la chiave stretta tra i denti digrignati. Ma l’oro è tornato; crea ricami sul mio cuore rotto che arde, ora, come una cattedrale verde. Le mie sorelle e i miei fratelli stanno nel vento e insieme intoniamo canti, suonando il tamburo.
Id: 68104 Data: 19/04/2023 09:32:33
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Al museo Nazionale
Al museo nazionale uomini d’erudita erudizione mimavano la guerra con competente autorità. Date, eventi, sfilettate con accenti patriottici; eroi della patria… Solo, alle fine, m’incollai al dipinto di una donna, capelli al vento su cavallo tuonante; era Anita Garibaldi che se la dava a gambe.
Id: 68093 Data: 17/04/2023 19:10:44
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La nuova casa
E' solo un piccolo paese di montagna, ma l'aria è azzurra come un incantesimo. Posso essere ovunque, sbottonando i jeans ai sentieri o cadendo come una vecchia moneta arrugginita, ricca come l'aquila con la mia nuova casa vista infinito.
Id: 68079 Data: 14/04/2023 18:31:03
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Il pantaloncino d’oro
L'odio è ancora un candito sul mio banana split, tra sedie e tavoli verdi, prosperi come soldi. Leave a lighton canta una ragazza, addosso il pantaloncino d'oro, smacchiato per l'estate.
Id: 68078 Data: 14/04/2023 18:24:33
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Ifigenia, rosa del deserto.
Mio padrò issò il palo, chiamò gli uomini. Mi legarono. Poi egli appiccò il fuoco. “Il sacrificio è compiuto” disse, volgendosi dalle ceneri, fissando imperturbato il vasto mare. Ma non vide la sua stessa carne bruciare, né me rifiorire come rosa del deserto.
Id: 68071 Data: 13/04/2023 13:11:32
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Resurrezione
In questa primavera sei e non sei tutti i volti, tutti i sorrisi tutte le fragranze di spume e di spighe a venire… Non sei, ma ti spargi nell’aria come un aroma azzurro, dimentico dello smog, dei tuoi tacchi voltati nel dietrofrot che mi uccise come un pugnale. Non sei e ti sgretoli come un foglio di straccia poesia che tuttavia lascia una scia di rose… Non sei e la tigre delle mie feroci malinconie ha i denti sani, rotti, un tempo, dal troppo mordere le sbarre della tua prigione… Non sei e il vino torna ai miei capezzoli, alle mie giunture, ai miei fossati alle canzoni sparse nell’aria come uccelli leggeri ed io sono ora una danzatrice del cielo cui appartiene la notte e il vasto chiarore e se anche la solitudine vi affonda come in un pozzo, sono mia e con la polvere che fu dei miei forzieri produco un oro delicato e mite. Eppure mai come in questo non essere tu sei macerato nell’odio che mi tinse l’anima come una tintura e non divelse la croce che resta e talvolta il corvo ha canto di colomba e porta alla mia arca di ghiaccio un ramoscello d’ulivo volato dalla favola di una Resurrezione.
Id: 68055 Data: 09/04/2023 20:05:55
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Auguriiii....
Buongiorno... Nel desiderio di farvi i miei auguri di Buona Pasqua, ho deciso di prendere il mio libro "Mysterium Christi' e di scegliere una poesia. Ne ho trovata una, scritta a Monaco, Non era Pasqua, ma Natale. Non entravo da parecchio in una chiesa e molto mi aveva scoraggiato un uomo che, tra la neve, a pochi passi, dormiva in una casa di cartone. Così, un pò a malincuore, sono entrata. Ma senza partecipazione alcuna. Il mio pensiero era sempre a qell'uomo nella casa di cartone. Ho scritto così una poesia. In realtà io ne sono stata il 'canale', perchè le idee non sono, come pensano in molti, un 'prodotto' del cervello. La pubblico qui, con i miei auguri che il Cristo, l'io Cristo, possa risorgere in ciascuno con la chiarezza della neve. Che, vista in questa primavera tardiva, non sembra poi tanto lontana. Risorgere dopo aver compiuto il viaggio di Ade nel regno delle ombre e risalire. Rinnovati, pronti a creare il nuovo che è l'uovo cosmico di cui il nostro destino è parte. Questa, per me è resurrezione: liberazione e danza. Auguri! La mia chiesa è il mondo; questo mondo scorticato, diroccato, fuor dall'abbaglio degli ori ma sta dentro i polmoni della vita, dentro ai soffi delle latitudini delle mille verità del mondo. non s'intonano corali 'Te deum' mentre un uomo muore sulla soglia dentro una casa di cartone. nella loro tarantolata di dolore, di tutti i reietti del mondo. di carni trafitte e di cieli scheggiati sopra gli olmi e i cipressi Cristo eternamente trafitto
Id: 68045 Data: 07/04/2023 11:19:18
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Fuoricoro
Sono un fuoco che esplode male e a volte zampilla di noia o scoppietta di intemperanti incongruenze. Non un fuoco pentecostale, semmai da sabba, con streghe sdentate che conobbi nei pellegrinaggi della diversità. Streghe pazze, scoppiettanti; streghe col segno. Così, con loro, ho imparato la discordante danza del fuoco che non brucia nei camini ma combatte nella foresta contro la pioggia che sembra grandine e il vento che spacca le ossa; e così divenni pura e discordante come fiamma reietta; oboe fuoricoro.
Id: 68026 Data: 04/04/2023 19:16:46
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Tra le dita
Mi è rimasta una poesia, prigioniera tra le dita. Il vento soffia e la spiega ai venti come la tua vela ma tu dove andrai, quando la stanchezza avrà il sapore della morte? Ti amai perché l’amore è inutile, come la vita quando accetti di viverla davvero. Per cercarti mi allontanai dalla folla come una parola storta e feci quest’isola, per aspettarti. E ora come stai, ora che le rughe ti appesantiscono gli occhi e non c’è più nessuno che finge di credere alle tue bugie? Oh, non preoccuparti; non preoccuparti per me. A me resta l’onda. Veder correre bambini a far volare aquiloni… Il cielo è bianco, ora. Come questa nota tra le dita. Perché l’amore non esiste ma, anche quando muore, resta.
Id: 68024 Data: 03/04/2023 19:50:39
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Lo specchio
Eri come riflesso di oppiacei cieli, o scala lucente o ponte impazzito su nirvana di oceani. Duro, il risveglio; ma rivoltato, ora, lo specchio. Verso me.
Id: 68003 Data: 30/03/2023 19:04:11
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Controtempo
Stamattina, in bilico sul mio muro d’ossa, ho indossato i piedi. Fuori i pesci seguivano il fiume come piccole bare d’argento. Allora son tornata là, alla luna sul cuscino; In controtempo. Schiodando il Cristo coi baci. Stillando un sole d’oltremondo.
Id: 67995 Data: 29/03/2023 21:34:30
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Opportunità
Ho smesso di perdere opportunità. L'opportunità di sentire la carezza del vento, di farmi commuovere da un fiore, di ascoltare, perchè ogni persona, ogni evento è specchio di me. Ho smesso di perdere l'opportunità di ascoltare il mio dolore nel volto di ogni dimenticato, perchè è ferita che bagna d'oro il volto di una notte senza stelle. Ho smesso di perdere l'opportunità di contemplare tutto ciò che ho perso; le recite interrotte di Natale, i denti rotti nella smania di fuggire fuori dagli ammaestramenti della civiltà, oltre le gabbie della normalità. Ho smesso di perdere l'opportunità di piangere, di sentire le mie paure, di sentirmi diversa e dannata senza più il fantasma di un mondo che mi deve benedire. Ho smesso di perdere l'opportunità di tapparmi le orecchie di fronte ai discorsi sensati. Ho smesso. di perdere l'opportunità di viaggiare senza sapere esattamente dove andare; di incontrare, aprire pelle e cuore, donare, lasciar andare; ricominciare. Sì, ho smesso. Di perdermi, perdendo l'opportunità di vivere davvero.
Id: 67985 Data: 28/03/2023 12:52:22
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L’amore di una madre
L’amore è duro. L’amore di una madre è amore che spacca le rocce, che dona pelle, viscere, nervi e cuore. L’amore che resta nel deserto. L’amore che parte nonostante tutti i venti contrari. L’amore. Più forte di una mastice. Più forte del tempo. Più forte di tutto il dolore del mondo… L’amore. L’amore di una madre.
Id: 67984 Data: 27/03/2023 20:49:16
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Spingi il dolore
Spingi il dolore, anche se fa male, anche se sembra una catena; spingilo alle soglie più estreme del tuo sentire, accoglilo; è un bimbo che piange e ha le labbra larghe per il troppo urlare… In fondo alla notte muta, la stella, che non giunge mai. Spingilo nei tuoi ricordi rottamati, tra i legni sparsi dei sogni spezzati, le rotte conchiglie d’occasioni mancate, le lacere radici disseccate… Tu stringi, stringi forte il dolore; ti prego no, non scappare! E’ il tuo maestro, la caverna segreta in cui ti puoi inginocchiare, pregare, risvegliare e libero, ricominciare…
Id: 67983 Data: 27/03/2023 20:41:03
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Solo un’altra roccia
Ti rompesti l'armatura sulla tua stessa sabbia; denti e memorie in frantumo come conchiglie spezzate. Stupido come un soldato, indietreggiando sul ghiaccio che ti lambiva come un sepolcro d'oro. Ero io. E per un attimo sospettai che i tuoi occhi sentissero, ma era preghiera gocciolata coi pipistrelli della mia carne strappata e tu solo un'altra roccia; uno spuntone nel costato.
Id: 67967 Data: 24/03/2023 18:55:21
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Un figlio
Un figlio è una parola, forse un gancio o un nodo. Forse niente. Ed io su quel niente, dentellato come sega, mi spaccai. Più e più volte. Schizzi di carne sulla lama; sul gancio. Perchè figlio è una parola o forse nodo, o forse niente. O forse il niente in cui annegarono i padri.
Id: 67966 Data: 24/03/2023 18:48:46
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Camminando per le strade di Roma
Tra queste mura, queste chiese, questi acquedotti e tesori nascosti tra rifiuti sparsi, cerco… E forse sono nel ticket di un bus che rotola, non visto, tra stranieri occhi con l’agrodolce dei mari attraversati nelle pupille. La malinconia morde randagia i calcagni, il chiarore dei tuoi cieli è irreale; la luce pigmenti di carta stracciata come coriandoli di un carnevale infinito tra spazi vuoti come anestesie. Cammino per le tue strade, vestita di deserto, con la paura incisa nel nervo della fierezza, tra i tuoi ruderi urlanti parole perdute tra tutta questa gente che t’assale, senza riuscire a vederti mai.
Id: 67943 Data: 21/03/2023 11:40:20
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Arianna e il Minotauro
Venni per ucciderti, per farti uccidere da lui, di cui ora non ricordo più il nome; lui che era principe, lui col sole negli occhi, lui che era biondo e aveva le unghie pulite. L’incendio di te mi espropriava, feroce, ma io non sapevo verso quale mare stavo precipitando. Prevedibile era il viaggio di Teseo -ah, ora ricordo!- Quasi certo. Salda, così mi sembrava, la nave. La notte prima del misfatto mi tappai le orecchie per non sentire i tuoi ruggiti. E non osai chiamarti fratello o amato non osai confessare di quali inenarrabili incendi si ustionava il mio corpo sull’effige nelle carni scolpita dal tuo odore. Bestia, ti chiamavano, ingorda e assassina. Ed io stessa vidi il sangue sulla tua insaziata bocca. E colma di spavento, mi unì a chi ti urlava contro. Immondo, cosi ti dicevano, sputando sul tuo nome. Ed io selsi Teseo, il delitto maggiore. Ma non potei mai cancellare l’arena. Il labirinto era la nostra arena, mio amato ed io acqua che danza, ininterrotta, colma di segreti. Colma di te.
Id: 67937 Data: 20/03/2023 18:03:20
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Varcando la soglia della Porta Magica
A Roma è possibile visitare, quasi nascosta in Piazza Veneto, nel quartiere Esquilino, la Porta Magica di villa Palombara, in origine appartenuta al marchese Massimiliano Savelli Palombara, noto alchimista. La porta è l'unica sopravvissuta perchè la villa è stata 'rasa al suolo' dopo l'unità d'Italia, con altri edifici della zona, per costruire palazzi e isolati borghesi 'in perfetto stile piemontese'. L'unica a salvarsi fu la porta magica, sulla quale è possibile reperire, attraverso la simbologia espressa sulla porta e sull'architrave, alcuni principi dell'Arte Regia, cioè dell'Alchimia. Essa parte come tecnica chimica che ha come scopo la formazione della pietra filosofale, detta anche Oro Potabile. Ma l'alchimia è soprattutto una disciplina spirituale che mira al perfezionamento dell'essere spirituale, affinchè attraverso di esso non solo si raggiunga l'androginia, ma si possa mettere anche il proprio sapere a servizio dell'umanità. Il dio egiziano Bes, guardiano della soglia, sorveglia la porta. Il suo scopo è tenere lontani i semplici curiosi. E permettere al devoto, a colui che è disposto a passare dalla 'porta stretta' di compiere il suo viaggio. Visitare la porta magica è, di per sè, un percorso iniziatico, che apre le porte verso l'approfondimento dell'Arte Regia. E spinge il visitatore, a patto che non sia un turista distratto, a porsi delle domande cruciali: Chi sono? Che senso sto dando alla mia esistenza? Buona visita! Varcando la soglia della Porta Magica attraversando la tua piazza, densa di nuvole e di mistero. Per farlo divenni essenziale, lapis tortuoso, ma ardente. morendo ancora nell'athanor; fuori ancora strepito di sinedrio. Ma i veli si squarciarono. Spianata, ormai, era la via e il dio Bes era un angelo guardiano di altri illimitati mondi.
Id: 67920 Data: 17/03/2023 19:09:51
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Feroce eternità
Foglia mortale cade dall’acero immortale, gira e rigira, mozzicona sul marciapiede. Gela di febbri, il monte, cicalando tra le vene una feroce eternità.
Id: 67910 Data: 16/03/2023 18:27:42
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Ci sono guerre
Ci sono guerre senza bombe, senza sangue, senza morti apparenti. Ci sono guerre dove le bombe sono il silenzio, le mitragliatrici l’ignoranza, le armi biologiche la cecità. Ci sono guerre dove il vessillo è una ragione anomala, ipertrofica, che ammazza la pietà. E sono guerre senza esclusioni di colpi dove le vittime sono anche carnefici, perché hanno scelto di esserlo.
Id: 67903 Data: 15/03/2023 17:58:04
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La storia di Ermanno
La storia di Ermanno: liberarsi dagli obblighi d’amore inconsci per realizzare il proprio destino C’era una volta un giovane appartenente ad un’antica dinastia di guaritori. Sfortunatamente, il governo aveva perseguitato la sua gente e sua madre era stata costretta ad affidare il bambino ad una famiglia della città vicina. Lo aveva lasciato innanzi alla porta di quella casa ed era fuggita per tornare al suo villaggio, temendo l’arresto e la prigionia. Nella famiglia, composta di tre fratelli, erano tutti molto alti, con teste gigantesche che urtavano il soffitto e toraci strettissimi. Il padre faceva il fabbro nella bottega al pian terreno, mentre sua madre si occupava delle faccende domestiche. Era una ‘famiglia’ davvero singolare. Viveva, infatti, isolata dal mondo. Anche perché un loro parente, vittima dell’abuso di alcool e violento, era morto di cirrosi epatica. E da allora, tutti scansavano quella famiglia di beoni. L’isolamento li aveva resi ancora più rudi. Non c’era affetto, in famiglia, nè ideali, né bellezza, né nulla per cui valesse la pena vivere. Suo padre adottivo era, inoltre, avaro e teneva il denaro chiuso in una cassetta. Sua madre era pingue, querula, insoddisfatta. Odiava i fiori, perché, come i figli, richiedevano delle cure. L’unico motivo per cui li aveva messi al mondo era riempire il suo vuoto. E visto che non ci era riuscita, li odiava ancor più. Odiava, in realtà, tutto ciò che richiedesse cura. Preferiva lamentarsi o spettegolare. Quando si pranzava e si cenava il cane, vedendo suo padre, si nascondeva. Ed egli metteva sul tavolo un bastone di legno, con cui colpiva chiunque disturbasse il pasto con parole o altro. “Sta’ zitto, non vedi che tuo padre è stanco?” diceva sua madre se voleva comunicargli qualcosa. Così Ermanno imparò a tacere, a ‘farsi gli affari suoi’, ad essere silenzioso come un gatto. Ma nel tempo, tenne un diario, a cui diede un nome, per liberarsi del suo dolore e trovare un po' di senso alla sua vita. In quel tempo frequentava la scuola, ma senza una particolare gioia. Tutto gli sembrava stantio e falso. Tuttavia un giorno venne una nuova insegnante di disegno, la quale permise ai ragazzi di disegnare liberamente. Mostrò loro degli album di alcuni animali e disse loro di ispirarsi a quei disegni. Ermanno, che quel giorno era molto triste, perché voleva scappare di casa, disegnò un leopardo delle nevi. Quando lo mise sul foglio, il leopardo era così fatto bene, che Ermanno lo contemplò, fino ad udirlo parlare: “Ciao Ermanno, non scoraggiarti. Io e te percorriamo, soli, il sentiero. Questo serve per la resistenza. E’ questa virtù che ci aiuta a scalare le cime”. Ermanno era stupefatto. Voleva raccontare all’insegnante l’accaduto, ma anche continuare il suo dialogo. “Sei bellissimo, Leopardo, ma ti prego, dimmi come posso arrivare lassù, con te”. Ma prima di lasciare al leopardo la risposta, disegnò delle splendide cime innevate e una, altissima. “Ti prego, leopardo delle nevi, non lasciarmi qui, portami con te, perché dove vivo io non c’è bellezza e neve, ma solo bruttezza e fango. Ti prego, portami con te… “ disse, con forza, uscendo di soppiatto dalla classe col foglio in mano. E quando ritornò a fissare il disegno per ricevere la risposta, vide se stesso, bambino, portato dal leopardo. Rivide la sua vera madre, il villaggio assediato. Il leopardo gli spiegò ogni cosa, poi gli disse: “Non vedi? Io ti ho salvato e ti ho portato nel fango e nella bruttezza, affinchè tu potessi sentire più forte il richiamo delle tue origini e dirigerti verso casa”. “Ma come, come farò?” disse Ermanno. “Nello stesso modo in cui sei arrivato qui: devi immaginare. E credere fermamente che, un giorno, sarai proprio lì dove hai immaginato di essere”. “Sarà il tuo amore a darti la forza per creare. Ma tu non dimenticarlo mai… Mai…”. Quando l’insegnante di disegno raggiunse Ermanno in corridoio, allarmata, questi tacque sull’accaduto. L’insegnante era una donna in gamba, ma quello era il suo segreto di sciamano. Quel giorno Ermanno tornò a casa con la segreta gioia nel cuore, ma vide che tutti erano riuniti attorno al tavolo. “Abbiamo deciso che lascerai lo studio. Mangi pane a tradimento e devi imparare a guadagnartelo” bofonchiò suo padre. Uno dei suoi fratelli lo guadò con un sorriso nel quale c’era qualcosa di diabolico. “Ma io vorrei disegnare, diventare un artista”. A quella parola ‘artista’ tutti risero, non conoscendone nemmeno il significato. “Tu non sei nostro figlio” irruppe suo padre “E nemmeno nostro fratello” dissero i fratelli in coro. “Però il motivo per cui ti abbiamo preso non è mantenerti, ma esserci utile. Sei legato alle sorti della famiglia e questo è il tuo destino”. “Mai” urlò Edoardo. Con la sensibilità di uno sciamano, sentì che quelle parole entravano nel suo corpo come una specie di maledizione. Di corsa, andò in camera sua e prese il quaderno col leopardo, in lacrime. Chiuse la porta. Il leopardo, come se fosse stato presente all’accaduto, gli disse di stare calmo. La fede lo avrebbe aiutato. “Ricorda che tutto volge al bene” disse. Ermanno era spaventato per le parole di suo padre e il leopardo, per tranquillizzarlo, gli svelò la formula magica “Nell’amore, sciolgo ogni catena”. Ermanno ripetè la formula più e più volte, ma sentiva sempre una sensazione di pericolo. “Ricorda quello che ti dissi: il tuo amore e la tua capacità di immaginare ti salveranno. E usa la formula magica: è potentissima”. Ermanno non lo sapeva, ma tutti quegli ostacoli stavano rafforzando la sua fede. Così, quando suo padre venne a bussare alla sua porta, per condurlo in bottega, Ermanno riuscì a vincere la disperazione. Lavorava con suo padre e i suoi fratelli. E riusciva a resistere alle loro prepotenze, immaginando il momento in cui sarebbe salito nella sua camera a fare nuovi disegni del leopardo delle nevi e a parlare con lui. Così, nel tempo, accumulò tantissimi disegni, custodendoli in un album che nascondeva sotto l’armadio. Ma, un giorno, sua madre si accorse dei disegni e lo disse agli altri fratelli. Il più malvagio li bruciò in giardino in sua presenza, mentre un altro fratello lo teneva imprigionato. Il dolore di Ermanno fu così grande che divenne egli stesso un leopardo delle nevi. E liberandosi dalla stretta, assalì il fratello, penetrando i denti nel suo collo. Poi fuggì. Corse senza guardarsi indietro, fino a quando, guidato dall’istinto, raggiunse il villaggio. Lì tornò nel corpo umano mentre, in fondo al cuore, ricordò la casa innanzi alla quale si trovava e il sorriso di sua madre. Anche sua madre era una sciamana. E come se conoscesse la sua storia, lo abbracciò e gli disse: “Non devi sentirti in colpa. Hai fatto ciò che andava compiuto per essere uno sciamano: ritrovare il potere dell’immaginazione e della fede, sciogliere gli obblighi d’amore, ribellarti alle ingiustizie. Il tuo fratellastro andrà nel mondo di Ade e forse da lì si redimerà dalla sua malvagità, dovuta alla repressione della natura selvaggia. Tu hai superato tutte le prove e ora sei pronto per essere uno sciamano, tra la tua vera gente. Questa è la tua ricompensa. Ermanno sorrise e lanciando lo sguardo oltre il villaggio, vide il leopardo delle nevi che si voltò un’ultima volta, per poi scomparire oltre l’orizzonte.
Id: 67899 Data: 15/03/2023 10:17:13
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Viaggia leggera
Viaggia leggera, come se non avessi nessuno da attendere, nessuno ad attenderti. Metti nel tuo zaino una scatola di sorrisi, la voglia di stupirti e di scoprirti, un po' di santa follia e viaggia… Leggera sulle ali della fede, certa che questo mondo sta mutando e tu stai andando verso il tuo vero villaggio. Lascia nel paese dei mattoni d’argilla gli schiavi ciechi alle loro fatiche, lascia i tuoi dubbi, i rimorsi, il senso del dovere, il senso del peccato, i legami che ti strozzano, il fango che ti blocca e và, leggera, segui le libellule, la fragranza delle cime addita il sentiero, il villaggio che cerchi dista poco d lì, perché è già qui, nel tuo cuore, lo senti? E’ già qui…
Id: 67889 Data: 14/03/2023 10:59:29
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In fondo alla notte
Quando scrivi una poesia e la lasci andare, come foglia d'autunno, muori un pò anche tu. Per questo scrivere è una delle più grandi esperienze che si possano fare. Ti fai canna vuota, raccogli umori, spiriti, emozioni... E impari a morire, per non morire più... Cammino per queste strade, che ormai non m’appartengono più. in un ricordo, in un amore; la notte raccoglie briciole affondano i piedi nel ghiaccio. preparando il suo splendore; nascoste là, in fondo a questa notte
Id: 67874 Data: 10/03/2023 22:00:50
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Il pettirosso
Stamane, seduta su un dolore, stentava a aprirsi al sole con tutto il suo clangore. è scomparso nel cielo lontano. E quando il fiore piegato nel suo brillante rosso acceso.
Id: 67868 Data: 09/03/2023 15:57:17
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La storia di Elio
La storia di Elio: trasformare la frustrazione e ritrovare l’amore perduto. C’era una volta un atleta di nome Elio, che aveva corso in gare importanti e vinto numerose gare. Il suo corpo era forte, muscoloso, elastico e il suo temperamento impulsivo, franco. Per questo suo modo di essere e per l’invidia della sua bellezza era spesso osteggiato, oltre che invidiato. Allora, per mostrare che dei cicalecci di paese non gli importava nulla, Elio prese a correre in paese a torso nudo e con pantaloncini cortissimi, anche in inverno. Inoltre dipinse la sua macchina con colori sgargianti e la decorò con perline colorate. Come sempre accade in simili circostanze, prima ci furono i pettegolezzi, poi fu ignorato. Nonostante tutto Elio vinceva ogni gara ed era la sua bravura a scatenare l’odio dei rivali, più che la sua eccentricità. Così, in una gara dei 5000 metri, un gruppo di atleti riempì la sua borraccia con dosi massicce di tranquillanti.Elio non solo perse la gara, ma inciampò, fratturandosi la caviglia. La frattura lo costrinse a stare in casa. Ma, poiché egli era un atleta e soprattutto, un corridore, decise almeno di inseguire le sue emozioni. Fu la prima volta che sperimentò intensamente la frustrazione. La sentì come un fuoco nel cuore. Entrò più profondamente in essa. Il fuoco scoppiettava con pezzi di legna morbida. Elio immaginò di infilarsi le scarpe per la corsa e andò verso quel fuoco. C’era erba fresca e un ruscello vi scorreva accanto. Più in fondo vide un bosco con due cipressi al suo ingresso e desiderò di entrarvi. Ma, prima che potesse giungere lì, una donna gli si avvicinò. Era grassa e dal muso grinzoso. “Chi sei” gli chiese Elio. “Sono lo spirito della rassegnazione. Cosa speri di trovare là, in fondo al bosco? Forse la bella dai seni d’oro?” Elio divenne freddo come un morto a quella vista. La donna aveva una gonna rossa che gocciolava come sangue. “Va’ indietro, per te sarebbe molto più semplice. Hai la corsa, per vivere la tua energia. Non ti basta?”. Elio avvertì una grande pesantezza, dopo aver guardato la donna negli occhi. Essi erano grandi, eppure spenti, come occhi di un morto. Quella donna lo rese infinitamente triste. E provò nel suo cuore una grandissima compassione per essa “Cosa posso fare per te?” le domandò. Per un attimo gli occhi della donna brillarono di stupore. Elio sentì che aveva toccato il suo dolore e una lacrima scese sul suo viso. Dal bosco sopraggiunse una creatura alata, dorata, simile a una libellula. Si posò sul suo torace e bevve la lacrima. “Ho sempre desiderato di ballare e di essere guardata” disse. “Se qualcuno mi guardasse sarei felice, perché potrei ritornare al mio sogno di bambina: danzare ed essere ammirata”. “Danza allora cara, danza. Io ti guarderò” La donna, piena di entusiasmo, danzò, dapprima goffamente, poi sempre più scatenata. Mente danzava, perse le sue vesti, che si trasformarono in un velo bianco. Ora il suo corpo era snello e al posto della vecchia donna, spuntò una fanciulla bellissima, di una bellezza inafferrabile. Il suo volto, magicamente, assumeva una diversa bellezza ogni volta che incontrava lo sguardo ammirato del giovane. Poi, finita la danza, la donna si trasformò in libellula e si posò accanto al suo orecchio. Grazie Elio di aver operato la magia. Il tuo amore mi ha trasformato e rotto l’incantesimo di uno stregone malvagio. Ora voglio farti un regalo, che è il mio segreto: “Nulla è reale. Per questo ogni cosa può essere trasformata” E dopo aver svolazzato un po' attorno al tuo sguardo, aggiunse: “La tua compassione ti ha portato, naturalmente, a conoscere questo segreto. Infatti è la compassione che apre ogni porta. Ma ora conosci ciò che è alla base della magia: nulla è reale e tutto può essere trasformato. Il segreto è amare ogni immagine”. Ma Elio era triste, perché la sua amata stava volando via sotto forma di libellula. E così, infatti, accadde e lei scomparve nel bosco. Rimase lì, sconsolato. E pianse, mentre le sue lacrime si trasformarono in pioggia. E piovve sugli alberi, sull’erba, sui fiori, sul ruscello… “Non hai ancora compreso” udì ad un tratto. Quando sollevò lo sguardo, vide un tizio vestito da monaco, con una barba bianca. “Chi sei” chiese l’inconsolabile giovane. “Hai avuto un dono speciale, oggi”. Elio smise di piangere e immediatamente, la pioggia cessò. “Sì, rispose. Nulla è reale e tutto può essere trasformato. E tuttavia oggi ho ritrovato e perso il mio amore. Per cui questo dono non ha grande importanza”. L’uomo, che sembrava un monaco, rise. Elio si irritò. “Cosa c’è di divertente” chiese. “Hai visto la bellezza e l’amore e hai voluto afferrare l’uno e l’altra. Se avessi riconosciuto l’uno e l’altro come parte di te, la bellezza e l’amore, spontaneamente, sarebbero venuti a te”. Elio rimase deluso e provò amarezza. Sentì che le parole del mago erano vere e che non sapeva ancora amare. “Quando emergerai da questo viaggio, avrai un compito: sviluppare in te tutte le qualità che hai veduto e apprezzato nella visione della tua amata. Quando lo avrai fatto, lei tornerà a te. Elio fu felicissimo: quel viaggio dentro sé non solo aveva acceso il desiderio dell’amore, ma gli aveva anche indicato la strada per realizzarlo. Ora la sua vita aveva uno scopo più alto del semplice gareggiare e vincere. Così ringraziò il mago, al quale offrì la sua tristezza. Benedisse la radura, il ruscello, i fiori e il cielo e ritornò nella sua stanza. La frattura guarì in poco tempo e fatto inspiegabile per molti, tornò presto a correre. Ma, questa volta, il suo fine non era più la vittoria in sé. Egli desiderò esprimere, attraverso la corsa, la bellezza del suo corpo che amò e nutrì e curò sempre più con amore. E trasformò la corsa in una danza sempre più perfetta. A volte, per questo, perdeva, ma la gente lo amava perché aveva qualcosa di unico da offrire. Tante ragazze del paese venivano ad assistere alle sue gare e ben presto, fu il giovane più ambito. Ma Elio aveva fatto una promessa a se stesso: solo quando avrebbe espresso il massimo della bellezza e dell’armonia, avrebbe scelto la sua donna. Così, in una delle corse, mentre attorno a sé la luce sfavillava come ali di colomba, capì che quello era il segno che la perfezione della bellezza era stata raggiunta. E dal suo cuore uscì un grido potentissimo, che era di liberazione. E fu in quell’estasi che vide libellule attorno a sé. Nel cuore sentì così tanta gioia che temette di morire. Le libellule si spostarono sul suo lato sinistro. E quando lui si voltò, vide lei. Era l’unica in piedi che applaudiva, mentre tutti gli altri erano delusi del fatto che avesse arrestato la corsa. Lei era l’unica ad aver compreso la sua devozione e la sua ricerca e l’unica che meritasse il suo amore. E ora era lì. Ed Elio sentì che lei non era fuggita, ma aveva aspettato che lui diventasse leggero come una libellula affinchè, insieme, riuscissero a volare.
Id: 67866 Data: 09/03/2023 12:32:15
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Donna
A tutte le donne e alle donne che vivono nell'uomo... Donna, asciuga le tue lacrime, Questo è il giorno in cui fiorisci in cui le illusioni del nostro tempo cadono come castelli di sabbia. ma come divina fenice risorgi. di acque limpide e chete, dei tuoi figli dimenticati. dalla foresta che ti accolse, e non schiavi di schiavi.... è tempo ora di risplendere, perchè il rosso di terrestri stelle la terra ancor berrà stelle dai tuoi capezzoli pieni di grazia. Immacolato Splendore d'Ombra Divina generatrice del mondo
Id: 67860 Data: 08/03/2023 10:45:31
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Trastevere violata
Sono rimasta nei tuoi vicoli come un segugio d’antichi umori, in bilico tra tavolini invasori che ingombrano le tue vie. Una rassegnata stanchezza abitava i tuoi portoni, incastrati in mura sfiorite sui sampietrini divelti, da passi adombrati. La folla accalcata dietro trattorie o negozietti di souvenirs, presto si mescolò a una pioggia strana; la fanfara pronta al saccheggio svuotò le tue vie, lasciando di te, Trastevere, tra abusi e rifiuti, scampoli di una magia che, da tempo, non t’appartiene più.
Id: 67858 Data: 07/03/2023 13:49:13
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A volte
A volte sono stanca, ipocrita, confusa a volte A volte sono febbre che sale dalle ceneri a volte sono vuota o affamata come lupa nel deserto e mangio dai cassonetti delle idee in avaria o dei sorrisi filtrati prima di accorgermi del delitto, a volte. Però sempre mi spendo come l’onda e la fede porta sulla mia barca tonnellate e tonnellate di pesci d’oro.
Id: 67855 Data: 06/03/2023 18:16:50
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Roma di notte
Quando dai tuoi nudi cieli cade il velo della pietosa notte tu mostri il tuo vero volto, piangente sotto le luci degli hotel e le ombre arrese tra immortali vestigia in una spirale di bellezza e di spavento. Allora il battito si fa veloce, quasi furtivo e tutte le lacrime del mondo bagnano le tue stanche strade di templi, segreti e porticati, glissando dalla carità della luna. Ed io così ti vidi, una notte, zingara nella tua armatura oscura a scuotere le ali appesantite dal giorno, a penzoloni dai magnifici palazzi arresi; e piovere da lì il nettare scarlatto di tutte le solitudini del mondo.
Id: 67837 Data: 03/03/2023 15:10:23
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Sutura d’argento
La ferita sul cuore sembra una bocca. Vi respira Assenza. Sutura d'argento, sul suo dolore, è il canto di madre nel canneto del cuore.
Id: 67828 Data: 02/03/2023 17:43:43
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Al museo delle anime purganti
Nota: l'ironia della poesia è stata dettata dall'atmosfera di quel giorno in cui andai a visitare la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, a Roma. C'era un prete straniero, che era stato spostato da poco lì. Io mi ero dilungata in una conversazione sullo sciamanesimo e sulle 'anime in transito', concetto che mi sembrava molto affine a quello del 'purgatorio', ma il prete non era molto informato, per cui procedetti, un pò delusa, nella mia visita in sacrestia. Per chi ama la Roma esoterica, questo è un altro posto 'inedito' da visitare... Al museo delle anime purganti Nella chiesa delle anime purganti c’è un prete pio dalle mani di carta, il volto stanco, il corpo curvo, tra i marmi ingombranti e gli ori pesanti. Con aria un po' mesta mi porta in sagrestia a contemplar le resta delle anime supplicati, conservate in teche come impronte. E quando il passo ho fermato quelle mi han spifferato che, nell’intervallo delle messe il prete si spoglia del suo talare e con loro, si mette a ballare.
Id: 67812 Data: 28/02/2023 11:33:53
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La fontana del Tritone
Nota: il Tritone, uno dei simboli più belli di Roma, magistralmente 'portato in essere' dal Bernini. Sono rimasta tanto tempo, incantata, sotto la fontana, accanto a un simpatico venditore di rose. Dalla buccina dello splendente e bellissimo dio marino, le acque esondano. E rappresentano l'abbondanza, la forza generativa dell'eros che, quando più scorre, dona, tanto più straripa, accrescendo il vigore...
La fontana del Tritone Un tempo le tue carni mi parvero oro e sangue, le tue acque come i tramonti fiammeggianti sul fiume, sazio di vita. Allora i freddi delle mie pallide malinconie erano ignoti ai tuoi nervi, tesi in uno spasmo d’assoluto. Roma era una vergine fremente e la sua luce di velluto sposava il tuo vigore in un orgasmo infinito così che il traffico in piazza Barberini sembrava una giostra e noi danzatori del sacro, in bilico sulla ruggente eternità. Oh! Avessi potuto estrarti dalla fontana come una gemma lucente! Avrei medicato la crepa del cuore, di chiarore furente, la stessa che ancora m’incendia e fa roteare gabbiani e gente attorno alle tue acque e a questa città che non muore mai.
Id: 67804 Data: 27/02/2023 17:43:42
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La Cripta dei Cappuccini
A Roma, in via Veneto, a pochi passi dalla fontana del Tritone e Piazza Barberini, c'è la Cripta dei Cappuccini, un luogo che ha impressionato persino il marchese De Sade e che ha ispirato romanzieri. Si tratta di una costruzione risalente al 600 e annessa al Convento dei Cappuccini e alla sovrastante chiesa di Santa Maria della Concezione. All'ingresso, vengo accolta da una zingara che siede sui gradini della chiesa. Poi, mi trovo 'catapultata' o meglio 'risucchiata' negli inferi, come Proserpina. Non c'è tempo per capire: le ossa sono ovunque: ossa del bacino, teschi, femori, scheletri in altrettante nicchie di ossa formano un macabro arredo di porticati, lampadari, oggetti tutti realizzati con ossa. Mi sento come Peseo che deve affrontare Mudusa senza lo scudo di Atena e improvvisamente, sento che ho cambiato mito. "C'è un senso a tutto questo" penso. "E non è certo suscitare il pensiero della morte in vista delle indulgenze, come vorrebbe certa retorica religiosa", continuo a pensare. Cerco di fare qualche foto, ma una voce in fondo al macabro corridoio mi ammonisce: le foto sono vietate. Questa, viva. Sono in un film? mi chiedo, sentendo di aver perso la sensibilità. Quando esco è già ora di pranzo, ma mi è rimasta un'angoscia addosso che, dentro, non avvertivo. Tutti i morti conosciuti sfilano nella mia memoria. E non si tratta solo di gente che ha lasciato questo piano d'esistenza. Finalmente avverto con assoluta chiarezza quanto, dimenticando la morte, si diventi necrofili. Quella cripta non serviva come monito per acquistare la vita eterna, ma per acquistare QUESTA VITA. e il passaggio dalla 'morte in vita' alla vita senza morte è la CONTEMPLAZIONE STESSA, quotidiana, della morte. Un conto è saperlo. Un altro farne esperienza. Consiglio vivamente di visitare questo luogo misterioso. tra sogni alla penicillina di rigurgito nel macabro mitreo Ma sfilano ossa, a dispetto, in questa ferma danza macabra dove i frati, col cilicio, ancor fanno sberleffi alla vita o ogni osso ha il suo nome.
Id: 67762 Data: 14/02/2023 19:50:45
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L’uomo di strada
Con me ho un piccolo zaino, che porto sempre addosso per non farmelo fregare dentro c'è una coperta e più in fondo, la mia testa con la faccia dipinta che indosso quando devo attraversare.
Id: 67749 Data: 11/02/2023 19:04:43
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Ci rivedremo
Ci rivedremo, dopo, quando saranno fiorite le ombre e leggero sarà il passo della farfalla. Ci rivedremo quando la spiga fiorirà tramonti e il pianto sarà divenuto torrente. Ci rivedremo, oltre i graffi delle rotaie che sfilano preghiere al cielo quando divelte saranno le fondamenta del regno di Moloch e ci muoveremo come graziosi uccelli nell’aria, sì, nell’aria; senza più paura.
Id: 67732 Data: 09/02/2023 18:49:17
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Girovaga
Girovago tra queste strade, tra questa polvere eccelsa. Ho lasciato mani, labbra, volti nel calore freddo dell’occhio del paese. Ho lasciato me, per ardere di pura vacuità.
Id: 67720 Data: 08/02/2023 12:18:42
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Un giorno a Roma
La città era bella; sulle cupole fiorivano zagare portate dal vento di un suono di pianoforte vibrante in una villa eccelsa… Turisti. Sparpagliati come foto di famiglia nelle mani di un bambino e la pietra, dura di memoria, morbida di evanescenze come le statue nelle fontane. Le Naiadi nella sfuggente notte dei misteri; odori di spezie e kebabberie dietro le svolte dei vicoli ignari. Così glissa la vertigine, appena incastrandosi nell’apparente nudità del basolato.
Id: 67711 Data: 06/02/2023 18:09:22
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Guerra
Cristi sospesi sull’orlo dell’abisso e studiati congegni per far esplodere cervelli. Orfani vagano come fantasmi mentre il grigionero dei carri armati vomita amnesie. Dietro ogni sparo i nostri spari delle coscienze otturate dagli amen e dai sissignore. E dicono, i morti, le ombre; quelle che furono quelle che fummo, tacendo.
Id: 67710 Data: 06/02/2023 16:51:56
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A volte, la luce
La luce è quasi triste. Ora, per esempio, disegna le tue ciglia all’insù; una vecchia assuefazione. Ha il volto sporco di cioccolato di un bambino ridente di stupida innocenza; a volte, a volte, a volte… Oppure s’allunga sulle mani, le mani che diventano lunghe, infinite, che vorrebbero portarsi il mondo alla bocca.
Id: 67709 Data: 06/02/2023 16:41:28
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Innocenza
Fu passo di danza la tua purezza. Fuori, le carte accartociate del pane, il mare a battere su scale grigie dove i sogni vestivano l'evanescenza del fuoco, nel crogiuolo dei cieli. E poi dentro tu coi tuoi occhi scuri da cerbiatta smarrita, in attesa della scatola delle caramelle. Non dicevi niente ma fluttuavi sull'accordo, aperta come i fiori surreali. Dicono che ti chiamavi Innocenza, poi nessuno seppe più di te.
Id: 67696 Data: 04/02/2023 19:01:42
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Sei stata
Sei stata focaccia di farro per Giove Capitolino, o liscivia sotto cenere cava.
Id: 67692 Data: 03/02/2023 18:49:36
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Restò un fiore
Mi scacciarono dal tempio, mi misero a tacere, legandomi con catene. Spirò poi l’alba sulle mie carni uccise - ed erano le carni degli alberi, le vene dei fiumi, il respiro dei venti sulle vette, il cuore dei villaggi. Ma restò un fiore e fu da quel seme del mio amore, che germinò il nuovo sole.
Id: 67668 Data: 31/01/2023 13:47:23
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I cieli di Roma
I cieli di Roma s’impregnano di sogni di Naiadi volanti tra dei e spiriti erranti su balconi fioriti e nei caffè. Parlano tutte le lingue, tramutano il pianto in storie, leggere come i gabbiani a picco dai palazzi, scaldati dalle ere. Sì, perché i cieli di Roma hanno promesse scritte tra nuvole che cullano nel loro latino Parnaso, tutti i Parnaso a venire…
Id: 67659 Data: 29/01/2023 13:37:44
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Il Nuovo Giorno
I fili spinati sembra non finiscano mai. Ancora duri gli inverni, tra nevi sporcate dal sangue. Il sole si sveglia con brividi; uomo contro uomo, ancora, ancora l’età del ferro schianta le coscienze. Sotto cieli a brandelli di memorie ancor fumanti di uomini ammazzati già si prepara l’ennesimo eccidio, in giaccacravatta vestito e ragion di stato! E tuttavia da albe illuminate sorgono sorgenti che lavano il passo; su divergenti davanzali nuove ossa cantano, fiorendo il nuovo Giorno dell’Uomo Nuovo.
Id: 67652 Data: 27/01/2023 16:03:55
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Al mare
Quando sto con te cosa può servirmi ancora? Azzurro canto di gioia, musica dolce e trasparenza d'estati riflesse! Quale desiderio non puoi esaudire, madre azzurra e prospera di pesci e dell'immensa vita che il cielo celebra affacciato al tuo splendore? Perchè quando sto con te sono azzurra e immensa, remota e divina come una conchiglia infinita.
Id: 67646 Data: 26/01/2023 12:23:31
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Torna la rondine a primavera.
Un tratto non taglia il cerchio. Nessuna mano può sradicare un fiore o oltraggiare il filo d'erba. E anche se la carne macellata geme su un filo di dimenticanze, nessun silenzio può bucarti. Si torna, come le rondini a primavera e che passino dieci o mille primavere è indifferente. Incessante il fabbro tornisce e soffia, di Efesto, la fucina; torna, torna, prima o poi, la rondine a primavera.
Id: 67616 Data: 20/01/2023 22:03:18
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Questa sera
Questa sera il cielo avvolgeva le strade come una petola nera. Sentore di passi radi cadeva come moneta arrugginita. Stanche case se ne stavano ammucchiate come girasoli sfioriti. Pure lo stanco sorriso dell’oste era una musica triste, appena spolverata dai setacci, appesi agli spiriti della pietra. Mai, come in questa sera, ho desiderato di essere un immenso giardino per rapire dalle spire avvolgenti della notte una fragranza di eternità o forse solo di felicità.
Id: 67608 Data: 19/01/2023 19:57:20
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Dal fuoco
Pazza, avanzai lungo le eretiche sponde della viva fiamma. Tra l’aria di piatto azzurro gravida di pianto imminente, non ascoltai il ramo appena smosso da un refolo di vento. Inscenai la danza a due passi dall’arena bruciando, lenta, la mia vecchia canzone; nel crepitio dolente, odore di ferraglia e di segatura. Ma improvviso tornò il pianto; il cielo di pialla più duro del tuo cuore di piombo. Tornarono i corvi, le croci, la tomba. Ma pure io tornai; da varchi inaspettati risorsi dal fuoco vestita di nuovo fulgore.
Id: 67607 Data: 19/01/2023 19:31:32
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A null’altro anelai
Fu questa strana euforia, questo avvertire, trasparente, il tragitto dell’acqua entro la foglia di velluto a proteggermi dal piombo delle idee sensate, dalle valvole delle abitudini, dalle scorciatoie dei santi pensieri, aperti su un baratro di nulla. Fu Prometeo in persona, travestito da folletto, a donarmi il fuoco. E da allora, rifiutai di capire e spingendomi in alto più in alto, più su, a null’altro anelai che a fiorire.
Id: 67599 Data: 18/01/2023 18:38:48
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A un passo
Luce, da una finestra. Un uomo passeggia nella sua casa. Ha in mano chiavi di sole. L'inverno ha traghettato bastioni, smosso opache caligini. Ora, nel lago, s'aggirano pesci inquieti d'ombre diseredate. L'uomo è a un passo dal suo ultimo inverno. Dall'ultima gelatura.
Id: 67598 Data: 18/01/2023 17:46:54
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Cade il dio denaro
sembrava la fine del mondo. Incassare e in fretta, virare incassare e in fretta virare... imprevisto, abbandona chi, gli ha consacrato l'anima.
Id: 67594 Data: 17/01/2023 20:21:39
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Sammasati
E' tempo, scrolliamoci il sapere, vuotiamo le bisacce. E' tempo di renderci puri come oboi. Sammasati, ricorda chi sei. Ricorda che sei il grido la freccia l'arciere Sammasati, ricorda il patto che ti legò a Shiva e tu sciogliti, danzando, diventa nettare per la terra che prega con le sue radici riverse sui fiumi inquinati, le cime saccheggiate, i cieli scheggiati... Sammasati, non servono corazze, solo il riverbero scntillante che brilla sul tuo capo. Sammasati, tu puoi risvegliare illuminare risvegliarti illuminarti tu già sei; Sammasati, ricordati che sei un risvegliato.
Id: 67578 Data: 16/01/2023 19:01:37
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Stamattina
Stamattina ero tutta uno scrichiolio di dolore; i passi piccoli, come quelli dei vecchi; lamine di ferro nelle scapole, nel cuore. Il soldatino di piombo rigido nelle mie carni a sfregare sull’osso, il paesaggio inutile come una cartolina sbiadita. Ma ho camminato, stretta nell’abbraccio di gennaio coi suoi contorti rami secchi. “Uccidimi” ho detto al dolore, prendendolo su me, sentendo che era me. Ma lui, inaspattatamente, dopo tanti passi, ha fatto fiorire il sole,sulle resilienti rose, affacciate al mio dolore.
Id: 67577 Data: 16/01/2023 17:56:59
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Fuori la luce è mite
Fuori la luce è mite, come un anelito accarezza l'ultima ora del sole. Si spande clemente sulle cime spogliate da refoli d'inverno, Avanza, lieve come preghiera e accarezza la terra turbata. E nell'ultimo tempo, donando colore si concede a monti di nuvole indaco e cenere inspiaggiandosi, lenta, su altre dune lunari
Id: 67559 Data: 12/01/2023 17:39:40
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Il nuovo mondo
Stai finendo, vecchio mondo, coi tuoi turiboli e le vecchie insegne dorate sui portoni. Sei finito con le tu carrozze di velleità, i tuoi stemmi, quei fottuti rostri benedetti dalla ragion di stato. Mani nere, screpolate di gelo, gridano al vento litanie gitane, occhi a mandorla, pelli di curcuma e zafferano spodestano divani di velluto di vecchie nobildonne scorreggione. Nel cielo roteano sciami di polvere sopra rotti registri di albi professionali e titoli decaduti, disciolti come neve al sole. Si organizza un sabba tra l'ulivo la quercia e il fico, anche se non c'è alcun diavolo e son finiti anche quelli che lo hanno inventato, coi loro personali inferni. Perciò venite, venite gente nuova illuminata come l'acqua e il sole come l'allodola il pesco la marmotta, Venite, venite il mondo che attendevate è già qui sulle macerie del vecchio, che già non è più.
Id: 67552 Data: 11/01/2023 17:42:11
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Preghiera al fiume, contemplando il Tevere
Fiume, dove conduci? Specchio d'argenteo chiarore e d'acque illuminate
Fiume che sei canto con la poesia che sorge dalla musica del tuo andare A te affido i cigni dei miei pensieri più puri i detriti dei sogni spezzati, la musica incastrata nella pietra... Tu, ti prego, che sei puro nel tuo scorrere, portali con te alla tua foce, sì, là fino al mare...
Id: 67549 Data: 10/01/2023 12:59:21
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Giovannino
Giovannino era un bel bambino; portava a spasso i suoi etti di carne secca con la severità di un chierichetto. Ma nessuno sapeva delle pentole di latte cagliato scaraventate da sua madre dalla finestra del terzo piano. E così Giovannino 'lu figghiu de la pazza' teneva la scena come un soldatino di piombo, con un cespuglio di fiamme nel cuore. E nessuno seppe niente, quando scoppiò, forse perchè si confuse coi fuochi d'artificio per il santo del paese.
Id: 67516 Data: 05/01/2023 10:06:13
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Questa sete
Ti morderei sul collo, assaltandoti nella notte, mio semplice amante, analfabeta come l’erba e la luce, con la tua verga eretta a ostensorio. Perchè fu un impatto di purezza assuefarmi al tuo mare con la sete che intossica, irredenta, di te… Questa sete che non mi lascia, che porta l’oro coi pesci, verso le mie sabbie lunari… Oh! Chi sei? Idolo o fantasma? Dimmi, perchè ho ancora sete di te, che non finisci mai.
Id: 67505 Data: 03/01/2023 18:11:07
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Questa sete
Ti morderei sul collo, assaltandoti nella notte, mio semplice amante, analfabeta come l’erba e la luce, con la tua verga eretta a ostensorio. Perchè fu un impatto di purezza assuefarmi al tuo mare con la sete che intossica, irredenta, di te… Questa sete che non mi lascia, che porta l’oro coi pesci, verso le mie sabbie lunari… Oh! Chi sei? Idolo o fantasma? Dimmi, perchè ho ancora sete di te, che non finisci mai.
Id: 67504 Data: 03/01/2023 18:02:54
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Il ruggito (ispirato a un recente fatto di cronaca)
Non sono fatta per stare in gabbia, per divertire in pista un pubblico coi popcorn. Ho assalito, morso, sono una tigre, e allora?!!! Il ruggito della Madre delle Tigri e delle Foreste era in me; ed è solo l'inizio della fine di questo morto tempo, nemico della selvatichezza. Per cui, anche se soccomberò, dall'altra parte della Grande Soglia ancora vivrò. E mi riprenderò il posto, gli sconfinati spazi sottratti tra questa fila di superflui che, ormai, Natura rigurgita. L'uomo potrebbe essere un accidente, ci avete mai pensato? Guardate coi miei occhi gialli e ardenti, credete ancora che l'uomo sia il centro dell'Universo? Quest'uomo minimo ripiegato nella sua stessa palude di consumi? Per questo tornerò, lo giuro, l'ho promesso alla Grande Madre a tutte le tigri, tornerò e il ruggito della Foresta libererò!
Id: 67498 Data: 02/01/2023 17:54:48
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Grazie
Questa non è una poesia, ma una preghiera. La dedico a tutti voi, coi quali ho camminato in questo tempo del mio percorso artistico e di crescita personale. A voi che mi avete dimostrato che esiste una piccola fetta di mondo che ancora sa donare il suo tempo e la sua creatività, senza calcolare se il tempo speso gli 'frutterà' o no. Grazie ai gestori del sito, a tutti i poeti di La recherche e in particolare, grazie a Silvia, Vincenzo, Salvatore, Caterina, Elisa, Angelo. Vi auguro un nuovo anno di fioritura, col cuore. Grazie, per il suolo che tocco ogni mattina, per gli occhi del mio cane che mi guarda con amore. Grazie per il freddo, le notti tetre; grazie a chi bussò e alla mia mano, che aprì. Grazie a chi mi diede amore e a chi, rifiutandomelo mi liberò. Grazie a chi volle, per me, questo sogno chiamato esistenza. Grazie al dolore, ombra della gioia e mistero della profondità. Grazie agli spiriti degli animali, degli alberi, di ogni specie vegetale, agli spiriti elementali e dei Maestri e a dei, avi, abitanti dell’invisibile, che mi tengono per mano nel cammino dell’Anima. Grazie agli arconti, perchè la resistenza all’evoluzione è radice della mia forza e spinta verso la Bellezza. Grazie, perchè immensamente posso amare tutto ciò e così procedere verso la liberazione a vantaggio di tutte le creature senzienti.
Id: 67478 Data: 30/12/2022 12:49:14
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Lazzaro
La luna, tra le nubi, fuma una febbre clandestina. Lazzaro torna dalla caverna murata; addosso ancora odore di segatura.
Id: 67467 Data: 27/12/2022 17:49:09
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Emozioni
Guaine, le emozioni, finchè resisti all'ombra. Non scorre una sedia a rotelle crepata.
Id: 67466 Data: 27/12/2022 17:41:43
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Fuori la notte
Un locale in pietra fuma una vaga aria natalizia. Fuori la notte s'attacca sul muro. Come una macchia. O un vuoto.
Id: 67465 Data: 27/12/2022 17:36:50
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Notte di Natale
Lunga, la notte; poi fui il legno a glissare Dalla stella.
Id: 67454 Data: 24/12/2022 20:27:28
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Il vecchio abete
Fuori c'è una donna, sul balcone di una casa popolare, smarrita in un Natale strano. Da tempo tiene le parole in un lido di cenere e le mani in grembo, come quando la luna bussò e la corolla era rosso sangue... Ma lei conosce i nomi dei rami dell'abete di fronte alla sua casa, con le luci, ora, sospese. E le tiene accese per lui, per quel vecchio testardo che non vuole morire.
Id: 67453 Data: 24/12/2022 20:25:14
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Il fungo velenoso
Sono cresciuta su un fungo velenoso, umido, scivoloso; sotto, il fango coi mastini. La tristezza aveva morso di tenebra; implacabile, Ade mi teneva al laccio -il calderone sempre più nero di indicibili misfatti che, invano mio padre bruciò nella Geenna in fondo alla casa-. Lindi, i bicchieri; linda la lama della morale. Ma un peso m’inseguiva; ed io correvo, correvo, correvo col mio inguine sporco.
Id: 67415 Data: 19/12/2022 10:37:25
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Fino a lasciar cadere...
Spogliami, fino a lasciar cadere i sigilli alle rose
Id: 67395 Data: 15/12/2022 17:14:53
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Dall’alto, un falco
L’aria torbida ha ingoiato tutto; delle foreste non resta, quasi che una nenia bruciata. Dall’alto, un falco osserva lo stanco acquario e se la ride. I guerrieri fanno ormai le capriole sulle parole morte dei preti, mentre la morte corrode l’ultimo scoglio.
Id: 67394 Data: 15/12/2022 17:03:19
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Oro
Misi una corona sulla tua sabbia, ma tu mancasti l’atto di fede. Dissanguasti polvere, non bevesti, alla mia sorgente bianca. Ma è oro, ora, questa brillante malinconia, nato dalla polvere, tornato alla sua purezza.
Id: 67386 Data: 14/12/2022 11:21:29
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La bambina di neve
Oh bambina, nella neve ti eri perduta, sola coi tuoi mancati accordi, china in una lunga amnesia. Bambina, guance rosse ed occhi ardenti, presi in prestito Pegaso, baciai i serpenti di Medusa, per venirti a cercare… Ti ho ritrovata là, nella città d’oro azzurro, nella città che sognai per ritrovare te, mia dolce bambina di neve.
Id: 67379 Data: 13/12/2022 12:51:04
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Il vuoto.
Non sono lo straniante, umiliante vuoto delle cattedrali, ma vuoto divino che imprime nel silenzio la sua canzone d'amore.
Id: 67336 Data: 06/12/2022 12:21:11
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Psiche e l’unguento di Persefone
Freddo era l’abisso, ma laggiù dovevo andare, se Amore volevo ritrovare. Disperai e mi dissi arresa, ma un lupo venne al mio fianco e mi accompagnò laggiù, dov’era rotto il pianto. Ma, giunta là, che orrore! Villaggio dei perduti, così si spezzò il cuore, tra vecchie streghe a cuocer budella e una macabra processione. E poi l’oro, pestato, ignorato tra panni rosso sangue. E ancora bimbi, speduti tra gelide grotte e fuochi vani che non scaldano il cuore… Così di fuggire desiderai dalle infere caverne, ‘che tanto era il dolore, ma poi un carillon sentii suonare e levato il volto, un passero vidi e il volto di Amore splendente in un alto sole. Così, benedicendo andai, oltre la fredda folla delle ombre; lasciando un seme di carità, tenendo stretta l’ampolla senza voltarmi mai.
Id: 67321 Data: 04/12/2022 20:11:53
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Ti meriti
Ti meriti un amore che può guardarti tutto il giorno, senza mai dire che è stanco, che riesca a tenerti con ogni vento, con ogni luna, senza mollarti mai; che ti dica ‘sei perfetta’ con le tue calze bucate e le unghie morsicate. Ti meriti mattine intere seduta ad un caffè, mentre il mondo ti sfila innanzi e tu lo guardi con innocente stupore o lo dipingi col tuo colore. Ti meriti di danzare nella pioggia nuda, se ti va, di ridere per niente, a crepapelle… Ti meriti di lasciar andare chi non ti vuole ascoltare, chi ti fa stare male, ti meriti compagni liberi che sappiano volare e non ti lascino cadere… Ti meriti di contraddirti, di essere fragile, confusa, di andare in tuta nel ristorante migliore perché quel giorno hai deciso che così ti va e con nessuno ti devi giustificare… Ti meriti i vestiti migliori, le cose più sacre, le idee più vere… Ti meriti di guadagnare, gioire, creare, ringraziare, di plasmare con le tue mani il tuo più alto valore, riflesso nella luce che sei, che splende nelle tenebre di chi odia il mondo ma non non ha mai fatto niente per poterlo cambiare…
Id: 67316 Data: 03/12/2022 23:04:14
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Il tuo corpo
Il tuo corpo è puro come neve d’agosto ed io lo bevo d’un fiato come vuotassi il calice della mia agonia. Il tuo corpo è fiume di frecce e ogni freccia una spada che mi trafigge, nel cuore del silenzio. Perché questo corpo sei tu, eucarestia senza omelia, che basta.
Id: 67299 Data: 30/11/2022 21:34:04
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La mosca
Ti scaccio, ma resisti; plani sul palmo, dove prima c’era un chiodo e poi sui libri e i loro tarli, in fila nei funerali delle idee… Riparti in picchiata, non ti arrendi e sei sulla stampante sui biglietti ancora intatti di un viaggio che non feci, di neve, nell’affondo in una cioccolata blu Danubio… Mi alzo e mi sembri assai più reale dell’irreale; con le zampette tergi gli acari da quel ritratto interrotto, con le conchiglie rosa carne appena abbozzate, incollate su un collage bucato… Ormai sei mia, ferma sul nodo di legno della mia scrivania e mangi le lettere della tastiera con torva avidità. Ecco, ti ho catturato, cara mosca inopportuna e roditrice! E tuttavia poi ci ripenso, apro la mano; Ti lascio stare. In fondo c’è una coppa vuota ed io, ora, devo andare…
Id: 67297 Data: 30/11/2022 18:43:44
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Il canto di Estia
Nel tuo ventre stetti male, padre Crono; nera palude di spavento, abitata da belve immonde! Ogni tocco un’offesa ogni tocco una ferita. Cercai di uccidere le belve, per te; soffocando i pianti d’abbandono. Disperata, uccisi i serpenti acquattati nel fango dei tuoi visceri, ribollenti di disprezzo. Non mi amavi. Tardi sciolsi l’illusione, accecata nella tua stessa tenebra. Mi vomitasti, coi miei fratelli e le mie sorelle, assieme al tuo veleno. Solo il dolore infinito fu la tua eredità; la tristezza senza redenzione, come una macchia sul mio candore. E ora che son fuori, dal tuo ventre avaro che fu la mia prigione, porto con me il fuoco con cui illuminai la tua oscurità cadente. Non scapperò. Non chiuderò le porte con nessuna chiave, come hai fatto tu. Starò al centro, per sempre fedele custode di quel fuoco che non conosci, che unisce ogni mondo, ogni cuore, chiamato Amore.
Id: 67296 Data: 30/11/2022 13:40:04
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L’elfo
Cade, la goccia su un lamento di plastica, che veste questo sabato stanco. L’abete s’inverna sullo stanco cielo; è un esule, il faro smarrito nel vasto, inutile azzurro. Ma c’è una bimba dipinta sulla tazza del caffè; e mi sorride col suo berretto da elfo.
Id: 67285 Data: 28/11/2022 19:37:00
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Mi sono persa
Mi sono persa, in qualche giorno, in qualche strada, in qualche nome fragile come i ponti crollati, senza progetto. Mi sono persa in un silenzio di gomma, sorvegliato da una stella opaca, in un ritornello ripetuto al vento, senza emozione. E poi in un muro di specchi, senza sapere il tassello mancante di una storia troppo stupida o forse solo troppo vera. E infine, mi sono persa perché era lì che volevo arrivare; a imparare a perdermi in due occhi, fino a naufragare…
Id: 67283 Data: 28/11/2022 18:27:16
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A casa non c’eri
A casa non c’eri; nel barattolo della frutta secca, nella posta lasciata sul tavolo, non c’eri. I calici a testa in giù, sul lavandino, le briciole già raccolte, la bottiglia di vino, inerme come un soldato in congedo. Il silenzio venne in ciabatte e assalì; senza rumore tranne quello del vuoto assordante. Dalle finestre chiuse. Perché tu non c’eri, ed io sono una zingara che ti cerca nel vento.
Id: 67274 Data: 27/11/2022 19:34:38
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Andromeda
Sono diventata una schiava, io, Andromeda, figlia di sovrani! Sono verde come l’alga che mi tiene, nuda, spaccata dall’arsura… Dove sono gli eserciti? Dove sono gli avi? Dove sono gli eroi? Sanguino come l’alba violata e rosso è anche il mare! Ma il corallo sa, che feci coi miei capelli, sì, il corallo sa! Moriranno gli dei, ma io no! Anche se qui crocifissa io resterò, non perirò… Sangue che graffia e incide lo scoglio, pane del mare, che volle bere di me, senza fine…
Id: 67262 Data: 25/11/2022 20:50:16
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Assalto
Non essere gentile; raggiungi, se puoi, questa leonessa, tra i monti fino ad affondare i denti nella fiamma feroce che dalla mia criniera, sale. E lì, nella presa, lascia esplodere l’urlo, fino a far rivoltare, come un verme, questa grande inversione chiamata civiltà. E’ tempo del ritorno delle terribili fiere; guarda la tigre che spia dall’altura avanzando, affamata, dal deserto! Già affonda gli artigli nella foresta nera che rimase, intatta, nel seme delle nostre inconcepite e divine voluttà! Oh no, amore, nessun diavolo ti prenderà l’anima, semmai si tramuterà in angelo nella tormenta fusiosa dei sensi tesi fino allo spasmo! Perciò, vieni, ruggendo nell’assalto, finchè suonerà l’ultimo amen e salterà l’arrugginita campana finchè scriverai coi fiori, scoppiati dal ventre di questa follia, il nostro nome nell’acqua.
Id: 67255 Data: 25/11/2022 09:40:40
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Tu non mi fai perdere tempo
Tu non mi fai perdere tempo; vieni, siedi accanto a me, accanto al mio focolare… C’è ancora tanta legna, castagne e del buon vino oh no! Tu non mi fai perdere tempo… Guarda il cielo dalla finestra: blu notte, blu cielo… Ascolta la pioggia sottile che sentivi da bambino, con quella magia che solo tu avevi, in cui il mondo non credeva…. Ascolta… Mentre ricordi le tue canzoni, o il suono delle tue risate sulla strada; quella musica è qui, per noi, e la teniamo in pugno, in una mano… Perciò tu, tu non mi fai perdere tempo, perché non esiste il tempo, esistiamo solo noi, che ci guardiamo, che ricordiamo… Quello che eravamo, prima che inventassero il tempo, prima che ci rubassero le fiabe.
Id: 67247 Data: 23/11/2022 20:02:59
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Un uomo giusto
Pensavi tutto sarebbe arrivato, uomo giusto del nostro tempo; il salumiere metteva arsenico nel prosciutto locale mentre tu gli dicevi: “tre euro in fette sottili, così vuole la signora”. Oh uomo delle ferie d’agosto decise a tavolino da uomini dalle dita pulite, credevi fosse cosa buona e giusta un giaciglio, una razione i soldi della pensione con la santa benedizione! Così, dicevi, fanno gli uomini giusti così fanno i figli dei padri. Ma poi satana venne per un pezzo di cuore, il televisore smise di trasmettere omelie in differita e il prete scappò, così dicono, con la cassetta delle offerte in cui aveva chiuso il dio lontano. Così a te, uomo giusto, non restò niente, tranne che l’ingombro delle tue troppe virtù.
Id: 67234 Data: 22/11/2022 17:36:20
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Una musica triste tra le stelle
Si era già fatta sera e tu portavi a casa il tuo sacchetto di ossa morte, senza memoria né gloria. Il cielo si fece cupo dalle tre di pomeriggio, il tuo sepolcro si chiamava famiglia o casa o moglie e lei non era nemmeno la gallina dalle uova d’oro. Mi lasciasti con la luna scucita a mettere insieme le toppe… Ehi, lo so, stavi soltanto proteggendoti! Ed io ti odiai, ti odiai a tal punto che dissi a Medea di riportarmi, dall’Ade, i miei figli: Ma uno non c’era; era là, sulla luna, a suonare una canzone; una musica triste tra le stelle, sì, una musica triste tra le stelle.
Id: 67233 Data: 22/11/2022 17:11:46
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Danae
Mio padre mi chiuse in una torre e a guardia, vi pose leoni ruggenti, come il suo cuore, avido di potere. Piansi mille notti e mille giorni, piansi tutto il mio pianto… Ma fu lì, nella luce cupa che s’addensò l’orma di un dio, come pioggia d’oro nata dal grido. E già vidi Medusa e Andromeda e me; nell’acqua chiara vidi il giglio chiamato Perseo, fiore bianco del mio dolore nato nella prigione della mia frustrazione.
Id: 67211 Data: 19/11/2022 21:08:17
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Sanguino
Sanguino sui muri di pietra, nel silenzio dei relitti; là una vecchia chiama, sussurrandomi segreti… Sanguino questo sangue rosso ciliegio rosso scarlatto in memoria del sangue dei vinti, delle foreste abbattute degli animali squartati e venduti, dei figli ammazzati. Sanguino questa melodia che nessuno sente; che è la mia nostalgia, la mia poesia e la mia oscura alchimia. Sanguino per un mondo rapace, che non sa sanguinare, restituire, ma solo usare, sporcare, violare. E sanguinando anche per chi non sa sanguinare redimo il mondo in un bagno rosso, d’amore.
Id: 67207 Data: 18/11/2022 20:12:59
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Nudo da Fino a quando, dal marmo, fiorimmo
Nudo, sei bianco come polpa di mela che addento fino alla ferita del cuore. Nudo sei liscio come pietra levigata che non cede alle mie mani frementi e tuttavia lascia un sapore aspro di salsedine sulla mia lingua che ti percorre. Nudo sei una valle incantata ed io l'antico fachiro che sveglia, col serpente, i guardiani dei tuoi sensi che vanno verso le mie acque. Nudo sei la mia pesca miracolosa che agita, nelle mie acque magma e cenere e acqua e fuoco, mentre esplodono i sensi, tra luce e terrore. Ma, nudo sei il mio stesso corpo, vuoto e pieno e sei il canto dell'anima che, da questo abisso, vagisce... Questo abisso che devo attraversare; senza sapere niente.
Id: 67201 Data: 17/11/2022 22:19:58
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Non so
Se mi capita di pensarti subito dico: è uno stupido vecchio, un mercenario della più squallida vacuità. Eppure, com’è che tu aprivi i pori nella pelle, sovvertendo i visceri, in anarchia fino al puro, denso fuoco che, dalla schiena, risaliva fino all’affondo nella più esaltante follia? Non so. Come non so com’è che la bellezza mi opprimeva riflessa nell’ombra torbida dei tuoi occhi di cristallo tagliente e verginale il mio cuore fremeva tra le tue dighe scassate, i pesci morti tra i rottami di una stupida vita. Non so. E’ che qualcuna, l’altra me, è rimasta lì ad aspettarti. Come una sposa.
Id: 67189 Data: 15/11/2022 20:59:37
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Io mi contraddico
Io mi contraddico: dico A e faccio B (spesso fa lo stesso). Mischio i fogli. Piango sopra le righe. Non so niente e lo so. Prendo lezioni dal banco dell’attimo. Bevo la morte nel vino della vita. Imprendibile come il vento, l’onda, che vola come la vita.
Id: 67180 Data: 14/11/2022 18:14:39
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Ritornerà il fiume
(Ho conosciuto eccezioni, anime sensibili e sincere tra costoro di cui parlo. Tra queste eccezioni qualcuno voleva 'tornare indietro'. Non so se l'ha fatto. Ma erano solo 'eccezioni') Avete il ventre gonfio, menti astute come i vecchi scorpioni che vi divorano, nelle straziate notti, a respirare il vuoto e lo stantio nelle vostre anguste stanze. Sotto strati di paramenti incensati nascondete la peste e grottesca è la parola carità sulla vostra bocca spalancata come una fossa di serpenti. Strappate le anime a brandelli, le scucite, confondete, per darle in olocausto al potere, retto dai vostri bassi appetiti e dalle sete di potere. Voi, anime codarde e basse, che temete il vento fresco il ronzio dell’ape, la danza delle foglie nell’aria più pura! La pestilenza che voi dite venire dal dio lontano in cui voi stessi non credete è nella durezza opaca dei vostri stessi cuori, chiusi come sagrestie. Ma ora è il tempo in cui il dolore del mondo spezza le ruggini delle nostre catene e le false fondamenta costruire sugli acquitrini delle vostre parole perverse. Verrà la nuvola a aprire cieli nuovi, pulirà la pietra imbrattata e da essa fiorirà l’albero. Tornerà il fiume.
Id: 67178 Data: 14/11/2022 17:41:50
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La rosa tradita
Non c’è solo il dolore, mia piccola rosa tradita che sfiori la ringhiera nella tristezza di ruggine di inizio novembre. Non c’è solo dolore in questo vento sazio di malinconie, tra queste foglie cadute, dimenticate; fu la pietà dell’acqua che chiuse i tuoi petali, per proteggerti dal livore. Perché non c’era solo dolore nei giorni vuoti di sole, rotti come inutili mattoni; da lì, una stella sbucava per te, solo per te, per la mia piccola rosa tradita.
Id: 67130 Data: 09/11/2022 19:54:33
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Sono stata in silenzio
Sono stata in silenzio quando troppo c’era da dire e l’anima si spegneva, come una candela, nella polvere della saggezza e della morale. Sono stata in silenzio col sogno sospeso di un grande amore, mentre non osavo dire alle strade il mio nome. Sono stata in silenzio in conventi, orfana in un giardino ghiaccio che sanguinava i bocci a primavera. E ancora, tra i venditori di rumore i banditori del sapere con le loro ciotole di caos, le ostie marcite, ammuffite nottetempo nell’interminata notte della civiltà. Sono stata in silenzio, non so dire dove, come, quando… Forse ero il vetro rigato di pioggia che ripeteva al vento la sua inutile melodia.
Id: 67126 Data: 09/11/2022 12:52:36
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Promessa
Vestimi di te, delle tue ciglia, tra i bagliori del giorno, le farfalle di seta dei tuoi pensieri più puri, Vestimi dei tuoi baci come un altare e lava con la tua lingua il cuore che ringhia il tuo nome, senza temere gli occhi ciechi di menti marce. Perché fu Promessa, quest’amore che incarnò sostanza nel portico del mio stare e il vento la portò all’acqua, alla fonte insaziata di questa sete, che non può morire mai.
Id: 67122 Data: 08/11/2022 13:51:15
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Ecate
Il mio cuore è una grande piazza, in cui la notte scava una tomba; s’odono, rade, voci lontane e invano i lampioni confortano la pietra. Qui il mio cuore perde il canto tra marce stanche di passanti e di mercanti e la mia solitudine ha il passo breve dell’estate che lascia le vesti leggere. Però, a volte, crepita un fuoco strano che fa turbinare le foglie sparse: è Ecate, mia eletta madre! Lontana dalle luci, m’addita nuovi varchi…
Id: 67116 Data: 07/11/2022 20:00:45
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Uno scorrere lento, equanime
In questa stanca sera, la solitudine stringe come uno stretto vestito, mentre un’estranea finestra getta una luce d’alluminio sulle strade. Si può morire così, in un’opaca sera, nella musica della fontana di piazza o nelle parole, sottili sparpagliate come i lego nel sonno della pietra. E’ penso che la morte sia così; uno scorrere, lento, equanime oltre l’abbaglio della vita.
Id: 67098 Data: 04/11/2022 19:13:25
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Volevo essere
Volevo essere ordinaria come un tronco o l’aria azzurra, con te che siedi su una corolla d’alba, portando la mia cesta, colma d’amore. O stando su spiagge deserte, seppellire la mente che invano spegne i venti delle malinconie, perché tu non ci sei e hai il filo rosso che ti diedi. Volevo essere nuvola, per planare nei silenzi assoluti, priva di ogni congettura di ogni ‘come’, di ogni ‘perché’.
Id: 67091 Data: 04/11/2022 09:25:28
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Follia
Io ero matta, matta da morire, matta d’amore. Per questo, puntandomi dicesti: scelgo te. Fu un tiro al poligono, poi t’avventasti come un corvo avido, senza nemmono accorgerti dei lividi. Io planai verso te, naufragando in orbita; la mia carne rabberciata scendeva dalla tela di una luna bucata. Amami, amami, amami, ti dicevo Amami, amami, amami, mi pregavi e intanto colpivi a morte, succhiando dai rattoppi anima in agrodolce. Nessuna avrebbe amato te, poco più di un avanzo di galera e tuttavia certe volte scendeva un seme buono dal nero della tua codardia, un rimasuglio di pianto nascosto in un presepe impolverato. Ed io ti amai per questo, perchè scambiai l’amore con la croce; ma qualcuno era già morto e la croce solo follia.
Id: 67087 Data: 03/11/2022 18:32:47
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Lasciatemi qui
Lasciatemi qui, tra gli alberi, tra questi fiori così fragili così belli e l’aquila che solca il cielo e non è mai stanca… Lasciatemi qui, fuori dai commerci delle vostre sante intenzioni; lasciatemi rotolare sulla soffice terra che m’impregna del suo sacro stare o nelle vie infinite, tra i tronchi vegliardi e la preghiera liquida dell’onda turchese che mi cura e mi culla, nel profondo, là con la tenerezza che voi non conoscete. Lasciatemi dondolare nel sole, penetrando il suo oro con un’ardente preghiera nel cuore e un grido di giubilo mentre una campana risuona, tra gli ulivi , le case bianche e le pergole un po' tristi… Lasciatemi, perché è qui che morirò e rinascerò, nuova, rifatta dalla carità del vento, che sa quando soffiare e riportarmi tutta quella vita che non ho mai vissuto perché era la vostra vita, ingabbiata, prudente e non la mia e non la mia. Per questo, ora lasciatemi; lasciatemi lasciatemi qui…
Id: 67063 Data: 31/10/2022 14:10:57
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L’orchidea dimenticata
Stamattina, al mercato ho acquistato un’orchidea mezza secca, giaceva lì, dimenticata tra le belle sgargianti screziate e color luna. Ma vividi i pochi petali rimasti hanno emanato un canto color ciclamino e l’osso non ha resistito. Nessuno conosce la sua storia, soffocata dalle brame e dalla mercanzia, per questo l’orchidea era bella, vergine come le cose inutili e dimenticate; la sua tristezza era il suo canto e la sua segreta magia.
Id: 67021 Data: 26/10/2022 17:44:30
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Il mio amante è un dio
Il mio amante è un dio; febbri pure, i suoi orgasmi, che penetrano fino all’osso. I suoi orgasmi sono deliri, perché il mio dio mi vuole sempre e non mi lascia andare mai. Che sieda nei fiori o nel vento, alle soglie dell’alba o nella tenebra più fitta, su rive chete o scosse da tempeste, nel gelo o nelle torride estati egli è e mi vuole sempre e mi prende sempre perché siamo Uno io e il mio dio tutto e il niente più splendente che partorisce tutte le stelle.
Id: 66979 Data: 21/10/2022 12:03:17
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Estati interrotte
Fiammeggiano sulla rupe, ancora, resilienti papaveri - li scuote un forte vento-. Là vaga una vanessa solitaria, tra i pini a strapiombo. Fondo è il ghiaccio nel desolato monastero; tante lingue parlano voci d’estati interrotte. Oh se, con tutto questo freddo, potessi almeno coprirmi i piedi!
Id: 66967 Data: 19/10/2022 21:13:45
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Ombre
Ombre m’assalgono, dal tubo del lavello; alcune sono streghe che suonano il tam-tam, le loro risa spaccano le orecchie! Altre volte le ombre cadono sul sofà come tele sdrucite; l’impatto è lacerante, veloce, il cuore pompa sangue rosso. Ma, quando le ombre sono buchi tu, come Alice, ci cadi dentro… E rotoli, rotoli, rotoli, rotoli………….. Senza mai arrivare.
Id: 66900 Data: 14/10/2022 17:08:40
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Stamattina c’era la pioggia
Stamattina c’era la pioggia, la pioggia, la pioggia, la pioggia! La pioggia mite, benedetta, la pioggia che entra nell’osso, giù, giù, giù… Le ho dato in pasto un po' di memoria come alle belve del Colosseo e lei scendeva, scendeva, scendeva… Fino a quando il mondo è diventato una tela bianca, con tutti i paesaggi e nessuno e qui ho visto zampettare una bambina nera, furente di malinconie. Ho detto: “Minosse, avanti! Fatti sotto, fratello!” e la mia spada era una spiga, era un papavero d’oro che non uccideva, non uccideva nessuno. Nemmeno te.
Id: 66899 Data: 14/10/2022 17:07:45
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Un giorno a Roma
Nello stupendo fragore di un teatro biancheggiante, le strade traboccano farneticanti inedie tra le cupole i palazzi che stringono Roma in una morsa di bellezza brutale e impietrita. Solitudini astrali boccheggiano, feroci, nei camerieri rapaci all’angolo dei ristoranti, o tra botteghe scoloranti in epiche memorie di fasti andati; La morte serpeggia in filigrane d’occhi nuotanti su derelitti volti e sembra che la somma dei cieli abissali porti una musica grave sulle baracche, tra i rifiuti. E che un altro cielo, oscuro, impiombato se la rida della grazia, della bellezza e degli eccessi di una città bella e invereconda che, come un Cristo mai morto e mai risorto sembra prendere, su sé, tutte le piaghe del mondo.
Id: 66898 Data: 13/10/2022 19:16:18
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Ritorno all’età dell’oro
Un solo istante e tutto crollerà; non senti la smania tra fondamenta divelte? Nessun fragore smuoverà le tombe - ‘che quelle son già passate’, solo una lanterna illuminerà la notte. Tremerà la rosa degli esodi, il ferro sarà colata d’oro rosso. Non vedi? Resterà il papavero. A cantare le odi. A divellere il tempo.
Id: 66887 Data: 12/10/2022 21:11:58
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Quel pensiero
Porto la mia spina con inclemenza, trafitta dal ricordo della rugiada che non conobbi. Già, prima del mio tempo, i soli falciavano la terra coi sudari dei braccianti. L’eccelso e l’imo mi braccavano, di luce riflessa tra mille, splendenti fuochi, e fu il pensiero, quel pensiero, che mi salvò dalla macina dei giorni a macerare destini stanchi all’ombra di invalidi santi.
Id: 66881 Data: 11/10/2022 21:40:36
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Penelope
Il mattino, questa mattina, era così bello, roseo come le carni di un bambino quando, dalla notte, sale aurora con le sue gambe di cigno. Ho detto: “Andiamo, andiamo!”. L’ho detto ai venti, al falco, alla rondine, al gabbiano e avevo le reti piene, piene di pesci guizzanti... Ogni pesce intessuto nella tela della notte ed io, Penelope, lasciai l’altra Penelope, lasciai Itaca, felice, senza nessuno da aspettare.
Id: 66880 Data: 11/10/2022 21:28:27
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La ferita
Tu eri una ferita avara che invano tentai di smacchiare col candeggio della poesia. Appena nata mi avvoltolai nel giorno strano come triste astro nella sabbia. Poi mi feci un carapace perché l’alba non dissanguasse. E ogni primavera deposi uova amare là, sulla sabbia rossa, senza saperne la sorte. Ma fu da quell’alveare decomposto, senza regina, che trassero il mio nome, a arpioni; come da un pozzo artesiano dove, di notte, arde una stella.
Id: 66848 Data: 07/10/2022 22:02:03
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Piena di grazia
Nacqui già piena di grazia, già sacramento; sulla fronte il segno. Poi da una gonna rude come un’uniforme cadde uno scheletro. Uno scheletro di donna portato in processione. Donna-tutta-luce Donna-tutta-bianca Donna-tutta-panna. Mio padre, san Giuseppe, pose un sigillo sulla mia gonna (aveva già perso molti pezzi nel calderone delle magiare, figlie dei Padri). Nella vasca per pesci del paese vedevo teste e interiora di donna, accanto a onischi vestiti da prete. Ancora l’Inquisizione. Io, scalza, spettinata, mezzo svestita. Rotta e ricomposta. Dannato germoglio d’Eva, sporca puttana. E tuttavia il segno non morì, con me, sul rogo. Rinacqui piena di grazia, benedetta da una rabbia benedetta la stessa che mi fa volare coi cigni là, sul lago, fino alla vetta… Sorella e figlia benedetta dagli dei.
Id: 66814 Data: 03/10/2022 14:40:18
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Notte nuova
La notte è nuova come un tuorlo. Tu sei il mio albume nero. La palpebra sul guanciale. La fame. La sete. Le marionette sono rotte; il sangue schizza... Fili recisi pendono, come liane Dal ventre della balena, disegnano una nuova notte su noi, beduini braccati, fuorilegge d’eternità.
Id: 66813 Data: 03/10/2022 14:36:55
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Palazzi di potere
Che c’avete da dire miei bei palazzi ben vestiti come i signori mani di cera che vi frequentano ogni giorno? I vostri segreti ve li tenete stretti, non trapelano dal rosa salmone, né dall’avorio fascista dei marmi. Ma siete sicuri che questi segreti non escono per strada? Ci vanno, ci vanno, eccome… E per pietà, li beccano i piccioni.
Id: 66767 Data: 27/09/2022 22:48:34
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L’errore di Ulisse
Avevi denti troppo larghi; ogni tirata d’aria uno sbuffo di menzogne. Ora dimmi, caro, tutto questo dove ti ha portato? Ho visto un’ambulanza sotto la tua casa; il buio mordeva il cemento, Penelope fradicia e sfatta come cartone bagnato. Era questo che cercavi? Oh Ulisse, calpestasti i fiori nella mia isola segreta, i fiori tanto amati, ogni corolla un nodo d’amore… Non sapevi che ero una maga? Io vedevo… Itaca era una palude, Itaca era un pugnale, una spina secca schiantata nel fianco. Itaca non c’era già più, forse non era mai esistita e Argo era la morte da cui eri in fuga.
Id: 66766 Data: 27/09/2022 22:36:55
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Al bar
Oh bar, tu mi rendi felice! Felice, felice, felice! Col tuo blues, i divanetti ad affondo, i liquori in fila sullo scaffale come i soldati a Bukingam palace (pace alla regina). Un approdo, le tue barchette di paste con zucchero a velo, le torte son pupazzi di neve nelle sfere di cristallo… Qui può nascere l’amore, in un giorno di pioggia…. Qui ci si può versare glassa sulle piaghe - niente da obiettare-. E che musica i cucchiaini nei piattini, meglio del blues, meglio della marcia funebre, appesa al cordone verde rame che ancora mi tiene, legata come un’assassina a una stazione di polizia. “Elì, Elì, lemà sabactàni?”
Id: 66682 Data: 16/09/2022 12:44:31
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La voyeure
Al n.35 di via del mare calmo, poco distante dal molo, una donna spia dalla canna fumaria… Sigla di un film di Fellini, con tanto di lacrimoni, si spande dai tavolini del bar di fronte… Nessuno si muova. La donna spia coi suoi occhi di rubino ignifugo (la sigla di Fellini ora è un valzer). Spia la signora-gambe-oliate, che sorride al cameriere con denti d’avorio, spia la donna giovani tettine di latte tutto a venire, spia il bacio di due al miele salato… (Torna Fellini, Roma, più bella che mai). La spiona è ora un lampione antisisma e il suo bottino, lanciato da lì, dal 35 di via del mare calmo spacca il molo come un martello pneumatico.
Id: 66680 Data: 16/09/2022 12:42:46
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Una notte sognai il paradiso
Una notte sognai il paradiso; una notte senza tombe da scrostare sul mio corpo forato d’assenze come vecchio vasellame. I ferrovieri erano già tornati, quella notte e dalle anche esalava un odore strano, assai diverso dal bianco e nero dei giorni, assai diverso dal solito latte versato. Feci così, quella notte, quel sogno strano dove la nostalgia vibrava su laghi mai nemmeno immaginati e i tuoi occhi erano farfalle pazze che volteggiavano su me, libere, in delirio… Fu un attimo, perdersi in quei colori lasciare al tempo, matto per davvero, le pagine di vita che non scrissi. Un attimo… La scimmia del dolore lontana dall’assedio mi salutava con la sua zampa d’osso, dicendomi che, in fondo, mi aveva amata e condotta lì, tenendomi al caldo sotto la sua pelliccia di vergine oscena.
Id: 66668 Data: 14/09/2022 18:22:58
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Nel paese tranquillo
Nel paese tranquillo, assediato solo dalle mosche, una giovane donna un po' tocca scrive la sua poesia nera in una tazza del caffè Retrò. “Il colpo è stato forte” dice un vecchio color dentifricio; qualche tempo fa cercò di pulirsi la testa con la candeggina e poi… Fumava due sigarette insieme. La barista è gentile; le offre sempre il caffè, ma poi sopraggiunge un uomo -forse suo padre, forse no – le dice ‘Sali in macchina’ e lei va via. Il vecchio tace. La barista ripulisce il caffè versato; domani i cittadini andranno a votare.
Id: 66638 Data: 12/09/2022 10:51:36
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La città di pietra
Ci sono mura che non vogliono cadere, laterizi immortali incollati col sangue e fiumi di gesso dove l’acqua non lava la pietra… Gli alberi se ne stanno nei viali infestati di noia, impeccabili tribuni della plebe… E’ sangue pure il tronco e i rami rugginosi, contorti in uno spasmo. In questi posti non ci sono fiabe, né bambini a cui poterle raccontare; la vecchia fontana, mangiata nella pietra è il solo mangianastri cadenzato… Letargici, i passi, si appendono agli scavi; ognuno lascia a un’anfora a un elmo o antica fibula una voluttuosa litania di dolore. Il fiume è altrove…
Id: 66637 Data: 12/09/2022 10:41:53
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Ancora guerra
Strida di gabbiani tagliano il cielo, ne strappano l’azzurro che cola, come vetro frantumato. Il sangue schizza a fiotti, senza nemmeno odore di redenzione; astanti in cravatta dalle dita illibate divorano carni ai banchetti. Fantasmi s’elevano dall’anfora biancastra di una donna spettinata, scomposta dal dolore. I pezzi di vetro hanno agonie d’animali morenti, galleggiano, sconnessi, portati dalla marea… Chissà dove…
Id: 66636 Data: 12/09/2022 10:21:23
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Il colonnello
Il colonnello era tutto d'un pezzo; mangiava ad orario e sempre a misura e quando usciva, prendeva l'ombrello che non si sa mai degli scherzi del tempo. Il colonnello guardava diritto, perchè conosceva i suoi doveri; ma ora che si è fatto vecchio e dritto non cammina più, volentieri si scorda l'ombrello. Guarda le donne e con rabbia s'aggancia al bastone perchè, nel frattempo, si è accorto che si è fatto fregare l'amore.
Id: 66619 Data: 09/09/2022 18:36:23
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La nobildonna
La signora tutta balze sta tra bambole ed arazzi; sui divani dormon tarme fino a dentro i bei cuscini, che ha cucito una sartina per il suo gusto di regina. La signora tutto onore c'ha un rossetto caramello sulla carne mezza guasta; dona l'anima ai suoi santi, fa l'offerte ai poverelli che le portino lo spirito ben lontano dalle tarme, che la elevino dal peso delle forme sue sgraziate. Non si sa se c'ha una vita la signora tutte grazie; cade a pezzi il suo castello in affondo tra le balze.
Id: 66618 Data: 09/09/2022 18:31:15
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Il segreto
Stamane ho visto un lombrico marciare su foglie marce; nemmeno la consolazione di una sigla da telenovelas… Marciava coi miei occhi penzoloni sul suo sudario di peli e di zampette, tra gli abissi dischiusi da ogni foglia. Talvolta l’ho visto perdere una zampa e il sangue schizzare sui tronchi inerti come i parenti alle cene di Natale. Allora gli ho dato un bastone ricavato dalla mia corona di spine. Il lombrico ha sorriso, perché finalmente aveva un segreto. (Il bosco l’ha saputo e ci ha lasciati passare).
Id: 66603 Data: 07/09/2022 17:59:20
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Roma
Roma è una stanca signora; la notte riposa sui lampioni lucenti tra palazzi addormentati e cupole adagiate in sbuffi di gloria andata. Roma è un'isola rapita; il vento le riporta i fasti antichi come in un racconto scritto dalla regia del Mistero. Roma è tutte le luci e tutte le voci e come ladra di cuori gozzoviglia nei cuori zingari e nei tanti randagi di strada; l'anima gliela prende la notte e la porta lassù, oltre le cattedrali, le pietre rotte e le statue distratte. Perchè Roma è una bella sottana bucata di bellezza e se piange, è solo per farti innamorare.
Id: 66563 Data: 05/09/2022 18:28:39
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Non cercai l’estintore
Tu eri un amore al colostro e quando venne la prima pioggia, - la prima pioggia color vena – tu virasti con le tue zampe retrattili da vitellino triste. Presentii già l’umido da presepe e mi vennero i reumatismi alle gambe. Allora per te divenni una statua d’oro nella teca dell’amore! Che amore da museo! Che amore da eutanasia! Così, prima del matrimonio, ruppi la teca e non cercai l’estintore; e passando con lo stop, fuggi con l’ultima mia estate col mio passo di fiamma.
Id: 66546 Data: 03/09/2022 09:51:39
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Mi manchi
Mi manca l’herpes all’angolo della tua bocca, il filo rosso che ti lasciai, fuori al tuo studio, appeso al mio ombelico. Mi manca la tua barba a pungermi la faccia, i lutti esagerati dei tuoi “a presto” e le resurrezioni dei ritorni. Mi manca la tua testa pesante sul mio petto, quando ti nascondevi dal mondo tra i miei capelli con quei silenzi goffi, da bambino. Tu mi manchi. E segreta, la tua voce, torna all’aria come un richiamo. E addento la voliera di passi arrugginiti solo per lasciarti una scia del sangue che mi resta, perché tu possa ritrovarmi; ancora.
Id: 66545 Data: 03/09/2022 09:35:08
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L’occasione
Ti morderei ancora, come un’arancia; fino all’osso. Perché mi lasciasti, regina delle nevi nel mio regno di ghiaccio. Perciò spara, sulla crepa! Rovesciando il Graal dalle cosce, fino a spaccare questa neve dura! L’appendiabiti verde scuola che ci esplorò nelle notti dei tirocini dell’amore è lì; pulito come un tovagliolo, come la camicia bianca che ti avvolse il ferro. Il nostro amore claustrofobico è ora grano tostato per il tiro al poligono. Perciò, spara! Questa è l’occasione.
Id: 66544 Data: 03/09/2022 09:28:28
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Palazzi di Roma
Immortali stanno i palazzi di Roma affacciati a una gloria solitaria, eterni nella pietra. L’aria più lieve bacia loro le bocche agli angoli delle vetrate, colombi dormono sui frontoni, carpendo i segreti più antichi del mondo, portandoli al fiume che scorre con l’oro tra sponde senza domani, laggiù….
Id: 66540 Data: 02/09/2022 17:37:21
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Stelle
Le stelle ruotan come farfalle pazze e sembran piccole streghe con torce splendenti. Sfavillan nella calda notte, s’aggrumano in sillabe d’oro, danzando l’Aum dell’eterna gloria. Qualcuna scende, s’accomiata al mio letto e poi torna su, dal tetto… …fumando già l’alba dal narghilè.
Id: 66532 Data: 01/09/2022 17:19:58
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La luna verde pistacchio
Un tempo c’era la luna verde pistacchio; si calava come una befana sui palazzi grigi, issati sulle strade rotte e deserte. Il falegname aveva già l’investitura per livellare i sogni inquieti; nell’atrio cicaleggiavano televisori in bianco e nero. Mi sporgevo dalla finestra con la mia bambola nuda e per consolarla le dicevo: “quando avrai le tette sarai più fortunata!”. Poi richiudevo la finestra, temendo la notte mi strappasse il cuore - da dentro -. Rotolavo nel letto con la mia ciotola di azzimi. Ma, una mattina, non trovai più la mia bambola dagli occhi azzurro/gatto. Forse era volata via sul veliero di una luna verde pistacchio.
Id: 66458 Data: 22/08/2022 18:21:56
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Un chilo d’amore
Nel bel paese tutti son santi cristiani, così avevano detto a mia madre e lei, a sua madre, eresse una tomba nera sopra lo stipite in cucina, e accese un cero al lingam con svogliata sottomissione. Avevo gambe come anguille e il salumaio, che affettava carne esiccata con puritana purezza da orafo non udiva mai, intera, la mia richiesta: “… e un chilo d’amore, grazie”. Poi lo spauracchio della guerra in Iraq. A cosa serve il petrolio? Le uova rotolavano dai gradini della scuola, dove avevano incastrato la mia testa. Io rimanevo fedele alla comanda, evaporando come un incensiere. Sedevo sulla panchina accanto alla fontana dove i piccioni si facevano il bidet a pochi passi dal monumento dei caduti per la patria e intanto dicevo: “Un chilo d’amore, grazie!”. E per non scordarlo, lo scrivevo col dito sulla polvere delle finestre di scuola che nessuno ripuliva, che nessuno leggeva tranne quel vecchio birbone del piccione che, poi, tornava alla fontana per la solita toeletta giornaliera.
Id: 66429 Data: 18/08/2022 18:09:33
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La casa azzurra
Laggiù c’è una casa con le finestre azzurre sta là, immota, nel sonno delle formiche. Dicono che hai perso i tuoi tramonti, rovesciando il latte che tua madre non ti ha mai versato. Io sono ora un grande uccello, un’aquila reale e disegno un sentiero a picco sul monte, a picco sul mare dove lasciasti il mio gomitolo d’amore. E quando LORO marceranno dallo spazio e l’oracolo avrà ancora il sigillo che ti impressero le mie labbra col fuoco tu che farai? Chi invocherai? Ho ancora la conchiglia, tra le dita. Sta nella casa azzurra, là, dove ci siamo conosciuti.
Id: 66333 Data: 03/08/2022 18:34:14
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Promessa
Il tuo osso è rimasto impigliato nel mio canto. Sarà per l’oro delle verbene o la prodigalità delle cicale… E… che ti sto ancora cercando, ramo dentro ramo, radice delle mie sponde, lacrima rossa. Ed io che penso quando verrai ti farò una tenda di yuta e con le palme, un letto; ogni raggio brillerà da un’assenza, ogni lacrima sarà viola sulla terrazza di un cielo che non finisce; mai.
Id: 66325 Data: 02/08/2022 18:11:39
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Memorie
Vango memorie con l’aratro, contadina acerba di fuochi. Ecco laggiù una pallida stella, un presepe a forma di nuvola… Ogni bacio impresso (o solo immaginato) s’appende alla carne come uno sbuffo. Le solite cantilene. Il mare è triste come un cucchiaio, nei brodi dei vuoti galleggia Medusa, nella mia gola ci ha messo serpenti. Un tablet spento, l’albero. oh Ifigenia! oh Andromeda! oh Danae! oh Medusa! Quanto ancora dovrete aspettare, la spiga schiantata resuscitare?!
Id: 66319 Data: 01/08/2022 08:59:32
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La donna nera
La donna sta, sospesa. Ai due lati un teschio. Sorride la testuggine; sul carapace è dipinta la morte. Allora mi giro e rigiro nel letto, la rabbia è la donna nera che esce dalla spina. Non la riconosco. Non è un'eroina e neppure un'antieroe e il lenzuolo è una disesa irta scoscesa attraversata da palle di neve nera. Perchè si asciugarono gli impuri sulla mia veste? La mia veste era presa dal lago e aveva pesci bianchi, verdi e color argento e ogni pesce era una porta. Ma, forse tutti i fonti battesimali hanno un fondo di mattanza. La donna nera ride con un solo dente. La donna nera sa.
Id: 66233 Data: 16/07/2022 17:49:02
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Il critico
o mio agrodolce critico illuminato, chi hai bisogno di correggere, redarguire, illuminare? la tua vita è fronzoli e tu non vuoi lasciarli andare! Sei rimasto un ciucciatetta e il latte s'è aggrumato sulla scorza del tuo ego! o dolceamaro critico illuminato, hai mai provato ad aprire le finestre? a respirare coi tuoi polmoni con il tuo cuore? vedrai, vedrai, vedrai che ce la fai!
Id: 66195 Data: 09/07/2022 16:10:24
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Il geco
Appiattato sulla mia porta tu, geco, offri il tuo canto intermittente, tra l'occhio dolce della luna che splende l'erba di fulgori. E il tuo canto lenisce i nodi dei miei vuoti, che la tua cadenza schiude come primule bianche nel refrigerio della sera.
Id: 66194 Data: 09/07/2022 15:47:29
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Una donna
Una donna siede l'azzurro nel suo vestito aquilino; cercando un ramo bianco.
Id: 66161 Data: 04/07/2022 10:38:39
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Il leone
Fiero della dura solitudine, avvolto nel raggio dell'irto fuoco, avanzi, nella tua nobile possanza, dall'arida steppa dell'ieri, fino all'afondo dell'oggi; sovrano, già, del domani.
Id: 66160 Data: 04/07/2022 10:36:05
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La ferita del giglio
Da rododendri d'esili acqua piovve, corrose l'ossa su foglie secche di malinconie, sepolte in aspri fossati. Un rondò le ombre nel segreto traffico dei sensi in rivolta, sotto un cielo di fiamma feroce e strade sterrate tramutate in torrenti ghiacciati. Nei mattini di chiarore infermo, lidi di pietre sepolte lasciavano scoperta del giglio, la ferita inesorabile, nonostante; fulgido e vivo nelle affamate valli, di notti, rafferme.
Id: 66017 Data: 09/06/2022 14:39:55
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Spingendo l’abisso lassù
Nel sapore consunto di pigolanti istanti, tra la pioggia corrodente il feltro nero del cuore, m'arriva il richiamo di questa vita... Sale tra le dita, estasi febbricitante tra lenzuola macchiate di monologhi interrotti, nudi, come i bambinelli nei presepi a Natale... Salire, scansando pattumi di false appartenenze solo per mettere un piede più in là; spingendo l'abisso lassù...
Id: 66011 Data: 08/06/2022 18:11:23
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Fiori
Ho visto un ciuffo d'erba crescere dai tuoi capelli, intrecciarsi alle mie mani, fin dove non sapeva l'amore e anche se ho morso lo stelo coi miei denti di bambina, da lì sono germogliati altri mille ciuffi d'erba; sembravano edera, ma erano fiori.
Id: 65995 Data: 07/06/2022 10:56:42
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Compagni di scuola
E ci dissero: "V'insegniamo qualcosa, a tenere la penna, a tenere la riga, ma intanto state fermi, vi prego, sono confusa! A casa c'ho un gatto che parla con gli spiriti e nel pomeriggio c'ho da portare mia figlia all'ACR, quella che se non si dà una regolata mi toglierà pure la pace della pensione!" E i nostri occhi erano puri, smarriti come le biglie rotolate per strada e non ci credevamo che avremmo imparato qualcosa, perciò ci tenevamo stretti come i cuccioli nelle gabbie dei negozi d'animali; mordendoci appena, perdendoci appena, pensando che il tempo nessuno lo avesse inventato mai.
Id: 65974 Data: 04/06/2022 12:48:31
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Sere
Ci sono sere che gocciolano come rubinetti rotti e per quanto tu finga di tenere insieme un'immagine di te come i vestiti sui manichini, qualcosa cola nel lavello della grande illusione del mondo; un occhio, un lobo, un gomito... Talvolta, il cuore.
Id: 65965 Data: 03/06/2022 08:04:21
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Tiranni
Non sanno, coloro che ergono silenzi a servizio della tirannide che quei silenzi sono sassi sputati dal vetro o profezie appuntite, anche quando celano un ragno abbarbicato alla sua bavosa tela di acidi biliari in fermento, protetto in calcolate distanze dall'umido delle cantine. Nutrono Barbablù, il pappone, tali silenzi e tornano - tornano, prima o poi - con le loro punte, cariche di veleni.
Id: 65964 Data: 03/06/2022 07:55:01
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Eterna corrida
E' là, dove infiammano le correnti, che il tuo respiro non ha tregua, entra nelle ossa, scarnifica pungola il tendine, assedia il midollo e forse è questa l'Origine dove non c'è buio nè luce e lo splendore ha il sapore - il terribile splendore!_ di un'eterna corrida che lenta dissangua e quell'arena siamo noi.
Id: 65951 Data: 01/06/2022 09:42:03
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Ci ritroveremo là
A volte piove anche se è estate, sopra mattoni di parole che non rendono le cose perse ma stanno, come albatri fermi in volo sopra spoglie scogliere. Eppure, tra i boschi umidi e nudi dove svaporano umori, un canto s'insinua, fermo ad una inarrestabile gioventù. Ci ritroveremo là, nel ritmo lento degli effluvi di selva, dove le ombre offrono ai raggi l'appuntamento segreto tra la nostalgia e la felicità.
Id: 65936 Data: 30/05/2022 09:30:56
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Tronchi
eretti in una veglia antica, o nella notte della civetta del mondo sparso degli invisibili Li rallegra il fringuello, tra gli incensi delle cortecce.
Id: 65902 Data: 26/05/2022 18:33:13
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la libertà del funambolo
C'è un vuoto dove arretrano le stelle, stanche di aspettare e il vuoto di un letto vuoto di promesse mai mantenute che spargono un sangue acre tra i nudi sassi del cuore, insonni nelle albe livide di risvegli mancati. E poi c'è un vuoto che serra la gola e tu marcisci nel silenzio, tra gli spacci di morali tagliate di borghese buon senso e campane cigolanti tra rovine di un mondo che non ti ha conosciuto mai. E ancora c'è il vuoto annichilito di torrenti arrestati, dirottati sull'asse e quello lasciato dai canti delle sirene delle affinità temporanee e poi il vuoto della vendetta contro la gioia, sempre affittata a caro prezzo e quello della stanchezza lacerata, sanguinante di grazie mancate, di pani ammuffiti che lasciano vuoti più immensi delle cattedrali o dei cimiteri e ancora, il vuoto di un taglio di vuoti, che raschia, dentro te, come un coltello, fino alla polpa, fino a perderti per ritrovarti, ora e mai, su quella corda sul vuoto che è la libertà del funambolo, pieno ormai di tutti i vuoti che ha incontrato, celebrato, e amato.
Id: 65882 Data: 24/05/2022 11:36:48
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Poi venne il mostro nella città di Taranto
Un tempo c'era l'acqua chiara, dicono e giochi di delfini d'argento nel turchese; poi venne il mostro e sbuffò fumo nero dalle ciminiere, erette come falli in delirio di onnipotenza. Stuprarono il cielo, le barriere coralline, appassirono fiori e case e gente ridotta a oltraggi viventi su strade ammorbate mentre la Madre, invano, agitava le sue acque, intorbidate dagli omicidi di tutti i suoi figli ammazzati. E l'omertà strisciò tra paludose vite strette al serraglio, deragliate in un terno presente assai peggiore dell'ingresso infero narrato dal poeta, perchè lì la speranza non è da lasciare; morì già quando soffocarono il grido della Grande Madre dell'acque, della terra e dei venti
Id: 65823 Data: 17/05/2022 08:15:47
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Sono stata sola
Sono stata sola mille anni o forse diecimila o cento, sospesa su una barca, vuota di parole mai pronunciate. Ho visto stazioni, motel, percorso muri a secco con una valigia di cartone, asfissiata dal grido di dinamite che mi bruciava il cuore. Sono stata sola mentre mia nonna raccontava favole ai gatti e le vetrate di una pasticceria dicevano il dolce che mancava, anidato in patine bluastre di repressioni e di orgogli ostinati. E scendeva la neve sui reati mai commessi e allora inventai una colpa, per fuggire dai tanti vuoti deragliati tra i greti asfissianti di insoluti perchè. E sono stata sola perchè così volle la luce ostinata che invoca, acerba, sul monte degli angeli indenni perchè mi narrassero una nuova solitudine, nata dai fiori di nuovi transiti stellari.
Id: 65774 Data: 11/05/2022 17:18:49
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La congrega
Stamattina i corvi stavano innanzi alla congrega. Uno s'allisciava il panciotto, l'altro stava dentro a tener cassa: "Per l'esumazione fanno 400 euro se è bell'e cotto, 300 se ci sono ancora, intere, l'ossa", così disse al poveretto che era lì per le resta di suo padre. E intanto i corvi non s'accorgevano che avevano le penne già tutte lise e pure la coda già puzzava di fumo. Così, almeno, ai figli o agli eredi non avrebbero dato problemi e questi, al cassiere della congrega, avrebbero detto, in un solo colpo: "Ti do 400 euro e arrivederci".
Id: 65760 Data: 09/05/2022 08:40:12
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Il calabrone
L'uomo che pareva tutt'un pezzo ma che, in fondo, era un pupazzo, c'aveva la 'cintola' infuocata e tra un metti e un togli incappò, un giorno, nella bella addormentata che credeva di esser stata svegliata niente meno che da un principe innamorato. Ma siccome il principe nel sonno ci stava bene, perchè, tutto sommato, una moglie, una casa e il posto fisso di impiegato statale ce l'aveva, giocò con lei come fa il gatto col topo, senza alcuna pietà. Ma, una sera, mentre si stava a riparare dentro le fredde lenzuola (attentissimo a non toccare i piedi di sua moglie) dalla finestra entrò un grosso calabrone: era il diavolo e al crapulone portò via in saccoccia anche l'ultimo pezzo di cuore.
Id: 65759 Data: 09/05/2022 08:26:40
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I poveri di Spirito
Beati i poveri di Spirito sentì dire un giorno al catechismo o in chiesa, non lo ricordo. Siccome ero bambina e non capivo bene, allora domandai al prete; quello mi diede una lunga spiegazione, ma io continuai a non capire... Allora mi tenni il sospetto blasfemo che i poveri di spirito sono beati solo per chi comanda.
Id: 65727 Data: 05/05/2022 13:27:26
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Lor’altri
Li vedi, gambe accavallate, infradito, all'angolo dei marciapiedi, le spalle chine come a voler benedire l'asfalto o forse è l'asfalto che ha bisogno d'esser benedetto da quel fiume di tristezze ingroppate sulle spalle di cammello, che gli hano portato via tutto; forse pure il dolore.
Id: 65726 Data: 05/05/2022 13:15:53
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Amarti
Amarti fu un lungo travisamento, l'ennesimo, uno staccare reti e alghe dalla chiglia, inesorabile. Amarti fu inventarmi ancora nel fragore della pioggia, nella sete clandestina di un giorno assoluto ripetere il gioco della morte d'una odissea senza approdo solo per bere il verbo dalla tua bocca
Id: 65717 Data: 04/05/2022 18:53:58
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Amo pure
Non ho ancora messo le mani e parte di me imputridisce nella decomposizione del tuo costato, amo pure questa morte sospesa, testarda come un oltraggio, che sbriciola le mie ossa
Id: 65630 Data: 22/04/2022 19:05:28
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Marchi nudi sull’eternità
Sulla lettiga del sogno sei giunto, o mio sovrano, ad affondare l'algida spada della tua scintillante regalità nell'intricata polpa del mio cuore, lacera di dimenticanze e di assedi di ruggine. E quanto ti ho cercato lo sa il sangue, il diluvio dei sensi a stento governato dalle redini delle arterie. E questo bacio che ora c'infiamma, col sale, è l'amrita della stella che ci impresse, come nudi marchi, sul canovaccio dell'eternità.
Id: 65620 Data: 21/04/2022 13:09:11
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Il fuoco e la neve
Il diavolo era un sì, l'angelo un 'sii prudente'. Il diavolo abitava il fuoco, tenendo il mio corpo nella neve che, dell'angelo, era il vestito. Poi vennero i fiocchi, copiosi, e la neve si sciolse nutrendo un nome che il mio corpo già conosceva, perchè, già prima, l'aveva inciso il fuoco.
Id: 65610 Data: 19/04/2022 17:53:54
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Ricordi di scuola
L'odore acre dei cassini, graffi, sulla lavagna che non disseppellivano tombe, non resuscitavano i piccoli Lazzari in grembiule.
Id: 65609 Data: 19/04/2022 12:20:56
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Retorica radicale
radici, impilate tra colonnati di sante intenzioni, tenute come ostaggi nei marmi. I vecchi che, sempre, hanno da insegnare ai bambini certezze condite di acidi biliari. Sardine in scatola tra latte di carni esiccate e carrelli di inefficati clisteri da confessionale. Radici o solchi tombali, nella terra invasata di rettili aggrovigliati. Tale, spesso, è l'aura di melma della retorica radicale.
Id: 65586 Data: 15/04/2022 14:01:22
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Lì, tra i molti regni
dove becca, la tortora, l'ulivo,
Id: 65584 Data: 15/04/2022 13:58:02
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La musicista di strada
Suono per chi ha voglia di danzare e per chi no. Suono per il vento, il cielo, le stelle; per tutte le foglie cadute e per quelle rimaste attaccate al ramo. Suono perchè questo mi resta di una vita spogliata di inutili allori. Nella notte e nel giorno, nel riposo e nella quiete, suono... E m'accompagna il canto dei danzatori alati, s'espande, tra le cortecce, a risvegliare gli elfi dal lungo sonno del cuore. Suono e dolce è il pianto che s'eleva, trasmuta in preghiera, disgela... Oh sovrani del suono, musici della parola, venite a me, fate che vivere sia solo questo: suono, folle o leggero, piovuto dal nettare di un dio.
Id: 65569 Data: 13/04/2022 09:31:25
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La donna color cielo
Una donna cammina per strada, ha il cappello color cielo, -chissà dove va, chissà!- poi sosta a prendere un caffè.
Id: 65558 Data: 12/04/2022 10:49:59
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Tutta colpa di una mela
In un tempo non molto lontano gli uomini giocavano tutti la stessa partita -non aveva molta importanza-. perchè dio era in un fiore e le brame le raccoglieva come si fa con i bambini, sia stato tutta colpa di una mela
Id: 65551 Data: 11/04/2022 13:50:10
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Senza te
Senza te è un continuo inverno; inutili, le stagioni, vano il canto del ciliegio. Senza te la vita è la corsia di un pallido ospedale dove trascino la mia invalidità, tra davanzali di rose di cenere. E’ notte, senza te e non quella che commuove i poeti, ma una sfilata di vecchie, inutili ombre attorno al carillon scordato dei giorni. Perché non c’è luce senza te, non c’è pace, oltre questa feroce agonia che d’insaziata sete mi consuma l’ossa, con le ore. E ripenso ai baci traditi dall’incapacità di vedere l’oro in quel fiume che un angelo benedisse, che tu non capisti; ed eravamo noi.
Id: 65518 Data: 06/04/2022 12:35:09
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I bambini non c’entrano niente
Che colpa ha un bambino? Me lo son chiesta, stasera, davanti al pubblico spettacolo di un bambino che piangeva attaccato a un palo. "No, a casa non voglio tornare" diceva, singhiozzando a un grosso ragazzo che era suo fratello. Un signore molto distinto ha chiesto al bambino perchè a casa non ci voleva tornare. "Mi picchiano" ha risposto il bambino. Allora il signore distinto ha insultato gli stranieri che portano in Italia (la Nostra Italia!!!) le loro regole barbare, ha minacciato il fratello senza capire niente (poi è uscita la madre). il signore distinto ha chiamato la polizia ed è scappato via. Che colpa aveva quel bambino? La madre ha detto che piangeva perchè gli aveva impedito di uscire; era in punizione, perchè a scuola non ci voleva andare. Ha detto che aveva sei figli da gestire e poco tempo per capire e poi è arrivata la polizia a servizio dei 'capi' a cui della gente non importa un fico secco, sono loro che hanno fatto piangere e scappare quel bambino e nutrito disperazioni negli occhi di quella gente. Sono loro che alimentano violenza, ignoranza loro che dicono di proteggere e di salvare questo mondo, ma poi la colpa è sempre della gente. Spetta noi doverci risvegliare. illuminare, smettere di servire, obbedire e consumare e liberarci da queste inutili comparse e liberare i bambini, i bambini che non c'entrano niente che pagano intero il prezzo delle loro criminose omissioni. Perchè i bambini non c'entrano niente.
Id: 65434 Data: 24/03/2022 20:46:49
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L’abbraccio
Scorreva la linfa nel tronco del nostro abbraccio, che secoli, ti attesi, dietro alle cortine forate di ricami di languida tristezza; lettere, di sangue scritte, come di preghiera. E venisti, un giorno e non era carne, forse, la tua immagine, che sangue blu non t’infiorava le vene di guerriero e tuttavia un dio m’abbracciò, in te, infiorando promesse tra le rose e i fiordalisi pendenti dalla mia bocca, dicendomi arriverà quella benedetta linfa che te risorgerà, dalla stella.
Id: 65409 Data: 20/03/2022 13:26:16
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Illuminati inferni
La giovinezza mi passò addosso come se tutte le folgori e i venti si fossero accatastati in una nebbia nascosta nel fondo dell'anima. Uragani silenziosi palpitavano tra i vetri ghiacci delle fabbriche dove morivano le primavere del mondo. coi rami del bosco e i loro segreti, portati dal canto di farfalle in volo nulla conoscendo, tra quelle morte stanze, se non il sapore dell'erba in rivolta che accende d'incubi beati i miei sonni sempre a un passo dal precipizio vivo con tutti i suoi illuminati inferni.
Id: 65136 Data: 05/02/2022 17:31:00
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Supposizioni
Sei stato qua, certamente, da qualche parte, stregato anche tu. Ti mancavano congetture o forse troppe su quella taciuta rosa che stava là, al centro, senz'acqua
Id: 65105 Data: 31/01/2022 19:14:38
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Al largo
M'assale, presaga, una celeste misantropia. Quel che dicesti, poco fa, è già misura del fuoco. Brucia la mente, brucia... Sposta il confine al limitar della soglia. La morte è tra gli astanti; una virile malinconia palpita tra robuste chiome di quercia, che graffiano il vento. S'ode un ululato di caverne; al largo punta la nave, al largo punta e si slarga... Annalisa Scialpi
Id: 65104 Data: 31/01/2022 19:11:01
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Auschwit
Auschwitz è nel nostro cuore. Non dite 'non è così'. Lo è. E' neve ghiaccia di sangue rappreso, che attira al freddo fondo. Auschwitz è il Padre Onnipotente, la Ragion di Stato garante di tutti i Padri Onnipotenti. Auschwitz è togliere ai bambini la magia. Auschwitz è il binario a senso unico dell'abitudine. Auschwitz è il dovere di far soldi che sorpassa ogni legge, anche lo stato naturale della felicità. Auschwitz è l'ignoranza sovrana. Auschwitz sono i deboli al governo. Auschwitz è fondare un mondo sulla malattia e tararlo a misura di chi è stato reso perdente. Auschwitz è 'Freud ha capito tutto'. Auschwitz è la madre e il padre della morale. Auschwitz sono i giornali al servizio del potere. Auschwitz è una società di randagi umani che marciscono nelle retrovie o sotto i cupoloni. Auschwitz è una società fondata sui ruoli, con gli ordini professionali per salvaguardare le caste. Auschwitz è la morte il più lontano possibile. Auschwitz è credere che la luna esista solo per luce riflessa. Auschwitz è bollare come pazzi gli sciamani, i visionari, i profeti. Auschwitz è una società senza il senso del sacro, dove io vinco se tu perdi e dove abbattere un albero è come fare uno starnuto. Auschwitz è una società costruita sull'illusione dell'io e del tempo. Auschwitz è 'la conoscenza è proibita' e 'se conosci sei fuori'. Auschwitz è tutti gli ismi: razzismo, campanilismo, consumismo, familismo. Auschwitz siamo noi diretti dall'ipnosi della società. Per cui, spetta noi, ora, aprire quelle porte. Risarcire. Ora tocca a noi imparare a celebrare, a ridere, a lottare: spezzare le catene e camminare con le nostre ali.
Id: 65068 Data: 27/01/2022 12:40:20
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Nessuna colpa
guardavamo dalla soffitta, mettendo nella botola dei baci di prendere con gli occhi. Non eravamo nati abbastanza. Io germogliavo, dinoccolata, il mondo m'era già passato addosso e tu... Eri solo un fragile ramo che mi s'avviticchiava, ignaro nell'alba di una graffiata euforia. Incauta attraversai la fiamma di un limpido sole ruggente, da credere di esser nato ieri,
Id: 65067 Data: 27/01/2022 10:56:14
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Paesaggio d’inverno
Le calendule hanno preso il vestito al sole, brillando sui loro ombrellini freddi come girandole dolenti, mentre un gatto se ne sta, acquattato d’ombra come un ladro nei suoi occhi di smeraldo tagliente. Nell’aria, sui tetti o i corpi gialli delle case inutili e accasciate il tempo mostra il suo scherno con un sorriso di ghiaccio. Gli gnomi sono partiti, lassù… Nell’aria greve recitano sermoni amari che s’abbattono sui tronchi già segnati da dissonanti mantra a intervalli. Insostenibile, lo spazio giace sui fianchi a gambe larghe come una stanca puttana e nel silenzio, impiomba prati porta lì tutte le nenie del mondo. Per dispetto.
Id: 65017 Data: 20/01/2022 19:53:30
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Da soli turgidi
Sentire, nudo, il giorno. Sulla pelle. Il sole falcia le strade tra gli occhi degli annegati accasciati nelle retrovie. Occhi iniettati di sangue. Follia. Sputare il marcio mille volte, senza espellerlo mai. Il ferro della metro sferraglia nel midollo di una pesantezza che uccide. Lenta. Si mescola ai fiati. Eppure c’è colore, nel giorno. Da soli turgidi colano colombe sullo sfacelo di un mondo dannato di potere, dicono la pace è dentro te.
Id: 65004 Data: 19/01/2022 18:11:41
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Un uomo qualunque
la tua rosa azzurra, la tua rosa rosa. L’hai chiusa sotto la saracinesca a imputridire coi tuoi domati vizi, oh santo uomo di santo timore e buono a pulir code dei padroni! Anche satana ha addomesticato i suoi mastini, e sorveglia come una pantera il magazzino dove ponesti, ben imballate, le tue scatole delle ragioni, là, nella regione dell’eterno sonno dei sensi per timide porzioni di minestre avare a misurar respiri sui calendari e camuffare l’odore di vita vera, protetto tra le pareti delle tue rabbie Oh, povero uomo qualunque di cui un prete nero dirà, “Lo ricorderanno come buon cristiano, marito e padre di famiglia!”. fremere il ruggito di zoccoli scalpitanti, ma… Amen! Il diavolo dirà e non dirà a nessuno di aver visto tremare e si arriccerà i baffi, pensando a quando gli hai venduto anche il dolore che ti chiamava con l’odore della rosa,
Id: 64881 Data: 28/12/2021 08:39:53
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La vecchia alla finestra
Sulla strada addormata di stanchi passi, vecchi manichini si muovono nell’ombra pigiando pulsanti nei palazzi di potere, ombre di passioni spente polverizzate in lidi bruciati, sepolti, dove carnivore conchiglie di frustrazioni, di avidità e di ignoranze sovrane eleggono i silenzi a custodi di vili delitti. Pur tra queste ombre arrischiate su torri di cocci taglienti - prossime al crollo - una vecchia, allegra, tesse dietro una finestra gialla. Ha fiori di loto, alle pareti che irradiano l’acacia, cosparsa sulla sua sedia a dondolo. Un gatto le sfila in grembo e pensa – lei che ha davvero vissuto e comprende il linguaggio degli alberi e delle cose mute-, che sarà color di cielo, ora e sempre, il suo mantello all’uncinetto.
Id: 64855 Data: 22/12/2021 13:09:31
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Sei tu
Sei tu che ti spegni e rinvieni sulla prua di un cielo graffiato e sotto ogni sole, sei tu; ghiaccio e cenere sulla vernice d’istanti, scrostati a unghie e sangue dalla mia stiva assetata. E sei ancora tu l’anatomia su cui crocifissi i sensi e con le api salpando, di miele, ti feci gli occhi, la bocca… …Appesa al ponte dei tuoi lombi, - mio sacrario!- naufragando d’assoluta eutanasia.
Id: 64823 Data: 17/12/2021 11:46:16
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L’albero di mandarini
La notte è una grigia presenza che avvolge l’albero di mandarini. Dalle dita sale un fuoco sottile che arrossa i frutti e rode il tronco del pensiero, in muto soliloquio d’istanti. Si dilegua il viaggiatore oscuro del fiume malinconia, addita strade, oltre i rami. Cade la pioggia ed è mattino.
Id: 64822 Data: 17/12/2021 10:41:58
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Senza te
Ho molto freddo senza te, ma le mie febbri scavano lo scarlatto, fino all’osso di una scrostata fotografia che crocifissi coi tuoi stessi silenzi nel legno della mia pianura di nettari ardenti - mio Calvario!_ dove ancora ti attendo. Dove sempre ti amo.
Id: 64795 Data: 12/12/2021 14:18:29
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Ancor prima
Come notte nuova nasco dal respiro fulgente del monte, sempre vivo, sempiterno, con te che sgusci dalla vetta di un pensiero e mordi questo istante tra le stelle. Sulla strada il segnale è a unico senso e sempre è l’infinito desiderio di te che muori e risorgi nel varco sottile che separa l’odio dall’amore. E senza meta è la mia strada, perché quel che conta è il viaggio e il viaggio sei tu. Una felicità inspiegabile tramuta in stelle le luci della strada, promette nuove albe e notti chiare e quella pace che trovo solo quando m’addormento nel respiro di quel sogno che facemmo ancor prima di incontrarci. Ancor prima di sognarci. Ancor prima di noi.
Id: 64790 Data: 11/12/2021 09:54:14
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Pioggia
Ho visto la pioggia non passare mai, cadere, anche col sole, sul rivo di una foglia spezzata in un letto di dimenticanze e fracassarsi stelle su un cuscino di azzurre malinconie. Ho sentito la pioggia tingermi le mani e l’umida pietra trasudare il turchese nel ticchettio di un’astratta melodia ripetuta a oltranza e ombre danzare, nel taglio di vetri smerigliati d’usura. Come una vecchia stanza d’hotel ho visto ripetersi e caracollare istanti, uno dietro l’altro, su quadri dipinti di foreste di ruggine. E poi ho sentito la pioggia sanguinare su zolle di pane raffermo, aggrumito di soli traditi, mentre il vecchio giradischi ripeteva canzoni scordate a un cielo senza pietà, calato come una tenda su nuvole di tovaglioli umidi. E così siamo divenute una, io e la pioggia, così sfacciate da danzare nude sotto il nudo cielo, ombre, intessendo e ricami d’istanti… … là, dove muoiono i papaveri rossi, per troppo amore.
Id: 64779 Data: 10/12/2021 11:36:42
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Quando ami veramente
Quando ami veramente la luce squarcia le tenebre e la tua vita diventa Sacra. Quando ami veramente smetti di correre nel mercato dell’inutile, perché l’amore denuda l’essenziale, che è la tua verità, come fa il vento con i rami, in autunno. Quando ami veramente trovi il coraggio di guarire le ferite del cuore, perché null’altro desideri che essere all’altezza della Dea dell’amore. E scendi nelle tue cantine, le stanze proibite, solo per il sogno di riprenderti la tua Euridice. Quando ami veramente sei integro e il mondo non t’inganna più con le sue lusinghe, perché sai che nessun tesoro potrà essere più prezioso di quello che stringi tra le mani e tieni nel castello del tuo pensiero più puro o nella gemma di un’emozione scarlatta che scalda i tuoi giorni col fuoco più vivo. E potresti aver voglia di morire quando ami così, quando ami veramente, perché l’amore è troppo e straripa e pensi che scoppierai… Potrebbe succedere, perché quando ami veramente tu sei solo un ponte della Dea che ama in te e vuole trasformarti nel ruscello, nella luna, nella valle, nel passero che un giorno venne alla tua finestra per dirti che l’Amore ti ha trovato degno di sé.
Id: 64676 Data: 22/11/2021 11:18:22
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Uomini di cera
Uomini minimi, di cera colano sui giorni già segnati dai buoni dei supermercati. A testa bassa affondano In uno scialbo clangore, di vizi assetati appena oltre il deraglio di vite volutamente strette nell’ordinato serraglio. Piombano con essi notti piombe che lasciano sentori sepolcrali di disfatta nel caotico fango che, certo, malgrado essi, sta già seminando la nuova aurora del mondo.
Id: 64542 Data: 04/11/2021 21:10:11
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L’unico giorno
L’unico giorno Lo so che stai da qualche parte, su qualche terra, su qualche nuvola, su qualche cielo dove le aquile volano libere, dove non c’è mai stata paura. E’ un regno strano, che sta oltre le ombre del nostro mondo di fumo, è un regno dove c’è il mare e l’aria raccoglie tutti i segreti del cuore. So che sei lì e so che un giorno ci incontreremo e sarà l’unico giorno che avrò mai desiderato vivere davvero, in cui berrò il sole dalla tua mano e piangerò le lacrime che non piansi mai, fino alla gioia o piangeremo insieme, io e te… Con quelle lacrime faremo il mare e sarà infinito, come il nostro amore.
Id: 64540 Data: 04/11/2021 20:43:32
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Bagliore d’abisso
La tua carne benedetta e dannata giace nel letto di rose del mio cuore; rose turgide, screziate, a volte vecchie, ingiallite dall’afrore dei tuoi vizi. Ma in ogni posa, in ogni rosa la luce mi colpisce al centro, colando da un’acquasantiera di limpide note che trafiggono i miei istanti come raggi splendenti e il fondo del vuoto onnivoro che ne consegue non è che la prigione che Zeus inondò d’oro solo per la sua Danae esultante nel roseoporpora di un bagliore d’abisso infinito.
Id: 64508 Data: 01/11/2021 17:28:40
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Il gabbiano
Un gabbiano plana sulle acque, con bianca levità si staglia, quasi incorporeo, sul riflesso di liquido cristallo. Regna sovrano del cielo, affonda, funambolo, in limpide linee d’aria, e dalla militante altezza come danzatore esperto plana giù, nell’acque trasparenti in picchiata sui pesci in superficie o sull’onda, resta rilassando il volo egli si specchia fino a quando sorge dal mare la sua antica corona d’imperatore.
Id: 64488 Data: 31/10/2021 18:25:42
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Ifigenia
Comportati bene chiudi le gambe chiudi le cosce del tuo sentire le cosce nella tua pancia. Vieni qui, sul rogo! E muffe case a dirocco assi aguzze demoni verdi nell’aria. “Ora ti bruciamo, comprendi, questione di ragion di stato, ti rubiamo la gonna ti rubiamo la gioia ti rubiamo la vita. Matrone colossali con lo sguardo di orche innocenti vecchie smilze, il tantra dei condonati dei passati-a-setaccio e dietro niente e dietro niente e dietro niente.
Id: 64412 Data: 23/10/2021 09:57:37
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Il vuoto dentro me
Quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me, ho scoperto che non era il vuoto che pensavo e che temevo, ma Puro Splendore del nulla divino. E ho scoperto che non c'era perchè ero già piena del Tutto. Così ho smesso di mangiare solo per ansia o abitudine, di circondarmi di cose e di persone inutili per la mia evoluzione. Quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me ho imparato dai gatti ad amare il silenzio, a godere delle piccole cose, che è ciò che fa bene al cuore. Quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me ho smesso di combattere i conflitti, accogliendoli come una madre che abbraccia i suoi sassi nei suoi generosi fondali, sapendo che non sono pietre, ma spiriti che vengono per aiutarmi. E ho smesso di cercare soluzioni e ho iniziato a porre domande senza aspettare risposte, certa che la quercia, la gazza o l'onda accarezzata dal vento risponderanno a loro tempo. Quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me ho smesso di sentirmi sola e anche se a volte ho freddo non cesso di aprire il cuore alla vita, accettando l'imprevedibile, l'inatteso che mi spingono verso nuovi orizzonti, nuove amicizie, nuovi stimoli. E ho capito che non esiste il caso, perchè l'universo ci sostiene sempre a patto che abbiamo occhi per vedere Questa l'ho chiamata fede. Quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me ho capito che tra il tendere l'arco e il desiderio di non mancare il bersaglio e che stare col fiato sospeso sull'abisso toglie energia all'arciere. Questa l'ho chiamata strategia. Perchè, quando ho trovato il coraggio di guardare il vuoto dentro me, mi sono accolta, interamente,
Id: 64209 Data: 03/10/2021 11:10:02
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Si può essere felici
Si può esser felici senza far niente, senza dover, per forza, fare qualcosa, standosene seduti nel lembo della sera, nel nero velluto che abbraccia come una madre. Si può essere felici semplicemente respirando, lasciando entrare e morire vita e poi ancora... Entrando nel ritmo che incide e dilegua istanti, incessante, sulla trama del nostro stare. Si può essere felici osservando le luci gialle di una finestra, poveri dell'infinita ricchezza dell'immagine che colora, sfuma, dissolve, ricrea. Si può essere felici anche per il dolore, se si è forti, perchè il dolore è il travestimento della luce. Si può essere felici quando comprendi di non sapere niente e guardi il mondo con gli occhi di un bambino dove tutto è magico, presente, qui e ora, solo qui e ora. Si può essere felici per le risate dei ragazzi o semplicemente per l'immobile silenzio che cura e accarezza le cime degli abeti. Si può essere felici per niente o per il tutto che c'è nel poco o niente, a patto che tu abbia occhi per guardarci dentro.
Id: 64193 Data: 01/10/2021 09:44:47
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L’assalto
Mi appari nel grigio di un ricordo, come petalo di geranio gualcito, slabbrato l’azzurro, nel pianto di una farfalla affissa a una calendula sfiorita o forse falena smarrita nel giardino dell’ombra, ingiallita tra inconcludenti mieli sfiniti. Posso celebrare solo ciò che è vivo e in mezzo a questi spenti crisantemi e auree cornici mangiate dal tarlo, in danza sublime elevarmi, a dirotto dai passi degli amori perduti, tra quei verbi così poco usati che screzian l’ali alle farfalle e repentino prevale l’assalto o è il morire, non so.
Id: 64056 Data: 17/09/2021 12:40:53
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Perchè hai paura?
Perché hai paura? Non c’è nessuno la fuori, nemmeno qua dentro… Non c’è nessun fuori e nessun dentro. Non ci sei nemmeno tu. Questo cipresso e la tua ombra: osserva l’austero che sfronda catene e miete illusioni! Osserva… S’offre, larga, la nuvola ruggente d’ambra e di rosa… Sta nel suo darsi; Lei sa, che non esiste.
Id: 63978 Data: 09/09/2021 13:16:53
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L’oro della sera
Con gli occhi cerco il suono delle stelle e mi compari tu, oltre la pelle, perduto già nel vento di un ricordo, confitto nelle carni come un cardo. Perfetta geometria fu il tuo passare, all’ombra di un ricordo naufragare. Ma ogni mio respiro era preghiera, che illuminava il regno della sera. Nell’aria respiravo sogni strani, portandoti nel grembo, coi gabbiani e non sapevo che eri tu a chiamare dall’onda più brillante in fondo al mare. Poi noi vidi fiorire a primavera ed era alba l’oro della sera.
Id: 63974 Data: 08/09/2021 18:45:14
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Poi un dio mi baciò lì, sulla fronte
Tra stanze stanche d'epopee negate strane storie respiravo, a secchiate; fissavo rotaie di viaggi altrui, passavo in fretta corridoi bui. Gravi silenzi asfaltavano istanti, tra facce annoiate di stanchi astanti. Velieri sostavano in teche ristrette, nell’ore affossate di rese imperfette. Ricordi appassiti di trascorse estati, memorie segrete di amori traditi… Poi un dio mi baciò lì, sulla fronte e poesia soffiò pietà, dalla fonte.
Id: 63973 Data: 08/09/2021 18:25:12
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il borghese
Tu dimmi, cosa cerchi, mio tenero borghese? Nei campi forse il filo delle perdute estati? Ma il tempo già s'arretra tra le tue spalle strette; tu cerchi il tuo destino nel sole vespertino? Fuggita la stagione dell'invocato pianto, tu volgi già a ponente che porta altrove il canto.
Id: 63941 Data: 05/09/2021 09:59:44
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Nel ventre di montagna
Dell'onda il canto suona già preghiera, schiarendo il dolce azzurro fino a sera. E bacia ancora il sole la montagna, seduta sulle rive che acqua bagna... Le nuvole, sul ciel, paiono colombe che portano il respiro giù alle sponde ed un pensier riposa in questo stare, portato dal villaggio in fondo al mare, nel ventre, custodito, di montagna che a stella eleva l'onda, finchè sogna.
Id: 63926 Data: 03/09/2021 12:53:42
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Il mare sta nascosto lì, oltre il ponte
Il vento soffia forte sulla pelle, portando qua il profumo delle stelle, da un tavolino a squame di serpente vedo sfilare tutta questa gente. (Il mare sta nascosto lì, oltre il ponte) Palazzi stanno freddi ad osservare le luci arancio splendere sul mare poi calvo, un uomo, gli occhi azzurro mare mi siede accanto e finge di aspettare. E mi raggiunge odor di sigaretta e blu oltremare è pure la maglietta. E nella mente s'agita un pensiero che sopra quel frastuon s'eleva, fiero. (Ma il mare sta nascosto lì, oltre il ponte)
Id: 63888 Data: 29/08/2021 11:59:58
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Mattino di fine estate
Nel cielo di un mattin sereno e cheto colombi in alto van, oltre le mura. Ritornano pensieri abbandonati, emergon dall'azzurro delle onde. Bagnanti scarsi abitan le sponde, le case stanno chete in fondo a estate. Sulla scogliera siede il passo fermo di autunno che respira in nuovi approdi.
Id: 63874 Data: 26/08/2021 19:34:18
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Lontano
Il mare dopo pioggia vangava lento il canto, la nuvola soffusa riaprendo nuovi cieli 'che lui vide lontano e s'aggrumò già in frolla la sabbia tra le dita... (Ed era già mattino).
Id: 63869 Data: 25/08/2021 17:58:09
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Il funambolo
Tendesti al caracollo, nessuno ti trattenne! La maschera sgraziata fioccava di sudori... Da facce ancora illese salivano gli sputi. Ma tu tenevi fisso lo sguardo a nera stella.
Id: 63860 Data: 23/08/2021 17:59:51
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Così, andai
Dimenticai presto il beato mordente di Chimera ruggente, in strani fiumi d'oblio scivolando tra remi insabbiati di estati perdute. S'addensarono nebbie, nei cortili, le lacrime tracimando in biglie incastrate in intricati nodi di rabbia; ammutinati i miei vegliardi ardenti. Così, come mallo inerme andai negli anni, perdendo pastelli dallo zaino, lasciando il genio ululare in freddi fossati di neve.
Id: 63844 Data: 21/08/2021 10:50:20
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Ragazzi
A due passi dal mare stelle danzanti in colori brillanti parlano parole d'argento, guizzano con l'onda, come libellule tra vuote stanze di desideri privati, in bilico, sopra i rotti ponti di una cieca civiltà. Così, zingari, vanno protetti da un angelo che gli terge l'ali, estorcendo un impero all'assoluta precarietà.
Id: 63836 Data: 20/08/2021 13:23:17
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Crollo d’epoca
E la giovane a lei disse, in mite confidenza, 'osserva le zolle ardenti e dell'ulivo, odi il conturbato canto o le dolci nenie dei rododendri...'. Ma lei già volse lo sguardo, in gonfiori, ormai, caracollando l'eterno volto di pallida bambina, quel livido, conservando, languente dietro sorrisi di cartapesta. E allora lei additò le agavi in esulto di linfa e di spine, cortecce affustate in pose terrigne e zolle ruggenti tra clangori di cardi o del noce l'imperioso velluto e ancora, osò, 'perchè non vieni?'. Ma lei chiuse la finestra 'ormai' dicendo e maledicendo, crollando un'epoca sotto un sorriso di frolla.
Id: 63827 Data: 19/08/2021 10:36:12
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Mi contaminai
Mi contaminai, di te, dietro la gabbia dei cieli, sopra di noi la coppa di una luna ruggente e tramonti strascichi di sanguigne opalescenze. E il copione lacerai sui bordi degli istanti così, schietta come a morirne. E non seppi dire altro, il tuo teschio, reggendo tra le mani, ancora; divorandomi un sapore di illuminati inferni.
Id: 63811 Data: 16/08/2021 17:55:49
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Così addivieni, addentro
Mi coli dalle mani, da questa carta, da questo inchiostro che traluce il beato regno delle tue ombre; così, addivieni addentro alla corolla d'immagini suadenti come farfalle in languenti agonie o come note, sussurrate nell'amplesso d'istanti che resina, trasuda tenendoci incollati nella vuota cavità delle cortecce.
Id: 63804 Data: 15/08/2021 12:05:54
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Ineluttabile amore
Lava, la madre dell'acque i suoi bimbi di roccia; la sua musica è chiara e leggera, porta memorie di spiriti corsari, in cui l'anima riposa il suo sonno bambino. Troppo alto è il suo linguaggio, eppure sereno di effluvi che ammansiscono gli scogli; amanti di pietra per sempre sedotti dalla tracotante tenerezza della musica dell'onda; Segreti, inabissa, tra i silenzi dell'ancore, recando codici di lettere trascorse, vide segrete custodite nel suo immenso verde-azzurro costato. Per questo trafigge, nelle solitarie notti di stelle, il canto dei fondali; come lamento risuona e sembra dire l'insondabile ineluttabile amore, che spinge a morire.
Id: 63765 Data: 10/08/2021 11:44:53
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Dimenticammo i fiori. Dedicata a mia nonna Angela.
E così dimenticammo i fiori, lasciandoli appassire sulle finestre, gola a megafoni, proclamammo, in accordo di propaganda, le atterrite verità di sussistenza. E afflitti da macigni, marciammo nei giorni sbiancati dai detersivi, esiliati nelle pasciute cantine di vizi ammansiti da ignoranze sovrane. E proseguimmo, intanto, indenni in orchestre calibrate, incapaci di eleggere danze a destini, con cuori a batteria, ossidati in pantomime di copioni sfatti. Accadde, perchè dimenticammo i fiori e fu il crimine della poesia, il nostro stesso.
Id: 63756 Data: 09/08/2021 12:40:14
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Lo specchio
A te che hai bisogno di umiliare altri, per dimostrare chi sei, orgasmico di onnipotenza, guarda... Lo specchio liso... Sentore di calce e di cadavere... Tu, leggiadra impermanenza, vuoto frainteso, inascoltato, non irrigato dall'acqua della fede Osserva l'agonia del petalo scarnificato non è dolore, ma bellezza aperta a divarico sui cieli, istantanea a scadenza, che più non sarà, perchè altra luce permei e irrighi la soava unicità dell'attimo che fulge, cade, muore... Come te, che uscito dalla scena delle tue commedie, roboanti di vanagloria, il grigio troverai ad ammiccarti delle pareti e più in fondo, lo specchio, a dirti: "Guarda... guarda... Finalmente, ora, guarda!". E già non sarai.
Id: 63744 Data: 05/08/2021 21:28:19
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Promesse
Ella si levò all'alba, sullo spento tizzone della notte già caduta. Lasciò il corpo nudo di colore, quando lavò il piombo di fantasmi antiche; li lasciò sbiadire, semplicemente, tra le pareti magenta. Roma infiorò promesse con l'oro del giorno, come il dio che nasceva dalle sue immacolate carni.
Id: 63581 Data: 07/07/2021 17:59:25
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Il Sacro Fiore
Dove s'arrresta il finto effluvio delle chiare notti senza stelle, lì, nella vagina della terra, inciderò, con un legno il tuo nome, dirò: da qui è passato un fiume, s'è incrinato il tragitto della quieta valle e le stelle, spodestate dagli agi del trono celeste hanno tremato come lucciole acerbe, con me, china sui tuoi occhi, scheletro sull'abisso, gemmando il Sacro Fiore di questo nostro amore.
Id: 63415 Data: 12/06/2021 10:01:16
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Il torrente
L'acqua fluisce, gorgoglia in sinusoidi festose sopra un cielo di lacca, che la mente incolla a antichi incantesimi. Il rivo s'arresta sul delta; si dimena, il calabrone sulla verde sponda. Risorge l'urlo antico.
Id: 63374 Data: 07/06/2021 09:11:03
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Sola
Son sola nel brusio dell'inconcludenza quando pezzi d'anima spaccano il fondo oscuro d'una abissale convivialità, vuota di solitudini, riempite come scatole di cartone, scricchiolanti di pensieri di plastica. Son sola nelle finte allegrie spavalde o quando viene giorno, ma son sola nella notte dei ricordi e le ragnatele offuscano la vista. Son sola quando chiudo l'infinito sulle dita in cambio di barili di pensieri, convenzioni - il trito e ritrito della parabola del buon gregge- o quando raccolgo briciole di sorrisi e mendico farfalle dagli sterili paesaggi dell'abitudine. Lì, tra quelle chiazze di distanze, son sola, saccheggiata dall'Infinito che esplode, dalla mia corolla quando sono veramente sola.
Id: 63255 Data: 23/05/2021 11:59:51
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Oro
Quando ti sembra di precipitare, in basso, così in basso, non temere; non c'è nulla che non possa essere trasmutato. Osserva le pietre scure sedimentate in te; sono la pesantezza dei millenni, che il dolore copre come una crosta di piombo. Tu, osserva... Non c'è nulla che non possa essere trasmutato. Versa allora l'oro dell'amore dall'occhio aperto sui tuoi sbagli, capirai che il tuo unico sbaglio è esserti scordato di te. E saprai che l'oro che illumina il cuore è una moneta senza inflazione e tu ama, ama il Sentiero, ama anche i tuoi sbagli. Di pietra in pietra, l'oro risorgerà l'antico tuo tempio; e dalle dissodate zolle del cuore nascerà un fiore e avrà il tuo nome.
Id: 63192 Data: 16/05/2021 20:49:26
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Per arrivare fin lì
Ci vuole molta luce per arrivare fin lì, dove il cuore s'arena su una giostra d'istanti perduti, memorie offuscate nella periferia dei ricordi, macinati con le ere e i loro fasti di sabbia e di nebbia. Ci vuole molta luce per congedare gli altari, abbattere i templi; occorre sentire il sangue che gela lo scheletro. Occorre l'impietosa luce fredda che fa trasalire il ragno. Morire con la foglia bucata, già caduta, di ogni perchè.
Id: 63188 Data: 16/05/2021 08:44:43
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Nel fiore dell’Ade
Nel fiore dell'Ade Sul tavolo il pane è raffermo, ma le mie mani raccolgono briciole. Il freddo s'accende come un deserto; ci sono corvi e odore di decomposizione. Le parole rotolano come biglie sull'inutile tavolo che conobbi, già crepato. Frammenti d'immagini muoiono nel vento inutile che nel fiore dell'Ade, mi sprofondò ancora a cantare sulle mie ossa.
Id: 62980 Data: 24/04/2021 22:16:05
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La casa dei tulipani rossi
E' lontana la casa dei tulipani rossi, quella in cui cercavo il pane, l'odore di buono. La tristezza ha scavato nel midollo, lasciando molta carne alle iene; i loro artigli hanno graffiato persino la tela malinconia che aveva tenuto in serbo gli oli turchesi, per dipingere la mia poesia. Rimane un pensiero: i becchi arancio dei passeri nel nido. "Vedi, aspettano la mamma" sentivo. Ed io li dicevo fortunati.
Id: 62978 Data: 24/04/2021 21:54:04
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Liceali
Allora non sapevamo che fare non sapevamo chi essere, solo segnali, qualche stella caduta per caso. Col marchio del peccato originale annusavamo l'aria dietro i vetri sfregandoci addosso solitudini, scandite dal suono della campanella. Nascondevamo la vergogna nei maglioni troppo lunghi, che coprivano le mani. Palle da biliardo per partite da segnare sui registri (alcune cadute, altre no) eravamo e non Destini, potenti come il tuono - che quelli erano le noiose gesta di eserciti assassini da imparare a memoria-. Nei nostri zaini c'erano i pianti delle nostre madri crocifisse dietro le telenovelas o la disgustosa fiducia dei padri in un mondo già perfetto. Nessuna sovversione. Nessuna rivoluzione. Il senso di colpa ci dissanguava dai tempi del fonte battesimale. Orfani e prigionieri noi non sapevamo dove andare...
Id: 62844 Data: 11/04/2021 10:13:56
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Lanima respira, indenne
Se fosse musica, semplice musica di piano, questo andare a ritroso tra la radura del tempo direi della ragione della foglia caduta e già bucata nella superba resistenza porpora e ocra. Direi che è dolce il rivo quando ghiaccia, la sterile terra spaccata dalle feroci estati, come le madri sull'uscio coi loro orfani di guerra. ma la verità è che è musica, questo vivere, il rivo mai ghiacciato, la foglia mai caduta... Solo l'anima respira... Indenne, senza un divenire...
Id: 62819 Data: 07/04/2021 19:43:19
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Ti vidi sempre bella
Ti vidi sempre bella coi tuoi capelli color luna e la figura snella che scivola, come un'ombra, dalla tua casa al tuo giardino, quello che dicevi 'è solo mio'. Lì sognavano le rose, i ciclamini, le dalie e le margherite mentre con mani nodose di grazia sfornavi il tuo pane immacolato. Fiorivano anche gli angeli quando sorridevi e tu, che forse non sapevi nè leggere nè scrivere, nel silenzio parlavi con dio. Una piuma bianca cadeva su me, dai tuoi gesti densi d'aroma di semplicità. E quando passo accanto alla tua casa accanto al tuo giardino, nel cielo sboccia un tramonto di dalia, semplice come le tue margherite e i ciclamini che, sempre, dicono di te, di te, che vidi sempre bella.
Id: 62793 Data: 05/04/2021 18:44:29
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Maschere
Maschere, incollate di fango secolare.... Maschere di buoni valori che celano perfetti assassinii. Maschere d'io sotto polveri di visi asfissiati dalla sete di vita vera, occupatissime maschere orchestrate dalla tirannia della salvaguardia della specie. Maschere come mura di tufo su scantinati di terrore, dove sacrosante vestigia del passato, ornate di muffa eterna, vengono onorate e riposte nel reliquiaio di ferro arrugginito, che la serpe sorveglia. Maschere sempre a un passo dal grande evento trasformatore, ammansite dai domatori di greggi, venditori di lota dorata, presa dai cortili dei loro porcilai. Maschere che danzano al passo - la mannaia sempre sulle teste-. Maschere che insieme è bello, la critica è peccato, orrore, la solitudine. Maschere otturate per il profumo del vento per il respiro dell'alba. Riparate negli odori di plastica di pensieri di plastica, ridono a tono. maschere stritolate d'ansie, di voglie feroci ammansite e sgozzate sull'altare della virtù. Maschere di confortevole mediocrità, non oscillano, non si spezzano, purgate d'ovvietà. E tutto procede E tutto procede E il trucco procede e così sia.
Id: 61938 Data: 24/01/2021 12:09:50
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Il Nuovo Impero.
Una musica t'avvolge, stridente e luminosa come gemme sui muri azzurri di pensieri di giacinto. Passaggi e passaggi scrivono le tue antiche mure; umori nuovi e antichi trasudano, col colore. Le acque del tuo fiume formano un'ansa con le acque del mio grembo e riportano in vita una musica sepolta, la tua musica selvaggia, armonia di popoli e pioppi e pini e spighe e allegre compagnie nei tuoi caffè... Con te danzerò, Roma antica, selvaggia e altera, nobile e popolana, madre di tutti i figli che, in te, cercano nido. E lo dicono le tue stazioni tra sfregamenti e piedi pestati e trolley e kebabbari e venditori di souvenir in vecchi locali scrostati tra odori di spezie e arance e frutti tropicali e zingari e ambulanti e mendicanti e business man e artisti e uomini assoldati al dio della vacuità che cade, col tuo vecchio impero, in salamoia nei palazzi di potere tra reliquie di vuote assemblee nei vuoti cupoloni. Tra queste rovine, con te germoglierò. "Sì, lo voglio", dico, mentre sposo con te la nascita del Nuovo Impero dell'uomo nuovo, senza più catene.
Id: 61921 Data: 23/01/2021 10:42:29
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Fantasmi
Freddi fantasmi entrano di soppiatto nella tenda della notte; o sono, forse, vampiri che succhiamo la placenta del Sogno, lasciando ancora strappi sulla tela. Anemici, zigzaganti vagano nell'obitorio delle passioni mai estinte, dei gesti incompresi, delle verità spezzate, lasciate a illanguidire nella nera notte della Gorgone. Come coltre polverosa sui delitti del tempo, stanno sul precipizio della meccanica che tiene prigioniero il cuore su un abisso di tenebra. Piangono, essi nella notte anemica, cercando carità dalla veste dell'alba bambina che tinga, ancora, sorrisi col colore dei fiori.
Id: 61666 Data: 07/01/2021 07:26:12
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Annunciazione
Sentii la musica fremere sulle sue carni nude. La pietà la diseredò per più di una notte. E lei gettò sui cieli l'ancora: la lacrima schizzò sulla voluta, disegnando ali. Pura come un enigma, densa di ardente resa, seppe farsi trasmutazione. L'angelo venne, a vestirsi delle sue ali. E lei sentì il Cristo giallo balzarle nel ventre.
Id: 61280 Data: 10/12/2020 13:19:11
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Un caffè per Signora-vestita-a-fiori
Sono venuta da te, a prendere un caffè, signora-vestita-a-fiori, ma tu sai dove hai nascosto l'abito più bello? La tua casa è una grande vetrina di cristalliere lucido noce e antiche porcellane e immobili tenenti ad appassire accanto a velieri consegnati, ormai, a un mare di polvere ferma. E il vecchio cavallo al galoppo è sempre lì, instancabile nella sigillata teca tra bicchierini per improbabili rosoli e flute per inaccessibili ricorrenze. Mi hai detto: "Va' pure, in cucina, a preparare il caffè" e c'era anche lì odore di sedimenti, cespi di lattuga lasciati a impietrire tra vuote dispense e nell'aria di chiuso, solo la pietà del sibilo del vecchio frigo. Ho preso da sola il mio caffè, mentre il parrucchiere finiva la tua permanente, nel fondo l'amaro di un dolore antico come il vecchio pendolo tra ore di gesso. Ho messo, allora, grani di cioccolato nel caffè che ho lasciato per te, signora-vestita-a-fiori, un grano per ogni amore non consumato, un grano per ogni sole filtrato, un grano per ogni ballo abbandonato prima che fosse mezzanotte, un grano per ogni amore mai nemmeno sognato. E ora sì che sei bella con la tua permanente, mentre bevi il mio caffè con grani di cioccolato, signora-vestita-a-fiori, oggi che puoi finalmente regalare una lacrima al tuo amore.
Id: 61168 Data: 01/12/2020 13:23:55
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Nella stanza di Barbablu
Incontrarmi, in questo spazio, tra croste di luce di lampadari spenti, arrugginiti come stanche rotaie, mentre il serpente dell'impaurito dolore lacera la gola. C'è puzzo di carogne, onnipresenti spettri ebbri inumidiscono di bile i pavimenti, scuri come mosaici scollati. Il calore è un forno elettrico. Sagome di gesso e tufo, stanno appollaiate sulla cassetta dei risparmi. Sulle assi portanti del dolore, onnipresente come un ragno attaccato al mio sesso di bambino-nato-femmina, memorie fatte a pezzi, scollate come vecchie fotografie, trasudano inquietanti requiem. Il vuoto mi mangia da dentro come un feto maledetto, ripetendo voci scollegate da un telefono rotto. Solo una libellula, blu salta nel buio.
Id: 61108 Data: 27/11/2020 13:48:49
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Da qualche parte
Mi sono fermata in questa nera isola di suono; niente da dire, ricordi filtrano dai cocci di una bottiglia. Ci sono cose dimenticate tra filospinati azzurro-ruggine, spremute di dolore lasciate a irrancidire. La luce, minima, è uno scherzo. Sulla tavola nera chiodi imprimono un segno, alle pareti c'è un Cristo tanto folle da essere muto. Ma i tuoi solchi rosso clandestino lasciano una musica di fiordaliso sulla macchinetta del caffè. dicono che il sole è da qualche parte, dov'eravamo prima che ci spezzassero le ali.
Id: 61056 Data: 23/11/2020 12:38:20
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Laquilone
Sul cielo azzurro uno squarcio, muto divarica le arterie - cola sangue sulle pareti incalcinate- ma un aquilone dalla ferita tela, tesse il suo mosaico di luce.
Id: 61004 Data: 18/11/2020 16:17:07
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La stagione dei gelsomini
Lanciò guanti, borsetta, giarrettiera, tacchi a spillo tra le nuvole. Non ancora sfiorita era la stagione dei gelsmoni. In cielo accese una sigaretta di pietà: cenere rossa, rotolò fino all'acqua. Nel suo specchio si vide, illesa, scarlatta di pallore, come grappolo maturo dall'oscura luce del baco. Nata, lei era e non lo sapeva. Non ancora sfiorita, era la stagione dei gelsomini.
Id: 60992 Data: 17/11/2020 17:11:11
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Nonostante
Nonostante tutto, sei stato scia nel fuoco, pelle nella pelle. Nonostante. Nonostante la tenerezza che spacca le ossa e la morte ti spacca Nonostante i morsi al nervo del cuore, la tumefazione sbriciolata sulla tua stessa tumefazione.. Nonostante. Nonostante il fiore bianco caduto per caso nel grido di una musica spezzata da esili di piombo nelle fottute notti - notti dopo notti -, ci sei stato A violarmi col suono d'una illusione, a spezzare le mie infangate corde, appese a una luna storta. Nonostante tutto, tue, sono queste mani di fango attaccate al mio fango; la luce potrebbe essere una svista.
Id: 60934 Data: 13/11/2020 18:22:28
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Tu, nella mia più profonda luna
Tu stai nelle grotte della mia più profonda luna, re della mia isola beata, nascosto nel dolce suono delle mie insospettate acque. E niente ti turba, niente ti gualcisce il respiro mentre così, silenzioso, stai, sospeso nella mia luce argento come in un canto.
Id: 60922 Data: 12/11/2020 17:12:29
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Tu sei
Tu sei il fossato e sangue sulla rupe. L'alleluiah improvviso che esplode come uno squarcio quando d'improvviso appari e mi resti dentro. Sei il ferro nudo che, nella livida notte, mi lacera la caviglia ma resta, tuttavia attaccato all'abisso dell' Infinito.
Id: 60886 Data: 09/11/2020 17:55:53
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Sul limite dellAssoluto
M'accecò, il tuo nome suonò in sigilli fondi, oltre le pianure. Il fiume divaricò le cosce per contenere il brivido e intanto, schiumò la resa la brina che si accavallava sull'erba, in festoni. Chiamai il tuo nome e tracimai angoscia come una partoriente ebbra, quando la tua carne nella mia carne si fece e carne spezzò ed io restai, scalza, sul limite dell'Assoluto.
Id: 60859 Data: 07/11/2020 10:27:17
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Solo spazi
Un sole d'alabastro spettina le rive, ed io rinasco, Venere, nel vento. Ho dipinto col sangue il mio ritratto, sulle tremanti dita la brezza del fuoco, attinta alla tenerezza che scompone le sponde. Sono giglio, fiore rosso, pozza ebbra di sole, sono terra che nasce da una prateria di stelle. Ho asciugato il pianto dei fiordalisi dai miei giardini visto il mare freddo dai pascoli da cui fuggivi, cavallo indomito ma pur sempre preda, dimentico del fiore che affondò nel ventre umido di un Sogno. E vado, ora, con la sfera intatta di sogni mutanti nella giostra dei giorni e ho ancora sulle gambe i calzini da bambina, la treccia che mia madre raccolse nella scatola dei ricordi per il tempo ebbro, quello delle onde indaco che lavano le orme oscure. Spazi, solo spazi, ora, in questo mio andare...
Id: 55715 Data: 10/12/2019 10:58:23
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Da qui
Ora che m'aleggia dentro l'aroma di fragranza antica stanato nei ciottoli grigi, come oro, resuscito dall'ombra, dall'isola diseredata che lasciai ai suoi carnevali alle sue inopinate effervescenze artificiali, cariate di tradizioni sdentate. Nessun tremore. Il canto della tenerezza sta sulle mie dita che attraversano l'oro dal pianto del mare. Sono io l'isola nuova che cercai dai colli di bottiglie acuminate, col sangue sulle dita, stanando inesorabile, messaggi nascosti scavando dalle trinceee degli occhi nelle insenature fulgide di sotterrati soli. E da qui, ora, so, finalmente so che non finirà mai.
Id: 55695 Data: 08/12/2019 18:18:39
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Incontrarti
Incontrarti, dove la neve cigola sul carillon delle estati perse. Incontrarti ad una giostra, tra stanche rotaie, chissà... Incontrarti dove una cicca, per terra, ha ingoiato troppe parole mute o sull'erba secca, spina a spina, esangui... O dove il vento tracima le parole accartocciate nel tempo come fogli di giornale, appallottolati all'angolo di una strada. Incontrarti là, dove ti sei perso. Per incontrarmi.
Id: 55642 Data: 05/12/2019 09:33:52
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Corpo a corpo
Corpo a corpo, muore il corpo della storia; cadono statue e momumenti, lettere e sillogismi; il fuoco buca Aristotele nello stomaco. Corpo a corpo il tuo odore sventra il mondo, svela il giglio che rinasce folle di foreste.
Id: 55640 Data: 05/12/2019 09:13:33
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Portami via
Vieni a prendermi dove fioriscono le zagare e la morte non sta, secca, all'angolo del fiume, perchè la vincemmo coi baci. Portami via dai vincenti, dalle idee chiare e inoppugnabili. Dai giorni senza memoria, dall'assordante tamburellare della siccità, dai vagoni abbandonati, frenati anzitempo sulle stanche rotaie della vita tu, portami via. Portami via da chi sa tutto, dai tribunali dell'ovvio, dai ministeri della scienza coi loro monumenti al cinismo adorati dagli idolatri del buon senso. Portami nelle tue mani come la bimba che hai sempre cercato, che sa perdersi in un fiore, senza chiedersi perchè.
Id: 55639 Data: 05/12/2019 08:38:23
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Nessuno mi chiese
Mi misero un grembiule giallo tisi, una sottoveste color verde supplica, stretta con una cintura d'anemia mi dissero di non oltrepassare i chiusi cancelli di fare un respiro per volta; chiusero il mio pianto nell'armadietto della carta igienica, mi dissero non fiatare che viene il direttore. Nessuno però mi chiese perchè disegnassi annegati.
Id: 55446 Data: 19/11/2019 19:00:14
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Vicino
Vicino sei il sale delle albe assonnate, il primogenito del grano che sorge dal mio fecondo ventre Vicino sei la fiamma furente delle api assetate sulla fragranza della mia deità sei il pane e il vino incenso e benzoino che affonda nelle sere, umide di naufragi. Quando vicino mi stai, la pioggia cade nel vento con suono di stella e dice che non moriremo, mai.
Id: 55405 Data: 17/11/2019 10:26:16
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Mi prendo di te
Mi prendo di te questa stanchezza antica, i pensieri corsari ammutinati nei tuoi bastimenti assediati Mi prendo di te questa febbre esule di esilii, il passo grave dei diseredati giorni le gambe gonfie di interrotti passi mi prendo questo tuo invisibile tormento che gocciola nelle sere dimentiche di soli prendo la tua morte tra le mani in questa vittoriosa sconfitta che arde come fiamma nelle vene e non vuole altra luce.
Id: 55343 Data: 12/11/2019 09:29:30
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Antica geometria
La mia musica è stridente, come i legni abbuffati di pioggia delle sedie dei giardini, in inverno e tuttavia posso rendertela in germogli dalle mie mani di madonna rossa, gravida d’un sogno bianco. Ma sento che ti spaventa questa donna scheletro che reca, negli occhi, la vertigine d’una atroce apocalisse. Ma non sono le tue lacrime, le mie? Non è tua la terra che trema, consunta, sotto il mio passo consunto? Pure il corvo del dolore s’allontana in questa nuda distanza che trasuda l’anemia d’antichi incantesimi. Resto. Sui miei fossati di neve, salvando il petalo sanguigno tendendo al frangersi dei flutti neri e alle bonacce dei sensi, mentre aspetto la vela della mia antica geometria.
Id: 53420 Data: 14/05/2019 12:55:04
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Fatima
Immensa, tu partecipi al movimento delle acque: discendi, ondeggi, giochi flusso e riflusso tu inventi il mare. La tua voce è dolce come fiaba antica di antiche curandere, non tracci tracciati ma scrivi parole nuove con un tocco sulla sabbia; Alchimista sensuale e suadente tu governi senza decreti e battaglie, offrendo al mondo un sorriso di cioccolata. Entrerò ancora tra le tue larghe vesti, Fatima e dalla stessa conchiglia rinascerò con te per riportare al mondo ferito il tuo stesso sorriso di mare.
Id: 49984 Data: 04/08/2018 11:15:53
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Emma (Ispirata al personaggio di Emma Bovary)
Era una sete, assidua di giorni di giostre di fiori la tua sete, che faceva cigolare le nocche, spettinava i capelli inquieti come falde d’un deserto arso dal sole. Tessevi sogni scomposti con le filigrane francesi. Ti attraversava l’incubo della certezza, spegnevi le candele e vedevi oltre le mensole scarne, quell’urlo che accoglievi nel grembo palpitante; Non mentivi. Osavi esigere dal destino come un mercante verso i creditori, bussando con mani bianche, volto bianco occhi di colomba ardente. Chiedevi amore. Chiedevi l’inspiegabile che traboccasse, lenisse la carcassa dei giorni macerati nell’immobile ordine del contadino ligio al suo padrone. Bevesti quel vino. Tutta la cantina grondò nel pozzo del tuo desiderio come fiumi che confluiscono nel letto del grande mare nato dal fiore del deserto. Emma, fu il tuo nome. Emma. E porti ancora, nel tuo insaziato cuore, il fiore di ogni donna in cerca d’amore.
Id: 49670 Data: 11/07/2018 17:05:55
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Signora Pernice
Signora Pernice aveva un padre una madre una vecchia zia con denti d’avorio a centocinquant’anni suonati e gestiva pavimenti di marmo tirati a lucido, lasciando che la luce dell’alba solleticasse appena l’arredo di mobili in noce con fiori finti e tiretti sigillati da blocchi di ricevute e concessioni edilizie e testamentarie. Signora Pernice soppesava ogni parola e non sapeva quello che diceva e tuttavia lo diceva con eleganza inoppugnabile quando le mareee si agitavano oltre le nere cime delle case svettanti e un vento tetro presagiva i capricci dell’ostro; Signora Pernice andava a messa tutte le domeniche e leggeva il libricino delle orazioni sempre dallo stesso verso e strappava con acredine spazio alla vicina che sorseggiava appena parole, avvolta nel calice rovesciato del suo cappotto di feltro marrone. Nessun lamento. O inflessione Quando il marmo della casa si aprì, e l’inghiottì.
Id: 48382 Data: 09/04/2018 12:51:53
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Il mio gatto
Microcosmo di nera voluttà, curve morbide e lascive artigli pronti a prendere e a strappare; gioco e morte siedi sulle mie cosce come su un trono, e sei un bambino che gioca con la mia giacca o un capriccioso amante imperfetto che non conosce tregua e mi rivolge i suoi attentati, accecandomi coi suoi occhi di duro smeraldo.
Id: 44728 Data: 22/10/2017 08:37:10
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Il corpo nudo delle stelle
Sono arrivata al punto di non dover più firmare alcun registro, il mio nome l'hanno cancellato con una squadraccia, credendo di impiccare le mie stelle; Ora vado errando tra terre, boschi e laghi immaginari, Ora anche di giorno, vedo il corpo nudo delle stelle.
Id: 40949 Data: 11/01/2017 12:59:08
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A sera le formiche tornano sempre al formichiere
Termodinamica Tecnoidraulica Tecno…tettonica Campeggio nell’universo tecnico/tellurico L’occhio tagliente Arrovesciati paradigmi Violenza ed odio violenza ed odio Cigni feriti Bambini dimenticati Passano fanfare alla modernità: Donne con musi termici Occhi meccanici A sera, le formiche Tornano sempre Al formichiere.
Id: 40829 Data: 05/01/2017 16:59:41
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Distanza infinitesimale.
Dove sei stato, in quale lido o discarica di cose mai dette hai sepolto la tua rabbia? La strada é impervia. Stretto il sentiero. I glicini han ceduto il candore, arenati su grate di filo metallico fatte per sedare ogni voglia vera di respirare, correre, andare. Dove sei stato? Non hai saputo capire -eppure il passo era breve – quanta distanza passa dall’Essere al divenire. Hai replicato, come una pellicola incantata, sogni corrotti di un padre stanco; te li sei presi senza fiatare senza cercare – delitto! – di capire la distanza infinitesimale tra te e il mare.
Id: 33876 Data: 07/08/2015 17:33:09
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Il canto di Eos e di Titone
Il Canto di Eos e Titone I L’Incontro Eos Vieni, vieni, vieni, prima che sia troppo tardi; percorri con braccia piene, come grandi remi questo mare di cielo che ci divide; Vedi… Brilla nella notte e le sue onde sono lampade d’argento che illuminano i sogni come piccole, scintillanti lune marine. Titone Non sai… No, tu non sai la fatica di percorrere gli anni… Eos Oh no! Non dirlo… Ma vieni, vieni, vieni, lascia che sia io a divenire mare per percorrerti le vene come unguento… Vieni, vieni, vieni, voglio vestirti d’ocra e d’arancio, ungerti nel Fuoco del mio Amore. Titone La vedi anche tu la notte senza argento? Le colline sono cupe, severo, il monte, immobile come la Legge che ci sovrasta Eos La legge, la legge, la legge… Ma che legge è mai questa? La legge che ci volle muti? Perduti nello scambio di cose mute? Titone Non dirlo, ti prego… Eos Sei tu che lo dici. Lo dici nelle sere solo nel tuo letto; Lo dici accanto a un lume sempre più spento… Eos e Titone Lo dico in Te, che ho cercato, in Te che sono. ≈ Eos Hai sentito? Lo scoppio di Luce, le nostre Anime… Titone Sono ai tuoi piedi, mia amata, ma ancora resisto avvolto alla cavezza. Sono vecchio e solo. Eos Le mie notti non furono men cupe; Assetati, spesso, i miei giorni. Il tuo dolore m’appartiene… Titone E allora avanza, libellula d’aurora, avanza, sogno, lascia dietro te strascichi di luce per asciugare il sangue e spargiti sui miei giorni, inventami, inventami, inventami… Oh, quanto ti attesi! Quanto le mie membra stanche reclamarono acqua e luce! Eos L’emozione mi prende, mi libera la stretta in gola… Piango, piango, piango; non è dolore ma gioia, gioia, gioia. Ecco, amore, l’acqua Ecco, amore, il sole… Titone Vieni, aggrappati alle mie dita: vedi quanta neve d’estate! Eos No, non è neve, è luce… Luce e lacrime, lacrime, lacrime, tutte quelle che non versai. Quanto a lungo ti ho atteso! Quanto a lungo il mio dolore ha gridato alle soglie della follia! E ora, che farai? Ancora mi lascerai? Titone Il dolore che grida alle soglie della follia; ecco il fiele più amaro! Eos Tu puoi guarirmi, tu puoi entrare in quel vuoto, solo l’Amore può vincere i demoni, anche quelli del silenzio! Titone Tu eri già mia. Mia come l’estate sul pero; mia come terra delle mie stesse radici; Ed ora vieni, non temere il buio della notte, liberati sulle mie mani, dalle mie mani d’Ostia viva. Vieni, mia regina, farfalla di sogno sospesa nell’aria delle mie primavere perenni. Vieni, cerbiatta graziosa, sui prati verdi delle mie esistenze andate, vieni, raggio d’aria che scavalchi il tempo, gemma, cigno bianco, acquamarina, vieni, vieni, vieni… Eos Vengo sulle ostie delle tue mani sono acquamarina, gemma, cigno bianco. Come sono delicate le tue mani e forti e come brilla l’anello della tua Fede! Sono petalo, amore, sulle tue mani che ora sono acquamarina mossa dalle mie emozioni… La Grazia ti pervade, ti rende sposo e la tua bellezza rifulge come diamante. Sii il mio sposo, sposo del mio dolore redento, delle mie lacrime trasformate in pane… Vieni, vieni, vieni, saziamoci del nostro amore, Grande Ostia per tutti i giorni senza pane! Titone La felicità mi rende leggero, sono un ragazzo e tu la mia giovane sposa. Ci siamo forse incontrati In altre vite? Eos Altre vite, altri soli, altre lune… Ma non è forse Uno il giorno? Non è forse Uno il sole? Tremo, tremo, tremo come canna nell’immenso campo della tua anima, feconda, di spiga… Come sono pieni i tuoi occhi; Sono topazio bagnato di luce sfumato all’ombra della luna. Titone Non sono i miei occhi, ma i tuoi… Eos, Titone Nessuno può capire il Mistero, Siamo Luce della stessa Ombra Siamo Ombra della stessa Luce. ≈ Eos Oh, sciagurato presagio! Quel dolore... Vedere che la scia scompare! Titone Tu sei mia Eos Ancora, dillo… Titone Mia, mia, mia… Eos M’ami tu così? Titone Un tempo, al mio capezzale, pregasti il Destino prendesse altra strada, quel destino che tu conoscevi! Titone parla con gli occhi abbagliati rivolti verso l’alto. Titone Tu fosti eletta a tessere il mio sudario con le trame del tuo cuore Eos Io, allora, fui già Santa? Titone acquista la lucidità. Titone Santa, oh sì! Santa e con la tua santità stregasti il mio cuore che trascinò detriti d’ansie, angosce, paure verso il rivo delle tue vene che intrecciarono reti e m’accolsero, intero. Oh! Sii Benedetta, Benedetta tra le donne… Eos Ed io ti benedico, amore, ti benedico col mio sangue, ti benedico con gli occhi, con queste mani che tesserono sudari nuziali per il tuo corpo di spiga matura, Ti benedico preghiera che colasti sulla mia vita e tergesti l’impuro con la Sacra Fiamma e avverasti la promessa di Dio alla mia Consacrazione. Titone Oh, mia Santa! Mia Sposa, mia Diletta! Mai l’Immenso fu più prossimo! Entrambi cadono in ginocchio, gli occhi colmi di una luce abbagliante che irradia da essi. Dopo qualche tempo, Eos si rialza. Eos Tu, amore, sei tutti i miei amori! Eos Tu m’apri le porte del Paradiso! Titone Sempre ti è appartenuto Sempre ci è appartenuto Noi… Pura Luce… Titone è vestito con un mantello sacerdotale color oro. Le si avvicina e l’avvolge. Lui diviene sole, lei luna. Dalla loro danza nasce la Terra. Titone Io sono l’Alfa Eos Ed io l’Omega Eos Io sono l’Alfa Titone Ed io l’Omega II Distacco Eos E’ notte, vedi, è già notte! Titone La notte non è assenza di luce e tu lo sai… Eos Non so più niente. Sono nuda. Nuda come acino disperso; vino versato dall’otre della storia. Titone Eppure sei diversa, un bagliore nuovo rifulge nei tuoi occhi di cerva. Eos Voglio danzare. E’ la voglia che mi nasce dagli occhi e rifulge. Titone E allora danza, mia sposa senti il Ritmo della Terra e salta con la polvere in faccia, negli occhi, nel naso, e scalcia, puledra, al ritmo tribale del mondo, impazzita, liberata! Danza, danza, danza… Eos danza una danza tribale e sensuale che accende il cielo di colori scintillanti. I capelli e le ciocche, furiose, dipingono strascichi di porpora e rosso. Eos Cosa è accaduto? Titone Hai conosciuto la Felicità; sei entrata nel Ritmo della Terra! I due amanti si guardano, gli sguardi insondabili persi in profondità inaccessibili. Eos Dunque è questa la Felicità? Danza e Follia? Titone le accarezza la fronte. La bacia e, poi, cingendola, la invita a dormire. ≈ Eos Sei vicino, eppure lontano, più lontano di quanto possa immaginare… Ma, dimmi, perché attendesti tanto questo raggio di sole? Hai forse, in passato, temuto l’amore? Titone si scosta da lei, china la testa. Eos Oh! So, so che il fondo dell’Amore è amaro più del fiele e che tu sei un uomo col cervello. Nessun uomo col cervello può e vuol cadere nel torrente imprevedibile e amaro dell’Amore, eppure… Conosco le trappole della ragion pura, la follia di pazzi intelligenti al potere: bambini trucidati, venduti, assoldati, donne stuprate, umiliate, uomini venduti, usati, prostrati… Eos si copre gli occhi. Eos Tutta questa ragione è omicidio e follia! Titone E’ il tuo Amore che ha vinto! Eos Ma l’inverno è duro nel tuo cuore… Non basta la danza di Primavera per scioglierne i ghiacciai! Titone Guarda il ciliegio: guarda i suoi fiori, pronti a tramutarsi in frutti… Tu sei fiore di ciliegio, tu sei primavera. Conoscerai raggi ancor leggiadri sulla tua pelle di petalo, tu stessa sarai ciliegio e protenderai i tuoi rami verso il mare, ancora ammaliata dalla Grazia che volle la tua danza… Tu, nell’eterno fluire del mondo finito: fiore, frutto, ramo, primavera. Oh! Come sei bella! Tu sei la primavera… Eos Tu stai per lasciarmi. Il mare non sarà più lo stesso; Vedi, tende alla linea dell’orizzonte e il tuo orizzonte brilla per me di mille orizzonti e mille orizzonti baciano le mie onde, le increspano, direzionano il loro finito, eterno movimento… Titone Guarda lassù, il monte che s’eleva sul mare, lì mi troverai ogni volta che mi cercherai. A che giova il salto dell’onda che non ascende e s’eleva? Titone e Eos A che giova il mare senza la vetta che annuncia l’Oltre? Titone Questo noi siamo, amante, sorella, madre… Acqua, aria, terra… Titone si incammina verso il monte con un mantello dorato di stelle. Eos solleva le braccia al cielo, la veste azzurra come il mare e grida dietro lui: Eos E Fuoco! Acqua, aria, terra… E Fuoco! Titone si volta un attimo. Titone Così sia! E scompare. Celebrazione Eos Ti lodo, mio amore, ti lodo perché tu m’hai svelato la natura eterna dell’anima mia che Eternità riluce. Tu, mio soave canto più soave di ogni canto, volo dolcissimo di gabbiano, spartito della risacca argentina, Tu, Mistero che giaci nelle carni del mio Spirito, Tu che ridi nell’onde, giochi nell’onde, tu che ti travesti d’onde… Sola, innanzi al Grande Mare Ti sento Tu che stormisci con l’uccel di mare, muori e mi divieni, tu che mi parli il linguaggio sepolto del tempo, tu sempre esistito, tu che non passi, resti, tramonti, resti; Tu, farfalla fiorita sul pelo dell’acqua! Ti lodino le mie braccia, la mia musica, il mio canto, Ti lodino le mie ali, la mia carne, la mia luce… Ti lodi il mio grembo di donna, il muschio delle infinite pareti; Ti lodi l’infinito scorrere della mia preghiera, infinita. Ti lodino le mie mani che inventano le tue, Ti lodi l’argilla della mia essenza, il mio passo che ti cammina accanto, l’arco del desiderio che fa breccia nella tua essenza; ti lodi la mia fede che spinse il tuo veliero verso il porto dimenticato, il Fuoco che distrusse argini di ghiaccio, ti lodi la mia veggenza di donna che innalzò altari sotto la tua Croce e riempì di lacrime e sangue la coppa che ti alimenta. Ti lodi il mio Spirito, finché Luce sposi Tenebre, ti lodi il vagito dei visceri contratti in preghiera. Che io ti lodi, sangue del mio sangue, linfa della mia essenza rosso vino delle mie segrete cantine, Amore del mio Amore! III Assenza Eos, dopo essere caduta in orazione, si risveglia. Eos Il desiderio grida nella notte! Strazia le mie carni ed io le sento sbuffare come sacchi d’aria, doloranti sacchi d’aria e sangue, che strilla in questa notte oscura con parole di grandine e fuoco! Dimmi, tu che ora sei monte, quale mare amaro dischiudi? Non senti come fremo sotto al tuo monte? Il gelo m’attraversa; correnti d’aria e di vuoto… Nella torre, inquieti, s’aggirano i fantasmi dei miei pensieri! Miserere! Io sono divisa, appesa alla tromba assordante dei giorni! Eos Tu non udrai più la mia musica notturna proferire al gelsomino, al ginepro i suoi segreti! No, non udrai più la musica dei miei sensi furiosi! Chi sei tu? Straniero, ladro della mia anima! Eos chiude la finestra, va a dormire. Titone le appare in sogno. Titone La senti, mia amata, questa musica? E’puro canto di luna… Sono io che ti parlo e la mia musica, lenta, scende dalla nuvole sazie del tuo pianto. Io sono la tua armonia, il tuo corallo, Amore nel tuo Amore. Tieni, cara, sgrana questo rosario di parole mai dette e qui, tu ed io, in questa notte eterna sentiamo, sentiamo, sentiamo il tuo, il mio, il nostro Amore. Eos Tu mi hai preso l’anima Titone Era già mia. Ricordi? Andavamo per campi di fiori, pazzi, le mani, i piedi nell’erba, tu eri nocciolo d’aurora io t’amavo già allora… Eos E poi, cosa accadde? Titone Che importa, mia cara? Vorrei che m’amassi così ora con tutto il tuo sangue di donna Eos Vorrei sciogliere nei tuoi baci tutte le mie catene, sentire la musica del tuo corpo asciugare il mio tremore, impregnata al tuo sudore. Vorrei bagnarti gli occhi, tergerti nel mio stesso sangue come rondine marchiata, per sempre persa nel mio mare. Vorrei esplodere nella tua vita come ostrica furiosa, entrarti dentro come naufraga che annaspa, vinta. Persa, senza più alibi. Ancora, vorrei, solidificarmi nella tua essenza come pietra lavica e tornare, di tanto, ancora Fuoco per essere sempre più parte di te. Vorrei essere i tuoi stessi respiri, fino all’ultimo, fino a che morte non ci sorprenda. Vorrei, vorrei, vorrei Dio solo sa Quanto ti vorrei! Eos si ranicchia, dopo essersi espansa al sole. Si risveglia poi col cuore lacerato da dolore e felicità insieme. IV Morte Eos è nella stanza, con lo sguardo rivolto alla finestra. Eos Tu non sei. Vedi: l’aria è chiara e tu non sei. Sei morto all’improvviso, nelle mie lunghe notti insonni. Ho vegliato al tuo funerale: tu eri effige sulla tua stessa tomba. Eos si avvicina ancor più alla finestra. La spalanca. Eos Guardo il rivo. E’ ghiaccio. Fredda tumefazione. Si stringe in se stessa. Rabbrividisce. Eos Davvero è così atroce l’inverno, dopo la follia dell’estate, l’attesa lusinghiera della primavera? Oh! Mai conobbi inverni più tetri! Eos si tappa le orecchie, come per non sentire delle voci. Poi, rivolta al cielo, grida: Eos No, no, non parlarmi più… Oh tu che sei ombra! Oh tu che moristi! Oh tu che fuggisti! Il giorno è greve, senza luce, lento, il passo. Lascia piuttosto che segua il tuo corteo dietro il corteo dei giorni! Ti ho seppellito con queste mani e con le stesse mani ho seppellito me. Nel marmo ho sepolto, sbeffeggiato la febbre mistica dei nostri sensi. Tu non hai più voce non hai più occhi non hai più mani. Ed io tentenno nei giorni vestita del tuo sudario. Non griderà più il sangue, tornerà serrata la mia gola, finché le squame della mia non-essenza cadranno senza rumore dall’abisso dei miei giorni. Allora le mie ceneri si fonderanno alla polvere dell’aria, saranno pulviscolo come ogni cosa è polvere e vento e aria e nulla ci oltrepassa e nulla ci precede. Siamo questo: non più grandi di pulviscolo d’autunno, non più eterni di una goccia di rugiada, non più forti di sagome di corteccia rose dal vento e nello stesso tempo, infiniti, come pulviscolo che aleggia sulla goccia d’una rugiada che scende dalle carni di una corteccia rosa dal tempo. Perché è nel finito l’Eterno e l’Infinito Soffia un vento di tempesta, Eos diviene pulviscolo rosso e ocra e, poi, luce dorata. Dal cielo scende un’altra farfalla, il suo chiarore è argenteo, come la luna. Le farfalle disegnano scie di luce che, ricongiunte, reinventano la geometria dell’universo. E’ l’inizio della Nuova Creazione.
Id: 33583 Data: 15/07/2015 09:52:21
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Eredità (da Una poesia nel cassetto, Flanerì, Roma, 2011)
Mitili aperti affollano le rive condensate dalla bruma; i pescherecci gettano vuote reti sulla rena, Io cammino sulla sabbia, scansando i gusci, dallo stesso sapore di cose vuote come il vuoto che tu hai lasciato in me.
Id: 31048 Data: 05/03/2015 19:21:24
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