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Raccolta di poesie di Patrizia Stefanelli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Della Bellezza #SaveAshrafFayadh

 

DELLA BELLEZZA
…ho conosciuto per le vie di Damasco uomini puri che
di Dio hanno fatto una bandiera che sventola il vento.


Ho conosciuto donne come maddalene
adornare il capo del loro Signore.
Ipocriti senza fede in grado di spargere vigliaccheria
su un NOME, fino a consumarlo nella stoltezza.


La gente di Dio ha la bocca rossa
gli occhi spalancati
le mani a pugno
e la voce che non dice.


Ho visto uomini prostituirsi per un pugno di gloria
e segnarsi la fronte quando passa una puttana.


Ho visto uomini rubare il pane ai propri figli
per sputarlo in un bicchiere
e donne, piegate sulla vita ad imbastire giornate di
niente.


Ho visto uomini aizzare le folle
e la follia dilagare in fumo acre.


Ho visto capi di stato sul liminare del mondo
e sangue sparso sulla gente povera.


Fuori dal cerchio non c’è pietà
la casa di Dio è vuota
l’eco risuona i passi del tempo del nulla
e la voce di un uomo che piange.


Soltanto negli occhi dolorosi di un bambino
ho potuto vedere la Bellezza
dove per un attimo la mia si è specchiata.
La sua vita nelle mie mani disposte a croce

*

Dall’angolo della follia

 

Dall’angolo della follia

 

 

Ornella che ballava

abbracciava, sai,  l'aria

e così sorrideva al suo magnifico

compagno che galante e pur cortese

conduceva il suo passo

ormai imperfetto, al suono di un grammofono.

 

Ahi amor mio,

in uno scatto il tempo s’è fermato 

e l’ho spiata, dall'angolo

della follia…

 

Scosto ora i trini delle tende bianche

e canto sottovoce una canzone

luce la sua finestra, lume d’oro

nel cerchio che si svela all’anulare.

M’invento veli sulle spalle; i fianchi

son giunchi verdi; le mani farfalle

In danza fresca d’estate col mare

che giunge ai suoni, di conchiglie, lievi.

 

 

E lei… l’Ornella che ballava, lei

aveva il volto pallido

di luna sola e del chicco di grano

che muore piano per donare un’Ave

alla grazia d’un pane benedetto.

nel solco di un sorriso tanto amato .  

 

 

 

 

 

*

Preludio

Preludio

 

Quali versi dissolvono davvero

le sensazioni plasmate dai sogni

le inesatte visioni di dolore

della carne viva, l’albeggio incauto

quel lieve distillio di note for…

me and for you for more? Una ad una

le dita vanno a sfioro

a tasti neri poi bianchi poi, liberano

arie di strane alchimie, al florilegio

si aprono dei bei campi a primavera

d’erbe e corolle al collo di fanciulle.

 

Una ad una si cercano, le note,

eccole al Maestrale verso Alcyone

per tornare vestite del lucore

tremulo dei crepuscoli stellari

come un coro di rondini.

Una si attarda, rientra sola mentre

già  suona melodia.

Goccia che lenta arriva

preludio al tema di felicità.

 

For me, for you for more…

 

 

*

Sui cigli delle viole

 

Sui cigli delle viole

 

Abitami

come fa la luce che gioca,

tra le tende del sole

con  le foglie ad annuire alle persiane.

 Abitami.

Chiamami al sogno Verdemare,

 prendi la luna, dalle gelsi  in dono

alzati fino a lei in dolce tuo inganno

fino a che gli occhi

cadano

sui cigli delle viole incustodite,

 al prato,

al rosario di certe croci stanche.

                           Ecco…sarà

 rossa, come me o bianca

se vorrai.

 

Abitami

nelle sere d’estate

e poi d’inverno, quando neve ghiaccia

e le ferite mordono.

Abitami i giorni a venire,

 quelli passati,

 abitami il dolore,

 che d’Albatro ha il volo e non sa…

restare.