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Raccolta di poesie di Bruno Centomo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Tutto in un mattino da La metà del meno

“[…]Ma già
l’aria abbuia, chi è in cammino s’affretta,
cerca con gli occhi riverberi di fuochi e di lampade:
presto nevica, sarà tutto finito ancora una volta.”
Attilio Bertolucci: “L’erba”


Mi concede il tempo di non sprofondare
dentro la schiuma del giorno sdrucito?
Di stare, secchio d’acqua che scintilla
al sole scomposto dell’inverno?

Senza gelo temere e lì aspettare!

Mani s’impastino di lavoro,
orme s’affrettino dietro nuvole tardive.
In un mattino si compia la voce,
l’aria frantumi tutta questa vita sospesa.
E s’appresti, carezzando la terra nera,
al mio viso, al mio sangue,
la pioggia più veloce, la più inattesa.
Quella che scopre semi nascosti,
quasi consumati dall’ansia e dal timore.

Tutto in un mattino, nemmeno gridato.
Solamente piano respirato,
dietro gli occhi tradendo il più piccolo,
il più innocente dei sogni.


© Bruno Centomo: La metà del meno - EtaBeta ediz. 2021

*

La cartella della pazienza

“Alice: Per quanto tempo è per sempre?

Coniglio bianco: A volte, solo un secondo”.

Lewis Carrol, “Alice nel paese delle meraviglie”

 

Prendi quel che puoi dallo specchio.

Strappalo via, prima l’ombra abbia tempo di spogliarsi.

E la poesia si legga come salvezza

dai colpi di sole, dalle cattive parole, dalle malelingue.

 

I perdoni, le scuse, i destini

non basteranno più:

immobile ci si farà allora punto sopra il foglio.

 

Vi si attacca qualche disciplinata macchia d’inchiostro

che rammendo infedele non cela, ma evidenzia.

Vi fanno tele imprendibili, ragni maculati,

 sopra bave lucenti di limacce dispettose.

 

E’ tutta qui, la mano giocata dalla parola?

L’avvio di stagioni sulla punta della lingua,

il grappolo di sangue e silenzi

che dura troppo a lungo? 

*

FIORI TRA LE MANI ai tanti, caparbi, medici di guerra

Appollaiati sopra le urla,
tra macerie e coscienze,
stanno angeli stanchi.
Non hanno mani per tamponare
le ferite della mia fede,
non trovano suture
per le mie fiacche paure.
Silenziosi, passano veloci
filo ed aghi, custodi
più di tante attese ormai
che di questi bimbi stracciati.
Anche l’ultimo al mondo
dei Trentasei Giusti
qui pare aver voltato lo sguardo,
gettato l’ultima lacrima.

Il ragazzino saltella
sopra l’unica gamba
raccoglie ruvidi,
meravigliosi fiori gialli,
catturati all’eco del sole
d’un futuro mancato.
Per farne dono galante
all’infermiera più bella. 

Bruno Centomo
1° Premio alla VII^ ediz. del Concorso “S.Seghetti” Montecarlo (LU) 2013
con la seguente motivazione:
”Per aver descritto in pochi versi le devastanti ferite che le innumerevoli 
guerre in atto, infliggono nell’anima e nel corpo di tante vittime inermi,
terminando però con un lampo di speranza che scaturisce 
con innocente naturalezza da un gesto d’amore di un bambino”