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Raccolta di poesie di Riccardo Piunti
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Piuma al vento

Tentami volatile

arpeggio di note

suadenti, possibile

fuga dal mio rifugio

di vita presa in dote,

scopro un pertugio…

 

Protendo la mano

che avanza gli occhi,

vibra al suono silvano…

e fai celia ai rintocchi

del tempo, usignolo!

 

Canti tutte le stagioni

con il cuore, in volo

si elevan le passioni…

 

Con il vento fai pace

e mi tendi una piuma,

uno sguardo fugace

al cupo calar della bruma…

 

Or ora, so dove cercarti

mio amico che tu sei,

sei sempre qui, mai parti,

pago faro, dei giorni miei!

*

Lassù

Indaco è il cosmo per occhi sognanti...
lo puntellano di stelle, di diamanti,
o mendicano, diafani,
tributi di un giorno
che già medita al domani.

Le speranze, or fumose,
sbuffano dai tetti delle case!

Cosa rimane del tempo,
della briosa rugiada nel campo,
dell’apollineo sol che nasce
e dei nostri sogni ancora in fasce?

Lassù!
Con un gabbiano
a perlustrar le onde,
o con un’aquila beata
a spiegar le ali tra correnti
imperlate dai venti:
ove il calpestio del tempo
giunge muto, spento...


Si gioca a dadi con la luna,
un tuffo nell’aurora e
si sfida senza indugi la fortuna!

*

Spazio e Tempo

Gli ultimi rantoli
di una cieca debolezza
privano l’essere
di uno strame di dolcezza
che invano ha nutrito gli armenti.


Nudo,
il freddo e le intemperie
più non temo,
né il pusillanime sfoggio
di un arido eloquio.


Arde in me il piacimento
di esser sospeso
tra spazio e tempo.


Che parlottino pure gli astanti
nel memento
di un fugace godimento,
di un bivacco
ai servigi di un redivivo Bacco.


Dal mio esile esilio
già basta il mormorio di un canto
per gioir dell’esser vivo.

*

Ti sovviene l’inverno

Qual assillo depone

al cor serpi di nevi

inviolate, al solleone

strisciavi e piangevi…

 

Ti sovviene l’inverno

ti trafigge un brivido

disperso il quaderno

di aperte vocali arido…

 

Straziato, senti il solo

palpitar sulle frasche,

-non fa nido l’usignolo-

il ronzio delle mosche…

 

E ti brucian le tempie,

per ogni fuga pensata

c’è vuoto che riempie

di grilli la tua giornata...

 

E già si specchia la luna

e già pigolano le stelle,

di notte fa versi la rana

e migrano ali di farfalle.

*

A Tristano

Oh Tristano !

Levi a oriente

il capo,  ignaro

della sorte che ti attende.

 

Dagli occhi tuoi,

una spiga di grano

sussulta come buoi,

che da lontano,

tirando tutto il die

assaporano un ristoro

che giammai allenta le cinghie

di un forzato lavoro.

 

Oziando all’ombra

di un salice ridente,

sgombra

la possente mano

a tentar impotente,

invano,

di trattener

il dilagar di un pianto.

 

Tinteggiando di cremisi

un orgoglio ormai in crisi

e a rimirar le gesta

di una contesa

a te indigesta,

scoccavi tesa

un freccia

per far breccia

fra pungenti rovi

custodi di mondi vivi.

 

Oh Amore,

sospirato desio,

me traduci all’oblio

tra le uggiose spine

del mio cuore.

 

Oh Isotta!

Amata mia,

mostra a me

la scia

che a te conduce

e tira quel filo,

acciò che io lo possa ghermire,

sbocciar dal mio asilo,

prima che l’ imbrunire

dei tuoi occhi la luce debba schermire.

*

Pensami

Pensami ancora

a pascermi di luce,

cosparso di aurora,

dimora fissa di pace…

 

Pensami bambino,

rincorrersi, col cuore

abbandonarsi, divino

e struggente è amare…

 

Pensami vita mia,

per sol un momento

di assoluta armonia

che canta più del vento…

 

Pensami, più intenso

il nostro gioco inventasi,

striato di cielo così terso

che incanta i nostri versi…

Pensami ancora

al desinar del giorno

cosparso di porpora,

or da te faccio ritorno.

*

Prospettive dinanzi

Pian piano si sparge aurora
per i campi ambrati risuona
il vezzeggiar di una capinera
ed odi poi il gallo che intona...

E lì per dove la chioccia cova
sì sgomitola il pensiero primo
oltre ogni intelletto e ti trova
e ti gode pur breve quell’attimo...

E tutt’intorno nuovo ti respira
pure un vecchio abbandonato
ai suoi ricordi or poi si ammira
qual portento di cuore ritrovato...

Di giù di architravi di libri accatastati,
coi passi su chi vive te ne avanzi
di là, verso più i piaceri smisurati
or cangiando prospettive dinanzi.