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Raccolta di poesie di Chanteloup
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

questa sera

le rondini corrono nel cielo veloci
sparse come biglie
ora
formiche nell'aria fredda
il cielo respira sfebbrato
la strada si anima
odori
è la pioggia
le stelle
si accendono
come ceri
i fili piangono stanchi
un tremore
l'aria sussurra
tra i denti fitti
delle persiane
mormora di grilli
la febbre che sale
e la casa che non dorme
si spera di farlo
accucciati sul pavimento
come i panni del giorno
dimenticati
si spengono le luci
le rondini
stridono
pattinano nel cielo
questa sera

*

Le donne forti

le donne forti corrono
si rompono le gambe
e si rialzano
col cuore in pezzi
nessuno spiega
come si rammendano i tagli
o si spurga il veleno
di giorni di allegra ubriachezza
stanno sole
il tempo di una bottiglia
una panchina
per raccogliere i cocci
e poi ci si rialza
pronte a correre

*

Achab, forse noi...

Achab, forse noi
possiamo parlarne qui
su nuda pietra
dove sbatte l'onda
e il muschio umido
parla per la pelle che trema
forse è che mi manchi
come il sale sui tagli
al sole e la febbre
del mare lontano
quando gli affari portano
nell'entroterra
quelle notti
Achab ti penso
e tutto va fuori rotta
il cuore
i battiti il sangue
e l'orgoglio di
balena bianca tu
poi le tue mani nodose
strette come gomene
e gli urli e i gemiti
perdo
perdo la rotta dei sensi
e semplicemente
non so dire
dove inizia il cielo
il mareterra
ho solo il sangue che romba
nelle vene azzurre
del mare secco
e aspetto
come code spente
di accendermi
nel mare di te
arpionare con i denti
il ferro dei tuoi occhi
baciare amare
l'ebano maledetto della tua pelle
e vedere l'avorio dei tuoi occhi
quando le labbra
spingono a sud
è la rotta imprevista di questi
sensi
Achab forse noi...

*

Le donne antiche

le donne antiche
sanno il rumore del mare
e il pianto dei sassi
sanno il sussurro
delle stelle
e le gocce che cadono
sui petali di rose
le donne antiche stendono
veli nei giardini
proteggono corolle del cuore
a bagno nel liquido
dei pensieri remoti
cantono tessono
pianti senza rumore
e brillano di gioia gli occhi
alla luce del mattino
danzano danzano
sull'orlo del pozzo dei desideri
un canto odono
quello dell'adesso e di ora
onorano di presagi
il custode del castello
poeta di sassi antichi
e preghiere sul mare
lui racconta e annoda
desideri e fili di una storia
che se si avvera è vera
se non accade è storia
da rivendicare lì sul
pozzo a reclamare
con il cuore in mano
il desiderio e con il canto
delle donne antiche
a fior di pianto
e labbra

*

Buonanotte, Giacomo

Giacomo, che cosa fai?
dove guardi, oltre queste coltri inamidate?
le mani benedette giunte
in un canto di silenzio
le ombre disegnano lunghe le parole
e la luna fila e fonde il cielo
di preghiere morte nella febbre
Dove guardi? oltre quella siepe
che lo sguardo non tocca?
oltre spettrali ginestre, oltre deserti
di fredda
sabbia dove il vento notturno
erra
e lamenta il vuoto del
cielo del Caucaso.
Lo senti? i tuoi occhi spenti lo sentono
arriva quell'onda che ti travolge il capo
è l'abbraccio del sonno agitato tra le tue coperte.
Che nome ha la tua insonnia, Giacomo?
un nome saliva tra le ciglia umide di pianto
no, è la febbre che consuma la candela
di questa notte a metà primavera e inverno.
gela il cuore, mormori
no, è solo un altro sogno Giacomo,
buonanotte.

*

Ho sonno

accendo il letto di silenzio
il vuoto di una piuma schiacciata
la pelle è così tesa che duole
al tremito del sonno
è ingiusto soffrire così
di un calore spento
sotto le coperte che avvolgono
noi stessi nella solitudine
il cuscino scomodo
come l'urgenza di un desidero
in cui annegare il dolore
fa male fa male
fa male dormire così
con il fianco vuoto
la mano secca
di pianto
spegni la luce
su questi occhi
arriva il
sonno

*

Cuore sbucciato

– Dimmi che sapore ha un cuore sbucciato?
– Di sale di sangue e di metallo
con cui scuoi
fino      al
                       midollo
il frutto
 
un cuore, un pugno
bagnato
e i semi che cadono
 
a terra
 
 
il cuore sbucciato
è
fresco come una ferita all'aria
sanguedolce che chiama mosche nere
a sciami nell'aria
esposto come un ex-voto
per non soffrire più soffrendo
e si continua a offrire nell'ingenuità
di tornare a correre
con ginocchia slegate
e scarpe sfondate
un cuore sbucciato
che sa di sale e arancia
sui tagli delle labbra
al vento quando
non c'è mano che consola le guance
spente di pianto
il cuore sbucciato che continua
a fare male
quando dovrei fuggire
tra i tronchi
lontano dalla gioia a sciami
di chi è al sole
e spiare da lontano
ciò di cui si ha paura e desiderio
una mano
sul cuore sbucciato.
 

*

I fiori di milano

mi porterò nel cuore
i fiori di milano
tra le crepe del dolore
in silenzio nei cortili
nella pelle
fioriscono glicini e camelie
fioriscono le viole ai piedi
di case distrutte
- è la meraviglia di milano in primavera -
è tutto limpido oggi
nel sole che raffredda i timori
non è il caso di dirsi addio
oggi
un giorno così terso
come mai prima
le parole piovono a grappoli
la voce si spezza
in lacrime e in un sorriso
tra le vedovelle in piazze nascoste
vado lì, con gli occhi fissi
e quelle strade percorse
sanno di un tempo vivo dentro
quando la distanza scorre e si accende
in una sigaretta
raccontata
e un addio e un
rivedersi
quando
quando il vento del cuore
soffierà a nord
siete tutti nel mio cuore
come i fiori di Milano.

*

È qui

è qui
dove si incontrano le nostre mani
dove il verde è palpitante di luce
e scorrono vene azzurre di acqua
e aria
abbine cura come un soffio
su una goccia di pioggia
abbine cura come il fremito
delle foglie al vento
è qui che tutto rinasce e muore
e si disperde nell'aria
è qui che convergono le nostre mani

*

Il mare in gabbia

il mare in gabbia
il vento soffia tra le vele del cuore
teso al sole
i tetti dormono
sotto i raggi
le tegole respirano
di primavera e sale
dove sono i marinai
le tele da tessere
e le nasse da lanciare al volo
odoro il colore
di acque lontane
di questo cuore in gabbia
che si solleva al vento
aquilone
austro
euro
i vicoli del cuore orientati
in questo sole
e il vento che dorme
tra le mie ciglia sognanti
sono tornata  a casa

*

Costantino CCCXII

dio dorme dentro di te bambino

in nidi di lana e ciuffi di nuvole

sbuffa e sussulta al tuo respiro

come se fosse te

cerchi il filo della paura nelle ombre

del cielo sui tuoi piedi

insegui la coda del vento per scoprire

il favore del sole e degli astri

e dalle fronti mute di uomini

aspetti un segno divino

dio dorme dentro di te

sussulta trema e urla

come se fosse te

la tua angoscia, gioia

anima i suoi occhi

e gli impeti di terrore divino

è il re dei re

ai piedi del monte, del cielo

e della terra riflessa

in specchi di pioggia e

spruzzi di mare

re delle terre e degli uomini

gli aruspici tacciono

in ombre di cortili

il labaro trema al respiro

del vento

imperatore,

dov’è dio?

dorme dentro di te,

come un bambino.

 

*

Madre?

 
 

 madre?
è sacro il sudore della fronte
che danza tra le ciglia
ed esplode in grida
di gioia furia
estasi tra
gambe bagnate
è sacro il dito che tocca
la rosa carnea dell'anima
l'acqua di vita che rompe
tra cosce ginocchia
esauste
e i piedi nella terra
madre
è sacro l'albero?
a cui versiamo
sangue libagioni
promesse di paura
e rinascita per la terra
esausta
sono sacri
gli altari dei nostri corpi
che offriamo
alla danza
della notte
della cenere
e della carne
che rinasce
a ogni grido
di furia piacere
e dolore.
è sacra,
madre?​

*

Da Helen a Jane

sono con te tra l'erica
nel vento verde tra i rami
negli spifferi gelidi
 
sono in te nel riflesso
dell'acqua
nel buio delle lavagne
nei verbi francesi
écrire
sourire
souffrir
 
mi perderai
come il vento
l'odore del sale lontano
il ronzio d'api l'inverno
e la pioggia
sui libri sulle ginocchia
 
crederai che è stato l'inverno
a fiorire tra le crepe
e il muschio a inondare
le pietre
lì, nei boschi
dove il tifo non c'è
 
penserai
è passato tanto tempo
è stato solo un soffio
ti dirò
mentre chiudi gli occhi.

*

Dicono che scrivere

 
​– Dicono,
la scrittura impratichisca l'anima.
Copia, copia figlio mio
di lettera in lettera
per penetrare il succo della vita
 
– La Bibbia, padre…
– L'hanno soffiata gli angeli,
sullo stilo degli Anz​iani,
lì sul monte
che arde
 
piovono scritture d'inchiostro
sulle rocce
sui tetti
sulle pelli a conciare
 
mari di bistro e porpora
lavano gli scogli di Pergamo
 
– padre, scrivere è vivere
La notte spegne il sogno
le parole scorrono veloci
come scintille nella fucina del fabbro

e io muoio, perché non scrivo.

*

Procellaria

Il sole non spegnerà
la tregua dei giorni
caccerà di crepa in crepa
i segreti
di un piccolo cuore
di tenebra.
 
Una spola nera,
un tizzone rimbalza
di ondainonda
insegue le bianche
spume del mare.
 
È la procellaria.
è timida
nasconde il cuore
all'ombra di ali
neronotte
 
Si dice,
il sole geloso
le abbia bruciato
la livrea bianca
come le onde
su cui vola.
 

 

Bella,
più bella di lei
La cugina bianca,
Pagodroma nivea
– lei di segreti, non ne ha
per il sole.
 
La grazia
tra le due
è abissale
come il giorno
e la notte
sulle loro piume
arruffate
 
Neve e sale
bianca spuma di oceano
L'inverno stride
le corde della lontananza.
 
Un nido a cui tornare non c'è
– Dove si va?
A largo, a fondo,
tra i flutti
neronotte
come le ali
della procellaria
timida.
 

*

Se me lo chiedi

Se me lo chiedi
– anneghi?
sprofondo tra ossa
catrame e pietre
che ci siamo lanciati in questa
lotta di
trincea
scavata nel cuore
Se me lo chiedi
– fa male?
la lama affonda
doppia in me
e te.
Il sole brucia
gli occhi
il sale spegne
il fuoco sulle
labbra di sete
resina
bende
sulle ferite
pietose cicale muoiono
nel silenzio
di questa invincibile estate
i monti sanguinano
di me e te
delle parole e delle promesse
gettate
La luce rovina tra i crepacci
che cosa resta del cuore?
Un vuoto rottame
di paure sonore
Tutto riverbera
nel mare del dolore
se me lo chiedi
– chi sei?
non ti rispondo
un eco nelle rocce
il silenzio
di un sonno in cima
tra le vette assolate
di queste isole
sole
come i miei occhi.
 
Roque Nublo, Tejeda, Gran Canaria
By Roquenublogc (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons

*

Blu di Creta

Blu di Creta
perdersi nel blu tropicale
in quello profondo cretese
di turchesi impressi nella roccia
il vento delle cicade scuote
antiche vele asciutte
al sole delle ere che furono
e che sono nelle orme nuove
il vuoto della meraviglia
di antichi palazzi
in rovina
all'ombra di pini
fragranti di resina e miele
rakì e mezes
per la festa di palazzo
giallaenera la danza
delle vespe
tra corni infiorati
e bovi dalla candida pelle
corpi rossi lucidi,
chiome neropece
grondano di olio
e gigli di mare costellano
gli angoli dimenticati
nella camera della regina
Cnosso, no, Phaistos,
la rovina delle rovine
più belle
la danza si spegne
un ronzio lieve
di origano e miele

mare bianco.

*

La dea del cielo


«Ominous»
ti divora con gli occhi
la lingua di lavasangue
feroce
tigre di luce e tenebra
pellelacca amara
gocce di liquido piovono
sulle labbra insanguinate
è il sacrificio degli dei
in cima vertigine di ascensione
e il vento feroce ti strappa la pelle
prima che gli occhi
feroce sorride
bianchezanne
acciaio olio di ingranacci
stacca un braccio,
ne scricchiolano altri tre
pendagli di teschi
corone di rose
e un brivido
di vertebra in vertebra
la punta del kriss si ferma
quarto spazio intercostale
Spalanca la bocca
un grido
e spinge la carne nel ferro
ossa sangue
gorgoglia e stilla
quattro braccia che si chiudono
e sollevano il sacrificio
alla notte.

When Kali Rises - Source: Android Jones

*

Gli uccelli

La morte che imita
tragica lo stridio di
uccelli
un respiro appannato su specchi.
È l'alba di un sogno
morte
sterile, imita il sonno
da cui non risorge
più.
Si dondola tra
giunchi e limo
bianchi vapori
– ciò che tocca
ammutolisce.
Si cava gli occhi
per non vedere
aguzza le dita
e tocca ora
una guancia,
ora un cuore
ora una penna.
Ma gli uccelli, no
Volano alti
sui vapori
di zolfo
del suo giardino
morto.
La morte piange

*

Dust Bowl

Dust Bowl, Pan Handle, Texas

sabbia per cena
rabbia a colazione e cenere
tanta cenere che piove
dagli occhi nelle ciglia,
tra le pieghe di lenzuola bucate
due occhi bianchi e grandi
come la polvere che
danza e si solleva
come il petto che respira
di notte
sul materasso
i bambini dormono stretti
fasci di sterpi asciutte
come la bocca
che non sa dire
pregare e amare
un pugno di niente
e polvere
mosche, quelle morte
in un barattolo vuoto
di latta è il mio cuore
il tuo di piombo crivellato
piegato sulla staccionata
polvere e niente
cresce odio rabbia
sulla terra
i piedi grattano graffiano
l'aria
non c'è niente da dire
andare
prepara i bagagli
sveglia i bambini
– si sono sfasciati
le loro ossa rotolano viaggiano
i loro cuori tra spine di rotolacampo
rotolano rotolano
rombano
motori di tempesta
il vento sibila
come l'odio nei tuoi occhi silenziosi
prega, chiudi le finestre
chiudi il tuo cuore,
la tempesta sta arrivando.

Dust Bowl, Texas, Pan Handle

*

Prairies, grande pianura

Grandi pianure dell'Ovest
è il canto del buffalo, sulla pelle del caribù
e l'aquila e il lupo e il puma danzano
danzano in cerchio
il mio tepee batte d'un cuoretamburo
di stelle e nero come le braci
delle tue trecce nerocorvo
dormi tra pellinido di sogni
la ragnatela appesa al vento
e soffia soffia vento dell'ovest
portami via il sangue dalle vene
di questa terra
sento il silenzio nelle ossa
danzano danzano gli antenati
si perdono a perdifiato
dove l'acqua sfiora il vento
vento
vento dell'ovest
spegni la mia febbre
di queste grandi praterie
dormi dormi
sogni di ragno
lupo buffalo danzano

sul cranio dell'uomo bianco

*

Almare

Posso andare via. Lasciare tutto e tutti  e tornare lì da dove vengo…

Sì, sì. Fallo, il mare è lì vicino

 

 

 

 

una pallida gioia di marevicino
lontano tra moti ondosi del vento
a vedetta punge
un odore saleamaro di casa
viva, è viva la sabbia
dolce goccia tra le dita
frenesia di correre via
via dalla terraferma
e saltare di onda in onda
fino a dove il mare sfinisce
la testa crespa
tra cespugli spinosi
di sfrontate scogliere
siamo lì
tra i nidi di rocce
al mare.

*

Canto d’amore di un redattore

«In memoria  di un redattore
 
che visse amaro


– senza arte né parte –
 

per un sogno.
 

Mai amore altro ebbe in vita sua

se non far libri con il quore.»

Curioso epitaffio rinvenuto un dì novembrino, 


tra muscose felci, su una lapide della città di Y

 

il cielo su di noi,
blu royal
e nuvole bianche
bianche come correttore liquido
in rilievo
come i graffi di matita su carta porosa
è la tua pelle

d'amore è il canto del redattore
alla sua bella bozza
di nero profondo le parole
che vorrei dirti
nell'anima, chiusa in una gabbia
di testo invisibile
e gli occhi tuoi che respirano
in accapi
forzati
come baffi di lapis
rossoblù
allegri sbuffi di carnevale
una sarabanda di correzioni
in quelle notte in bianco
e nero
e bicchieri di caffè corretto
senza sambuca
e tu ci sei
ancora
mi sporchi le dita di toner
la febbre azzurra
delle cianografiche
che lasciano senza fiato
e senza rimandi a piè
di pagina nelle notti
senza letto
il ticchiettio di tasti
ronzio elettrico
il respiro viscoso
d'inchiostro tra le dita
mentre ti smembro
in un sacrificio d'amore
una passione che vola
in un giro di bozze
roulette
e tango spento
come le cicche in posaceneri
cari
come la fatica di un lavoro
che non paga
se non per amaro
amore del lavoro
di redattore.

 

 

*

Annegherò

annegherò, annegherai, annegheremo

 
ci prenderemo ci lasceremo andare
e perdere in quel paese
dove sovente ti mando
tra riso e pianto
amaro d'amore
 
annegherò questo rossore soffuso
in vincaffè annacquato da giorni intensi
tra un colpo di lima e carezza di
sciabola 
guancia a guancia in un tango mortale
di noia
 
annegherò, annegherai, annegheremo
 
e non ci diremo più t'amo et'odio
di quell'amor furioso che fa vagare
per lande e boschi nudi
col cuore vestito di spine
 
annegherai tra ricordi
dolceamari di ansia torpore
e tormento del tempo
morto ravvivato tra scintille
allegre d'un fuoco spento
 
annegherò, annegherai, annegheremo
 
ci pentiremo, annoderemo promesse
al dito rotto, tra singhiozzi di fontanili
lacrime spente di semafori e passi 
strisciati su  asfalto sbavato di pioggia
 
è una promessa
 
annegheremo in tutto questo amore amaro
 
annegherò, annegherai, annegheremo.

 

 

*

Achab

Achab mi ha strappato dalla mia casa
stridore di denti
mascella biancoluce
sale negli occhi
Salpiamo, dicembre pieno
come l'acqua nei polmoni di Stubb
Queequeeg, il suo nome perso
tra grida di gabbiani
- Il rampone! Il suo rampone-
Denti di Narvalo ci
crocifiggono
sole negli occhi
marea senza requie
salpammo
quel giorno lontano
senza sabbia nelle tasche
stufato di telline, la chiglia incatramata
lontani
troppo lontani dall'occhio severo
di Bildad
troppo lontani dai limiti della follia
sotto costa
sotto l'ombra della morte navighiamo
bianca
pancia profonda che ci inghiotte
in un ultimo sorso di grog
brindai alla vendetta di Achab
ora muoio lento
leggero, pancinsù
occhi al cielo
Nulla di nuovo sotto il sole,
Signore.
Sotto di me l'abisso bianco
di Moby Dick.

*

Lot

La frenesia della sabbia
sotto i piedi tra i capelli
le pieghe delle dita serrate
L'infinito striscia sulla salsedine
bianca rovente
come luce che acceca gli occhi
e li svuota
come statue di sale e brina
bianca lucida
e cristallina
come la morte che ti attraversa
un respiro un battito di ciglia
e via
un ronzio di api
il vento che non soffia
e tutto è fermo
una frenesia immobile
il mare calmo
fai in tempo a capirlo
che tutto è finito.
di già.

*

Upupa

– quando vedrai un'upupa penserai a me –
me lo dicesti nel sole fugace del crepuscolo
guidando tra le ombre di fitti aranceti
un'ombra volò sul parabrezza
la seguii troppo tardi
con la coda dell'occhio
dal finestrino appannato della mia infanzia
   si fece buio tutto d'un tratto
tu guidavi
al posto tuo, il sedile vuoto.
Non c'eri più
e l'auto guidava sola
portandomi verso la sera,
in un battito d'ali nel buio

cupo degli aranceti.

*

Abissale

tutto vicino al mare si colora
                                   di acqua e d'azzurro
tutto diventa lontano sottile
calmo
come la pace nel fondale

l'aria diventa

            sottile
evapora e tutto si allunga
all'orizzonte lontano e vicino
         negli occhi
  siamo navigatori persi
   tra le onde, aggrappati
a una cima ancorata
lì dove osa andare la mente

è lì

dove tutto  affoga piano
tutto nel mare
vicino al cuore
in profondità

Cristo degli abissi

*

Vento di maggio

Le rose resistono al vento
Tremano di freddo
Si spogliano
Inodori di pelle
Bruciata dal sole
Pregano:
《La corolla, no.
Lascia due petali,
Vento,
Per coprire le nuditá
del nostro cuore》.

*

verso Pavia

viaggiamo stretti
nella nebbia del giorno
che riposa molle
sui campi
il nastro rosso scorre
silenzioso
come acciaio
nella carne
a fior di labbra
un dolore
il sole nascente
gocce rosa
poi gialle e poi
rosse sparse
sul respiro
della terra che dorme
viaggiamo

*

Il vino della solitudine (cit.)

Il vino della solitudine

 bevuto a piccoli sorsi, gentile Irene
 
gustato appena come un ricordo sbavato
e dimenticato
ai lati delle labbra
 
il fiele dulcamaro dell'inchiostro
la laboriosità delle ore di scrittura
nel mezzo del travaglio
 
quotidiano.
A piccoli sorsi, Irene.
Adagio.

 

*

The Red-room

The Red chamber
 
it's raining outside, Jane
 

by the time you get used to

you won't notice it
seems nice
seems pearly like
as melted drops
into the glasshour
 
seems to be happy
and nice too
 
steep in the dim
softly
 
it's snowing, Jane
 
a frozen nightingale
brined sweetbriars
everything seems
asleep
 
hush, little Jane
dusk is rising
 
Hush

*

Ridi, che è meglio

 

ridi che è meglio
perché sbagliando s'impara
disse il capocomico
al novellino
bada che il cerone si toglie
con manica di stracci
lesto asciuga
che si va in scena
 
ridi che è meglio
che di diman non c'è certezza
disse l'oste assiso
dall'alto della sua saggezza
spillata in birra
bada che non si versi
lesto bevi
che è tempo di andare
 
ridi che è meglio
la gioia è balsamo per le ossa
disse il pastore
all'anima in pena
orsù, su con l'animo
confida nel Signore
che è tempo di vivere
 
ridi che è meglio
peggio di così non può andare
disse il soldato
al commilitone
sotto una gragnuola di proiettili
guardati sempre le spalle
veloce, spara
che è tempo di combattere

*

Petali di pietra - #ViolenceAgainstWomen #orangeurhood

petali di pietra


La faccia della violenza
è donna
sbranata dall'acido
bellezza che gocciola via
carne e sangue

fiocchi di neve

su labbra zitte.

Slapping stony petals

     Violence has it's own face
is a woman

chewed up by acid

 

beauty drained
in drops

Silence is the Sound of violence

 

Break it and speak up

Say No Unite
#orangeurhood

*

Diavoli nel Parnasso

Diavoli nel Parnasso
Malraux e Giradoux

grandi amici di
champagne e cipria

tra le campagne increspate
di Iris ad Arles

- che bella gita, amico mio
hai saputo di Gide?

-no, cosa ne avvenne?

- è caduto in una spirale
á la Goulue tra pizzi e
crinolina sapessi

Parole croccanti
di baguette

È la merena
nel bosco, amico
mio

Piccole briciole in
francesitá di penna.

*

È l’odore

Prima c’è stupore con cui si guarda a queste cose, poi subentra il dubbio, il sottile freddo.

Mi odoro le mani, sento l’odore erbaceo e mi sento a casa

Tra gli aranceti

Protetta dal buio della città

Custodita da piccole sfere di luce profumata e morbida

Come l’erba bagnata nella pioggia di novembre

Si prepara ad esplodere tutto

In fiori bianchi di sposa a coriandoli

E verde tumido che sboccia

Come l’alba tra nubi sulfuree

Una goccia gialla e poi

Arancio

Sempre più intenso

La più audace arriva al rosso

E si ferma come una mano

Che non deve salire oltre

L’orlo della gonna

E pende da un ramo

Come un sorriso

Perso e imbarazzato

È casa

Casa mia

Lì in quel

Giardino chiuso

Nei miei occhi

*

Profondità

Se all'osso togli l'essenziale
cosa più resta?
la bella assenza dei tuoi occhi
le concave chiglie mute
del mare silente
nei tenui fondali
amaranto blu
della sera inversa
sul ventre argenteo
dell'onda
è vedere tutto
sommersi nel pieno
silenzio
tra mute sirene
e pensosi nautili
nrel vetro di madrepore
brillare un respiro
e non emergere
ancora cullati
nel buio delle profondità

*

Rêverie

 

quando piegavo il mondo
con una parola e un respiro
e si animavano i mari
si perdevano nubi all'orizzonte
e correvano correvano 
le speranze di un giorno una vita
era il tempo di creare e danzare
sulle punte del caos
al vibrare di ali tenui e nere
al calare della sera
sulle gocce tra le foglie
tra i capelli e gli occhi
all'orlo dell'abisso
gorgogliante di spume e 
schiume misteriose negli
antri reconditi
della profondità
e ci si perdeva
su un granello
al vento
tra la sabbia spenta
al sole di mezzogiorno
morbido
come le nuvole 
che mi scorrono
sotto gli occhi
e nelle vene
me lo ricordo
quando

 

*

Ti ho mangiato il cuore

ho mangiato il cuore di Mozart

a morsi a fondo
nel liquore vibrante della sua musica
abbandonati nel languore
di tiepidi salotti viennesi
di opulento rosso velluto
di labbra lingue trillanti
di voci canore
ti ho mangiato l'anima
Mozart
spesso e lentamente
mi perdo tra le note
amare di marzapane
del tuo volto
un altro giro di corda
e musica!

*

Mi spiegherai

se la vita è un percorso alla morte
perchè non cerco la tua mano?
incontenibile
il dolore di essere
solo e arrivarci
cercare un debole compagno
di viaggio
il tuo sorriso di indecifrabile
serenitá
i miei capelli al vento sparsi
in gorghi e tristezza di dire
non c'è nessuno che mi accompagni
per sempre
che mi leghi forte in un abbraccio di
madre e sentirsi protetti
in un nido di cuore

*

Di nuvole

Ho voglia di stare sopra le 
                                     nuvole

                                 oltre l e regole

 Sedermi e dissolvermi

                N

                   e

                      l

                       l

                         '

                        A R I A

tra concetti acquei

                           e architetture

   di luce

Rifratte nei colori timidi

            della s e r a       e

                           svegliarmi

sull'orlo d'oro di ali d'aquila

   al SOle

tra voglia di stare
               senza niente a d d osso

Pelle di aria

Respiro di nuvola

*

Le opinioni del passeggero

le opinioni del passeggero

espresse con discrezione
tra tragicità comica e
tristezza reale

 

protagonisti non assunti

tenuti a recitare il copione
schermiti da maschere di ruolo

-è il lavoro della vita

 

              Essere fare e dare
senza ricevere

 

Ci insegnate simpaticamente
la nuova economia
generosità 2.0

 

-Camperete imparando

 

ma, signori miei
le scorte di conoscenze non sfamano.

*

Il dizionario

Il dizionario atlante di parole

un lago bianco di isole nere

abitate da tribù di significati

con accenti di passioni

fiere e forti ~con lance e dardi|

sensibili spiriti linguistici

- Partiamo, caro

Alla scoperta di questi mondi

Atlanti di conoscenza e bozze

le carte nautiche del nostro viaggio

Alla deriva

tra flutti tempestosi di un demiurgo scrittore

*

sono ’gnorante

sono 'gnorante

 
chi ti tratta con sufficienza, si stima da sé sufficiente.
 
chi ti guarda da sott'insù, ha gli occhi nelle terga.
 
chi si da arie, ha il cervello soffocato.
 
c'è tanto da imparare, figlia cara.
 
siamo tanto 'gnoranti.

*

Sigfried sapeva

Sigfried lo sapeva

che tutto faceva male

che ognuno sarebbe scomparso con la sua parte mandata a memoria

Anjetska lo conosceva il dolore

di essere inadeguati

per la croce di gloria

che ti dona il mondo

Le loro mani

in un valzer di no e sì

sviolinati in silenzio

I loro piedi qui e lì

in una giravolta immobile

dimmi Sigfried, amare quanto costa? un'ora un tempo una vita?

Anjetska cara, non lo so.

Ti ho dato il mio cuore in pegno, non lo so chiedilo ai poeti

e ai loro versi mandati a memoria

Sigfried caro, lo chiederò

alla memoria loro,

alle croci al valore appese ai loro versi

*

Il compagno immobile

come cerco di rendere meno noiose

le ore ...
                                   cercando l'utilità nella sabbia che scorre
e graffia forme uniche        
                                             - il silenzioso beduino          compagno immobile 
 
all'orizzonte secco del giorno
traccio le sfere delle logiche
      conclusioni a termini sentimentali
contratti stracciati e persi come gli occhi
nel lento divenire del deserto
a sud ancora più a sud compagno
perdo la rotta e prego di non tornare
all'inizio del viaggio
                   e rema ancora
contro le dune
la sabbiailvento
scolorito come lo sguardo immenso
del Nilo assorto
bolle di mosche e te nel cielo
trattando di prezzi e tappeti
al tramonto del Corano
un müezzin chiama
è tempo di svegliarsi
 
e tornare

 

*

La prima sera di settembre

l'inverno si chiude stretto su di noi

come un gheriglio di noce le mani
strette alla foglia che trema d'acqua
d'estate e sabbia tra i capelli nodosi
che riposano sul cuscino d'Autunno
è apparecchiata la tavola dai colori
del fungo e castagna
qua e là macchiata del vino
degli irriverenti tini che ribollono
come il mare inginocchiato ai piedi
della scogliera
e il vento non molla la presa
all'aquilone teso nel cielo 
di questa prima sera di settembre

 

*

Macchina da scrivere

piove come una macchina da scrivere
sul tetto sulla pelle
sui buchi dei vestiti al sole
siamo vuoti e pieni di vento
delle stelle delle notti andate
alla deriva alla fermata del bus
sottocoperta nella luna piena
dei giorni caduti
come le foglie ai piedi nudi
svestiti senza peso e colore
di acqua ignudi
dissolti in un soffio

*

Sembra che

la gente sembra felice quando va a fare la spesa
io sembro me stessa.


la pioggia scende
un bacio sul piede
e uno in fronte.
la benedizione di mia madre.
il vento spettina i passi
all imbrunire
sulla via del ritorno
sole di tuono e nuvola
per guardarsi dentro
e scoprire
che non si è così vuoti 
fino in fondo.



*

Fiordibocca, Eglantyne

 

Le mie nuove foglie

 

Le mie nuove foglie

saran rosse

come le rose nuove

di primavera d'istante

Racconteranno i miei petali

asciugati dal sole

 i palazzi della mente

le notti di temperanza

e abbondanza di sogni

sulle parole 

(a) fiordibocca

Nemmai cadranno le spine

adunche del mio

cuore ornamento

di guerriera

 principessa tra le rose

 

 

* a I.

*

Stigia, verso dimore silenti*

 

 

L'isola dei morti: l'isola in un lago silenzioso dalle acque immobili. Una barca a remi procede lenta verso l'approdo del'isola. Sembra un'isola disabitata e cupa. Una figura in piedi sulla barca guarda verso l'isola quasi abbandonata.Verso dimore silenti

il passo sordo di pioggia

letei prati imbevuti

di quel sonno

che temiamo

pallido mio compagno

 

 

 

le mani strette in

nodi di arazzo

preci strette 

e fitte

   come silente nebbia

che fila

la 

  Parca

         muta e indomita

passiamo oltre

le ceneri vuote di fanciulli

sospese le allegre risa

in lugubre

planctus di letei

migratori

sopra lo specchio dell'anima

grigia

placida dorme il

respiro eterno di sonno

lì perduto

di biancheossa

la nostra remota 

         casa

affretta il passo

    amico mio

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

* Un commento-prosieguo ideale a 《Verso silenti dimore eterne》 di Paolo Melandri.

*

itaca

ti sogno

 

itaca
mare mio azzurro abbandonato
onde bianche increspate
la sabbia della pelle
carezzata appena
dai miei piedi stanchi
erranti
itaca
ti ricordo morbida
e aspra di promontori
e spume
alla nebbia di scirocco
e austro
i legni abbandonati
in giochi
più grandi del destino
e delle orme sciocche
del mio orgoglio
itaca
ciglio scuro di Penelope
mano bianca che tesse
un silenzioso addio
itaca
risa bambine di Telemaco
fronte acuta che cresce
sola
itaca
rimessa di sogni
agitati nel talamo
sogni insperati
di naufragio.

*

Didone - Eneide IV

 

Didone 
grassa opulenta fenice

s'è lasciata giocare a dadi
dal fatale Enea


Resta come cenere nel braciere
il talamo freddo abbandonato
quando ormai i remi
sono alti
nel mare amaro
Didone

Le mura si disfano
come le braci di antico amore
non inghiotti carbone
ma ti lasci morire
come cagna matta latri
non di amore
ma di dolore
il ventre ti sanguina
macchiato dal gladio
errante e sciocco di Enea

Fuggi tarda Didone
prima che la sciagura 
di amore si abbatta
come l'onda stanca 
sul capo dello scoglio.

il tuo petto grasso
e odoroso di cedri
del Libano

senza alcun riguardo
ti offristi al sacrificio
d'amore

il tuo corpo
calpestato dalle onde


Sono partiti
sono partiti
i figli di Troia

e ti hanno abbandonata
come libagioni 
venute a noia
lì come un relitto
sulle sabbie 
di Tiro.

*

Camilla - Eneide XI

«C'è più onore
a morire per mano
di una lama
che morire per cuore
di un uomo»

Camilla vergine

Minerva or Pallas Athena - Gustav Klimt

Perchè devo conoscere
carne d'uomo quando è meglio perire
eroicamente tra gladio e scudo
invece del letale abbraccio maschio

C'è più onore a morire per mano
di una lama
che morire per cuore di un uomo

La lama è fedele
più del cuorduomo
mutevole d'inganno e intesa
il cui voler muta verso lini
di talamo più allettanti

C'è più onore a morire per mano
di una lama
che morire per cuore di un uomo

Glutei sodi di mezzelune
pelle bianca come l'ossa
segate dalla virginea lama
Camilla bella lama
la guerra brama
della morte
l'abraccio brama
non d'amore
morte.

*

Dolceamara

nella mia dolceamara sicilia

la vita scorre di lava e limone

sui tagli della pelle

il sole lava le offese di un destino

sangue secco su scogli affranti

di vite alla deriva

negli occhi di mandorle si spengono

soli e stelle di notti mitiche

ed ebbre di malvasia

sulle pelli dure i mori

affilavano le scimitarre

e di loro memoria restano

arabi sorrisi

persi nelle crespi spume

di mori teste

nella dolceamara sicilia

giudì moro e cristianu

campavanu di misma terra

fratelli di tavola

nemici di fede

la spagnola favella

di vicerè e borboni

non ha scomposto

il siculo aplomb

nulla resta

della federiciana memoria

se non dolci versi della poesia

di questa dolceamara terra 

di sangue e migrazioni.

*

Adagio

 

Si dice che le lacrime

esprimano qualcosa

a cui

ancora non abbiamo

dato un nome

Alfabeto segreto

di ricordi ammaestrati

a gioire e a perdersi

in questa giravolta

di stagioni

Ce lo spieghiamo senza

la dinamica delle ragioni

Rinasciamo come

arabe fenici senza patria

e moriamo all'ultimo

volo del vento sui

cornicioni

di palazzi e tetti

 che ci proteggono

nei nostri sogni

Piangiamo

lacrime remote

di tesori nascosti

alle nostre coscienze

si dice che il pianto

racconti quello

che l'anima deve

ancora svelare

*

La parola asciutta

Le giostre vanno via

Si svuotano di bimbi

Foglie torride

Di questa estate

Precoce autunno

Si svuotano gli occhi

Del pianto

Resta il sale

È arrivato troppo presto

Neanche il tempo 

Che prendessi il

ritmo del respiro e

Il tempo

Troppo veloce

Ammutolisce la voce

In questa mezzanotte

Più chiara dell'alba

La parola 

si fa asciutta

Astratta 

Come l'aria evaporata

Nei bronchi secchi

Ci abbandona la voglia e la noia

Del fare del male altrui

Abbonda l'inedia

Di maldicenze e 

Allegrie sconce

In una lenta deriva

di giallo 

terra immota

L'Anima ferma si disfa

Di petali secchi e spenti

Come il vento che muore

Sulla sabbia asciutta 

La parola

*

Argo

Argo dov'eri?
ti ho dimenticato su uno scoglio
lì in quella patria lasciata
per capriccio fatale
Sei lì
nei miei assolati ricordi
tra passi certi e sterpi
lì dove il mare si increspa
in bianche onde
come il tuo manto
sbianchito dal tempo
Sei lì
dove altri non giungevano
prima della mia ombra
e pensieri
fedele nell'attesa
nulla mi chiedevi
se tornassi
o se ti fossi
fedele
nulla pretendevi
né che fossi eroe
o re
solo amico
di silenti corse
tra il lido e il sasso
nella caccia
e nella quiete
sei lì Argo
nella mia memoria
naufraga.

*

Ecclesiaste 6:1

E

Ti guadagni il mistero di vivere

Un mestiere che non si tramanda

Strane attitudini nascono

Muoiono e crescono col sole

Cocente di sabbia

Niente di nuovo

Sotto lo zenit

Erbe amare

Le radici del pane lontano

Correre sui vetri

Il sangue scotta

Ogni giorno

E non preghi in quelle lingue

Sconosciute dell'anima

E hai sete di una voce

Che spieghi i come

e i dove mai raggiunti

Il sole di notte

la quiete di un mare

imbevibile del sale

amaro di questo vivere

*

Oh Thunder Road


Oh Thunder road

Mary gridava dall'autostrada

corri troppo veloce
perdiamo noi stessi sotto le ruote
è un macello darling
di amore e sangue
quello che si consuma sulle stade
di Philadelphia
Eravamo giovani
ma siamo ok
sulla Highway nine
tra Camaro muscle
e corse clandestine
Roy Orbison non canta più
alza il volume Mary
e smettila di piangere
troveremo la nostra terra promessa
tra le badlands
cimitero e lamiere
l'amore redime
e uccide i sentimenti
di innocenza
oh thunder road
perchè mi porti così lontano
it's keep flowing like A river
gli e-Street band
Cadillac ranch e il sapore
di sigaretta e pioggia
controvento e il motore ruggisce
come gli hungry heart
persi nel fondo di una Miller's
oh oh oh baby, I'm on Fire

*

La nuova educazione sentimentale*


La nuova educazione sentimentale
prescrive una dieta

Alimentare cuore e sensi
di parole bambine
ingrassa il girovita

Prendere misure e distanze
da sé stessi
Ossa abbracciate
nelle scheletrite promesse
di bulimie di amori

          Meglio

Ortoressie di relazioni

quelle giuste

per curarci quanto basta

dalla bigoressia
di noi stessi.

 

 

 

*In risposta a "Educazione alimentare" di Marco G. Maggi

*

era ieri che

i tuoi capelli avevano l'odore della pioggia
nella tenebra dello sguardo un lampo
una parola piovuta dalle labbra
era ieri sera che ti conoscevo
che oggi ti ho perduto
nel senso del silenzio
e della pioggia che batte
e ribatte alle imposte
e sul cuscino vuoto
della notte che trascorre
di ora in ora
i tuoi capelli che avevano
l'odore della pioggia
tra nodi capricciosi
delle dita
in preghiera giunti
sull'attenti

alla finestra
trascorrono le nuvole
sulla fronte
dorme il dubbio
era ieri che.

*

Cluetrain #poesiapoeti

«Only by speaking in a real voice, and by engaging people rather than delivering messages to them».

(Markets are Conversation, Doc Searls and David Weinberger - The Cluetrain Manifesto)

 

 

mi prendi e mi emozioni con un abbraccio rubato
accanto a me, sedia a sedia fianco a fianco
tra le voci urlanti di laureati
e affanni di laureandi in estasi
compositiva
sono qui che scrivo
nella biblioteca scenario
dei nostri amori bisticci
m'imbatto per due volte
nello stesso sguardo di ieri
un addio scritto di fretta
tra gli umidi baci studenti
e la primavera scorre
e corre come le parole
di foglio bianco in excel
e word
non ho più parole da scrivere
ma da dire e soffiare

alla nebbia di questa

primavera

*

Chante! #poesiapoeti

Je Chante

Tu Chante

Il ou Elle Chants

nous chantons
vous schantez 
ilsetelle chantent

 

 

cantano i lupi e le farfalle
tra le ferie di agosto e falò settembrini
cantano le spoglie le gambe nude
alla prima sabbia e onda
di acque fredde di marzo
canta tutto
la pelle assonnata
l'occhio lento
la scarpa lesta
cantano le formiche sul tavolo
gli occhi tamburellanti
sul tram
e cantano
cantano le parole
le favole assorte e i silenzi
nudi
cantiamo

*

Giuda

«Smettila giuda!
hai sentito?»
Liberaci del sangue che scorre
a petali
che gentil macchia e s'apprende
imbarazzante tra le candide
vesti fiorite di alberi
rosati
a cui [dice leggenda] ti fosti
impiccato
«che utili hai ottenuto
dalla cessione della quota di salvezza
per il mondo?»
è stata scelta di tua sponte
o fu altro a decidere per te?

 

historici tradunt ti fu dato filo da torcere
post-vendita
dandoti corda
a cui legare il tuo collo
appeso come le conclusioni
sul tuo destino

di bacio porti il nome
il marchio vendicatore della bugia
triste ricordo giuda
fine onorevole non ne potesti avere
di dantesca memoria

«Vexilla regis prodeunt inferni»
dilaniato e defecato
dal re delle malebolge
Ripulito e rivestito a festa
torni di primavera a penzoloni
tra i rami di Cercis Siliquastrum
in anonimi viali
o contrade sperdute di luoghi
che neanche sanno
ospitano la tua forca.

*

Archeologie del cuore

le archeologie del cuore sono complesse sai
scavi di polvere e terracotte colorate
degli occhi che mi hanno attraversato l'anima

                                                         cocci  

di risa allegre disperse

nel cielo di primavera di assolata Milano
delicate dita su fogli impiastricciati
di garbugli pensierosi tracciati a matita
come i memorandum di promesse
ubriache dette in una notte
umida
tra le colonne di San Lorenzo
traballante tram

avvinazzato stridore

          di feste e bagordi

è milano di Primavera

*

7 e 8

I capelli si sono allungati un po'

Sono invecchiata di smalto rosso

E nero paltò

La primavera è arrivata in anticipo

Fa freddo stasera

Porta romana del cuore

linea M3

Coppia cinese nuvole di mimose

Sorriso sfumato

I nuovi signori di Milano passeggiano

In frotte in porta romana

Un'altra menata - è la solita storia

Sono invecchiata e reggo il moccolo

Ai miei anni dispari

Sera di marzo

Matto marzo di amore

E lancette di orologio.

E domani invecchio

Per davvero

*

E’ vero

è vero, dimmi che è vero, quello che provi e senti

                      chiamale se vuoi, emozioni.

comode e pratiche come le scarpe che togli la sera
e abbandoni
quei sentimenti lì scomodi come calze bucate
dall'aggressiva allegria di distruggerti tra braccia
altrui.
dimmi che è falso che la vita ritorna quello che toglie
cose scomode o persone sfrattate dal cuore e dagli occhi
messe tutte lì a bordo di strada in attesa del prossimo
pullman verso il nonsodove e non so quando
ti mentirei dicendoti che il tempo cura cuori malati
di dolore
ti mentirei dicendoti che oggi è come ieri
che quello che provo per te non è cambiato
come le scarpe che ho buttato lì tra i rifiuti
e i no che non mi sono mai detta.
è vero sai che i conti non tornano
se li fai con il cuore.

*

Si impara

La maledizione è ricordare

È scritto negli occhi in silenzio

Svegliare appena chi dorme

A occhi aperti e dimentica

Beati quelli che dimenticano

Tutto

Il rumore della sabbia che scorre

I muri rotti di disperazione in volti

Sbiancati di dolore

Ci dimentica

La rabbia di quei giorni ciechi

E tristi di memoria

Le ossa corrose dalle carezze

Dove non c'é piu la carne per coprirsi

Beato dimenticarsi degli addii e delle

Vergogne

Cancellarli in un sorriso amaro

E rissoso come le ore che scorrono e

Dimentico

 

《Amen》

 

(ad A., 20 anni fa)

*

Di marzo

E le ore che scontano la pelle
la prigionia di primavera
sotto la pelle di inverno
abbracciati stretti tra le radici
nei piedi dell'amore
addormentato affranto
allo scorrere del vento
cercarsi tra le labbra di foglie
e lasciarsi andare allo sciogliersi
di neve
dita capricciose, languide pozzanghere
in occhi l'addio liquido
evaporato al sorriso di sole
prega, spera che non vada
spergiura il tepore del giorno
danzante sull'erba umida
dei loro amori
un sentore di primavera
l'inverno che va
levandosi in volo
tra nembi piovosi di marzo
primavera che resta
a dormire un po'
tra tronchi nodosi di marzo

*

Querido - trad.

Spogliati
senza dubbio è meglio abbracciarti
Afferra tutti i dubbi e
Lasciali lì come le scarpe
Affittami due minuti della tua Vita
Desidero siano i più brutti che
Tu abbia mai avuto
Perchè ciò che voglio
E' modellarli e dar loro
Nuova forma trovata nei
Tuoi sorrisi amati
Avvicinati a me
Querido

 

 

 

 

NDR. Traduzione italiana di Querido

*

Arrivo a te

timidamente arrivo a te
lontano vicino tendendo la mano
arrotolando gli occhi in ciglia
vergognate
all'alba di una sera romantica
come un viaggio in metro urlato
al telefono
arrivo vicino a te surrurrando appena
un alito di vento caldo lontano
come le conclusioni di questa storia
programmata in un calendario di emozioni
arrivo a te piano
tra spine e corsetti
mani strette al cuore compianto
come un fiore abbandonato sul cemento
bagnato di pioggia
arrivo a te tra la festa di ombrelli
lavati dall'acqua di febbraio
recitando un silente ritornello
di parole e amore
arrivo a te

 

*

Querido

Quitate la ropa

Sin embargo es mejor abrazarte

Agarras todas las dudas y 

Quitarlos allí como los zapatos

Alquilame dos minutos de tu vida

Quisiera sean los mas feos que

Tu haigas tenido

Porque lo que quiero

Es moldearlos y darlos

Nueva forma buscada en 

Tu sonrisas queridas

Acercate a mi

Querido.

*

Arriva

Le cime degli alberi dorate di verde

Lontani boschi di strade

E mormorii di nuvole indistinte

Il divenire d'autunno di goccia in goccia

Essenza di montagna lontana

La città dispiega tetti

A un cielo ciclone di foglie

Passo per passo arriva

Inverno.

*

Fichi e sale

Quell odore lontano e rassicurante
Marezzato appena di onde
in quella cartolina lontana
di estate
Odore di fichi e sale
Resina calda di occhi socchiusi
Masticare in silenzio quel dolore
Attenuato di spuma in onde
Silenzio tranquillo liquido
Di cicale

*

Pudore

non mi piace vedere gli altri mangiare.
ci sarà in me qualcosa di nevrotico
ma non lo tollero

è osare qualcosa che non si può
talmente intimo come le ferite
di auto-piacere di dolore

non puoi imporre di mostrarti
agli altri
con le briciole a bordo bocca
tra bocconi di parole

non puoi
non mi piace vedere gli altri

mangiare

*

Oggi scelgo

oggi scelgo di stare in silenzio
senza scendere nelle vie di mezzo
tra i piedi degli altri

oggi preferisco il silenzio
al rumore di parole vane vuote
di gomma e briciole

la materia di cui sono fatti i sogni
degli altri

oggi scelgo il silenzio
per essere libera.

*

Un pensiero

Pansy, Viola tricolor hortensis

 

  Un pensiero d'un respirare tra occhi acquosi e dita

 

                                                                                        lente

a scrivere il dolore di un giorno.                                

 

 

 

Un impressione di respirare        

                                                        la pelle a nodi sotto le ginocchia di un dubbio

 

teso

pronto a scattare. Come l'odore dell'acqua atteso tra nuvole di ombrelli e schiene

                                                     di curva comprensione.

 

Un colore tra gli occhi e i capelli che sfugge

 

come l'amore che prega e trema sotto la porta.

                                                           A mani chiuse, un giorno.

             Un'impressione

*

Estágio com a moda

Cirneche isteriche
Ululati mannari
Dionisiache orge
È moda
Batte il tamburo
Dente di lingua che duole
Mussolina detergente
Sudori mistici di designer
È eventoche fa scalpore
Di brivido arguto e saccente
Malizia di blogger
 È notizia che vizia
La perfezione di nasino
Ricciuto plastico
È estetica di alta
Chirurgia estatica
Di occhi divoratori
Di smanie famose
È star sopra stalle
Di stelle di carta

Meu carnaval estridente

*

Gru d’Africa

Come le gru d'Africa
silenti tra canneti baltici
allo sbiadire di spuma
              è sera
Vibra l'ala         la migrazione
al sud di Africa calda

 

Nel baltico l'inverno è
implacabile
sogna dispera
l'onda neve di sale
verso est
bianche conche di mani
in preghiera al mare
latteo
         I
nidi di balestrucci
precari tra briciole
di calcare al vento
di nord

        Com'è bello come
gru d'Africa
sperare di migrare
lì dove il cuore è
caldo, nell'onda baltica
        Verso est
la costa cambia
ancora
di sabbia dune
nordiche
le focene allegre
sotto le onde sinuose
di baltico

 

Migriamo

             migriamo ancora
lì dove il cuore è
caldo
                      come gru
d' Africa
       In Lituania
Timide stelle di sabbia
in lotta contro il vento
                     E dove c'è il vento
com'è bello sognare

Sperare di migrare
come gru d'Africa

*

Voltapagina

Mi prometti racconti di grandi avventure
a mordipagina il brivido di un
capoverso

 

Mi prometti amori travolgenti
sottocopertina e dolci trafiletti

 

( elzeviri brillanti)

 

in quarta pagina

 

Mi prometti onore e duelli
sul filo di pagina e tempestose
burrasche di carta

 

La fronte rugata di classico
la coscia incipriata del rosa
il fumoso noir
l'invidioso giallo

 

Un amore a due dorsi

 

pietrificante occhio smeraldo di Medusa
()
denudarsi di pagina
una febbre di parola voltapagina
Mi prometti tutto
e ti dimentico, come i tanti
(su uno scaffale)
...

*

Via Froid

calda primavera

molliche di sentiero

strada dissestata

Tra vene di palazzi

 

Esplode improvvisa

erbacce gialle

 

spensierate come il

cielo svagato di adolescenza

 

V a g a b o nd a 

 

Uno scooter

In quella strada

Insieme

 

un calore inconsapevole

 

Di sole

 

Sulle spalle gobbe

sui libri

un dirsi non ho capito

 

tra dita evidenziate e risa che esplodono

 

in silenzi di condomini

 

in periferia del cuore

 

Quel caldo inconsapevole

 

sulle corolle di Febbraio Marzo Maggio Aprile

 

e l'ombra verde

 

di un calabrone

 

insieme lungo

 

quella strada dissestata

*

Mare pallido

Certe estati 

 
Il mare pallido su
   grani di odori
persi sulla pigra
schiuma del Mattino.
        Dormi?
Appena morbida
Sulla spiaggia di
coperta, (veli)
Annodata tra dita
lunghe nuvole di
orizzonte.
 Segno (di) vita a fior di
ciglia. Dorme?
                   Sogna.

*

Olor

 

La città odorava di carne
Divino sangue
Macello d'amore
Tra le labbra
La carne che brama
La scena di un raggio
Lucente
Tra gocce rugiadose
Di ferite
Melograni sparsi
Nella grazia 
Dell'attimo
La neve rossa
Di te
Un nervo scoperto
Tendine rotto
Del violino
Dei singhiozzi
Soffocati
Annebbiati
Nel respiro 
Di questa bestia
Negli occhi
Il freddo esausto
In
Vapori di corpo
Offerto
Olocausto
D'amore
E pazienza.
Di te.


*

Di te

 

E sei la terra 

Da dove vengono le mie emozioni
E le mie parole
Buttatemi lì sul cuscino
Tra una carezza e un urlo
Nelle giostre di ombre
Dell'infanzia
E sei il mistero più
Grande e incomprensibile ai miei occhi
Non riuscire a scrivere
Di te
Nella distanza
 
Ti sei sempre battuta
Per quella necessità
Di sincerità al limite
Guerriera dalle ossa
Spezzate e fiera
Di quegli occhi mutevoli di temporale
Nata dalla tempesta
Sottovento
Sotto l'acqua
Coperta
Dal vento dei giorni 
Del sale di questo 
deserto
Culla elettrica di suoni
Temporali e tuoni
In quegli occhi sinceri
Che non so leggere
Una partita a carte
Scoperte nell'improbabilità
È più facile leggerti
Nella scia degli anni
In un a posteriori di me e 
Te.
Ritrovate oggi
Sotto questo cielo
Mutevole
Sincero come i tuoi occhi
Che non riuscivo a leggere
in questo teatro
Indescrivibile senza
Sforzo e fatica di 
Dire che sei
Sempre stata 
Sincera a ogni
Costo
Senza che potessi capirti.
 

*

Che importa

Che importa se una promessa sfuma

A bordo di scia tra queste onde di vento
Senza patria e nome
Che importa se in occhi c'é il giudizio
Universale di due persone
Sta scritto
Nel fondo dei giorni e nei ritorni
Tra questi nodi di cuori ostinati
Tra queste pause di lingue
In attesa
É nella grazia di approssimarsi
A immagine di quella somiglianza di
Sé allegro perdersi
Ricontrandosi tra gambe di paure
Alte e esili
Come ombre della sera
É nella grazia di braccia che riposano
Senza peso a pelo di corrente
E acqua di occhi
Presa da questa terra che calchiamo.
Che importa se qualcuno dice
 Ciò che 
Importa.

*

Tempestoso

Una tempesta di violini

Nel cuore

Spettinato nel freddo

Di questo vento

Un battito doloroso

Che sfiorisce in un 

Abbraccio impetuoso

Di una corda che

Si rompe e

Slaccia un

Cuore seduto

Nel caos grigio.

E i violini suonano

In una tempesta

Di occhi passi

voci.

*

Via Privata

                                                                                                           

Via Privata - Valentino Bompiani

 

Inseguire  un filo di penna
tra pagine scandite
Ti leggo,  ti medito
In  via privata

 

 

 

 
Leggere manoscritti  con la penna in mano                                                                                                                      

 fare l'amore come i gatti sui tetti

 Un libro tira l'altro

 Confidenza in via privata

 Intima lettura di me e te

 parole avanzate sottocoperta

 colata sulla pelle che scotta

 l'anodino desiderio di sprecare

 polvere di stelle in fretta

 porporina sulle guance di un libro

 a ognuno il suo di pensiero

 

a margine del silenzio

 

 

                                brina e pioggia in petali

                                        di foglie sotto l'autunno

                                                     che incombe come il respiro

                                                                          nero argento d'inverno

                                                    a dorso di copertina

 

Libri

 

acciaio sulle corolle

 degli alberi mobili

 nel vento notturno

 cresce coglie crepa

 spacca la pelle in risa

 notturne, ripiegate in tasca

 di fazzoletti

 sparsi a pezzi

 In note

 in nuvole nervose come

 la pioggia

 

Leggerti con occhi randagi

 

 come

 

fare l'amore a filo di penna

tra i capelli

 nodi che vengono al pettine

 

 

 

                                               

 

 

*

Dieci anni a Torino

 

 

DIEDI ANNI A TORINO, ben dieci - Eugenio Camerini

 

 

 

Bohème

 

Tienimi la manina gelida

 

di oscura cameretta

di gocciolio tetro

di calamaio in punta di pennino

 

la pelle ritorta al rullo

tampone del riserbo sulla 

magra pagina stretta.

 

Tienimi Bohème stretta

 

alla ringhiera della soffitta

la vertigine di questa 

barbarie nell'Odessa intellettuale.

 

La schiena semibarbara percossa

da i pionieri tipi di Pomba

La senti come rulla?

 

Battono i tamburi dalle profonde

officine tra liane scure e 

cinghie dei torchi. 

 

Bohème

 

stringimi le gale 

del vezzoso cappellino

a Palazzo Madama

 

sul corso rotolano

passi letterati

accalcati molesti

 

come il jais
lacrimante dai

tuoi occhi:

 

Dolce violetta

di Torino

cavouriana

 

Dov'è il tuo cuore 
Bohème? Stretto

nel corsetto esplode

schizza via

 

oltre l'eloquenza

in cattedra di

Paravia

 

rulla sulle punte

sulle graziose

dita

mezzoguanto freddo. 

 

Dov'è il tuo

cuore Bohème?

 

sotto i piedi

 

della calca letterata

emigrata 

e fuoriuscita

 

rannicchiato

alle lezioni di

De Sanctis

In San Francesco di Paola.

 

Vociante 

di spettacoli

tra polemiche 

e gazzettieri

 

Dolce violetta 

di Torino

cavouriana.

 

 

 

 

*

Retablo

Retablo - Consolo

 

giro le carte a vuoto
sul velluto della schiena
del sonno andato
tra le pagine
incroci inversi di inchiostri
sottolineati occhi
nell'intenso studio
delle premure
all'alba

 

la notte scivola calda
in una goccia
soave eternità impressa
rilegature di nervi
pregevole delirio
sul taglio di una pagina

 

oro disperso in un soffio
introduzione profonda
coscienza plasmata
tra fogli torvi
a rovescio un cuore
a verso un anima a capo
di fine capitolo

 

paese di ombre cesellate
dipinte a fior di labbra
tra coralli
angoscia misterica
di passioni.

*

Anisette

L'odore di porto
sulla terra ferma di questi giorni
il cielo prigioniero in una
pozzanghera di occhi
tra le tue mani un pezzo
di specchio
catena del mio
cuore alle tue
parole secche
corde che non stringono
promesse
forse
passi galleggianti
tra foglie al vento
nel freddo che chiude gli occhi
della sera
perso tra le tasche
un filo di discorso
un pezzo di pioggia
tra gli occhi
il brivido di un sorriso
piovuto per caso
detto in un attimo
a fior di pelle
lama di vento
tra le mani
foglie di brina
a mani giunte
la pioggia di vetro
in perle gelide
mute bellezze
di stelle posate
dal vento
tra le ciglia.

*

L’odore di quella

 

L'odore di quella (straniera)

Maledetta erba 
Cupa
Come le fronde di
Nerofiume
Nell'olio di memorie
Ripassate
Sulla lingua secca
Di ricordi
Labbra asciutte
E spente
Come le dita della sera sul
Cielo viscoso di stelle
E comete come carezze
 Di pelli nude bagnate
Alla coscienza di 
Ieri
Quando tra le redini
Mani infantili
Di grande potenza e 
Presenza
Ritorna subdolo
Al sole d'autunno
In cocci di terracotta
Tra i capelli morti
Quell'odore di cuoio
Di marzo
Dei passi attutiti 
Su sterpi di bocche
Ai margini di una campagna
Minimale
Di parole e modi 
Tu reciti
Di un copione perso
Agli angoli remoti
Del letto
Sotto le testate di vetro
Spaccato infranto
Di cuore pestato
E noia
Ti disturbi
Tra quegli odori di ricordi
Distrutti
Rimescolati nell'intimo
Confuso di una tasca
La collina dei conigli
Arsi al sole di primavera
La criniera cupa di 
Cavallo
L'odore della straniera
Me lo spieghi il senso
Di quella corsa a rompicollo?
In punta di sasso
A piedi martoriato
Me lo spieghi
Quell'inciampare negli occhi di lei?
Sotto le pietre
A bordofiume
Senza pensare al domani
Me lo spieghi quell'odore di lei
Erba maledetta
Cupa

Come le fronde sotto cui riposi?

*

Morandi - Natura morta

Ti amo Morandi

Di una pennellata
Asciutta un
Rilievo
Soffio all'anima
Scoppia il cuore in
Sabbia spenta
Mesta nella
Quiete della
Tua pennellata
Sobria come occhi
In equilibrio
Nel tono dimesso di
Mani nel silenzio
Del sonno
In madrepore 
Morbide asciugate
(di polmoni senza respiro)
Da quell'acqua
Che evapora nel
Silenzio assorto
Pallido di quel
Meriggiare a fior
Di pennello
Montale greve e 
Quieto nella
Ruga di pensiero
Crespa come
Carta asciutta
Di un bacio 
Su quella pelle
Arsa che non
Riposa.
- la grazia non è cosa
Di questa terra.

 

Asciutto nelle ossa

Riverso come il capo
Capelli di sabbia
Remota su quella 
Spiaggia che non 
Vede mare
Luce di sale
Occhi di pomice 
Ruvidi
Come le tue dita
Sulle mie labbra
Dipingimi 
Il colore
Di sabbia
Sulle ciglia dell'attimo
Nelle orecchie
Il fruscio graffio
Del crine
Asciugato
Bruciato dal nervo
Delle notti febbrili
Estive
Nel nodo di un 
Dito nello schiocco
Immoti delle sterpi
Di cui annodi incanti
E forme
Senza respiro e 
Tregua
In questo torrido
Sbiadire. 

*

La fiera dei morti

 
A zia G.
Oggi 
Tanti anni fa
Come vent'anni prima
Ti voglio bene di
Affetto semplice
Di luce tra le foglie
Di quell'albero magico
Di cui intrecciavi racconti
Nei nostri occhi socchiusi
Oggi come ieri
Tra i totò
I passi frettolosi tra le bancarelle
 
La fiera dei morti
 
Un dolce arancio
Appeso tra le dita in spicchi
E i nostri
"racconta ancora"
E tu non smettevi mai
Di sbucciare storie e dire 
Oltre quello che potevi immaginare
E noi mai stanchi di te 
Ubriacati di storie e parole
Di quei giorni, accoccolati
Tra le coperte nella cesta da stiro
Sul tavolo stanco
Dalle ginocchia di legno 
Cigolanti
Come l'assito vecchio di casa
Il gioioso tremolare di mattonelle
Nelle corse moleste dopopranzo
Tra un riso e un dispetto
E un totò
Eravamo qui
Immoti e eterni
Nel fermo immagine
Carta da parati antica
Come le pietre del lungo mare
Quegli interminabili passi
Tra il mare che mugghia e il vento
E la tua mano nella mia 
Senza smettere di camminare e guardare
Le onde che strappano via dagli occhi
Il velo di malinconia di novembre
Oggi come ieri
Giorno di giochi
Adulti
Pensieri cerei
Limpidi di nuvola
Sotto lo stesso cielo
Lontane  e 
Vicine
Spicchi del dolce arancio
Del tuo sorriso di sempre
Oggi come ieri.

*

Le camelie bagnate

 

Le camelie bagnate di pioggia

Lontano giardino di Inghilterra
Chiuso in un cassetto di carte
E occhi che non sanno 
Spiegare quelle parole morbide
In corolle dipinte
Ortensie reclinate
Un capo su una spalla estranea
Dita di erba tremanti
Per dirti di non andare
Restare qui
Tra queste vetrine sbiadite
Di legno e corda
I giochi lungo un fiume piovoso
Di un'estate invernale
Come quella in fondo
Al tuo sguardo 
Il sapore spugnoso 
Di parole che non capivo
Il gesto a ritroso
Che presagivo
Perso in un sospiro
Di noia
E tutto scorre
Come questa pioggia
Di petali infranti
Infangati dai piedi
Di questi anni pesanti
E torbidi
Nel fiume piovoso
Di un cuore
Perso lì
Su quella riva di domenica
Eterna in noi bambini
Di ombre doppie
Sedute in silenzio
Sul greto spento
Dalla pioggia
Le camelie bagnate
Di pioggia
In Inghilterra

*

Savoir faire

Il rame caldo di profondità 

Nivee di conchiglie in riflessi
Mutevoli di occhi pensierosi
Morbida opulenza di perla
Costretta in dita sottili
Ragni metallici di parole
Appese all'orecchio
Di una pagina scritta
Da calligrafia ferma
Ammaestrata al buon senso
Senza conflitto
Candore opaco di pelle
Il silenzio rammendato
Da punti
Virgole barocche di orgoglio
Sospesi a capo
Tra righe e boccoli
Di pensiero
Savoir faire l'amour
En silence
Con un battito di ciglia
E cipria.

*

Ciao amore

 

Ciao amore

Cadi dagli alberi come le foglie
Senza posa con grazia
In dorati tappeti
Scricchiolanti e soffici
Di carte perdute e andate
Come quei giorni torridi di attesa
Nel vento che non parte
Per l'ultimo viaggio d'estate
Su una gobba di onda
E spuma di sabbia rovente
Nell ombra frondosa
Di spogli alberi
Verdi riflessi su pelle
D'oro e stagno
Come gli occhi caduchi
Degli alberi
Silenti e quieti
All'ombra dei nostri passi
Nascosti tra le dita
Impigliati nei capelli
Come promesse inaudite
E ridenti di pioggia
 Tenera e tenebra
Sotto la coperta 
Dell'attesa
Morbida che scotta
Come una fronte
Nella febbre di un bacio
Ciao amore
Le foglie cadono.

*

Il mio

Il mio concetto di vulnerabilità estrema
elegante, di violette
di Pavia
Il mio concetto di eleganza
diversamente snob
Lontano, attutita, atterrita dal silenzio
di occhi incerti suburbani
lontani di mani inerti
Il mio concetto di dimenticanza
noiosamente vero
Vicino al cuore un colpo secco
Di febbri sorrise esplose
in rose tenebrose
riciclate di visi commerciali
Gotici come i tempi industriali
di crisi dell'io
Lontano, attutito, atterrito un io
di ironico silenzio
elegante
vulnerabile
Teneramente. Vero.
Il mio.

*

Quando il mio cuore sarà impegnato

Quando il mio cuore sarà impegnato

Tra le tue parole di ieri e domani

Assemblato insieme, in una miscela di

Se ma e forse

L’odore del sesso che svia e sorvola su

Antipatici preamboli di conoscenza e maniera

Lasciata chissà dove, sotto il letto

Tra scarpe e mutande rivolte al soffitto

In atroce preghiera di silenzio

E decenza

Me lo domando e lo immagino

Distratto qui, tra le righe che scrivo

Nei minuti di silenzio di una conversazione

Scarsa e sincera

Come le misure della tua autostima

Affossata, quanto basta

Per saltarci sopra

Come da un letto all’altro

Senza tracce di seta

O lacci

Persi qua e là

Come le orrende scarpe che sfoggi

 

 

Che vita galante la tua

Di senza casa e tetto nell’agio

Di un nomadismo vuoto e spento

Mi chiedi cosa davvero pensi di te

Mi diverto

Non ti rispondo

Rispondo a un sì e un no

Di riflesso

Senza partecipazione

Alle tue mirabolanti avventure

Di cavaliere perso

Per quanto tempo vuoi comprare

La mia pazienza di cena in cena

E bacio rubato improvviso

Molesto come

Certe parvenze

Di simulazione

Mi commuovo

Spengo due chiacchiere sul tuo conto

Così

Come le sigarette in tasca

Morse di fretta per non svelarmi

Ai tuoi occhi pettegoli

*

Dopocena

Nel mio cuore cuoce
La torta del silenzio
Di mani inoperose, intrecciate a vuoto
Su uno schienale di sedia controvento
Alle spalle del tempo che inonda
L'anima vuota come tavola
Deserta di briciole delle
Tue carezze dei tuoi sensi
Nel mio cuore cuoce
L'amaro sorriso
Scoppiato tardi
Quando mettevi in croce
I miei dubbi al vento
Gelido delle sere immerse
Nel tiepido vano delle tue mani
Ruggiscono questi pensieri
Bastardi disordinati
Come questi piatti
Di un pranzo mai cominciato
Sotto gli avanzi di occhi
Assonnati.

*

A nord

L'odore del mare perso tra aghi di rosmarino a nord
Nel freddo della sera in nuvole infrante
Come la spuma di occhi persi abbandonati
Al sud più estremo
Ultima malinconia di giorni volati via
Come foglie dalle mani in un calendario del
Cuore spengo la luce
Piano nei corridoi dei silenzi
Risale un antico riso
Di occhi, mani
Sincerti, furtivi
Come un'onda improvvisa 
Sulla mia testa persa
Nelle coperte
Nella notte cinerina d'autunno
Schiusa come una crisalide
Di neve prematura
Immobile
Come gli occhi miei fissi
Tra i vetri asciutti
In una pioggia di settembre. 
 Nord.

*

In fondo alla bottiglia

i milanesi non hanno gli occhi
non ti guardano bagnato
libero
sotto la pioggia
nella confusione
non ti scrivo lucida
annebbiata forse
dall'alcool
stordita da chiacchiere incrociate
anonime
di parole d'occasione
confuse e pudiche 
come lo schermo dietro gli occhi dell'anima
in fondo a un bicchiere
la birra scorre
come pioggia sulle vene di vetro
della pelle esausta
selvaggia
come i nervi spenti
da una pelle lontana e repulsa
che carezze non vuole
di spine cinta
cicatrici
di pelli altre
di morsi nudi
spenti neri
anonimi
non sono i tuoi
forse i miei
mescolati alla carne
che ho mangiato
di nascosto 
cruda nella ferocia
di dimenticare
le ferite fattemi
con il cuore nelle mani
schizofreniche
incapaci di dare con il vuoto
in un pugno
l'alcool fa dimenticare
me lo gridi negli occhi
i miei occhi che ridono
io mi ricordo chi sono
nell'alcool
solo che a volte me ne dimentico
come il nome di chi conosco
nell'ombra
allegria di ebbrezza
da soli
allegria di parole
in solitudine.
è la verità
la verità non va ringraziata.

*

Ricordi, Itaca...

Le tue mani ragni di seta

ombre sul sole

ricamano carezze

sulla mia pelle

di sale e sabbia nel vento

le onde mormorano

gli antichi abbracci

nelle cale nascoste

perdute all'ombra

di scogli e mirti

odorosi dei tuoi occhi

sui miei

si perdono le mie dita

nell'ombra dei tuoi

ricci

sulle tue labbra di

onda

eri e non sei più

che un sogno

tessuto

nella notte

nel sonno

nelle opere del giorno

eri e non sei più il re del

mio talamo abbandonato


XXI-II-MMXI

*

Umbra

calde ombre agostane
stesi di lato paralleli
righe d'ombra e steli di luce
sulla pelle 
stanchi e abbandonati
come le mani su carte giocate e previste
tiepido brivido senso del buio
nel giorno scavato
larvato negli occhi spenti
morsi dal desiderio
incallito di giocare ancora
al vento che soffia
da nord sbiadito disperso
per la campagna bruciata
di bianco e calce
di giocare alla pioggia
evaporata sulle labbra
secche di sale e baci
di scorpione e vipera
intrecciati ai capelli
stesi abbandonati
al sonno di una battigia
arsa
Medusa sognante
Chirone pigro.

*

Erinni

Ti confesso

Non mi ami più me lo sento
come la pelle dentro le ossa
dritte sull'attenti dei tuoi occhi

Non mi ami più me lo dici
nell'insofferenza della cenere
una sigaretta tra le tue dita
la noia della mia luce negli
occhi

Non mi ami più, me lo dici
con sgraziata ferocia getti sabbia
negli occhi nei tagli bestiali
del mio odio

Ti lascio allegra eredità di
specchi rotti avulsi singhiozzi
pidocchiose reliquie di te
spento spettatore

Me lo dici a denti stretti
nel tuo sghembo ego

Me lo ripeti a voce di un'altra
maschera acre come le mie
risa e fiori d'arancio secchi
che lancio al vuoto
del tuo letto di sterpi

L'odore della rabbia lucida
camaleontica mi ubriaca

Contempla le mie ossa
lontane malandate

A colpi di rasoio recide
i presenti passati l'alba
di ieri

Non mi ami più
pioggia libera di vetri.
Libera.

*

Pioggia

il basso brontolio del tuono
tremo la tua voce
in un abbraccio a spirale
di ferro e ghiere strette
alla gola e ai polsi
avvinta, stretta blanda
come la pioggia che cade
lenta su pelle morbida bianca
rossa di fiume nera di segni
lenti delle dita
mordi il brivido di gelo
sulla nuca piana
svetta il senso del nulla
nodo scuro di capelli
sciolti all'alito della grandine
calda terrea
come il tuo cuscino
petto di fango e pietra ardente
gli occhi tagliano questi lacci
liberi le mani
ali spente di un fulmine
perso nelle onde di coperte
stravolte come i tuoi sensi
nebbia tremito di narice
odore di predatore
la fuga delle ombre avvinte
alle caviglie, lacci liquidi
crudi di pelli tese
affrante in un dolore
chiuso in un pugno
la terra trema
spento il cielo.
chiudo gli occhi.

        fuori la pioggia canta di noi
                   sommessamente
mesmerizza le polveri dei ricordi
disperde l'acqua dei silenzi scavati
dalle nostre mani distanti
e non tocca il brivido di una pelle
bianca 
lavata dai soli delle estati
perse in timidi accenni
se l'inchiostro avesse colore
arrossirei
come graffi di mani strette
a lungo nel vuoto
tra pietre
perse
la pelle abbandonata al vento
vele alla deriva
all'alba.


*

La presenza

ho paura dei sensi del buio
del disperdersi di gocce nell'eco
delle crepe nei muri

perdersi distratti
per strade
bucce di occhi consumati
in sguardi spenti

dei ciechi e muti
alle finestre di oggi

veli di tende 
al vento immobile di ieri

persi distratti
tra le coperte ruvide
di carta sbiadita

parole perse sotto il letto
tra le dita delle mani 
immobili

chiudo gli occhi e scorre
la sabbia
il sangue lento

sotto le onde 
oltre il mare invisibile
delle inquietudini

*

Siracusa

Siracusa
azzurra
di veleni brillanti
vetri veneziani
su cielo di carta
stellata di un
giorno qualunque
occhi che velano
l'anima di parole
dita che tessono
torcono l'aria di
se e ma e prego
di tornare in
quest'ordine di
strade e magherie
di volti ordinari.
Siracusa
che non mi parli
pigra svuotata
come le mie tasche
di carte e conti
che non tornano
come i desideri
all'eco

*

Livorno

Livorno
malinconia di balconi
cenere di ricordi dispersi nel buio del lungo mare
la malinconia del mare stanco di sbattere la fronte
sugli scogli mesti levigati dal vento
ti pettino le dita, tra i miei capelli bruciati
dal sole di una terra lontana persa
come quello che mi resta dentro il cuore
una malinconia di pece
sui sassi sperduti nel mare
ombrelloni spogli del lido Pancaldi
l'inverno che non vuole andare via
come i miei ricordi di te su questa terra
buttata sul mare di Toscana
Se perdo quello che ho dentro
piccole foto
piccole carezze di parole che avrei voluto
sentirti dire
sul cuscino ruvido di una stanza
di Via pensieri
cercare il calore di quella pelle
liscia ossuta come il desiderio di
rivederti un tempo
se la vita non avesse preso questo corso
deviato
come l'acqua tra gli scogli
la spuma silenziosa
vergognata tra le alghe si nasconde
persa
come in questo cielo d'incubo
infinito,
madreperla come l'aria
che mi scorre nelle vene
tagliente togliendomi il fiato
di te
e ti penso e inchiodo quello
che ho ancora
di poco di piccolo
di te di noi
nella mia memoria.
il ricordo di un gatto
un davanzale vuoto
una strada assolata
lo splendore di Castiglioncello
che non torneranno più
e mi assalgono come la malinconia
di un presagio ombroso
nella calura di Agosto e settembre che verrà
i ricordi rigano una guancia
uno sfregio del tempo
lo schiaffo di due occhi duri spenti
come pece sull'asfalto.
e noi,
dove siamo?