chiudi | stampa | |||
Raccolta di poesie di Chanteloup
|
*
Achab mi ha strappato dalla mia casa
stridore di denti
mascella biancoluce
sale negli occhi
Salpiamo, dicembre pieno
come l'acqua nei polmoni di Stubb
Queequeeg, il suo nome perso
tra grida di gabbiani
- Il rampone! Il suo rampone-
Denti di Narvalo ci
crocifiggono
sole negli occhi
marea senza requie
salpammo
quel giorno lontano
senza sabbia nelle tasche
stufato di telline, la chiglia incatramata
lontani
troppo lontani dall'occhio severo
di Bildad
troppo lontani dai limiti della follia
sotto costa
sotto l'ombra della morte navighiamo
bianca
pancia profonda che ci inghiotte
in un ultimo sorso di grog
brindai alla vendetta di Achab
ora muoio lento
leggero, pancinsù
occhi al cielo
Nulla di nuovo sotto il sole,
Signore.
Sotto di me l'abisso bianco
di Moby Dick.
*
La frenesia della sabbia
sotto i piedi tra i capelli
le pieghe delle dita serrate
L'infinito striscia sulla salsedine
bianca rovente
come luce che acceca gli occhi
e li svuota
come statue di sale e brina
bianca lucida
e cristallina
come la morte che ti attraversa
un respiro un battito di ciglia
e via
un ronzio di api
il vento che non soffia
e tutto è fermo
una frenesia immobile
il mare calmo
fai in tempo a capirlo
che tutto è finito.
di già.
*
cupo degli aranceti.
*
tutto vicino al mare si colora
di acqua e d'azzurro
tutto diventa lontano sottile
calmo
come la pace nel fondale
l'aria diventa
sottile
evapora e tutto si allunga
all'orizzonte lontano e vicino
negli occhi
siamo navigatori persi
tra le onde, aggrappati
a una cima ancorata
lì dove osa andare la mente
è lì
dove tutto affoga piano
tutto nel mare
vicino al cuore
in profondità
*
*
*
Il vino della solitudine
*
by the time you get used to
*
*
petali di pietra
| Slapping stony petals Violence has it's own face chewed up by acid
beauty drained Silence is the Sound of violence
Break it and speak up Say No Unite |
*
*
Prima c’è stupore con cui si guarda a queste cose, poi subentra il dubbio, il sottile freddo.
Mi odoro le mani, sento l’odore erbaceo e mi sento a casa
Tra gli aranceti
Protetta dal buio della città
Custodita da piccole sfere di luce profumata e morbida
Come l’erba bagnata nella pioggia di novembre
Si prepara ad esplodere tutto
In fiori bianchi di sposa a coriandoli
E verde tumido che sboccia
Come l’alba tra nubi sulfuree
Una goccia gialla e poi
Arancio
Sempre più intenso
La più audace arriva al rosso
E si ferma come una mano
Che non deve salire oltre
L’orlo della gonna
E pende da un ramo
Come un sorriso
Perso e imbarazzato
È casa
Casa mia
Lì in quel
Giardino chiuso
Nei miei occhi
*
*
*
ho mangiato il cuore di Mozart
*
*
Ho voglia di stare sopra le
nuvole
oltre l e regole
Sedermi e dissolvermi
N
e
l
l
'
A R I A
tra concetti acquei
e architetture
di luce
Rifratte nei colori timidi
della s e r a e
svegliarmi
sull'orlo d'oro di ali d'aquila
al SOle
tra voglia di stare
senza niente a d d osso
Pelle di aria
Respiro di nuvola
*
le opinioni del passeggero
espresse con discrezione
tra tragicità comica e
tristezza reale
protagonisti non assunti
tenuti a recitare il copione
schermiti da maschere di ruolo
-è il lavoro della vita
Essere fare e dare
senza ricevere
Ci insegnate simpaticamente
la nuova economia
generosità 2.0
-Camperete imparando
ma, signori miei
le scorte di conoscenze non sfamano.
*
Il dizionario atlante di parole
un lago bianco di isole nere
abitate da tribù di significati
con accenti di passioni
fiere e forti ~con lance e dardi|
sensibili spiriti linguistici
- Partiamo, caro
Alla scoperta di questi mondi
Atlanti di conoscenza e bozze
le carte nautiche del nostro viaggio
Alla deriva
tra flutti tempestosi di un demiurgo scrittore
*
sono 'gnorante
*
Sigfried lo sapeva
che tutto faceva male
che ognuno sarebbe scomparso con la sua parte mandata a memoria
Anjetska lo conosceva il dolore
di essere inadeguati
per la croce di gloria
che ti dona il mondo
Le loro mani
in un valzer di no e sì
sviolinati in silenzio
I loro piedi qui e lì
in una giravolta immobile
dimmi Sigfried, amare quanto costa? un'ora un tempo una vita?
Anjetska cara, non lo so.
Ti ho dato il mio cuore in pegno, non lo so chiedilo ai poeti
e ai loro versi mandati a memoria
Sigfried caro, lo chiederò
alla memoria loro,
alle croci al valore appese ai loro versi
*
come cerco di rendere meno noiose
*
l'inverno si chiude stretto su di noi
*
piove come una macchina da scrivere
sul tetto sulla pelle
sui buchi dei vestiti al sole
siamo vuoti e pieni di vento
delle stelle delle notti andate
alla deriva alla fermata del bus
sottocoperta nella luna piena
dei giorni caduti
come le foglie ai piedi nudi
svestiti senza peso e colore
di acqua ignudi
dissolti in un soffio
*
la gente sembra felice quando va a fare la spesa
io sembro me stessa.
la pioggia scende
un bacio sul piede
e uno in fronte.
la benedizione di mia madre.
il vento spettina i passi
all imbrunire
sulla via del ritorno
sole di tuono e nuvola
per guardarsi dentro
e scoprire
che non si è così vuoti
fino in fondo.
*
Le mie nuove foglie
Le mie nuove foglie
saran rosse
come le rose nuove
di primavera d'istante
Racconteranno i miei petali
asciugati dal sole
i palazzi della mente
le notti di temperanza
e abbondanza di sogni
sulle parole
(a) fiordibocca
Nemmai cadranno le spine
adunche del mio
cuore ornamento
di guerriera
principessa tra le rose
* a I.
*
Verso dimore silenti
il passo sordo di pioggia
letei prati imbevuti
di quel sonno
che temiamo
pallido mio compagno
le mani strette in
nodi di arazzo
preci strette
e fitte
come silente nebbia
che fila
la
Parca
muta e indomita
passiamo oltre
le ceneri vuote di fanciulli
sospese le allegre risa
in lugubre
planctus di letei
migratori
sopra lo specchio dell'anima
grigia
placida dorme il
respiro eterno di sonno
lì perduto
di biancheossa
la nostra remota
casa
affretta il passo
amico mio
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
* Un commento-prosieguo ideale a 《Verso silenti dimore eterne》 di Paolo Melandri.
*
ti sogno
itaca
mare mio azzurro abbandonato
onde bianche increspate
la sabbia della pelle
carezzata appena
dai miei piedi stanchi
erranti
itaca
ti ricordo morbida
e aspra di promontori
e spume
alla nebbia di scirocco
e austro
i legni abbandonati
in giochi
più grandi del destino
e delle orme sciocche
del mio orgoglio
itaca
ciglio scuro di Penelope
mano bianca che tesse
un silenzioso addio
itaca
risa bambine di Telemaco
fronte acuta che cresce
sola
itaca
rimessa di sogni
agitati nel talamo
sogni insperati
di naufragio.
*
Didone
grassa opulenta fenice
s'è lasciata giocare a dadi
dal fatale Enea
Resta come cenere nel braciere
il talamo freddo abbandonato
quando ormai i remi
sono alti
nel mare amaro
Didone
Le mura si disfano
come le braci di antico amore
non inghiotti carbone
ma ti lasci morire
come cagna matta latri
non di amore
ma di dolore
il ventre ti sanguina
macchiato dal gladio
errante e sciocco di Enea
Fuggi tarda Didone
prima che la sciagura
di amore si abbatta
come l'onda stanca
sul capo dello scoglio.
il tuo petto grasso
e odoroso di cedri
del Libano
senza alcun riguardo
ti offristi al sacrificio
d'amore
il tuo corpo
calpestato dalle onde
Sono partiti
sono partiti
i figli di Troia
e ti hanno abbandonata
come libagioni
venute a noia
lì come un relitto
sulle sabbie
di Tiro.
*
«C'è più onore
a morire per mano
di una lama
che morire per cuore
di un uomo»
Camilla vergine
Perchè devo conoscere
carne d'uomo quando è meglio perire
eroicamente tra gladio e scudo
invece del letale abbraccio maschio
C'è più onore a morire per mano
di una lama
che morire per cuore di un uomo
La lama è fedele
più del cuorduomo
mutevole d'inganno e intesa
il cui voler muta verso lini
di talamo più allettanti
C'è più onore a morire per mano
di una lama
che morire per cuore di un uomo
Glutei sodi di mezzelune
pelle bianca come l'ossa
segate dalla virginea lama
Camilla bella lama
la guerra brama
della morte
l'abraccio brama
non d'amore
morte.
*
nella mia dolceamara sicilia
la vita scorre di lava e limone
sui tagli della pelle
il sole lava le offese di un destino
sangue secco su scogli affranti
di vite alla deriva
negli occhi di mandorle si spengono
soli e stelle di notti mitiche
ed ebbre di malvasia
sulle pelli dure i mori
affilavano le scimitarre
e di loro memoria restano
arabi sorrisi
persi nelle crespi spume
di mori teste
nella dolceamara sicilia
giudì moro e cristianu
campavanu di misma terra
fratelli di tavola
nemici di fede
la spagnola favella
di vicerè e borboni
non ha scomposto
il siculo aplomb
nulla resta
della federiciana memoria
se non dolci versi della poesia
di questa dolceamara terra
di sangue e migrazioni.
*
Si dice che le lacrime
esprimano qualcosa
a cui
ancora non abbiamo
dato un nome
Alfabeto segreto
di ricordi ammaestrati
a gioire e a perdersi
in questa giravolta
di stagioni
Ce lo spieghiamo senza
la dinamica delle ragioni
Rinasciamo come
arabe fenici senza patria
e moriamo all'ultimo
volo del vento sui
cornicioni
di palazzi e tetti
che ci proteggono
nei nostri sogni
Piangiamo
lacrime remote
di tesori nascosti
alle nostre coscienze
si dice che il pianto
racconti quello
che l'anima deve
ancora svelare
*
Le giostre vanno via
Si svuotano di bimbi
Foglie torride
Di questa estate
Precoce autunno
Si svuotano gli occhi
Del pianto
Resta il sale
È arrivato troppo presto
Neanche il tempo
Che prendessi il
ritmo del respiro e
Il tempo
Troppo veloce
Ammutolisce la voce
In questa mezzanotte
Più chiara dell'alba
La parola
si fa asciutta
Astratta
Come l'aria evaporata
Nei bronchi secchi
Ci abbandona la voglia e la noia
Del fare del male altrui
Abbonda l'inedia
Di maldicenze e
Allegrie sconce
In una lenta deriva
di giallo
terra immota
L'Anima ferma si disfa
Di petali secchi e spenti
Come il vento che muore
Sulla sabbia asciutta
La parola
*
Argo dov'eri?
ti ho dimenticato su uno scoglio
lì in quella patria lasciata
per capriccio fatale
Sei lì
nei miei assolati ricordi
tra passi certi e sterpi
lì dove il mare si increspa
in bianche onde
come il tuo manto
sbianchito dal tempo
Sei lì
dove altri non giungevano
prima della mia ombra
e pensieri
fedele nell'attesa
nulla mi chiedevi
se tornassi
o se ti fossi
fedele
nulla pretendevi
né che fossi eroe
o re
solo amico
di silenti corse
tra il lido e il sasso
nella caccia
e nella quiete
sei lì Argo
nella mia memoria
naufraga.
*
E
Ti guadagni il mistero di vivere
Un mestiere che non si tramanda
Strane attitudini nascono
Muoiono e crescono col sole
Cocente di sabbia
Niente di nuovo
Sotto lo zenit
Erbe amare
Le radici del pane lontano
Correre sui vetri
Il sangue scotta
Ogni giorno
E non preghi in quelle lingue
Sconosciute dell'anima
E hai sete di una voce
Che spieghi i come
e i dove mai raggiunti
Il sole di notte
la quiete di un mare
imbevibile del sale
amaro di questo vivere
*
Mary gridava dall'autostrada
corri troppo veloce
perdiamo noi stessi sotto le ruote
è un macello darling
di amore e sangue
quello che si consuma sulle stade
di Philadelphia
Eravamo giovani
ma siamo ok
sulla Highway nine
tra Camaro muscle
e corse clandestine
Roy Orbison non canta più
alza il volume Mary
e smettila di piangere
troveremo la nostra terra promessa
tra le badlands
cimitero e lamiere
l'amore redime
e uccide i sentimenti
di innocenza
oh thunder road
perchè mi porti così lontano
it's keep flowing like A river
gli e-Street band
Cadillac ranch e il sapore
di sigaretta e pioggia
controvento e il motore ruggisce
come gli hungry heart
persi nel fondo di una Miller's
oh oh oh baby, I'm on Fire
*
La nuova educazione sentimentale
prescrive una dieta
Alimentare cuore e sensi
di parole bambine
ingrassa il girovita
Prendere misure e distanze
da sé stessi
Ossa abbracciate
nelle scheletrite promesse
di bulimie di amori
Meglio
Ortoressie di relazioni
quelle giuste
per curarci quanto basta
dalla bigoressia
di noi stessi.
*In risposta a "Educazione alimentare" di Marco G. Maggi
*
i tuoi capelli avevano l'odore della pioggia
nella tenebra dello sguardo un lampo
una parola piovuta dalle labbra
era ieri sera che ti conoscevo
che oggi ti ho perduto
nel senso del silenzio
e della pioggia che batte
e ribatte alle imposte
e sul cuscino vuoto
della notte che trascorre
di ora in ora
i tuoi capelli che avevano
l'odore della pioggia
tra nodi capricciosi
delle dita
in preghiera giunti
sull'attenti
alla finestra
trascorrono le nuvole
sulla fronte
dorme il dubbio
era ieri che.
*
«Only by speaking in a real voice, and by engaging people rather than delivering messages to them».
(Markets are Conversation, Doc Searls and David Weinberger - The Cluetrain Manifesto)
mi prendi e mi emozioni con un abbraccio rubato
accanto a me, sedia a sedia fianco a fianco
tra le voci urlanti di laureati
e affanni di laureandi in estasi
compositiva
sono qui che scrivo
nella biblioteca scenario
dei nostri amori bisticci
m'imbatto per due volte
nello stesso sguardo di ieri
un addio scritto di fretta
tra gli umidi baci studenti
e la primavera scorre
e corre come le parole
di foglio bianco in excel
e word
non ho più parole da scrivere
ma da dire e soffiare
alla nebbia di questa
primavera
*
Je Chante
Tu Chante
Il ou Elle Chants
nous chantons
vous schantez
ilsetelle chantent
cantano i lupi e le farfalle
tra le ferie di agosto e falò settembrini
cantano le spoglie le gambe nude
alla prima sabbia e onda
di acque fredde di marzo
canta tutto
la pelle assonnata
l'occhio lento
la scarpa lesta
cantano le formiche sul tavolo
gli occhi tamburellanti
sul tram
e cantano
cantano le parole
le favole assorte e i silenzi
nudi
cantiamo
*
«Smettila giuda!
hai sentito?»
Liberaci del sangue che scorre
a petali
che gentil macchia e s'apprende
imbarazzante tra le candide
vesti fiorite di alberi
rosati
a cui [dice leggenda] ti fosti
impiccato
«che utili hai ottenuto
dalla cessione della quota di salvezza
per il mondo?»
è stata scelta di tua sponte
o fu altro a decidere per te?
historici tradunt ti fu dato filo da torcere
post-vendita
dandoti corda
a cui legare il tuo collo
appeso come le conclusioni
sul tuo destino
di bacio porti il nome
il marchio vendicatore della bugia
triste ricordo giuda
fine onorevole non ne potesti avere
di dantesca memoria
«Vexilla regis prodeunt inferni»
dilaniato e defecato
dal re delle malebolge
Ripulito e rivestito a festa
torni di primavera a penzoloni
tra i rami di Cercis Siliquastrum
in anonimi viali
o contrade sperdute di luoghi
che neanche sanno
ospitano la tua forca.
*
le archeologie del cuore sono complesse sai
scavi di polvere e terracotte colorate
degli occhi che mi hanno attraversato l'anima
cocci
di risa allegre disperse
nel cielo di primavera di assolata Milano
delicate dita su fogli impiastricciati
di garbugli pensierosi tracciati a matita
come i memorandum di promesse
ubriache dette in una notte
umida
tra le colonne di San Lorenzo
traballante tram
avvinazzato stridore
di feste e bagordi
è milano di Primavera
*
I capelli si sono allungati un po'
Sono invecchiata di smalto rosso
E nero paltò
La primavera è arrivata in anticipo
Fa freddo stasera
Porta romana del cuore
linea M3
Coppia cinese nuvole di mimose
Sorriso sfumato
I nuovi signori di Milano passeggiano
In frotte in porta romana
Un'altra menata - è la solita storia
Sono invecchiata e reggo il moccolo
Ai miei anni dispari
Sera di marzo
Matto marzo di amore
E lancette di orologio.
E domani invecchio
Per davvero
*
è vero, dimmi che è vero, quello che provi e senti
chiamale se vuoi, emozioni.
comode e pratiche come le scarpe che togli la sera
e abbandoni
quei sentimenti lì scomodi come calze bucate
dall'aggressiva allegria di distruggerti tra braccia
altrui.
dimmi che è falso che la vita ritorna quello che toglie
cose scomode o persone sfrattate dal cuore e dagli occhi
messe tutte lì a bordo di strada in attesa del prossimo
pullman verso il nonsodove e non so quando
ti mentirei dicendoti che il tempo cura cuori malati
di dolore
ti mentirei dicendoti che oggi è come ieri
che quello che provo per te non è cambiato
come le scarpe che ho buttato lì tra i rifiuti
e i no che non mi sono mai detta.
è vero sai che i conti non tornano
se li fai con il cuore.
*
La maledizione è ricordare
È scritto negli occhi in silenzio
Svegliare appena chi dorme
A occhi aperti e dimentica
Beati quelli che dimenticano
Tutto
Il rumore della sabbia che scorre
I muri rotti di disperazione in volti
Sbiancati di dolore
Ci dimentica
La rabbia di quei giorni ciechi
E tristi di memoria
Le ossa corrose dalle carezze
Dove non c'é piu la carne per coprirsi
Beato dimenticarsi degli addii e delle
Vergogne
Cancellarli in un sorriso amaro
E rissoso come le ore che scorrono e
Dimentico
《Amen》
(ad A., 20 anni fa)
*
E le ore che scontano la pelle
la prigionia di primavera
sotto la pelle di inverno
abbracciati stretti tra le radici
nei piedi dell'amore
addormentato affranto
allo scorrere del vento
cercarsi tra le labbra di foglie
e lasciarsi andare allo sciogliersi
di neve
dita capricciose, languide pozzanghere
in occhi l'addio liquido
evaporato al sorriso di sole
prega, spera che non vada
spergiura il tepore del giorno
danzante sull'erba umida
dei loro amori
un sentore di primavera
l'inverno che va
levandosi in volo
tra nembi piovosi di marzo
primavera che resta
a dormire un po'
tra tronchi nodosi di marzo
*
Spogliati
senza dubbio è meglio abbracciarti
Afferra tutti i dubbi e
Lasciali lì come le scarpe
Affittami due minuti della tua Vita
Desidero siano i più brutti che
Tu abbia mai avuto
Perchè ciò che voglio
E' modellarli e dar loro
Nuova forma trovata nei
Tuoi sorrisi amati
Avvicinati a me
Querido
NDR. Traduzione italiana di Querido
*
timidamente arrivo a te
lontano vicino tendendo la mano
arrotolando gli occhi in ciglia
vergognate
all'alba di una sera romantica
come un viaggio in metro urlato
al telefono
arrivo vicino a te surrurrando appena
un alito di vento caldo lontano
come le conclusioni di questa storia
programmata in un calendario di emozioni
arrivo a te piano
tra spine e corsetti
mani strette al cuore compianto
come un fiore abbandonato sul cemento
bagnato di pioggia
arrivo a te tra la festa di ombrelli
lavati dall'acqua di febbraio
recitando un silente ritornello
di parole e amore
arrivo a te
*
Quitate la ropa
Sin embargo es mejor abrazarte
Agarras todas las dudas y
Quitarlos allí como los zapatos
Alquilame dos minutos de tu vida
Quisiera sean los mas feos que
Tu haigas tenido
Porque lo que quiero
Es moldearlos y darlos
Nueva forma buscada en
Tu sonrisas queridas
Acercate a mi
Querido.
*
Le cime degli alberi dorate di verde
Lontani boschi di strade
E mormorii di nuvole indistinte
Il divenire d'autunno di goccia in goccia
Essenza di montagna lontana
La città dispiega tetti
A un cielo ciclone di foglie
Passo per passo arriva
Inverno.
*
*
mangiare
*
oggi scelgo di stare in silenzio
senza scendere nelle vie di mezzo
tra i piedi degli altri
oggi preferisco il silenzio
al rumore di parole vane vuote
di gomma e briciole
la materia di cui sono fatti i sogni
degli altri
oggi scelgo il silenzio
per essere libera.
*
Pansy, Viola tricolor hortensis
Un pensiero d'un respirare tra occhi acquosi e dita
lente
a scrivere il dolore di un giorno.
Un impressione di respirare
la pelle a nodi sotto le ginocchia di un dubbio
teso
pronto a scattare. Come l'odore dell'acqua atteso tra nuvole di ombrelli e schiene
di curva comprensione.
Un colore tra gli occhi e i capelli che sfugge
come l'amore che prega e trema sotto la porta.
A mani chiuse, un giorno.
Un'impressione
*
Cirneche isteriche
Ululati mannari
Dionisiache orge
È moda
Batte il tamburo
Dente di lingua che duole
Mussolina detergente
Sudori mistici di designer
È eventoche fa scalpore
Di brivido arguto e saccente
Malizia di blogger
È notizia che vizia
La perfezione di nasino
Ricciuto plastico
È estetica di alta
Chirurgia estatica
Di occhi divoratori
Di smanie famose
È star sopra stalle
Di stelle di carta
Meu carnaval estridente
*
Come le gru d'Africa
silenti tra canneti baltici
allo sbiadire di spuma
è sera
Vibra l'ala la migrazione
al sud di Africa calda
Nel baltico l'inverno è
implacabile
sogna dispera
l'onda neve di sale
verso est
bianche conche di mani
in preghiera al mare
latteo
I
nidi di balestrucci
precari tra briciole
di calcare al vento
di nord
Com'è bello come
gru d'Africa
sperare di migrare
lì dove il cuore è
caldo, nell'onda baltica
Verso est
la costa cambia
ancora
di sabbia dune
nordiche
le focene allegre
sotto le onde sinuose
di baltico
Migriamo
migriamo ancora
lì dove il cuore è
caldo
come gru
d' Africa
In Lituania
Timide stelle di sabbia
in lotta contro il vento
E dove c'è il vento
com'è bello sognare
Sperare di migrare
come gru d'Africa
*
Mi prometti racconti di grandi avventure
a mordipagina il brivido di un
capoverso
Mi prometti amori travolgenti
sottocopertina e dolci trafiletti
( elzeviri brillanti)
in quarta pagina
Mi prometti onore e duelli
sul filo di pagina e tempestose
burrasche di carta
La fronte rugata di classico
la coscia incipriata del rosa
il fumoso noir
l'invidioso giallo
Un amore a due dorsi
pietrificante occhio smeraldo di Medusa
()
denudarsi di pagina
una febbre di parola voltapagina
Mi prometti tutto
e ti dimentico, come i tanti
(su uno scaffale)
...
*
molliche di sentiero
strada dissestata
Tra vene di palazzi
Esplode improvvisa
erbacce gialle
spensierate come il
cielo svagato di adolescenza
V a g a b o nd a
Uno scooter
In quella strada
Insieme
un calore inconsapevole
Di sole
Sulle spalle gobbe
sui libri
un dirsi non ho capito
tra dita evidenziate e risa che esplodono
in silenzi di condomini
in periferia del cuore
Quel caldo inconsapevole
sulle corolle di Febbraio Marzo Maggio Aprile
e l'ombra verde
di un calabrone
insieme lungo
quella strada dissestata
*
Certe estati
*
*
E sei la terra
Da dove vengono le mie emozioniE le mie paroleButtatemi lì sul cuscinoTra una carezza e un urloNelle giostre di ombreDell'infanziaE sei il mistero piùGrande e incomprensibile ai miei occhiNon riuscire a scrivereDi teNella distanza*
Che importa se una promessa sfuma
*
Una tempesta di violini
Nel cuore
Spettinato nel freddo
Di questo vento
Un battito doloroso
Che sfiorisce in un
Abbraccio impetuoso
Di una corda che
Si rompe e
Slaccia un
Cuore seduto
Nel caos grigio.
E i violini suonano
In una tempesta
Di occhi passi
voci.
*
Via Privata - Valentino Bompiani
fare l'amore come i gatti sui tetti
Un libro tira l'altro
Confidenza in via privata
Intima lettura di me e te
parole avanzate sottocoperta
colata sulla pelle che scotta
l'anodino desiderio di sprecare
polvere di stelle in fretta
porporina sulle guance di un libro
a ognuno il suo di pensiero
brina e pioggia in petali
di foglie sotto l'autunno
che incombe come il respiro
nero argento d'inverno
a dorso di copertina
degli alberi mobili
nel vento notturno
cresce coglie crepa
spacca la pelle in risa
notturne, ripiegate in tasca
di fazzoletti
sparsi a pezzi
In note
in nuvole nervose come
la pioggia
tra i capelli
nodi che vengono al pettine
*
DIEDI ANNI A TORINO, ben dieci - Eugenio Camerini
di gocciolio tetro
di calamaio in punta di pennino
tampone del riserbo sulla
magra pagina stretta.
la vertigine di questa