I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Carillon 1
Carillon 1
Al suo vissuto intento al fiabesco (versione esistenziale) Stellina ginestrina solenne e sbarazzina fiaba squillerina ardente tenerina d'oro e d'azzurro festa d'allegria sconfinata di malinconia.
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Far visita alle Fiabe
Qualche sera andavo nel salotto sontuoso di un mio piccolo amico a far visita alle fiabe e al corteo di estatiche parole della sua buona mamma… fra tanti doni ambiti
intenti a brillare! Sulle torri dei mobili, scorgevo dei paggi
in assorte figure, sorprese in nuove posture.
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All’azzurro più vivido e soave
A Laura C. A Giovanni Andrea T.
A volte il cielo del lago di Como si accendeva d'un azzurro vivido e soave che pareva talvolta proseguire estasiato nei tuoi occhi per donarmi delizia incontenibile
e meraviglia sconfinata!
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I mei vagheggiamenti
I miei vagheggiamenti s’involano radiosi verso veleggianti sentimenti e occhieggiano estatici fervori privi di maligni sedimenti.
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Preghiera per un Amore Sensuale o Preghiera di Luciana
Signore, dammi presto un buon maschio verace di tanto sesso capace che dal gran piacer mi schianti e, davvero, giammai mi pianti!
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Prima di andare a picco
Prima di andare a picco di propizia tenerezza ricco giovialmente ammicco!
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Beata
A Mariangela Beata sei nei tuoi segreti incanti pieni di grazia e voluttà folgoranti!
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Briose tenerezze
A Laura C. Ci tuffiamo in incanti affini e congeniali! Mi deliziano le tue briose tenerezze innamorate di leggiadrie celesti e invaghite degli estri di rigogli terrestri.
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Il sigillo di una notte insonne
Provo a raffreddare i pensieri roventi mentre il sonno russa, dietro di me, e muove le mani sazie... Una vagheggiata carezza m'inebria di tenerezza. Una moto giunge e sghignazza, è dell’uomo che veglia le porte e le carte degli uffici. Arriva un treno e la stazione ritrova la sua voce. Ora la moto è una cesoia che taglia i mattoni ma poi rincasa lentamente mormorando fra i quartieri taciturni. Un‘auto color notte cerca… Da una bella terrazza di nuvole la luna tripudia sul mare.
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Per indole e per principio
Spesso il mondo ottiene dalle violenze, si assicura alle astuzie, incoraggia ipocrisie!... Invece -per indole e per principio- con estro mite e gioviale e sincerità che teme il malinteso, praticai l’intelligenza premurosa esplorando o propiziando meraviglie. Imparai ad offrire senza ferire, donare senza angustiare, rifuggii le solitudini che diventano abbandono ed evitai i silenzi che non conoscono carezza. 
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Farfalle ai piedi le vorrei
Quasi librata incede, roride primavere corrono per le sue membra! Farfalle ai piedi le vorrei Se riccioli e baci mi recasse.
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Qualche nome e l’estatico viaggio
Nella notte dei deserti un globo cala sfavillante… indi s’adagia, come per sostare, e si spande, invece, in un cielo viola traversato da voci giubilanti. Il mio nome è il compleanno di uno sconosciuto, orme di disegni librati sull’isola che dorme, Stravinskij è una stella che sorge al mattino. E giungono visioni di ciglia eleganti che confidano sguardi sognanti, di capriole di pioggia sull'orlo delle ginestre, e di venti che accarezzano altalene ubriache d’azzurro! L’usignolo è l’estatico viaggio di un sospiro, il canto d’un filo di lamiera, segrete frescure di estrose verzure. L’amore è una fiaba scomparsa, uno sguardo ove brilla l’orizzonte, un nome inciso sul marmo mentre una lacrima imprigiona gli occhi.
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C’era una volta un Concreto Paradiso
A Rosalba D'A. C'era una volta un Concreto Paradiso che per mia bocca poté esprimersi così: "A volte, mentre la bacio, o la rimiro,
una dolcezza incontenibile m'invade, una gioia scalpitante... e il sentimento si commuove grato, sconfinato... senza ch'io possa, a lungo, sopportarne l'esuberanza... e la chiamo Paradisuccia, Fatatina, Fiorellino Radioso... questa bella e giovane donna che appartiene soavemente solo a me e a lei!"
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Come un raggio di sole dimenticato
Tornavo come un raggio di sole dimenticato. Gli alberi erano come assorti nel silenzio mentre la neve, di notte, trascinava furtiva le case. E quando sorgeva il mattino, sul colle, dietro i muri dell’unica strada, una curva solitaria celava ancora strapiombi, cupole ignote e stupori di una folla di volti.
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Ancora sfavilla di delizia
A Rosalba D'A. Nell'incanto dei ricordi la tenera grazia del sorriso ancora sfavilla di delizia.
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La vita che non dovrebbe mai mancare
In ricordo del caro Signor Giulio Usavate, in segreto, riverire, e quasi vezzeggiare, la vostra cordialità, che soleva nei conversari diramarsi
briosa di benevoli sorrisi e di parole che esprimevano la comprensione più incoraggiante: la vita, eravate,
che non dovrebbe mai mancare!
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Per portarmi via da me
Un signore mi invitò solennemente alla sonata grandiosa dei pianoforti. Un treno era in aria sospeso
come l’ombra d’un pericolo immane, andava dove migrano i pensieri! Volti e valigie si ammucchiavano, i respiri si affollavano, c’erano solitudini tranquille e riservate, un giovane ronzava ambiguità. La donna in pelliccia maculata camminava nelle strade notturne. Guardavo dove era nata la mia infanzia che si svolse giocando trasognata, e -a volte- rotolando di felicità! Miravo il giardino in declivio
mentre il mattino saliva sulle viole… Baciavo la comare, gli zii, le nostalgie... Ancora una volta, la stazione attendeva per portarmi via da me.
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Una notte lontana
“Donde, risposi, e come Vieni, o cara beltà?” “Il sogno” Giacomo Leopardi A Laura C.
Una notte lontana, quasi obliata, giacevo in un letto d'abbandono… e tu -pur lontana- mi venisti accanto
per sussurrare radiosi incitamenti…
Anche i miei sogni ti hanno cercata nelle tue passeggiate innamorate... d’arte e di natura quando l’estasi un po' ti trasfigura!
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Tutti i baci e le carezze!
Le albe del terrazzo e i baci tutti i baci e le carezze di parole e di biscotti delle buone donne sole ad un bimbo trasognato dagli occhi azzurro cielo,
dolce, ma un po’ dimenticato! La vita non amò le donne laboriose sole e pensierose, un po’ burbere, ma affettuose… Si spensero
ad una ad una prematuramente, quasi segretamente… E i loro anni si rinchiusero nelle albe senza risveglio.
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Per i tempi rimanenti
A Laura C.
La tua grazia radiosa di dolcezza briosa può diventare estatico altare di desideri e sentimenti dei tempi rimanenti!
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Primavera melodiosa
A Melinda M. Ciliegina fragolosa, burloncina premurosa... quanti baci fai voraci! Spesso a spasso c’incontriamo mentre tu lieta discorri, un saluto noi ci diamo di briosa simpatia e sbocciano parole che rifulgono negli occhi…
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Laura
A Laura C.
Mite frenesia d'azzurro, vago fiordaliso di luce sfavillante intriso.
Soavità di roseo fervore lacrima ebbra di felicità... tutta la mia vita ti abbraccia con la speranza d'un'altra vita, schiudi leggiadre meraviglie e fai veleggiare esultanti avventure!
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Un vento
Non stringevo la tua mano quando ti scorgesti in un brivido di sgomento; nè come un vento ho potuto visitarti, un vento che accarezzasse il tuo dolore.
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Vinte da un azzurro esuberante
Salimmo verso gli alberi nani dove le nuvole si raccoglievano basse e tumultuanti. La pioggia aveva già chiamato serpenti smisurati e i bimbi saliti a curiosare non erano tornati. Vedevo l'amica imbambinire bionda, liscia, celeste... alla stazione era una vezzosa studentessa che mi chiedeva la toilette. Alla finestra ci fu un assalto di nuvole tonanti presto incalzate e vinte da un azzurro esuberante!
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Il bisbiglio degli enigmi
Nella penombra assidua di sommesse voci un rocchetto avvolgeva figure di gesti… e un violino si doleva senza posa
d'un perduto diletto prediletto!
Era la camera delle sarte laboriose, estenuate donne premurose, dove, tediato o trascurato,
cercavo il bisbiglio degli enigmi.
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Ero andato dalla bella proibita
Biondot amò il Rosso il Rosso che sventola e ghermisce in volo i giochi più esaltanti. Naccherando danze coi guizzi aguzzi di pianoforte va di sipario in sipario col suo aquilone dalle scintille lunghe e piovose e avanza con abito fumante... Il Rosso ama la donna Biondot che incanta le amiche e le imprigiona nella paura più singhiozzata. La Bionda rosseggia per amore di turbinosa violenza per il sangue giovane e frizzante. Il Rosso biondeggia preparando nidi ai suoi uccelli dalle voci di calamità mirando la Bionda esalata dal Rosso. Avevo ancora giocato sulla strada facendo il portiere inesperto che para e sfugge al pallone, incanta il tuffo sul fango e scaglia le sue cellule imbrattate allungando braccia incerte ove soffia la luce e brancola il buio. Nella miniera, il chiasso affollato e le risate a spintoni potevano abbandonarci al crollo di soffitti di legno con polvere addensata. La chiesa dal cielo grigio chiama a zaffate con occhi freddi, a stranieri impassibili, ai misteri d’un altare invisibile. Brynner e gli ex soldati di oltreatlantico erano di fronte alle bare di guerra, di nuovo con occhi di piaga, fervide preghiere e unghie di carbone. Fui nel fuoco che per me non è mai esploso e piansi nell’odio incenerito delle tombe. Poi furono scesi pianoforti giganti, La sedia di ferro cadde su un uomo, la vecchia pianse catarro elettrico nel piatto. Ero andato dalla bella proibita in mutande, fosse venuto qualcuno avrei detto che stavo per misurare un pantalone.
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Dove il fervore sboccia
A Laura C.
La primavera rallegra i suoi cieli e tu un Silenzio mi hai inviato... Se parti e vieni entri nelle mie braccia dove il fervore sboccia e rose porge senza spine se la notte vellutata balena di sorrisi.
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L’amore di Samuela
A Daniela A. Dominando gli sguardi e la notte alcune stelle parevano assalire il mondo ma erano solo globi sfolgoranti! Al Luna-Park la gente era come ebbra, e lanciava verso il cielo fantocci-manichini dalle bionde chiome e i capi chini... La paura approfondiva il gelo dell’aria e le festose luci del Luna-Park sembravano false… Tu eri Samuela docile, trepida, dischiusa tenerezza! Eri Samuela e scoprivi i misteri trattenendo il fiato o mormorando con passione: “Guarda!” Le nostre guance si toccavano, un nido di dolcezza erano le braccia, e all’invidia rabbiosa di qualcuno potevo dire che nessuno mi premeva più di te! Poi, tua madre, ebbe tanta gioia negli occhi vedendomi contento della sua torta, e che io fossi il suo complimento, la sua riconoscenza, l’amore di Samuela.
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Con grazia giocosa
A Giuseppina I. Lenisce i mei affanni con premure, dilegua i sospetti con lealtà. Avveduta è la sua parola, a volte, ombrosa… con grazia giocosa attizza tenerezze, allora sbocciano presagi invitanti!
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Il tuo sorriso
A Rosalba D'A. Un'oasi di grazia traboccante,
una promessa di gioia senza fine...
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Antichi balocchi del Tempo
Prima due mura unite, indi la mia stanzetta, in un canto i guizzi d'una lucernetta. E forse proprio su quei guizzi
si levano, esitanti, alcune bolle...
in fila indiana, candide le bolle... alcune si staccano dal gruppo e, grosse com'uova, s’infrangono nel nulla. In esse scorgo i visi del passato pensosi e dallo sguardo spento, delusi mortali della vita, antichi balocchi del tempo!
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E così il ricordo ti vagheggia
A Laura C.
Mite frenesia d'azzurro,
gentile canoro sussurro, lietezza fiduciosa, preghiera premurosa, indulgente ironia che accende simpatia. Grazioso hai il volto di dorate chiome avvolto e il tuo sguardo di zaffiro rifulge stupori di turchini ardori. E così il ricordo ti vagheggia come brezza che perenne accarezza!
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Un grande Noi
A Giusy D. B. Qualche compromesso non avrebbe compromesso il tesoro di libere e gaie voluttà. E il prima, dopo qualche tempo, sarebbe stato meraviglia in rima e il poi, sarebbe divenuto, un grande noi!
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Il principe arcobaleno
A Rosalba D'A. Dopo tempeste quasi funeste giunse un principe gioviale e sereno col suo prode arcobaleno. Verso di lui protesa col viso di dolcezza intriso, Rosaura aleggia pensieri premurosi. E se il principe scorge esultante allegria
le risorge!
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Entusiasmi deliziosi
A Giusy D. B. Quando il suadente viso ti brilla di giocondo riso la mia gioia sprizza entusiasmi deliziosi, e tanto si dedica e si ispira ai tuoi fervori melodiosi. Negli assorti silenzi sei pur avida di segreti svaghi sensuali, ma il Mondo usa trattarti con rapinosa voluttà e tu, più che talvolta, ripari in fragili e pigre ribellioni...
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Augurio esuberante
Con l'augurio esuberante di incontrare il nuovo anno in un abbraccio di festosa simpatia pionieri appassionati di reciproche premure promesse baldanzose di trionfanti estrosità.
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Ti brillano spesso festose
A Laura C.
Soavi premure baldanze vezzose negli occhi ti brillano spesso festose!... Così, per sempre, ti vorrei! Quasi fatta anche di cielo e d'un vivido occhieggiar di stelle!
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E quando c’eri tu!...
Ogni giorno che il mattino si crea azzurro, tre giorni è stato nubi, e quando c’eri tu: oh nuvole veloci e vento che assale i capelli… la raffica ti rapì la carta: grandi cerchi e penetrò nell’altezza… Nei tuoi occhi sbocciò un fervore: io so che pregustavi abissi di delizie e parlavamo dell’amore…
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Incanto infranto 2
L’incanto turchino è infranto dal ruggito di luci roteanti. Sui placidi sonni si avventano esseri ignoti.
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Un abbraccio infinito
Talora fino a te mi spingo fino al tuo convento ma allora trovo un campo da tennis ed un mattino che splende sul gesso tracciato di fresco. Dei frati stanno lì col sudore di chi ha trovato e strizza l’occhio a chi s’affanna a cercare. I ragazzi della domenica fanno ressa ad un bordo del campo, qualcuno è rimasto a letto e grida agli uccelli... Nulla di te! Neppure nella smarrita meraviglia del vegliardo o nella polvere che il cercatore agita assieme alla sua rabbia. Ottavio, il caro Ottavio, era uno sprazzo di granelli dorati in un'enorme risposta di silenzio! Quante volte mi sono incamminato per una foresta che non è tra quelle che si vedono con gli occhi. Quante scalate, quanto sgomento d’abissi con l’azzurro che invitava ad un abbraccio infinito! Ebbro di speranze, lucente di fatica proseguivo… Vedendomi, amiche nuove hanno sorriso, amiche vestite d’ombra profumata.
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La vecchia signora va all’ospizio
Doveva trasferirsi all’ospizio per essere dimenticata. I suoi figli non c’erano e il silenzio li chiamava. Apparve la sua dolcezza per chiedermi un’ultima passeggiata, ma accorse la suora col saluto accigliato di chi ha smesso di sorridere.
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Il mio nome e l’estatico viaggio
Nella notte dei deserti cala un globo scintillante indi s'adagia, come per sostare, e, invece, si spande in un cielo ove sciamano voci giubilanti. Il mio nome è il compleanno di uno sconosciuto, orme di disegni librati sull’isola che dorme... Ciglia eleganti confidano sguardi sognanti, i venti accarezzano altalene ubriache d’azzurro! L’usignolo è l’estatico viaggio di un sospiro, il canto di un filo di lamiera, intima frescura di sontuosa verzura. L’amore è una fiaba scomparsa, uno sguardo ove brilla l'orizzonte, un nome inciso sul marmo mentre una lacrima imprigiona gli occhi.
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Ho lasciato che l’oscurità vellutasse
Ho lasciato che l’oscurità vellutasse. Beffe e risate di ragazzi irrompono in cortile e i sogni se ne vanno a brandelli in fondo al sangue. Lo splendore del giorno è nei sorrisi. Si vorrebbe tutti esultare, non v’è che da comunicare senza angustie: immaginare o pescare nei sogni e realizzare! Ma segreta infierirà tra i coriandoli una pena, ancor più lusinghiera sarà la dispotica voce ove il passaporto è una maschera e la chiave un biglietto di banca. E andremo in tanti col nulla della fantasia e tanta convenuta, comandata realtà. Sfoggiano bimbi, colpi di tamburo, ceffi, ragazze paramilitari e il gioco dei manganelli infuria…
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Incanto infranto
L’incanto turchino è infranto da furiose luci roteanti. Sui placidi sonni si avventano esseri ignoti.
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Affinché non si compia l’oracolo
A Laura C.
Uno slancio m’è nato impetuoso e soave e volge a te
in frenesia baldanzosa a te m’invia alla tua grazia premurosa. A te musa beatrice, affinché tragico e fiero non si compia l’oracolo dei miei sogni remoti che interrogando il futuro generarono alla mia bocca questa sentenza capitale: “Non potrai aspirare che a te stesso!”.
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Attorno alla giostra del grande orologio
L’Infanzia era una schiera di farfalle sottobraccio. Passavano sciami di profumi, il vento impiumava i capelli, i fiori fervevano di segreti brulichii. Una folata di bimbi! Un ragazzo dalla maglia bruna sorrise a un bimbo paffuto e chiaro. La gente ascoltava assorte parole nella sera e gli sguardi indugiavano sulle ombre assalite da brividi. Nel cortile di legno i muri addossati alle sedie echeggiavano sonni ancestrali. Un volto scorreva nella fontana muta. Il Tempo aveva compiuto molti giri attorno alla giostra del grande orologio.
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Non riduci il bene
A Ornella S. Non riduci il bene a ciò che rassicura mostri i tesori di chi si avventura. Suadente di grazia e colma di premure contempli i miei intenti e li accompagni. E vita, ancora vita infondi anche al gretto predone che la perseguita e la umilia.
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Per vedermi morire
(Musiche di Franz Schubert “La morte e la fanciulla”.) Vampe d’angoscia presso la mia finestra, un volto crolla sulle sue monete di sangue. Braccia atterrite invocano un padre! La notizia è pugnale di fiamma per i torrenti di ogni cuore. Silenzi di luci, misteri di maschere tra poche nubi incantate. Ma la luce del ricordo rivive l’eclisse bruciante d’un disco… Sulle orme dei fruscii che fendono il buio è scritto il nostro destino. L’ossessione dell’angoscia conduce alla cenere dell’alba sul fiume di assassinii… Quattro cinismi camuffati da uomo quattro sguardi acuminati vennero fra le ultime ore della città, recavano i fiori malsani delle siepi infestate e la furia di un temporale. Gridammo… invocammo… ma i soldati passavano accanto ubriachi la gente vagava distratta, impassibile… Fuggimmo!... L’autocarro era una carta del vento sulla strada inferocita, Una cavalla infuriò e il suo carro di statue impazzite ci travolse. Un grande gesto di luce transitò, una vertigine di ronzii scarlatti solcò presepi di galassie! Crollai sui volti squarciati… Ad uno ad uno i volti della mia vita si levarono angosciati verso le stelle ma scorsero solo figure maligne di quadri rotondi giunte per vedermi morire.
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Rivivendo le immagini dei baci
Anche lui, l’amante delle donne, accorse e la sua bocca e i baci furono sul labbro dell’amico mentre due solitari, affidate le mani a funi colorate, giù scivolavano rivivendo le immagini dei baci e, faccia a faccia, risalivano come seri palloncini nel gioco. L’uno era una giovane donna con gli occhi sposati a un dolce vento, l’altro ero io ignaro del sibilo dei lampi attorno agli occhi chiusi.
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Le mie Americhe
Splendide nubi soffiarono coi sogni. Impaurita dall’amore dei violenti una tenera lei attendeva. Partita è la sua amica l’hanno vista cavalcare sull’orlo delle rupi. Un giorno dipingendo vidi viaggiare le mie Americhe i colori continuavano quel dio che è l’eredità sepolta, resuscitavano il lume di sommerse tenerezze. Focolai del medioevo, folletti di fiabe comuni, funamboli della beffa scorrevano o passavano balenando. Un fulgore sconosciuto lievitava i miei silenzi. Incontrarsi allora!
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Devoto incanto
A Maria Rosaria F. Ancora ti riguardo come un traguardo che rifulge delizioso e forse saprà riuscirmi ozioso o persino odioso ma io oso oso ed userei donarti il mio devoto incanto e ti vagheggio intanto un po’ sublime e m’inoltro negli sguardi che si dilatano di meraviglia o si nutrono di adorazione e quasi non mi accorgo d’un improvviso gorgo!...
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Carillon 2
A Laura C.
Quando l'infanzia nel suo sguardo riaffiora fiabesca Stellina ginestrina solenne e sbarazzina fiaba squillerina ardente tenerina d'oro e d'azzurro festa d'allegria. E quando l'arguzia sboccia deliziosa la simpatia si fa meravigliosa.
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