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Raccolta di poesie di Cristina Farneti
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Sbagli a cercare versi complicati

Sbagli a cercare

appigli sulle rocce

versi  complicati

bruciati

in volute di fumo.

 

Puoi cercare la rima

in un verso semplice

che non dà pena

che sporge dalle labbra

corrucciate di un bambino

o nella lacrima che scivola

lungo il finestrino di un treno.

*

La rivelazione

Samo tracia,

Coricata sulla nebbia,

Culla di onde

all’orizzonte.

 

Gorghi di voci

Planano sulla plancia

e l’isola s’allontana:

chi mi circonda?

E tu io, cosa sono?

E questo  

Presente

Goccia

dispersa

Vivente

Solo domani,

Nella memoria?

Cos’è?

 

I Grandi Dei

Colonne

Sulla linea

Del mare

Restano muti.

Pietra.

Celata

Rivelazione.

Mysthé.

 

Forse

Nel ricettacolo

Antro nero

Della roccia

L’iniziando

Accarezzato

Graffiato

Scarnificato

Dal taglio

Dei volti

In attesa

Conobbe

Il mistero.

 

Samo tracia:

Tu sola sai.

Il tuo sguardo muto

Vide

Nulla

Adempiersi

E l’iniziato

Risalì

Dal buio

Senza

Luce.

 

I grandi dei

Non parlano.

Forse

È questa

la rivelazione.

 

Samo Tracia

Dalle onde

Di nebbia

Un muro

Ti avvolse.

*

Meno male che tu non vedi

-

Meno male che tu non vedi

da quel cielo che non conosco

lo sciacallaggio

dei giorni dell’uomo

-

Questo passaggio

di anime in fila

Questo incedere

di dolore

-

Meno male che tu non senti

dalla bocca nera

dove ti ho spiata 

l’ultima volta

(sei passata senza nessuno sguardo)

-

Meno male

che da quelle cavità

tu non ascolti:

pianti

bagnano la terra

gocciano

tra macerie e fumo

urla rosse

-

Meno male

che tu non vedi

questo lento declinare

la nostra incognita morte

-

*

L’albero

Non avevo mai visto il tuo dolore

Allora compresi la tua anima

 

Non avevo mai visto

la tua anima

finché non ti guardai

piegato

opporti

all’urto.

Resistevi.

Non avevo capito

che ci avresti difesi

finché i tuoi rami

danzando

nella luce di agosto

mi fecero sentire

che per me, solo per me

nascondevi l’orizzonte.

Le tue mani verdi

sotto il mio sguardo

vibravano.

O padre,

solo allora ti vidi.

*

La deriva

Era l’approdo.

Una corrente regolare e lenta

sospingeva le acque a riva.

Uno stormo in lontananza

Senza rumori

All’opposto orizzonte spariva.

Non si era accorto del viaggio.

Aprì gli occhi.

La nave era vuota di compagni.

La corrente regolare e lenta

s’increspò al tocco delle sue mani.

Chinò il capo.

Non guardò indietro.

*

Figlia

Il fango nei tuoi occhi 

un grido.

Acqua

cadeva,

un velo sui tuoi occhi 

sospeso.

Aggrappata 

al braccio 

di tua madre

ti tenevi

a una preghiera.

Dal fango

risalivi:

“Non ho più  paura.”

“Figlia mia.

Siamo ancora.”

 

Ma stretta al tuo ramo

lei scivolava:

"Ho paura!".

Acqua

dal cielo

onde di fango.

 

La tua mano 

piccola

la stringeva

a te.

Bagnate

dalla luce 

della luna 

in una stanza

su un'onda

galleggiavate.

 

 

 

 

 

*

Finistère

Cuspidi di legno

neri segmenti

fili di ragno 

mi alzo verticale.

 

Come da sempre

Senza di voi

Senza di me.

Da ieri.

 

La mia voce 

cammina

per le strade

rotola

corre

s’inciampa.

Sorride.

 

Rintocca il metallo d’una chiesa

nero come memoria di roccia

 

entra nella stanza

guizza veloce su una sedia.

Mi parla.

 

Chiacchiera chiacchiera 

la mia voce

io vorrei riprenderla

ma no

lasciala stare.

Una donna ciarliera

straniera

amica di tutti

cammina

senza schermirsi

apparisce

svanisce

granello

della polvere

di mille vite

nel  passeggio

eterno

della strada.

 

Piccoli fili di bava di ragno

mi ricordano chi sono io

forse devo tornare

no resto qui

nella non appartenenza

tesso

piccoli fili di bava

donna ciarliera 

dentro a un bar

rotola

la mia voce

nel negozio di libri

nel ronzio del mercato

nella via del centro

bianca

sul tram

tra le aule

in un vicolo

fondo

rossi

fili che

pendono

verticali

ritornelli

e mormorii

e corpi annebbiati

cumuli di polvere

sotto il cuscino

mentre riposo

infine

sul fianco 

della memoria.

 

*

Una storia semplice

Ssss.

 

Silenzio.

 

È una storia semplice.

 

Chiuderemo gli occhi.

Si spegnerà la luce.

 

Diventeranno lampi

i contorni dei volti.

E mormorii le voci, 

più lenti, più lontani. 

E taceranno.

Sarà silenzio.

 

Le memorie si frantumeranno 

in coriandoli

roteando nel vuoto universale.

Poi nulla sarà.

 

Chiuderò gli occhi

e tutto finirà,

 

in una notte che non avrà più sogni.

 

*

Tu che mi costringi a vagare in una stanza buia

Tu che mi costringi a vagare in una stanza buia

Tu che mi premi le tue palme ruvide sulle palpebre

E mi fai male

E con le tue mani sulle mie spalle

Mi inchiodi

Alla tavole di cemento

Della mia paura.

Tu che dall’alto mi guardi forse nuotare

Come l’ultimo dei naufraghi

Nel mare di una notte senza fondo

Tu che siedi nel tuo trono freddo di silenzio

Dove s’innalzano tese le nostre grida

Tu,

almeno

questo

dimmi:

perché

non

parli?

 

*

Sotto gli occhi chiusi

Dentro il buio delle mie pupille spente

si depositano in danza gocce di rubino,

piccole corolle di trifoglio 

incastonate in gemme

sotto gli occhi chiusi.

Ma quando fisso nel nero 

delle mie palpebre cucite

la loro pioggia luccicante e intermittente

scivola ai margini di un lago senza luce, 

dentro la notte dei miei lumi spenti.

 

 

*

Risale dalla bocca della notte

Risale dalla bocca della notte

Una marea lenta e partoriente

Spinge e adagia

Adagia e spinge

Scintillii tra la ghiaia

Come di madreperla

E sagome sotto la sabbia

Ancora pulsanti

E spettri riversi

Sulle braccia della notte

Tra i detriti sulla sabbia

Indugia all’alba

Una creatura

che ha ali bagnate di pioggia

troppo pesanti per volare

ha mani lunghe

come coltelli

che tracciano solchi sulla sabbia

senza saper come afferrare

Tra i detriti della notte

Lei si aggira

Con occhi resi opachi dalla luce

Le sue mani moncherini

hanno dimenticato

La danza delle dita.

"Quando il mattino è desto

Tre colombe mi nascono dal cuore"

Ma hanno consistenza

di aura effimera di luna

Riflessa un istante sulla sabbia

Un istante prima

che risalendo dalla notte

il sole abbagli con la sua luce

di silenzi. 

*

La poesia ha poche parole

La poesia ha poche parole.

Non ha bisogno di attese.

Nell’intuizione di un momento

Si sostanzia di nulla

E fa il nulla sostanza.

La poesia non ha parole.

Dà voce al silenzio

Quando ricolma

L’abisso

Della notte.

*

Ci accompagni la vita

Ci accompagni la vita con calma

nel liquido mutare della forma,

e con un’ansa di maestosa lentezza

il suo corso raffreni in pianura.

 

Proceda senza premura,

finché la placida bocca del mare

accolga le sue scure correnti

in un’acqua senza colore.

 

Sulle rive di limo e di fango

sosteranno neri dei cormorani,

e sotto la sabbia indurita,

pulsando in cerca d’uscita,

nascosta, la vita che piango

dischiuderà bianche le sue mani.

*

Quando finalmente tutto tace

Quando finalmente tutto tace

Posso parlare.

Quando finalmente tutto tace

Le loro voci ritornano

Da lontananze dimenticate.

Quando finalmente tutto tace

Posso ascoltare.

La vita prende forma

Si gonfiano le sacche vuote

Dei simulacri della memoria

E volti grandi

Come lune bianche

Incombono

si chinano su di me

ad alitarmi

le loro perdute presenze.

*

Non sono i bagliori

Non sono i bagliori

Ma questa luce stanca

Che si piega al buio

A rivelarmi chi sono.

Da una stanza

In penombra

Osservo

Un’altra lei

Che mi guarda

Stupita

E io le sorrido:

Lo vedi?

Non dovevi aver paura.

*

Se cavalcando l’ombra dei sogni »
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*

Sono un simulacro vuoto

Sono un simulacro vuoto

sospeso sul nulla

chino

sul proprio ventre

invaso dalla linfa

di altrui vita

delle loro vite pieno

ritto

s’alza

e mi guarda.

 

Ha gli occhi pieni

di lacrime.

 

Piange.

Io piango.

*

Tremava come un tuorlo nel cielo

Tremava come un tuorlo d’uovo nel cielo.

Dietro l’albume di una nuvola.

Non aveva aureole.

 

Mi avvicinavo e lui scappava.

Mi avvicinavo e lui fuggiva.

 

Se avessi potuto fermarmi

Avrei accostato al ciglio della strada

La mia auto stanca

Ma il pedala non rispondeva.

 

Correvo e lui si sfaceva

Assottigliato

In una lamina restava,

per un attimo

come in attesa

di me.

 

Distolsi lo sguardo

Lui mi guardava.

 

Come sangue rappreso

Rimase un attimo ancora

Sospeso su di me

fingendosi un’aurora.

E quando lo cercai

lui disparve.

*

Io nei tuoi occhi tu nei miei occhi

Ho guardato i tuoi occhi

E ho visto la mia morte

Hai guardato i miei occhi

E hai visto la tua morte

 

Erano laghi

Senza confini

Erano stagni

Di acqua nera senza fondo

Erano sogni

I miei occhi

I tuoi occhi.

 

Intorno a noi si era fatto silenzio.

 

Le fatiche di altri non ci preoccupavano più.

Erano state nostre.

Non ci riguardavano più le loro le nostre grida.

 

Strillavano

spaventati dalla Sorte

Sciocchi.

 

Ma io nei tuoi occhi

Tu nei miei occhi

Avevamo trovato la pace.

*

Per una strana coincidenza

Per una strana coincidenza

Per una strana coincidenza

Mi sono sentita felice

Sul letto nessuna luce

M’illuminava il volto

Nessun appuntamento

m’attendeva di giorno

Nessuna mano si era posata sul mio petto

Nessuna parola aveva cancellato il dubbio

Non avevo trovato le chiavi

Ma forse la porta era già aperta

Non mi ero alzata per vedere

Non cercavo di capire

Non sentivo voci

Né sogni né ombre.

La tenda bianca

Si muoveva leggera.

Sentivo solo il mio corpo steso

Immobile sul materasso

Fermo come una radice nella terra.

Una sonnolenza piena di pace

Per una strana coincidenza

Mi aveva resa felice.

*

Sentivo battere il cuore

Sentivo battere il cuore.

Bussava.

 

 

Mi misi in ascolto

di passi silenti

che non giunsero

alla porta di casa.

 

Discese qualcuno

mentre il cuore

batteva

più piano.

Passava qualcuno.

Sostava.

 

E mentre aspettavo,

andava lontano.