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Raccolta di poesie di cristina bizzarri
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

L’orario dei treni

Dove non possiamo essere
là forse
si sanno cose senza nome
ma conosciute
come qui ancora non è dato -
e senza nome il senso
forse lo sanno gli animali -
lo sguardo nell'aperto
sognano il sogno che viviamo
senza perché né dove o quando:
una farfalla ha forse il ciclo breve
di un ritorno? E quelle note
già misurate dal metronomo,
nel golfo mistico d'orchestra
forse raccolte in altra partitura.

Id: 71878 Data: 13/10/2024 09:10:08

*

Per John

Sì, a Parigi - dove?
Dove in salita vento,
dove pensieri su panchine -
dove possibile
lunghissimo sognare.
Sfaldare tempo, respirare -
o soglie oltrepassare
fin dove una ringhiera.
Fermarsi poi.
Tornare.

Id: 70474 Data: 05/04/2024 21:14:32

*

Che sillaba una gloria (finto pantoum)

Di che parlano le nuvole

oggi più di ieri?

No - sono parole rifratte

da memorie disciolte, labili

eppure presenti nel respiro

che sillaba ricordi -

altro non può.

E scorrono - freschi pensieri

se dimentichi alfabeti

che la polvere addolora -

no - profetizzano un adesso

presente nel respiro,

parole rifratte nella luce

che sillaba una gloria.


Id: 68571 Data: 23/06/2023 19:19:38

*

Non è che un insieme di parole

Chi è serio per esserlo
o chi non lo è
perchè questo decide -
non lo amo -
obbligo toglie virtù

le ali nel volo
non si oppongono al vento -
più alta volontà
fa della formica
centro sapienziale
sconosciuto al cartame.

Id: 68560 Data: 22/06/2023 15:17:57

*

Marzo, pudore ambiguo degli inizi

Renoir - Vista sul mare, 1879

 

Marzo, pudore ambiguo degli inizi

e pulpito di più brillanti azzurri.

Non dice forse quell’arcuarsi

di rami su in alto sopra al viale

d’un tempo indefinito più sereno,

intreccio per vaghe prospettive?

Inchino gli occhi fino alle panchine

tessendo ombre insieme al sole.

Sfilano intanto voci liete,

visi pacificati tra quei chioschi -

transetto preparato a celebrare.

(Più in là una donna che la badante spinge

nella carrozzella mentre le parla

di luoghi che non sa, per lei ostili,

o la fanciulla down, colomba al padre

nella primaverile opaca luce

stornano a occaso ormai il vento).

Laggiù verso l’antico mare

scagliano candori irrequiete lame -

ora soltanto luce oltre i pensieri

smarriti in quel baluginare.

 


Id: 67921 Data: 17/03/2023 19:37:48

*

Pietra di voci d’angolo

Batto i piedi in meno
sulla strada.
Le nuvole
rispecchiano gli andati
forse nelle forme.
E tu sai bene
per incanto o disincanto
maternità delle pareti
che cingono tua stanza -
pietra di voci d'angolo
tuo solo fondamento -
rispecchiano le forme
forse di vuote orme.

Id: 67905 Data: 15/03/2023 21:18:04

*

Questo lambirti il lungo della schiena

Vermeer, La Lattaia (1659 circa)

 

Questo lambirti il lungo della schiena -

perfetto il momento delle ante

socchiuse a dirci miracoli

di soste schiavardate al tempo

quasi la vita tutta raccolta

tra due parole mai dette -

lo sa la terra muta dentro i vasi

e il respirare lento delle stanze.

E raggomitolare gesti

come si fa con le pietanze

quando rimangono la sera

nella credenza quiete ad aspettare.

 


Id: 67783 Data: 24/02/2023 18:17:21

*

Oggi 4 novembre

Oggi 4 novembre - invecchio.

Sempre più sarò seduta al bar testimone

di me e di quanto tutto intorno passa.

La banda suona l'inno ma no,

solo per caso sono capitata.

Davanti alla piazza mi siedo accanto

al mitico ragazzo del cinema -

non solo biglietti, anche conversazioni

sui film più interessanti -

che più ragazzo non è.

Intanto suonano i ragazzi sotto un leggero

protettivo mantello di pioggia -

e brillano gli ottoni e i loro occhi

vestiti per oggi di serio entusiasmo -

prima dell' ufficialità degli uomini.

Suonano l'inno, i ragazzi, e come ogni inno

raccontano di miti e sogni infranti -

le guerre, le morti inutili ed eroiche

di strati su strati di giovani

che casualmente o per scelta 

stanno da una parte o dall'altra.

Oggi Mariupol - non solo - tutto,

proprio tutto è memoria

se non hai travi dietro agli occhi.

E non me ne frega niente di chi ha torto

o chi ha ragione. Oggi come sempre

non importa - è sempre troppo 

incomprensibile e troppo,

troppo complicato.

Mi alzo e faccio un giro per la piazza

accerchiando i fulgenti suonatori -

ma un travestito - bella donna adesso,

di buone creme profumata e con aria

di sfida triste e rassegnata -

mi chiede fuoco per una sigaretta.

Pesco, nella grande borsa dove

sempre ultima la cosa che cherchi

è quella poi trovata, l'accendino

e nella coppa delle nostre mani unite

accendo e fisso nei begli occhi

che mi fissano. Sorride un sinuoso

sorriso e improvvisamente

mi abbraccia - forte - rendo l'abbraccio

tra i suoi lunghi capelli neri e profumati.

Mi trattiene e anch'io stringo

nel lungo abbraccio. Una commozione

lenta e progressiva mi accompagna 

accanto al rito di altri idoli seduti.

Stanno, le lacrime, nei bordi, trattenute.

E si mescola la giovane banda

all'abbraccio ricevuto e dato.

Cosa più vero? Cosa più misero e sublime?

Che importa? Non me ne frega niente.

 

 


Id: 67094 Data: 04/11/2022 12:05:27

*

Guardo le serie Netflix

Claude Monet - Mattina sulla Senna, nebbia - 1897

 

Per carità niente resurrezioni -

un endecasillabo è più onesto,

oggi che non so più dell’altro ieri.

E sì ogni tanto butto giù una riga

quando con l’acquerello non pasticcio.

Non dico che non Dio o che comunque

non altri più adeguati soprannomi

per quel mistero grande che agli inglesi

suona con “awe” e ai continentali

fa dire altro in onomatopee

che sembrano un lungo cinguettio.

 

Ma torna quell’Osiride smembrato

nelle più cave buche della mente -

così a Gesù viene tradito il passo

tradotto come lento scivolare

sulle acque - quando prestigiatore

fa venir fuori un altro dalla tomba

solo per poi più in là farlo morire.

Silentium! mi direbbero gli antichi

che bene sanno i piani di lettura -

almeno tre, o sette, per andare

giù in fondo o tanto in alto da toccare

quel dolce Ayin che ancora non vediamo -

o forse sì, qualcuno sa ma non può dire 

se è personale lo sperimentare

e di ciò che non sai non puoi parlare.

 

Ma no per carità non ne parliamo -

se nascere si accoppia col morire

quando un amico muore è nel silenzio

che le parole vanno ad abitare.

Che altro sai o puoi sapere - taci,

sperando molto oltre lo sperare -

no, non quel misero credendo fatto

di gesti ripetuti e rituali

che pur essendo nobili non bastano

se tu non senti fino in fondo quello

che squarcia come un fulmine di luce

la scorza del tuo tronco inaridita.

Taci, sperando oltre lo sperare.

 

Ho le mie serie Netflix, se di sera

mi prende struggimento e al mio caro

dico la buonanotte lentamente -

come una pena di sentirci vivi -

sperando che domani dal caffè

ci nasca nuovo aroma del presente -

e i nostri andati prendano la mano

a chi si era appena allontanato.

 

 

 

 


Id: 66348 Data: 06/08/2022 17:24:45

*

Andremo, senza sapere

 (A Magda, che ha il nome alto di una torre)

 

Andremo, senza sapere,

come due idiote -

scivoleremo sul selciato

con i piedi ancora al mare

e con occhi notturni

guarderemo le cose del giorno,

accarezzeremo la luce

che trasporta il tempo

fin dove la curva si apre -

la piazza avrà un odore eterno,

quell'improvviso di fiori gialli

appena sfusi sulla bancarella.

 

(Da: "Poesie per me e Migdal")


Id: 66139 Data: 30/06/2022 12:29:41

*

Font

e una bambina con la giacca rossa
si dondola sull'altalena
a Mariupol
a Mariupol
è tutto nero fumo
è tutto come croste
staccate dalla carne delle case
a Mariupol
a Mariupol
pezzi di niente sulle strade
mentre si respira
senza immaginare
a Mariupol
a Mariupol
la vita vive e non altro
chiede se non questo
che noi filtriamo
umor vitreo
schermato da schermi
illesi riflessi barlumi
confusi da ombre
che sembrano umani
qualcuno ha sbagliato
con il metallo fuso
nella matrice di Mariupol
e una bambina
si dondola
e questo è tutto
dove tutto finisce

Id: 65789 Data: 13/05/2022 08:41:42

*

Stanno su

Le cose.

Scorze di noi nude icone,

nocchiere 

tra sponde d'attesa,

lumini su spine

portate di sbieco.

Le cose.

Sentinelle offese

da noncuranze

le umili cose nel mondo 

inutilmente indaffarato -

nonostante tutto

stanno su.

 

 

 

 


Id: 65548 Data: 10/04/2022 18:53:53

*

La struttura del quadro

La struttura del quadro mi appare

sopra un palco e grande sullo sfondo: 

due linee che si aprono all'incontro

in quattro direzioni e verso tutti i venti 

con tanti fiori appesi, appena reclinati -

fiori.

Per i colori lo deciderà il momento -

così mi sembra almeno ciò che accade:

sicuramente il viola che è saggezza,

ma unitamente a rosso vivo, azzurro

e sparso il rincuorante verde.

Forse alla fine intensi tocchi gialli

per una via alla luce, direzione e senso -

ma come il sole quando tra due sponde

incontra il blu notturno senza stelle,

abbassa gli occhi e scende.

 

 

 

 


Id: 65446 Data: 26/03/2022 13:05:20

*

Tutto va secondo i piani

Putin lo dice, ora,
in questo momento.
Lo dice lui, ora.
Lo avranno detto
anche altri
e lo diranno molti altri,
ancora e ancora -
come lo dice ora lui.

Ma ora, lo dice lui.
E questo è un fatto.
E i fatti sono cose,
accadono.
Questo accade, ora,
e il linguaggio lo svela.
Ora.
Ora, lo dice lui questo.
Lo dicono le parole
che sono prima del silenzio.
Oltre questi fatti,
oltre queste parole
il silenzio - quello
che non può essere detto -
è varco all'inconoscibile,
a un possibile
ora impossibile.

Id: 65379 Data: 16/03/2022 17:28:47

*

Ogni primavera è anticamente

Ogni primavera è anticamente -

l'aria nella luce che infondeva

un sempreverde ieri nel domani

ancora adesso è linfa -

no nei pensieri no, 

ma legno vivo che germoglia

dei lembi d'oro nelle vene -

e sangue nuovo nel telaio

che intesse "spera" e "nonostante".

Dimmi: chi canta dentro le mie mani?

 


Id: 65162 Data: 10/02/2022 14:46:28

*

Nelle minime cose intravedi

Nelle minime cose intravedere

una minima intenzione di bontà -

e questo basti.

Ho collocato i morti

in un punto sfocato della sera 

per ancoraggio che rincuori -

intanto basti.

E tu esci sempre poi ritorni

esci poi ritorni -

e questo basti.


Id: 65060 Data: 26/01/2022 11:43:31

*

Ogni giorno leviga il precedente

Ogni giorno leviga il precedente.

Nelle stanze diversamente multiformi

ci si appoggia dove si può 

per l'equilibrio infedele del sestante.

Ogni cornice ha petto di conchiglia -

respira un mare che viene, ritorna,

trattiene chi invece spariva salpando

un mattino dietro le paratie fonde.

Così nelle strade ogni grotta

ha un reggente d'anfratto -

secondo i riflessi si comprano

o vendono forme mutanti, riti di gesti

che narrino storie da oltre il sipario -

per il biglietto chiedi alla sorgente.

 

 

 

 

 

 


Id: 64478 Data: 30/10/2021 09:32:12

*

Incisioni

Nello scavo più intimo del mondo

indugia oltre le cime degli ulivi

il fumo chiaro del mio sigarillo.

"Nessuna più paura!"

sussurrano quegli alberi

immersi dentro al vento.

"Tutto tramonta solo quando è ora,

muta sua forma sempre il cielo.

Guarda la siepe com'è gialla:

sono neonate quelle foglie

e la collina mossa

da chissà quale forza che la inchina,

poi riprendendo forma sale

rassicurata nei declivi.

Tutto obbedisce al cielo

sapendo di un più alto non sapere.

Allora dirti "taci" è gentilezza,

guarda la siepe gialla

vicino a quelle foglie prone.

Taci.

Nell'aria un volo si disegna,

le virgole sonore degli uccelli

incidono le pause di un rosario

che filano le labbra del silenzio".

 


Id: 64353 Data: 17/10/2021 15:39:33

*

Il sentiero delle biciclette

Il Pellicano fermo sul pilastro

di dura pietra che lo compone 

invita a deporre antiche mestizie

per vasta più ariosa letizia.

 

Traluce tra un alfa e un omega

lo stretto passaggio di terra,

nascosto riparo di biciclette.

 

Partire è tornare fanciulli,

lied di gaiezza vibrato nel petto.

 

E come in un presto voltavi la testa -

sostavi curvando in strombato portale

che chiama materno e aperto invagina.

 

Sfiorare figure di legno in glissando

tra gessi miniati da mormorii -

intuito improvviso d’immenso.

 

Oh di fanciulla sovrasta ogni coro 

nel trampolino per sogni soavi 

che non sapevi fossero spenti.

 

rosa caleidoscopica rosa

ti volle qualcuno e ti asperse

in corde mei cordis silente

 

Andare sospinti dai rami

più taciturni e fatti viventi

scendendo da tronchi di vento -

rinati nel tutto più verde 

su palchi cosparsi di foglie -

 

( il  molo fin giù a capofitto,

lo sguardo annegato nel mare ).

 

 


Id: 64215 Data: 03/10/2021 21:19:30

*

Sono la luna sopra il lago

Sono la luna

sopra il lago -

sono il lago

sotto la luna -

gioia

nel limpido

specchiarsi.

 


Id: 63720 Data: 02/08/2021 09:31:41

*

Non amo - Per Saman Abbas

Dedicata a SAMAN ABBAS - e a chi crede nella purezza del vento.

 

Non amo

la metafora dei ciondoli -

nemmeno trucchi di perline

o giochi di specchietti -

né chi ne inventi forma

colore o tessitura.

Sono nocivi ai vivi.

Amo

chi dà la mano al vento,

chi sa dell'orizzonte

la linea che s'incurva

la luce che svanendo

cede alla notte la sua fiamma

e docilmente accende stelle.


Id: 63421 Data: 12/06/2021 20:00:13

*

Il saluto di sempre

 

Sbavature sulla tovaglia

un segno sul libro che scopre

denuda poi accende

e strade su strade su strade -

al culmine il nido

la pietas dell’albero -

il mare accostando sussurra

un’eco al mattino che graffia -

un cenno qualunque che sciolga

acquieti addormenti -

sentire vicino i distesi

vestiti di terra di legno -

offerta che  inventi -

saluto disteso sul filo

tra questo che vedi non sai

e quel non ancora che senti.


Id: 63235 Data: 21/05/2021 13:44:52

*

Forse un sentire scrupoloso

Morning Sun, 1952 by Edward Hopper

 

Forse un sentire scrupoloso

di chi tra i legni dice

parole in catenelle chiuse -

formule per sistemare

qualcosa che il vento trasportava

nei giorni di una luce strana,

allegoria d’altrove, chiara.

Il pettirosso

sulla ringhiera del balcone

mentre piangendo ti pensavo 

e l’aria immobile ammiccava.

Era per me quell’apparire

o io per lui? dove il motivo,

 quale l'altrove?

Destino aperto,

sincronico accadere che tacendo

spezza le catenelle di parole,

imbalsama stupori.

Guardare alla finestra da lontano

i muri delle case -

accettano la luce,  il suo mutare.

Rimangono quieti -

fratelli muti a invocare.

 

 

 


Id: 62265 Data: 19/02/2021 09:19:15

*

Controcanto - con e per Laura Turra

Notte stringe
in tralci d’ombra
assenze
d’alberi e sogni
culmine buio
davanzale di ali
e fuga
fermo respiro
su labbra
quasi avverata
l’alba

l'alba

quasi avverata

su labbra

fermo respiro

e fuga

davanzale di ali

culmine buio

d'alberi e sogni

assenze

in tralci d'ombra

notte stringe


Id: 62069 Data: 02/02/2021 07:34:41

*

La luce adesso è chiara

 

Dicevo tra me e te

“febbraio ancora per resistere”

poiché la luce era già chiara

e tu, sospesa in controluce,

vedevi dal balcone solo sera.

Gennaio.

Non passa il limpido gelare

e l’aria un dio senza di te -

ancora cielo,

altro l'andare.

Hanno ceduto i cardini

capanna mia nel buio -

la porta è spalancata,

non dentro più, non fuori.

Potrei dirti di viole più ostinate,

inconsapevoli nei vasi.

Sfavillano.

E tanto ancora d’altro:

di come sono

nel tempo ormai mutata,

del tutto che non sai

oppure troppo.

La luce adesso è chiara,

gennaio terso d’illusioni

se nascere o morire

chiedevo al pettirosso 

che mi guardava piangere

il giorno che sei morta -

non so la sua risposta

quando ho deposto il viso tra le mani.

 

 

 

 


Id: 62033 Data: 31/01/2021 17:59:45

*

Way out - Una rosa rossa per l’immacolata

Egon Schiele - “Nudo femminile accovacciato con testa reclinata”( 1918)

 

piccola immacolata della periferia

o di new york

o di ovunque tu sia

auguri al ventre tuo

e a quella spaziatura

che dal principio porti

come golfo che s’inarca

o grotta 

quel  cupo tuo umido portale

da dove dritti e verticali

gli uomini battezzano

e proclamano il risorto

che sola tu nelle tue acque

immergi  poi risale

natura naturante

che da una strada sporca

o bianco letto di ospedale

irrighi sempiterna  il mondo

 

e quando si è all’uscita

 “non c’è nessuno lì ”

tu sai fin dal principio

già qui vedere altrove

è solo il corpo nel sepolcro

ma vuole un dio l’asciutto

il retto l’uomo l’infecondo

un dio sinistro irsuto

che mugghia il buio e lo spavento

ti vuole sotto ai veli

aperto nascondiglio

tuo il sangue l’impuro la paura

sua la mitra la legge penetrante

elegge una al di fuori

non sa dentro di lui

la dolce spaccatura

che siamo tutti una

 

altrove lo spirito

soffia dove vuole

diceva nel vento nella sabbia

l’impronta

leggera delle suole

 

all’angolo

il fioraio non ha più rose rosse

mi fermo guardo la vetrina  

sorrido alla mia faccia

il negoziante crede

che lo stia salutando

sorride gli rispondo

mi sento piccola perduta

storia nella storia di tutte noi 

immacolata concezione

 

 

 


Id: 61272 Data: 08/12/2020 20:00:00

*

In tue ombre

Dawn in Northam Castle, 1845/1850  – William Turner

 

Sempre,

in altri,

una luce -

sempre,

in tue ombre,

rifulge.


Id: 60685 Data: 23/10/2020 09:21:51

*

Gocce

Johannes Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657

 

Dire grazie al comunque 

di questa mattina -

salutano i panni

che stendevi la sera

e la notte ci piove -

riavvolgi

la scena in flash-back -

così un po’con tutto.

Intrappolate

nell’aria e in te forse

le gocce di ieri -

di oggi serena.

Alzarsi un ciack

girato in un dove

(non nomi -

l’ipotesi resta).

Dice di tutto 

antica la luce

su muri di case -

gocce di storia

intrise di noi.

Quattro

(per oggi)

 

soltanto

dall’ampollina -

 

una l’abbrivio,

tre la speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 60618 Data: 17/10/2020 10:29:02

*

Masticando

Cos'altro ti dirò domani

quando sono vecchia?

Non più del meno che qui siamo

quando guardiamo un albero

o mastichiamo piano

col viso chino sopra il cibo -

quieti, il cibo e noi tutt'uno.

Così quest'ansia ininterrotta

che sempre in cerchi tutto muove

si fa più lieve, dolce e chiara

come materia che si affina.

E se sappiamo stare

al passo disuguale delle nubi

a volte la luce ci attraversa.

Allora questo potrei dire:

tutto rimane,

lo porta il vento tra le foglie -

è qui con noi

senza più recitare

stupore o meraviglia.

 

 

 

 


Id: 60391 Data: 30/09/2020 15:26:55

*

Se non per stelle e per lumati chiostri

 

 

Se non per stelle e per lumati chiostri -

adesso ancora -

dove altro andare nel tuo andare?

E di steccato su steccato il salto -

se chiedi il suo coraggio alla paura.

Stare in silenzio con il viso alzato

non per cercare

ma per trovare quello 

che tra le cose era offuscato.

Non è morire piano piano

questo sospiro,

questo sentire in tutto il corpo un soffio,

sapere dietro agli occhi solo umani

di un altro aprirsi

come illusoria intelaiatura -

un altro prato dopo il prato.

 

 

 


Id: 59987 Data: 30/08/2020 19:58:43

*

Bliss

 Man Ray - A l'Heure de l'observatoire: Les amoureux - 1936 

 

In un fonte di grazia,

cavo, siamo venuti al mondo -

già sacro senza i riti austeri

di travestiti per necessità

 

sgargianti. La parola in punta

sulla memoria della lingua

fuggiva alla presenza viva.

E siamo. Come immersi

 

in un bagliore opaco che cancella

e sfuma, la sera, ogni contrasto.

A perdifiato segni sul percorso -

 

asperità di nuvole più cupe,

poi disciolte nel cielo che rischiara

sui bordi inumiditi delle ciglia.

 

 

 


Id: 59659 Data: 31/07/2020 10:00:14

*

I giorni di Dio

 

Certi giorni mi siedo nella vita

come fosse una poltrona -

giorni di Dio, 

giorni del vento benedetto

che sbuca inaspettato

dai vicoli di case popolari.

Sanno di cose buone,

di forni come madri in festa.

Qualunque sia la causa 

mi tenta questa croce arrugginita,

alta compagna della banderuola

che canta spensierata sui mattoni.

Il buio fresco della chiesa

mi parla già dell'erba fuori.

Tutto è lo stesso,

l'aria scolpita a ogni passo

vibra di Dio, di un tempo che non passa -

stesso lo spicchio azzurro tra quei tetti

di quando si giocava col pallone

a chi tira più in alto.

Ti volti appena in tempo ad afferrarlo -

corre il bambino, 

è già scomparso, 

lo tiene stretto tra le mani

pronto al rilancio con un calcio solo.

 

 

 

 

 

 


Id: 59541 Data: 21/07/2020 14:48:50

*

Guido

 
A Guido Garufi
 
Guido,
mito e figura della mia lungamente 
opaca adolescenza.
Custode, insieme a me, del mare
che a noi soli oracolava cupo
azzurra voce di maestrale.
Guido alto e irraggiungibile
come le cime degli alberi
che hanno scure fronde nel tuo nome
e arduo accesso al nido - se non
per gli occhi o altro di silenzi grido.
Adesso Guido
non so più di te che il nome
e il suono sicuro dei tuoi passi
nella pineta quando eravamo pioggia
e ti speravo, mentre tu ti avveravi
come ogni cosa allora inedita -
se così sempre sa di noi
e nuovo odora sempre il mare.
 
 


Id: 59452 Data: 14/07/2020 09:08:09

*

La casa delle colombe

Passando

guardavo la casa

delle colombe.

Al semaforo

voltavo la testa

al loro richiamo.

 

Restavano i muri

sul prato

a dire di un vuoto.

Attorno a un tavolo 

si era parlato

la sera.

Così immaginavo.

 

Adesso

in rettangoli neri

sfavillava un candore -

frullare

di un senso più chiaro.

Quale il segnale,

la cifra per dire?

 

Passando

c'è terra marrone

dove guardavo

voltando la testa

al loro richiamo.

 

 

 

 


Id: 59300 Data: 02/07/2020 20:19:17

*

Il bordo liscio

Il bordo liscio

sotto lo specchio 

del ricordare -

passo la mano -

scivola e sale

alla cornice

dove restate

dentro quell'onda

spuma felice.

In questi giorni

lascio il mio viso

a solchi d'ombra -

luoghi mai visti,

dimenticare.

Il giorno è chiaro

ma per se stesso -

guardo oltre il vetro

qui fino allora.

Mi sorridete 

senza parlare,

io rido e piango -

sempre l'estate,

accarezzare.

 

 


Id: 58604 Data: 16/05/2020 18:24:05

*

Quello che ci insegna il sole

Mi duole l'umano

se troppa tenerezza cola

dagli angoli consunti delle cose.

Quello che adesso ti dicevo

è un rudere che l'erba poi nasconde.

Tace - sarà nido d'assiolo.

Ma barricate d'occhi dietro ai vasi

ammiccano al fermento

di rossi nascituri tra le foglie.

Cresceranno, e non sapere come

è quello che ci insegna il sole

quando il silenzio fresco dell'estate

bisbiglia con il Dio dei sentieri,

il vento intrufolato nei vestiti

e dolce il sapore dell'anguria

sulla lingua. Un bacio ancora.

 

 


Id: 58253 Data: 25/04/2020 10:44:38

*

In questo giorno di bambagia

Odilon Redon, Le rêve (ou La Pensée) - 1908

 

In questo giorno di bambagia

ho abbandonato il viso a solchi d'ombra -

strade che percorrevo

dicono adesso di altri passi,

timidi abbrivi a slanci del mattino.

 

Intanto schiara il cielo per se stesso

come dicesse "tutto qui,

non altro chiedi 

se non questo restare".

 

L'eterno nascere sui prati

di piccoli bagliori

fa eco al silenzio delle stelle -

il suo segreto petali di brina.

 

E noi qui siamo semi sparsi,

figli adottivi di una parola sola. 

 


Id: 58005 Data: 12/04/2020 12:41:01

*

Quello che è vero

"Silenzio", Odilon Redon, 1900

 

Conoscono, i mobili, l'inganno -

sanno di voi

quello che fu sorgente in gola

poi scende lentamente verso il petto.

Quale palmo gentile, quale mano

adesso vi sostiene?

Da dove rapsodia di luce opaca

riflette in marmo ovale

quelle mani?

Era per sempre, forse,

quell'ammiccare lieto,

quell'indolente, chiaro pomeriggio.

E la pineta traluceva il mare.

Oscurità del mogano

su ombre tintinnanti di bicchieri -

veglia su sillabe assopite.

E tu, volti la testa,

il sorriso inghiottito nella sera.

Sapere solo vero

quello che scomparendo resta,

quello che ancora chiami

con voce muta come di preghiera.

 

 


Id: 57825 Data: 04/04/2020 17:43:04

*

A Roma e al mondo silenzio

Kazimir Malevic, Quadrato bianco su fondo bianco, 1918

 

Anemone bianco

in cerchio di vento.

Stabat corolla 

in amen di vento. 

Bianco.

Corolla nel vento.

Amen.

In cerchio di vento.

Anemone stanco.

Stabat corolla

soffiata nel vento.

Anemone bianco.

Amen.

 

 

 

 

 


Id: 57662 Data: 27/03/2020 20:34:15

*

Questo per oggi

Dedicata a tutti quelli che rischiano la vita in condizioni spesso disumane per salvare la vita dei loro simili, e lo fanno con l'eroismo della pietà, dell'abnegazione, dell'umiltà che nulla chiede ma, solo, si offre. 

                      Edward Hopper - Room in Brooklyn, 1932

 

Guardo le nuvole passare -

questo per oggi.

La piazza è una brocca 

prosciugata,

né la fontana può altro

se non dirsi che gli uccelli 

ricordano 

 

la via dell'acqua -

per quanto abitudinari.

Picchetti di passi 

segnalano uno, massimo due

che vanno senza accuratezza

nei gesti o nella voce.

Vanno, velando fluidi le strade,

scivolando.

Questo per oggi.

E non sapere

di garze bianche al passo marziale,

ferocia che artiglia la vita

 

 

 

 

 

 

nella cantina sporca 

della pietà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 57617 Data: 25/03/2020 20:13:48

*

Sparsa

Questa noia obliqua degli altri

stanchezza di me

protesa tenerezza.

Sì, il padre assolato

portava il basto del giorno

come broccato 

e lì riparavi 

illusioni scherzose

cartapeste di pioggia.

Dire, ora, quello che c'è:

il viso allungato

della ragazza al semaforo

immobile

finge assenza -

in un punto del corpo

non sai dove

la corolla di una storia

sogna

nel bulbo chiuso.

A volte,

lo scarto improvviso

di un'intuizione 

punta il dito.

Non dice.

 

 


Id: 57189 Data: 04/03/2020 09:39:25

*

Quando l’azzurro

Sei stata e sei e sarai.

Eppure ogni volta stupisce

l'applauso degli occhi al mattino:

a preservarci dal troppo morire

che sia l'ammiccare di un cielo sereno?

Niente fai - o si fa - che sia oltre l'uno

mentre cadono fiori dagli alberi

come denti marciti di vecchi

obliqui sui bordi di strade,

stampelle per storie di graal

lasciati ammuffire in solai.

Impigliato in anfratti del corpo

il calco di un vento sul mare

e tra gli alberi antico -

memoria di lucciole e baci

nell'erba di notti più chiare, assolute.  


Id: 56987 Data: 23/02/2020 23:56:37

*

Veglia

Edward Hopper, Chop Suey (1929)

 

Eccoci. Mattina vestita di frescura,

chiaro il vento e noi assonnati a illuminare 

angoli ignorati della via.

 

Il quesito verticale degli alberi

dipana - o tenta - il gomitolo

alto e celeste e senza sponde.

 

Nei bar si sta raccolti a sfavillare 

sopra tondi cremosi cappuccini -

 

usciti fuor del pelago si guata, poi,

dove socchiude gli occhi il sole. 

 


Id: 55874 Data: 24/12/2019 09:41:58

*

Come con ultimi occhi

Alex Majoli - Milano, 2012. Via Conchetta.

 

La strada, poi, non è la stessa

che calpestavi lasciando scie di luce -

e ti mutava il cielo nei pensieri 

se ti facevi sera

nel tempo tuo caduco e chiaro

di vaporosa mongolfiera.

Ora i passanti sono volti d’orme,

epigrafi di nebbia

in scialbe già svanite scalfitture.

Supine sentinelle gli alberi 

a logorroici bagliori,

pietosamente chini su ragazzi

d'ombra, senza cifrari 

a guaire su isole d’asfalto

mute, aggrappati ai pali.

Confonde il richiamo lungo dei cani

come un guinzaglio che trattiene 

senza più attesa, senza come.

Da un capo all’altro della passeggiata

fiammelle inavvertite sulle foglie 

non sanno quanta vita ci trascorre 

da chissà quante, quali altre mani.

Trascorrere nell'aria originaria

con la pelle esaltata di frescura,

sperare - come con ultimi occhi.

 

 

 


Id: 55703 Data: 09/12/2019 09:49:57

*

In cortili di luce

Henri Cartier Bresson

 

Com'era dolce quell'asprezza,

quel languido assiduo dolore -

carne che si schiudeva

in un pulsare ignaro e vagabondo.

Erano i giorni abbagliati dal mare

aperti a un ignoto sentire -

non cercavi o chiedevi di esistere

ma ruotavi insieme alla terra, 

all'odore arancione del sole.

Incauto di sabbia e di vento

il corpo si offriva nell'ostia

più chiara, il mattino: era il tempo

dei treni, sedili di legno e tabacco

diretti a un eterno domani. 

Domani, au revoir è per sempre,

la vita immortale in cortili

di luce. E tu sorridevi,

con gli occhi dei prati divini. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 55305 Data: 09/11/2019 14:27:08

*

Nel nascondiglio di Anna Frank

Sì, siamo un po' tutti come te

se non pensiamo alla tua fine

certamente più drammatica

di quanto sarà la nostra -

così almeno

per la legge delle probabilità -

quando rannicchiati

in un angolo della mente

abbiamo quella vaga paura

che comprende noi stessi

e i diseredati

e ci fa sentire tutta l'ampiezza

e lo sgomento

oltre l'impassibile diametro del mondo.

Nascosti

in uno spicchio di mattina

bevendo caffè

e pensando aperture possibili

come l'ondeggiare di una tenda

siamo i semi che sparge il giorno -

a te chiedo

piccolo fiore splendente

con quali memorie

feconderemo la notte?


Id: 55154 Data: 29/10/2019 00:00:09

*

Di quale forma o tessitura

 

Di quale forma o tessitura

l’intrico quotidiano

che ci assolve per troppo non sapere -

così ci sono giorni d’infinito

perduti in non morire

se luce filtra immensa e chiara

dai vetri della stanza

e tu sai d’essere al sicuro

se ogni cosa è ramo, venatura,

ordito e trama di unico telaio.

Ovunque ti nascondi

tu che sai l’arte antica dell’intreccio

già profezia di pali verticali -

non prendermi alle spalle

mentre il respiro fila l’orizzonte.

Vieni tra il passo lieve della sera

e il quieto odore della cena - 

come fa il grido della pavoncella

che ci ricorda il suono 

quando si vaglia il grano -

e la pula s’invola più lontano.

 

 


Id: 54989 Data: 16/10/2019 11:45:55

*

In questi giorni avvolti nell’azzurro

                 Foto di Luigi Ghirri - Nebbia 

 

In questi giorni avvolti nell’azzurro

“tutto è proprio come doveva andare” -

diresti -

non fosse quel vibrato

di ombre sullo sfondo

che chiedono un tuo cenno,

voltarsi obliquo

fino a sfiorare un orlo,

un lembo al limitare.

Colmi quei giorni

di una luce piena

dove è presente tutto a tutto

se lasci la distanza 

nel tempo trasparente di un bicchiere

dolce del latte ancora da spillare.

 

 

 


Id: 54843 Data: 01/10/2019 10:40:37

*

Sulla riva

Fotografia di Franco Fontana

 

Su di una seggiolina verde

in bilico tra la battigia e il mare

un pensiero non mio

indottomi dal vento

o da chissà quali fondali -

ogni onda è memoria

d’altro tempo eppure vivo -

così nella pellicola di un film

trascorrono vicende misteriose

e tu non sai nello sfumato

chi nella corsa cadde, dove,

o se quel lungo bacio fu foriero

di lieto amore eterno -

“The end” è l’acqua poi che bagna i piedi

mentre la luce si fa sera

e vedi che è una linea l’orizzonte -

distinti mare e cielo -

solo una linea, il tempo di tornare.

 

 

 

 

 


Id: 54575 Data: 01/09/2019 18:02:36

*

Largo

Quando meno te lo aspetti,
la sera tra due passi
o sulla riva aperta all'intuizione
è un tutto pieno il tutto -
tra due respiri
la pausa inavvertita -
e non c'è altro.
Allora sei al sicuro:
ovunque ormeggi gli occhi
un dio è in agguato -
le palpebre più fresche per salpare,
ovunque Dio.

Id: 54367 Data: 08/08/2019 13:29:24

*

Dì quello che ti pare

Dì quello che ti pare,
mettila come vuoi,
declina i verbi e i nomi
a un tempo indefinito -
il rumore delle scarpe sul selciato
(ma anche l'odore della pioggia
e molto altro) -
batte il tuo nome
tra mille e mille nomi.
E tu, ascolta questo
come se fossi un santo, un papa o un re
che sa la gloria effimera,
il gesto unico, il rito
di ogni passo.

Id: 54353 Data: 05/08/2019 13:51:18

*

TAT TVAM ASI Facebook

Face - book.
People-book.
Ideas-book.
Opinions-book.
Me-book.
You-book.
Us-book.
Who-book?
What-book?
My-book.
Your-book.
Our-book.
One-book.
World-book.
Peace-book.
Quiet-book.
Mind-book.
Thinking-book.
Living-book.
Hoping-book.
Dreaming-book.
Breathing-book.
Crying-book.
Smiling-book.
Suffering-book.
All-together-book.
Hand-in-hand-book.
Hoping-book.
Moving-book.
Mooving-book.
Inside-book.
Emotion-book.
Human-book.
Book-Book.
Face-Face.
Face-to-Face-Book
Human-to-Human-Book.
Book-for-Human.
Human-for-Book.
For-Book-Human.
Human-for-Book.
For-Human-Book-Be-Human.
For-Book-Human-Be-Book.


Id: 54308 Data: 01/08/2019 08:07:46

*

Se demeurer - Voce

...


Id: 54233 Data: 22/07/2019 10:05:55

*

Per forza di levare

Auguste Rodin - DANAIDE 1889 - Musèe Rodin, Parigi

 

Del gesto rimane lo scavo.

No, un cenno, appena la mano -

degli occhi lo scarto,

gioconda inclinata su sfondi

velati di opaco. 

Più mite nel dire -

svuotata dell'acqua la conca

è voce abbassata,

a cerchi più vasti inchinata. 

 

 


Id: 54196 Data: 18/07/2019 23:54:46

*

Luce stanca

Monet, mattino sulla Senna, 1898

 

Le trombette della buganvillea

suonano, al mattino.

Piccole infiorescenze tra foglie rosse,

a ben vedere.

Protese verso l’alto,

colli sottili, corolle sorridenti.

Abitano il vaso più grande

da sabato mattina,

quando le mani ruvide e gentili

di una donna slava

si sono confuse con le mie.

Ho voglia di capire perché

e quanto durerà questa tensione -

quanto prima del declino.

Sentiranno il treno che passa qui vicino?

La notte ormai non mi risveglio

e il senso dell’andare è già passato

mentre vibra il letto appena

insieme alle cose senza suono.

Non so mai qual è il momento

di dire la cosa più importante,

la trattengo nel fiato e tra le mani -

scheggia di luce grezza

che sembra un bisturi al dolore

ma è soltanto un balenare,

luce di luce vinta

da chi fu più veloce nel fuggire.

 

 

 

 

 

 


Id: 54125 Data: 12/07/2019 18:19:58

*

And I am sick at heart

Paul Klee: "Paesaggio con uccelli gialli", 1923

 

Something is rotten

altrove e qui.

Ci guardano le cose

colme di un senso d’innocenza muta.

Rallenta poi i suoi battiti la sera

esausta di furori -

si fa offertorio il mare.

E sfila sul fondale

la grazia timida dei morti, 

relitto che sospira.

Sentire vacillare il dono incerto

della vita, arrendersi, dormire.

 

 

 


Id: 54013 Data: 03/07/2019 12:46:51

*

Spargono grandine

 

Spargono grandine

su terra spenta -

non sanno -

il grano

si abbevera di vento


Id: 54006 Data: 03/07/2019 09:18:39

*

Offertorio (riveduta)

 

E non dicemmo dell’immenso -

non i ragazzi della spiaggia,

lucidi nell’instancabile rollio

che di necessità accompagna

l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro

tra il silenziarsi cauto delle grida

dei gabbiani dove nel mezzo

delle linee posano -

né sanno l’insostenibile

fecondità di luce

che gli ricolma gli occhi.

 

Umidi di anima e di sabbia

siamo sognati in altri sogni

composti sulla riva

da mani di bambini,

nel rito di una sigaretta

offerti in fumo all’alto -

inno o bestemmia

incenso per l’immenso.


Id: 53824 Data: 16/06/2019 12:24:29

*

La festa

 

Lo so lo so
brillano gli occhi
bevuto
stravizi
la sera prima
mattina
banco cuscino
lo so lo so
strafatti
di notte di stelle di shot
essere altro
essere veri
lo so lo so
niente cambiato
da prima
strafatti lo stesso
di erba tristezza
la festa
arcaica da sempre
sciamana d'oblio
dervisci e tattoo
sorrido
con i vostri occhi
la luce la stessa
la luce lo sa


Id: 53695 Data: 04/06/2019 11:21:51

*

Talita kum

Odilon Redon, Les Yeux clos,  1890

 

A Linda, che fu in me -

poi fuggì altrove,

il tempo di un breve respiro.

 

Allodola,

frullasti le ali

e svanivi mattino.

Altrove

si apriva una mano -

volò un aquilone.


Id: 53404 Data: 12/05/2019 22:45:25

*

Quando leggo poesie

Odilon Redon, La liseuse (La lettrice), 1895-1900
 
Quando leggo poesie
mi annoio dopo poco,
passo ad altro, salto, divago,
nebulosa mi sfoco -
così girovago per casa,
carezzo Lilli misteriosa,
vibro all'illetterato
suo profondo ronronner.
Passando per l’ingresso
o per il bagno
spio nello specchio
le rughe appena nate,
archeologia del nuovo (che non trovo) -
variazioni variabili alla lagna
che stempera e accompagna litanie
sillabiche di strade,
di volti seminati
come ombre perdute nei giardini.
Quando leggo poesie
"moi est un autre" -
ambra o graffito
nel guscio di un eterno imprigionato.


Id: 53321 Data: 06/05/2019 17:06:50

*

L’intimità delle conchiglie

La Conchiglia, 1912 - Odilon Redon

 

In mezzo al corpo il sole.

Quell'oscillare chiaro,

nebuloso, ricordi? sulla riva.

Ridevi al centro di zampilli

di stupore. Il mare.

Ricordi? Era annusare

l'intimità delle conchiglie,

sapere che la meta

era laggiù, dove al casello

si tornava, felici di metà

già del cammino.

E l'ombra che ora stringi

era luce nel palmo della mano.

 


Id: 53099 Data: 18/04/2019 16:01:15

*

Ragazzi succhiavano il sole

 

Fosse, l'andare,

stormire limpido di fiori gialli -

 

ragazzi succhiavano il sole 

lustrali e iridescenti

 

ma gocciano lievi i morti,

la sera,

nei dolci pistilli del sangue 

 

il fiato che ne aspergi

forse è il tuo -

o forse d'altri

 

mentre la luna 

sbieca lo sguardo in alto -

oltre le cose

sommesse e inutili del mondo.


Id: 52834 Data: 28/03/2019 09:35:15

*

Curriculum 2

Man Ray - Noire et blanche, 1926
 
Sono quasi niente, e ho fatto così poco
se l'universo è un moscerino
o un tempio dai muri sigillati
dove tra architetture opalescenti
rivolte a oltrepassamenti 
trascorrono odorose litanie
di suole, storie di allontanamenti.
Vantare riconoscimenti
quando dal macellaio un tal giorno
si discuteva dell'umidità
dell'aria, oppure quella certa sera
supini tra le stelle in smarrimenti -
oh quanto, quanto lontananti! -
sarebbe oltre a ridicolo farsesco.
Specialità ultracurricolari:
iterazione dello sguardo
su corpi, case, interni di finestre,
luci basse, cedimenti;
nenia scaramantica di gesti;
e mente obliquamente divergente
da chi senza un annuncio
fuggì per gioco o per superamento;
infine offuscamenti.
Nel tempo libero lavoro
e nell'occupazione evitamenti -
attenta inutilmente a temiponte
se il vento dice altro,
o se una nostalgia polverizzante
mi serra corde tra la gola e il petto.
Concludere è trompe l'oeil,
inganno per allocchi lenti.


Id: 52790 Data: 25/03/2019 10:15:05

*

Ti basti una tana nel vento

Studio di nuvole - John Constable

 

Fantasticando sull'Infinito di Leopardi

 

Ti basti una tana nel vento,
un dorso materno di siepe,
a vagabondare.
Sugli occhi feriti una benda
allentare.
E spazi infiniti, ebbrezza a vagare
in cieli possibili -
a non pensare.
Sentire che tutto si fonde
nel tutto,
passato in presente allunare.
Sfumare.
Ti basti una siepe, fratello,
un dorso materno di siepe
a bendare il dolore per poco,
a infinitare.


Id: 51839 Data: 13/01/2019 15:47:10

*

In trasparenza attraversati

Le char d’Apollon - Odilon Redon, vers 1910

 

In trasparenza

attraversati

come se fosse

tutto la vita.

E sospensione

di fiori esplosi

in bocci rosa

inaspettati.

In sincronia

tutte le cose

più sparpagliate.

Come tra bocche

che nei fondali

sfiorano sessi

fino alla mente

accarezzata.

Un accucciarsi

in nidi pieni

dove l’orgasmo

è Dio improvviso -

rivelazione

immeritata

pace perpetua

dentro l'istante

silenzio madre

senza paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 51779 Data: 07/01/2019 20:10:42

*

Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio

Che strana cosa il mondo, amore

del mio soffio: tutto il pulsare

che mi è dato e ruota intorno.

Aria girovaga, forse carezza

a quei pensieri vaghi

che la terra nutre 

come sottili vene delle foglie -

stagioni dove il sangue sposa

le cellule chiare del mattino.

E com'è ogni volta misteriosa

l'acqua che irriga gli occhi

alla silente boa degli sguardi.

Mentre la voce va per la sua strada

lì si rimane, sorpresi al centro,

persi - fuochi di costellazioni.

 


Id: 51498 Data: 07/12/2018 20:26:59

*

Cuore di silenzio

Gianluca Corona - Le parti, 2011

 

Padre,

mia ferita, mio specchio -
in me un'eco al tuo pianto

ininterrotta 
come il taglio scavato nel sasso,
secca

come il fossile che vegliano

decrepite, mitiche memorie.

Ascolto la tua voce sorridente
e dolorosa,

fingendo, come sempre, 
solo più immobile nel vento -
vento blu cupo dell'estate
ebbra di mare

e sconfinato inganno.

 

Fingo un altrove a te lontano,

attenta

a non cadere nella fitta rete 

che mi tessi attorno,

se gioco
con la benda che m'acceca 
quando mi chiami

e - sorda - non rispondo.

 

 

Non più regina

in questa buia casa,

umiliata

nel fervore dei comuni affanni,

madre,
sbatti le ali inquieta e silenziosa,
tu che irradiavi bianca

di fiero splendore 

i miei tenui giorni.
Leonessa

supina al richiamo del sangue

afferri parole trepidanti

e le divori -
poi giaci cupa

all'ombra di te stessa.

Grande sfinge

di dolcezza e rancore,

albero gravido di amari fiori,

arca immobile

nella mia disfatta memoria, 
ancora fiammeggi la mia vita 
di deposto amore.

 

 

Sei me

piccola carne,

sangue che non corse,

ma si perse -

figlia,

cuore di silenzio.


Id: 51120 Data: 02/11/2018 10:07:21

*

Mentre ragazzi

Fosse, l'andare,

stormire limpido di fiori gialli,

mentre ragazzi succhiano aria

pieni di linfa,

pulsando iridescenti.

 

Ma scendono lievi i morti,

la sera,

lungo i sottili declivi del sangue -

e il fiato che ne aspergi

non è tuo

né di altri.

 

Mentre la luna sbieca lo sguardo

in alto -

solida come le cose sommesse

e inutili del mondo.


Id: 51059 Data: 27/10/2018 19:11:32

*

In mezzo al corpo

 

 

Béatrice - Odilon Redon, 1885

 

In mezzo al corpo il sole -

ricordi

quel pulsare d’acque

contro le pareti, un battere

a porte appena schiuse,

aperte poi all’impulso

del fiume che sei?

Ricorda: l’oceano era la fonte.

Ridevi al centro di zampilli,

tu crepuscolo tu luna

inumidita su rocciose

lucenti eterne scale.

Vibrare di occhi, corpi, mani.

Entrare in vocali di saliva

densa che urge e sale 

dove è fondo il folto,

tra gli animali

che sei - ombra di fitta gioia

riunita a tutto,

puro godere, battito infinito.

Luce.

 

 

 

 


Id: 50645 Data: 21/09/2018 17:46:10

*

Curriculum

 

Sono quasi niente,  e ho fatto così poco

se l'universo è un moscerino

o un tempio dai muri sempre spessi

dove tra multiformi architetture

rivolte rigorosamente a est -

si dice che il nascere valga più del morire

o ne sia il presupposto per oltrepassamento  -

strascicano suole multietniche, battenti

tempi di odorose storie.

Vantare riconoscimenti 

quando il tal giorno dal macellaio si parlava dell'umidità dell'aria

oppure quella certa sera in cui supini sulle sdraio

si era immersi nelle stelle - oh quante, sembra tutto intorno  -

felici di non saper contare,

diventa esercizio più che ridicolo farsesco.

Tra le specializzazioni ultracurricolari

una propensione all'insistenza dello sguardo -

fantasticare su scorci 

di corpi, case, interni di finestre, strade, luci basse -

e la  ripetizione obliqua e scaramantica di gesti

come il volgere in alto e in basso gli occhi,

l’alternativo aprirli e chiuderli a scanso di vedere

o assaporare meglio, poi, quello che non potrebbe entrare

in un solo campo per intensità -

paesaggi umani e naturali a rischio di pazzia

se alludono a qualcosa di ben oltre il mondo.

Nel tempo libero lavoro e nell'occupazione seri

tentativi di fuga da temiponte

tra vita e morte - inutilmente attenta se il vento

dice altro, o se la nostalgia di un tutto mai più incontrato

mi serra corde tra la gola e il petto. 

Concludere è un trompe l'oeil, inganno per allocchi.

 

 

 


Id: 50554 Data: 14/09/2018 09:52:22

*

Se penso il pensiero

 

Se penso il pensiero, pensa

le cose pensate pensante -

pensato pensando le cose

pensante le muta.

Trasforma le cose che sono

pensando 

in cose pensate pensante -

pensate mutanti

se pensa pensante.

E pensa il pensiero

pensando,

pensante che muta

pensato da altro pensiero,

infinito pensare pensante

pensato pensando infinito.

 

 

 

 


Id: 50480 Data: 08/09/2018 19:59:01

*

Tra mura troppo alte

Van Gogh - Il fuoco nella notte, 1883

 

"Guarda indietro e guarda in avanti: come già gli antenati morirono, così del pari altri moriranno. Come il grano l'uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce". 

Katha Upanishad,  dal primo canto.

 

Tra mura troppo alte

ostie voci spezzate

su corpi già ricordo -

tentare insieme un ponte

per consolare Dio

di semi trafugati.

 

 

 


Id: 50183 Data: 18/08/2018 13:16:28

*

Elegia - Offertorio

Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>>

(Chandogya up. VI,viii, 4) 

 

 

 

E non dicemmo dell’immenso -

 

nemmeno i ragazzi della spiaggia,

 

lucidi tra l’instancabile rollio

 

che di necessità accompagna

 

l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro

 

e il silenziarsi cauto delle grida

 

dei gabbiani dove nel mezzo

 

delle linee posano - nemmeno loro

 

sanno l’insostenibile fecondità

 

di luce, il mare, che gli ricolma gli occhi.

 

 

 

Eroi a sbriciolare i giorni

 

su soglie abbellite come lapidi

 

del nostro assopito ricordare -

 

rigoglio di appassiti inconsci fiori

 

di sogno in sogno poi evaporare.

 

 

 

Siamo tra l’ombra di due sonni

 

veglia o sogno?

 

Non uomo o donna, umida

 

composizione d’anima e di terra,

 

che non germogli volontà

 

d’altro richiamo, necessità

 

o sfaldamento di corpi fusi,

 

rispecchiamento di altri sogni

 

in noi, sognati un tempo

 

che importa se da mosca o imperatore.

 

 

 

E questo istante nel mare degli istanti -

 

tempio e rito

 

racchiuso in una sigaretta,

 

la messa del suo fumo offerta all’alto -

 

inno o bestemmia incenso per l’immenso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 50125 Data: 13/08/2018 14:36:32

*

I giorni del cielo squarciato

Cloud Study – John Constable

 

Come le nuvole hanno forme

che disfano i pensieri

e fanno le memorie dilatate,

informi -

guardando io non so del tempo

se non lo smarrimento.

 

E dove sono lì mi perdo,

in un per sempre che era allora

e ancora qui.

Se il mare spumeggiando

non mi parla,

mi lascio trasmutare in chi ero stata

e resto in questa vastità.

 

Vedere sopraggiungere sorrisi

in sconfinati luminosi istanti,

tornare nel prisma inalterato

del mare

che di eco in eco riflettendo

arena sulla riva

un tempo di gioia rovesciato.

 

Com’ è infinito quello sguardo

 

 

 

 


Id: 49334 Data: 17/06/2018 16:12:12

*

Senza fare rumore

Will Barnet, Donna davanti al mare

 

Ti battezza le gambe,

il mare,

le tue gambe di sempre -

com’erano forti

nel mare di allora.

Rinasci ogni volta

dall’acqua -

nell'acqua di ora.

Ti benedice

con luce di sale

le ombre degli occhi -

ancora.

E io

apro le mani,

le appoggio sul silenzio

dove ti duole -

pregando

senza fare rumore.


Id: 49109 Data: 02/06/2018 19:43:03

*

Ma in una voce sola

La fonte, alle spalle,

è prosciugata.

Ma questa porosità

resta negli occhi

sopra il riassorbimento

parziale della terra.

Vederli nell'aria nuova

venire rinfrescati,

nati più chiari nei gesti

dell'attraversamento -

non più da voce a voce

ma in una voce sola.


Id: 49009 Data: 24/05/2018 10:36:20

*

Diresti, tu, il tremendo della strada

Odilon Redon - Trees against a yellow background

 

Diresti, tu, il tremendo della strada,

occhi gli alberi ammiccanti

per noi ancora e ancora e ancora?


Sorridono, perché sorride

qualcosa in te che hai sfogliato e muore

in nidi di infiniti istanti.

 

Tremenda gioia, sai, il cielo aperto,

le cupole di nubi che non stanno -

raccontano del dio che tu sarai.

 

 

 


Id: 48872 Data: 14/05/2018 13:44:26

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Lettera a una foto

 

 

Odilon Redon, Closed eyes 

 

Mamma,

le prime parole sono per te. Davanti alla fotografia che questa sera ho illuminato con una piccola candela, al buio, mi hai inviato un messaggio, nonostante il mio scetticismo, la mia disattenzione. Mentre ti parlavo mi ha chiamata al telefono un' altra madre, la madre dell'uomo che mi vive accanto. Ho pensato che tu eri là accanto a lei,  madre che mi chiama, attraverso di lei, in un unico corso d'acqua, in un unico fiume che va verso lo stesso mare.  Finalmente in pace ...

Mettere ordine nei pensieri, in questo caos dove galoppano sensazioni in una cavalcata inesorabile verso il nulla. C'è una comicità, sai, in questo senso di inutilità che mi attraversa, una pace gioiosa che immobilizza i gesti come in un fermo-immagine di una vecchia pellicola. Si aspetta che qualcuno arrivi, che la ripari, per vedere la fine del film, per sapere cosa succederà ai protagonisti. Invece niente, non arriva nessuno. Allora mi sento come se tutto dovesse, da sempre, arrivare fino a questo punto e a questo preciso istante, e che la scena sia sempre la stessa, sempre la stessa, io che ti dico queste cose davanti alla tua foto.

Lo dicono le Upanishad che noi siamo sempre noi qualunque cosa accada. Dicono: io sono Quello, dove "Quello" sarebbe, mamma, il tutto, l'infinito o comunque vogliamo chiamarlo. Allora adesso noi siamo qui e nello stesso tempo nel tutto, e non importa che tu sei morta e io ancora qui, no, non conta: ci siamo sempre state. Mi viene da pensare che non sono le parole a essere importanti, ma gli sguardi, l'intensità degli sguardi! Il nostro sentire qualunque cosa accada come unica, irripetibile eppure eterna. 

Il mio lavoro, i ragazzi, quel gioco di ruoli che ogni giorno insceno: a che serve? Ho davvero cose da insegnare? Forse qualche parola, qualche gesto che potrebbe servire a vivere meglio, a sentirsi più sicuri. Una specie di semaforo che indica quando si può attraversare. Altro non so, altro non ho, mamma. E tu che sorridi con un filo di ironia e di amarezza, tu che in questa foto concentri tutta la tua essenza e tutte le cose che hai amato, detestato, temuto, i fiori raccolti, le speranze fino alla fine tenute segrete, il dolore: che ne è di tutto questo se sei un volto di carta? Sei più vera qui, o lo eri quando mi abbracciavi, mi sgridavi, quando litigavamo e ci dicevamo cose orribili per poi piangere, io lontana e sola, e tu ugualmente sola con la tua rabbia di sentirti abbandonata? Eppure amavi il bianco, il nero, il giallo. Risplendevi come una regina e l'aria era colma di te. Io ti guardavo con timore, avevo sempre paura di dire cose sbagliate, di interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Ti sfidavo, a volte, ricordi? E le tue reazioni erano tempestose, non sopportavi chi scherzasse con te. Ma poi, quando eri serena e fumavi una delle tante sigarette che ti hanno sempre fatto compagnia, tornava il bel tempo e noi di nuovo eravamo i tuoi sudditi. Sudditi che tu dovevi spesso servire, perché restavi tu in casa e noi fuori, liberi. Adesso so che la tua rabbia era dolore, che il tuo sarcasmo era paura, che il tuo rifugiarti nel fumo era solitudine. Ti guardo intensamente, ora che sei di carta. So che esisti, mamma. So che niente mai finisce, anche se non ne ho le prove, anche se anch'io sarò solo una foto. Carta per ricordare. Questo momento è per sempre. Anche quando la candela si spegnerà.

 


Id: 48856 Data: 13/05/2018 20:49:27

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Dove guardano i saltimbanchi

 

“Famiglia di saltimbanchi” Pablo Picasso, 1905

 

Dimmi del loro sguardo -

fin dove -

se nell’aperto immobile

o nell’interno obliquamente stanno

come a se stessi icone.

E dimmi se qualcuno gli indicò

postura

o dietro agli occhi un varco.

A me pare mistero

che dentro e fuori si raduna

e come ombra attraversando.

Così in figure di apparenza inganno

e insieme maschera del mondo.

Tu dimmi dell’origine se puoi -

se un nascosto filo

di padre in figlio li attraversi

o nella donna si raccolga

quello che tace l’anfora

nel suo muliebre sigillo.

Stanno - non immobilità

senza silenzio colmo

ma luce misteriosa traboccando.

E io che guardo sono velatura

che da uno sguardo all’altro trascorrendo

non più domanda -

quietamente oltrepassando.

 


Id: 48707 Data: 03/05/2018 14:43:52

*

Germoglio laterale

                                                                                   Per Johanna

 

Germoglio laterale -

dal tronco madre-padre

non mio

ma di sorella luminoso tralcio -

sei viva come l'uva

che sogna l'ora dell'estate -

fiammeggia nella coppa

che profetizza il vino -

e berlo a occhi chiusi

è vendemmiare.


Id: 48651 Data: 29/04/2018 12:05:29

*

Siedo in un punto qualsiasi del vento

Siedo in un punto qualsiasi del vento,

un libro aperto sotto gli occhi -

quello che sto leggendo -

e una vetrata al fianco

non sa la luce tonda della piazza.

Penso alla grazia di ogni qui,

a come tutto si offre casualmente -

non altro essere nati

che corollario a un solo punto.

Siedo come un gioco del vento.

Sento, o forse so,

non poter essere altrimenti.


Id: 48456 Data: 14/04/2018 12:58:48

*

Se mi fossi accanto

Se mi fossi accanto
respireresti piano -
lentezza del sapere
essere vita cibo -
e assorbire.
Sei con me
padre
nel boccone
che mangio -
adesso che sei
tutto
e non ti spero - so -
eppure piango.

Id: 48404 Data: 10/04/2018 13:31:53

*

E mi sorridi

 

Fu in me

piccola carne

sangue che non corse

ma si perse.

Poi silenzio.

 

Oggi avresti quarant’anni, non fossi
andata in un altrove che non so, forse
altri mondi sovrapposti - o strade
come tunnel scavati nella terra
che sfociano in un mare aperto al vento -
e poi  a confonderti col tutto, sola
compagna al bisbiglio tacito
dei morti. Dove incontrarti, sapere
che resurrezione vuol dire altro
che un semplice risveglio della carne -
inutile se tutto è già vissuto -
ma stare sempre vivi nella luce
di chi ci volle e amò fin dall’inizio?
Così ti spero accanto, Linda, viva
come a chi vede in uno specchio scuro
non  è dato ancora. E mi sorridi.


Id: 46721 Data: 22/01/2018 09:54:40

*

Ai giorni densi

Jan Vermeer - Giovane donna assopita, 1657ca.

 

Ai giorni densi confido quello stare

immobile del tutto, in sospensione

trasparente eppure ovunque, complice

di un sempre che non lascia lo stupore.

 

Agguato, sì, ma prossimo e materno

come un dio che non sorvola, rimane

parola che non dice se svelata

fin nel minuscolo dei pori, fiato

di ogni cosa viva a sospirare

la sera sotto ai tetti o nel fumare

trepido del cibo mentre fa scuro

fuori. E tu, che taci, sei preghiera.

 

 

 

 


Id: 46659 Data: 19/01/2018 19:58:14

*

Dal punto più basso della luce

La Madonna velata di Giovanni Strazza, 1850 ca.

 

Dal punto più basso della luce

sorge il mio segno con il muso in alto -

dove la luce è fuori -

mentre di pesce affonda

la coda

nel mare del solstizio interno -

e lì riposa.

Poi è silenzio nella neve,

nocche gli zoccoli

indurite

dal passo del destino -

infanzia solitaria 

di orfano nel mito.

Così sia luce, epifanèia -

mia phos,

mia luce di bambina.

Manifestato il tempo del divino,

di tutto 

sapere ancora tutto -

"apo calypso", sogno

di un disvelato velo.  

 

 


Id: 46254 Data: 05/01/2018 19:28:34

*

Prima della notte

 

Le pantofole hanno il volto usato

e buono della sera. Già Natale,

ti chiedi

come significarti ancora,

o stare così, semplicemente

in ascolto del respiro

che prega l'unica preghiera

senza nome, universale:

essere

insieme alle cose mansuete,

fedeli al mistero

dell'immanente attesa -

stupore bianco della neve, 

e tu non l'aspettavi.

Chi aspetti, in cosa speri?

Pulsano le strade viventi,

creature di folla discendono

da stanze ora spente, tutte uguali,

sostano in templi o in negozi 

dove ogni gesto ha un senso strano.

Questo era prima della notte

quando raccolte le domande in fasci

ti stringi a quello che svanendo scalda,

conforta, non scompare.

Le pantofole mute

ci aspetteranno quiete accanto al letto,

pietose della loro verità

nei nostri piedi che non sanno -

né possono mentire.

  

 

 


Id: 46058 Data: 30/12/2017 19:22:52

*

Nel nostro tremolare di fiammelle

René Magritte, "Méditation" - 1937

 

Nella nicchia di gesti ammutoliti

dove si perde “io sono”  

i vostri volti accendono fiammelle

nel sempre dei  lumini.

Siete voi, ora, piccole farfalle?

O forse polvere minuscola,

opaca luce minerale

dimentica di sé eppure viva

in un ancora oltre lo sperare?

E Cristo, sì, l’amore dato

che non si perde, resta

nel crepitio delle preghiere,

sistole tra riposata gioia

e affannose spine - esserci.

Di rete in rete presi in un inganno.

Divincolarsi.

Andati ormai in un lontano “Io Sono” -

Cristo, sì, Cristo, l’amore dato

che non si perde, resta

nel crepitio,

nel nostro tremolare di fiammelle.

 

 

 


Id: 44836 Data: 29/10/2017 12:39:29

*

Scalpellini

William Turner, A Sailing Boat off Deal, 1835

 

Hanno cercato di scolpire il vento.

Lo inseguivano con taglienti stretti in pugno

abbozzando forme grezze con la subbia -

così per dire d'una conca vuota, originaria.

Lo scalpello ne incideva poi le parti

in piccole misure delicate e multiformi,

a ognuna dando nome e codice corretti,

minuziosi. Delle appendici facevano gargoyle

fantastici e mostruosi, solo per necessità.

 

Un respiro profondo e sovrastante di vela

silenziosa, randa d’albero maestro,

planava  alto, sereno, noncurante.

  

 

 

 


Id: 44525 Data: 07/10/2017 09:26:27

*

Un abbaiare chiama le campane

Magritte, "L'impero delle luci"

 

È radunare gambi freschi di coraggio

nella sera conca, nella sera grembo,

quell’aspettare  quieto insieme al lume,

al legno, al vetro, a fiamma di fornello?

Quel dire sé col cibo, il fumo caldo,  la carne

masticata con speranza,  gli occhi altrove?

Rumori, carezze vive di stoviglie, sciacquii

nella corrente blu, forse dormire, sognare

di cercarsi ancora. Un abbaiare chiama

le campane, le finestre offrono adesso.

 

 


Id: 44176 Data: 12/09/2017 20:08:38

*

Contemplazione del Vento

Paul Klee, Paesaggio con uccelli gialli, 1923

 

C’era un merlo, o così mi pareva, anche se era marrone chiaro,

mentre salivo in macchina. Avevo parcheggiato di fronte al chiosco

dove andiamo tutte le estati, con la mia solita fortuna

dell’ "unico buco libero" rimasto che ti fa sorridere.

Questa particolare coincidenza tra me e uno spazio vuoto

la interpreto come una concessione  che mi viene da un altrove

di cui non conosco origine o collocazione - ma che ringrazio.

Anche questo tu sai di me, anche se non te l’ho mai detto.

Ma avevo prenotato per noi fin dal giorno prima

quel tavolo d’angolo libero nel vento,

sul soppalco in legno che ricorda un teatro, con un’aria

da cospiratrice che mi fa sentire ridicola, ma non più di tutto il resto.

Così ti guardavo mentre eri sempre quello di tanti e tanti anni

riuniti apparentemente in una sola immagine sfumata,

cercando di far prevalere l’attimo del sorso o del boccone 

sulla confusa pena di saperti non più quello, pur restando.

E così i fiori rossi del vaso accanto a noi, oscillando

non sono mai più quei fiori, ma altro,

e il mare che lo scirocco ricopre di velature bianche -

so le creste sul mare essere sé stesse pur mutando -

così che lo sguardo che contempla è stanco.

C’era quel merlo, ti dicevo, quando abbiamo lasciato il tavolo

più leggeri nell’attesa di essere stati ancora altro -

saperlo è riconciliarsi con un non tempo.

Saltellava tra il marciapiede e il bordo dell’erba.

I suoi occhi colmi di nero mi hanno vista,

ne sono certa, in un largo senza pena o rimpianto.

 


Id: 44093 Data: 06/09/2017 15:37:22

*

Nell’odore della pioggia traspari

                                                         a Johanna

Nell’ odore della pioggia traspari,     

melagrana che fuggi e che ritorni,

fanciulla dai divini e misteriosi

semi  nascosti dal geloso inverno  

buio - rapita agli occhi della vita

come Persefone che sa la gioia

quando ciclicamente poi zampilla

e il tempo suo ritrova immortale -

fiore di sangue, dionisiaco dono

nel gioco eterno del ritorno. Ecco

profuma la terra di nuovo, sale

verso il cielo, inebria di speranza.

 

Primavera di gazzelle. Chiarore.

 


Id: 44011 Data: 01/09/2017 13:31:14

*

Virtù del vento

Se salmodiato,
l'arrivo è nell'attesa.
È perché il gabbiano scende
mosso da istinto alieno,
che la sera non riconosce i colori?
O è il viola a confondere l'azzurro
e noi, testimoni di sabbie
e di mari traditi,
senza saperli altari?
Sillabe impallidite,
pietre scalfite di cattedrali,
volano in stormi pulviscolari -
e pianissimo
la notte ci assale.









Id: 43858 Data: 19/08/2017 19:10:18

*

Loop

 

E taci,

aspettando bagliori.

Fiammiferi spenti le strade -

prendere a calci un barattolo

come fosse il mondo

che qualcuno si è tracannato,

far finta di niente.

Così le panchine dei parchi

sono strafatte d'assenza -

pochi avventori seduti di sbieco,

senza baci a spronare le foglie

più in alto,

su teste smarrite di cani

senza uomo al guinzaglio.

Allora è un dirsi l'attesa

equilibrio perfetto -

infilare la cruna dell'erba,

cucire corteccia a midollo,

tornare

in loop tra il cuore e la testa

in un punto finito, infinito.

Sospendere a un filo il silenzio.

 

 


Id: 43734 Data: 06/08/2017 19:19:43

*

Piccoli pezzi d’argento

Cornelis Mahu, Still life (1620-1630)

 

Pulivo l’argento in una soluzione

di bicarbonato, sale, e un foglio di alluminio.

In una vaschetta ho messo l’acqua calda,

il sale, un paio di cucchiai di bicarbonato,

dopo averla foderata con un foglio

di lucido alluminio.

Ho mescolato, poi con delicatezza ci ho immerso

tanti oggettini d’argento: una gabbietta, un gattino,

un’automobile antica in miniatura,

un piccolo pescatore. Altri che ora non ricordo.

Ognuno di questi oggetti ha una sua storia

collegata a momenti della vita, dimenticati

ma pur presenti in qualche solaio della mente.

Lentamente l’acqua si è fatta più scura,

prendendosi parti d’argento che restituirà,

sotto altre forme - non so niente di chimica

ma questo processo è davvero affascinante -

per essere poi strofinate con un morbido panno.

Mentre bevevo mezzo bicchiere di vino

con un cucchiaino di miele per farlo più dolce

aspettando di vederli farsi sempre più brillanti,

all'improvviso ho pensato a come anche noi

siamo piccoli pezzi d’argento

che la vita trasmuta dall'inizio fino a una fine

non perentoria - come in attesa di un morbido panno

che, strofinandoci con giusto vigore,

ci rinnovi.


Id: 43638 Data: 27/07/2017 13:23:19

*

Daat

Per Amina

Amante respiro discende
salendo fin dove si apre
al tutto di un oltre già qui -
bambina venuta da mondi
visibili a lei che del cuore
conosce il sentiero dei rami
connessi al dentro del tutto
dal centro del corpo che suona,
scandisce con eco le parti
di un oltre già in sé collegate,
unite nel suo bereshit
da chi ci marchiava d'amore -
le bestie lo sanno, se chiami
per nome e diventi il tuo nome.
Nasceva la madrebambina
a dare le acque ai vivi
partiti, tornati all'inizio.
Ritorna ogni sera sull'orlo
del sole che scende, che attende
pastore Keter, lo raggiunge
chiamando le altre nel rullo -
le abbraccia, le sposa danzando.


Id: 43586 Data: 23/07/2017 10:38:04

*

Il Tetto Verde

  Dalì - Ragazza alla finestra (1925)                                                           

                                                                                       A Gesù, con affetto e simpatia

 

"Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa,

né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre".

(Matteo 24,36)

 

La chiesa nuova ha il tetto verde,

oltre a una struttura in legno che sale

fino alla croce. Penso che il mondo

ha una faccia di circostanza,

non solo perché la vedo spuntare dal balcone

della camera come un richiamo,

ma anche e soprattutto per quell’aria

tra il sornione e l’austero che ha,

come a dire “ehi sono qui” a me

che in chiesa non ci vado quasi mai eppure

avrei circa un milione e oltre di domande 

da chiedere ai sacerdoti, se non sapessi

che sono vincolati a una stringa di risposte

con qualche variazione, e non di più. Anche se

loro stessi si concedono a volte piacevolezze

non esattamente ortodosse,

sapendo che non sono certo quelle

a costituire un danno.

 

Allora come si fa a non immaginare Gesù

anche biologicamente umano -

per non dire altro che sarebbe oltremodo banale -

dopo una cena e un buon bicchiere di vino,

ma soprattutto mentre ride, ride di cuore all’osteria?

 

Invece no, genuflessioni e riti a gogò,

e “dì dieci avemarie per penitenza”,

mentre  a Medjugorje una veggente si divide

tra gli appuntamenti a scadenza fissa

con la Madonna e i conti del suo albergo

che gestisce col marito e i figli

e  sicuramente è un ottimo investimento.

 

Dunque  si può ipotizzare che a Dio

non gliene importi un fico secco se gli omosessuali

maschi lo fanno in un certo modo - le femmine

con qualche sfumatura, ma appena differente -

e gli etero hanno pertugi funzionali ad hoc.

Questo tanto per fare un esempio

che la dice lunga sui nostri tabù.

 

Ma davvero sotto quel tetto verde 

si è proprio sicuri al cento per cento

che un domani, in cielo, non ci saranno più bidet,

fornelli, divani o televisori, che qui è solo uno scherzo

di cattivo gusto e dopo morti

qualcuno tirerà una bella riga alla lavagna:

i buoni di qua, i cattivi di là?

E se uno, per esempio, è stato un po’ buono

e un po’ cattivo verrà tagliato a metà,

o in una percentuale che si accordi

matematicamente  

agli errori che ha commesso?

 

O forse la vita è reale e nello stesso tempo

una metafora, una sorta di palcoscenico

dove non si smette mai di avere un ruolo

da portare avanti? I preti lo sanno,

di recitare, quelli in gamba 

lo fanno per il  bene e spesso con maestria -

forse soffrendo di fingere una sicurezza

che non hanno,

ma si sa, l’uomo ha bisogno di guide

per non tornare ai primordi,

anche la psicanalisi funge da confessione

e si può scegliere una via o entrambe  -

oppure anche nessuna, allora si devono trovare

soluzioni alternative come per esempio

mangiare un gelato al tramonto

e dirsi “ecco, qui c’è l’attimo eterno”,

ma funziona solo quando si ha una salute

accettabile o si è innamorati.

 

Insomma le cose stanno così come stanno,

con strade, semafori da rispettare

ma anche da schivare

scattando con il giallo, se lo si vuole fare

per fretta o per lieve trasgressione.

 

E qualunque domanda tu ti faccia

resta una domanda;

saperlo un po’ consola perché ci si sente parte

della famiglia umana.

Credo che Gesù volesse dire proprio questo

prima che l’avessero fregato -

state buoni, non fatevi del male, cercate di volervi bene

tanto qui le cose non cambiano, non cambiano.

 

Sì, forse se lo aspettava di essere fregato  

un giorno o l’altro,

in ogni caso si aspettava più questo che non

un tetto verde con sotto un piedistallo

di gesso

che la gente guarda e tocca sperando, temendo,

pregando che “non tocchi a me il castigo eterno”.

 

Ma Dio sorride, sono certa, con l'orologio in tasca.

 

Amen.

 

 

 


Id: 43565 Data: 21/07/2017 15:38:15

*

Oh tu

 

William Turner - La stella della sera - 1830

 

Oh tu,

che fai del mare una creatura

sorridente, quando la donna

con il bambino appena nato

e il compagno accanto ride,

mentre alla mia riva sale

come un pensiero sorprendente

di appartenenza viva a tutto.

E sento un gran vibrare il vento

maestro nelle ondulazioni,

spigolatore delle voci

ormai disperse che raduna

in infinito trasmutare.

A te da te con te la vita

in cicli di apparenza danza.

Oh tu, che dietro all'oltre ti nascondi.


Id: 43504 Data: 15/07/2017 12:39:01

*

L’angelo fermo

Beato Angelico - Incoronazione della vergine, 1434-1435

 

Così  

la sera al mare io e te -

parole crociate sul tardi.

 

Quando la mente è più fresca

il rebus stereoscopico della settimana,

enjeu per occasioni rare

o zen per amanti invecchiati

con grazia indulgente.

 

Intanto

crollano palazzi in Italia del sud -

come del resto anche in altre parti del mondo

economicamente più fortunate -

e sotto le macerie stanno,

ancora caldi.

 

Mentre  

corpi senza volto credono

di immolarsi facendosi saltare

e forse per loro ci sarà davvero

un premio di solidarietà -

è brutto dirlo ma lo sappiamo tutti:

il mostro è altrove.

 

A riva

due ragazzi fanno quasi l’amore

non fosse la presenza

di due sagome sotto l’ombrellone 

aperto nonostante l’ora

per appoggiarci i panni -

a trattenerli.

 

Poi ridono,

si prendonoper mano.

Non stanno.

 

 

 

 


Id: 43437 Data: 08/07/2017 18:57:32

*

Come a un’ombra in un fondale

                                       

           

 

 

        Ville Turro - Milano

William Turner - Naufragio

 

 

                                                                                A chi troppo mi ha amata, a chi troppo ho amato

 

Cos’altro dire?

Forse che fino qui ho sbagliato tutto  -                                

l'angolo della visuale da cui guardavo me stessa

e il mondo,

il modo di camminare come fossi

su una passerella inclinata,

gli altri curvi sotto pesi

o tremanti di piacere.

Invidia? Sì, quando il vuoto e io

eravamo lo stesso.

Mi aggrappavo a un calorifero

stesa per terra

come a una boa di senso -

poi, lentamente, risorgevo.

Segno o salvezza vestirmi

di qualcosa,

qualunque cosa ricoprisse la paura

di non esserci, di non essere abbastanza:

voce uniforme, stanca di dire

quello che nessuno ascolta.

Staccavo le etichette cucite dietro agli occhi

per tenerli in piedi con un bastone bianco.

Cadevo.

Poi dalla terra

provare a guardare il cielo,

i rami scuri e irraggiungibili degli alberi,

o i fiori, enormi

se la vertigine danza intorno.

Era il tempo -

un giro di luna ma infinitamente -

delle sbarre alla finestra.

Veniva il padre la sera,

reduce da una guerra senza armi,

prendevo un foglio e una matita

per i suoi occhiali tristi

che conservo in una cartella non so dove.

Ombre tutto intorno penitenti

sulla poltrona dei ritratti

davanti al letto della camera singola.

Su carta.

La mattina facevo la pipì nel lavandino

e mi sorridevo.

 

Il bagno con la vasca -

arrivarci un'avventura.

Mi aveva portato un vestito rosso

troppo grande,

come un grembiule o una divisa da carcerata.

Impresa uscire,

c’è voluto il richiamo di un vestito giallo -

nel fumo che sfiata polveroso

dai muri immensi di Milano.

Correre a perdifiato -

indossarlo

in fondo a un asfalto qualunque.

Brillava addosso - non lo sapevo ancora.

Cosa aggiungere a tutto questo?

Quello che impari senza saperlo:

aggrapparsi a un sorriso

come a un’ombra in un fondale -

niente o me stessa -

riemergere verso la mano tesa

oltre lo scoglio.

 

 

 

 

 


Id: 43284 Data: 22/06/2017 21:26:58

*

Mia dolce, mia ventosa

Mia dolce, mia ventosa -

quasi dissolto e frammentato fiato -

imparo il dolce benedire

che scende come un'ombra.

Supremazia rubino

disporsi  a riscaldare

quello che mai nato resta -

morendo non scompare.

Sera nell'alveo della luce -

altrove e ovunque bevo sera

fasciata di striature rosa -

ferite a un orlo come ostie

tra vetro e labbra.

E tu che sempre sei e non parli

mi scorri dentro e fuggi,

mi lasci nuda, inconsapevole -

divina.

 

 

 

 

 


Id: 43248 Data: 20/06/2017 14:39:10

*

L’agguato - interconnessione con Ferdinando Giordano

L'agguato  - di Ferdinando Giordano

 

Quando ho paura mi sfilo

da riti polverosi ormai

trame sdrucite,

lumini lunghi nel tutto

perdersi aperto a Dio 

pur non sapendone ancora il nome

né esattamente dove sia e:

mayday, mayday, God.  

 

Gli anziani conoscono le regole del gioco:

esperti attori in ridondanze

ripetono la scena 

all’infinito, ben disposti intorno

ai ragazzi in equilibrio

verso tralci a scatto.

 

Di Ferdinando Giordano, che ha attraversato in volo " Il mondo è una fragile preghiera" 

 

 

 

 


Id: 43223 Data: 18/06/2017 19:45:34

*

Il mondo è una fragile preghiera - finto sonetto

Henri-Cartier-Bresson - Enfants jouant dans la rue

 

Quando ho paura

mi sfilo dalle trame polverose 

di riti ormai sdruciti -

lunghi lumini senza luna.

 

E perdersi nel tutto aperto intorno, 

lanciare un S.O.S. a Dio

pur non sapendo ancora il nome -

né esattamente dove sia la via.

 

Gli anziani

conoscono le regole del gioco:

esperti attori in ridondanze

ripetono la scena 

per umiltà.

 

Mentre ragazzi in equilibrio  

su ceppi di partenza 

scattano a disporsi intorno ai tralci.

 

 

 

 

 


Id: 43124 Data: 09/06/2017 13:43:25

*

Le mur d’en face - Omaggio a L’Arbalète

Le mur d’en face
 
 
 
Donc, les pierres
commencerènt de surgir,
assise
par
  assise
           avec angoisse
                je les regardais s’élever.
 
   Un silence de deuil régnait
   dans le petit salon,
de jour en jour attristé, à mesure que
montait cette chose obscurcissante.
 
 
      Et le temps, les mois, les saisons coulèrent.
 
Entre chien et loup, aux heures indécises des soirs,
un ciel plus bas et plus proche de ceux qui, la nuit,
    pèsent sur les visions déformées des songes.
 
 
 


Id: 43077 Data: 06/06/2017 09:20:24

*

Dove di dove ora tue le mani

Dante Gabriel Rossetti, Study of Dante holding the hand of Love

                                                                                                           a mio padre

 

Dove di dove ora tue le mani -

dolgono così vicine

alla risacca capovolta -

il buio

ha occhi per vedere, sai.

 

Ricordi, le unghie un po’ rigate -

ora non più, soltanto

per dire tua in me la fine -

e dita tra le dita illude

simulacro d'aria.

 

Sì, le campane sono nebbia,

sapevo -

quando sembravi  ancora,  

invece te ne andavi non so dove,

e voce riversavi nel lontano.

 

Vergogna, allora, dirsi di pregare.

 

 

 

 

 


Id: 43072 Data: 05/06/2017 17:55:06

*

Tutto questo

Dante Gabriel Rossetti, La Ghirlandata (1873)

 

Tutto questo non mi ha impedito

di mangiare con gusto,

contenta di essere salva

tra le mie cose quotidiane.

Ho guardato una ragazza camminare

nel suo grazioso vestito verde

ondeggiando sotto il sole,

colma di femminile splendore.  

E ho sentito il profumo di primavera

librarsi sopra le auto,

sopra di noi,

sopra l'antico orrore.


Id: 42910 Data: 23/05/2017 14:48:12

*

A fuoco

Marc Chagall - Una sera alla finestra, 1950 (particolare)

 

Sciogliere cioccolata in bocca

come assaporare

residui di tramonto -

fortuna o grazia del momento

quel subito sbocciare del petalo

in vibrato -

rinvio ad altro tono.

 

Così la stanza sono cose vive

e la finestra complice fin dove

si fa possibile un ritorno -

oltre l’opacità illusoria  

dei sorrisi esiliati nella foto -

quel giorno intinto ancora

nel sole che vibrava alto sugli occhi

 

e chi sembrava andato ora si volta.

 

 

 

 


Id: 42885 Data: 21/05/2017 18:35:26

*

La primavera che si espande dentro.

Ophelia among the Flowers - Odilon Redon (1905-8)

 

Quei giorni sorridenti, in solitaria,

forse perché c’è un troppo di qualcosa

che se si condivide si sfilaccia

come una vela troppo tesa al vento

o fogli di un diario esposti a lungo tempo al sole -

segreti abbandonati, imbruniti e chiusi

tra solchi di parole che non sanno,

non possono che dire altro del troppo.

 

Allora fidarsi della voce dentro,

credere che Dio ti risponde perché scende

senza che tu dica o faccia un gesto -

sapere che è per tutti

la primavera che si espande dentro.

 

 

 

 


Id: 42781 Data: 12/05/2017 15:23:55

*

E la voce degli occhi

 

Sublime piccolo ondulare -

dove il limite?

E la voce degli occhi -

unica lingua.


Id: 42701 Data: 05/05/2017 14:18:56

*

Dove, da dove amica?

Chagall

 

Dove, da dove amica? ti chiederei,

se non sapessi che in una sola vena

trascorri, dove la ciotola di offerte

schiude la bocca sul silenzio delle cose

e nel silenzio delle cose vive versa

traboccante volti in vapori lievi

su ogni crepa che sboccia nei pensieri.

E ogni venatura d'aria è un infinito

ascolto, conca alle tue orecchie, inchino

al tutto che discende piano, anima mia.


Id: 42530 Data: 23/04/2017 18:27:50

*

Blu di sconfinato amore

 

Mermaid - Victor Nizovstev

 

Come scorrevoli le primavere -

umidi brillano i ragazzi

guizzando,

seminando strade di un'esultanza

nuda di pietra di torrente,

arcaica e grezza -

schizzando vita intorno.

E tutto il resto sfuoca,

odora di pagine ingiallite

dove un tempo avevi messo un fiore al centro,

blu di sconfinato amore -

e di sottile inganno.


Id: 42380 Data: 13/04/2017 10:07:25

*

Quello che risorgendo

Vincent Van Gogh - Ramo di mandorlo in fiore, 1890

 

Spalmare giorni di respiro,

sfumare l’aria -

amanti

del gioco femminile

di immersione azzurra nella luce -

dimenticare

quello che risorgendo

ancora muore -

piccoli fiori bianchi appena aperti -

tremanti di chiarore.

Maràn athà


Id: 42316 Data: 09/04/2017 12:19:08

*

Forse un dio che sorge

Oggi con le rose i tuoi occhi -
tutto lo spazio
del tempo che non c’è -
mi hanno abbracciata.
Rimane solo tutto, non di più:
noi qui, colmi d’assenza -
un porto per la gioia
qualcosa che sempre sorge a sera,
forse un dio,
e sempre ancora giorno.
Ho abbracciato i tuoi occhi
con le rose colme d’assenza -
un porto per la gioia,
forse un dio che sorge, il giorno.


Id: 42248 Data: 04/04/2017 10:32:32

*

Non sa se sui fili

 

 

Povero quello che domina il mondo - non sa

che il tarlo si nutre del legno -

perfino sul Golgota il legno

non era che povera legna.

Questo abbiamo appreso:

cadere, cadere, cadere - chi sale

sul legno lo fa per discendere.

Accovacciati su strade

che non si distinguono,

sperma e saliva non battezzano,

non benedicono -

eppure in corpi perduti, mischiati,

sono sale dei battiti,

vita di vita in pozze innocenti.

 

E Amen e Ohm e Sia quel che Sia

 

E tutto è riposto in quell'attimo

dove il due si perde nell'uno - non sa -

non sa se sui fili le rondini sognano.


Id: 41293 Data: 30/01/2017 15:47:11

*

logos in Logos

 Chagall - La storia di Marc e Bella

 

Dimmi come fare

con il carmelo dei ricordi -

quando non sai più come tornare ai fuochi,

in basso,

dove l'usata nicchia è giorno -

e più calda a sera.

 

E intanto tremi.

 

Ma poi ti volti, ti volti in uno degli "ancora"

nel sestante del maestro ancora -

e vedi in volti, soffianti insieme

in lunghe e palpitanti file -

un volto solo.

E ridi e senti di sapere -

ridi.


Id: 41155 Data: 22/01/2017 10:36:55

*

Resterà

 

 Edward Weston

 

Resterà un libro non letto,
una giornata di vento lasciata
solitaria al vento?
Non so cosa sarà di me,
di questa vita vissuta a frantumi,
barlumi di luce riso e ombra.
Amore non sarà l'ultima parola
prima dell'eterno abbagliante orizzonte.
Intanto affido al vento
la voce e il mio respiro
e in questa pace che mi scorre
sull'anima, aspetto.

 

Da "Il mito degli occhi"

Musica di Aldo Mecarelli


Id: 41146 Data: 21/01/2017 18:34:49

*

La luce. Eppure.

 

Epifania dell'incertezza -

vivere.

La luce. Eppure.


Id: 41075 Data: 16/01/2017 19:54:35

*

Aprile

Odilon Redon, Figura sotto un albero fiorito, 1904-1905

 

La vita ci lascia
il tempo di un gesto,
appena un respiro -
ma questa giornata d'aprile,
infinita di tersa speranza,
è il curvo getto di fontana
che schiude, offuscata,
la via che sorvoli.

 

Da "Il mito degli occhi"

Musica di Aldo Mecarelli


Id: 41049 Data: 15/01/2017 16:42:22

*

Creature

So dell'albero la spaccata scorza
che fa rabbrividire -
mentre una rondine s' abbassa,
falcia il vento e s'allontana.
So l'attesa del sole tra le torri
scomparse poco prima in fondo al cielo,
oltre la terra gonfia di antiche piogge.
Conosco la voce umida e sapiente 
delle strade nebbiose di città,
o l'arrancare forte e ingenuo,
dei sentieri inermi tra le zolle.
E so di tutto questo la fatica
che fin dal primo giorno ci affratella,
creature nate da una sola polvere,
per sempre unite in una sola argilla.

 

da "Il mito degli occhi"

musica del maestro Aldo Mecarelli





Id: 40934 Data: 10/01/2017 18:20:30

*

La Gattina Bianca

 

Mi parlano i tuoi occhi

di sogni senza suono,

tuoi segreti - ma so

che quando non mi guardi

e piangi

ti era apparsa in luoghi tristi,

senza vita,

la gattina bianca che non si è salvata.

Ti aveva chiesto un’ultima carezza,

prima del capo a sempre chino.

Mi parlano i tuoi occhi come grandi mani

vuote di tutto, offerte al nulla

eppure acquasantiere,

dove ogni giorno intingo

una preghiera -

che mi sei tutto e mi scompari,

che chiudo in me come un embrione

e nasci e in me vivendomi mi muori.

Così di due una vita sola -

e disperandola d’amore.


Id: 40904 Data: 08/01/2017 20:57:58

*

Sui lumi ancora tua voce di seta

 

Sui lumi ancora tua voce di seta.

 

Tu che mi splendevi i giorni

e non è tardi dirlo -

rose gialle, profumo d'incanti -

ancora appari, paura

di vita - e ridi a traboccare e tremi. 

Tremavi di un furore bianco

di perla sola,

cieca di nostalgia,

gridavi squarciata di luce

per consolarti amore -

misero raccatto di sogni

sfiniti in volute di fumo.

Intanto rammendavi giorni

di lino chiaro,

spargevi cibo innamorato -

e doni ti scendevano dagli occhi 

tra ombra e ombra,

se mi guardavi.

 

 

 


Id: 40806 Data: 03/01/2017 10:13:44

*

In the Box I pray

 

Apparentemente in altri muri

sconfinamento

dove finestre fingono altari

a nuovi cieli -

e la sera nuove stelle.

Guardare volti tra parole 

volare tra due sponde -

tacere poco o nulla. Tutto.

 

Oltre soffitti alti

chi ci nascondeva e serba -

gregge protetto da volpe rossa di rapina.

 

Chi o cosa lo sguardo che guarda noi guardare -

negli occhi un transitare -

alberi in fuga, orizzonti

trafugati in altri bagagliai?

Sentire in queste quattro mura

segni o graffiti - tracce.


Id: 40423 Data: 28/11/2016 10:43:14

*

In te alluna

 

È tempo senza tempo nella nebbia

di noi passati come armenti -

orme odorose di eternità e canti

in lunghi intorpiditi prati.

Così la festa vacillante

dei corpi intrecciati, sognati -

alone chiaro e notti benedette -

in te alluna.


Id: 39788 Data: 13/10/2016 10:19:47

*

Una caraffa

Mi rendo conto
di non avere mai voluto appartenere -
o potuto? -
a significanti insiemi.
Così la strada che mi affianca al mare.
Libera ma presuntuosamente
sola. Un narcisismo senza specchi,
necessario come un pergolato
su vecchie assi
dove resta, sola, una caraffa.
E bevo dal rosso vino -
o bianco per mancanza -
quella forza della vita piena
che non si vuole di cintura stretta -
sola
di solitudine amichevole,
ammiccante.
Come quando cogli in uno sguardo luce -
e basta a tutto,
tutta la vita indietro
perdonata.

Id: 39758 Data: 11/10/2016 14:12:28

*

Who are you?

 

Who are you?

A woman?

Yes I'm not.

A teacher?

Yes I'm not.

A wife?

Yes I'm not.

A mother?

Yes I'm not.

A daughter?

Yes I'm not.

A sister?

Yes I'm not.

So who are you?

I am the who

who is -

and who is not.

 

 


Id: 39667 Data: 07/10/2016 13:31:32

*

Notte uguale

Eccoci! dice il sole - a chi non so,

ma sento che l'intensità

è nella strada breve che trascorre

in te nei giorni  dove nessuno,

pur sembrando uguale,

ha mai lo stesso segno -

il cielo e le striature verdi, vedi,

stanno ogni volta in un diverso luogo

del cuore, e premono per un way out

che lasci fuga a quello che da sempre

ha casa in te e non va via -

voci che battono col sangue -

ma l'aria aperta ancora al forse

non risponde se non per sfondi -

il cielo spalancato, sopra e in fondo.


Id: 39475 Data: 22/09/2016 10:55:09

*

Piccola Ombra

 

 

"Dio, tu che ti dissimuli nelle nubi, o dietro la casa del calzolaio, fa che si riveli la mia anima, anima dolente di ragazzetto balbettante, rivela il mio cammino. Non vorrei essere come tutti gli altri; voglio vedere un mondo nuovo." (M. Chagall)

 

Piccola Ombra

che non sei stata carne e sangue

se non in me -

poi nulla -

sei nella volta che ricopre  il mondo

e ovunque terra

si disfi e ricomponga ancora

senza mai pausa tra sorrisi o pianto.

Ma guardo sempre con stupore il Sole

e chiedo -

senza domanda né preghiera chiedo 

dove si annidi o si nasconda Dio -

e nel brillare sparso della Luce

nel ventre dolce della Sera

sento che a ognuno è annucio mite -

come aspettare  a occhi chiusi un bacio 

che nel profondo Sonno poi ci sfiora.


Id: 39366 Data: 14/09/2016 12:54:48

*

E il mare

 

"Wu Wei"

 

"L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede".

Meister Eckhart

 

Quel troppo di vita

dei sassi accecati di luce -

gonfia al respiro le vele,

ammaina pensieri di vento.

Salpare ...

per dove?

Il mare trascorre restando.

Nell'iride ruota minuscolo il mondo -

pagliuzze di grida

e fili di erba ogni volta più verdi.

Nudi di tutto

uscire da mura di sabbia

risorgere fuoco nel legno

al magnifico nulla.

E il mare.

 

 


Id: 39310 Data: 10/09/2016 17:46:53

*

Dove la luce è traforo al buio

 Francine van Hove

 

Si incanala così il vento

in questa stretta strada -

come dovunque ogni luogo è il solo

e insieme ha un'aria che rimanda

ad altri vaghi altrove.

Qui la gelateria, all'angolo

di un muro d'edera

dove la luce è traforo al buio,

ha opalescenze d'altro -

quasi un ritorno.

Tra ondulazioni vedi

ma non sai

se la donna che sbuca all'improvviso

appoggiata solo alla vecchiaia

sia per te segno o annuncio o inaspettato

 

e il vino poi la sera

su tutto

una ricongiunzione.


Id: 39089 Data: 22/08/2016 10:44:19

*

E simboli le cose

 

Ecco - appare

il silenzio del crespo rumore.

Non questo o quello

ma l'onda diversamente galleggiante

di noi in palchetti

protetti da mani indaffarate -

gli occhi sipari semiaperti

a sfuggire il quando, il dove.

Qui è l'altrove,

l'impercettibile sognato -

sublime aroma di caffè -

e simboli le cose.


Id: 38975 Data: 11/08/2016 11:16:44

*

Clic

Paul Klee 

 

Basta un dito, uno qualunque -

nella scelta una questione di stile

e di un carattere che a ben vedere si disvela -

per indagare il mondo e riversarlo vaporoso

su se stessi.

Come acqua del Giordano che dalle profondità

fangose (dove ha radici di tutti il tutto)

sale e s'increspa lucida e chiara

sotto la seta del polpastrello,

il nuovo demiurgo impara l'alchimia

e mescolando il nero al rosso al bianco

opera unione di contrari, somma e sottrae

necessità e accidente - in un like

sussume il brivido di sé all'universo.

E nella cifra che ha l'assolutezza di uno yod

o di un ayin

è partorito un mondo nuovo -

stelle non avvistate ancora

o zampillii di sperma fecondante -

in tutto un sussultare di emozioni brevi,

miriadi di farfalle negli sguardi

e interminati spazi oltre un clic

in questa profondissima quiete che spaura -


Id: 38778 Data: 24/07/2016 09:08:29

*

Più su il gabbiano plana

Più su il gabbiano plana -
non sai quanta stanchezza costi il volo,
o quanto di infiniti sguardi,
di cielo, estasi splancata, noia.

Allora non invidi l'uso delle ali,
creatura è tutto -
una dolcezza acuta nel palato
allo stridìo,
come nel grido aperto del neonato
tutto stupito ricomincia il mondo -
e nasce ancora dio.





Id: 38659 Data: 15/07/2016 19:39:58

*

Nell’immutato fruscìo del cuore

Nell'immutato fruscìo del cuore

e gabbia semichiusa del respiro -

andare:

ombra una scìa all'indietro

a srotolare 

chi cosa viva fu e,

procedendo, ancora.

Fa male.

 

Senza sapere come

la terra il vento il cielo

e quel pulviscolo di tutto

immensamente -

 

eppure non distante

un cinguettìo - pregare.

 

 


Id: 38116 Data: 04/06/2016 17:17:11

*

Oh questo ancora

Vagare vagabonda meraviglia
bendando un vacillare -
oh questo ancora
restare
di piccoli funamboli,
accattonare in nicchie dio -
e poi:
vorresti un tè nel pomeriggio?
andremo a passeggiare
fino alla svolta. La salute,
sai, e poi la sera, la sera.
La folla dei pensieri
svaporare salendo
fino a un punto improbabile - il cielo.




Id: 37991 Data: 27/05/2016 19:45:24

*

Flauto di canna

Poter essere flauto di canna,
passaggio illimitato al vento -
suonare la nota dell'aria,
particelle di mondo
sfrante in acquea luminescenza.
Così vibrando -
in accordo a una volontà -
sentire di tutto il centro.

Id: 37543 Data: 29/04/2016 11:03:46

*

Lietamente ho danzato

Dio, il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. (Genesi 2:20-21).

 

 

Nel respiro lungo i miei animali

pascolavano lieti.

Sotto le nubi del mio cielo,

ben piantati sulla mia terra,

mettevano semi.

Li ho chiamati, uno per uno,

radunati nel mio giardino.

Il leone, la tigre, il serpente,

nel respiro lungo sono saliti -

ho dato loro un segno, un nome:

sotto le nubi del mio cielo hanno danzato,

ben piantati sulla mia terra.

Salendo e scendendo sul mio tronco sottile,

hanno gettato rami fioriti -

presto ancora per il frutto.

Allora li ho riconosciuti i miei dolci,

persistenti oppositori,

gli animali del mio giardino,

li ho nominati -

e ho danzato insieme a loro,

lietamente ho danzato.

 

(Dedicata ad Annick de Souzenelle, saggia maestra di vita)

 


Id: 37175 Data: 04/04/2016 08:40:34

*

Ho viaggiato

 

Oh sì - non posso dire

di non aver viaggiato, quando

apprendendo un battito

mi si sgualciva immobile -

il cuore -

e non cercando è quando ho più trovato.

Sentire, solo sentire fin dove

può salire il filo:

fino a una fede in tutto -

quasi senza peso -

e giù zavorre dove la colpa

erano gli occhi opachi di bambina.

Come tutti, già pronta

allo slancio verso una porta aperta -

quale? -

e poi respiri fondi

tra due braccioli rossi di poltrona.

 

 


Id: 36913 Data: 18/03/2016 20:07:59

*

Be to be - whispers the wind - Reloaded

Be

cathedral of my whim,
bright anointing of the rain,
womb-like hollow of the earth,
breath - unbroken - of the flame.

Be

beehive and busy bee -

Be

grasshopper in its lawn -

Be

the shepherd and the sheep -

Be to be - whispers the wind -
I'm in you, you're in me.

This - too - I - am - not.



Sii per esserci – Bisbiglia il vento

Sii
Cattedrale del mio capriccio (fantasia),
luminosa consacrazione della pioggia,
utero-conca della terra,
respiro- indomito (ininterrotto) - della fiamma.

Sii

Alveare e ape laboriosa -

Sii

Cavalletta nel suo prato -

Sii

La pecora e il pastore -

Sii per essere – bisbiglia il vento
Io sono te – tu sei me.

Questo - anche - io - non - sono


Id: 36496 Data: 25/02/2016 12:43:17

*

Mentre una pioggia lucida

 

Sì - dopo volti improvvisi

e finestre -

mentre una pioggia lucida

decide che il cielo

può essere altro,

mentre nuove gambe sostengono

intercambiabili parole -

ma diverso il gocciolío,

altro il ponte del sorriso -

sì: andare fuori

dove non è mai ancora tutto -

dove la rena e il mare

non hanno smesso di parlare al vento.


Id: 36032 Data: 27/01/2016 13:22:52

*

Mi sa, il mare

 

 

Mi sa, il mare,

vibrazione di ciglia

su rena,

granello disperso al maestrale,

lontano.

 

Mi sa, il mare,

venatura di un soffio,

risacca fedele

che fugge lontano.

 

Mi sa

cantilena d'azzurro

incagliata alla riva,

opaco riflesso 

di un cielo serale,

lontano.

 


Id: 35848 Data: 17/01/2016 20:17:11

*

Silenzio, non fare rumore

Silenzio, non fare rumore

quando cadrà la corolla -

taci sull'orlo,

sversati sui confini del mondo -

non fare rumore.

 

Dedicata al coraggio di Ashraf Fayadh

un uomo


Id: 35806 Data: 15/01/2016 20:26:29

*

Innalzando

Fanny e Alexander, 1982

 

Quando scompare il gioco

e tutto è fiaba senza fine

possibile volare

con braccia spalancate

tra due muri -

un corridoio per l'estasi

e lo slancio.

Intrecciavamo mani

io e l'amica,

aruspici del nostro stesso volo.

Dimentiche del qui

e perduta l'ora

poi planavamo adagio

in basso,

ancora in alto gli occhi,

i denti già affondati

nella materna pisside -

magia di mele in morbido

composto d'oro

da celebrare sotto il dolce

velo bianco -

sposate alla sacralità

indicibile del gusto -

ininterrotte epifanie

innalzando.


Id: 35542 Data: 30/12/2015 20:48:15

*

Nel fruscìo

Christos Bokoros

 

Nel fruscìo di vestiti

intrisi di laboriosi giorni -

dove andremo

operai di mattini pallidi

intrisi di strade, tormenti,

giorni polverosi -

nel fruscìo di tormenti

vestiti di strade polverose -

cosa diremo ai giorni pallidi,

fruscii di domande

vestite di tormenti -

cosa faremo laboriosi

di vestite strade,

fruscii intrisi di tormenti -

cosa faremo

di queste lunghe sere

pallide operaie della luna?

 

A Adielle


Id: 35178 Data: 27/11/2015 20:38:13

*

Nelle tue mani madre#controviolenzadonne

 

Donne che danzano - Pittura rupestre

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

pulsare nel tuo palmo

annuncia vita piena.

 

Casa di sbrecciate mura

donna,

fenditure millenarie

annunciano ferite nella carne.

 

Aprire porte all'eccomi -

verginità d’ascolto all'angelo,

annuncia anche orrore.

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

parola arcaica tra rovine

annuncia ancora fumo.

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

osare strappi al velo

annuncia nuova terra,

promessa oltre il deserto -

libertà.


Id: 35088 Data: 22/11/2015 12:56:41

*

Teilhard de Chardin - L’homme est la clé de l’Univers

 

L'homme

est la clef de l'Univers,

il permet de comprendre l'évolution.

Il lui donne un sens -

nous voyons monter la complexité

depuis la première bactérie

jusqu'à nous.

 

Les bactéries et les algues bleues

sont restées seules,

dans leur simplicité apparente,

pendant 2 milliards d'années,

avant l'apparition des protistes,

êtres monocellulaires complexes

doués de sexualité.

C'est le résultat de l'évolution

qui éclaire ses modalités et en donne

le sens.

 

L'évolution ne s'arrête pas

à l'homme ;

elle se poursuit par l'évolution culturelle

de l'Humanité,

nourrie par la créativité personnelle

des hommes. ...

Mais quelle force peut unir

les hommes

dans leurs sociétés

pour assurer leur stabilité ?

 

C'est l'amour

 

sous toutes ses formes.

Dans tout groupe social

l'intérêt porté à chaque

homme

par les autres

hommes

lui permet de s'épanouir

personnellement.

 

Nous entrons aujourd'hui dans

l'ultra-humain,

phase d'organisation volontaire

de l'Humanité.

Cette phase correspond

à la prise de conscience par

l'homme

de l'évolution.

 

En étant conscient,

il en devient responsable

et il en a les moyens.

Son désir d'absolu

pour soutenir son effort;

lui seul

peut les mettre en œuvre.


Id: 34999 Data: 15/11/2015 15:44:44

*

L’indicibile soffio

Alessandro Alessandrini

 

 Mattino

 

Ancora ovunque terra

Ovunque cielo

 

Solitudini

 

Strade

 

Passi = Invocazioni

 

Offerte

 

Nell'aria ancora

Chi comprava pane

 

Tempo di silenzio

 

Sguardi

 

Può bastare

Come muovere le mani

 

Vino fumo pregare

Oppure niente

 

Saper stare

Saper stare

 

Oppure niente

 

Vino fumo

Pregare come muovere le mani

 

Può bastare sguardi

 

Tempo di silenzio

Chi comprava pane nell'aria

 

Ancora offerte

Passi = Invocazioni

 

Strade solitudini ovunque

 

Cielo ancora

Ovunque terra

 

Mattino

 

Kandinsky - Accento in rosa - 1926


Id: 34882 Data: 06/11/2015 19:13:58

*

Io direi

 

Dove il senso? Oppure ovunque.

Parcellizzato. Perché?

Io direi per un oltre.

Possibile, probabile.

Anche logico, mi sembra.

Visto che noi qui a dire. Comunque.

E la pioggia pulita e fresca e ancora noi 

sopra l'orrore sopra l'errore sopra l'errare -

già un oltre le nuvole

o la trasmutazione della sera -

il sole che prima vedi, poi più.

Ma torna. Fino a?

E ancora:

1. Le voci

2. Gli sguardi

3. I piccoli spazi protetti

4. I piccoli spazi come nicchie

5. I libri sacri ma anche quelli non sacri - i libri

6. Il pensiero

7. Perché no una rosa comunque

8. I profumi nonostante

9. La cena dopo i funerali col suo tepore

10. Dire Dio

E:

Le liste, La logica, La poesia, La carta, Gli abbracci -

anche Il Fatto che ci si commuove.

E soprattutto:

quello che sta dietro ai pensieri e ci accompagna

come quando, voltandoci, non vediamo nessuno

ma

siamo certi che c'era qualcuno -

scomparso dietro l'angolo.


Id: 34520 Data: 07/10/2015 13:22:02

*

 

 

Sì      come       idiota       al         tutto

ridere            senza             denti

in un  bicchiere al cosmovino

pace            pace          pace

cocktail grigioazzurro

il cielo

SÌSÌSÌSÌSÌ


Id: 34406 Data: 26/09/2015 10:00:50

*

e io che fingevo parole intanto

e io che fingevo parole intanto
accatastavo silenzio
finché
si è preso tutto lo spazio -
le parole si sono allontanate
roteando nerastre
nella fuliggine notturna -
e il silenzio si è addormentato
sull'orlo perlaceo
di un sogno mai sognato.

Id: 34367 Data: 22/09/2015 00:01:13

*

The Why Out

Non saprei dire a tutto no o a tutto sì,

né mi è mai importato farlo.

Dove condurre il primo o l'ultimo tuo passo

è solo questione di luce intermittente,

di quello che ti scriveranno i rami in una certa ora

che ruberà il suo corso al giorno

o si travestirà da stella della sera.

Davvero puoi sospendere a un "sì sì"

quello che dai campi al cielo vede un giglio,

o a un "no no" il gabbiano, se non cambia rotta?

Tra un sì sì e un no no

che cosa può curare la distanza?

Dove si annida il taglio, la cesura?

Forse,

la pena è nelle strade mai percorse -

il buio, l'oppressione

che solo dopo avere perdonato al tempo

l'inarrestabile sua fuga,

lo sguardo di piccoli animali

raccolti nel caldo di tua tana

            poi consola.


Id: 34261 Data: 13/09/2015 15:55:20

*

Le scarpette di Aylan

Ho pianto per quelle scarpette

che non hanno mai camminato né saltellato

ma sono rimaste lì ferme a oscillare sulle onde

ancora per un poco a galleggiare.

Forse erano nuove, comprate col cuore in gola dai genitori

per quando lo avrebbero finalmente appoggiato

sulla sabbia di una riva più buona -

e tenendolo sotto le tenere ascelle

lo avrebbero fatto dondolare canticchiandogli sul collo

amorevolmente: Aylan! Aylan! Eccoci qua!

prima di stendersi per terra con gli altri ad aspettare.

E lui si sarebbe divincolato ridendo

anche se semiaddormentato

e si sarebbe subito messo a correre tra le risate stanche

ma felici di tutta la gente attorno.

E nessuno avrebbe saputo dello sbarco di Aylan.

 

 

 

Invece le ho viste penzolare

tra le braccia di un uomo triste e coraggioso

quelle scarpette che dondolano davanti a tutti gli occhi

senza più Aylan.

E io che vivo tra i muri tranquilli di un brutto

ma comodo palazzo vicino al mare

mi chiedo di te piccolo Aylan,

delle tue scarpette che non metterai mai più -

mai più -

e non so pregare.


Id: 34202 Data: 08/09/2015 17:27:57

*

Dove dormono le stelle

Non ti ho potuto dire -
appena in me già più non eri -
di quante volte mi
baleni in altri occhi
un frullo d'ali,
distante e parallelo.
Ho sovrapposto maschere sul vuoto.
Nei buchi neri dormono le stelle,
tu splendi ovunque si smarrisca il tempo.
Quando la sera è filtro
a illimpidire il giorno
mi sporgo
e il tuo passaggio è luce
sul buio che mi intorbidava il fondo.









Id: 34126 Data: 02/09/2015 11:01:41

*

Se non la vita

Tace la voce dentro
una gioia amplificata e piena.
Fuori foschia, polvere sottile,
ricordi
della maestà del marmo -
risplende intatto in una cava
dove la luna
illumina le mani, un corpo, un volto
muto nella sorgente chiara.
Oltre il silenzio nulla sa -
cos'altro può sperare
se non la vita.




Id: 34098 Data: 30/08/2015 01:46:01

*

Robert Wasp Pirsig

Dimmi del movimento delle foglie
– la lingua, le trame che raccontano,
e se oggi dondolano
calibrate a un unico volere. –
Un tassello al giorno, uno per tutti
i puzzle che hanno sempre un vuoto in dote.
Eppure noi – abitati ormai troppo
da lungaggini della legge, fitte dolenti
di amore disprezzato, torti, oppressi
da bazzecole come la fatidica domanda
ci sei? - noi, certi giorni scorriamo dentro
le loro venature,
e nei nodi intercettiamo il cuore,
come ipnotizzati lo sentiamo vicino, indicando lontano.
Respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia
che è sul punto di venire e solo sul tardi arriva.
Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato
sappiamo che le nuvole borbottano
quali genitori a vapore.
Sorridendo al coraggio ritrovato
vengono fuori, permettendoci perfino di giocare
ad un soffio.
Così libere le foglie da consentire al vento
quello che vuole, e certo non le lascia in tronco.

Testo di Robert Wasp Pirsig


Id: 34064 Data: 27/08/2015 17:28:09

*

Del movimento ingenuo delle foglie

Dimmi
del movimento delle foglie -
che lingua, quali trame,
dove il tassello
per l'incastro.
Tra effetti e cause
un oscillare incerto -
sospesa quæstio come fanno.
Shakespearian nonsense
tra to be or not to be
intercettarne nel cuore
venature,
ip(n)otizzare sere
come strenne.
Sul tardi vento
e leggere madri
le nuvole
a farci dire sì
a chi non sa -
nemmeno vuole.

Id: 34055 Data: 27/08/2015 09:25:14

*

Il movimento ingenuo delle foglie

Dimmi del movimento delle foglie -
che lingua parlano, quali trame raccontano,
e se oggi come sempre dondolano con forze
calibrate a un unico volere.
Manca un tassello almeno
a ogni puzzle che compone il giorno -
credevi completo un lato ma c'era un vuoto
nascosto nell'incastro.
Eppure noi - in luoghi ormai troppo abitati
per non essere effetto e causa di fardelli da portare,
lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato,
torti di oppressori e altre bazzecole come la fatidica domanda
se esserci o non esserci - noi, certi giorni che ci scorrono dentro
come venature nelle foglie,
delle foglie intercettiamo il cuore,
e come ipnotizzati dal loro accennarci ora a un più vicino, ora a un più lontano,
respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia
che è sul punto di venire.
Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato -
solo sul tardi viene -
sappiamo che le nuvole poco fa borbottanti
al nostro indugiare sono nostra madre.
Sorridendo al coraggio ritrovato
ci porta fuori, permettendoci perfino di giocare.
Così ci sentiamo fratelli delle foglie,
del loro interminabile e fiduciosoo dire sì al vento -
a quello che forse nemmeno sa, e nemmeno vuole.


Id: 34048 Data: 25/08/2015 18:48:48

*

That’S All Folks

A Jo

 

E tu sarai stata seduta su quella sedia verde

scuro con lo schienale alto, di plastica, la cui dura

sostanza non si oppone alla sciolta disinvoltura

del mare - sarà stato molto mosso - e nemmeno

al benvenuto alterno arrivo della schiuma. Si sarà messa

sulle punte delle onde per saltarti in braccio fin dove

le gambe diventano candide radici e tu esplosione

di luce mentre di profilo starai guardando la linea

della riva diventare sempre altro. E non sarai stata

lì mentre starai ritornando di corsa sulla spiaggia lasciando

il posto vuoto nella sedia verde che avrà intanto accentuato

l'azzurro del mare. Che sicuramente avrà ricordato

la tua impronta e il tuo stargli di fianco con il viso

appena girato verso il sole mentre io

dentro gli occhi avrò riposto tutto.


Id: 34024 Data: 23/08/2015 10:29:00

*

In improvvise stanze di limoni

                                        

 

È un segno quel vagare sottotraccia,

toccando improvviso basolato

in risalita dal fondale 

 

allodolare chiaro

di neonate grida, fuori, dove

gazze ladre lacerano squarci

di mattini da grumi bui

 

infere bestie di ottusa pece

 

È ancora un segno quell’uscire

dai cardini

in improvvise stanze di limoni

gialle di gioia

 

impadronirsene

 

quel tanto

che rimanga nella pioggia

l’odore del sole.

 

 

 

 


Id: 33984 Data: 19/08/2015 16:43:36

*

Ci spegneremo Jo, come le stelle

Ci spegneremo Jo, come le stelle
che contavamo l'altra sera
a San Lorenzo,
mentre sparivano danzando.
Ma non come le stelle tu sei viva,
che - rifulgendo luci
in abbandoni d'incoscienza -
forse di un tutto non sapendo sanno.
Noi siamo intrisi di quel tanto o poco
che vediamo attorno ai nostri passi
mentre calpestando abbiamo riso,
e ridendo pianto.
Ci spegneremo sì, come le stelle
che sembrano guardarci
e forse sono angeli che sanno
di un segreto chiuso laggiù in fondo,
in uno scrigno muto
dove si fa più oscuro il firmamento.
Ma non come le stelle resteremo,
che lasciano una scia ingannatrice
e gli occhi non lo sanno.
Nel buio più profondo di noi stessi
saremo luce immensa
e il miele che ti è onda tra i capelli
sarà raccolto goccia a goccia
da chi oltre le stelle
infinitamente guarda,
ma non sappiamo la sua lingua -
sentiamo qualche volta nei pensieri
brillare una sua eco, se ci parla.


Id: 33937 Data: 13/08/2015 17:54:36

*

Salmo

Tocco le mie corde di polvere,
accordi intermittenti.
Stono un canto
di venti venuti dal mare
odoroso di storie di me
e vissute nel tempo di dentro.
Oltre i corti davanzali degli occhi,
lungo correnti di sinapsi
in tempesta
fino al valico del cuore canto
un canto mai compiuto, cerco
il passaggio verso un me
che sia un tutto da me altro -
altro da me e in me fin dove il mondo
era da chi oltre me vedeva -
da chi del mondo era più alto.

Id: 33911 Data: 11/08/2015 10:10:17

*

Il passaggio nell’ombra

Nell'ombra del nonsenso
scivolo nell'ombra
perduta ombra tra le ombre
e discendendo di ombra in ombra
raggiungo un'ombra
più grande di ogni ombra
e lì mi annullo come un'ombra
confusa tra le ombre
nello spavento colmo d'ombra
ma so che se attraverso l'ombra
di me stessa lì in fondo trovo luce.


* Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.*
Isaia 9,1

Id: 33887 Data: 08/08/2015 19:18:24

*

Bologna ha i muri rossi

In un posto del sangue
muri vino acceso e intemperanze -
ragazzi si accoppiano di notte
dietro i mattoni della chiesa grande
che sorride e sbadiglia
eco e sospiri a bocca larga
con la esse da puttana.
Testimoni di salite innamorate
San Luca e i giardini Margherita
nell'ombra lunga delle Torri,
di un primo sangue offerto in stille
in una Due Cavalli
rovesciata in stupito orgasmo -
trapunta un cielo nero
bucato dalle stelle.
Bologna corpo inconsapevole e nudo,
tripudio triste di chi perduto
in una stanza vuota ha se stesso -
profumo di tabacco da cartina,
metronomo di libri letti in fretta
e sogni sparsi.
Bologna squarciata, imene offerto
al cazzo violento infoiato e duro
di chi non è neanche un chi -
non vede una bambina, ha occhi sordi -
tre anni fuori dalla storia, eterni.
Bologna ha muri rossi,
chiese con porte grandi di vagina,
corpo che danzando si è fermato
pulsante e vivo eppure nella piazza
delle sette chiese,
occhi lucenti di una vita bella.
Bologna ha muri rossi
e un'anima che ride dopo i funerali,
ride scorrendo sotto i portici,
fiume che canta tra le sue rive rosse -

canta della sapienza
e di una vita bella.





Id: 33840 Data: 03/08/2015 15:52:22

*

Ormai finestra alla speranza