I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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L’orario dei treni
Dove non possiamo essere là forse si sanno cose senza nome ma conosciute come qui ancora non è dato - e senza nome il senso forse lo sanno gli animali - lo sguardo nell'aperto sognano il sogno che viviamo senza perché né dove o quando: una farfalla ha forse il ciclo breve di un ritorno? E quelle note già misurate dal metronomo, nel golfo mistico d'orchestra forse raccolte in altra partitura.
Id: 71878 Data: 13/10/2024 09:10:08
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Per John
Sì, a Parigi - dove? Dove in salita vento, dove pensieri su panchine - dove possibile lunghissimo sognare. Sfaldare tempo, respirare - o soglie oltrepassare fin dove una ringhiera. Fermarsi poi. Tornare.
Id: 70474 Data: 05/04/2024 21:14:32
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Che sillaba una gloria (finto pantoum)
Di che parlano le nuvole oggi più di ieri? No - sono parole rifratte da memorie disciolte, labili eppure presenti nel respiro che sillaba ricordi - altro non può. E scorrono - freschi pensieri se dimentichi alfabeti che la polvere addolora - no - profetizzano un adesso presente nel respiro, parole rifratte nella luce che sillaba una gloria.
Id: 68571 Data: 23/06/2023 19:19:38
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Non è che un insieme di parole
Chi è serio per esserlo o chi non lo è perchè questo decide - non lo amo - obbligo toglie virtù
le ali nel volo non si oppongono al vento - più alta volontà fa della formica centro sapienziale sconosciuto al cartame.
Id: 68560 Data: 22/06/2023 15:17:57
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Marzo, pudore ambiguo degli inizi

 
  

Renoir - Vista sul mare, 1879 Marzo, pudore ambiguo degli inizi e pulpito di più brillanti azzurri. Non dice forse quell’arcuarsi di rami su in alto sopra al viale d’un tempo indefinito più sereno, intreccio per vaghe prospettive? Inchino gli occhi fino alle panchine tessendo ombre insieme al sole. Sfilano intanto voci liete, visi pacificati tra quei chioschi - transetto preparato a celebrare. (Più in là una donna che la badante spinge nella carrozzella mentre le parla di luoghi che non sa, per lei ostili, o la fanciulla down, colomba al padre nella primaverile opaca luce stornano a occaso ormai il vento). Laggiù verso l’antico mare scagliano candori irrequiete lame - ora soltanto luce oltre i pensieri smarriti in quel baluginare.  
Id: 67921 Data: 17/03/2023 19:37:48
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Pietra di voci d’angolo
Batto i piedi in meno sulla strada. Le nuvole rispecchiano gli andati forse nelle forme. E tu sai bene per incanto o disincanto maternità delle pareti che cingono tua stanza - pietra di voci d'angolo tuo solo fondamento - rispecchiano le forme forse di vuote orme.
Id: 67905 Data: 15/03/2023 21:18:04
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Questo lambirti il lungo della schiena

Vermeer, La Lattaia (1659 circa) Questo lambirti il lungo della schiena - perfetto il momento delle ante socchiuse a dirci miracoli di soste schiavardate al tempo quasi la vita tutta raccolta tra due parole mai dette - lo sa la terra muta dentro i vasi e il respirare lento delle stanze. E raggomitolare gesti come si fa con le pietanze quando rimangono la sera nella credenza quiete ad aspettare.
Id: 67783 Data: 24/02/2023 18:17:21
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Oggi 4 novembre
Oggi 4 novembre - invecchio. Sempre più sarò seduta al bar testimone di me e di quanto tutto intorno passa. La banda suona l'inno ma no, solo per caso sono capitata. Davanti alla piazza mi siedo accanto al mitico ragazzo del cinema - non solo biglietti, anche conversazioni sui film più interessanti - che più ragazzo non è. Intanto suonano i ragazzi sotto un leggero protettivo mantello di pioggia - e brillano gli ottoni e i loro occhi vestiti per oggi di serio entusiasmo - prima dell' ufficialità degli uomini. Suonano l'inno, i ragazzi, e come ogni inno raccontano di miti e sogni infranti - le guerre, le morti inutili ed eroiche di strati su strati di giovani che casualmente o per scelta stanno da una parte o dall'altra. Oggi Mariupol - non solo - tutto, proprio tutto è memoria se non hai travi dietro agli occhi. E non me ne frega niente di chi ha torto o chi ha ragione. Oggi come sempre non importa - è sempre troppo incomprensibile e troppo, troppo complicato. Mi alzo e faccio un giro per la piazza accerchiando i fulgenti suonatori - ma un travestito - bella donna adesso, di buone creme profumata e con aria di sfida triste e rassegnata - mi chiede fuoco per una sigaretta. Pesco, nella grande borsa dove sempre ultima la cosa che cherchi è quella poi trovata, l'accendino e nella coppa delle nostre mani unite accendo e fisso nei begli occhi che mi fissano. Sorride un sinuoso sorriso e improvvisamente mi abbraccia - forte - rendo l'abbraccio tra i suoi lunghi capelli neri e profumati. Mi trattiene e anch'io stringo nel lungo abbraccio. Una commozione lenta e progressiva mi accompagna accanto al rito di altri idoli seduti. Stanno, le lacrime, nei bordi, trattenute. E si mescola la giovane banda all'abbraccio ricevuto e dato. Cosa più vero? Cosa più misero e sublime? Che importa? Non me ne frega niente.
Id: 67094 Data: 04/11/2022 12:05:27
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Guardo le serie Netflix


Claude Monet - Mattina sulla Senna, nebbia - 1897 Per carità niente resurrezioni - un endecasillabo è più onesto, oggi che non so più dell’altro ieri. E sì ogni tanto butto giù una riga quando con l’acquerello non pasticcio. Non dico che non Dio o che comunque non altri più adeguati soprannomi per quel mistero grande che agli inglesi suona con “awe” e ai continentali fa dire altro in onomatopee che sembrano un lungo cinguettio. Ma torna quell’Osiride smembrato nelle più cave buche della mente - così a Gesù viene tradito il passo tradotto come lento scivolare sulle acque - quando prestigiatore fa venir fuori un altro dalla tomba solo per poi più in là farlo morire. Silentium! mi direbbero gli antichi che bene sanno i piani di lettura - almeno tre, o sette, per andare giù in fondo o tanto in alto da toccare quel dolce Ayin che ancora non vediamo - o forse sì, qualcuno sa ma non può dire se è personale lo sperimentare e di ciò che non sai non puoi parlare. Ma no per carità non ne parliamo - se nascere si accoppia col morire quando un amico muore è nel silenzio che le parole vanno ad abitare. Che altro sai o puoi sapere - taci, sperando molto oltre lo sperare - no, non quel misero credendo fatto di gesti ripetuti e rituali che pur essendo nobili non bastano se tu non senti fino in fondo quello che squarcia come un fulmine di luce la scorza del tuo tronco inaridita. Taci, sperando oltre lo sperare. Ho le mie serie Netflix, se di sera mi prende struggimento e al mio caro dico la buonanotte lentamente - come una pena di sentirci vivi - sperando che domani dal caffè ci nasca nuovo aroma del presente - e i nostri andati prendano la mano a chi si era appena allontanato.
Id: 66348 Data: 06/08/2022 17:24:45
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Andremo, senza sapere
(A Magda, che ha il nome alto di una torre) Andremo, senza sapere, come due idiote - scivoleremo sul selciato con i piedi ancora al mare e con occhi notturni guarderemo le cose del giorno, accarezzeremo la luce che trasporta il tempo fin dove la curva si apre - la piazza avrà un odore eterno, quell'improvviso di fiori gialli appena sfusi sulla bancarella. (Da: "Poesie per me e Migdal") 
Id: 66139 Data: 30/06/2022 12:29:41
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Font
e una bambina con la giacca rossa si dondola sull'altalena a Mariupol a Mariupol è tutto nero fumo è tutto come croste staccate dalla carne delle case a Mariupol a Mariupol pezzi di niente sulle strade mentre si respira senza immaginare a Mariupol a Mariupol la vita vive e non altro chiede se non questo che noi filtriamo umor vitreo schermato da schermi illesi riflessi barlumi confusi da ombre che sembrano umani qualcuno ha sbagliato con il metallo fuso nella matrice di Mariupol e una bambina si dondola e questo è tutto dove tutto finisce
Id: 65789 Data: 13/05/2022 08:41:42
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Stanno su
Le cose. Scorze di noi nude icone, nocchiere tra sponde d'attesa, lumini su spine portate di sbieco. Le cose. Sentinelle offese da noncuranze le umili cose nel mondo inutilmente indaffarato - nonostante tutto stanno su.
Id: 65548 Data: 10/04/2022 18:53:53
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La struttura del quadro
La struttura del quadro mi appare sopra un palco e grande sullo sfondo: due linee che si aprono all'incontro in quattro direzioni e verso tutti i venti con tanti fiori appesi, appena reclinati - fiori. Per i colori lo deciderà il momento - così mi sembra almeno ciò che accade: sicuramente il viola che è saggezza, ma unitamente a rosso vivo, azzurro e sparso il rincuorante verde. Forse alla fine intensi tocchi gialli per una via alla luce, direzione e senso - ma come il sole quando tra due sponde incontra il blu notturno senza stelle, abbassa gli occhi e scende.
Id: 65446 Data: 26/03/2022 13:05:20
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Tutto va secondo i piani
Putin lo dice, ora, in questo momento. Lo dice lui, ora. Lo avranno detto anche altri e lo diranno molti altri, ancora e ancora - come lo dice ora lui.
Ma ora, lo dice lui. E questo è un fatto. E i fatti sono cose, accadono. Questo accade, ora, e il linguaggio lo svela. Ora. Ora, lo dice lui questo. Lo dicono le parole che sono prima del silenzio. Oltre questi fatti, oltre queste parole il silenzio - quello che non può essere detto - è varco all'inconoscibile, a un possibile ora impossibile.
Id: 65379 Data: 16/03/2022 17:28:47
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Ogni primavera è anticamente
Ogni primavera è anticamente - l'aria nella luce che infondeva un sempreverde ieri nel domani ancora adesso è linfa - no nei pensieri no, ma legno vivo che germoglia dei lembi d'oro nelle vene - e sangue nuovo nel telaio che intesse "spera" e "nonostante". Dimmi: chi canta dentro le mie mani?
Id: 65162 Data: 10/02/2022 14:46:28
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Nelle minime cose intravedi
Nelle minime cose intravedere una minima intenzione di bontà - e questo basti. Ho collocato i morti in un punto sfocato della sera per ancoraggio che rincuori - intanto basti. E tu esci sempre poi ritorni esci poi ritorni - e questo basti.
Id: 65060 Data: 26/01/2022 11:43:31
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Ogni giorno leviga il precedente
Ogni giorno leviga il precedente. Nelle stanze diversamente multiformi ci si appoggia dove si può per l'equilibrio infedele del sestante. Ogni cornice ha petto di conchiglia - respira un mare che viene, ritorna, trattiene chi invece spariva salpando un mattino dietro le paratie fonde. Così nelle strade ogni grotta ha un reggente d'anfratto - secondo i riflessi si comprano o vendono forme mutanti, riti di gesti che narrino storie da oltre il sipario - per il biglietto chiedi alla sorgente.
Id: 64478 Data: 30/10/2021 09:32:12
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Incisioni
Nello scavo più intimo del mondo indugia oltre le cime degli ulivi il fumo chiaro del mio sigarillo. "Nessuna più paura!" sussurrano quegli alberi immersi dentro al vento. "Tutto tramonta solo quando è ora, muta sua forma sempre il cielo. Guarda la siepe com'è gialla: sono neonate quelle foglie e la collina mossa da chissà quale forza che la inchina, poi riprendendo forma sale rassicurata nei declivi. Tutto obbedisce al cielo sapendo di un più alto non sapere. Allora dirti "taci" è gentilezza, guarda la siepe gialla vicino a quelle foglie prone. Taci. Nell'aria un volo si disegna, le virgole sonore degli uccelli incidono le pause di un rosario che filano le labbra del silenzio".
Id: 64353 Data: 17/10/2021 15:39:33
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Il sentiero delle biciclette
Il Pellicano fermo sul pilastro di dura pietra che lo compone invita a deporre antiche mestizie per vasta più ariosa letizia. Traluce tra un alfa e un omega lo stretto passaggio di terra, nascosto riparo di biciclette. Partire è tornare fanciulli, lied di gaiezza vibrato nel petto. E come in un presto voltavi la testa - sostavi curvando in strombato portale che chiama materno e aperto invagina. Sfiorare figure di legno in glissando tra gessi miniati da mormorii - intuito improvviso d’immenso. Oh di fanciulla sovrasta ogni coro nel trampolino per sogni soavi che non sapevi fossero spenti. rosa caleidoscopica rosa ti volle qualcuno e ti asperse in corde mei cordis silente Andare sospinti dai rami più taciturni e fatti viventi scendendo da tronchi di vento - rinati nel tutto più verde su palchi cosparsi di foglie - ( il molo fin giù a capofitto, lo sguardo annegato nel mare ).
Id: 64215 Data: 03/10/2021 21:19:30
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Sono la luna sopra il lago
Sono la luna sopra il lago - sono il lago sotto la luna - gioia nel limpido specchiarsi.
Id: 63720 Data: 02/08/2021 09:31:41
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Non amo - Per Saman Abbas
Dedicata a SAMAN ABBAS - e a chi crede nella purezza del vento. Non amo la metafora dei ciondoli - nemmeno trucchi di perline o giochi di specchietti - né chi ne inventi forma colore o tessitura. Sono nocivi ai vivi. Amo chi dà la mano al vento, chi sa dell'orizzonte la linea che s'incurva la luce che svanendo cede alla notte la sua fiamma e docilmente accende stelle.
Id: 63421 Data: 12/06/2021 20:00:13
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Il saluto di sempre

Sbavature sulla tovaglia un segno sul libro che scopre denuda poi accende e strade su strade su strade - al culmine il nido la pietas dell’albero - il mare accostando sussurra un’eco al mattino che graffia - un cenno qualunque che sciolga acquieti addormenti - sentire vicino i distesi vestiti di terra di legno - offerta che inventi - saluto disteso sul filo tra questo che vedi non sai e quel non ancora che senti.
Id: 63235 Data: 21/05/2021 13:44:52
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Forse un sentire scrupoloso

Morning Sun, 1952 by Edward Hopper Forse un sentire scrupoloso di chi tra i legni dice parole in catenelle chiuse - formule per sistemare qualcosa che il vento trasportava nei giorni di una luce strana, allegoria d’altrove, chiara. Il pettirosso sulla ringhiera del balcone mentre piangendo ti pensavo e l’aria immobile ammiccava. Era per me quell’apparire o io per lui? dove il motivo, quale l'altrove? Destino aperto, sincronico accadere che tacendo spezza le catenelle di parole, imbalsama stupori. Guardare alla finestra da lontano i muri delle case - accettano la luce, il suo mutare. Rimangono quieti - fratelli muti a invocare.
Id: 62265 Data: 19/02/2021 09:19:15
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Controcanto - con e per Laura Turra
Notte stringe in tralci d’ombra assenze d’alberi e sogni culmine buio davanzale di ali e fuga fermo respiro su labbra quasi avverata l’alba l'alba quasi avverata su labbra fermo respiro e fuga davanzale di ali culmine buio d'alberi e sogni assenze in tralci d'ombra notte stringe
Id: 62069 Data: 02/02/2021 07:34:41
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La luce adesso è chiara

Dicevo tra me e te “febbraio ancora per resistere” poiché la luce era già chiara e tu, sospesa in controluce, vedevi dal balcone solo sera. Gennaio. Non passa il limpido gelare e l’aria un dio senza di te - ancora cielo, altro l'andare. Hanno ceduto i cardini capanna mia nel buio - la porta è spalancata, non dentro più, non fuori. Potrei dirti di viole più ostinate, inconsapevoli nei vasi. Sfavillano. E tanto ancora d’altro: di come sono nel tempo ormai mutata, del tutto che non sai oppure troppo. La luce adesso è chiara, gennaio terso d’illusioni se nascere o morire chiedevo al pettirosso che mi guardava piangere il giorno che sei morta - non so la sua risposta quando ho deposto il viso tra le mani.
Id: 62033 Data: 31/01/2021 17:59:45
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Way out - Una rosa rossa per l’immacolata

 
Egon Schiele - “Nudo femminile accovacciato con testa reclinata”( 1918) piccola immacolata della periferia o di new york o di ovunque tu sia auguri al ventre tuo e a quella spaziatura che dal principio porti come golfo che s’inarca o grotta quel cupo tuo umido portale da dove dritti e verticali gli uomini battezzano e proclamano il risorto che sola tu nelle tue acque immergi poi risale natura naturante che da una strada sporca o bianco letto di ospedale irrighi sempiterna il mondo e quando si è all’uscita “non c’è nessuno lì ” tu sai fin dal principio già qui vedere altrove è solo il corpo nel sepolcro ma vuole un dio l’asciutto il retto l’uomo l’infecondo un dio sinistro irsuto che mugghia il buio e lo spavento ti vuole sotto ai veli aperto nascondiglio tuo il sangue l’impuro la paura sua la mitra la legge penetrante elegge una al di fuori non sa dentro di lui la dolce spaccatura che siamo tutti una altrove lo spirito soffia dove vuole diceva nel vento nella sabbia l’impronta leggera delle suole all’angolo il fioraio non ha più rose rosse mi fermo guardo la vetrina sorrido alla mia faccia il negoziante crede che lo stia salutando sorride gli rispondo mi sento piccola perduta storia nella storia di tutte noi immacolata concezione
Id: 61272 Data: 08/12/2020 20:00:00
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In tue ombre

Dawn in Northam Castle, 1845/1850 – William Turner Sempre, in altri, una luce - sempre, in tue ombre, rifulge.
Id: 60685 Data: 23/10/2020 09:21:51
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Gocce

Johannes Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657 Dire grazie al comunque di questa mattina - salutano i panni che stendevi la sera e la notte ci piove - riavvolgi la scena in flash-back - così un po’con tutto. Intrappolate nell’aria e in te forse le gocce di ieri - di oggi serena. Alzarsi un ciack girato in un dove (non nomi - l’ipotesi resta). Dice di tutto antica la luce su muri di case - gocce di storia intrise di noi. Quattro (per oggi) soltanto dall’ampollina - una l’abbrivio, tre la speranza.
Id: 60618 Data: 17/10/2020 10:29:02
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Masticando
Cos'altro ti dirò domani quando sono vecchia? Non più del meno che qui siamo quando guardiamo un albero o mastichiamo piano col viso chino sopra il cibo - quieti, il cibo e noi tutt'uno. Così quest'ansia ininterrotta che sempre in cerchi tutto muove si fa più lieve, dolce e chiara come materia che si affina. E se sappiamo stare al passo disuguale delle nubi a volte la luce ci attraversa. Allora questo potrei dire: tutto rimane, lo porta il vento tra le foglie - è qui con noi senza più recitare stupore o meraviglia.
Id: 60391 Data: 30/09/2020 15:26:55
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Se non per stelle e per lumati chiostri

Se non per stelle e per lumati chiostri - adesso ancora - dove altro andare nel tuo andare? E di steccato su steccato il salto - se chiedi il suo coraggio alla paura. Stare in silenzio con il viso alzato non per cercare ma per trovare quello che tra le cose era offuscato. Non è morire piano piano questo sospiro, questo sentire in tutto il corpo un soffio, sapere dietro agli occhi solo umani di un altro aprirsi come illusoria intelaiatura - un altro prato dopo il prato.
Id: 59987 Data: 30/08/2020 19:58:43
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Bliss


Man Ray - A l'Heure de l'observatoire: Les amoureux - 1936 In un fonte di grazia, cavo, siamo venuti al mondo - già sacro senza i riti austeri di travestiti per necessità sgargianti. La parola in punta sulla memoria della lingua fuggiva alla presenza viva. E siamo. Come immersi in un bagliore opaco che cancella e sfuma, la sera, ogni contrasto. A perdifiato segni sul percorso - asperità di nuvole più cupe, poi disciolte nel cielo che rischiara sui bordi inumiditi delle ciglia.
Id: 59659 Data: 31/07/2020 10:00:14
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I giorni di Dio

Certi giorni mi siedo nella vita come fosse una poltrona - giorni di Dio, giorni del vento benedetto che sbuca inaspettato dai vicoli di case popolari. Sanno di cose buone, di forni come madri in festa. Qualunque sia la causa mi tenta questa croce arrugginita, alta compagna della banderuola che canta spensierata sui mattoni. Il buio fresco della chiesa mi parla già dell'erba fuori. Tutto è lo stesso, l'aria scolpita a ogni passo vibra di Dio, di un tempo che non passa - stesso lo spicchio azzurro tra quei tetti di quando si giocava col pallone a chi tira più in alto. Ti volti appena in tempo ad afferrarlo - corre il bambino, è già scomparso, lo tiene stretto tra le mani pronto al rilancio con un calcio solo.
Id: 59541 Data: 21/07/2020 14:48:50
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Guido
A Guido Garufi Guido, mito e figura della mia lungamente opaca adolescenza. Custode, insieme a me, del mare che a noi soli oracolava cupo azzurra voce di maestrale. Guido alto e irraggiungibile come le cime degli alberi che hanno scure fronde nel tuo nome e arduo accesso al nido - se non per gli occhi o altro di silenzi grido. Adesso Guido non so più di te che il nome e il suono sicuro dei tuoi passi nella pineta quando eravamo pioggia e ti speravo, mentre tu ti avveravi come ogni cosa allora inedita - se così sempre sa di noi e nuovo odora sempre il mare.
Id: 59452 Data: 14/07/2020 09:08:09
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La casa delle colombe
Passando guardavo la casa delle colombe. Al semaforo voltavo la testa al loro richiamo. Restavano i muri sul prato a dire di un vuoto. Attorno a un tavolo si era parlato la sera. Così immaginavo. Adesso in rettangoli neri sfavillava un candore - frullare di un senso più chiaro. Quale il segnale, la cifra per dire? Passando c'è terra marrone dove guardavo voltando la testa al loro richiamo.
Id: 59300 Data: 02/07/2020 20:19:17
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Il bordo liscio
Il bordo liscio sotto lo specchio del ricordare - passo la mano - scivola e sale alla cornice dove restate dentro quell'onda spuma felice. In questi giorni lascio il mio viso a solchi d'ombra - luoghi mai visti, dimenticare. Il giorno è chiaro ma per se stesso - guardo oltre il vetro qui fino allora. Mi sorridete senza parlare, io rido e piango - sempre l'estate, accarezzare.
Id: 58604 Data: 16/05/2020 18:24:05
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Quello che ci insegna il sole

Mi duole l'umano se troppa tenerezza cola dagli angoli consunti delle cose. Quello che adesso ti dicevo è un rudere che l'erba poi nasconde. Tace - sarà nido d'assiolo. Ma barricate d'occhi dietro ai vasi ammiccano al fermento di rossi nascituri tra le foglie. Cresceranno, e non sapere come è quello che ci insegna il sole quando il silenzio fresco dell'estate bisbiglia con il Dio dei sentieri, il vento intrufolato nei vestiti e dolce il sapore dell'anguria sulla lingua. Un bacio ancora.
Id: 58253 Data: 25/04/2020 10:44:38
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In questo giorno di bambagia
")

Odilon Redon, Le rêve (ou La Pensée) - 1908 In questo giorno di bambagia ho abbandonato il viso a solchi d'ombra - strade che percorrevo dicono adesso di altri passi, timidi abbrivi a slanci del mattino. Intanto schiara il cielo per se stesso come dicesse "tutto qui, non altro chiedi se non questo restare". L'eterno nascere sui prati di piccoli bagliori fa eco al silenzio delle stelle - il suo segreto petali di brina. E noi qui siamo semi sparsi, figli adottivi di una parola sola.
Id: 58005 Data: 12/04/2020 12:41:01
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Quello che è vero

"Silenzio", Odilon Redon, 1900 Conoscono, i mobili, l'inganno - sanno di voi quello che fu sorgente in gola poi scende lentamente verso il petto. Quale palmo gentile, quale mano adesso vi sostiene? Da dove rapsodia di luce opaca riflette in marmo ovale quelle mani? Era per sempre, forse, quell'ammiccare lieto, quell'indolente, chiaro pomeriggio. E la pineta traluceva il mare. Oscurità del mogano su ombre tintinnanti di bicchieri - veglia su sillabe assopite. E tu, volti la testa, il sorriso inghiottito nella sera. Sapere solo vero quello che scomparendo resta, quello che ancora chiami con voce muta come di preghiera.
Id: 57825 Data: 04/04/2020 17:43:04
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A Roma e al mondo silenzio

Kazimir Malevic, Quadrato bianco su fondo bianco, 1918 Anemone bianco in cerchio di vento. Stabat corolla
in amen di vento. Bianco. Corolla nel vento. Amen. In cerchio di vento. Anemone stanco. Stabat corolla soffiata nel vento. Anemone bianco. Amen.
Id: 57662 Data: 27/03/2020 20:34:15
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Questo per oggi
Dedicata a tutti quelli che rischiano la vita in condizioni spesso disumane per salvare la vita dei loro simili, e lo fanno con l'eroismo della pietà, dell'abnegazione, dell'umiltà che nulla chiede ma, solo, si offre. 
Edward Hopper - Room in Brooklyn, 1932 Guardo le nuvole passare - questo per oggi. La piazza è una brocca prosciugata, né la fontana può altro se non dirsi che gli uccelli ricordano la via dell'acqua - per quanto abitudinari. Picchetti di passi segnalano uno, massimo due che vanno senza accuratezza nei gesti o nella voce. Vanno, velando fluidi le strade, scivolando. Questo per oggi. E non sapere di garze bianche al passo marziale, ferocia che artiglia la vita nella cantina sporca della pietà.
Id: 57617 Data: 25/03/2020 20:13:48
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Sparsa
Questa noia obliqua degli altri stanchezza di me protesa tenerezza. Sì, il padre assolato portava il basto del giorno come broccato e lì riparavi illusioni scherzose cartapeste di pioggia. Dire, ora, quello che c'è: il viso allungato della ragazza al semaforo immobile finge assenza - in un punto del corpo non sai dove la corolla di una storia sogna nel bulbo chiuso. A volte, lo scarto improvviso di un'intuizione punta il dito. Non dice.
Id: 57189 Data: 04/03/2020 09:39:25
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Quando l’azzurro
Sei stata e sei e sarai. Eppure ogni volta stupisce l'applauso degli occhi al mattino: a preservarci dal troppo morire che sia l'ammiccare di un cielo sereno? Niente fai - o si fa - che sia oltre l'uno mentre cadono fiori dagli alberi come denti marciti di vecchi obliqui sui bordi di strade, stampelle per storie di graal lasciati ammuffire in solai. Impigliato in anfratti del corpo il calco di un vento sul mare e tra gli alberi antico - memoria di lucciole e baci nell'erba di notti più chiare, assolute.
Id: 56987 Data: 23/02/2020 23:56:37
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Veglia

Edward Hopper, Chop Suey (1929) Eccoci. Mattina vestita di frescura, chiaro il vento e noi assonnati a illuminare angoli ignorati della via. Il quesito verticale degli alberi dipana - o tenta - il gomitolo alto e celeste e senza sponde. Nei bar si sta raccolti a sfavillare sopra tondi cremosi cappuccini - usciti fuor del pelago si guata, poi, dove socchiude gli occhi il sole.
Id: 55874 Data: 24/12/2019 09:41:58
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Come con ultimi occhi

Alex Majoli - Milano, 2012. Via Conchetta. La strada, poi, non è la stessa che calpestavi lasciando scie di luce - e ti mutava il cielo nei pensieri se ti facevi sera nel tempo tuo caduco e chiaro di vaporosa mongolfiera. Ora i passanti sono volti d’orme, epigrafi di nebbia in scialbe già svanite scalfitture. Supine sentinelle gli alberi a logorroici bagliori, pietosamente chini su ragazzi d'ombra, senza cifrari a guaire su isole d’asfalto mute, aggrappati ai pali. Confonde il richiamo lungo dei cani come un guinzaglio che trattiene senza più attesa, senza come. Da un capo all’altro della passeggiata fiammelle inavvertite sulle foglie non sanno quanta vita ci trascorre da chissà quante, quali altre mani. Trascorrere nell'aria originaria con la pelle esaltata di frescura, sperare - come con ultimi occhi.
Id: 55703 Data: 09/12/2019 09:49:57
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In cortili di luce

Henri Cartier Bresson Com'era dolce quell'asprezza, quel languido assiduo dolore - carne che si schiudeva in un pulsare ignaro e vagabondo. Erano i giorni abbagliati dal mare aperti a un ignoto sentire - non cercavi o chiedevi di esistere ma ruotavi insieme alla terra, all'odore arancione del sole. Incauto di sabbia e di vento il corpo si offriva nell'ostia più chiara, il mattino: era il tempo dei treni, sedili di legno e tabacco diretti a un eterno domani. Domani, au revoir è per sempre, la vita immortale in cortili di luce. E tu sorridevi, con gli occhi dei prati divini.
Id: 55305 Data: 09/11/2019 14:27:08
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Nel nascondiglio di Anna Frank
Sì, siamo un po' tutti come te se non pensiamo alla tua fine certamente più drammatica di quanto sarà la nostra - così almeno per la legge delle probabilità - quando rannicchiati in un angolo della mente abbiamo quella vaga paura che comprende noi stessi e i diseredati e ci fa sentire tutta l'ampiezza e lo sgomento oltre l'impassibile diametro del mondo. Nascosti in uno spicchio di mattina bevendo caffè e pensando aperture possibili come l'ondeggiare di una tenda siamo i semi che sparge il giorno - a te chiedo piccolo fiore splendente con quali memorie feconderemo la notte?
Id: 55154 Data: 29/10/2019 00:00:09
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Di quale forma o tessitura

Di quale forma o tessitura l’intrico quotidiano che ci assolve per troppo non sapere - così ci sono giorni d’infinito perduti in non morire se luce filtra immensa e chiara dai vetri della stanza e tu sai d’essere al sicuro se ogni cosa è ramo, venatura, ordito e trama di unico telaio. Ovunque ti nascondi tu che sai l’arte antica dell’intreccio già profezia di pali verticali - non prendermi alle spalle mentre il respiro fila l’orizzonte. Vieni tra il passo lieve della sera e il quieto odore della cena - come fa il grido della pavoncella che ci ricorda il suono quando si vaglia il grano - e la pula s’invola più lontano.
Id: 54989 Data: 16/10/2019 11:45:55
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In questi giorni avvolti nell’azzurro

Foto di Luigi Ghirri - Nebbia In questi giorni avvolti nell’azzurro “tutto è proprio come doveva andare” - diresti - non fosse quel vibrato di ombre sullo sfondo che chiedono un tuo cenno, voltarsi obliquo fino a sfiorare un orlo, un lembo al limitare. Colmi quei giorni di una luce piena dove è presente tutto a tutto se lasci la distanza nel tempo trasparente di un bicchiere dolce del latte ancora da spillare.
Id: 54843 Data: 01/10/2019 10:40:37
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Sulla riva

Fotografia di Franco Fontana Su di una seggiolina verde in bilico tra la battigia e il mare un pensiero non mio indottomi dal vento o da chissà quali fondali - ogni onda è memoria d’altro tempo eppure vivo - così nella pellicola di un film trascorrono vicende misteriose e tu non sai nello sfumato chi nella corsa cadde, dove, o se quel lungo bacio fu foriero di lieto amore eterno - “The end” è l’acqua poi che bagna i piedi mentre la luce si fa sera e vedi che è una linea l’orizzonte - distinti mare e cielo - solo una linea, il tempo di tornare.
Id: 54575 Data: 01/09/2019 18:02:36
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Largo
Quando meno te lo aspetti, la sera tra due passi o sulla riva aperta all'intuizione è un tutto pieno il tutto - tra due respiri la pausa inavvertita - e non c'è altro. Allora sei al sicuro: ovunque ormeggi gli occhi un dio è in agguato - le palpebre più fresche per salpare, ovunque Dio.
Id: 54367 Data: 08/08/2019 13:29:24
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Dì quello che ti pare
Dì quello che ti pare, mettila come vuoi, declina i verbi e i nomi a un tempo indefinito - il rumore delle scarpe sul selciato (ma anche l'odore della pioggia e molto altro) - batte il tuo nome tra mille e mille nomi. E tu, ascolta questo come se fossi un santo, un papa o un re che sa la gloria effimera, il gesto unico, il rito di ogni passo.
Id: 54353 Data: 05/08/2019 13:51:18
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TAT TVAM ASI Facebook
Face - book. People-book. Ideas-book. Opinions-book. Me-book. You-book. Us-book. Who-book? What-book? My-book. Your-book. Our-book. One-book. World-book. Peace-book. Quiet-book. Mind-book. Thinking-book. Living-book. Hoping-book. Dreaming-book. Breathing-book. Crying-book. Smiling-book. Suffering-book. All-together-book. Hand-in-hand-book. Hoping-book. Moving-book. Mooving-book. Inside-book. Emotion-book. Human-book. Book-Book. Face-Face. Face-to-Face-Book Human-to-Human-Book. Book-for-Human. Human-for-Book. For-Book-Human. Human-for-Book. For-Human-Book-Be-Human. For-Book-Human-Be-Book.
Id: 54308 Data: 01/08/2019 08:07:46
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Se demeurer - Voce
Id: 54233 Data: 22/07/2019 10:05:55
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Per forza di levare

Auguste Rodin - DANAIDE 1889 - Musèe Rodin, Parigi Del gesto rimane lo scavo. No, un cenno, appena la mano - degli occhi lo scarto, gioconda inclinata su sfondi velati di opaco. Più mite nel dire - svuotata dell'acqua la conca è voce abbassata, a cerchi più vasti inchinata.
Id: 54196 Data: 18/07/2019 23:54:46
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Luce stanca

Monet, mattino sulla Senna, 1898 Le trombette della buganvillea suonano, al mattino. Piccole infiorescenze tra foglie rosse, a ben vedere. Protese verso l’alto, colli sottili, corolle sorridenti. Abitano il vaso più grande da sabato mattina, quando le mani ruvide e gentili di una donna slava si sono confuse con le mie. Ho voglia di capire perché e quanto durerà questa tensione - quanto prima del declino. Sentiranno il treno che passa qui vicino? La notte ormai non mi risveglio e il senso dell’andare è già passato mentre vibra il letto appena insieme alle cose senza suono. Non so mai qual è il momento di dire la cosa più importante, la trattengo nel fiato e tra le mani - scheggia di luce grezza che sembra un bisturi al dolore ma è soltanto un balenare, luce di luce vinta da chi fu più veloce nel fuggire.
Id: 54125 Data: 12/07/2019 18:19:58
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And I am sick at heart

Paul Klee: "Paesaggio con uccelli gialli", 1923 Something is rotten altrove e qui. Ci guardano le cose colme di un senso d’innocenza muta. Rallenta poi i suoi battiti la sera esausta di furori - si fa offertorio il mare. E sfila sul fondale la grazia timida dei morti, relitto che sospira. Sentire vacillare il dono incerto della vita, arrendersi, dormire.
Id: 54013 Data: 03/07/2019 12:46:51
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Spargono grandine


Spargono grandine su terra spenta - non sanno - il grano si abbevera di vento
Id: 54006 Data: 03/07/2019 09:18:39
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Offertorio (riveduta)

E non dicemmo dell’immenso - non i ragazzi della spiaggia, lucidi nell’instancabile rollio che di necessità accompagna l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro tra il silenziarsi cauto delle grida dei gabbiani dove nel mezzo delle linee posano - né sanno l’insostenibile fecondità di luce che gli ricolma gli occhi. Umidi di anima e di sabbia siamo sognati in altri sogni composti sulla riva da mani di bambini, nel rito di una sigaretta offerti in fumo all’alto - inno o bestemmia incenso per l’immenso.
Id: 53824 Data: 16/06/2019 12:24:29
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La festa

Lo so lo so brillano gli occhi bevuto stravizi la sera prima mattina banco cuscino lo so lo so strafatti di notte di stelle di shot essere altro essere veri lo so lo so niente cambiato da prima strafatti lo stesso di erba tristezza la festa arcaica da sempre sciamana d'oblio dervisci e tattoo sorrido con i vostri occhi la luce la stessa la luce lo sa
Id: 53695 Data: 04/06/2019 11:21:51
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Talita kum

Odilon Redon, Les Yeux clos, 1890 A Linda, che fu in me - poi fuggì altrove, il tempo di un breve respiro. Allodola, frullasti le ali e svanivi mattino. Altrove si apriva una mano - volò un aquilone.
Id: 53404 Data: 12/05/2019 22:45:25
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Quando leggo poesie
Odilon Redon, La liseuse (La lettrice), 1895-1900 Quando leggo poesie passo ad altro, salto, divago, carezzo Lilli misteriosa, archeologia del nuovo (che non trovo) - variazioni variabili alla lagna che stempera e accompagna litanie di volti seminati come ombre perdute nei giardini. nel guscio di un eterno imprigionato.
Id: 53321 Data: 06/05/2019 17:06:50
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L’intimità delle conchiglie

La Conchiglia, 1912 - Odilon Redon In mezzo al corpo il sole. Quell'oscillare chiaro, nebuloso, ricordi? sulla riva. Ridevi al centro di zampilli di stupore. Il mare. Ricordi? Era annusare l'intimità delle conchiglie, sapere che la meta era laggiù, dove al casello si tornava, felici di metà già del cammino. E l'ombra che ora stringi era luce nel palmo della mano.
Id: 53099 Data: 18/04/2019 16:01:15
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Ragazzi succhiavano il sole

Fosse, l'andare, stormire limpido di fiori gialli - ragazzi succhiavano il sole lustrali e iridescenti ma gocciano lievi i morti, la sera, nei dolci pistilli del sangue il fiato che ne aspergi forse è il tuo - o forse d'altri mentre la luna sbieca lo sguardo in alto - oltre le cose sommesse e inutili del mondo.
Id: 52834 Data: 28/03/2019 09:35:15
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Curriculum 2
Man Ray - Noire et blanche, 1926 Sono quasi niente, e ho fatto così poco se l'universo è un moscerino o un tempio dai muri sigillati dove tra architetture opalescenti rivolte a oltrepassamenti trascorrono odorose litanie di suole, storie di allontanamenti. quando dal macellaio un tal giorno si discuteva dell'umidità dell'aria, oppure quella certa sera supini tra le stelle in smarrimenti - oh quanto, quanto lontananti! - sarebbe oltre a ridicolo farsesco. Specialità ultracurricolari: su corpi, case, interni di finestre, nenia scaramantica di gesti; e mente obliquamente divergente da chi senza un annuncio fuggì per gioco o per superamento; e nell'occupazione evitamenti - attenta inutilmente a temiponte o se una nostalgia polverizzante mi serra corde tra la gola e il petto. Concludere è trompe l'oeil, inganno per allocchi lenti.
Id: 52790 Data: 25/03/2019 10:15:05
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Ti basti una tana nel vento

Studio di nuvole - John Constable Fantasticando sull'Infinito di Leopardi Ti basti una tana nel vento, un dorso materno di siepe, a vagabondare. Sugli occhi feriti una benda allentare. E spazi infiniti, ebbrezza a vagare in cieli possibili - a non pensare. Sentire che tutto si fonde nel tutto, passato in presente allunare. Sfumare. Ti basti una siepe, fratello, un dorso materno di siepe a bendare il dolore per poco, a infinitare.
Id: 51839 Data: 13/01/2019 15:47:10
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In trasparenza attraversati

Le char d’Apollon - Odilon Redon, vers 1910 In trasparenza attraversati come se fosse tutto la vita. E sospensione di fiori esplosi in bocci rosa inaspettati. In sincronia tutte le cose più sparpagliate. Come tra bocche che nei fondali sfiorano sessi fino alla mente accarezzata. Un accucciarsi in nidi pieni dove l’orgasmo è Dio improvviso - rivelazione immeritata pace perpetua dentro l'istante silenzio madre senza paura.
Id: 51779 Data: 07/01/2019 20:10:42
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Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio
Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio: tutto il pulsare che mi è dato e ruota intorno. Aria girovaga, forse carezza a quei pensieri vaghi che la terra nutre come sottili vene delle foglie - stagioni dove il sangue sposa le cellule chiare del mattino. E com'è ogni volta misteriosa l'acqua che irriga gli occhi alla silente boa degli sguardi. Mentre la voce va per la sua strada lì si rimane, sorpresi al centro, persi - fuochi di costellazioni.
Id: 51498 Data: 07/12/2018 20:26:59
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Cuore di silenzio

Gianluca Corona - Le parti, 2011 Padre, mia ferita, mio specchio - in me un'eco al tuo pianto ininterrotta come il taglio scavato nel sasso, secca come il fossile che vegliano decrepite, mitiche memorie. Ascolto la tua voce sorridente e dolorosa, fingendo, come sempre, solo più immobile nel vento - vento blu cupo dell'estate ebbra di mare e sconfinato inganno. Fingo un altrove a te lontano, attenta a non cadere nella fitta rete che mi tessi attorno, se gioco con la benda che m'acceca quando mi chiami e - sorda - non rispondo. ≈ Non più regina in questa buia casa, umiliata nel fervore dei comuni affanni, madre, sbatti le ali inquieta e silenziosa, tu che irradiavi bianca di fiero splendore i miei tenui giorni. Leonessa supina al richiamo del sangue afferri parole trepidanti e le divori - poi giaci cupa all'ombra di te stessa. Grande sfinge di dolcezza e rancore, albero gravido di amari fiori, arca immobile nella mia disfatta memoria, ancora fiammeggi la mia vita di deposto amore. ≈ Sei me piccola carne, sangue che non corse, ma si perse - figlia, cuore di silenzio.
Id: 51120 Data: 02/11/2018 10:07:21
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Mentre ragazzi
Fosse, l'andare, stormire limpido di fiori gialli, mentre ragazzi succhiano aria pieni di linfa, pulsando iridescenti. Ma scendono lievi i morti, la sera, lungo i sottili declivi del sangue - e il fiato che ne aspergi non è tuo né di altri. Mentre la luna sbieca lo sguardo in alto - solida come le cose sommesse e inutili del mondo.
Id: 51059 Data: 27/10/2018 19:11:32
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In mezzo al corpo

Béatrice - Odilon Redon, 1885 In mezzo al corpo il sole - ricordi quel pulsare d’acque contro le pareti, un battere a porte appena schiuse, aperte poi all’impulso del fiume che sei? Ricorda: l’oceano era la fonte. Ridevi al centro di zampilli, tu crepuscolo tu luna inumidita su rocciose lucenti eterne scale. Vibrare di occhi, corpi, mani. Entrare in vocali di saliva densa che urge e sale dove è fondo il folto, tra gli animali che sei - ombra di fitta gioia riunita a tutto, puro godere, battito infinito. Luce.
Id: 50645 Data: 21/09/2018 17:46:10
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Curriculum

Sono quasi niente, e ho fatto così poco se l'universo è un moscerino o un tempio dai muri sempre spessi dove tra multiformi architetture rivolte rigorosamente a est - si dice che il nascere valga più del morire o ne sia il presupposto per oltrepassamento - strascicano suole multietniche, battenti tempi di odorose storie. Vantare riconoscimenti quando il tal giorno dal macellaio si parlava dell'umidità dell'aria oppure quella certa sera in cui supini sulle sdraio si era immersi nelle stelle - oh quante, sembra tutto intorno - felici di non saper contare, diventa esercizio più che ridicolo farsesco. Tra le specializzazioni ultracurricolari una propensione all'insistenza dello sguardo - fantasticare su scorci di corpi, case, interni di finestre, strade, luci basse - e la ripetizione obliqua e scaramantica di gesti come il volgere in alto e in basso gli occhi, l’alternativo aprirli e chiuderli a scanso di vedere o assaporare meglio, poi, quello che non potrebbe entrare in un solo campo per intensità - paesaggi umani e naturali a rischio di pazzia se alludono a qualcosa di ben oltre il mondo. Nel tempo libero lavoro e nell'occupazione seri tentativi di fuga da temiponte tra vita e morte - inutilmente attenta se il vento dice altro, o se la nostalgia di un tutto mai più incontrato mi serra corde tra la gola e il petto. Concludere è un trompe l'oeil, inganno per allocchi.
Id: 50554 Data: 14/09/2018 09:52:22
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Se penso il pensiero

Se penso il pensiero, pensa le cose pensate pensante - pensato pensando le cose pensante le muta. Trasforma le cose che sono pensando in cose pensate pensante - pensate mutanti se pensa pensante. E pensa il pensiero pensando, pensante che muta pensato da altro pensiero, infinito pensare pensante pensato pensando infinito. 
Id: 50480 Data: 08/09/2018 19:59:01
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Tra mura troppo alte

Van Gogh - Il fuoco nella notte, 1883 "Guarda indietro e guarda in avanti: come già gli antenati morirono, così del pari altri moriranno. Come il grano l'uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce". Katha Upanishad, dal primo canto. Tra mura troppo alte ostie voci spezzate su corpi già ricordo - tentare insieme un ponte per consolare Dio di semi trafugati.
Id: 50183 Data: 18/08/2018 13:16:28
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Elegia - Offertorio
Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>> (Chandogya up. VI,viii, 4) E non dicemmo dell’immenso - nemmeno i ragazzi della spiaggia, lucidi tra l’instancabile rollio che di necessità accompagna l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro e il silenziarsi cauto delle grida dei gabbiani dove nel mezzo delle linee posano - nemmeno loro sanno l’insostenibile fecondità di luce, il mare, che gli ricolma gli occhi. Eroi a sbriciolare i giorni su soglie abbellite come lapidi del nostro assopito ricordare - rigoglio di appassiti inconsci fiori di sogno in sogno poi evaporare. Siamo tra l’ombra di due sonni veglia o sogno? Non uomo o donna, umida composizione d’anima e di terra, che non germogli volontà d’altro richiamo, necessità o sfaldamento di corpi fusi, rispecchiamento di altri sogni in noi, sognati un tempo che importa se da mosca o imperatore. E questo istante nel mare degli istanti - tempio e rito racchiuso in una sigaretta, la messa del suo fumo offerta all’alto - inno o bestemmia incenso per l’immenso.
Id: 50125 Data: 13/08/2018 14:36:32
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I giorni del cielo squarciato

Cloud Study – John Constable Come le nuvole hanno forme che disfano i pensieri e fanno le memorie dilatate, informi - guardando io non so del tempo se non lo smarrimento. E dove sono lì mi perdo, in un per sempre che era allora e ancora qui. Se il mare spumeggiando non mi parla, mi lascio trasmutare in chi ero stata e resto in questa vastità. Vedere sopraggiungere sorrisi in sconfinati luminosi istanti, tornare nel prisma inalterato del mare che di eco in eco riflettendo arena sulla riva un tempo di gioia rovesciato. Com’ è infinito quello sguardo
Id: 49334 Data: 17/06/2018 16:12:12
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Senza fare rumore

Will Barnet, Donna davanti al mare Ti battezza le gambe, il mare, le tue gambe di sempre - com’erano forti nel mare di allora. Rinasci ogni volta dall’acqua - nell'acqua di ora. Ti benedice con luce di sale le ombre degli occhi - ancora. E io apro le mani, le appoggio sul silenzio dove ti duole - pregando senza fare rumore.
Id: 49109 Data: 02/06/2018 19:43:03
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Ma in una voce sola
La fonte, alle spalle, è prosciugata. Ma questa porosità resta negli occhi sopra il riassorbimento parziale della terra. Vederli nell'aria nuova venire rinfrescati, nati più chiari nei gesti dell'attraversamento - non più da voce a voce ma in una voce sola.
Id: 49009 Data: 24/05/2018 10:36:20
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Diresti, tu, il tremendo della strada

Odilon Redon - Trees against a yellow background Diresti, tu, il tremendo della strada, occhi gli alberi ammiccanti per noi ancora e ancora e ancora? Sorridono, perché sorride
qualcosa in te che hai sfogliato e muore in nidi di infiniti istanti. Tremenda gioia, sai, il cielo aperto, le cupole di nubi che non stanno - raccontano del dio che tu sarai.
Id: 48872 Data: 14/05/2018 13:44:26
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Lettera a una foto

Odilon Redon, Closed eyes Mamma, le prime parole sono per te. Davanti alla fotografia che questa sera ho illuminato con una piccola candela, al buio, mi hai inviato un messaggio, nonostante il mio scetticismo, la mia disattenzione. Mentre ti parlavo mi ha chiamata al telefono un' altra madre, la madre dell'uomo che mi vive accanto. Ho pensato che tu eri là accanto a lei, madre che mi chiama, attraverso di lei, in un unico corso d'acqua, in un unico fiume che va verso lo stesso mare. Finalmente in pace ... Mettere ordine nei pensieri, in questo caos dove galoppano sensazioni in una cavalcata inesorabile verso il nulla. C'è una comicità, sai, in questo senso di inutilità che mi attraversa, una pace gioiosa che immobilizza i gesti come in un fermo-immagine di una vecchia pellicola. Si aspetta che qualcuno arrivi, che la ripari, per vedere la fine del film, per sapere cosa succederà ai protagonisti. Invece niente, non arriva nessuno. Allora mi sento come se tutto dovesse, da sempre, arrivare fino a questo punto e a questo preciso istante, e che la scena sia sempre la stessa, sempre la stessa, io che ti dico queste cose davanti alla tua foto. Lo dicono le Upanishad che noi siamo sempre noi qualunque cosa accada. Dicono: io sono Quello, dove "Quello" sarebbe, mamma, il tutto, l'infinito o comunque vogliamo chiamarlo. Allora adesso noi siamo qui e nello stesso tempo nel tutto, e non importa che tu sei morta e io ancora qui, no, non conta: ci siamo sempre state. Mi viene da pensare che non sono le parole a essere importanti, ma gli sguardi, l'intensità degli sguardi! Il nostro sentire qualunque cosa accada come unica, irripetibile eppure eterna. Il mio lavoro, i ragazzi, quel gioco di ruoli che ogni giorno insceno: a che serve? Ho davvero cose da insegnare? Forse qualche parola, qualche gesto che potrebbe servire a vivere meglio, a sentirsi più sicuri. Una specie di semaforo che indica quando si può attraversare. Altro non so, altro non ho, mamma. E tu che sorridi con un filo di ironia e di amarezza, tu che in questa foto concentri tutta la tua essenza e tutte le cose che hai amato, detestato, temuto, i fiori raccolti, le speranze fino alla fine tenute segrete, il dolore: che ne è di tutto questo se sei un volto di carta? Sei più vera qui, o lo eri quando mi abbracciavi, mi sgridavi, quando litigavamo e ci dicevamo cose orribili per poi piangere, io lontana e sola, e tu ugualmente sola con la tua rabbia di sentirti abbandonata? Eppure amavi il bianco, il nero, il giallo. Risplendevi come una regina e l'aria era colma di te. Io ti guardavo con timore, avevo sempre paura di dire cose sbagliate, di interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Ti sfidavo, a volte, ricordi? E le tue reazioni erano tempestose, non sopportavi chi scherzasse con te. Ma poi, quando eri serena e fumavi una delle tante sigarette che ti hanno sempre fatto compagnia, tornava il bel tempo e noi di nuovo eravamo i tuoi sudditi. Sudditi che tu dovevi spesso servire, perché restavi tu in casa e noi fuori, liberi. Adesso so che la tua rabbia era dolore, che il tuo sarcasmo era paura, che il tuo rifugiarti nel fumo era solitudine. Ti guardo intensamente, ora che sei di carta. So che esisti, mamma. So che niente mai finisce, anche se non ne ho le prove, anche se anch'io sarò solo una foto. Carta per ricordare. Questo momento è per sempre. Anche quando la candela si spegnerà.
Id: 48856 Data: 13/05/2018 20:49:27
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Dove guardano i saltimbanchi

“Famiglia di saltimbanchi” Pablo Picasso, 1905 Dimmi del loro sguardo - fin dove - se nell’aperto immobile o nell’interno obliquamente stanno come a se stessi icone. E dimmi se qualcuno gli indicò postura o dietro agli occhi un varco. A me pare mistero che dentro e fuori si raduna e come ombra attraversando. Così in figure di apparenza inganno e insieme maschera del mondo. Tu dimmi dell’origine se puoi - se un nascosto filo di padre in figlio li attraversi o nella donna si raccolga quello che tace l’anfora nel suo muliebre sigillo. Stanno - non immobilità senza silenzio colmo ma luce misteriosa traboccando. E io che guardo sono velatura che da uno sguardo all’altro trascorrendo non più domanda - quietamente oltrepassando.
Id: 48707 Data: 03/05/2018 14:43:52
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Germoglio laterale

Per Johanna Germoglio laterale - dal tronco madre-padre non mio ma di sorella luminoso tralcio - sei viva come l'uva che sogna l'ora dell'estate - fiammeggia nella coppa che profetizza il vino - e berlo a occhi chiusi è vendemmiare.
Id: 48651 Data: 29/04/2018 12:05:29
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Siedo in un punto qualsiasi del vento


Siedo in un punto qualsiasi del vento, un libro aperto sotto gli occhi - quello che sto leggendo - e una vetrata al fianco non sa la luce tonda della piazza. Penso alla grazia di ogni qui, a come tutto si offre casualmente - non altro essere nati che corollario a un solo punto. Siedo come un gioco del vento. Sento, o forse so, non poter essere altrimenti.
Id: 48456 Data: 14/04/2018 12:58:48
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Se mi fossi accanto
Se mi fossi accanto respireresti piano - lentezza del sapere essere vita cibo - e assorbire. Sei con me padre nel boccone che mangio - adesso che sei tutto e non ti spero - so - eppure piango.
Id: 48404 Data: 10/04/2018 13:31:53
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E mi sorridi

Fu in me piccola carne sangue che non corse ma si perse. Poi silenzio. Oggi avresti quarant’anni, non fossi andata in un altrove che non so, forse altri mondi sovrapposti - o strade come tunnel scavati nella terra che sfociano in un mare aperto al vento - e poi a confonderti col tutto, sola compagna al bisbiglio tacito dei morti. Dove incontrarti, sapere che resurrezione vuol dire altro che un semplice risveglio della carne - inutile se tutto è già vissuto - ma stare sempre vivi nella luce di chi ci volle e amò fin dall’inizio? Così ti spero accanto, Linda, viva come a chi vede in uno specchio scuro non è dato ancora. E mi sorridi.
Id: 46721 Data: 22/01/2018 09:54:40
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Ai giorni densi

Jan Vermeer - Giovane donna assopita, 1657ca. Ai giorni densi confido quello stare immobile del tutto, in sospensione trasparente eppure ovunque, complice di un sempre che non lascia lo stupore. Agguato, sì, ma prossimo e materno come un dio che non sorvola, rimane parola che non dice se svelata fin nel minuscolo dei pori, fiato di ogni cosa viva a sospirare la sera sotto ai tetti o nel fumare trepido del cibo mentre fa scuro fuori. E tu, che taci, sei preghiera.
Id: 46659 Data: 19/01/2018 19:58:14
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Dal punto più basso della luce

La Madonna velata di Giovanni Strazza, 1850 ca. Dal punto più basso della luce sorge il mio segno con il muso in alto - dove la luce è fuori - mentre di pesce affonda la coda nel mare del solstizio interno - e lì riposa. Poi è silenzio nella neve, nocche gli zoccoli indurite dal passo del destino - infanzia solitaria di orfano nel mito. Così sia luce, epifanèia - mia phos, mia luce di bambina. Manifestato il tempo del divino, di tutto sapere ancora tutto - "apo calypso", sogno di un disvelato velo.
Id: 46254 Data: 05/01/2018 19:28:34
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Prima della notte

Le pantofole hanno il volto usato e buono della sera. Già Natale, ti chiedi come significarti ancora, o stare così, semplicemente in ascolto del respiro che prega l'unica preghiera senza nome, universale: essere insieme alle cose mansuete, fedeli al mistero dell'immanente attesa - stupore bianco della neve, e tu non l'aspettavi. Chi aspetti, in cosa speri? Pulsano le strade viventi, creature di folla discendono da stanze ora spente, tutte uguali, sostano in templi o in negozi dove ogni gesto ha un senso strano. Questo era prima della notte quando raccolte le domande in fasci ti stringi a quello che svanendo scalda, conforta, non scompare. Le pantofole mute ci aspetteranno quiete accanto al letto, pietose della loro verità nei nostri piedi che non sanno - né possono mentire.
Id: 46058 Data: 30/12/2017 19:22:52
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Nel nostro tremolare di fiammelle
 
René Magritte, "Méditation" - 1937 Nella nicchia di gesti ammutoliti dove si perde “io sono” i vostri volti accendono fiammelle nel sempre dei lumini. Siete voi, ora, piccole farfalle? O forse polvere minuscola, opaca luce minerale dimentica di sé eppure viva in un ancora oltre lo sperare? E Cristo, sì, l’amore dato che non si perde, resta nel crepitio delle preghiere, sistole tra riposata gioia e affannose spine - esserci. Di rete in rete presi in un inganno. Divincolarsi. Andati ormai in un lontano “Io Sono” - Cristo, sì, Cristo, l’amore dato che non si perde, resta nel crepitio, nel nostro tremolare di fiammelle.
Id: 44836 Data: 29/10/2017 12:39:29
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Scalpellini

William Turner, A Sailing Boat off Deal, 1835 Hanno cercato di scolpire il vento. Lo inseguivano con taglienti stretti in pugno abbozzando forme grezze con la subbia - così per dire d'una conca vuota, originaria. Lo scalpello ne incideva poi le parti in piccole misure delicate e multiformi, a ognuna dando nome e codice corretti, minuziosi. Delle appendici facevano gargoyle fantastici e mostruosi, solo per necessità. Un respiro profondo e sovrastante di vela silenziosa, randa d’albero maestro, planava alto, sereno, noncurante.
Id: 44525 Data: 07/10/2017 09:26:27
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Un abbaiare chiama le campane

Magritte, "L'impero delle luci" È radunare gambi freschi di coraggio nella sera conca, nella sera grembo, quell’aspettare quieto insieme al lume, al legno, al vetro, a fiamma di fornello? Quel dire sé col cibo, il fumo caldo, la carne masticata con speranza, gli occhi altrove? Rumori, carezze vive di stoviglie, sciacquii nella corrente blu, forse dormire, sognare di cercarsi ancora. Un abbaiare chiama le campane, le finestre offrono adesso.
Id: 44176 Data: 12/09/2017 20:08:38
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Contemplazione del Vento

Paul Klee, Paesaggio con uccelli gialli, 1923 C’era un merlo, o così mi pareva, anche se era marrone chiaro, mentre salivo in macchina. Avevo parcheggiato di fronte al chiosco dove andiamo tutte le estati, con la mia solita fortuna dell’ "unico buco libero" rimasto che ti fa sorridere. Questa particolare coincidenza tra me e uno spazio vuoto la interpreto come una concessione che mi viene da un altrove di cui non conosco origine o collocazione - ma che ringrazio. Anche questo tu sai di me, anche se non te l’ho mai detto. Ma avevo prenotato per noi fin dal giorno prima quel tavolo d’angolo libero nel vento, sul soppalco in legno che ricorda un teatro, con un’aria da cospiratrice che mi fa sentire ridicola, ma non più di tutto il resto. Così ti guardavo mentre eri sempre quello di tanti e tanti anni riuniti apparentemente in una sola immagine sfumata, cercando di far prevalere l’attimo del sorso o del boccone sulla confusa pena di saperti non più quello, pur restando. E così i fiori rossi del vaso accanto a noi, oscillando non sono mai più quei fiori, ma altro, e il mare che lo scirocco ricopre di velature bianche - so le creste sul mare essere sé stesse pur mutando - così che lo sguardo che contempla è stanco. C’era quel merlo, ti dicevo, quando abbiamo lasciato il tavolo più leggeri nell’attesa di essere stati ancora altro - saperlo è riconciliarsi con un non tempo. Saltellava tra il marciapiede e il bordo dell’erba. I suoi occhi colmi di nero mi hanno vista, ne sono certa, in un largo senza pena o rimpianto.
Id: 44093 Data: 06/09/2017 15:37:22
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Nellodore della pioggia traspari

a Johanna Nell’ odore della pioggia traspari, melagrana che fuggi e che ritorni, fanciulla dai divini e misteriosi semi nascosti dal geloso inverno buio - rapita agli occhi della vita come Persefone che sa la gioia quando ciclicamente poi zampilla e il tempo suo ritrova immortale - fiore di sangue, dionisiaco dono nel gioco eterno del ritorno. Ecco profuma la terra di nuovo, sale verso il cielo, inebria di speranza. Primavera di gazzelle. Chiarore.
Id: 44011 Data: 01/09/2017 13:31:14
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Virtù del vento
Se salmodiato, l'arrivo è nell'attesa. È perché il gabbiano scende mosso da istinto alieno, che la sera non riconosce i colori? O è il viola a confondere l'azzurro e noi, testimoni di sabbie e di mari traditi, senza saperli altari? Sillabe impallidite, pietre scalfite di cattedrali, volano in stormi pulviscolari - e pianissimo la notte ci assale.
Id: 43858 Data: 19/08/2017 19:10:18
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Loop

E taci, aspettando bagliori. Fiammiferi spenti le strade - prendere a calci un barattolo come fosse il mondo che qualcuno si è tracannato, far finta di niente. Così le panchine dei parchi sono strafatte d'assenza - pochi avventori seduti di sbieco, senza baci a spronare le foglie più in alto, su teste smarrite di cani senza uomo al guinzaglio. Allora è un dirsi l'attesa equilibrio perfetto - infilare la cruna dell'erba, cucire corteccia a midollo, tornare in loop tra il cuore e la testa in un punto finito, infinito. Sospendere a un filo il silenzio.
Id: 43734 Data: 06/08/2017 19:19:43
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Piccoli pezzi d’argento

Cornelis Mahu, Still life (1620-1630) Pulivo l’argento in una soluzione di bicarbonato, sale, e un foglio di alluminio. In una vaschetta ho messo l’acqua calda, il sale, un paio di cucchiai di bicarbonato, dopo averla foderata con un foglio di lucido alluminio. Ho mescolato, poi con delicatezza ci ho immerso tanti oggettini d’argento: una gabbietta, un gattino, un’automobile antica in miniatura, un piccolo pescatore. Altri che ora non ricordo. Ognuno di questi oggetti ha una sua storia collegata a momenti della vita, dimenticati ma pur presenti in qualche solaio della mente. Lentamente l’acqua si è fatta più scura, prendendosi parti d’argento che restituirà, sotto altre forme - non so niente di chimica ma questo processo è davvero affascinante - per essere poi strofinate con un morbido panno. Mentre bevevo mezzo bicchiere di vino con un cucchiaino di miele per farlo più dolce aspettando di vederli farsi sempre più brillanti, all'improvviso ho pensato a come anche noi siamo piccoli pezzi d’argento che la vita trasmuta dall'inizio fino a una fine non perentoria - come in attesa di un morbido panno che, strofinandoci con giusto vigore, ci rinnovi.
Id: 43638 Data: 27/07/2017 13:23:19
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Daat
Per Amina
Amante respiro discende salendo fin dove si apre al tutto di un oltre già qui - bambina venuta da mondi visibili a lei che del cuore conosce il sentiero dei rami connessi al dentro del tutto dal centro del corpo che suona, scandisce con eco le parti di un oltre già in sé collegate, unite nel suo bereshit da chi ci marchiava d'amore - le bestie lo sanno, se chiami per nome e diventi il tuo nome. Nasceva la madrebambina a dare le acque ai vivi partiti, tornati all'inizio. Ritorna ogni sera sull'orlo del sole che scende, che attende pastore Keter, lo raggiunge chiamando le altre nel rullo - le abbraccia, le sposa danzando.
Id: 43586 Data: 23/07/2017 10:38:04
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Il Tetto Verde

Dalì - Ragazza alla finestra (1925) A Gesù, con affetto e simpatia "Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre". (Matteo 24,36) La chiesa nuova ha il tetto verde, oltre a una struttura in legno che sale fino alla croce. Penso che il mondo ha una faccia di circostanza, non solo perché la vedo spuntare dal balcone della camera come un richiamo, ma anche e soprattutto per quell’aria tra il sornione e l’austero che ha, come a dire “ehi sono qui” a me che in chiesa non ci vado quasi mai eppure avrei circa un milione e oltre di domande da chiedere ai sacerdoti, se non sapessi che sono vincolati a una stringa di risposte con qualche variazione, e non di più. Anche se loro stessi si concedono a volte piacevolezze non esattamente ortodosse, sapendo che non sono certo quelle a costituire un danno. Allora come si fa a non immaginare Gesù anche biologicamente umano - per non dire altro che sarebbe oltremodo banale - dopo una cena e un buon bicchiere di vino, ma soprattutto mentre ride, ride di cuore all’osteria? Invece no, genuflessioni e riti a gogò, e “dì dieci avemarie per penitenza”, mentre a Medjugorje una veggente si divide tra gli appuntamenti a scadenza fissa con la Madonna e i conti del suo albergo che gestisce col marito e i figli e sicuramente è un ottimo investimento. Dunque si può ipotizzare che a Dio non gliene importi un fico secco se gli omosessuali maschi lo fanno in un certo modo - le femmine con qualche sfumatura, ma appena differente - e gli etero hanno pertugi funzionali ad hoc. Questo tanto per fare un esempio che la dice lunga sui nostri tabù. Ma davvero sotto quel tetto verde si è proprio sicuri al cento per cento che un domani, in cielo, non ci saranno più bidet, fornelli, divani o televisori, che qui è solo uno scherzo di cattivo gusto e dopo morti qualcuno tirerà una bella riga alla lavagna: i buoni di qua, i cattivi di là? E se uno, per esempio, è stato un po’ buono e un po’ cattivo verrà tagliato a metà, o in una percentuale che si accordi matematicamente agli errori che ha commesso? O forse la vita è reale e nello stesso tempo una metafora, una sorta di palcoscenico dove non si smette mai di avere un ruolo da portare avanti? I preti lo sanno, di recitare, quelli in gamba lo fanno per il bene e spesso con maestria - forse soffrendo di fingere una sicurezza che non hanno, ma si sa, l’uomo ha bisogno di guide per non tornare ai primordi, anche la psicanalisi funge da confessione e si può scegliere una via o entrambe - oppure anche nessuna, allora si devono trovare soluzioni alternative come per esempio mangiare un gelato al tramonto e dirsi “ecco, qui c’è l’attimo eterno”, ma funziona solo quando si ha una salute accettabile o si è innamorati. Insomma le cose stanno così come stanno, con strade, semafori da rispettare ma anche da schivare scattando con il giallo, se lo si vuole fare per fretta o per lieve trasgressione. E qualunque domanda tu ti faccia resta una domanda; saperlo un po’ consola perché ci si sente parte della famiglia umana. Credo che Gesù volesse dire proprio questo prima che l’avessero fregato - state buoni, non fatevi del male, cercate di volervi bene tanto qui le cose non cambiano, non cambiano. Sì, forse se lo aspettava di essere fregato un giorno o l’altro, in ogni caso si aspettava più questo che non un tetto verde con sotto un piedistallo di gesso che la gente guarda e tocca sperando, temendo, pregando che “non tocchi a me il castigo eterno”. Ma Dio sorride, sono certa, con l'orologio in tasca. Amen.
Id: 43565 Data: 21/07/2017 15:38:15
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Oh tu

William Turner - La stella della sera - 1830 Oh tu, che fai del mare una creatura sorridente, quando la donna con il bambino appena nato e il compagno accanto ride, mentre alla mia riva sale come un pensiero sorprendente di appartenenza viva a tutto. E sento un gran vibrare il vento maestro nelle ondulazioni, spigolatore delle voci ormai disperse che raduna in infinito trasmutare. A te da te con te la vita in cicli di apparenza danza. Oh tu, che dietro all'oltre ti nascondi.
Id: 43504 Data: 15/07/2017 12:39:01
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L’angelo fermo

Beato Angelico - Incoronazione della vergine, 1434-1435 Così la sera al mare io e te - parole crociate sul tardi. Quando la mente è più fresca il rebus stereoscopico della settimana, enjeu per occasioni rare o zen per amanti invecchiati con grazia indulgente. Intanto crollano palazzi in Italia del sud - come del resto anche in altre parti del mondo economicamente più fortunate - e sotto le macerie stanno, ancora caldi. Mentre corpi senza volto credono di immolarsi facendosi saltare e forse per loro ci sarà davvero un premio di solidarietà - è brutto dirlo ma lo sappiamo tutti: il mostro è altrove. A riva due ragazzi fanno quasi l’amore non fosse la presenza di due sagome sotto l’ombrellone aperto nonostante l’ora per appoggiarci i panni - a trattenerli. Poi ridono, si prendonoper mano. Non stanno.
Id: 43437 Data: 08/07/2017 18:57:32
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Come a un’ombra in un fondale

Ville Turro - Milano William Turner - Naufragio A chi troppo mi ha amata, a chi troppo ho amato Cos’altro dire? Forse che fino qui ho sbagliato tutto - l'angolo della visuale da cui guardavo me stessa e il mondo, il modo di camminare come fossi su una passerella inclinata, gli altri curvi sotto pesi o tremanti di piacere. Invidia? Sì, quando il vuoto e io eravamo lo stesso. Mi aggrappavo a un calorifero stesa per terra come a una boa di senso - poi, lentamente, risorgevo. Segno o salvezza vestirmi di qualcosa, qualunque cosa ricoprisse la paura di non esserci, di non essere abbastanza: voce uniforme, stanca di dire quello che nessuno ascolta. Staccavo le etichette cucite dietro agli occhi per tenerli in piedi con un bastone bianco. Cadevo. Poi dalla terra provare a guardare il cielo, i rami scuri e irraggiungibili degli alberi, o i fiori, enormi se la vertigine danza intorno. Era il tempo - un giro di luna ma infinitamente - delle sbarre alla finestra. Veniva il padre la sera, reduce da una guerra senza armi, prendevo un foglio e una matita per i suoi occhiali tristi che conservo in una cartella non so dove. Ombre tutto intorno penitenti sulla poltrona dei ritratti davanti al letto della camera singola. Su carta. La mattina facevo la pipì nel lavandino e mi sorridevo. Il bagno con la vasca - arrivarci un'avventura. Mi aveva portato un vestito rosso troppo grande, come un grembiule o una divisa da carcerata. Impresa uscire, c’è voluto il richiamo di un vestito giallo - nel fumo che sfiata polveroso dai muri immensi di Milano. Correre a perdifiato - indossarlo in fondo a un asfalto qualunque. Brillava addosso - non lo sapevo ancora. Cosa aggiungere a tutto questo? Quello che impari senza saperlo: aggrapparsi a un sorriso come a un’ombra in un fondale - niente o me stessa - riemergere verso la mano tesa oltre lo scoglio.
Id: 43284 Data: 22/06/2017 21:26:58
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Mia dolce, mia ventosa
Mia dolce, mia ventosa - quasi dissolto e frammentato fiato - imparo il dolce benedire che scende come un'ombra. Supremazia rubino disporsi a riscaldare quello che mai nato resta - morendo non scompare. Sera nell'alveo della luce - altrove e ovunque bevo sera fasciata di striature rosa - ferite a un orlo come ostie tra vetro e labbra. E tu che sempre sei e non parli mi scorri dentro e fuggi, mi lasci nuda, inconsapevole - divina.
Id: 43248 Data: 20/06/2017 14:39:10
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L’agguato - interconnessione con Ferdinando Giordano
L'agguato - di Ferdinando Giordano Quando ho paura mi sfilo da riti polverosi ormai trame sdrucite, lumini lunghi nel tutto perdersi aperto a Dio pur non sapendone ancora il nome né esattamente dove sia e: mayday, mayday, God. Gli anziani conoscono le regole del gioco: esperti attori in ridondanze ripetono la scena all’infinito, ben disposti intorno ai ragazzi in equilibrio verso tralci a scatto. Di Ferdinando Giordano, che ha attraversato in volo " Il mondo è una fragile preghiera"
Id: 43223 Data: 18/06/2017 19:45:34
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Il mondo è una fragile preghiera - finto sonetto

Henri-Cartier-Bresson - Enfants jouant dans la rue Quando ho paura mi sfilo dalle trame polverose di riti ormai sdruciti - lunghi lumini senza luna. E perdersi nel tutto aperto intorno, lanciare un S.O.S. a Dio pur non sapendo ancora il nome - né esattamente dove sia la via. Gli anziani
conoscono le regole del gioco: esperti attori in ridondanze ripetono la scena per umiltà. Mentre ragazzi in equilibrio su ceppi di partenza scattano a disporsi intorno ai tralci.
Id: 43124 Data: 09/06/2017 13:43:25
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Le mur d’en face - Omaggio a L’Arbalète
Le mur d’en face Donc, les pierres commencerènt de surgir, assise par assise avec angoisse je les regardais s’élever. Un silence de deuil régnait dans le petit salon, de jour en jour attristé, à mesure que montait cette chose obscurcissante. Et le temps, les mois, les saisons coulèrent. Entre chien et loup, aux heures indécises des soirs, un ciel plus bas et plus proche de ceux qui, la nuit, pèsent sur les visions déformées des songes.
Id: 43077 Data: 06/06/2017 09:20:24
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Dove di dove ora tue le mani

Dante Gabriel Rossetti, Study of Dante holding the hand of Love a mio padre Dove di dove ora tue le mani - dolgono così vicine alla risacca capovolta - il buio ha occhi per vedere, sai. Ricordi, le unghie un po’ rigate - ora non più, soltanto per dire tua in me la fine - e dita tra le dita illude simulacro d'aria. Sì, le campane sono nebbia, sapevo - quando sembravi ancora, invece te ne andavi non so dove, e voce riversavi nel lontano. Vergogna, allora, dirsi di pregare.
Id: 43072 Data: 05/06/2017 17:55:06
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Tutto questo

Dante Gabriel Rossetti, La Ghirlandata (1873)
Tutto questo non mi ha impedito di mangiare con gusto, contenta di essere salva tra le mie cose quotidiane. Ho guardato una ragazza camminare nel suo grazioso vestito verde ondeggiando sotto il sole, colma di femminile splendore. E ho sentito il profumo di primavera librarsi sopra le auto, sopra di noi, sopra l'antico orrore.
Id: 42910 Data: 23/05/2017 14:48:12
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A fuoco

Marc Chagall - Una sera alla finestra, 1950 (particolare) Sciogliere cioccolata in bocca come assaporare residui di tramonto - fortuna o grazia del momento quel subito sbocciare del petalo in vibrato - rinvio ad altro tono. Così la stanza sono cose vive e la finestra complice fin dove si fa possibile un ritorno - oltre l’opacità illusoria dei sorrisi esiliati nella foto - quel giorno intinto ancora nel sole che vibrava alto sugli occhi e chi sembrava andato ora si volta.
Id: 42885 Data: 21/05/2017 18:35:26
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La primavera che si espande dentro.

Ophelia among the Flowers - Odilon Redon (1905-8) Quei giorni sorridenti, in solitaria, forse perché c’è un troppo di qualcosa che se si condivide si sfilaccia come una vela troppo tesa al vento o fogli di un diario esposti a lungo tempo al sole - segreti abbandonati, imbruniti e chiusi tra solchi di parole che non sanno, non possono che dire altro del troppo. Allora fidarsi della voce dentro, credere che Dio ti risponde perché scende senza che tu dica o faccia un gesto - sapere che è per tutti la primavera che si espande dentro.
Id: 42781 Data: 12/05/2017 15:23:55
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E la voce degli occhi
 
Sublime piccolo ondulare - dove il limite? E la voce degli occhi - unica lingua.
Id: 42701 Data: 05/05/2017 14:18:56
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Dove, da dove amica?

Chagall Dove, da dove amica? ti chiederei, se non sapessi che in una sola vena trascorri, dove la ciotola di offerte schiude la bocca sul silenzio delle cose e nel silenzio delle cose vive versa traboccante volti in vapori lievi su ogni crepa che sboccia nei pensieri. E ogni venatura d'aria è un infinito ascolto, conca alle tue orecchie, inchino al tutto che discende piano, anima mia.
Id: 42530 Data: 23/04/2017 18:27:50
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Blu di sconfinato amore

Mermaid - Victor Nizovstev Come scorrevoli le primavere - umidi brillano i ragazzi guizzando, seminando strade di un'esultanza nuda di pietra di torrente, arcaica e grezza - schizzando vita intorno. E tutto il resto sfuoca, odora di pagine ingiallite dove un tempo avevi messo un fiore al centro, blu di sconfinato amore - e di sottile inganno.
Id: 42380 Data: 13/04/2017 10:07:25
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Quello che risorgendo

Vincent Van Gogh - Ramo di mandorlo in fiore, 1890 Spalmare giorni di respiro, sfumare l’aria - amanti del gioco femminile di immersione azzurra nella luce - dimenticare quello che risorgendo ancora muore - piccoli fiori bianchi appena aperti - tremanti di chiarore. Maràn athà
Id: 42316 Data: 09/04/2017 12:19:08
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Forse un dio che sorge
Oggi con le rose i tuoi occhi - tutto lo spazio del tempo che non c’è - mi hanno abbracciata. Rimane solo tutto, non di più: noi qui, colmi d’assenza - un porto per la gioia qualcosa che sempre sorge a sera, forse un dio, e sempre ancora giorno. Ho abbracciato i tuoi occhi con le rose colme d’assenza - un porto per la gioia, forse un dio che sorge, il giorno.
Id: 42248 Data: 04/04/2017 10:32:32
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Non sa se sui fili

Povero quello che domina il mondo - non sa che il tarlo si nutre del legno - perfino sul Golgota il legno non era che povera legna. Questo abbiamo appreso: cadere, cadere, cadere - chi sale sul legno lo fa per discendere. Accovacciati su strade che non si distinguono, sperma e saliva non battezzano, non benedicono - eppure in corpi perduti, mischiati, sono sale dei battiti, vita di vita in pozze innocenti. E Amen e Ohm e Sia quel che Sia E tutto è riposto in quell'attimo dove il due si perde nell'uno - non sa - non sa se sui fili le rondini sognano.
Id: 41293 Data: 30/01/2017 15:47:11
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logos in Logos

Chagall - La storia di Marc e Bella Dimmi come fare con il carmelo dei ricordi - quando non sai più come tornare ai fuochi, in basso, dove l'usata nicchia è giorno - e più calda a sera. E intanto tremi. Ma poi ti volti, ti volti in uno degli "ancora" nel sestante del maestro ancora - e vedi in volti, soffianti insieme in lunghe e palpitanti file - un volto solo. E ridi e senti di sapere - ridi.
Id: 41155 Data: 22/01/2017 10:36:55
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Resterà

Edward Weston Resterà un libro non letto, una giornata di vento lasciata solitaria al vento? Non so cosa sarà di me, di questa vita vissuta a frantumi, barlumi di luce riso e ombra. Amore non sarà l'ultima parola prima dell'eterno abbagliante orizzonte. Intanto affido al vento la voce e il mio respiro e in questa pace che mi scorre sull'anima, aspetto. Da "Il mito degli occhi" Musica di Aldo Mecarelli
Id: 41146 Data: 21/01/2017 18:34:49
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La luce. Eppure.

Epifania dell'incertezza - vivere. La luce. Eppure.
Id: 41075 Data: 16/01/2017 19:54:35
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Aprile

Odilon Redon, Figura sotto un albero fiorito, 1904-1905 La vita ci lascia il tempo di un gesto, appena un respiro - ma questa giornata d'aprile, infinita di tersa speranza, è il curvo getto di fontana che schiude, offuscata, la via che sorvoli. Da "Il mito degli occhi" Musica di Aldo Mecarelli
Id: 41049 Data: 15/01/2017 16:42:22
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Creature
So dell'albero la spaccata scorza che fa rabbrividire - mentre una rondine s' abbassa, falcia il vento e s'allontana. So l'attesa del sole tra le torri scomparse poco prima in fondo al cielo, oltre la terra gonfia di antiche piogge. Conosco la voce umida e sapiente delle strade nebbiose di città, o l'arrancare forte e ingenuo, dei sentieri inermi tra le zolle. E so di tutto questo la fatica che fin dal primo giorno ci affratella, creature nate da una sola polvere, per sempre unite in una sola argilla. da "Il mito degli occhi" musica del maestro Aldo Mecarelli
Id: 40934 Data: 10/01/2017 18:20:30
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La Gattina Bianca

Mi parlano i tuoi occhi di sogni senza suono, tuoi segreti - ma so che quando non mi guardi e piangi ti era apparsa in luoghi tristi, senza vita, la gattina bianca che non si è salvata. Ti aveva chiesto un’ultima carezza, prima del capo a sempre chino. Mi parlano i tuoi occhi come grandi mani vuote di tutto, offerte al nulla eppure acquasantiere, dove ogni giorno intingo una preghiera - che mi sei tutto e mi scompari, che chiudo in me come un embrione e nasci e in me vivendomi mi muori. Così di due una vita sola - e disperandola d’amore.
Id: 40904 Data: 08/01/2017 20:57:58
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Sui lumi ancora tua voce di seta

Sui lumi ancora tua voce di seta. Tu che mi splendevi i giorni e non è tardi dirlo - rose gialle, profumo d'incanti - ancora appari, paura di vita - e ridi a traboccare e tremi. Tremavi di un furore bianco di perla sola, cieca di nostalgia, gridavi squarciata di luce per consolarti amore - misero raccatto di sogni sfiniti in volute di fumo. Intanto rammendavi giorni di lino chiaro, spargevi cibo innamorato - e doni ti scendevano dagli occhi tra ombra e ombra, se mi guardavi.
Id: 40806 Data: 03/01/2017 10:13:44
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In the Box I pray

Apparentemente in altri muri sconfinamento dove finestre fingono altari a nuovi cieli - e la sera nuove stelle. Guardare volti tra parole volare tra due sponde - tacere poco o nulla. Tutto. Oltre soffitti alti chi ci nascondeva e serba - gregge protetto da volpe rossa di rapina. Chi o cosa lo sguardo che guarda noi guardare - negli occhi un transitare - alberi in fuga, orizzonti trafugati in altri bagagliai? Sentire in queste quattro mura segni o graffiti - tracce.
Id: 40423 Data: 28/11/2016 10:43:14
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In te alluna

È tempo senza tempo nella nebbia di noi passati come armenti - orme odorose di eternità e canti in lunghi intorpiditi prati. Così la festa vacillante dei corpi intrecciati, sognati - alone chiaro e notti benedette - in te alluna.
Id: 39788 Data: 13/10/2016 10:19:47
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Una caraffa
Mi rendo conto di non avere mai voluto appartenere - o potuto? - a significanti insiemi. Così la strada che mi affianca al mare. Libera ma presuntuosamente sola. Un narcisismo senza specchi, necessario come un pergolato su vecchie assi dove resta, sola, una caraffa. E bevo dal rosso vino - o bianco per mancanza - quella forza della vita piena che non si vuole di cintura stretta - sola di solitudine amichevole, ammiccante. Come quando cogli in uno sguardo luce - e basta a tutto, tutta la vita indietro perdonata.
Id: 39758 Data: 11/10/2016 14:12:28
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Who are you?

Who are you? A woman? Yes I'm not. A teacher? Yes I'm not. A wife? Yes I'm not. A mother? Yes I'm not. A daughter? Yes I'm not. A sister? Yes I'm not. So who are you? I am the who who is - and who is not.
Id: 39667 Data: 07/10/2016 13:31:32
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Notte uguale
Eccoci! dice il sole - a chi non so, ma sento che l'intensità è nella strada breve che trascorre in te nei giorni dove nessuno, pur sembrando uguale, ha mai lo stesso segno - il cielo e le striature verdi, vedi, stanno ogni volta in un diverso luogo del cuore, e premono per un way out che lasci fuga a quello che da sempre ha casa in te e non va via - voci che battono col sangue - ma l'aria aperta ancora al forse non risponde se non per sfondi - il cielo spalancato, sopra e in fondo.
Id: 39475 Data: 22/09/2016 10:55:09
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Piccola Ombra

"Dio, tu che ti dissimuli nelle nubi, o dietro la casa del calzolaio, fa che si riveli la mia anima, anima dolente di ragazzetto balbettante, rivela il mio cammino. Non vorrei essere come tutti gli altri; voglio vedere un mondo nuovo." (M. Chagall) Piccola Ombra che non sei stata carne e sangue se non in me - poi nulla - sei nella volta che ricopre il mondo e ovunque terra si disfi e ricomponga ancora senza mai pausa tra sorrisi o pianto. Ma guardo sempre con stupore il Sole e chiedo - senza domanda né preghiera chiedo dove si annidi o si nasconda Dio - e nel brillare sparso della Luce nel ventre dolce della Sera sento che a ognuno è annucio mite - come aspettare a occhi chiusi un bacio che nel profondo Sonno poi ci sfiora.
Id: 39366 Data: 14/09/2016 12:54:48
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E il mare
"Wu Wei" "L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede". Meister Eckhart Quel troppo di vita dei sassi accecati di luce - gonfia al respiro le vele, ammaina pensieri di vento. Salpare ... per dove? Il mare trascorre restando. Nell'iride ruota minuscolo il mondo - pagliuzze di grida e fili di erba ogni volta più verdi. Nudi di tutto uscire da mura di sabbia risorgere fuoco nel legno al magnifico nulla. E il mare.
Id: 39310 Data: 10/09/2016 17:46:53
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Dove la luce è traforo al buio

Francine van Hove Si incanala così il vento in questa stretta strada - come dovunque ogni luogo è il solo e insieme ha un'aria che rimanda ad altri vaghi altrove. Qui la gelateria, all'angolo di un muro d'edera dove la luce è traforo al buio, ha opalescenze d'altro - quasi un ritorno. Tra ondulazioni vedi ma non sai se la donna che sbuca all'improvviso appoggiata solo alla vecchiaia sia per te segno o annuncio o inaspettato e il vino poi la sera su tutto una ricongiunzione.
Id: 39089 Data: 22/08/2016 10:44:19
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E simboli le cose
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Ecco - appare il silenzio del crespo rumore. Non questo o quello ma l'onda diversamente galleggiante di noi in palchetti protetti da mani indaffarate - gli occhi sipari semiaperti a sfuggire il quando, il dove. Qui è l'altrove, l'impercettibile sognato - sublime aroma di caffè - e simboli le cose.
Id: 38975 Data: 11/08/2016 11:16:44
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Clic

Paul Klee Basta un dito, uno qualunque - nella scelta una questione di stile e di un carattere che a ben vedere si disvela - per indagare il mondo e riversarlo vaporoso su se stessi. Come acqua del Giordano che dalle profondità fangose (dove ha radici di tutti il tutto) sale e s'increspa lucida e chiara sotto la seta del polpastrello, il nuovo demiurgo impara l'alchimia e mescolando il nero al rosso al bianco opera unione di contrari, somma e sottrae necessità e accidente - in un like sussume il brivido di sé all'universo. E nella cifra che ha l'assolutezza di uno yod o di un ayin è partorito un mondo nuovo - stelle non avvistate ancora o zampillii di sperma fecondante - in tutto un sussultare di emozioni brevi, miriadi di farfalle negli sguardi e interminati spazi oltre un clic in questa profondissima quiete che spaura -
Id: 38778 Data: 24/07/2016 09:08:29
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Più su il gabbiano plana
Più su il gabbiano plana - non sai quanta stanchezza costi il volo, o quanto di infiniti sguardi, di cielo, estasi splancata, noia.
Allora non invidi l'uso delle ali, creatura è tutto - una dolcezza acuta nel palato allo stridìo, come nel grido aperto del neonato tutto stupito ricomincia il mondo - e nasce ancora dio.
Id: 38659 Data: 15/07/2016 19:39:58
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Nellimmutato fruscìo del cuore
Nell'immutato fruscìo del cuore e gabbia semichiusa del respiro - andare: ombra una scìa all'indietro a srotolare chi cosa viva fu e, procedendo, ancora. Fa male. Senza sapere come la terra il vento il cielo e quel pulviscolo di tutto immensamente - eppure non distante un cinguettìo - pregare.
Id: 38116 Data: 04/06/2016 17:17:11
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Oh questo ancora
Vagare vagabonda meraviglia bendando un vacillare - oh questo ancora restare di piccoli funamboli, accattonare in nicchie dio - e poi: vorresti un tè nel pomeriggio? andremo a passeggiare fino alla svolta. La salute, sai, e poi la sera, la sera. La folla dei pensieri svaporare salendo fino a un punto improbabile - il cielo.
Id: 37991 Data: 27/05/2016 19:45:24
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Flauto di canna
Poter essere flauto di canna, passaggio illimitato al vento - suonare la nota dell'aria, particelle di mondo sfrante in acquea luminescenza. Così vibrando - in accordo a una volontà - sentire di tutto il centro.
Id: 37543 Data: 29/04/2016 11:03:46
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Lietamente ho danzato
Dio, il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. (Genesi 2:20-21). 
Nel respiro lungo i miei animali pascolavano lieti. Sotto le nubi del mio cielo, ben piantati sulla mia terra, mettevano semi. Li ho chiamati, uno per uno, radunati nel mio giardino. Il leone, la tigre, il serpente, nel respiro lungo sono saliti - ho dato loro un segno, un nome: sotto le nubi del mio cielo hanno danzato, ben piantati sulla mia terra. Salendo e scendendo sul mio tronco sottile, hanno gettato rami fioriti - presto ancora per il frutto. Allora li ho riconosciuti i miei dolci, persistenti oppositori, gli animali del mio giardino, li ho nominati - e ho danzato insieme a loro, lietamente ho danzato. (Dedicata ad Annick de Souzenelle, saggia maestra di vita)
Id: 37175 Data: 04/04/2016 08:40:34
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Ho viaggiato

Oh sì - non posso dire di non aver viaggiato, quando apprendendo un battito mi si sgualciva immobile - il cuore - e non cercando è quando ho più trovato. Sentire, solo sentire fin dove può salire il filo: fino a una fede in tutto - quasi senza peso - e giù zavorre dove la colpa erano gli occhi opachi di bambina. Come tutti, già pronta allo slancio verso una porta aperta - quale? - e poi respiri fondi tra due braccioli rossi di poltrona.
Id: 36913 Data: 18/03/2016 20:07:59
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Be to be - whispers the wind - Reloaded
Be
cathedral of my whim, bright anointing of the rain, womb-like hollow of the earth, breath - unbroken - of the flame.
Be
beehive and busy bee -
Be
grasshopper in its lawn -
Be
the shepherd and the sheep -
Be to be - whispers the wind - I'm in you, you're in me.
This - too - I - am - not.
Sii per esserci – Bisbiglia il vento
Sii Cattedrale del mio capriccio (fantasia), luminosa consacrazione della pioggia, utero-conca della terra, respiro- indomito (ininterrotto) - della fiamma.
Sii
Alveare e ape laboriosa -
Sii
Cavalletta nel suo prato -
Sii
La pecora e il pastore -
Sii per essere – bisbiglia il vento Io sono te – tu sei me.
Questo - anche - io - non - sono
Id: 36496 Data: 25/02/2016 12:43:17
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Mentre una pioggia lucida

Sì - dopo volti improvvisi e finestre - mentre una pioggia lucida decide che il cielo può essere altro, mentre nuove gambe sostengono intercambiabili parole - ma diverso il gocciolío, altro il ponte del sorriso - sì: andare fuori dove non è mai ancora tutto - dove la rena e il mare non hanno smesso di parlare al vento.
Id: 36032 Data: 27/01/2016 13:22:52
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Mi sa, il mare

Mi sa, il mare, vibrazione di ciglia su rena, granello disperso al maestrale, lontano. Mi sa, il mare, venatura di un soffio, risacca fedele che fugge lontano. Mi sa cantilena d'azzurro incagliata alla riva, opaco riflesso di un cielo serale, lontano.
Id: 35848 Data: 17/01/2016 20:17:11
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Silenzio, non fare rumore
Silenzio, non fare rumore quando cadrà la corolla - taci sull'orlo, sversati sui confini del mondo - non fare rumore. Dedicata al coraggio di Ashraf Fayadh un uomo
Id: 35806 Data: 15/01/2016 20:26:29
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Innalzando

Fanny e Alexander, 1982 Quando scompare il gioco e tutto è fiaba senza fine possibile volare con braccia spalancate tra due muri - un corridoio per l'estasi e lo slancio. Intrecciavamo mani io e l'amica, aruspici del nostro stesso volo. Dimentiche del qui e perduta l'ora poi planavamo adagio in basso, ancora in alto gli occhi, i denti già affondati nella materna pisside - magia di mele in morbido composto d'oro da celebrare sotto il dolce velo bianco - sposate alla sacralità indicibile del gusto - ininterrotte epifanie innalzando.
Id: 35542 Data: 30/12/2015 20:48:15
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Nel fruscìo

Christos Bokoros Nel fruscìo di vestiti intrisi di laboriosi giorni - dove andremo operai di mattini pallidi intrisi di strade, tormenti, giorni polverosi - nel fruscìo di tormenti vestiti di strade polverose - cosa diremo ai giorni pallidi, fruscii di domande vestite di tormenti - cosa faremo laboriosi di vestite strade, fruscii intrisi di tormenti - cosa faremo di queste lunghe sere pallide operaie della luna? A Adielle
Id: 35178 Data: 27/11/2015 20:38:13
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Nelle tue mani madre#controviolenzadonne

Donne che danzano - Pittura rupestre Nelle tue mani madre il mondo - pulsare nel tuo palmo annuncia vita piena. Casa di sbrecciate mura donna, fenditure millenarie annunciano ferite nella carne. Aprire porte all'eccomi - verginità d’ascolto all'angelo, annuncia anche orrore. Nelle tue mani madre il mondo - parola arcaica tra rovine annuncia ancora fumo. Nelle tue mani madre il mondo - osare strappi al velo annuncia nuova terra, promessa oltre il deserto - libertà.
Id: 35088 Data: 22/11/2015 12:56:41
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Teilhard de Chardin - L’homme est la clé de l’Univers

L'homme est la clef de l'Univers, il permet de comprendre l'évolution. Il lui donne un sens - nous voyons monter la complexité depuis la première bactérie jusqu'à nous. Les bactéries et les algues bleues sont restées seules, dans leur simplicité apparente, pendant 2 milliards d'années, avant l'apparition des protistes, êtres monocellulaires complexes doués de sexualité. C'est le résultat de l'évolution qui éclaire ses modalités et en donne le sens. L'évolution ne s'arrête pas à l'homme ; elle se poursuit par l'évolution culturelle de l'Humanité, nourrie par la créativité personnelle des hommes. ... Mais quelle force peut unir les hommes dans leurs sociétés pour assurer leur stabilité ? C'est l'amour sous toutes ses formes. Dans tout groupe social l'intérêt porté à chaque homme par les autres hommes lui permet de s'épanouir personnellement. Nous entrons aujourd'hui dans l'ultra-humain, phase d'organisation volontaire de l'Humanité. Cette phase correspond à la prise de conscience par l'homme de l'évolution. En étant conscient, il en devient responsable et il en a les moyens. Son désir d'absolu pour soutenir son effort; lui seul peut les mettre en œuvre.
Id: 34999 Data: 15/11/2015 15:44:44
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L’indicibile soffio

Alessandro Alessandrini Mattino Ancora ovunque terra Ovunque cielo Solitudini Strade Passi = Invocazioni Offerte Nell'aria ancora Chi comprava pane Tempo di silenzio Sguardi Può bastare Come muovere le mani Vino fumo pregare Oppure niente Saper stare Saper stare Oppure niente Vino fumo Pregare come muovere le mani Può bastare sguardi Tempo di silenzio Chi comprava pane nell'aria Ancora offerte Passi = Invocazioni Strade solitudini ovunque Cielo ancora Ovunque terra Mattino 
Kandinsky - Accento in rosa - 1926
Id: 34882 Data: 06/11/2015 19:13:58
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Io direi

Dove il senso? Oppure ovunque. Parcellizzato. Perché? Io direi per un oltre. Possibile, probabile. Anche logico, mi sembra. Visto che noi qui a dire. Comunque. E la pioggia pulita e fresca e ancora noi sopra l'orrore sopra l'errore sopra l'errare - già un oltre le nuvole o la trasmutazione della sera - il sole che prima vedi, poi più. Ma torna. Fino a? E ancora: 1. Le voci 2. Gli sguardi 3. I piccoli spazi protetti 4. I piccoli spazi come nicchie 5. I libri sacri ma anche quelli non sacri - i libri 6. Il pensiero 7. Perché no una rosa comunque 8. I profumi nonostante 9. La cena dopo i funerali col suo tepore 10. Dire Dio E: Le liste, La logica, La poesia, La carta, Gli abbracci - anche Il Fatto che ci si commuove. E soprattutto: quello che sta dietro ai pensieri e ci accompagna come quando, voltandoci, non vediamo nessuno ma siamo certi che c'era qualcuno - scomparso dietro l'angolo.
Id: 34520 Data: 07/10/2015 13:22:02
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Sì

Sì come idiota al tutto ridere senza denti in un bicchiere al cosmovino pace pace pace cocktail grigioazzurro il cielo SÌ SÌ SÌ SÌ SÌ SÌSÌSÌSÌSÌ
Id: 34406 Data: 26/09/2015 10:00:50
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e io che fingevo parole intanto
e io che fingevo parole intanto accatastavo silenzio finché si è preso tutto lo spazio - le parole si sono allontanate roteando nerastre nella fuliggine notturna - e il silenzio si è addormentato sull'orlo perlaceo di un sogno mai sognato.
Id: 34367 Data: 22/09/2015 00:01:13
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The Why Out
Non saprei dire a tutto no o a tutto sì, né mi è mai importato farlo. Dove condurre il primo o l'ultimo tuo passo è solo questione di luce intermittente, di quello che ti scriveranno i rami in una certa ora che ruberà il suo corso al giorno o si travestirà da stella della sera. Davvero puoi sospendere a un "sì sì" quello che dai campi al cielo vede un giglio, o a un "no no" il gabbiano, se non cambia rotta? Tra un sì sì e un no no che cosa può curare la distanza? Dove si annida il taglio, la cesura? Forse, la pena è nelle strade mai percorse - il buio, l'oppressione che solo dopo avere perdonato al tempo l'inarrestabile sua fuga, lo sguardo di piccoli animali raccolti nel caldo di tua tana poi consola.
Id: 34261 Data: 13/09/2015 15:55:20
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Le scarpette di Aylan
Ho pianto per quelle scarpette che non hanno mai camminato né saltellato ma sono rimaste lì ferme a oscillare sulle onde ancora per un poco a galleggiare. Forse erano nuove, comprate col cuore in gola dai genitori per quando lo avrebbero finalmente appoggiato sulla sabbia di una riva più buona - e tenendolo sotto le tenere ascelle lo avrebbero fatto dondolare canticchiandogli sul collo amorevolmente: Aylan! Aylan! Eccoci qua! prima di stendersi per terra con gli altri ad aspettare. E lui si sarebbe divincolato ridendo anche se semiaddormentato e si sarebbe subito messo a correre tra le risate stanche ma felici di tutta la gente attorno. E nessuno avrebbe saputo dello sbarco di Aylan. 
Invece le ho viste penzolare tra le braccia di un uomo triste e coraggioso quelle scarpette che dondolano davanti a tutti gli occhi senza più Aylan. E io che vivo tra i muri tranquilli di un brutto ma comodo palazzo vicino al mare mi chiedo di te piccolo Aylan, delle tue scarpette che non metterai mai più - mai più - e non so pregare.
Id: 34202 Data: 08/09/2015 17:27:57
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Dove dormono le stelle
Non ti ho potuto dire - appena in me già più non eri - di quante volte mi baleni in altri occhi un frullo d'ali, distante e parallelo. Ho sovrapposto maschere sul vuoto. Nei buchi neri dormono le stelle, tu splendi ovunque si smarrisca il tempo. Quando la sera è filtro a illimpidire il giorno mi sporgo e il tuo passaggio è luce sul buio che mi intorbidava il fondo.
Id: 34126 Data: 02/09/2015 11:01:41
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Se non la vita
Tace la voce dentro una gioia amplificata e piena. Fuori foschia, polvere sottile, ricordi della maestà del marmo - risplende intatto in una cava dove la luna illumina le mani, un corpo, un volto muto nella sorgente chiara. Oltre il silenzio nulla sa - cos'altro può sperare se non la vita.
Id: 34098 Data: 30/08/2015 01:46:01
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Robert Wasp Pirsig
Dimmi del movimento delle foglie – la lingua, le trame che raccontano, e se oggi dondolano calibrate a un unico volere. – Un tassello al giorno, uno per tutti i puzzle che hanno sempre un vuoto in dote. Eppure noi – abitati ormai troppo da lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato, torti, oppressi da bazzecole come la fatidica domanda ci sei? - noi, certi giorni scorriamo dentro le loro venature, e nei nodi intercettiamo il cuore, come ipnotizzati lo sentiamo vicino, indicando lontano. Respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia che è sul punto di venire e solo sul tardi arriva. Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato sappiamo che le nuvole borbottano quali genitori a vapore. Sorridendo al coraggio ritrovato vengono fuori, permettendoci perfino di giocare ad un soffio. Così libere le foglie da consentire al vento quello che vuole, e certo non le lascia in tronco.
Testo di Robert Wasp Pirsig
Id: 34064 Data: 27/08/2015 17:28:09
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Del movimento ingenuo delle foglie
Dimmi del movimento delle foglie - che lingua, quali trame, dove il tassello per l'incastro. Tra effetti e cause un oscillare incerto - sospesa quæstio come fanno. Shakespearian nonsense tra to be or not to be intercettarne nel cuore venature, ip(n)otizzare sere come strenne. Sul tardi vento e leggere madri le nuvole a farci dire sì a chi non sa - nemmeno vuole.
Id: 34055 Data: 27/08/2015 09:25:14
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Il movimento ingenuo delle foglie
Dimmi del movimento delle foglie - che lingua parlano, quali trame raccontano, e se oggi come sempre dondolano con forze calibrate a un unico volere. Manca un tassello almeno a ogni puzzle che compone il giorno - credevi completo un lato ma c'era un vuoto nascosto nell'incastro. Eppure noi - in luoghi ormai troppo abitati per non essere effetto e causa di fardelli da portare, lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato, torti di oppressori e altre bazzecole come la fatidica domanda se esserci o non esserci - noi, certi giorni che ci scorrono dentro come venature nelle foglie, delle foglie intercettiamo il cuore, e come ipnotizzati dal loro accennarci ora a un più vicino, ora a un più lontano, respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia che è sul punto di venire. Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato - solo sul tardi viene - sappiamo che le nuvole poco fa borbottanti al nostro indugiare sono nostra madre. Sorridendo al coraggio ritrovato ci porta fuori, permettendoci perfino di giocare. Così ci sentiamo fratelli delle foglie, del loro interminabile e fiduciosoo dire sì al vento - a quello che forse nemmeno sa, e nemmeno vuole.
Id: 34048 Data: 25/08/2015 18:48:48
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That’S All Folks
A Jo E tu sarai stata seduta su quella sedia verde scuro con lo schienale alto, di plastica, la cui dura sostanza non si oppone alla sciolta disinvoltura del mare - sarà stato molto mosso - e nemmeno al benvenuto alterno arrivo della schiuma. Si sarà messa sulle punte delle onde per saltarti in braccio fin dove le gambe diventano candide radici e tu esplosione di luce mentre di profilo starai guardando la linea della riva diventare sempre altro. E non sarai stata lì mentre starai ritornando di corsa sulla spiaggia lasciando il posto vuoto nella sedia verde che avrà intanto accentuato l'azzurro del mare. Che sicuramente avrà ricordato la tua impronta e il tuo stargli di fianco con il viso appena girato verso il sole mentre io dentro gli occhi avrò riposto tutto.
Id: 34024 Data: 23/08/2015 10:29:00
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In improvvise stanze di limoni
 È un segno quel vagare sottotraccia, toccando improvviso basolato in risalita dal fondale allodolare chiaro di neonate grida, fuori, dove gazze ladre lacerano squarci di mattini da grumi bui infere bestie di ottusa pece È ancora un segno quell’uscire dai cardini in improvvise stanze di limoni gialle di gioia impadronirsene quel tanto che rimanga nella pioggia l’odore del sole.
Id: 33984 Data: 19/08/2015 16:43:36
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Ci spegneremo Jo, come le stelle
Ci spegneremo Jo, come le stelle che contavamo l'altra sera a San Lorenzo, mentre sparivano danzando. Ma non come le stelle tu sei viva, che - rifulgendo luci in abbandoni d'incoscienza - forse di un tutto non sapendo sanno. Noi siamo intrisi di quel tanto o poco che vediamo attorno ai nostri passi mentre calpestando abbiamo riso, e ridendo pianto. Ci spegneremo sì, come le stelle che sembrano guardarci e forse sono angeli che sanno di un segreto chiuso laggiù in fondo, in uno scrigno muto dove si fa più oscuro il firmamento. Ma non come le stelle resteremo, che lasciano una scia ingannatrice e gli occhi non lo sanno. Nel buio più profondo di noi stessi saremo luce immensa e il miele che ti è onda tra i capelli sarà raccolto goccia a goccia da chi oltre le stelle infinitamente guarda, ma non sappiamo la sua lingua - sentiamo qualche volta nei pensieri brillare una sua eco, se ci parla.
Id: 33937 Data: 13/08/2015 17:54:36
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Salmo
Tocco le mie corde di polvere, accordi intermittenti. Stono un canto di venti venuti dal mare odoroso di storie di me e vissute nel tempo di dentro. Oltre i corti davanzali degli occhi, lungo correnti di sinapsi in tempesta fino al valico del cuore canto un canto mai compiuto, cerco il passaggio verso un me che sia un tutto da me altro - altro da me e in me fin dove il mondo era da chi oltre me vedeva - da chi del mondo era più alto.
Id: 33911 Data: 11/08/2015 10:10:17
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Il passaggio nellombra
Nell'ombra del nonsenso scivolo nell'ombra perduta ombra tra le ombre e discendendo di ombra in ombra raggiungo un'ombra più grande di ogni ombra e lì mi annullo come un'ombra confusa tra le ombre nello spavento colmo d'ombra ma so che se attraverso l'ombra di me stessa lì in fondo trovo luce.
* Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.* Isaia 9,1
Id: 33887 Data: 08/08/2015 19:18:24
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Bologna ha i muri rossi
In un posto del sangue muri vino acceso e intemperanze - ragazzi si accoppiano di notte dietro i mattoni della chiesa grande che sorride e sbadiglia eco e sospiri a bocca larga con la esse da puttana. Testimoni di salite innamorate San Luca e i giardini Margherita nell'ombra lunga delle Torri, di un primo sangue offerto in stille in una Due Cavalli rovesciata in stupito orgasmo - trapunta un cielo nero bucato dalle stelle. Bologna corpo inconsapevole e nudo, tripudio triste di chi perduto in una stanza vuota ha se stesso - profumo di tabacco da cartina, metronomo di libri letti in fretta e sogni sparsi. Bologna squarciata, imene offerto al cazzo violento infoiato e duro di chi non è neanche un chi - non vede una bambina, ha occhi sordi - tre anni fuori dalla storia, eterni. Bologna ha muri rossi, chiese con porte grandi di vagina, corpo che danzando si è fermato pulsante e vivo eppure nella piazza delle sette chiese, occhi lucenti di una vita bella. Bologna ha muri rossi e un'anima che ride dopo i funerali, ride scorrendo sotto i portici, fiume che canta tra le sue rive rosse -
canta della sapienza e di una vita bella.
Id: 33840 Data: 03/08/2015 15:52:22
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Ormai finestra alla speranza

Brighton, estate 2012 Archetipi in sospesa solitudine, ormai finestra alla speranza, fuori dal tempo duro degli assilli una panchina in riva al tutto - il muro della chiesa e un prato - tappeto per il volo, ultimo balzo.
Id: 33826 Data: 02/08/2015 11:08:27
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Nel breve arco di uno sputo

Tomba del tuffatore, Museo archeologico nazionale - Paestum "Egli dà la pastura al bestiame e ai piccini dei corvi che gridano". Salmo 147:9 Nel breve arco di uno sputo - ricordi il tuffatore nell'affresco su una tomba a mai sospeso in quel tuffarsi - si sintetizza il ciclo breve di una vita e come tutto aspira a un ritorno se ogni gesto è assorto in un vibrare - che sia il filo d'erba nel subito ingiallire o tu - che di ogni cosa immensa o microscopica sai merito e virtù pari in valore.
Id: 33771 Data: 28/07/2015 16:59:10
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Al bar vicino all’angolo


Dublino, The Temple Bar - (da Internet) Cos'ha un uomo per stare in piedi? Un ricordo, un abbraccio - fiori da ricevere o portare appesi a una speranza su una tomba un giorno dove il vento è luce improvvisa tra i neuroni - illumina i passi dirottati sulla strada. Al bar vicino all'angolo una birra fresca. Poi si guardano le nuvole - e in curva altri pensieri.
Id: 33665 Data: 20/07/2015 14:37:36
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La legge dellacqua
Vedi come tutto è possibile per l'acqua. Tace nelle gole o bisbiglia parole circolari, cupe. Attende per uscire poi in scrosci esclamativi o non rispondere - scorrendo implacabilmente argentea e sorridente - a chi ingenuo le domandi. E tace pur nel suo frastuono di ragazza scapigliata e impertinente. Tace ancora nel fragore delle gole, poi riprende un suono tra l'azzurro e il verde e ancora tace, prima di unirsi all'uno immenso - il mare. E la notte senti la sua voce scura e sotterranea in un fruscio lento di vibrato. Credi che ti parli la lingua dei dormienti, quella sola che tu ogni volta sai - poi dimentichi. Vedi come tutto sa e nasconde, come a tutto unita sfugge e mai rivela - l'acqua.
Id: 33601 Data: 16/07/2015 12:27:15
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Chesed

Chi non può scegliere un luogo o un altro, un nome o un altro nome. Chi non può scegliere dove né con chi stare. Chi non può scegliere dove appoggiarsi o sostare. Chi non può scegliere se dare o ritirare la mano. Chi non può scegliere se ridere o piangere. Chi non può scegliere se una o l'altra parte. Chi non può scegliere chi o cosa guardare. Chi non può scegliere se restare. Chi non può scegliere se voltarsi indietro. Chi non può scegliere se vivere o morire. Chi non può scegliere può solo essere. Con chi parte e chi ritorna. Con chi sosta e chi riprende. Con chi fugge e chi combatte. Con chi trema e chi è saldo. Chi non può scegliere è un fanciullo che arrivato in fondo agli anni costruisce un castello di sabbia poco prima dell'alta marea. E sorride vedendola arrivare. ★ questa poesia è dedicata a Amina Narimi ★
Id: 33588 Data: 15/07/2015 15:14:03
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Un vento bianco
Quando ti ho conosciuto cercavo un albero - ero senza solidità, tremante - la sostanza protettiva di una corteccia. Tutti i pori anelavano resina. E sei apparso vicino al juke-box - elemento estraneo al bar, sembravi sradicato da un bosco. Mi cercavi. Ricordi com'era ovunque il mare, come impregnava ogni pensiero - come mi riempiva gli occhi. Non importava quello che si diceva ma il vento bianco che velava, proteggendo, le parole bagnate di luce chiara. Tutto rifletteva il mare: i mosconi, la sabbia, le sdraio, e più in là la collina, e oltre la collina il cielo con le nostre promesse. Qualcosa ancora di me dietro palpebre chiuse, nella tana che nasconde la lingua o in grotte eremite di parole - trema, chiamandolo. Ancora.
Id: 33572 Data: 14/07/2015 11:57:54
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Adesso so
Adesso so - in questo stare come una cosa nuda davanti al mare mentre mi sfuma e scivolando annotto - che tutto è qui, un respirare.
Id: 33566 Data: 13/07/2015 21:24:53
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Mitologema

Linee pulite di scale tra vetri e curve veloci d’acciaio qua e là. Salgono e scendono popolazioni in moto perpetuo, viventi perplessità. Ed ecco due trasportati dal vento che s’incanala tra corridoi lucidi e chiari - come due passeri cercano cibo, muovono il capo quattro occhi vigili. Cerco riparo in fondo a un divano di finta pelle in uno slargo che sa di Parigi ma è solo un bar con tavolini in una radura tra due gironi, quelli più alti delle boutiques. Sono Beatrice con un libro in mano che a poco a poco attutisce i rumori. Prima pensavo: lei ha forma di cubo, il collo incassato dentro le spalle - ma non importa, poi riprendendomi, lui ha l’aria stanca di chi ha scopato con soddisfazione. (E qui ci voleva l’alessandrino). Lo fanno spesso, basta guardarli, mi dico ancora e allontano lo sguardo per rimanere in questo pensiero non più di corpi ma di ombre lievi, e non pensare al sedere di lei grosso e quadrato - non c’entra niente se stanno bene e lui è felice, penso e concludo. Immersa nella mia storia di una fuggita da luoghi di orrori, di stupri e violenze per approdare enfin à Paris (chez un psy) - dimentico tutto, e il cameriere, mitologema che pensa che sono quella che sono eppure non sono - è lì. Io solitaria alla rimota parte di me stessa uscendo - fu galeotto il cocktail e chi lo fece - “as though of hemlock I had drunk” mi perdo, sono in tutti e più in nessuno. Was it a vision? Le stelle, le mie dolci stelle ... usciamo! Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre! Note superflue: - “Ed ecco due trasportati dal vento” fa il verso alla famosa terzina dantesca del canto V dell'Inferno. - "Salgono e scendono popolazioni in moto perpetuo, viventi perplessità", fa il verso a: "Sotto la nebbia bruna di un’alba d’inverno, Una gran folla fluiva sopra il London Bridge, così tanta, Ch’io non avrei mai creduto che morte tanta n’avesse disfatta. Sospiri, brevi e infrequenti, se ne esalavano, E ognuno procedeva con gli occhi fissi ai piedi" dalla "Terra desolata" di Thomas Eliot, primo movimento: "La sepoltura dei morti". - Immersa nella mia storia di una fuggita … allude al romanzo: “Je ne suis pas celle que je suis” di Chahdortt Djavann. - Io solitaria alla rimota parte di me stessa uscendo fa il verso a. "io solitario in questa rimota parte alla campagna uscendo" del Canto XI di Leopardi, "Il passero solitario". - Fu galeotto il cocktail e chi lo fece rimanda a “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse" del Canto V di Dante. - “as though of hemlock I had drunk” e "Was it a vision" sono presi da “Ode to a Nightingale” di John Keats - "Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre! " è preso da « Le cimetière marin » di Paul Valéry. - L’immagine che ho messo a introduzione della poesia è un’illustrazione alla poesia “The hollow men” di Thomas Eliot.
Id: 33545 Data: 11/07/2015 23:17:17
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Il cappellaccio
Qui sulla sabbia il vento trasporta come altrove - sghembe sorprese della mente i ricordi - parole intrappolate nella luce. Resta l'immagine oscillante che non smette mai di dire « ho messo il cappellaccio per il sole » - mi lascia senza scampo il tuo sorriso venire sempre verso me senza arrivare.
Id: 33430 Data: 04/07/2015 18:08:42
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Ballata dell indefinitudine
Mi dico: e allora? Sprechi talenti a misurare l'indefinibile, voler pagare l'inestimabile. Il tuo peccato paura edenica? Certo, qualcosa già nel giardino, spostato l'albero mettono un palo - ma io credevo, non praticando, che fosse un albero e ruppi un dente mordendo un pomo - come di miele andato a male! - Da lì poi cadde, era un canino. Buco antro nero nasconde stelle, molosso bianco si finge luna - era più facile - e per la legge del contrabbasso ogni abbaiare si fa violino e inconscia notte è giorno sette. Così fu notte e non aggiornava. Poi è toccato a deserti in fila, file d'attesa con sedie scomode, ma si poteva cambiare posto fino a una fila un po'più decente - terza o quarta vestíti bene e là l'uscita per l'emergenza. C'erano anche film stereoscopici - scelta possibile di happy ending ma non si scende in banalità - e punto e a capo, altro periodo. Così io scrivo in quaderni bianchi temi ormai lunghi e non intestati, litigo solo con chi sconfina. Vanno d'accordo stelle e molossi, pali e canini, lune e giardini, si danno mani nel buco nero, cercano excipit per il finale, provano parti, scambiano ruoli. E su la luna abbaia ai cani.
And this is the end of the story.
Id: 33416 Data: 03/07/2015 16:03:41
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A un uomo
Come amo la tua sottigliezza che non si vuole sottile ma solo umana. Come amo la tua onestà intellettuale che è solo umana. Come amo il tuo saperti solo umano. Come amo anche la tua limpida astuzia argomentativa così umana. Come amo le tue contraddizioni umane. Come amo la tua continua ricerca di chiarezza solo umana. Come amo il tuo indignarti che non ferisce e non è supponente ma semplicemente umano. Come amo la tua umiltà che sa di non poter essere umile fino in fondo perché sei solo un uomo. Come amo la tua poesia sentita e vera, composta e appassionata che dice che sei un uomo. Come amo i tuoi limiti che fanno di te un uomo. Come amo la tua forza nel saperti solo un uomo. Come amo la tua speranza che è la mia quando respirando sentiamo che è mistero e meraviglia essere uomo.
Id: 33339 Data: 29/06/2015 22:42:43
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Macadam

Carmine Ciccarini - I wanna be - 2011 Un mentre che oscilla è gioco o natura? Tutto l'eterno negli occhi - chi ne è senza svilupperà altro, un sentire, travolti da due gambe nude in fretta dai sandali al viso all'incrocio di due rette sonore sul macadam - poi sì ancora cielo e respiro, of course. Mai fermo l'andirivieni in testa, ma: per esempio contare o cantare o meglio cambiare la marcia al guardare sul ciglio di un ciuf ciuf addolorato appena annunciato - oh no, oh no, oh no - le vetrine, ancora - e tutto quel: l'essere - è - il - non - essere - boh ma allora, eccetera eccetera. Eppure la scuola dell'ombra è stupore - chi, io? per quanto altro andare? - e infatti, andare. Rimettere un segno a una pagina a caso, fiutare: un libro è qualunque finché non ci sei.
Id: 33312 Data: 28/06/2015 15:54:46
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brodino caldo
brodino caldo pozione dorata - voli stellati voci mamma nonna infinite sere fiabe febbre infinita fiaba infanzia
Id: 33253 Data: 24/06/2015 14:23:51
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Caro Lorenzo
Caro Lorenzo,
mi dispiace quello che è accaduto, soprattutto tra te e Nando. I toni si erano fatti molto accesi e a volte, secondo me, sarebbe stato meglio non mettere in discussione un credo altrui. Lo so e lo sento che sei onesto e autentico - e originariamente puro - ma credo, lo sai che sono sincera anche se è una mia personale opinione, che a volte la tua passione per la poesia si sia trasformata in attacchi troppo ... sentiti. Non l'ho più espressa questa mia opinione, ma ti confesso che a volte non ero d'accordo con questo tuo intervenire così onnipresente. Certo, forse mi sentivo in parte colpita, toccata sul vivo, è vero. Quindi una parte di mia permalosità c'era! Ma onestamente caro Lorenzo, mi sembra esagerato il modo in cui ti rivolgevi a Nando, quasi come volessi infondergli il tuo modo di percepire la vita o, addirittura, come se chi segue una confessione religiosa sia - dai ammettilo! - meno aperto, sveglio o intelligente di un altro. Il che è secondo me semplicemente assurdo!
Detto questo vorrei esprimerti il mio pensiero sul coraggioso poeta iraniano: credo tu l'abbia preso a modello di chi rappresenta l'anima profonda della poesia, il suo voler dire sempre e comunque la verità. Mi sembra un gesto nobile il tuo. Ma perché arrabbiarti tanto con la redazione? Ok non ne ha parlato: ricordaglielo! Anche tu l'hai saputo dopo. Ma nessuno è obbligato a nulla Lorenzo. E il modo in cui glielo ricordavi era aggressivo, come a dire: siete dei disonesti. Ti pare bello e giusto? A me no. Certo, la redazione avrebbe potuto, dopo averti letto, dire: caspita, non lo sapevamo, grazie Lorenzo! Certo, avrebbe potuto farlo e sarebbe stato carino da parte sua, io lo penso. Ma il fatto che non l'abbia ... fatto, non significa che sia stato un gesto scorretto, forse sta proprio a significare che volevano essere limpidi e non fare le cose all'ultimo momento, non potrebbe essere così? E comunque non ha senso mettersi nella testa altrui. Ecco quello che penso Lorenzo: a volte sei davvero pesante negli interventi, ti poni come quello che ha capito tutto. Se lo facessimo tutti? Questa è la mia personale opinione, può darsi che ci sia una parte di suscettibilità in tutto questo da parte mia, non so esattamente la percentuale, ma questo non toglie il tuo diritto di parlare come non toglie a ciascuno di noi il diritto di dire la sua. Solo, forse bisognerebbe a un certo punto sapersi fermare. Per saggezza e buon gusto, due valori che non sottovaluterei. Sei una presenza bella e importante qui. Quindi se te ne vai togli un pezzo di Recherche. Però ti prego Lorenzo, considera il modo di vedere la vita degli altri altrettanto degno di appartenere alla terra del tuo. Non mi pare che, finora, qualcuno abbia avuto un accesso privilegiato alla verità. Ti saluto con affetto e metto questa mia, per chiarezza, anche sul sito, nella sezione poesia, quella che noi amiamo. Ognuno a modo suo e tutti con gli stessi diritti.
Ciao.
Id: 33199 Data: 22/06/2015 11:03:54
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Rimbaud, abitatore della Terra

Arthur Rimbaud- Ann Demeulemeester A Nando Emanuele Severino ha detto dell'arte: un coperchio sull'abisso. Noi, così come siamo nella nostra illusione di scegliere di muovere una mano oppure no, siamo uomini, abitatori della terra, tutti. E.S. dice anche che noi siamo da sempre salvi, tutti, indistintamente: il genio, il santo, l'assassino, l'impiegato di banca, noi qui alla Recherche, gli etero, i gay, i plurisessuali, i killer seriali, i drogati di smartphone, di tablet e di altro. Tutti. Anche i poeti. Che sono, pure loro, abitatori della terra. E da sempre, pure loro, salvi nella luce della Verità che è Gloria. E questa Gloria che è Gioia inimmaginabile, per ora abita un altro cerchio dell'eterno apparire, che è nel Destino della Verità che appaia. A me tutto questo suona bene e, nonostante Severino parli di una distanza abissale tra questo Destino della Verità e le religioni - come per esempio il Cristianesimo - a me sembra anche che le parole di Gesù non si scostino molto - anzi proprio per niente - dalle sue, che non sono, come lui stesso dice, sue, ma appartengono al Destino della Verità che è la necessità del suo eterno apparire. E a questo Destino della necessità tutto appartiene, anche questo quotidiano nostro scegliere e operare - moralmente doveroso da parte nostra che, anche se abitiamo ancora l'errore della fede nel divenire adesso rappresentato dalla dominazione della tecnica che sta però tramontando, siamo già da sempre nella luce della Gloria. I poeti, come tutti gli artisti e, credo, tutti i veri scienziati e studiosi e filosofi e gelatai e spazzini, nello scrivere poesie o fare bene quello che fanno, tentano un'uscita dal divenire, colgono già barlumi dell'eterno/regno dei cieli/brahman/assoluto. Sperimentano la Gioia di Essere. Che è, mi sembra, quello cui alludeva Gesù, al quale non credo importasse nulla della famiglia, o di come si fa sesso, o se uno si sposa con una donna o con un uomo. Ma ci diceva di essere nell'Io Sono. E a me personalmente questo sembra già appartenere alla Gloria. Anche se noi, per ora, viviamo in un errare. Tutti. Rimbaud siamo noi.
Id: 33180 Data: 21/06/2015 09:37:37
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Manifestazione annunciata

Edward Hopper - Cape Cod Morning, 1950 Si entra in una stanza che è un'altra stanza, un'altra stanza, un'altra stanza, e così via. Quando seduta su un balcone sono lì e anche in altri spicchi di ombra e sole con diverse facce ma sempre mie e loro - ombra e sole che con me e mai senza di me hanno conosciuto per sempre pezzi di strade, muri, frammenti incastrati di cieli che servono forse da sfondi a sfondi di sfondi di sfondi di noi che ci spostiamo appena per piantarci e ripiantarci in altri luoghi dove alberi, cemento e stelle sono arredi impolverati a dire 'sei quello che eri e sarai' - ecco un me seduta sul balcone e la sera è tutte le mie sere riunite in un luogo di me che è sempre altrove - dove sono quella che ero e non sono ed ero quella che sono, non quella che ero. Si manifesta così la mia sera che è sera di attesa e attesa di sere. E cinguetta un non tempo nei becchi, l'annuncio perenne di quello che ancora non era ed è quando ancora non era.
Id: 33173 Data: 20/06/2015 17:37:58
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Nell’ombra di alti solai

House at dusk - Edward Hopper - 1935 E tutto distende le braccia a quello che abita mondi distanti - ancora per quanto - e intanto qualcuno veniva, sapeva di cieli e di prati più veri di quelli su tele sbiadite nell'ombra di alti solai. Si provano parti, si recita in scene a soggetto per dire di altro - mai quello - di tutto e di niente, frammenti sospinti di voci tra volti distanti.
Id: 33140 Data: 18/06/2015 08:58:59
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Non dire
Non dire delle ali di farfalla la leggerezza, e non dire dell'oceano la profondità - sarebbe come dire al vento dove deve abitare.
Id: 33085 Data: 14/06/2015 17:35:41
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Oggi
Il gelsomino era quasi rinsecchito nonostante l’acqua che gli davo - forse si sentiva come me quando nonostante tutto il tutto che ricevo non mi trovo e sento di non essere nessuno né di poter dire o fare nulla che non sia meno di nulla - questa mattina mi sono accorta che ha gettato un ramo sottile come un filo solo uno verso l’alto e minuscole foglie come parole non ancora dette sono anche le mie oggi
Id: 33065 Data: 13/06/2015 11:44:56
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Magia del tempo ancora da annunciare

Turner, Alba, con una barca tra i promontori - 1835-40. Olio su tela
Quel disperdersi di sé lungo la strada come una teoria di cieli senza fine o deserti spazi d'aria in cattedrali, nicchie con affreschi ormai dimenticati dov'è improvviso voltarsi e ritornare un giorno di incertezza tra ombra e sole è immergersi in stato di torpore tra le fatate inebrianti pagine del libro che non hai dimenticato, la voce che ritorna in altra voce e sembra di un tempo già vissuto eppure infinito il suo annunciare.
Id: 33053 Data: 12/06/2015 17:38:48
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Com’è forte tutto intorno il cinguettío

Leggevo per potermi appartenere e sentirmi in me pesare un po' di meno, fino a perdere sostanza di quel bene e di quel male che in momenti senza fine mi costringe a duro nodo di passioni in sé svuotate di sostanza e addolorando ancora stringe. Ayin (in ebraico : אַיִן? , trad. nulla, correlato a Ain-non) è un importante concetto della Cabala e della filosofia chassidica . È in opposizione al termine Yesh (qualcosa/esistenza/essere/è). Secondo gli insegnamenti cabalistici, prima che l'universo fosse creato esisteva solo Ayin, e la prima Sephirah manifesta (emanazione divina), Chokhmah (saggezza), viene in essere da Ayin. In questo contesto, la Sephirah Keter , la Volontà Divina, è intermediaria tra l'Infinità Divina (Ein Sof) e Chokhmahoiché. Keter è una rivelazione suprema di Ohr Ein Sof (Luce Infinita). Transcendendo le Sephirot manifeste, ne viene a volte esclusa per la sua immensa intensità. Ayin è strettamente associato a Ein Sof in ebraico : אין סוף? , che viene considerato come il Divino prima della Sua automanifestazione nella creazione dei reami spirituali e fisici, singola unità Infinita oltre qualsiasi descrizione o limitazione. Dalla prospettiva dei reami creati emanati, la Creazione avviene esh me-Ayin (Essere dal Nulla). Dalla prospettiva Divina, la Creazione avviene Ayin me-Yesh (Nulla dall'Essere), poiché solo Dio possiede esistenza assoluta; la Creazione è dipendente dal flusso continuo della vitalità Divina ... com' è forte tutto intorno il cinguettío ... « Tua, Signore, è la grandezza (Ghedullah), la potenza (Ghevurah), la bellezza (Tiferet), la vittoria (Nezakh) e la maestà (Hod), perché tutto (Kol - appellativo di Yessod), nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno (Mamlachah - altro nome di Malkhut); tu sei colui che ti innalzi come testa (Ro'sh - le tre Sefirot superiori) su ogni cosa. (1Cron,29,11) »
Id: 33004 Data: 10/06/2015 10:35:29
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Tenzone - *Sonet* trompeur
E nonostante il vento suoni ovunque come filo d'erba che tra dita affusolate e chiare ma comunque vibranti come pagina ingiallita
che in sé trattiene mondi inesplorati e in cerchi allontanandoli da un centro li soffia in soffioni sì soffiati ma sempre mantenendosi al di dentro,
noi tutti amici cari qui scorriamo come semi gettati in una terra da un'immensa e sconosciuta mano.
Per quanto sia acerba nostra guerra - diverso respirare che facciamo - qui dico: a stesso suono apparteniamo.
Id: 32954 Data: 07/06/2015 15:40:45
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Vuoto nel vento
Oggi Andare Tutto e niente Senza Come nessuno Vuoto nel vento Si solleva Non sa Dove
Id: 32948 Data: 07/06/2015 11:13:44
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Con accurati glifi
- Com'eri buffo tu papà con quel veletto kitsch buttato addosso nell'ultimo ristretto spazio offrendo una visione di opaca e appena sbieca, ironica eleganza - giusto perché era stato tutto quanto all'improvviso - alzato e riseduto (ricaduto) troppo in fretta al ristorante tra le braccia della zia - come una pietà che all'incenso preferisca sorridendo il fumo ancora caldo dei tortellini - e dicono che come si è vissuti così poi ci è dato in destino di morire - viaggiando nel tuo caso - tu che borghesemente sempre in fuga poi restavi - pietà per tutti noi spaventosamente così ipocriti e pur sempre incondizionatamente fragili - con i vestiti cuciti addosso dal tuo fratello silenziosamente amato sarto che nel centro di Bologna per troppa ingenua vanità firmando le cambiali altrui era l'unico inquilino affittuario del palazzo - andavi e ritornavi dai tuoi viaggi incollati a una qualunque scusa anziano e segretamente stanco - l'odore confortevole di un cachemire in spirali d'aria e trousse di vecchio cuoio e lana e seta per partire, aromi ingialliti di un estremo libro e tutto un vivere che ho fatto, con accurati glifi, inutilmente mio -
Id: 32914 Data: 05/06/2015 16:44:54
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In bacio dalfabeto
Cosa puoi fare tu se non tacere - la fiaba era attaccare figurine con la colla e Aurora profezia di un torpore per rimanere in vita - o almeno di un'attesa di morire sognando un libro che dal fondo riemergesse in bacio d'alfabeto con storie di altri cieli, di altre stelle.
Id: 32904 Data: 05/06/2015 07:26:57
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Credo
« Non sapete che giudicheremo gli angeli? » I Corinti, 6,3
Credo che siamo Adam, uomini e donne. Tutti - ognuno di noi, uomo e donna. Finché il femminile non verrà integrato, finché si leggeranno i libri sacri solo in superficie si continuerà a non sapere nulla del femminile, si continuerà a non riconoscere gli « animali » che dobbiamo « dominare » - le nostre profondità. Si continuerà a parlare di Dio - o comunque lo vogliamo chiamare con uno dei suoi infiniti nomi - non comprendendo che gli Elohim sono proiezioni, che la verginità è ascolto. Credo che in potenza siamo dei. Che Dio è nostra meta e per ognuno - uomo o donna - metà da sposare. Credo che Myriam siamo tutti noi quando ci apriamo alla verginità dell'ascolto e non ci dichiariamo guerre di ogni sorta. Solo, aprirsi all'ascolto. Credo che le donne picchiate, velate, uccise, massacrate, violentate, malmenate, offese, insultate, tradite, inascoltate, fraintese, avvelenate da un maschile senza il femminile - dunque anche da altre donne incomplete - non sono altro che il disvelamento tragico di un errore. Credo che quando la smetteremo di essere uomini e donne in esilio da noi stessi - uomini e donne senza il femminile - ma ci metteremo in cammino per arrivare a essere frutto di conoscenza e vita pronto per la gioia -
allora saremo anche noi Terra finalmente fecondata, Adamo felice, allora saremo in Dio - allora saremo Dio.
Id: 32878 Data: 03/06/2015 18:41:47
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Una breccia
Il mio uomo è la mia casa, i palmi delle mani pavimento per non farmi cadere, gli occhi lampade nel buio per non farmi inciampare, i piedi fondamenta per non farmi crollare, la testa solido soffitto per non farmi impazzire, il suo amore lucernario se in me è notte e non rischiara. Il mio uomo è la mia casa e quando ha freddo e trema gli prendo le mani gli bacio gli occhi gli accarezzo i piedi gli proteggo la testa come l'inquilino che da una breccia nel muro di colpo ne sa la fragilità.
Id: 32846 Data: 02/06/2015 13:51:31
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Piccolo Mantra Demenziale del Destino
e mi sono detta che il destino è
Id: 32829 Data: 01/06/2015 11:05:03
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Di una bellezza

Scoppiano in canto becchi sui rami grida di ragazzi araldi di invincibile luce
Id: 32807 Data: 31/05/2015 10:24:43
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Gli oggetti celesti
Quando l'ora è un buco che inghiotte - buco nero deserto di stelle, di una luce qualunque che illumini e svegli - ecco un cielo confuso che vomita azzurro sulla terra crollata in se stessa. Senza ali né corna né coda, senza mani né voce né piedi - il sestante ha perduto gli oggetti celesti. Arcipelaghi furono alghe di futuri passati e tornati domani sul riflesso di mari obliqui, lontani.
Id: 32609 Data: 22/05/2015 19:55:16
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E sento venire qualcosa
E senti venire qualcosa che ha senso soltanto col tutto di mondi nascosti ancora per quanto - da altro, da altri, da altrove da qui e intanto qualcuno sapeva di stelle, di altro, di altri, di altrove e di qui Si provano parti, si recita in scene a soggetto con sfondi trompe l'œil su pareti di carta per dire in frasi spezzate di altro, di altri, di altrove - e viene qualcosa che ha senso che è tutto.
Id: 32530 Data: 19/05/2015 00:44:22
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Al confine

Sfaldarsi . Allora comincia la lotta sul ciglio del giorno e l’angelo è il diavolo e mente e non sa dove iniziano strade o altri percorsi interrotti da passi all’indietro, dispersi. Il volto una maschera vuota, calco di un sé manovrato da fili alieni - in scena una gioia che viene davvero, sul tardi, nascosta agli sguardi o a luci più forti - ofelia distesa tra fiori notturni.
Id: 32407 Data: 11/05/2015 08:24:00
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Vi odio vi amo
Cadavere vivo e sporgente sulle vostre facce insolenti che credono di fottermi con l’assenza di un qualsiasi pur minimo infingardo interesse buttata come un guanto di sfida sulla faccia spenta da dove una voce incerta dissanguata grida nel deserto di corpi orizzontalmente sovrapposti semiaddormentati parole senza ormai più un senso di andata o ritorno alla fermata dove siete scesi solo per un attimo giusto il tempo di una bevuta e un mozzicone di sigaretta passata di saliva in saliva (dopo aver fatto sesso, immagino, su divani umidi arrotolati al ritmo blu di un cantautore strafatto di fumo e notti d’amore in angoli furiosi di strade senza mai mettere un punto o un qualunque altro segno di riconoscimento che resti) resto a dire parole come involucri di semi gettati nel vento vorticoso delle vostre teste già andate altrove dove non si prevedono ideogrammi o sguardi appoggiati come gru su templi di carta ma suole che tracciano storie nell’aria della sera che svanisce con voi non si sa dove e in quali pensieri ubriachi di luna così voi liberi voi primitivi voi della poesia bruta fottetevi io resto vi guardo vivere respiri gonfi di meraviglia i corpi inconsapevoli aperti a tutto l’asfalto l’erba la furia cieca la dolcezza inconsulta del mondo aperti a questo cielo che non cambia che è anche il mio io resto e vi guardo cadavere vivo e sporgente sulle vostre insolenti facce spermatiche di meraviglia
vi odio vi amo
Id: 32310 Data: 06/05/2015 07:37:06
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Ma tutto quel lontano era azzurrarsi
Se dirsi è possibile dai bordi ancora ma come fosse adesso - quel passo è solo ridere al tuo mattino incauto
e piove oltre la linea di consonanti asciutte, zolle che rincorrevi mentre scendeva sera.
La voce dal balcone chiamava e tu sapevi solo il battito del cuore - tornare, tardi, tardi, ritornare - ma tutto quel lontano era azzurrarsi, era l'estate in te, eri l'estate.
Id: 32241 Data: 02/05/2015 09:23:41
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Tau
Mi tocco in fondo i piedi - le mani una conchiglia aperta verso il mare. Inizio e fine di me stessa le aste distese verso l'alba che tramonta. Qualcuno si era separato da se stesso - discende e poi risale negli alberi che fanno nido al nido nell'utero di sangue di ogni donna - annuncia l'attesa muta e senza tempo del mondo a ultimarsi in tutto dio.
~ Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dalla fonte dell'acqua della vita ~
Id: 32212 Data: 30/04/2015 12:47:04
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Voi che ancora taciti
Voi che ancora taciti parlate mentre guidando sono ancora lì dove restano le voci e chiedo a un dio pietoso nell'ascolto su quale strada raggiungervi - siete nelle mie mani e dietro gli occhi non più miei - nel tempo ancora.
Id: 32079 Data: 22/04/2015 12:47:23
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Aseneth
 
Beato Angelico - Noli me tangere, 1438-1440 Mark Rothko - Untitled, 1950 Un dito a indicare non qui, come in sogno ronzii, pensieri sciamati lontano. Vedi, vedi, vedi ... di ali un indizio, negli ori ecco sì, liquefatti, spalmati su sfondi dipinti per dire che no, non c'è niente di falso o di vero. Lo sfondo era finto, e noli me tangere. Ecco, impronte - ma vere - andare per orme anche quando non vedi. E c'era una volta sfumata di re, di bambini. Non sono, non sono! La voce è più in alto - le nuvole a dire un indugio, un intanto. La donna era un uomo? E chi sorrideva da dietro il sipario? Era morto, era vivo? Was it a vision or a waking dream?
Id: 31874 Data: 10/04/2015 20:24:00
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Icona

Dì: Egli, Dio, è uno, Dio, l'Eterno. Non generò né fu generato e nessuno Gli è pari. Corano, Sura CXII - al-Ikhlāṣ o del culto sincero È uno - io è. Non generò - è parti di sé. Nessuno gli è pari - in tutto è. È me altro da me fa vuoto da grembo immenso di sé a grembo di me. E io nel volto che vive che trema nel vento guardo l'icona la traccia dell'Uno nascosto che trema che vive nel vento nel volto di me.
Id: 31806 Data: 07/04/2015 19:55:50
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Ore spelonche - controcanto

Salvador Dalì - Il sogno Sono rimasti pochi spiccioli in tasca, - spicciola poco la tasca, Pochi anni a venire e ormai infecondi. - poco infecondo venire. Non si aprono persiane al mattino, - non apre mattino, Non vi sono più cieli di giugno - non cieli non giugno mai più In cui smarrirsi con l'occhio a guardare. - smarrirsi, guardare.
Tutto soggiace alla legge del tempo - tempo un giacere di tutto E alla crudele verità del futuro: - vero futuro crudele
Se all'alba della carne trovavi un'alcova - alba di carne in alcova E alla mente la luce delle idee, - mente di luce le idee
Queste sono le ore spelonche, - ora spelonche le ore, Le ore degli antri al pensiero, - antri di orante pensiero, Degli eremi o delle ascetiche nicchie - asceti o nicchie eremite Per conviviali parole scambiate - convivi scambiati a parole In un giro di frasi e spaghetti. - spaghetti girati di frasi.
Id: 31744 Data: 03/04/2015 10:09:49
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Haiku
Mi sento vecchia - negli occhi dei ragazzi fa primavera
Id: 31704 Data: 31/03/2015 18:07:36
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Haiku
Sul prato giocano ragazzi nel mattino - mi volto indietro
Id: 31703 Data: 31/03/2015 17:36:44
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Girouette

Calpesteremo Roma, lievi, come assopiti - e trasparenti. Trascorreremo aspersi d'aria
tra polverosi fiumi e sogni - ritroveremo il sole. Salire oltre la luce di croci segnavento, fin dove solitario il cielo.
Id: 31661 Data: 29/03/2015 12:31:39
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Un quadro azzurro
Un quadro azzurro, strati su strati d'olio - e limpido in trasparenza il mare. Ho pianto di lucente amore.
Id: 31630 Data: 27/03/2015 15:55:45
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Laudario 3 - O Tu, che illumini panchine
Dove siete, adesso che il mare grida estate! è l'ora blu di camminare sopra le vostre acque, su, salpare! Qui sulla riva vaga ondulante il vento e scompigliando arruffa ogni pensiero. E vi trattengo in me, mio seme inaridito, mia origine salmastra, mia voce di risacca. Verde nel verde fai la sera calma, o Tu, che illumini panchine.
Id: 31590 Data: 25/03/2015 20:56:29
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Laudario 2 - Eri come la capanna di legno
Eri come la capanna di legno nel fitto del bosco - buia - da chiome d’alberi abbracciata. Marcivi piano umido fiore, alla notte aggrovigliata. Finché un vento più forte ti ha sferzata - e ininterrottamente pioggia. Cedevi su cardini dolenti nello schianto - dischiusa. E il mio passo di lepre sul silenzio.
Id: 31537 Data: 23/03/2015 13:07:21
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Laudario 1 - bit
Asana del saluto o lauda mattutina lo spargersi d'aroma di caffè - sollevano le dita pellegrine per l'amen del giorno che si fa.
Fanciulli leggevamo Topolino, odore di carta, mescalina di strenne di Natale patinate - la gioia di sentirci tutti lì.
E scorgi in una folla il Padre e il Figlio, tra volti indistinguibili e buildings, big markets di iphones, warehouses di iPads - il come il quando il dove suonati in music stores - l'incontro avverrà/non avverrà.
Forse nei mudra inquieti delle mani la cifra del sigillo, o su tastiere - si lanciano i dadi tra le canne: signori libertini, faites vos jeux, si punta tutto sull'immortalità.
Id: 31520 Data: 22/03/2015 16:21:07
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Frottola

La frottola è una forma musicale polifonica a quattro voci. A me mi piace di stravaccarmi, oziare in lunghi e profondi Aaah. Strofino i piedi l'un contro l’altro, e li massaggio in libertà. Ma arriva Sigmund con la sua pipa - perché è così lunga, e chi lo sa?
Achtung! esclama, poi: Sostituzione! Ma intanto Gustav con la sua pipa - è meno lunga, chissà perché? - mi dice maga di un’alchimia, tra luce e ombra individuazione, piccolo Sé in grande O - Oooh, e così via per lunga via, via d'un cammino peregrinoso. C’era una foglia e stretta la via, cruna dell’ago pur che tu sia, niente problema visse felice tra le molliche dei sette nani, mentre Aurora e Biancaneve fanno uno scambio con le scarpine. E arriva Sigmund con storie di piedi, che zoppicando in calzini neri mi dice: entra nella mia storia! Ma per fortuna Gustav è qui, torna da solo da un lungo viaggio, le vecchie scarpe son dentro la stiva. A me ricorda un primo amore che non ho avuto ma adesso c’è. A me mi piace di stravaccarmi, oziare in lunghi e profondi Aaah.
Id: 31354 Data: 14/03/2015 18:43:31
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Come la roccia piccola
Dire la gente stupida è un azzardo - e io? Stanca di madonne con un dio immobile nel grembo - gesso duro o pietra o legno: prospettiva sterile di fughe. La carne invece sanguina di vita. Sì, partorito ogni momento un dio nel mondo, non sa più per cosa - salvarci, tra strade sempre in fuga e parole d'uso, sempre quelle? Oppure dirci: eccomi! non nel brutto gioco - puntare sopra un legno, nient'altro che morire, nascondermi tra muri di a dopo - ma in solchi dove ciuffi d'erba gareggiano con templi tra rovine. Credi meno creatura l'albero? O quando guardi le montagne in alto, non vedi come sta la roccia piccola alla più grande in grembo? Unite come madre a figlia, come quando sai senza parole il tuo respiro in tutto - e tu sei tutto quello.
Id: 31255 Data: 12/03/2015 17:30:42
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Nel fuligginoso arrivo della sera
I due ragazzi parlano sul molo tra il cielo e il vento spingendo le biciclette con una sola mano - le parole si confondono con le strida luminose dei gabbiani. Spingono le biciclette con una mano sola tornando a casa lungo il molo - le voci e le strida dei gabbiani indugiano nell'aria fino al lento abbassarsi del cielo nel fuligginoso arrivo della sera.
Id: 31056 Data: 06/03/2015 15:12:48
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I nomi altalenanti delle cose
Dicevano ogni volta: finalmente - nel senso di un arrivo o di partenze - la strada luccicava della pioggia, le gocce già gravide di sole. Entravano nei templi, in moschee - o dentro chiese - il sole luccicava sulla strada i raggi già gravidi di gocce.
Id: 30704 Data: 21/02/2015 15:40:27
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per vesti abbellite di pochezza
ho tolto le maiuscole di me per vesti abbellite di pochezza - e sciolto la parola che mi dice dai lacci troppo stretti di una storia
resto al riparo del silenzio come chi, appena sveglio, non vede che di bianco il mondo fuori - e tutto è alfabeto della neve.
Id: 30542 Data: 15/02/2015 10:17:01
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Dove sempre il mare
Tutto quello che c'è mi tira per la giacchetta - la tv di pomeriggio con le sue tante pixelfacce, la strada che mi scorre sotto la mattina mentre rotola il motore e gli occhi di rondinella curvano dove sempre il mare. Se la sera mi capita una tavolata di cibo di facce e di parole tutto quello che c'è mi tira per la giacchetta: ci provo a dire sì di fronte no di fianco e così così - gli occhi rondinella curvano dove sempre il mare.
Id: 30374 Data: 07/02/2015 16:52:24
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Le voci incaute delle donne
In un buio precipitando come di colpo addormentati immemori del mezzogiorno che consola gesù infreddoliti dopo rosari di deserti nella città dispersa che confonde
oltre i confini del di qui in un altrove improvvisamente ...
Non immaginare per le strade altri riflessi da uno sguardo o memorie ai sensi involontarie - et tout d'un coup ... di pifferai ingannatori - rimani con le cose inanimate che guardano con occhi d'innocenza, battezza a ogni passo te che nasci, ascolta in un caffè le voci incaute delle donne come Agostino fece coi bambini su quel prato - prendi e leggi in un cantando -
Convertiti al presente al Dio che ti risponde nell'ascolto al Dio che se lo chiami ecco che è.
Id: 30237 Data: 03/02/2015 10:35:35
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aion della pozzanghera
dove lecca la pozzanghera è giordano è rito che si compie fino al punto che indica il pontefice a similprofetessa il viaggio necessitava di un abbassamento necessita di un abbassamento fino a toccare terra con il naso e ridere senza più freni di se stessa ora che il vento ha incurvato la canna libera la pelle e la mente dalle scaglie non ha più bisogno di un bastone da passeggio quando l'aion è leccare la pozzanghera
lui è un bambino che gioca come un bambino e sposta le figure sul tavoliere il regno è di un bambino
eraclito
Id: 30140 Data: 29/01/2015 14:17:43
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Jihād delle correnti
E mi sono detta: unici segnali noi stessi quando il flusso verticale ci trasporta lungo le acque fonde dei ricordi. Ci abbracciamo stretti agli scomparsi non più morti, sopraggiunti come una querelle di stormi in disorientamento aggrappata al cuore. Leggero poi lo svincolarci dal dolore, resistendo, raccontarci altri mattini di chiarori, convalescenze di bambini ancora e ancora pronti per giocare.
Id: 30025 Data: 24/01/2015 11:52:30
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22 gennaio
Così fu per chi non venne quando chiamo - fu Linda senza nome, mio niente senza fiori fin dall'inizio fine. E canto sempre senza voce come chi sa impastando un pane che non verrà nessuno.
Id: 30002 Data: 23/01/2015 07:00:19
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come stanno appoggiati ai rami
mi capita di guardare i nidi sugli alberi come stanno appoggiati ai rami senza peso e penso che è una parabola per dirmi di arrendermi
Id: 29864 Data: 16/01/2015 16:24:50
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Come quando si tace

come quando si tace senza sapere cosa fare cosa dire se non abbassare gli occhi su mani inerti mi alzo vado per strada guardo la gente che si muove senza sapere dove andare cosa dire se non abbassare gli occhi su mani inerti come quando si tace
Id: 29757 Data: 10/01/2015 18:08:54
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La giusta ombra degli alberi
Quello che hai messo a posto nelle stanze rimane nel tuo stesso sguardo quieto - la giusta ombra degli alberi in un viale, se cammini piano, sa stare al passo con la luce e verso il fondo si dispone senza sforzo in un istante sempre atteso di completezza che il silenzio nutre e appaga. Allora senti di ogni oggetto il suo ritorno, l'appartenenza a un improvviso che non è tempo e non è forma - solo restare in una pace dove ritrovi il senso e il filo di una storia.
Id: 29675 Data: 05/01/2015 17:28:14
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Moi est un autre
Rimbaud sfavilla tra i denti di un carne scura alle casse del supermercato - due soldi, attesa d'asfalto in luce che incrina gli addobbi. Trionfa nei volti dei vinti la storia, sorride ai carrelli - all'uscita. Mosè dalla cesta arriva al confine, si ferma. Parola impossibile, taci.
Id: 29606 Data: 01/01/2015 09:47:17
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Al Bar Monastero

Escher -Belvedere – 1958 – litografia E fosse pure per sognare il vero tra nubi
di volto in volto il mio
e carta già cosparsa d’acqua. Specchiare leggende immerse in acquerelli - e l’anima in tempesta salpare.
Id: 29587 Data: 30/12/2014 15:55:28
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In dubio pro rea

MAN RAY. Nero e bianco, 1926 Sono di bocca buona - prendo tutto per aristocratico, fatti i conti, alla fine, lo è, lo siamo. : - la frase “Keep calm and carry on” come filosofia del profondo con il corollario semantico delle Queen’s Guards e l’aria di Londra così speciale girovaga nella mia stanza; - Dostoevskij fastidiosamente difficile da scrivere eppure metronomo di momenti più reali del reale, solitari nel pulviscolo errabondo dei pensieri, vertigine di nebbia dopo il salto;
- o anche: il supermercato in cui perdersi e perdere pensieri senza poter fare a meno, certe volte, di piangere dietro tristi metafisici scaffali - memento mori per troppo accumulare; - e infine: certe sere difficili dove si perde il filo di tutto e si aspetta che passi, tramortiti da mancanza. Per necessità di significati più ampi, anche se non più certi, considero tutto, cerco se non segni almeno coincidenze, per arrivare imparziale a uno. E mi dico: se ci sono, forse è una prova dell’esistenza di Dio. In dubio pro rea.
Id: 29548 Data: 28/12/2014 15:46:24
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In hall di silenzio
Lavacro sentirsi più prossimi al pane - spezzare parole discosti in hall di silenzio - palmarès di campioni di niente in fondo a un cestino. Con mano sinistra ultimare le cose - mosè balbuzienti per dire confini, promessa di un male minore. Poi, forse, far sacra la neve, ancora.
Id: 29491 Data: 25/12/2014 18:25:10
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La stella di carta
La stella di carta con dentro una luce accoglie chi entra. Oscilla di tutti i natali, di morti e di vita - del tutto che tace. Risplende la sera.
Id: 29402 Data: 19/12/2014 15:54:54
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Epoché - Messa in parentesi
La signora col cappotto grigio esce dal vicolo dove abitava col marito e con la figlia - ora soltanto con la figlia del resto quasi sempre in viaggio. Solo più pallida la fronte, un cenno di gonfiore sotto gli occhi, va con passi lenti lungo la ferrovia nel gelo dell'inverno. E cresce il lungo stelo dell'affanno sull'ora opaca dello sguardo. Tardi - se fischia il treno delle cinque e in noi è cambiato tutto. Nessuno crederebbe ai nostri occhi, al cielo che non smette di arrivare.
Id: 29295 Data: 12/12/2014 19:00:25
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Philotes
Un tronco due ali icaro sbieco ammiccare intorno. Vagare fin dove lo sguardo. Dintorni di nebbia e sponde se luce del giorno. Varco su stelle travolti oltre i volti.
Id: 29022 Data: 27/11/2014 17:55:56
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Et comme une reine je men irai
Soffusa di luce circolare, piumette di brocante e paccottiglia - satellite disperso intorno al mondo - dormendo me ne andrò, quando germoglia in sogno tutto, e tutto ancora attende.
(dal Diario di una borderline)
Id: 28986 Data: 26/11/2014 15:31:01
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Ormai non leggo più tanto
Ormai l'odore - come di chi coprendo miei timori mi abbracciava un tempo - fiuto nell'aria. E tornano le voci da stanze colme - parole e vento nelle fronde. Basta questa reminiscenza da sicuro tronco, legno dove mi appoggio, sento e sono - in sogno.
Id: 28955 Data: 25/11/2014 16:07:51
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In suso
E la parola fu, scolpendo, vita e morte - ma delle cose l'angelo scovato in stanze ultime di me mi scorticava assenza - il cielo brulicante mi pulsava dentro, intenso, e penetrava gioia con paura come la prima volta un sesso - quando confusamente agli occhi il mondo intorno gira e sai di appartenere a un dio.
Id: 28693 Data: 15/11/2014 11:32:10
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Logans
Loghiamo con logo legante, leghiamoci in elogante, con eloganza di logo legante loghiamo, noi loghi loganti!
Id: 28668 Data: 14/11/2014 10:48:21
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Haiku dello smarrirsi
Se non mi trovo sono da un'altra parte: la porta è aperta.
Id: 28658 Data: 13/11/2014 22:36:31
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Senza alcun senso eppure
Minuzia e sia dibatterci, se dio solo invenzione - e sia minuzia ancora il suo planarci sopra come un falco cieco che un grido getta nel novembre ammutolito di castagne e vino - agli infreddoliti consolazione e pausa sulla piazza che il frastuono lusinga confondendo, poi acquieta - senza alcun senso eppure un sorriso apre la bocca chiusa del portale dove bambini in grappolo mormorano candore e legno, in fondo e intorno - legno.
Id: 28562 Data: 09/11/2014 19:46:54
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Dio, sì Dio
Dio, sì Dio, questo nascosto - e crudeltà per noi che non sappiamo del vento che il mutare - e poco altro. Uscire su strade dove vaga la luce nel suo scivolare dolcissimo nel buio. Sorridere sostando sotto gli alberi d'autunno - così, come già spogli.
Id: 28384 Data: 01/11/2014 12:12:36
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A quella che nel ciel india
Con autunnale ritmo delle suole scandisco il tempo che separa lo zigzagare del mio tempo breve tra mattonelle e sconnessure dal tuo leggero essere altrove - dove non so - ormai in infinita eco di porte chiuse su deserte stanze, per sempre mute se ha perso o nascondeva le sue chiavi chi ora in fuga più non ci non risponde. Solo sostare, in piedi, sulla soglia serrata e silenziosa, lo sguardo che percorre già le scale - uscire dal portone nell'opaca e polverosa luce su strade già percorse dalle suole.
A Serenella.
Id: 28382 Data: 01/11/2014 10:40:44
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Io non dispero, Amina

Luna - Paul Klee
Io non dispero, Amina, di quell’ abbraccio che renda a me me stessa e di me ancora tutto al tutto -
dove non pena né forse quella gioia che dai viventi è ritenuta tale per non sapere né potere altro, trascorra più, ma come il vento sia fatta libera ogni cosa e nuova. No non dispero, ma non so altro che questo corpo mio d’attesa e il palpitare suo nel tempo della veglia - a profetare sogni. E vedo sorgere tramonti da grembi d’albe che amavamo - forse non abbastanza, ma è natura - le mani come rami protesi verso cieli muti a tessere coi fili della la luce un nido per la notte, gli occhi chiusi.
Id: 28268 Data: 27/10/2014 13:19:11
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Il giorno del mercato

John Constable - Nuvole Sotto le nuvole al mercato, vita di stracci colorati al vento - sfilacci, stendardi logorati dall'oblio - unica onda voci incatenate in cori dove s'impiglia l'ora alta e trilla la sua nota acuta a farsi grido come un abbaiare di cani colti dall'inaspettato - toccare poi il Re più basso, latrare assorto e cupo che la comune attesa non appaga. Ma senza suono errano le nuvole con sguardi vaporosi e vaghi sull'inquieto affaccendarsi, iridescente strascico dello sbadiglio eterno. Sorridono, pastore senza meta, senza pietà né biasimo, che nulla sanno - sorridono - e vanno.
Id: 28242 Data: 26/10/2014 08:02:42
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Da finestre strette

Mi prendo per mano e mi porto da me stessa come chi, credendo poco, s'avvicina al portale di una chiesa. All'entrata da finestre strette poca luce, opacatamente tutto intorno vaga. Ma lungo la navata e sempre più vicino al mio, il volto di un altro interpellando mi rispecchia e chiama - sono io? (a Fiammetta, amica della mia anima)
Id: 28033 Data: 15/10/2014 16:25:43
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Intanto vanno e vengono ragazzi
Intanto vanno e vengono ragazzi su selciati di orme vaghe, impronte di morti un tempo indolentemente accorti nelle pause tra un pensiero e l'altro mentre entro il calco di un racconto stampavano con spenta negligenza sentinelle di inadeguati passi. Ma, schizzando pioggia e fango dalle scarpe nella corsa irriverente come il fiore che lacerati i semi si affaccia in un bagliore, intanto vanno e vengono ragazzi tra corridoi e strade, bar affollati e case con portoni che non si assomigliano se non per quell'entrarvi già scappando - finché non metteranno il piede sopra un'orma. Sorpresi nell'inciampo lì si volteranno, non per tornare - per sapere di essere già stati.
Id: 27892 Data: 09/10/2014 09:33:39
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Come l’albero spogliandomi non chiedo
Come l'albero spogliandomi non chiedo altri rami a far sostare chi passando si annidi fino al prossimo giaciglio. Non voglio altro volere, altra speranza - il vento, solo il vento, fin dove mi sia sconfinamento tra me e me stessa vagare in altro tempo - inverno di candore che ricopra ferite in terra brulla, fenditure, vulcani ormai ghiacciati di parole - il sole che si è spento dentro - il sole.
Id: 27653 Data: 27/09/2014 19:23:22
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Per ora
Il respiro non nomina le cose - le copre di una nebbia chiara - e tutto spera.
Id: 27642 Data: 26/09/2014 19:08:35
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Ancora
Con le palpebre sulle labbra, come fossi il mare - nei flutti, nei residui sulla riva, relitti di noi nudi. Niente è inutile o perduto: tutto in me, fosse silenzio, ancora.
Id: 27513 Data: 19/09/2014 17:46:55
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En amateur

Alice attraverso lo specchio, illustrazione originale di John Tenniel Quando improvviso un tempo profondo ti parla una voce d’amore,
ovunque ne cerchi la bocca -
stanze più ampie abitate dal vento
dove solcare fuggendo la sera con passi all'indietro, in un tango.
En amateur. Alice si ferma, il Coniglio indietreggia, le ore rinascono ai fiori e il prato ha il sorriso del Gatto - fialette distillano ore per crescere diminuendo - da dietro lo specchio un tempo di pendola furba ormai non batte più il tempo.
Id: 27402 Data: 13/09/2014 19:26:27
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Metodo dellimmanenza
Metto sul fuoco l'acqua finché quasi non bolle. Getto a poco a poco la farina gialla. Giro col mestolo finché la farina gialla non assorba tutta l'acqua. Aggiungo poi un pizzico di sale. Giro ancora - piano. Aspetto.
Sei qui, da una distanza che non colmano i miei occhi. È mia la mano o tua? Mi arriva la tua voce. Rimani. Ricordi il nostro riso, il cinema di pomeriggio con i dobus adocchiati già da una distanza dietro il vetro della pasticceria e i film vietati ai minori (dicevamo che avevo già quattordicianni ) e quegli inverni tuoi feroci e struggenti? È mia o tua la voce? Ancora ridi, sorridi come un'imperatrice e piangi - di quel tuo pianto ironico e assoluto che ancora mi spaventa.
E sei, ma nello stesso tempo un'altra - quella degli autori americani e del barone di Charlus - intanto l'eterna sigaretta in bocca - a girare la polenta. Sì, anche il mio cucinino è troppo stretto, e sì, anch'io sognavo di essere la castellana di un irraggiungibile castello. Ne sorrido adesso. Non sono più arrabbiata. Sei stata molto amata e non te n'eri accorta. Nench'io. Stiamo bene qui noi due, in questo spazio angusto da dove ti parlo e tu non mi rispondi. Che tepore, lo senti, tra gli armadietti rossi e questo fumo che piano piano sale? Non so più, in questo spazio non segnato sulle carte - sei tu a essertene andata o io ad averti abbandonata? Rimani. C'è tanto amore ancora. Qui.
Id: 27378 Data: 12/09/2014 08:26:43
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Sapienza
Si sedette. Mangiò qualche cucchiaiata di zuppa di fagioli. Si asciugò la bocca. Bevve un buon sorso di vino. Si asciugò la bocca. Finì la sua zuppa di fagioli. Si asciugò la bocca. Bevve ancora un bel sorso di vino. Si asciugò la bocca. Rimase un po' a sedere. Sollevò delicatamente il fianco sinistro. Fece un peto. Si alzò, aprì la porta e uscì. Era una bella giornata. Si mise a camminare. Quando rientrò era notte. Andò a dormire.
Id: 27290 Data: 08/09/2014 00:00:28
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Inno
Amici, che odore di terra nel grembo. Fingevo, sapete, un'ala a caviglia - spingevo una pietra. Schivavo me stessa, gettavo una sabbia all'intorno. Coprivo paure sepolte, coprivo la vita. Un urlo taceva alle labbra - poi esplose nel ventre, ne ruppe le acque - e fu quasi morte. Raccolsi le fasce dei vivi, le candide bende dei morti - dal basso, da dove non erano usciti.
Ancora li piango - i gesti rappresi, le gravide attese.
Ma sorge una mano che indica ancora il ritorno.
E torno a dove ero ferma, a dove non ero conclusa - li guardo, i volti scomparsi che covo nel ventre con occhi di bestia gelosa.
Divino il tempo infinito, le corse nei campi d'estate, i ritorni, la sera, col fumo di stoppie, il mare che canta lontano.
Il tempo ritorna, non quello che era e non è - non ritorna. Ma torna nel tempo di ora un tempo che è e non era di allora - un tempo, ritorna, di sempre, di quando ancora non era, nel tempo, il tempo di ora né quello di allora.
Ritorna, un tempo di tutto e di sempre, di ora e di allora, di mai e di quando si era - di quando si era un unico grembo, un unico volto - nel tempo che ancora non era.
Id: 27256 Data: 05/09/2014 20:46:19
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Sto
Prendo di me quello che il tutto, dischiudendo, dà. Di più non so, né posso. E quando un cul de sac mi sbarra altra via, o si nasconde a scorci la mattina - mi dico che non è mai tardi, che no non è mai così tardi, poi. E in questo vuoto di speranza resto - in questo mio sperare vuoto, affidata al tutto - sto.
Id: 27200 Data: 03/09/2014 00:23:45
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Il ragazzo con la canoa gialla
Gli amici, intanto, con sguardi parati da eroi hanno detto addio agli orti dove nel residuo tepore di odorose anche giocavano ignari e rotondi.
Si sta come un coro sulla riva in ristretti cerchi d'ombre a vederli partire.
Adieu, adieu! - hanno gettato più lontano gli occhi, oltre chiarori e acque incerte - i corpi snelli brunite lance, punte quei visi assorti, vuoti d'antichi sé.
Mirano oltremari di sorridenti, incognite erezioni, battono i remi in fuga non da sé - da chi da sé poco li separa.
E un vento dentro li sospinge oltre la linea estrema, sparge schiuma come un aspersorio.
Toccano il cielo, discende - il cielo, finalmente!
Id: 27157 Data: 31/08/2014 18:22:24
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Preparazione alla Sepoltura
Non che sia morte il mezzo e neppure il fine - questo vestito bianco segno come ogni segno che il tutto adegua e sceglie per ciascuno in forma e sostanza simbolicamente viva se vigile il pensiero - e avvertimento: su ogni cosa siede il mondo che tu tocchi, guardi e senti - e santo santo santo il tuo cammino in quell'errare che solo ti appartiene - tu unico profeta, tu sola a te sibilla nel sentiero che ti spetta e non conduce dove altra guida indica per te qualunque stella - una soltanto, o forse improvviso un luccicore sull'asfalto - ecco - stasera nel vestito bianco, tortuoso segno dopo un tormento disseminato come ghiaia sul percorso, prepari un'ostia, la tua vita, al monastero di te stessa - tu calice, tu trasformata in grappolo da acqua di sorgente, tu gioia indivisa - anche nel pianto.
Id: 27105 Data: 27/08/2014 16:36:56
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Rrrr Mmmm Ffff - un canto
Rrrr Mmmm Ffff Rrrr Mmmm Ffff
Rrrr Mmmm Ffff Ffffffffffffff in mare terra vento
Rrrr Mmmm Ffff Ffffffffffffff in amen tutto è fatto
Io
Materia che sussulta da Rrrr Mmmm Fffffff
In Amen Aum di Aaaa stupore della vita
Rrrr Mmmm Ffff dalla materia un filo
inizio da un vagito
Rrrr Mmmm Ffff un eccomi nel tutto
Io
da tutto mi separo in tutto mi riassorbo.
Id: 27087 Data: 26/08/2014 16:09:30
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Tanto più
Tanto più si è umani quanto più libero spazio mettiamo tra il sentire e il dire. Tanto più libero è lo spazio quanto più il sentire corre felice verso il dire. Tanto più felice è il sentire quanto più il dire vola libero verso le labbra. Tanto più libero è il dire quanto più dalle labbra sgorga, luminosa, parola umana.
Id: 27070 Data: 25/08/2014 16:11:05
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Sul bordo vellutato della sera
Stare come fanno i monti - immobile sapere di tutto il poco, inezie di un vibrare oggi come ieri inutilmente accorto per domani - solo cenni gli occhi. Oltre uno strisciare, arrampicarsi poi tra i rami - stremati, sul bordo vellutato della sera tentare un canto.
Id: 27048 Data: 24/08/2014 14:00:49
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Un poeta può mettersi le scarpe
Un poeta può mettersi le scarpe e andare. Un poeta vive, mangia, beve, dorme, ride, piange, in un errare. Un poeta è un uomo nudo nella sua fragilità. Un poeta non è superman. Un poeta è nel mondo, senza certezze. Un poeta è sincero, 7infantile, iconoclasta, volgare, abbietto, sublime. Un poeta è un uomo. Un poeta può cambiare idea, perdersi, tradire, ritornare. Un poeta è una donna. Un poeta è una donna piena di buchi e di ferite, senza più ali. Un poeta è una donna. Un poeta è di carne e di visceri, di confuso sussultare. Un poeta è una carne. Può tremare nel vento, scorrere nell'acqua, salire fino in cima. Un poeta può cadere. Un poeta può cadere rotolando su se stesso per capire. Un poeta ha tanti occhi per vedere, perdonare. Un poeta perdona il suo passato e il suo futuro. Un poeta si sa fermare. Un poeta partorisce la sua gioia nel dolore. Un poeta è la donna che io sono quando mi prendo per mano e mi perdono. Un poeta è l'uomo che io sono quando mi prendo per mano e continuo a camminare.
Id: 27025 Data: 23/08/2014 11:16:29
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Ungaretti - II
Questo libro è sigillato da Preghiera, un testo che, con la sua apertura sulla palingenesi finale, col suo rivolgersi a Dio come «Signore» già prelude all'evento che sta per accadere: la conversione. Lentamente maturata nell'impatto con l'arte di Michelangelo, con l'architettura della città di Roma, con la lettura di Pascal, si compie però attraverso un preciso incontro: Francesco Vignanelli «anche lui prima incredulo poi convertitosi» come attesta Leone Piccioni, è ora monaco benedettino. Su suo invito Ungaretti passa la Settimana Santa nel monastero di Subiaco e partecipa agli esercizi spirituali. Tale evento rifluisce negli Inni del Sentimento del tempo. In particolare - confessa il poeta - La pietà. «Signore, sogno fermo» La Pietà «è la prima manifestazione risoluta di un mio ritorno alla fede cristiana». L'«uomo ferito», «solo con sé», «esiliato in mezzo agli uomini» è posto di fronte al Dio-misericordia. Sgorgano dal cuore frammenti di invocazione, domande e splendidi giudizi: «Il peccato che importa,/ se alla purezza non conduce più», «Dio, guarda la nostra debolezza./ Vorremmo una certezza», «non ne posso più di stare murato/ nel desiderio senza amore», «Liberami dall'inquietudine/ sono stanco di urlare senza voce», «in noi sta e langue, piaga misteriosa». Sono domande accorate che rimandano all'altro grande Inno del '28: La preghiera. Stigmatizzati gli idoli che l'uomo s'è costruito («la sua lussuria disse cielo/ la sua illusione decretò creatrice/ suppose immortale il momento») e a causa dei quali «La vita gli è di peso enorme», il poeta si rivolge al «Signore, sogno fermo». Nella preghiera chiede che l'alleanza tra Dio e l'uomo, tra eterno ed effimero, torni ad essere un'evidenza; che l'uomo riconosca l'Incarnazione e la Croce come via della Redenzione; che il peccato giudicato sia inizio di elevazione; che accada la serenità vera, la comunione dei Santi. Ma forse culturalmente decisiva è questa invocazione al Signore: «Sii la misura, sii il mistero»: contro i vari umanesimi atei che hanno idolatrato e «ridotto» la ragione, decretato la morte di Dio e posto l'uomo come misura di tutte le cose (e gli esiti nefasti sono sotto i nostri occhi), Ungaretti ripropone l'umanesimo cristiano: la dignità umana solo se misurata sul paradigma del mistero di Dio incarnato è adeguatamente fondata. Il tema viene svolto nel terzo grande libro, Il dolore.«Cristo astro incarnato»Mio fiume anche tu 1. Mio fiume anche tu, Tevere fatale, ora che notte già turbata scorre ora che persistente e come a stento erotto dalla pietra un gemito d'agnelli si propaga smarrito per le strade esterrefatte; che di male l'attesa senza requie, il peggiore dei mali, che l'attesa di male imprevedibile intralcia animo e passi; che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli. Agghiacciano le case tane incerte; ora che scorre notte già straziata, che ogni attimo spariscono di schianto o temono l'offesa tanti segni giunti, quasi divine forme, a splendere per ascensione di millenni umani ora che già sconvolta scorre notte, e quanto un uomo può patire imparo; ora, ora, mentre schiavo il mondo d'abissale pena soffoca; ora che insopportabile il tormento si sfrena tra i fratelli in ira a morte; ora che osano dire le mie blasfeme labbra: Cristo, pensoso palpito, perché la tua bontà si è tanto allontanata?. 2. Ora che pecorelle cogli agnelli si sbandano stupite e, per le strade che già furono urbane, si desolano; ora che prova un popolo dopo gli strappi dell'emigrazione, la stolta iniquità delle deportazioni; ora che nelle fosse con fantasia ritorta e mani spudorate dalle fattezze umane l'uomo lacera I'immagine divina e pietà in grido si contrae di pietra; ora che l'innocenza reclama almeno un'eco, e geme anche nel cuore più indurito; ora che sono vani gli altri gridi vedo ora chiaro nella notte triste. Vedo ora nella notte triste, imparo, so che l'inferno s'apre sulla terra su misura di quanto l'uomo si sottrae, folle, alla purezza della tua passione. 3. La piaga nel Tuo cuore la somma del dolore che va spargendo sulla terra l'uomo; il tuo cuore è la sede appassionata dell'amore non vano. Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell'umane tenebre, fratello che t'immoli perennemente per riedificare umanamente l'uomo, Santo Santo che soffri, maestro e fratello e Dio che ci sai deboli, Santo, Santo che soffri per liberare dalla morte i morti e sorreggere noi infelici vivi; d'un pianto solo mio non piango più. Ecco, Ti chiamo, Santo, Santo, Santo che soffri. Dopo la perdita del fratello, poi del figlio Antonietto, è la tragedia della Seconda guerra mondiale a ispirare versi memorabili, nel '43-44, a Roma, tra deportazioni e bombardamenti. Mio fiume anche tu è un inno alla fede che, mentre giudica la radice del male storico, dà senso alla sofferenza. Il Tevere, quinto fiume, si innesta ne I fiumi del '16, così come la fede «compie» il senso religioso. La storia appare come «notte», una lunga notte «turbata», «straziata», «sconvolta» eppure non disperata perché ha ospitato una luminosa Presenza. «Cristo, pensoso palpito/ Astro incarnato nell'umane tenebre». Egli continua ad immolarsi «perennemente per riedificare/ umanamente l'uomo», per ridargli una dimora, una possibilità di costruzione. Evidente si fa la radice culturale della violenza, «ora che nelle fosse/ con fantasia ritorta/ e mani spudorate/ dalle fattezze umane l'uomo lacera/ l'immagine divina»: entro un orizzonte materialistico, ridotta a brandelli la creaturalità dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore, la dignità personale non è più adeguatamente fondabile. Lucidamente la Redenzione viene assunta come principio ermeneutico della storia: «Vedo ora nella notte triste/ Imparo,/ so che l'inferno s'apre sulla terra/ Su misura di quanto/ l'uomo si sottrae, folle/ alla purezza della sua passione»: la carità di Cristo è misura di una socialità buona. Sottrarvisi è follia, principio di una convivenza infernale. Negli anni successivi tornerà sull'argomento, stigmatizzando De Sade per il quale «nulla è vero e tutto lecito», e denunciando come «da Nieztsche a Sartre non pare imprudente di discorrere addirittura di morte di Dio. Sarebbe negare l'uomo». A Mio fiume anche tu fa seguitoAccadrà?: un inno alla Chiesa, «patria» dell'autocoscienza comunionale. Evacuarla, protestantizzare il cattolicesimo, privatizzare la fede è l'inizio della fine. Il profetico ammonimento ungarettiano - datato 1933 - si pone come attualissima sfida: «Quando il Cristianesimo si tarla e la sua funzione religiosa tende a diventare un affare privato come con la Riforma e particolarmente col Giansenismo, il senso del male va assumendo un carattere esclusivamente psicologico e allora va perdendosi nell'individuo il valore della libertà dei propri atti, il valore della volontà, il valore della giustizia fondata sulle opere».
Id: 27019 Data: 23/08/2014 00:43:18
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Ungaretti - grandezza e complessità di un uomo
Ungaretti e Dio di Roberto Filippetti Vita di un uomo: questo il titolo - tanto elementare quanto impegnativo - che Ungaretti ha scelto per la propria opera omnia. Vuole dunque presentarcela - scrive Giachery - «come opera che condensa il senso della vita, come opera-vita. In una accezione perciò quasi dantesca e tutt'altro che dannunziana». Ed è il poeta a confermarcelo: «Non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta». È un'esperienza di privazione quella che egli ha alle spalle, quando l'incontriamo, ventottenne soldato sul fronte carsico, e lo vediamo deporre sulla pagina quelle folgoranti invenzioni poetiche: nasce in terra straniera, figlio di un contadino lucchese emigrato ad Alessandria d'Egitto per lo scavo del Canale di Suez; presto, all'età di due anni, perde il padre; la madre lo educa entro uno scrupoloso ricordo di quell'evento luttuoso: ogni settimana si andava «al camposanto, dove passavamo ore in preghiera che dovevo seguire, che dovevo accompagnare». Quando da adolescente abbandona la religione, percepita come rituale moralismo, pare privarsi anche del rispetto al Padre, a quell'Origine-Destino che dà senso alla vita. Ma in ciò non è tranquillo. «Il porto sepolto» Scrivere, tra il '15 e il '16, per Ungaretti è allora dantescamente scendere a sorprendere le proprie esigenze ed evidenze originali: è una «via in giù» verso Il porto sepolto - titolo del suo primo volume di versi. È una discesa verso la sub-stantia, la verità essenziale che dimora sotto la superficie delle cose. Giù in profondità, nel cuore, l'uomo si scopre carico di domande ineludibili. Domanda di identità, di avere un volto, innanzitutto. In memoria: «Si chiamava/ Mohammed Scead/ Discendente/ di emiri di nomadi/ suicida/ perché non aveva più/ Patria». L'amico afro-libanese, compagno di studi ad Alessandria, compagno d'albergo a Parigi, qui in un giorno d'estate del '13 si toglie la vita: colui che aveva avuto un'identità, delle radici, una sorgente da cui discendeva il fiume della sua vita, giunge ora all'autodistruzione. Si è privato dell'essenziale, di quel patrimonio di tradizioni offerto alla personale verifica: la Patria. Ha tentato, ma inutilmente, di costruirsi una nuova identità con le proprie mani: «Amò la Francia/ e mutò nome/ Fu Marcel/ ma non era Francese/ e non sapeva più/ vivere/ nella tenda dei suoi/ dove si ascolta la cantilena/ del Corano/ gustando un caffé». È impossibile ricucire, una volta tagliato, il cordone ombelicale che collega l'io con la dimora abbandonata, con quel luogo in cui il gusto della materialità della vita discende dal riconoscimento di un «orizzonte»: quella visione religiosa del mondo che è alimentata dalla frequentazione quotidiana del sacro. Ungaretti, figlio d'emigrati, sta invece compiendo il cammino inverso. La lirica I fiumi - a cui il poeta ha esplicitamente affidato il compito di sintetizzare la sua prima stagione - descrive un viaggio alle radici, un iniziale ritrovamento della propria identità, attraverso i luoghi della storia di quella «gens» che l'ha generato, e attraverso le tappe della propria vita. Il Serchio - emblema della bimillenaria tradizione contadina dei suoi antenati poi il Nilo e la Senna sono ora ritrovati nell'Isonzo. Non la strada, ma il fiume simboleggia il viaggio della vita: se la strada è sempre in Ungaretti «gomitolo», «groviglio», «cammino senza conclusione», il fiume è invece via certa al destino; è apparentemente un segmento concluso tra sorgente e foce, ma sostanzialmente cerchio - ciclo dell'acqua che dalla foce torna a rigenerare continuamente la sorgente - proprio come la vita umana è in superficie parabola tagliata ai due estremi da nascita a morte, ma in profondità si rivela un cerchio che in un punto totalmente Altro, assoluto (Dio-Cielo) trova il suo luogo di ricongiungimento. L'intuizione di tale mistero è preparata nelle prime strofe de I fiumi da una disposizione contemplativa - necessaria passività di fronte al dato della realtà -: pacificante stupore di chi alza gli occhi sul cielo («e guardo/ il passaggio quieto/ delle nuvole sulla luna»); refrigerante immersione catartica nell'acqua dell'Isonzo. La correlata attività umana è allora umile accoglienza dell'Altro, «inchinarsi dinnanzi all'infinitamente grande» (Dostoevskij) e «ricevere»: - e come un beduino/ mi sono chinato a ricevere/ il sole». Si tratta - commenta Carlo Ossola - «di un cerimoniale d'ingresso nel tempio dell'assoluto che prosegue con i modi della liturgia araba». «Sono una creatura» È nell'intuizione di quel Tu che si inaugura una nuova conoscenza dell'Io, «scoperta» dirà Ungaretti «della condizione umana nella sua essenza»: «Questo è l'Isonzo/ e qui meglio/ mi sono riconosciuto/ una docile fibra/ dell'universo». A riconoscimento della propria indole più vera, la dipendenza. Se «il senso religioso coincide con quel senso di originale, totale dipendenza, che è l'evidenza più grande e suggestiva per l'uomo di tutti i tempi» (Luigi Giussani), tale è il contenuto dell'autocoscienza del poeta che, pochi giorni prima aveva scritto Sono una creatura e, in Destino, si era definito «fibra creata». Quel Tu è però senza faccia, dunque la nuova consapevolezza di sé è ancora precaria: «il mio supplizio/ è quando/ non mi credo/ in armonia/ Ma quelle occulte/ mani/ che m'intridono/ mi regalano/ la rara/ felicità»: se il supplizio ,è l'esito di una percezione disarmonica dell'io, la felicità è esperienza di rari attimi in cui il poeta riconosce di non farsi da sé, scopre il dono («Mi regalano») di essere plasmato da Altro. Il fil rouge della lirica è il dimostrativo «questo» che riconduce all'hic et nunc tutti i dispersi frammenti spazio-temporali; solo una volta compare l'antitetico «quelle», per connotare l'abissale lontananza di quelle arcane «mani» senza volto: «sono» annota il poeta «le mani eterne che foggiano assidue il destino di ogni essere vivente»; sono le mani di un Dio che non può essere ancora nominato (conosciuto) ma è già intuito come scaturigine del proprio istante presente. In tale apertura sul mistero sta il vertice della ragione. Ciò inesorabilmente evolve in esplicita domanda. Fra i rari punti interrogativi, cinque in tutto, che si incontrano nel libro L'allegria, due esprimono l'urgenza di un senso per il dolore e per la precarietà della vita (Destino e Fratelli), due si affacciano su Dio. In Risvegli, alla fine di una strofa pacatamente contemplativa, l'appagamento naturalistico si sgretola nell'impatto con una evidenza: il poeta, rammentandosi «di qualche amico/morto» (forse Mohammed Scead) è costretto a paragonarsi con la realtà del limite ultimo della vita, ed a porsi improvvisa la domanda: «Ma Dio cos'è?». Dello stesso giorno un'altra, brevissima lirica, Dannazione: «Chiuso fra cose mortali/ (anche il cielo stellato finirà)/ perché bramo Dio?». L'io registra il naturale destino di morte della propria imprigionata esistenza: è circondato da una realtà peritura, sia che si guardi attorno, sia che alzi gli occhi verso il firmamento. Ma quest'uomo - il livello della natura in cui anche il «cielo stellato» prende coscienza della propria precarietà - non si chiude disperatamente nel negativo; sente invece urgere dentro prepotente la domanda di Dio. Il limite cosmico rimanda all'infinito, l'inconsistenza del reale, analogicamente, grida il bisogno di un Centro in cui tutto consista. L'analogia, fondamentale cifra stilistica ungarettiana, più in profondità cela una visione del mondo: tutto rimanda anà, oltre sé, più su. Perché c'è nell'uomo un quid, quel qualcosa che Pirandello negli stessi anni chiamava un «superfluo», qualcosa che scorre al di sopra, cioè più su. La meta di tale tensione non è ancora una Presenza, è «un Dio metafisico il cui pensiero può lenire l'angoscia di trovarsi tra cose dannate all'imperfezione e al peccato», come scrive Pasolini, che poi conclude «nell'Allegria un Dio ignoto («Dio cos'è?») aspetta il poeta silenziosamente». Questo libro è sigillato da Pr
Id: 27018 Data: 23/08/2014 00:30:03
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Quello che resta
Cosa di me nel digerito pasto - lo scorrere nel sangue o nelle feci e in altri umori dileguando, oppure in rinnovata carne altro pensiero increato generando, se stesso a sé bastante e al mondo solitario sé con se stesso rispecchiando - solo - il verbo universale proclamando: fiat voluntas mea a sé dicendo - roteando masturbatorio sole intorno a sé di sé a sé piacendo, sua luce con se stessa strofinando.
Ma all'ipermercato, su di una panca di legno finto, quasi una panchina di quelle verdi e vere dei giardini, un uomo vecchio guarda il nipotino mentre la figlia è entrata nel negozio - vede se stesso opaco nel riflesso che gli rimanda uguale la vetrina - vede se stesso come già trascorso. Sa breve il tempo di altre passeggiate, a immaginarsi ancora lì seduto mentre addomestica la morte piano, con il sorriso dolce dei perdenti - di chi non chiama dio più da tempo - perché è nascosto oltre la vetrina.
Id: 26963 Data: 19/08/2014 18:09:51
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Effatà - Un battuto di lardo
La mia vicina del secondo piano fa il battuto di lardo - l'odore sale dalla finestrella del cucinino nel suo profumo umile e regale, pieno ed essenziale come lei che per la strada va di fretta e a volte non saluta - potrebbe sembrare alterigia a chi non abita questa scheggia di casa dove voci squillanti e nude sono l'antipatia dei bruschi per le cerimonie, il loro scarto rapido, elegante. Finite le faccende e lasciato, intanto, sul fuoco a sobbollire piano il sugo, esce. Com'è bello il suo passo intenso e fiducioso, gli abiti e il volto in calma leggiadria! Perdutamente annuso i suoi profumi, perdutamente ascolto il canto che accompagna l'armonioso mescolare. Di tutti i libri letti, di tutte le domande che invano cercano risposte o magiche alchimie, l'essenza e l'estasi abitano in quel fumo - dalle narici all'anima un battuto di lardo.
Id: 26923 Data: 17/08/2014 11:00:04
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Fonte
Seduta su una pietra sguardo al cielo converso con me stessa in gioia timorosa unita - forse - a chi in cerchi di parole battezzava un dio nel mondo. È vago lo spazio dalla terra all'orizzonte, si perde. Mi ronza un suono ininterrotto intorno - un canto - risacca di voci mai sopite nell'acqua che ritorna - eterne.
Id: 26889 Data: 14/08/2014 12:06:09
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Perché
si seppelliscono bambini vivi per dire noi abbiamo ragione si tortura si violenta si uccide trionfalmente per dire questa terra è mia si massacra si distrugge per dire la mia religione è quella del vero dio si coprono le donne di sudari si tagliano clitoridi per dire la donna è sporca si porta una croce di sangue ai popoli felici per dire evviva la croce si tagliano prepuzi per dire solo noi si fanno esplodere ragazzi e ragazze per dire finalmente il mondo è santificato ci si guarda come se non si sapesse che tutti abitiamo la terra gli inutili gonfi morti non fecondano la terra perché siamo così crudeli così stupidi povero dio spezzettato prostituito infangato svenduto povero piccolo dio perché
Id: 26846 Data: 11/08/2014 13:56:48
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Cose da fare
Essere felice. La pioggia illuminando scende e sembra che tutto si rinnovi. Essere felice. Una goccia di mare sul piede riflette il sole. Evaporando sale e tutto è come nuovo. Essere felice.
Id: 26829 Data: 09/08/2014 10:09:37
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Come quando piove dentro
Si disfano i nodi del mondo e fili di parole colano dai tetti per le gronde - come quando piove dentro e dalla gola goccia a goccia un'amarezza cola giù nel petto - dal busto per le gambe scende e finalmente ai piedi un walzer di Sibelius lento poi si fonde.
Id: 26807 Data: 05/08/2014 15:21:11
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Non è mai così

Marcel Duchamp: Etant donnes Sembrava di strisciare appena sera invece era un planare per il volo e quel dolore acuto volere ad ogni costo essere amata da chi mi aiuti a perdere il filo del presente e del passato non è congiungerti in un punto raggrumata da dove poi partire più leggera baciata la zavorra in un addio d'amore ritrovato più in là oltre l'ostacolo disteso che accarezzava i piedi per il salto?
Id: 26786 Data: 04/08/2014 08:18:19
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Dimmi, questo sentirmi nulla
Dimmi, questo sentirmi nulla qui dove i monti e il cielo sono un silenzio vivo, e i fiori e l'albero coi rami nudi maestri solitari a tutto uniti, a tutto suoi fratelli. Dimmi, chi sei? In questo perdermi in sentieri che sfociano improvvisi sulla luce tutto mi parla eppure in lingua sconosciuta. Ritorno dove ero una sorgente senza più perdere il sentiero - ti sento - dimmi, chi sei?
Id: 26765 Data: 02/08/2014 14:17:17
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Quiete inquieta azzurri monti
Quiete inquieta azzurri monti pastori di declivi - in cima rotondi i pensieri pesanti sassi verso il basso.
Id: 26720 Data: 30/07/2014 15:56:13
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In un raggio
Una nube, me stessa - mai svelata. Un eccomi di luce - vaga. Rivelami, rivelati in un raggio, distanza - sorridi.
Id: 26679 Data: 27/07/2014 13:36:59
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Unape sa solo del miele
Un'ape è custode di un grande segreto - il polline in celle col miele - forse vivrà fino a primavera.
Id: 26613 Data: 22/07/2014 14:57:47
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Alla maniera di John Donne - Esercizio
Tra donna e uomo un soffio - la scorza quando muore è resina più chiara. Il volto, forse - icona nell'intaglio secco di un fiorire. Soli i nudi i tronchi al passo - caino e abele nomi per un solco. Colmare la distanza in lingua muta - le foglie - alla salita degli dei. Di due amanti un calice ha un solo sé nel vino.
Id: 26596 Data: 21/07/2014 10:29:23
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Unita al soffio che tu porgi, Amina
Ormai tra donna e uomo, unita al soffio che tu porgi al centro, Amina, sono la scorza antica e dura che all'albero si attacca e nell'attaccarsi muore a resina più chiara, che sempre più a zampillo, sé sempre più avvicina. Il volto. È forse idolo, o icona unita alla corteccia ormai, nel legno che tu ami. E rifiorisce sempre - se nei suoi intagli leggo il mio destino secco di donna senza figli, sola, ma che tu dici madre di se stessa e del suo uomo solitario, figlio e insieme padre che la mette al mondo - quando vediamo, nudi come tronchi, la terra come un passo tra due monti, e transitando a volte ansimiamo - come caino e abele in contesa per non amare mai abbastanza il solco che ci separa solo per un salto da noi e noi dal tutto, nel cammino. E tu che hai colmato la distanza e sai la lingua muta delle foglie correndo la salita degli dei - tu porgi un soffio al centro di me stessa, ti porgi Amina, come in un calice l'amante all'amato il più buon vino.
Id: 26586 Data: 20/07/2014 15:14:55
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Clocharde de la pensée
Non ho mai imparato a vivere - non so il posto a me assegnato - se restare o se partire, come dire che o cosa - e quando dire. Il mondo mi appare a volte a strati dove terra in lembi umani, cielo verde, azzurri prati in un vago me si sfuma. Allora muta, di chiarore illanguidito - entro in fonti di stupore - sgorga il tempo e mi spaventa se col fiato soffia affanno e al mio fiato si attorciglia - finché il cielo apre le braccia. Così resto abbandonata, con i palmi esposti al vento, a pensieri aerei e vaghi - al mio tormento.
Id: 26564 Data: 18/07/2014 16:48:23
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Tengo la tua mano sul petto
Tengo la tua mano sul petto, com'è grande. Il palmo tiepido sa cose che non mi ha mai detto e non sai dire. Tutte le strade lente e polverose dove eravamo soli, stanchi dei nostri piedi e di parole. Com'è dolce e triste la tua mano, e com'è grande il suo silenzio - trattiene le mie fughe come briciole che un passero ormai sazio ti ha lasciato - tu le raccogli e come un mendicante che ha pietà mi nutri - e io ti amo.
Id: 26514 Data: 14/07/2014 11:00:10
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E quello che devessere, che sia
Non c'è promessa al mare che io mantenga - o passo lungo la navata di clessidre irregolari - che non infranga il voto sull'altare di me a me agnello, di me a me riscatto e giuda, moneta a me pagata da me stessa. Rinasco - sepolto quello che, tradito, fasciava in bende di respiri scuri la croce e il torace mio ladrone - mio lamma sabactani - eloì o eloì - mio tu, tu povero, tu muto mio signore. Mi sciolgo - pagando un riscatto di dolore a nuovi occhi, sì nuovi o come nuovi di me a me risorti occhi, miei occhi di agnellino cieco, furenti e dolci di stupore. E ogni cosa è come un giglio in campi dove l'erba ha la mia voce - che chiama, in un silenzio sterminato di stelle unite in una luce sola - un nome.
Id: 26494 Data: 13/07/2014 10:52:56
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Verso sera da dove una frescura
Togli da niente tutto - resta niente. Togli niente da tutto - non hai tolto niente. Ma se dai niente al niente e al tutto tutto, allora niente resta al niente - mentre tutto ha tutto.
Id: 26445 Data: 10/07/2014 00:57:13
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Diario apofatico
È ancora d'oggi mio accudire - stando a me stessa come vuota eppure in un vibrato - il vento. E dico se non quello che non so - essere stata altrove, nel mito che confonde parco con eterno, i viali uno spavento d'ombre e meraviglia se i ricci velenosi dicevano "guai a te se mangerai la mia castagna" - le madri dolci parche con voci di sirene, riunite in cori di ovattate trombe chiamavano notturne - deposti i giochi come corone tra gli ippocastani, la corsa accesa di rinuncia, di nobile ritorno. Fervida notte aspettare il giorno. Non so di tutto questo il dio, non so dove il suo covo né ritrovare dentro i rovi la salita e la paura. So di un fruscio leggero, un cinguettio di stanze trasparenti nel calice dorato della sera - bagliori, ombre di una luce che era voce e tace in noi profonda.
Id: 26430 Data: 08/07/2014 16:27:31
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Oltre soffitti alti
Apparentemente in altri muri lo sconfinamento dove finestre fingono altari su nuove stelle. Guardare volti tra parole inutilmente, tacere poco o nulla a chi, oltre soffitti alti tacendo, nasconde e serba un gregge dalla mano che rapina. Inutilmente. Di chi lo sguardo che vede noi guardare in altri occhi un transitare d'alberi, di orizzonti in fuga - un trafugare?
Id: 26405 Data: 06/07/2014 19:30:21
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Nel nome
Forse nel nome è il segreto del mare - may vaso d'acqua o marath amaro, e mar è morire, deserto infecondo - ma è anche splendore di luce, chiara scintilla. Io così, quando guardo il suo occhio dilatato e profondo, m'inabisso d'azzurro, vago d'immenso, non so più dell'inizio - mi sento maria battezzata dall'acqua che sfuggita a se stessa rinasce - amara tristezza infeconda lascia alla casa - salpare. Soltanto il blu che ha davanti - bagliore. La croce è la stella dei venti per l'est - nel sole che sorge dal mare la vita.
Id: 26385 Data: 04/07/2014 09:44:38
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Oppure il destino
Su assi di legno massello, cuore dell'albero antico, la scena si apre sui sogni - tra tronchi di pini profuma di bosco lo sfondo, più fondo del bosco. E c'era una volta quando la pioggia aveva dei sensi segreti - un'unica voce di messaggera. Era la prima. Dalla platea brusii d'astuzia a scandire più tardi il principio insieme alla fine - e ciclici applausi gli habitués. Oppure stupore sul palco: la recita è vera, lo sanno le maschere dietro al sipario di essere mosse da un filo - più in alto - non sanno chi muove né quando si spezza, a ognuno un copione, battute à jouer. È il caso che sceglie - oppure il destino?
Id: 26361 Data: 03/07/2014 00:51:17
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E lui verrà, leggero
Forse gli dei non stavano più bene ultimamente - se l'albero marcisce fin dentro le radici, e noi si muore. Chissà se torneranno dal luogo di vacanza dove la terra genera le uve più pregiate - vitigni profumati di fragola e di rorido lampone, di mora appena colta che fa notturne amanti di due labbra: " O for a draught of vintage! that hath been Cool'd a long age in the deep-delved earth".* E dopo aver bevuto insieme, sazi d'eternità, incontreremo Keats, divina nightingale che tesse un lied di seta - la vite attorcigliata come un'amante al palo, il vento che giocando gli scompiglia i riccioli sottili. Lo chiameremo: "John!", e lui verrà, leggero, si siederà con noi sotto la quercia - starà senza parlare, un libro tra le mani - sul viso appena l'ombra di un pensiero.
* Oh per un vino d'annata! Che è stato rinfrescato per lungo tempo, nelle profondità della terra".
Id: 26296 Data: 27/06/2014 16:09:09
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Poesofia
Fili - a tutto mi collego, a tutto mi disgiungo nell'essere dell'essere - nell'essere nell'essere, nell'essere essere dell'essere, nell'essere essere nell'essere, nell'essere dell'essere essere, nell'essere essere. Nell'essere. Nell'Essere che è. Essere è. Essere. È. Essere = È. Uno. Uno che è. Uno è. È che è Uno. È. Uno-Essere dell'Essere Uno. Che è. È uno Essere. Che È. Essere nell'Essere dell'Essere che È. Essere = È. È = Essere. Esserè. Unoè. UnoèUno. Èuno. È è È. Èè. Essere è Essere che È. È. Fili - a tutto mi collego, a tutto mi disgiungo. Nell'essere che sono dell'essere che è. Sono. Sono nell'essere che è. Sono essere. Sono è. È essere questo sono che è.
Id: 26268 Data: 24/06/2014 18:17:41
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Correva con le altre sulla riva
Qualsiasi parola, se la spogli, ti mostra il corpo nudo - non più travestimenti - una prostituta, dopo il suo lavoro, si pulisce il viso e lava via gli odori che si teneva addosso. E mentre dorme il suo respiro è lo stesso di quando era bambina. Correva con le altre sulla riva, il mare alle calcagna - nel rombo senza fine la parola immensa e sempre uguale - correvano, in una lingua sola.
Id: 26240 Data: 22/06/2014 10:38:59
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Tra le stecche del ventaglio
So di me e di questa sera, mentre penso a chi ho guardato oggi camminarmi davanti. Tanta gente così diversa - così uguale nelle mete come le stecche di un ventaglio: quando lo apri non possono fuggire e fanno sempre parte della stessa intenzione. Ma quelli che fanno l'amore si capisce tra quali stecche stanno: hanno una fretta tra i passi e un modo stretto di guardarsi, come di sbieco ma consapevolmente. So per certo che non stanno tra le stecche centrali - sono gli ultimi a chiudersi - i primi ad aprirsi. Sono la forza del ventaglio.
Id: 26236 Data: 22/06/2014 00:10:45
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Al funerale di una farfalla
Sono stata al funerale di una farfalla. L'aria la trasportava su una tela di ragno, fin dove finiva l'erba. Poi tra i grandi palazzi un colpo di vento più forte l'ha mescolata in cunicoli all'immondizia e alle ultime grida dei bambini. Nel corteo d'insetti e passerotti ho cantato una canzone sottile di malinconia. La sera è scesa violacea sull'asfalto grigio come un lenzuolo di seta.
Id: 26219 Data: 20/06/2014 16:57:35
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Intanto
Intanto nell'impercorribile percorso parole nel sentiero dei buoi aggiogati alla polvere. E sotto il roteare del cielo antico stupore la luce. E quasi non immagini la sera.
Id: 26205 Data: 19/06/2014 18:46:00
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Stanze di gravità e fuga

Karin Andersen - Gravity is not for everyone, 2006 To my sister Stanze di gravità e fuga l'amore - qualunque amore germogliato
in semi discordanti come il tre dal due eppure uno. Ancora intero e alieno quello che principiò - il mare, ondulante madre alluna e oscura - e tu non sai. Di stanza in stanza in altri luoghi - gravità e fuga in semi discordanti come il tre dal due -
eppure uno.
Id: 26197 Data: 19/06/2014 10:28:36
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Canto per Myskin, canto

Caravaggio - Cristo alla colonna, 1607 Myskin, quanto di noi si è sparso nella città dell'uomo - decaduta, la natura non salva il gesto originario, non basta più a se stessa, a ritrovare un volto con gli occhi senza velo, penosamente azzurri, insopportabilmente azzurri e puri. Ormai perduto, il primo sguardo di stupore è polvere di un rito ripetuto - l'attesa del sorgere del sole dalle divine stelle, del sorgere del sole, del sole dalle stelle e dalle stelle il sole, ancora e ancora il sole dalle stelle. E nell'ancora giace il pegno della storia come in una tomba - che nell'avvolgersi di piega in piega fugge l'estasi, coprendo sé di sé e sé di piega in piega si allontana dal terrore, dal terrore sé allontana, sé lontanando dal terrore si allontana. Inutilmente per Aglaja nasci giorno, o dici la pelle di Nastasja bianca più del perfetto buio. Menti. Non nei profumi il fiore, non nelle alte cime un dio - forse l'essenza è in quel tuo fremito quando sorridi al mondo guardando i volti come sapendoli già muti, come sul punto di partire, sul punto di non essere mai stato, sul punto di non essere, di non essere più qui. Ma tu ti volti come un cristo che nasconde gli occhi tristi a chi ha paura - come un cristo tu ti volti nascondendo la paura, perché hanno paura di quello che puoi dire - e tu della paura hai pietà, pietà della paura. Ti volti, tu, come un cristo che ha pietà - ti volti come un cristo che non dice, un cristo che non dice la pietà - ti volti come un cristo che non vuole la paura, non vuole far paura alla paura. Ti volti, tu - un cristo che ha pietà.
Id: 26110 Data: 14/06/2014 16:54:00
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Ognuno dice parole come intere
Ognuno dice parole come intere sapendo di mentire - quando la luna è piena lo è solo per poco, la sfiorerà una brezza appena sopra il mare, tremando perderà certezza - si specchierà nel cielo, ma è l'alba - ora scompare.
Id: 26069 Data: 12/06/2014 00:03:08
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Mia sparsa solitudine tindosso
Mia sparsa solitudine t'indosso nel quieto stare che disegnando foglie mi circonda e copre - saio d'aria senza tessuto di parole ruvide, o preghiera. Indosso nuda la gioia di me stessa in altro - e non so dove.
Id: 26021 Data: 09/06/2014 14:49:35
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Autoritratto a matita
La signora, distratta, esce di casa con una lunga di scia di sé - di se della mattina e della sera prima. Non sa mai subito chi è, ha un buco nella borsa, una rete nella mente - un ex voto e una paura a ogni passo, se cammina. E andando un po' ritorna - tornando saluta la bambina che l'aspetta ogni volta che si vede da lontano, quando lascia sorridente la mano della mamma e del papà - più indietro, ma vicino. Ritorna e sulla porta si volta sulla strada vuota dove l'asfalto è una lunga scia di sé, di tutti i se tracciati da una mina fino al punto davanti alla signora, indietro la bambina. Dov'è tutto il percorso - la meta avvistata, l'intero del cammino? Lo ignora, s'ignora la signora. Sorride, la bambina.
Id: 26012 Data: 08/06/2014 10:41:04
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Eco e voce ultima del faro
Quando il tempo acerbo dei tuoi seni accarezza il lino bianco dell'estate su cime ancora pallide di rosa - capezzoli nel latte delmattino - mi dico "è l'ora del non desiderare, è l'ora serale di campane". Cosí saremo complici su sponde riflettenti, tu coi capelli al vento e il lungo odore di pineta, di resina d'amore, denso vino. Ancora mi dirò di non sperare, nel vento l'avventura, il viaggio del mutare. In piedi sulla riva, io eco - parola ultima del faro.
Id: 25974 Data: 05/06/2014 18:34:52
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La memoria del cielo

Magritte - "La mémoire" - 1948 Agli errori, all'errare Poi respirando il cielo ti sorride quello che ardendo ti legava a ieri - fornaci di parole credevi roghi di città in fiamme dov'eri tu ferita aperta, saccheggio e bottino da salvare. Traspare un filo azzurro tra rovine. Tu taci - ti guarda, non ricorda - il cielo.
Id: 25966 Data: 05/06/2014 09:39:10
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Oltre parole umane fugge il dire

Mirò - “BLU III”. Oltre parole umane fugge il dire se vedi lunga linea il mare - curva che s'incurva senza fine in punti che emettendo suoni come batacchi di campane in festa fanno mattina e luce fresca sul sagrato - quando ogni voce è un cerchio che, mentre sale, ad altri cerchi si sposa e s'incatena - così di piatto, quando lanci un sasso e più ti pieghi e più s'aggiusta il tiro, vedi quel centro in fuga da se stesso
correre via di balzo in balzo - e in altri centri s'incammina.
Id: 25933 Data: 02/06/2014 19:37:00
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Forse, Lorenzo, è nel guardare
Forse, Lorenzo, quando guardo un fiore che spunta, vive e muore e mette le radici in un "altrove" che tu mi dici essere me da me in me per me e che non nasce né mai muore perché è tutto in tutto come un cerchio che se gira ne vedi solo un punto ma in quel punto si nasconde il centro di me stessa come nel torace batte il cuore - mi fermo col pensiero e nel silenzio mi sento respirare ...
Ma quando guardo il cielo sulla terra - oppure il mare, non vedo te. Né me. Forse perché non so guardare.
A Lorenzo
Id: 25920 Data: 01/06/2014 16:17:28
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Getti una rete sul mare del dire
Credevi reale toccare la fuga continua del mare - fermare, con voce dal rombo che torna e porta un pescato sicuro, il mare gettando una rete che copre soltanto arboreo accadere? I fatti - vedere dei punti guizzanti, parole impigliate alla rete - e dire sicura che è vera la luce che appare e scompare - non tocchi, puoi solo indicare. Credevi reale toccare la fuga continua del mare?
A Ludwig Wittgenstein A quello che la mia rete ha pescato
Id: 25914 Data: 01/06/2014 08:41:46
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La Pineta di Camus
Ma sì che la ricorderete la lezione su Camus sulla scalinata del giardino dei preti dietro la scuola tutti seduti chi col vento nei capelli chi col viso chino chi distratta o distrattamente attenta e chi oh sì oh sì chi a me vicina eppure seduta più lontana e tu il ragazzo con il telefonino a registrarmi la voce così vengono da sole le parole leggendo di Tarrou e di Rieux mentre gli dice di come siamo tutti dei pestiférés e lo leggiamo insieme mentre cerco di sdrammatizzare pur restando seria così entro nel ruolo per farvi sentire che in pineta il tempo è di Camus - e fermo quel momento come un fermoimmagine, tra le ombre che non fanno mai fermi i volti. E dirvi come Oh come e quanto siete belli mentre Tarrou dice con le nostre bocche che solo la sympathie ci può salvare dal flagello. E solo vuole diventare santo, oui un saint sans Dieu c'est son défi. E dico "deshéros" sbagliando la pronuncia che suona come "des zéros" mentre sorrido e voglio che rimanga la mia voce registrata - magari in un cassetto vicino a una finestra - mentre dico certo non è un caso questo lapsus bisogna farsi zero per essere eroi - e non so se è vero mentre lo dico ma lo voglio sulla scalinata nella pineta dei preti. Volano dei fogli svogliati e disattenti come voi e come me sotto le finestre, affidati alla luce del destino tra l'absurde et la révolte e poi ciao ce le dice le domande che farà all'esame ma lo sanno ormai che farò quello che posso e che non avrò paura di concedermi un po'a loro per destino e con Camus come se fosse un alito tra i rami così quando suona la campanella insieme alle campane dei preti ancora ciao e ciao e ciao ci allontaniamo loro tornano in classe e io sono dentro il suono delle campane e non mi importa se non hanno pronunciato bene le campane mi battono sopra la testa e sotto gli alberi dei preti ormai per sempre saremo stati dei Tarrou e dei Rieux - nella pineta dei preti con Camus.</p>
Id: 25903 Data: 30/05/2014 23:58:26
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Quando di tutto una pena
Quando di tutto una pena mi sorprende e sale in me la sua marea - mi copre e m' inonda lentamente - non ho difese, mi arrendo alla dolcezza di non essere più niente, spogliata del dolore d'esser tutto. Mi sciolgo nei colori della sera - scendo col cielo che divento rosa mentre scompare il sole - e sono in tante stelle.
Id: 25829 Data: 25/05/2014 01:14:11
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17:58 - lultimo volo del Falco
Forse quel giorno io camminavo, piccola, per la mia strada dove sono più le idee di sogni seminati tra due libri o passi fatti verso sera fuori casa mentre due parole cariche di affetto medicano l'oggi per domani - idee che dico e spargo qui, dove l'intorno sono pochi muri e un girotondo d'occhi che mi stringe spesso come fa con l'albero il recinto che lo nutre e lo sostiene - amato - mentre tu lanciato dal tuo nome alto in un destino umano vasto luminoso e nero come la notte che prepara l'alba trapuntandola tra stella e stella - immergevi le dita e il pensiero fin dentro il male fondo con paura sorridente e non mollavi, nonostante un eroismo finto di potere ti chiedesse un passo indietro, solo un passo e non saresti esploso come esplodono le stelle che scompaiono alla vista o come un corpo dilaniato nell'orrore senza tempo - ma in un getsemani deserto di stupore rimani a dirci che sei stato solo un uomo - e l'odio vince sempre dove non si è umani, dove si vomita un tripudio di sangue come fiere mute e sazie, nelle pupille l'ombra impotente di chi, vittima in lotta, muore ogni volta che non appare l'uomo.
Id: 25809 Data: 23/05/2014 19:09:26
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Elevazione
Non so la fermezza del volo - planare su macchie più scure, paludi, violacei ristagni. Vedere le case puntini distanti - fori slabbrati su lumi già fiochi che ognuno sorregge in ciclica sera, inciampando. Ma cado, mi verso in pensieri inclinati, disperdo nell'aria vapori, affondo, risalgo e assaporo la luce - d'une aile vigoureuse mi slancio, riprendo.
Id: 25754 Data: 19/05/2014 23:09:30
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Ma regna ancora il fuoco
Allora spargo intorno fango, quella lava del fondo che bruciava e scendendo, in rivoli di pianto si acquietava, fredda e stanca. Ma regna ancora il fuoco sopra un trono che non vedi, confuso con il mondo. Affonda le radici nella terra, ha cenere di secoli ai suoi piedi. Espiazione cadere dentro il mondo - memoria divisa della luce.
Id: 25739 Data: 19/05/2014 06:25:44
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Song - Think pink and sink in a blink of an inky-dinky link

Think pink & sink in a blink of an inky-dinky link Song: O sink! sink in a blink in a blink of an inky of an inky of an inky-dinky of an inky-dinky link YES OH YES! Just sink in a dinky of an inky of an inky-dinky inky-dinky link OH YEAH! Just sink Sink in an inky In a dinky In an inky-dinky link! YEAH!
Id: 25736 Data: 18/05/2014 17:45:21
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Il Maestro Sì
Cos'è la vita? Sì Ha un senso o non ha senso? Sì Moriremo o continueremo a vivere? Sì Qual'è il nostro destino? Sì Bisogna seguire una religione o trovare la propria via da soli? Sì Mi stai prendendo in giro oppure no? Sì Chi sei? Sì Mi stai facendo arrabbiare! Sì Ok smettila! Sì Ma insomma, mi vuoi rispondere una buona volta? Sì ... Ho capito! Sì
Id: 25722 Data: 17/05/2014 17:57:32
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Come quando cammini nei pensieri
Come quando cammini nei pensieri lungo il mare, e prendono la forma del lontano che la boa alla vista oppone a non salpare - respiri di ogni cosa il tempo e credi di vedere chi, scomparendo oltre lo scoglio in rapido nuotare - è scia di schiuma e tua speranza, certezza mai perduta di tornare.
Id: 25704 Data: 16/05/2014 20:53:30
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Come un cane che sogna lazzurro
In classe spiego, a volte, a un popolo muto che vuole soltanto il mondo che sa - e sento nei gesti nei volti e nelle parole una lingua diversa, un mondo che so ma non voglio vedere. Allora, offesa, abbaio alla luna, guaisco ferita, mi accuccio rabbiosa tra i lembi di un mondo scomparso, fingendo che fosse più giusto, più umano - fingendo una lingua diversa, di un mondo che so che non era più giusto né migliore di questo. Li guardo - sognamo insieme un azzurro di un mondo che ancora non c'è.
Id: 25669 Data: 14/05/2014 08:18:33
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Le Campane sono Simboli
Promettevo una gioia, in segreto, alle Campane - mezzogiorno, fuggito in trine di chiarore. E vivi e morti si tengono per mano - fin dove l'eco vibra, fin dove è trasparente e senza pena il ricordare. Raccolto in un garrire tutto si sparge in cerchi, in curva ammutolita d'ali. E tutto è profetare finché si spoglia il cielo - rimane un'orma, lo strascico del velo - la Sposa ormai rapita in sillabe inaudite, maestre unte in Soffi le Campane.
Id: 25647 Data: 12/05/2014 14:37:33
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Che è un poeta - Scherzo
A Adielle, uno Scherzo Premetto - dovrei farlo sempre, ma qui tanto si sa che siamo poeti stagisti, tranne forse alcuni chissà (anche se mi solleticano il cuore e la mente i commenti e mi danno calore e forte senso dell’amicizia) - premetto che non ho qualifiche, pubblicazioni o riconoscimenti: insomma non ho un bel tondo niente - anzi HO niente, che è già qualcosa rispetto a non averlo ... ma forse è lo stesso e comunque è un ni ente che abito o mi sembra di abitare, e a volte ci sguazzo benino. Fatta questa dovuta (ma forse se non la facevo era lo stesso ma comunque l’ho fatta, un po’ per gioco un po’ per senso del dovere un po’ per bisogno di comunicare - o forse era Destino perché tutto quello che siamo e facciamo - forse - è necessario al tutto o Tutto e noi a Lui Lei Neutro Brahman Dio Tao o Ineffabile come mi piace chiamarlo o tuttiinomi o nessunnome chissà) ... fatta in breve questa dovuta - o non dovuta ma comunque sentita e soprattutto nel Destino o destino o de-stino dal greco ciò che sta o Ciò Che Sta ed È o è - dicevo fatta questa premessa che è messa prima o pre - messa o messa lì un po’ così a casaccio ma forse il caso non c’è e c’è solo la Necessità o entrambi o Entrambi o comunque qualcosa c’è - dicevo: fatta questa premessa mi sento - voglio, desidero, de-sidero, dalle stelle o sidera mi scende quest’impulso - dirti: che il tuo modo di scrivere è di chi ha un dono o Dono o un Destino o destino. Insomma sta. E sta come uno che ha la parola tra le mani e come un’argilla le dà una forma che è la sua stessa forma e si fa nascere in questa forma scritta pensata e parlata. E infine bisogna - per caso o necessità o tutti e due o nessuno dei due - dire che questo Adielle è un poeta. Maledetto, benedetto, predestinato, destinato, a casaccio, per ozio, o dovere, o moralità, o non moralità, o rivoluzione oppure reazione. Per pausa digestiva postprandiale o per vuoto allo stomaco. Si vuole, è voluto, è scritto o detto o bisbigliato - da qualche parte che non saprei dire dov’è ma c’è - e forse c’è una logica in tutto questo così logica che logica più non è: che è un poeta.
Id: 25615 Data: 10/05/2014 11:17:51
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Un due tre stella! Oppure no?
Dai cammina sulle mani: vedi il mondo all'incontrario - oppure no? Dì una cosa e il suo rovescio: ti diranno "originale" - oppure no? Sillogismi sopraffini, testa a testa o senza coda - tutti in fila tre per tre, con collane di conchiglie ululiamo alla luna: è lì il vero! Oppure no? Dì di quel che non si dice, taci sopra il déjà dit - oppure no? Salta - uno due tre stella! A campana vince il re. Oppure no?
Id: 25604 Data: 09/05/2014 16:14:34
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Uccellino dultimo ramo

a Lorenzo Canta - a carnee viole dì la tempesta, a nubi rosa incinte l'alba, sole nascente che gonfia il ventre. A iris folle la pioggia fresca, seme di terra appena nato, blu di orchidea a notte fonda, scuro silenzio immacolato - canta uccellino d'ultimo ramo, piccola gola rossa di fuoco - squarcia del cielo l'ultimo velo. Bussa al mattino allodola d'oro, incanta sera dolce usignolo. Tremano i rami scossi dal vento, vibrano d'aria le nostre dita - canta all'immenso i nostri nomi, porta le storie dentro le stelle ugola dolce vino novello - canta la gioia di essere stati e la speranza che non ha fine, come una fiaba senza l'inizio, d'ultimo ramo pronto a volare.
Id: 25579 Data: 07/05/2014 18:56:49
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Sacrificio al girasole
E tu Vincent tagliandoti un orecchio e mandandolo al bordello delle puttane invise delle puttane sporche - sacrifichi al dio-girasole e getti fuori da te stesso la colpa dell'invidia - non essere il rivale non essere il dio-sole - e metti fine infine, in culmine schizoide con sommo sacro fare, al corpo tuo flétri o alter girasole, in rito arcaico al più esigente sole - con notturni lumi in testa ma forse già da sempre, Giudea o Mesopotamia, il taglio del prepuzio annuncia schiavitù al giro dio del sole. Poi per viltà mortale fu offerto un animale. Ma se qualcuno venne a morte tutta intera - si dice che risorge e forse in noi è il seme di un libero volare. Gettasti quell'orecchio sull'orlo primordiale - facevi sacro il sole al tuo destino sacrificale.
(leggendo Georges Bataille: "La mutilation sacrificielle et l'oreille mutilée de Van Gogh)
Id: 25550 Data: 05/05/2014 14:10:50
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La voce dentro
La voce dentro mi accompagna - scorta mai stanca - abbiamo valicato passi con some faticose sulle spalle, attraversato amori mai vissuti e veri. Abbracciato un uomo tra ombra e luce alla radura - un uomo. Sembrava un gioco, dall'altra parte, dire "infine!" - non proseguire. Mi scorre ininterrotta e lacerante questa gioia di sapermi ancora - questo sentire dentro come nel vento un suono che viene da lontano - eppure so che è qui, voce che lega gli alberi alle stelle e me a loro - come in un rosario scorrere tra i grani la stessa mano.
Id: 25538 Data: 04/05/2014 12:38:53
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Come a maestà mortale arresa

Come a maestà mortale arresa vibravo al tocco di una gioia rabbiosa - troppo di vita dove niente fugge - e tutto, tra cielo e terra e campi, e chiese che l'olio impasta al grido altissimo dei corvi - sta con le stelle a raccontare il blu di una notte, un ricordare. S'impiglia sui vetri dei bistrot, sui tavolini color paglia e sogna, su un letto giallo con la coperta come il dorso di un granchio vivo, volti cosparsi di un vibrare intenso. E gira, attorcigliata a quei cipressi, la pena intensa della vita. Maestà mortale essere tutta in tutto - follia pensare di annullarla o scorgere una crepa, un solco che ne offenda la bellezza. (Davanti ai dipinti di Van Gogh, al musée d'Orsay - Parigi, aprile 2014)
Id: 25511 Data: 02/05/2014 20:02:17
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A me, che ho dato vita senza vita
A me, che ho dato vita senza vita, vibrare nei respiri ubbidienti al vento
mi corrono davanti - e rido.
Id: 25420 Data: 25/04/2014 16:07:22
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Luce
Tutta vibrante in punti dice di noi - onde venute a ritornare. E vorrei essere l'uccello nell'istante eterno dove lo rispecchia, sorvolato, il lago - e scopre sé nel tutto di un'ebbrezza. A me è stato dato, un giorno di assoluta luce, di perdere i confini in tutto, senza più me stessa. Tornavo, con gli occhi stretti nella conca delle mani, come un bambino che sfuggito dal grembo della madre nella corsa a perdifiato piange - non sa più dove finisce il prato - dove comincia il cielo.
Ricordo dell'estate 2003 a Sanary-sur-Mer
Id: 25372 Data: 21/04/2014 12:01:01
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Passaggio - a niente posso dire no
A niente posso dire no né oltre il davanzale andare dello sguardo breve che l'affetto preme in una strada sola e vede nel velame del mattino un orizzonte così chiaro dove ogni certezza è in tutto e a tutto dire sì come la ronda abbagliata del falco pellegrino.
Id: 25358 Data: 20/04/2014 10:08:22
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Tra i raggi di ununica luce
Tra i raggi di un'unica luce notturni guaiti - archetti - di antenna in antenna strofinano voci e magnifiche sorti su legno marcito di adami - fioriscono a pasqua tra scalzi nei templi, incenso che sfiora altari trappisti nel tempio silente del vuoto divino che vibra animato, mortale - s'inarca un portone, confonde chi entra, invagina, centellina vino e chicchi di grano - falce che miete annuncia a campi distesi supini la luna - volo planato dall'alfa all' omega. Su strade di polvere in fossili strati destino di pus da tane di fango - o gotiche sabbie, trafori oscillanti, fiammelle la sera su aloni di oranti. E densi liquami di sangue, di mestrui disciolti, di sperma di feci e di umori profondi - abele che grida in corpo caino in fossi e caverne in buchi lontani ... Raggi di un'unica luce su fiori trionfanti d'aprile su chi si contorce si ama si buca si tocca si innalza si stende e parte o ritorna e trova o ricerca - o resta in silenzio - tra mistici santi poeti e assassini, tra guru del tutto dell'oltre dell'ora del qui del poco del niente
e tace - tra i raggi di un'unica luce non vede che ombre, riflessi di luna che il mare discioglie -
non vede che i raggi, soltanto le ombre dell'unica luce.
Id: 25321 Data: 15/04/2014 23:20:51
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Fallace, mi vestirò di chiaro
Fallace, mi vestirò di chiaro per voi che il mondo svezza, gemiti offuscati di capretti nel frastuono sordo di catrame e metallo duro tra colonne di cemento senza storia e grida come cori sparati contro cieli senza senso. Mi vestirò di chiaro, antica come una colomba immortale sulla vetta dove canta la voce eterna degli dei - e planerà lo sguardo come un'ala toccata dalla luce che non muore, il taglio rosso nascosto tra le piume - nello splendore triste della luna, fallace, già nel mare.
Id: 25267 Data: 11/04/2014 19:42:03
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Tra i miei capelli bianchi un nido
Non so tra i miei capelli bianchi non so dove più in alto non so se sogno o se pensiero dove più in alto il nido. Ho perso il fondo dei pensieri ho perso in fondo ai miei capelli bianchi i miei pensieri ho perso il nido. Sale dal profondo come dal profondo sale un polline tra i miei capelli bianchi un'arpa impollina dal fondo un'arpa m'impollina dal fondo il nido.
Id: 25205 Data: 07/04/2014 17:31:02
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Nel borgo del mio cuore dove scocca
Nel borgo del mio cuore dove scocca su terra quieta il gioco brulicante e fiero dei bambini sporco di un cielo gonfio nel calamaio intinto già di pioggia - raccolgo odori di ricordi in antri verdi e nostalgia d'intingere le dita tra le cere in acqua santa e su fiammelle soffiare lieve una preghiera.
Id: 25202 Data: 07/04/2014 14:00:09
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Chi in te cammina
Chi in te cammina - strusciare rituale di pantofole al mattino cadenzato su navata in oblazione: caffè e tondi biscottini sull'altare dove è in bilico la luce. Chi è che in te cammina? Non tendere la mano né rendere le grazie - un re nasconde in fondo agli occhi la tazza e il mendicare. 
Id: 25174 Data: 05/04/2014 12:09:08
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No One
N N N O O O O O O OOOOOOO OOOOOOOOOOOOO N NO NO N e e eeeeeeee NNN OO OO OOO OO OO Quello è perfetto, questo è perfetto Dal perfetto viene il perfetto Anche se il perfetto emana il perfetto, esso rimane perfetto. NOON e Īṣa Upaniṣad, Upaniṣad dell'"Essere Supremo".
Id: 25164 Data: 04/04/2014 19:36:55
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Allora mi siedo, e immortale
Fin qui niente di nuovo - alberi mi parlano di casa in casa e stanno come testimoni del mio andare - loro fermi a ogni cambiamento sanno l'ondeggiare di ogni cosa sotto il cielo che non è mai uguale. Fin qui niente di nuovo, allora. Vado. E mi chiedo se mai tutto abbia un suo riscontro - un riscatto, da qualche parte più distante eppure uguale. Così mi sembra che si sappia - da qualche parte. Allora mi siedo, e immortale.
Id: 25124 Data: 02/04/2014 11:28:32
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Nel ventre

Odilon Redon - «Fleurs (anciennement Le pavot rouge)» (1895). Musée d’Orsay, Parigi. E' primavera della luce quella che ha nel ventre l'ombra.
Id: 25059 Data: 29/03/2014 09:59:30
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La concierge
Credeva a tutto e a niente era una sofista di minuzie la mattina si gonfiava del suo vuoto giusto per la polvere per i momenti teatrali sul pianerottolo a dire buongiorno buonasera imitando tutti cioè nessuno e la ramazza intanto brandita come conoscenza segreta giusto per il fumo negli occhi chiusi degli inquilini ciechi e ciarlieri che del resto assuefatti alla risacca del saliscendi monotono dell'ascensore salgonoescendonosalgonoescendono con le facce moltiplicate da due specchi in fughe escono in ranghi di prospettive dal portone in guerra con se stessi e guardarli è grido sterminato e imitazione solo così la concierge si acquieta e accuccia e sogna fetale nella sua guardiola fuori corrono bambini ma non sa dove è mattina è pomeriggio è sera è notte Oh questo parto di ricongiunzione mai avvenuta Oh di chi i passi fuori appesa alla stampella la faccia di domani?
Id: 25057 Data: 29/03/2014 08:30:27
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In questa forma, il cielo
Dicono - e intanto nubi passano - scoprendo denti dietro a istoriati umidi portali dove entra ed esce il vento. E tutti i popoli sfumano nel fiato, sospendendo indicibili presenze. Ma segrete stanno sopra i tetti le parole mute delle stelle. È tutto - dicono - in questa forma, il cielo.
Id: 25040 Data: 27/03/2014 17:23:12
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Per questa sera, per domani
Per questa sera, per domani, cosa mi resta di essere nel vento di me particella viandante? Nel vento di me cangiante andare come un pianeta o un granello nel soffio - come una pietra lanciata per gioco.
Id: 25025 Data: 26/03/2014 20:11:44
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Credo

Leonardo - Giovanni Battista, Louvre (c.1514) 1 Giovanni, 4-16: Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Credo che non risorgerò - non come mi hanno detto o come scribi hanno trascritto con il pennino in devozione e faticosi studi tra spaziose ombre dentro fumose mura. Credo che su un dio non c’è - non come mi hanno detto in questo tempo troppo breve dove mi volto tra parole scavate nelle fondamenta cupe di popoli e di sangue. Credo che non si morirà - non come ci hanno detto per la paura che la vita sia un peccato da espiare o un troppo buono e succulento frutto rubato a un dio geloso. Credo Che non risorgerò Che su un dio non c’è Che non si morirà Non come mi hanno detto Ma credo che l’amore è.
Id: 24981 Data: 23/03/2014 16:06:17
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Le nuche dei ragazzi
Le nuche dei ragazzi sono fogli - assorbono inchiostro di salive, rivoli di voci in ghirigori.
e stanno
come palpebre socchiuse o ali che non sanno di volare.
A volte sembrano dormire - a volte sono occhi ancora chiusi che non sanno di vedere.
Id: 24951 Data: 21/03/2014 18:42:35
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Ma tremo
Mio mese di vita mortale - gennaio - confonde la gioia in dolore, il sole in pallida neve. Soffioni di luce espandono semi - e sembra una rosa che spunta, la sera, sul limpido stelo del cielo. È notte al mattino, per lei che con l'abito lilla va sola tra i morti. Mi tace l'affanno, il mondo si è chiuso. La festa è sigillo, cerone al silenzio. Noi drupe, insetti voraci di vita. Pensavo. Ma disse: "è andata", mio padre, e sorrise. Mi oscilla quel gesto che inchina la morte alla vita, quel volo d'ebbrezza ronzante sul miele - quel sì che mi affonda fin dentro le vene. D'amore. Mi disse: "è andata", mio padre. E sorrise. Ma tremai alla festa appassita dei vivi. Ma tremo.
Id: 24825 Data: 15/03/2014 20:54:54
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Perché, Medea?
Ai tre agnelli, alla loro madre carnefice e vittima Ti prego, amore, ancora - se sei amore - o l'odio ti ha svuotato come dalle mie vene il sangue fuggiva fin dentro al mio cervello e ancora e ancora e ancora pulsa come la luce sulla lama del coltello ? Sacrificio! Sacro facio dei miei capretti dolci, sgozzati come non ha fatto per Isacco il padre Abramo - ma l'angelo non c'era questa volta sopra l'altare di quei letti nudi dove risuona ancora l'urlo sotto la mostruosa mano. O madre io mostruosa, mostruosa la mia mano! Ho fatto sacra la follia, io folle io sacra io dio - dove sei amore, resta ancora, ti prego amore, ancora - torna indietro, fermami la mano che l'angelo sorride e aspetta ancora. Eccolo! Lo vedo! E' qui , tiene i miei agnelli sul palmo della mano, mi perdona - tu sai ti ho perdonato, Dio.
Id: 24734 Data: 09/03/2014 20:27:20
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Seguivo due che si tenevano per mano
 
Quanto a me, sospinta da pensieri confusamente circolari - gironi di ricordi, di farces e di mystères sul piccolo sagrato dove danzano memorie i miei giullari - seguivo due che si tenevano per mano, sicuri nel tempo dell'amore che si dona - non torna - tempo che brilla di una fioritura sola. Andavano in quel tempo loro, accanto al mio, lontano. Entriamo, io un passo indietro sulla soglia, fin dove la basilica ci accoglie - passeri o foglie che il vento poi sparpaglia. E in un canale ci convoglia fino alla nera vergine, madre notturna e grotta, muta maestà davanti ai figli. Disgiungono le mani in una conca. Anch'io come i due passeri, anch'io come una foglia mi perdo nel richiamo - ricordo quando in cielo oltre le nubi vedevo la promessa del tramonto, vedevo discendere col sole il viso sorridente del mio Dio. 
Id: 24713 Data: 08/03/2014 18:15:40
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Guardava fisso in alto
Lungo la strada improvvisamente un uccellino forse caduto dal nido o disorientato stava col petto a terra come appoggiato - ho avuto appena il tempo di schivarlo dicendomi che fermarsi non sarebbe servito a nulla. Ho continuato la corsa con un dolore chiuso dentro per la sua morte inevitabile, per la dimenticanza che già lo accompagnava. Ho proseguito. Guardava fisso in alto. E io ho proseguito.
Id: 24551 Data: 27/02/2014 00:21:13
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La Leggenda della Rosa Amara
 
“La tendance mimétique fait du désir la copie d'un autre désir et débouche nécessairement sur la rivalité”.
La Violence et le Sacré (1972), René Girard
Come rifugio o copertura al Nulla
plasmava nel suo calco altra Forma -
in altro la cercava, sempre uguale.
Forse ricomponendo un mondo,
un mito stanco di parole
nutriva cenni vivi tra di loro.
Fuori, più lontano del lontano,
fuggivano su cime innevate
colmando l’uno all’altra desideri
fin sulla cima bianca, poi sfiniti.
La Rosa li attendeva, mai perfetta
finché non fosse colta oltre di loro -
oltre la nostalgia dei due sessi
ancora e sempre sazi e soli ancora -
finché dei loro corpi uno solo
in due riunito stando separato,
l’avesse presa senza desiderio,
per poi piantarne le radici
dove la terra attende fioriture -
in una festa senza sacrificio
dove la Rosa è il solo Mediatore.
Id: 24473 Data: 21/02/2014 18:54:42
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Il cenno di speranza che non dico
Come cosparsi da una grazia lieve io e te, due corpi sotto cieli disuguali, mentre ti leggo alcune frasi da "Le Milieu divin" e con la voce medico distanze. Teilhard è qui con noi sub specie æternitatis e tracce sulla carta. Voci disseminate intorno come soffioni a dire primavera - e biciclette - incidono percorsi confusi sulla ghiaia. "Ego sum, noli timere" è scritto a pagina sessantasette delle Éditions du Seuil dove lui dice che, nella "détresse" di "atome perdu dans l'Univers" "la voix évangélique m'a sauvé". Fa parte del disegno di un mattino - ormai con noi - la pagina ingiallita che non toglie la voglia appena stanca di tornare, il cenno di speranza che non dico.
Id: 24411 Data: 16/02/2014 19:09:12
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Leggero non sapere
In quale altro mondo, vita o sconfinato cerchio sarà come guardarsi da lontano - dimenticare il vento che oggi era con noi - dimenticare la salita fatta piano, l'arrivo e la spianata: "no, non ci fermiamo a prendere il caffè, continuiamo"- tornare più sereni dopo aver lasciato ai passi il ripetuto affanno di cose calpestate invano - un sangue ossigenato, il viso come un'ostia tra le mani e gli occhi di una volta che chiedono allo specchio in quale altro mondo, vita o cerchio sarà come guardarsi da lontano.
Id: 24381 Data: 14/02/2014 20:21:49
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Se sfioro

Tra i palmi dischiusi del giorno
richiami notturni
se sfioro il silenzio.
E soffio le cose all’ingresso del tempo -
allento le vele
cercando più al largo,
oltre gli scogli il cobalto.
Id: 24310 Data: 09/02/2014 20:38:04
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La loggia dei Mercanti

Sdrucita bambola di pezza, sola -
sei in freddo ripostiglio
né amici qui più corrono a giocare.
Offendono le inutili scarpette
se il marmo vieta ai passi di accennare
un ritmo ormai gelato -
superflue suole a superfluo andare.
Offende pantomima di parole
su ferita mai rimarginata -
non medica il vuoto della fine.
Altrove era vociante piazza -
raggiava di colori il suo sagrato.
Ci insegue quel tripudio della luce
festante sotto gli archi - ci inseguiva .
E nella gara schermi ancora il viso -
ricordi? un passo, un solo passo ancora …
la loggia dei Mercanti ci appariva
intrisa del bagliore di un’attesa -
era Bologna d’oro, risvegliata
dal sogno eterno d'essere mattino.
Id: 24216 Data: 02/02/2014 17:02:49
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In acque originarie
Sì - svuotare d'ogni fango le parole, scavare fino a dove il suono è uno sguardo che si china, s'immerge in acque originarie - opacamente all'altro uguale nel risalire vacillando - la luce un beccheggiare di riflessi - appena un po' più in alto.
Id: 24200 Data: 01/02/2014 18:20:27
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Cristallizzazione
Mi scioglie le mani quest'ombra, le disfa e accarezzo la vita, lei tutta di me - io tutta di lei.
Mi pulsa il ricordo di strade estatiche al sole, l'odore del mare eccitato fin dentro la pelle: "desidera".
Scogliera in agguato sugli occhi rovescia a confini la voglia - orgasmo d'amore rigonfio nel sesso dischiuso del mondo.
Id: 24110 Data: 27/01/2014 00:34:23
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Di quest’ampiezza

Wassily Kandisnsky - Composizione VII E nel respiro un'ecumene tutto accoglie che non resti fuori - salvi per natura artificio o grazia. Salva da salvezza quel tacere acquiescente, sapienza immortale delle cose in nobiltà d'attesa - assassini re o santi via ventre vivo vicolo di vermi. Splendono amleticamente stelle sull'asfalto ottuso - specchiano vocali eco verso arcate. Stempera sommesso sognare accordi cigolanti - cori nel chiostro con stridori strenui, nascere e morire. Altrove - forse qui - altrove.
Id: 24066 Data: 24/01/2014 17:24:54
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Ai gatti dei tetti
"ciao" dice uscendo, curvo sul sacco del cibo per i gatti dei tetti - da poco si mette un berretto di lana - verde di fiume tra i rami - marsupio a tracolla in affanno di piccole cose - tasselli scampati a nuvole grigie. Con taciti occhi accarezzo la voce negli argini, le strade schivate mai in tempo mai tardi mai ora - opaca tra i gesti una fuga - nascondere il viso al mattino.
Sentiva già in me odore di neve, versava se stesso in mani d'offerta - solcavo le linee giù in fondo alle vene - stringevo fin dove succhiavo la linfa - aggrappata ai cancelli degli occhi da dove tornavo, cacciata - in bocca una brezza, un naufrago sole risorto.
"ciao" dice uscendo - curvo sul sacco in cerca di vita.
Accarezzo la voce e il pianto giù in fondo - mio dolce saperlo perduto. Per quello che cerca la sera nei gatti dei tetti - e quando ritorna non trova chi siamo, il sorriso che ero - non trova chi sono.
Id: 23917 Data: 15/01/2014 00:43:32
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Di notte

Star of Heaven
Di notte la piccola donna entra in chiesa, accende una candela davanti all’altare di Ictys. Col viso nascosto tra le mani comincia a pregare. Penetra la luce dorata della fiamma tra i palmi dischiusi, comincia a pensare : pensa che siamo dei pesci, dei pesci del mare.
" Dire della rete con pesci nuovi -
forse che la chiesa non è rivoluzione,
rotta stellare a schizzi spermatici,
minuscoli figli di Sperma Theou -
rimettere il non remissibile da sempre rimesso -
sublime cinismo di santi,
speleologia dell'anima che offre bende -
genetica genialità fin dalla genesi?
O
passando ad altri fili, brindisi di eletti -
festanti prepuzi scagliati più in alto di tutti,
alleati di Ra o Jhwh - alleati di un Sole -
O
incastro di corpi e pensieri,
grovigli in recinti fumosi, speziati,
altrove pestare di piedi scalzati,
o voli di falco su estatica erba,
disfarsi -
possibile restituzione cosmica in corpo stellare,
olistici sessi avvinghiati,
spremitura di succhi semantici sopra burroni -
appendici a indicare aletheia/episteme,
esplorare lune tra i rami -
intravedere.
Risplendere? Forse.
Forse indizi - tessitura originale -
rete, fili intrecciati, nodi serrati.
Pescatori esperti,
appresa la tecnica,
aprire la rete, entrare del mare.
Buie creature in bui fondali,
correnti cobalto.
Pescatori esperti,
appresa la tecnica,
aprire la rete, fuga del pesce,
va dove vuole.
Stringono i nodi.
Confraternite - delimitare il mare -
impigliarsi in relitti incrostati,
ipnotizzare -
bagliori di madreperla.
Nella rete
fratelli del mare legato, destino di scaglie ”.
Alza il viso la piccola donna, fissando l’altare. Sorride pensando:
"All'arrembaggio!
(Indurire, affilare le pinne, limare i denti dei pesci).
Questo il tempo? Ogni tempo?
Branchi sapienti - sciogliere nodi, sgrovigliare -
spalancare reti.
Pesce - figlio del mare, fratello dei pesci, fratello del mare.
O Ictys".
Di notte la piccola signora ha acceso una candela davanti all’altare di Ictys. In ginocchio. Sorride. Tra le mani dischiuse risplende il viso come una scaglia dorata, una scaglia dove si rispecchia e rifulge, immenso, il mare.
*"Ichthys": Iesous Christos Theou Yios Soter, (ICTYS) che tradotto è¨: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. La parola Greca è Ichthus (Iota Chi Theta Upsilon Sigma), pronunciata ich-thoos :è la parola usata nel Nuovo Testamento per la parola "pesce".
Id: 23894 Data: 13/01/2014 12:59:37
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Api in un favo
Tutta raccolta in me pensavo - api, api in un favo - una sfarfalla, una rapina, di fuchi fervido il destino - voilà la danse. Pappa reale gonfia la regina - inebetita al soglio sale, sospira su gemme esagonali, ma ronza ormai d'azzurro il cielo - tutto colmato, tutto in tutto già avvenuto. Punge una gioia brunita ... Chi siamo? Dov'eri? Dov'ero? Ecco - il cielo!
Id: 23851 Data: 10/01/2014 14:56:34
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Grammatica generativa
Alla scuola interpreti di una città con la piazza grande dove il nero e l'oro stanno in armonia - ne ricevono i riflessi ovunque anche le facce anche la mia che prima era solo vuota - il professore spiega Chomsky e a me piace quell'idea stellare di un nucleo che si espande come un ramo su un ramo su un ramo - così se dico che "una rosa è una rosa è una rosa ecc." vuol dire sempre qualche altra cosa - ma io sono solo una ragazza italiana con i capelli lunghi e neri seduta in fondo e vorrei chiedere molte cose - per esempio se a un certo punto la grammatica non genererà più o se le parole comunicano in segreto tra di loro senza che noi lo sappiamo - ma sono solo una ragazza, una ragazza italiana che ha solo l'ombra bruna e oro sul viso mentre sotto gridano pallidi ricordi che non si vedono - così non parlo e con le mie amiche faccio discorsi per le scale - mentre scendiamo guardiamo fuori dai finestroni dove nel cortile i professori parlano e gli studenti hanno fretta di andare al bistrot - così scendendo parliamo di ragazzi e di sesso ma non descriviamo i particolari - e poi viene fuori il discorso della timidezza - solo allora Lella che è un bel gradino sopra di noi come intelletto sorride in quel suo modo che cigola un pochino, come quando il gesso stride sulla lavagna - ma i suoi denti sono così brillanti! - e dice: "proviamo a immaginarlo quando si alza la mattina in un pigiamone felpato a righe". Allora ho pensato: "Lella è sublime e la grammatica è davvero generativa" . Dopo i miei capelli neri sono diventati troppo presto candidi - come le parole si sono raccontati dei segreti - non ho mai capito cosa si sono detti. Forse è stato meglio così.
Id: 23829 Data: 08/01/2014 21:30:05
*
è
Sulla soglia
di me o del mare o di te
mi son chiesta fin dove
fin dove si è
ho percorso il cammino all'indietro
" è si dove fin"
allora ho capito
il confine non è
all'ingresso del mare
o di me o di te
non è
te o mare o me
è respiro
luce nell'aria che è
me mare
me luce
me te
è quello che è.
E non chiedere al mare
di me o di te
è quello
è quello che è.

Id: 23796 Data: 06/01/2014 21:58:16
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Journal dune taupe

Vivo
in due cunicoli discosti -
circonvoluzioni della mente
magma
in ipogeo sepolcro -
se penso mi confondo
lava
solo appena un po' più in alto -
ardo
in sensi alieni -
fiuto e sento
finché sporgo -
dal buco dove torno -
il muso
d'azzurro siderato -
e sogno
Id: 23758 Data: 04/01/2014 15:14:55
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È quasi l’ora che sei entrata nel silenzio
È quasi l'ora che sei entrata nel silenzio, madre - quello che di poco precede il duro letto e i fiori senza vita nel tempo tuo di marmo. In fuga per la vita ti restavo accanto - anticipavo addii con la vergogna dentro. Inutilmente. Nessuno a offrire un varco al tuo respiro fermo - tradito dietro al buio prima che cantasse il gallo. Così rimango sveglia - non mi chiamerai - non chiami più nessuno tu, con il vestito lilla già pronta per partire - un viaggio dove è quieta la tua mano - sempre quieta - muta a ogni saluto. Così rimango sveglia - non ritornerai - l'aria della notte sale e scende ignara come una preghiera nel mio torace vuoto, sola come il fumo in una chiesa sconsacrata - nero crocifisso dove ardeva il Salvatore.
Id: 23743 Data: 03/01/2014 04:04:26
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De tous les jours le plus fidèle
"Examine for a moment an ordinary mind on an ordinary day. The mind receives a myriad impressions—trivial, fantastic, evanescent, or engraved with the sharpness of steel. From all sides they come, an incessant shower of innumerable atoms; and as they fall, as they shape themselves into the life of Monday or Tuesday".
( Virginia Woolf, from "Modern fiction" -1919 )
Les Très Riches Heures du Duc de Berry

L'Homme anatomique, ou Homme zodiacal, enluminure réalisée par
les Frères de Limbourg et portant les armes du duc Jean de Berry
De tous les jours le plus fidèle,
il sait l'attente et sa détresse,
connaît par cœur la chevauchée,
le long galop, la fin du jour -
aube haletante, coucher épuisé
qui nous déverse comme une crue
le fleuve sombre de nos pensées,
l'eau trouble et grise de la journée.
La nuit on rêve d'un lendemain
qui soit radiant comme un Phœbus,
ses boucles d'or rayons d'une toile
tissée pour nous aux portes du jour.
De tous le jours le plus fidèle,
sait bien l'attente, le frère lundi.
Id: 23704 Data: 30/12/2013 18:53:24
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Offerta
A chi non amando, ama. 
Odilon Redon - Les yeux clos Ma quando tocchi un'ora così alta non conta la tua bocca - bruciata ogni parola ascolti dietro gli occhi - temi forse il cielo? Quel passero che in briciole di grazia muta tabernacolo conosce del miracolo l'effimero equilibrio - nube che passa dimentica il mutare. Quando ti accade un'ora così alta non ami che l'amore non amato - solo così lo vuoi - compiuto - seduto sopra il vento temi forse di cadere ?
Id: 23684 Data: 29/12/2013 18:43:34
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Intanto starò zitta come una nebulosa azzurr

Intanto starò zitta come una nebulosa azzurra,
nel bar dove mi offri, amico mio, un vino rosso
freddo come i vigneti di galassie più lontane.
Un vino che galleggia - senza spazio e senza tempo.
Ci espanderemo vaghi di ricordi mai vissuti,
di vita ricordata dove forse un giorno vagheremo,
dispersi. E l'altrove sarà un ecco già da altrove.
Intanto mi preparo gli occhi vestiti d'aria chiara,
indosso un voile di nubi sui capelli, e un sorriso
che trasforma il vino vecchio in vino nuovo.
Ubriachiamoci dell'ecco - cosmo silenzioso di poesia.
Id: 23671 Data: 28/12/2013 13:02:24
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Gloria ai nostri piedi nel percorso!
Gloria ai nostri piedi nel percorso !
Si è rotta la placenta della terra - il cordone dell'antico testamento cupo e rosso di cruenti sacrifici lo vagisce il battacchio di campana alla chiesa sua vagina di ogni seme - ne profeta il vitigno dell'altare dell'arrivo in ciascuno del bambino - quando vergine è l'ascolto nell'attesa, così un chicco è la Gloria al Melograno. È disceso dalle stelle, è entrato in una stalla tra due fiati a respirare - come un vomero nel solco disseccato, dall'incuria dei padri abbandonato - come un piede che ha calzato l'orma vuota per pietà. Gloria, gloria ai nostri piedi che camminano qui in basso.
Id: 23649 Data: 26/12/2013 10:10:06
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A un limite ti aspetto, ben oltre me
A un limite ti aspetto, ben oltre me e questa pelle che non ha niente da raccontare - la voce, forse, senza più parole - mi muovo verso te che non mi aspetti e non sei che il mio desiderarmi senza forma - ti aspetto, voglio i tuoi occhi dentro i miei - le mani che da sole sanno la mia storia come se l'avessero toccata - ti aspetto in un treno senza locomotiva guidato da una cantante jazz di blues - ti vedo già entrare con il fruscio di sempre che non avevo mai sentito e non ho più paura - ti guardo come se facessimo l'amore - mentre la nebbia oltre il finestrino suona una tromba d'oro - la senti? - ti sorrido con un viso che non mi conoscevo, quello che mi hai chiesto - quello vero. Mentre la voce liquefa la tromba, e la nebbia me la sciogli in bocca.
Id: 23638 Data: 24/12/2013 20:56:19
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Fossero immerse le cose nella bruma
Fossero immerse le cose nella bruma come una mano che dalla fronte scosta una ciocca che teneva gli occhi in ombra - ora la vista è chiara come quel gesto che restituisce l'alba all'orizzonte è il fiat che nell'oscuro ora rinnova il mondo - tu dalla bruma circonfusa speri nel suo diradarsi tra maliconie dove la luce penetra in dorata cometa di capelli di bambina, rinasci a mezzanotte nella paglia - sei figlia del neonato, madre e sposa, sei fiato animale, accogli in te la luce - assumi la sua ombra.
Id: 23631 Data: 24/12/2013 00:10:27
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Ritorno a Mannheim
"Dilige, et quod vis fac"
Lo vedi, non chiede nulla mai l'amore - null'altro che non sia il giardino ora spogliato nell'inverno di se stesso oltre la vetrata dove ti rispecchi e riconosci tra quei rami - nuda -
la casa è l'arco delle braccia che una bambina ti tende come un fiore - la freccia ha sulla punta un miele.
Chiamano le silenziose quiete grandi stanze dove eri orma ormai perduta nell'eco avvelenata dei rimpianti - macchie d'inchiostro sul tracciato, corvi che si fingono usignoli chiamandoti nel buio di un gracchiare.
Ma basta un nulla a quell'amore che nulla chiede se non il tuo nulla - restare come un ramo nell'inverno, brillare a primavera, diventare tutto.
Id: 23598 Data: 22/12/2013 00:25:33
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Qualunque sia il tuo Nome
Qualunque sia il tuo Nome ti chiamo - tu che sei me eppure altro nella casa dei pensieri - nel nido di una rondine invisibile pagliuzza, intreccio che sostiene - poi base per il volo. Qualunque sia il tuo Nome ti cerco - nell'assenza dove il volo si è spezzato. Sei passo tra i miei passi, orma che mi attraversi il giorno testarda a sgranare la speranza. Mi appari - velato nello sguardo nell'eco che rimbomba di lontano. Ritorni - accarezzandomi la voce troppo sola. Sei dietro le parole ormai perdute, richiamo tra spirali di respiro. Fai rito di ogni gesto - sei ventre - altare di ogni vita in offertorio. Noi uva in un calice innalzato dalle tue mani nascoste tra le quinte - qualunque sia il tuo Nome.
Id: 23499 Data: 15/12/2013 10:34:34
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Un mendicante riceve povertà
Un Re chiedeva l'elemosina con occhi pieni di stupore - i passanti gettavano parole in ciotole ricolme di pietà.
Si volge al tocco della luce vestito di distacco e nobiltà.
Scontava vertigine di assenza - non sapeva - chiedeva oltre il corpo dove un sestante per la notte - chiedeva carità.
Un mendicante dona stelle dal suo palmo - riceve povertà.
Id: 23498 Data: 15/12/2013 00:23:33
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Traluce Lilith nel suo andare

Lilith A Lilith, prima di Eva
Traluce Lilith nel suo andare -
sussulta nel respiro
becco buio
Traluce Lilith civetta nera -
oscura veste la addolora
se sé e sé separa
e in notte oscura vola
Lilith filo d'argento per le strade -
batte sognando per Adamo,
di colpa ha incise le pupille -
desiderare.
Id: 23449 Data: 10/12/2013 20:02:28
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I ragazzi
Non più parole a nutrimento, i ragazzi. Bevono in canali lucidi fili leggeri d'aria, pagliuzze per il nido. Si toccano, sfiorando, gli occhi sorridendo con la mano. Basti. Guardano su una linea pari - da terra a terra nobiltà senza voli - o sprofondare. Stare. Stretti in una cuccia salvano il calore.
Id: 23383 Data: 04/12/2013 19:58:24
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Il volo breve
Ci sarà pure, in fondo, un abbandono, lungo il percorso puntellato di divieti, fino a un'apertura dove far scivolare i pensieri tra le mani e sparpagliarli intorno col respiro fin dove il molo sfida il mare - e vince, se gli crede - perde, se pensa di poterlo mai delimitare - guardando chi scrive t'amo con lo spray ben oltre i muri che fronteggiano il maestrale - ben oltre la promessa eterna. Conta quel gesto sulla soglia del mattino quando arrivare in corsa prima della luce è volo breve dove tutto il corpo trema - elevazione di un calice divino ubriachi del sapore della notte - come accarezzare il vento, sentire tutto l'universo in quella conca d'aria tra le mani.
Id: 23332 Data: 30/11/2013 17:53:58
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Pelle daria
Portare pelle d'aria come parure d'amore - bijoux di perle d'acqua offerti al primo sole.
Id: 23271 Data: 25/11/2013 22:39:03
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Oggi ho parlato con il sole

Oggi ho parlato con il sole - sorrideva - gli ho detto grazie della luce che mi versa quando scorro come fossi ferma - invece sono un punto tra mille punti senza via di fuga se penso a tutti i me riflessi intorno - come le nuvole cangianti nello sguardo, la loro scia infinita che racconta di un luogo alle porte del deserto che mai nessun Mosè a quanto sembra ha mai trovato, o dissepolto - e in uno specchio d'acqua ci riflette le mille scaglie di un serpente - un gioco di colori sconfinato arrotolato intorno a una palla - mentre su cimiteri di cristallo lo sguardo indugia e si confonde vacillando come fumo che sale dal cemento per il troppo caldo. Bruciata ogni traccia di salvezza è persa tra le dune la domanda - ancora quanto alito di vento farà brillare i raggi dentro gli occhi, farà sognare il sogno di sognare di avere balbettato al sole in bilico sul Nebo vocali come ali sopra il mare. Il passo lieve sulle acque è il tempo breve dell'amore quando si parla la lingua del sole - inginocchiati a credere nel rovo la fiamma che ci abita nel cuore.
Id: 23244 Data: 23/11/2013 17:07:11
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E quando splende amore, amando

Monet - Il lago delle ninfee Ad Amina, a Nando
E quando splende amore, amando,
è scorrere di linfa alle pupille -
è pena liquefatta che salendo
rinasce in altre foglie e scioglie il pianto.
Non essere se stessi e nessun altro -
sorridere di un sé ormai lontano,
il mondo trasformato in un istante
col passo di chi in alto guarda il piano
e vede una pittura già distante -
i grumi addolorati delle cose
sfaldati in cielo d’erba, unico canto.
Terra alla terra tralci di una vite
arrampicarsi insieme verso l’alto
è attraversare volti accarezzando,
è quando splende amore - amando.
Id: 23224 Data: 21/11/2013 20:48:06
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Vorrei che foste alberi
Vorrei che voi sapeste quella strada dove ritrovo tutti i giorni il mio coraggio scorrendo tra le stesse cose e i miei pensieri - come la lunga fila d'alberi sostiene i gas di scarico e il cielo - tutto il peso - e dove a ogni curva mi apro ancora con un vecchio viso al balzo della luce come bere dalle nuvole speranza. Vorrei che voi sapeste quanto pesa tutto questo - e la speranza - allora capireste, e con il vostro viso che trabocca sonno e poca voglia di abitare stanze di voci obbligatorie e segni oscuri - allora capireste l'offerta e il sacrificio necessario - la prova che richiede il giorno - stare come fanno gli alberi, attenti e senza sosta inquieti sapendo la fatica di restare - la gioia - sopportare il canto a volte stridulo di chi vi insegna a riconoscere i richiami - accogliere gli uccelli, il loro stormo che dopo avervi scossi si allontana.
Id: 23122 Data: 15/11/2013 07:18:28
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Quel tavolo sul prato, bianco
Ricordi quel tavolo sul prato, bianco - con quattro sedie messe lì, come per caso. Seduti attorno si parlava - come si fa tra vivi che solo appena sfiora un vento d'ombra tra i capelli - poi si fa Pasqua il sole in tarda primavera. Un'aria colma di troppa luce abbaglia - minuscole farfalle bianche inseguono la scia scomparendo. Ognuno si rispecchia in un riverbero - sperando. Perché è tutto prato intorno e allacciano le braccia in cerchio amico gli alberi con mani verdi che rinascono dal ciclo buio della terra dove poi si ricongiungono. Ma siamo in un mandala d'erba dove non ha soffiato ancora il vento - dove l'istante è fermo - pigmenti d'infinito sotto un cielo chiaro - il sole in alto lo sigilla. Ogni parola detta non ritorna - sosta dove il giardino è appartenenza muta ai fiori che aspettano la sera respirando verso l'alba - poi curvi su se stessi si addormentano.
Id: 23067 Data: 11/11/2013 14:21:49
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Notturno d’alba
"La stanza è muta d′ogni luce. Scrivo nell′oscurità." (D'Annunzio) 
Simone Martini - L'Angelo dell'Annunciazione Quando ero vecchia credevo di sapermi - e il mondo - pur non capendo. Ora che non mi fugge il tempo, e quello che sommerge lentamente mi corre sempre avanti - quando credo finito il cielo solo perché non mi stupisce più il nome di una stella, o se la guardo non la vedo - sono un notturno d'alba, aspetto il giorno e so che viene - non mi sorprende. Ma ogni istante che conosco avviene nell'offerta - con gli occhi aperti nasco se tu mi dici ancora il mondo.
Id: 22981 Data: 03/11/2013 23:55:26
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E oggi questo peso che mi porta
"Ce sommeil ... le premier Adam en fait l'expérience pour "explorer le chemin de la Ressemblance" ... une lecure possible de son nom, Taredemah; le premier Adam ne prendra pas ce chemin, mais le Christ, le nouvel Adam, l'assume totalement. Il s'agit de la traversée des ténèbres de l'humanité". (Résonances bibliques - Annick de Souzenelle, pag.140). 
E oggi questo peso che mi porta qualunque cosa io pensi o di sfuggita appena guardi intride orme di penombra abbandonate in sogni di città che non conosco eppure ho visto chiamando chi non mi risponde, salendo scalinate fino a una piazza immensa che scende giù nel mare oltre una chiesa bianca - dove non so la porta. Un raggio stamattina all'improvviso - leggevo di quel Lazzaro che dorme - eppure è morto - ma per Gesù a volte i morti sono vivi, i vivi morti. E oggi questo peso che mi porta qualunque cosa io pensi o di sfuggita appena guardi intride orme di penombra - cammina insieme a me - è la mia ombra. (Lazare - 'Eli 'ezer "aide de Dieu")
Id: 22969 Data: 02/11/2013 19:55:20
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Ερωτικός

Foto di Jan Saudek Respirami respira mio respiro respiro tuo respiro respiro nel respiro respiriamo ti respiro mi respiri respiro nel respiro respiro respiri respiro respiro respiro respiro respiro respiro reeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssss piiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiir o
Id: 22945 Data: 01/11/2013 12:07:11
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Dentro un cappotto di lana grigio
Era smisurato ancora - il mondo - e l'asfalto aveva un suono asciutto quando l'odore buono dell'inverno era occasione per lucidare scarpe con la cera - aroma legnoso ambrato e secco come le parole nei fumetti di vapore senza fretta di arrivare prime al cielo - si sostava in stanze da tè affaccendati a guardarsi attentamente - libere le mani a indicare in giri d'aria tutta l'evoluzione di un pensiero - la gestazione con la schiena appoggiata a una cedevole spalliera - il suo percorso lungo i sentieri d'ombra che le lampade tracciavano su mappe tappezzate di strane isole a circumnavigare muri - la nascita bagnata dai sorsi gocciolanti e dalle tracce sul bordo circolare della tazza - vagiti - la giovinezza, poi, mentre la luce entrando esplode zampillando dai vetri colorati in velature d'oro e ammorbidisce i volti - colmi - così la voce scende piano mentre la mano plana poi s'abbassa stanca e come un cigno scivola sulla tovaglia bianca. Era smisurato ancora il mondo quando in trasparenza vedevi le lancette aver compiuto un giro intero - tutto il percorso dove le montagne erano vette per la mente da scalare - senza fretta - infine ti guardavi intorno riposato - in quel rifugio con i tuoi compagni - entravi nel cappotto di lana grigio arcano di antica civiltà - ancora solo uomo - non liberato ancora - eppure intero.
Id: 22900 Data: 29/10/2013 18:48:28
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Il codice stante lungo un molo - o
Il codice stante lungo un molo essere in tutto traluce odore delle reti si fa - si dice - verso sera addensamento l'aria e più vicino a una meta - ovunque - senza mai o prima o poi - essere. Il codice stante lungo un molo ondulare irradiamento - informi - gli occhi sul mare o sui murales - o. Il codice stante avvistare avvistamenti una vertigine sapere già il passaggio dopo il cinema - non c'è niente da salvare - forse improvviso, o dolcemente - o. Intanto.
Id: 22871 Data: 28/10/2013 00:44:00
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Sono cerbiatti gli occhi dei ragazzi
Schiuma che splende nella luce ebbra - inno al chiarore sui pinnacoli rosa della sera - spermatica sorgente di candore, orgasmo al grido alto dei gabbiani. Così si è tutto il cielo - espansi. Sono cerbiatti gli occhi dei ragazzi - saltano dietro le pupille come tra gli alberi nel bosco. Bagnati di placenta - hanno le ciglia vergognose e nude.
Id: 22803 Data: 22/10/2013 20:28:47
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Psiche digiuna, e mente

J. W. Waterhouse - Psiche apre la scatola d'oro (1903) Digiuno nei cunicoli che scava sotterraneo il fiato alzando le membrane come vele - e mento sapendo la pietà ingessatura che blocca le giunture - la corsa proseguiva dentro il sangue - scarsa di ferro per destino o forse al destino scarso il sangue. E fui, sarò - non sono. Tarma del cervello rosicchia il corpo nei canali senza più linfa, senza niente. Vago dispersa dove la foglia scivola e lascia timoniera la corrente. Mi accartoccio su me stessa staccandomi da terra - mi assume l'aria come mozzo - mi spuntano le ali mentre ogni poro gode congiunto al vento - bevo - sono silenzio.
Id: 22780 Data: 20/10/2013 23:38:43
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Opaca stella della sera

Paul Albert Besnard - La stella della sera - Eclissi
Opaca stella come me,
che faccio sera
e offro alla luna una foschia
versandola in pensieri laterali
nascosti più lontano -
in te che tieni l'alba nella mano
come una sfera
che rotola notturna
e già va impallidita dov'è chiaro.
Così credevo d'esserti accorpata
in sogni dove è eterno il divenire -
non muta l'alternarsi,
Lucifero ancora in grembo a Dio.
Stella di polvere, piccola stella
dal tempo screpolata -
nel giro cosmico incastrata,
destino di ogni cosa che tramonta.
Taci nel cielo come un'ombra
che spera solo d'essere svelata -
tu taci,
resisti all'imperare della luna -
fai come me: attendi, resta opaca.
Id: 22755 Data: 19/10/2013 12:14:39
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Piccolo totem
Restare sulla cima di se stessi nient'altro che uno sguardo - testimoniare tutto intorno la luce, nell'alone del tuo mondo - un fiore sì che appassisce a sera e poi risorge a ogni aroma che ti espande la memoria - e fa la vita nuova in ogni gesto in ogni volto se leggi nei suoi occhi una richiesta - rispondere alla luce con la luce, non dire i ripostigli dove si fanno ruggine le cose - parlare senza peso dello spazio tra gli alberi che sfilano nel viaggio intrapreso - della meta: un uccellino appena nato caduto dal suo nido - accoglierlo nel palmo della mano.
Id: 22712 Data: 16/10/2013 10:26:35
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E fui Papessa, solo nei Tarocchi

Alessio Delfino - La Papessa Paul Gauguin - Donna seduta "Ma credimi: viene il momento in cui l'adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme, viene un'ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio. Dio è spirito. Chi lo adora deve lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità di Dio". Giov., 4. 23-24 E fui Papessa, solo nei Tarocchi - o quella volta per travestimento - fui carta per temere la magia che in altro mito appartenne a un dio che Adam in terra fertile mutò - sua costola fu imene per Ishah - Eva di pianto, Eva di peccato a generare sangue - sua virtù. Così fui fatta donna, sesso muto che sperma di Caino fecondò. Ma poi furono papi i figli miei - decisero che Vergine Maria non peccò - madre sola di un dio che non voleva copula ma parto, doveva essere uscito da una donna che pur terrena non conosca fallo - né far cadere in fallo chi ne uscì. Tu muta donna di fangose strade, tu madre di mortali, non di dei, ti inchini alla Madonna e la compiangi - lei che un dio incompleto attraversò, un dio che non poteva mai morire - di morte solo un morso gli toccò, se è ancora dio, se ritornò a essere divino e a imperare sul mondo dove ogni donna muore lontano dai profumi degli altari - lontano da correnti ascensionali - sola, coi figli intorno o senza, sola, con l'uomo a lei fedele, ancora sola - se nel Mistero che le soffia intorno non c'è una voce sola a dirle "ama, se ami è solo questo il Sacramento. Ti ha mentito l'uomo, per paura che il vuoto che c'è in te sia anche suo. Ha costruito un cerchio che separa, si è posto al centro e traccia delle cifre - ma verrà l'acqua, e le cancellerà". Ora lo sai, Papessa, chiudi gli occhi, non aver paura, non c'è peccato in te se era tua l'immagine dell'uomo arrivato fino al pozzo - guardava insieme a te, giù nel profondo. Forse anche tu non l'hai capito, forse non l'hai capito fino in fondo. Adam non ha compreso ancora il suo cammino, se in ogni sua orma ti calpesta, se taglia e separa sé da te.
Id: 22662 Data: 12/10/2013 19:15:40
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Grandi stanze
A volte si rimane in piedi, ancora appoggiati a quella sedia - sospesi a un dubitare circa il caso di restare o di partire. Ci si guarda intorno - le facce della gente fogli bianchi. E sai che non c'è scritto niente che tu non sappia già: parole fitte fitte - una brutta copia mai rimessa in bella - eppure c'era il tempo, ieri, ma pioveva.
Allora ti viene da sorridere di tutto - paure, desideri, aspettative: appalloccate per il cestino della carta -
e tu te ne stai lì - tra i fogli bianchi che credono di essere un copione che può far sussultare un lettore sprovveduto - ormai non te che accarezzi piano la spalliera, alzi la sedia delicatamente, facendola ruotare su se stessa - dolcemente - poi ti siedi senza più bisogno di guardare.
Si fa così, quando si è entrati nelle grandi stanze.
Id: 22622 Data: 10/10/2013 15:03:41
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Lo so si perde il passo
Lo so si perde il passo
se smisurata intorno chiama
la voce ovunque a te sfuggita -
inganno l'avvistarla se credevi
che il cielo a un abbrivio
aprendo un varco la fermasse.
Come di sasso è il ruzzolare
cadendo da una cima -
arreso al vento -
senza precisi segni scivola
l'andare, e si fa sera
che non sai più se era luce
o sogno
quell'oscillare chiaro
dove affondavano le impronte.
Sono confuse in una conca -
il tempio delle offerte che è silenzio.
Id: 22584 Data: 07/10/2013 19:34:02
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Indossava un cappello di paglia

Indossava un cappello di paglia -
una ruota che annuncia il finire,
in gioia suprema - d'estate.
Come cerva attendevo,
nel vino che offriva in sorriso,
il loto dai grappoli rossi -
l'amore cifrato dei segni,
mai spenti da baci su bocca
accesi in alterna speranza.
Cedeva ogni volta la sera
a nubi impossibili, rosa:
è il loto d'amore compiuto -
per questo impossibile - rosa.
Indossava un cappello di paglia,
splendevano sotto i suoi occhi -
nell'ombra dei tralci li amavo.
Id: 22566 Data: 06/10/2013 12:34:40
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Un Uomo scendeva

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede al locandiere, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno». Quando la smetteremo con i travestimenti - per togliere i sigilli della mente e per guardarci in faccia, da nudi come siamo? Quando spalancheremo quella porta - aperta sulla vita che in noi nasce e muore - senza certezze su gonfi stendardi dove trionfa smisurato l'ego di chi si fece un dio su misura - per una sola fede, per una sola gente? Corolle al fiore gli interrogativi, divini come i sogni, opachi del bagliore di visioni - ognuno è profeta, ognuno è sacerdote, perché essere è sacro, qui dove tutto vive. Non ci saranno eletti - fin dall'inizio ognuno amato dalla terra, non più respinto - amato. Che ne sarà di chiese o di moschee, di templi o sinagoghe - se non unico soffio - parola verso l'Alto? Sarà tra il mormorio delle colombe quell'intrecciarsi all'alba delle ali in nicchia di Kebara nel Carmelo - s'incurverà la gioia, affonderà nel cielo - discenderà più chiara - tra i fiori sul pianoro.
Id: 22540 Data: 04/10/2013 12:02:35
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Ti prego, non dirmi cosa è vero

Ti prego, non dirmi cosa è vero - o vero più del vero - se non sai se dio è morto o vive in mezzo a noi nascosto in un solaio sporco - e piange e grida - oppure se ne è andato con pochi prediletti a costruire un mondo nuovo - o forse come un re in esilio ci vede da lontano - il velo che gli inumidisce gli occhi ci fa sembrare un mare immenso - colori uniti all'alba da un sole che la notte poi discioglie.
Id: 22521 Data: 03/10/2013 18:23:05
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Come stelle nere
Come stelle di carne - nere - ora per sempre gonfi del mare che qualcuno sputava sulla riva - guardate spalancati il cielo. Inutilmente prego - inutilmente a un vostro dio. Piccoli inutili fratelli - stelle di niente - mute stelle.
Id: 22514 Data: 03/10/2013 11:32:19
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Oh davanti ai tuoi occhi

Francis Bacon
Oh davanti ai tuoi occhi
Chi abita il riflesso nello specchio
ha braccia lungo i fianchi come remi
che dormono cullati negli scalmi
dal beccheggiare opaco della barca -
rollio crepuscolare e sogno al largo.
E il mare tutto intorno un canto calmo.
Quel viso che non sai ti sta davanti,
indugia sulla soglia dei tuoi occhi
e forse è di qualcuno che è partito
mentre tu ancora lo cercavi -
allora ti lasciò pietosa impronta.
Se osservi puoi vedere sullo sfondo
campi infiniti, muti e desolati,
orme di edipi ancora affaticati
su tracce di una sfinge senza nome,
oltre confini dove l’orizzonte
si è sciolto al primo nascere del sole.
E il mare tutto intorno un canto calmo.
Id: 22465 Data: 29/09/2013 18:18:08
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La Via di mezzo: un paio di stivaletti azzurri
“E voi? Cosa vedete seduto in faccia a voi?” Il maestro allora rispose: “Io vedo un buddha.” Ho comprato un paio di stivaletti azzurri - andranno bene per l'autunno ma anche per l'inverno - tronchetti di morbido camoscio, né scarpe né stivali - appunto dei tronchetti, una via di mezzo. Ci metterò i miei piedi nudi - non solo per non ferirmi camminando tra la terra e il cielo - anche per la bellezza. Così ci scenderanno volentieri - i pensieri - e non saprò se è di lacrime o di pioggia quell'alone scuro - togliendoli la sera. Finita la stagione li spazzolerò con cura prima di riporli nella scatola, pensando che forse verrà la primavera - e io sempre la stessa - eppure un'altra.
Id: 22441 Data: 28/09/2013 11:32:19
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Come creature fianco a fianco, nude
Come creature fianco a fianco, nude - se da una riva verso un'altra sponda caligine ci appanna la visione o luce troppo chiara offusca il mare - oppure anche distratti da un richiamo perdiamo il senso che congiunge gli occhi alla parola data insieme al mondo - quale sarà il segnale per andare, e dove, e come? Quale il viaggio, chi dovrà dirci quando è ora, cosa portare, cosa abbandonare? Non più depositi bagagli, o nicchie dove intrufolare oro - nessuno a vantare i suoi ascendenti o "lettres de noblesse" per ammiccare dal fondo di bidoni d'immondizie a chi, ormai raggiunta la radura, lontano da ogni ombra e da ogni luce sorride oltre i sorrisi - oltre il cercare. Ma a volte scorre un filo negli sguardi - corrente di una vita senza nome - un raggio che unisce e fa tornare come creature fianco a fianco, nude.
Id: 22416 Data: 25/09/2013 16:30:13
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Questa follia del cielo che nasconde
Questa follia del cielo che nasconde pensieri evaporati oltre speranze di nuvole girovaghe, di piogge mai congiunte a oceani di lacrime disperse - sapeva inessenziale il sacrificio se tutto quel che è dato rimane in amore senza forma - attesa di un gesto - graffito che rimane su roccia mai richiusa a zampillare - perdono al perdono della vita - parola a tacerci sulle labbra.
Id: 22397 Data: 24/09/2013 16:38:58
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Come già sdraiata
E tu piccola compassione - donna che sorridi al taglio nel tuo corpo provvisorio e come intinto in una nebbia che non chiarisce mai fin dove sia il principio - né la fine - mentre i congiungimenti pieghe irrisorie - sorrisi doverosi e stanchi sotto agli occhi. Di ben altro sai - sappiamo noi ben altro che quel povero mortificarsi delle carni quando rispondono ai rintocchi insistenti di mendicanti - il palmo nero nella mano a bussare conosciute, oltrepassate porte. Allora si prepara un focolare per l'inverno - si accoglierà chi entra fiero con la testa eretta - lancia che non spunta quella pena di saperci fascine quasi pronte per la fiamma. E simuleremo uno stupore antico - un gioco di ricami su una tela che fin da prime stanze fatte pietra qualcuno si provava a disfare ma il fondo rimaneva sempre oscuro. Anch'io su questa scena sono muta - dove nel dare un nome e solo quello non lasciano finestre per le cose. Allora ascolto il suono degli sguardi - non hanno mai le scarpe né i vestiti, soltanto una richiesta a mano tesa - gli offro un po' di terra che ha il mio odore e tremo nell'attesa - come già sdraiata.
Id: 22272 Data: 16/09/2013 00:33:41
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Se tutto è niente la panna
Fluida scendeva corrente di sangue -
offerta mensile a lune crescenti -
trottava in ruscelli obbedienti
al prato magnetico - oceano di vita -
non altro ricorda la vita -
trattiene
impronte di occhi immensi -
levigati dal mare -
- se tutto è niente appare più dolce
la panna del mare -
Id: 22222 Data: 12/09/2013 17:51:53
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Arriva l’Idraulico
Arriva l’idraulico … oggi arriva puntuale me lo sento forza allora su ai sanitari col prodotto più cremoso quello al limone e alla candeggina ecco sì fatto ma per i bisogni che faccio aspetto che sia andato via meglio no così resta tutto impeccabile come se non ci fosse ancora entrato nessuno però almeno un po’ di crema sulla faccia me la spalmo mamma mia come sono cambiata l’ultima volta che era venuto mi aveva guardata e subito sorriso fin dall’ingresso così si fa con le giovani signore sarà meglio che io tenga un atteggiamento serio e assorto non si sa mai gli idraulici vanno per le case e poi parlano riferiscono ai colleghi agli amici magari la sera al bar e poi io sono quasi anziana anzi anziana senza quasi ma non ci voglio pensare mi mantengo faccio yoga e chissà chissà domani qualcosa di nuovo accadrà ma non avranno schifo del water ma no che dico le donne ci tengono a far trovare tutto lindo e pulito e poi si sa quanti soldi guadagnano questi qui all’ora in fondo come le prostitute ma le prostitute fanno più fatica gente che entra e esce dal loro corpo invece qui si tratta di aggiustare tubi al massimo appunto il water può avere qualche macchiolina magari mentre lavora vado in cucina e gli offro un caffè sì è una buona idea e poi non credere chissà che non conosca Freud e magari scriva anche poesie per non impazzire e finga un atteggiamento allegro mentre invece no non è esattamente così mi sento uno straccio stamattina e ho voglia di scappare lontano ma non so neanche io dove mi sento
come un tubo stretto dentro a un muro come un vecchio tubo intasato che fischia stridulo e la notte sembra che qualcuno pianga e si lamenti come una canna scossa dal vento e lo senti da lontano e non sai dove e giro per le stanze e non mi sembra di essere viva una morta viva ma di chi è la colpa se non ho saputo vivere non certo di lui o di loro o del padre che mi aveva unta figlia prediletta figlia d’amore strano padre mio solitaria sfinge mi faceva pena il suo sentirsi solo quando accarezzava innamorato pagine di libri ovunque accatastati fin dentro il mobile della cucina e come sfiorava muto le pagine che nessuno gli chiedeva mai di raccontare muto come quando accarezzava le madonne di Raffaello sulle pagine patinate come ostie non ancora consacrate e muto sì muto come quando mi sfiorava appena nel salutarmi la mattina con le dita sottili che avevano disegnato volti estatici a matita come vivi e io morivo sotto le lenzuola cadavere irrigidito di ansia di paura e di tradito amore non capivo di essere l’ombra dell’ombra del suo desiderare padre ambigua sfinge padre mai davvero padre eppure sacra io a lui eppure io immagine d’immagine di un dio che deve espiare mai davvero figlia ma ombra di un’ombra che riflette ancora il gioco degli specchi in infinita prospettiva sì mi aspetta una prospettiva infinita di caffè con la mia voce
incrinata che non sa gridare andrò al lavoro con il sorriso teso dei narcisisti ma loro non lo sanno che narciso è un povero cristo e ogni sorriso ha il peso immenso di un ferro strofinato sulla piaga che non si è mai rimarginata dovevo urlare bestemmiare ballare scopare fino a svenire e poi sputare vomitare per sentirmi finalmente svuotata di tutto sì perché questo è anche celebrare sì è anche celebrare e poi sarei entrata in una chiesa mi sarei buttata su un banco vuoto come uno straccio gonfio d’acqua e avrei pianto tutto il mio dolore davanti a una croce di legno scorticato e con il corpo l’avrei abbracciata ma sono rimasta immobile uno scoglio dove batte inutilmente il vento quando verrà l’idraulico non dovrò dirgli dell’acqua solo dei tubi e forse quando tornerà a casa penserà che gentile quella signora Buongiorno l’aspettavo
Id: 22117 Data: 04/09/2013 21:37:44
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Idiota o della Pienezza

Hans Holbein il Giovane - "Cristo nella tomba" Idiota o della pienezza ἰδιώτης - colui che conduce una vita privata, fuori della società e dai pubblici impieghi Arrivò infine ad una conclusione straordinaria e paradossale: “Che importa se è una malattia?” concluse infine, “che importanza ha che sia una tensione anormale, se il risultato, se quel minuto di sensazioni rievocato e analizzato poi in condizioni normali si rivela armonia e bellezza al più alto grado, e dà un senso fino ad allora insospettato e inaudito di pienezza, di misura, di acquietamento e di trepida fusione di preghiera con la suprema sintesi della vita? ("L'Idiota" di Dostoevskij) “Sì, soltanto la mia disperata situazione : creare dentro una lanterna di ragione, sì è dovere - ma con lume d’intuizione - e che rifulgere di gloria sia rappresentato sulla terra : un uomo, bello, sì - intrepido - di orgoglio ingenuo e smisurato, un’ idea sì, sulla terra, qui, di bellezza piena ”. ma da corteccia intrappolata tendi le braccia e sono ancora rami “infinito orgoglio e libertà sfrenata - rischiare tutto, come alla roulette: ecco un che di sommesso ma penoso - non indovini forse qui l’epilessia? e il volto? Non è forse calco a un cristo? perché tutto questo stupore m’inquieta? così ambigua la bellezza, mostro enigma “un’aura lo incatena, grazia di epilessia, sublima e porge altissima preghiera - poi stringe, libera da spine, slancia fuori - il tempo, dov’è andato?- salverà il mondo la bellezza! cado Miei piccoli Aglaja, Nastasja, e tu Ippolit: Traditi, sì traditi da me cristo incompiuto, E tu, del mio midollo amico sacro, scorri pure Rogozin, non era tempo di salvezza - ancora - no non ancora - un seme, forse, dopo. Intanto scende un sipario di terra e il vento ci trasporta insieme, tutti uguali - tutti davanti a quella tela, di Bellezza muti. Per Alessandro
Id: 22077 Data: 02/09/2013 22:20:59
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À l’improviste

La méditation - Magritte Nel nido d'intessute bave tra rami stretti e parole lievi se un vento soffia forte fa l'equilibrio più sbilenco e scacco matto al bilanciere. Ognuno sta come sospeso - allaccia forte una preghiera al cielo perché la pioggia sia clemente a non disfare un universo. Così coltiva segni e in una nicchia accende lumi se mai la notte gli giungesse prima - à l'improviste.
Id: 22044 Data: 31/08/2013 16:44:45
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Tutto questo brillare sopra il mare
Sagoma immobile - icona muta un vecchio - a testimoniare il mare. Forse non ha pensieri - o forse accatastati a meditare come l'odore intenso delle mele d'inverno invade tutta la legnaia. E sale un fumo arcaico a preservare - mentre sopra la legna sfuma gemendo piano il viola della sera. È tutto questo - e dai ricordi emana ancora un non so che di noi, non detto in qualità di verbi o sensi ma senza più bisogno di parole - tutto questo brillare sopra il mare.
Id: 22028 Data: 30/08/2013 11:34:57
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Con passi gonfi di luce
Solcavo la città con passi gonfi di luce - veliero vivo e frenesia bianca d'ali in plancia - albatri sfiniti da penuria d'oltre - il cielo. E guizzare d'ombre nella stiva azzurra - gli occhi - bui pensieri lampioni spenti a strade dove non si tocca. Profonde acque navigavo - rive alte notturni marciapiedi e arcate in fuga verso inabissati fari - le torri - dove abbandonavo scie a fessure mute. Tra le pietre segreti - preistorici sciamani - ancora danzano col mio.
Id: 22006 Data: 28/08/2013 09:18:22
*
Be to be - whispers the Wind

"Be to be - whispers the Wind -
Be
cathedral of my whim,
bright anointing of the rain,
womb-like hollow of the earth,
breath - unbroken - of the flame.
Be
beehive and busy bee -
Be
grasshopper in its lawn -
Be
the shepherd and the sheep -
Be to be - whispers the Wind -
I'm in you - you are in me".
This - too - I - am - not.
Id: 21988 Data: 27/08/2013 16:05:54
*
Quello che ti auguro è il fiume
Per il compleanno di Andrea, per restare Cosa augurarti che non sia per me - o dirti o fare che sia giusto amorevole e lieve sulle tue ferite più profonde, sull'amarezza che non sai cullare ma tieni in braccio goffamente, come un bambino che traballa sotto il peso di un orsacchiotto troppo grande? Cosa - allo sherpa che mi ha portata sulle spalle come un pacchetto fragile e pesante, un pacchetto facile a cadere, pieno di duri e minuscoli cristalli - inutili per un gioiello intero - che bastava una scossa a sbriciolare? Cosa - alle tue mani grandi aperte, che sognavano pesci immensi e correnti da accarezzare ? E sul percorso piccoli sassi sotto ai piedi, aguzzi come spine, che dovevi calpestare. 
Scorri come un fiume vivo, tu quel fiume perduto che nei sogni inseguivi. Segui la scia d'incenso - indizio e fuga - unzione a nascere alle acque, per entrare. E fammi scorrere con te, banco affannato di pesciolini - viatico per arrivare uniti al mare.
Id: 21968 Data: 26/08/2013 09:53:17
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Am Schlierbachhang - canto per la Sorella
A volte aspettare la sera in un cerchio
discioglie nel vino il rumore di me.
Raccolgo la forza dell'aria nei visi
accordati a un silenzio caduto
in stanze lontane tra pause mai chiuse -
per troppo addensarsi è muto l'amore
rimasto in cassetti svuotati di noi.
Era quella, ricordi? la strada in salita
nel bosco di Schlierbach - forse fu tardi
propiziare gli dei a sorrisi risorti -
tra piccoli sassi come singhiozzi
lasciavo cadere minuta follia
in gesti nascosti - molliche di me.
Già in te verdeggiava un'aurora -
splendeva negli occhi del bosco
specchiata nel cielo più verde dei tuoi.
Nell'hortus conclusus cade una goccia -
trabocca di rose nel morbido ramo di te,
curvato sul nudo germoglio di me.
Sulle punte dell'alba è printemps à janvier -
annunciato da semi di voci nel cosmo,
oltre pareti invisibili al tempo di qui.
(Nella chambre des dames portavo dei fiori
e una musica bianca, mai nata per me).
Percorro all'indietro il sentiero, fontana
del tuo proseguire - sul pendio di Schlierbach
un seme nell'erba cresceva per noi.
Id: 21926 Data: 22/08/2013 11:38:39
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Berceuse du soir étincelant
Viens, viens, mon petit soir entre mes bras - comme un enfant qui fait la moue je berce tes désirs - une lune qui te soit mère et langoureuse sœur de jeux sans fin ... mais gare à toi: si jamais tu abandonnes ce temps si doux qui entre deux rivages s'oublie, en nous versant des heures d'ivresse - si tu, dans un désert sans plus de mots qui sont les fleurs qui habillent ma détresse, ni plus d' étoiles à couronner ma nuit - si tu à jamais t'envoles, qu'est-ce qui reste mon petit soir, qu'est-ce qui me reste encore?
Id: 21901 Data: 20/08/2013 00:32:55
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Ininterrotta asperge e luminosa
Ai Maestri dei Giochi: Jack, John, Le Magicien

Ininterrotta asperge e luminosa vita un'acquerugiola sui volti di chi ha caro il tempo sacro ai Giochi - quando nel cielo ai fuochi d'artificio sboccia ogni petalo in neonata luce - e se follia agli occhi è alzarsi in volo - che dopo cade e muore - in coppe d'ostensori le pupille offrono al buio canti pellegrini - scintille se la Notte si è perduta.
Id: 21890 Data: 19/08/2013 10:22:39
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En arc plein cintre
Ad Amina Narimi 
En arc plein cintre alzo la sedia - assoluzione sullo spazio vuoto della mia chiesa mattutina - voce bianca d'invisibili mani è tregua - a chi fu scelto dal padre tenere alcuna cosa no - non datur - muovo piano le dita per il giorno risorta su navate di respiro e nasce un'altra voce sulla voce che mi fu tolta - dono inatteso fu privilegio di trasformazione - quando ti giunge un vento colmo e ti ricopre tutta allora sai che nulla è perso - solo era velato.
Id: 21871 Data: 17/08/2013 12:52:25
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Amore è battesimo di scoglio
Ancora solida nel tempo ti respiro, aria da me sgualcita e folle vento - maglie sfilate a tela dello spazio - dove in un mare apertamente tuo mi è naufrago il petto della mente vagante oltre le bussole disciolte - corrente prona al tuo volermi vivere come se fossi punta dello scoglio che tu ricopri gonfio di tripudio versando schiuma viva - e rinasco.
Id: 21844 Data: 15/08/2013 10:28:08
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Forse ripetendo il nome
Forse ripetendo il nome fino a toccarlo nudo dimenticherò me stessa a mendicare strade - e dietro voci mute mi perdevo. Non vedrò più in segni incerti parole opache alludere a ferite - o sguardi originari - E ricordandomi altri mari fluttuerò nel nome - non avrò più che il suono di essere io sono , germoglio per la fine, radice d'altra vita.
Id: 21784 Data: 11/08/2013 19:07:40
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Inespugnata
Mi basta allontanarmi un passo dal respiro che affanna l'uso affranto di fiumi d'ore rovesciate in piena - la barca controvento squassata nella prua - navigazione sola senza vele in quella terza di Agostino dove lo spirito mi soffia senza più me, leggera su di me - su altra spiaggia che confonde il mare - e i pensieri lumi d'altre stelle.
Id: 21764 Data: 09/08/2013 13:06:42
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Quando una piuma ti è caduta accanto
Quando una piuma ti è caduta accanto - tu non la calpestare - potrebbe averla persa un re che abbandonato regno, onori e vanità in anfore di fiele - un giorno gettò via da sé lo scudo e con la luna bianca nello sguardo donò a onde materne il suo cappello - ne è testimone una carezza - magia ai tuoi piedi - nube che incorona.
Id: 21742 Data: 07/08/2013 18:48:49
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awe!
What is more perfect than expire "AWE"- parola e senso al primigenio "oh"- da celtic conquests, poi anglosaxon earth, its echoes still deep rooted in the sky - ma fin dai Greci risuonava l' "OOOH"! when stricken by the brilliance of the stars they just said "OOOH!" and then again "O-OOOH!" - so here we are, small children in the world - and nothing truer than blissfulness of "AWE"- (dedicata a Emilio)
Id: 21709 Data: 05/08/2013 12:52:07
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Intrisa di te
Intrisa di te sera e mio compagno addolorato - il vuoto - non fingono i tessuti - respirano col corpo stordimento e pena - a chi è vicino bere la stessa acqua è goccia fin dove può l'amore - e com'è quieto il bue che ha negli occhi il cielo - nessun altro sentiero - solo il cielo.
Id: 21705 Data: 05/08/2013 01:13:25
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Linvisibile bastone davorio
"Sia dato a ognuno un bastone d'avorio" - costruito da ch'ien apposta per k'un nel cielo del drago di luce volante che scende nel ventre di terra da azzurro smagliante, rosseggia, poi al fianco di cento creature lo pone in segno segreto di chiara visione - "ricordati", annuncia nel canto divino, "il volto che hanno le cose, il sentiero di spine disgiunge la ruota dall'asse". Così io mi inclino e al buio nascondo tra pieghe pesanti di stoffa preziosa il bastone - ora è scettro perduto di Yin, regina dei passi notturni, che in candida veste procede sui piccoli piedi tra gocce di sangue - a lei mi riunisco, la vedo, laggiù.
Id: 21691 Data: 03/08/2013 19:06:28
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Lidiota
E prenderò due legni
da rami già caduti
inutili e sottili -
due dita dell'inverno rinsecchite -
li legherò nel centro
con paglia d'oro fino.
Ci formerò una croce
che odora di campagna -
la pianterò per terra,
mi sdraierò vicino -
la schiena contro l'erba
non sentirò i rumori
del ticchettio dei sogni.
La pena dietro agli occhi
un'eco ormai lontana.
Il vento sulla pelle e nelle mani
nient'altro che la vita -
sentirmi poco o nulla,
sorridere di tutto -
un'orma nel tramonto
felice del Volere
che giunto ad un rigoglio s'incammina.
Id: 21637 Data: 30/07/2013 17:33:31
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Tra tende sovrapposte batte il vento
Tra tende sovrapposte batte il vento.
Che siano ali e non sudari - levate come incenso da un abbraccio che sorvolando alberi e montagne non smetta di colmare tutto il cielo asperso da passione che trabocca - e come l'aria riempie i polmoni ti entri dentro il sangue fino al cuore.
Non si può fare altro del respiro che sorgere tramonti di visioni - è dal dolore quieto delle stelle che nasce a ogni alba il tuo tormento.
Id: 21625 Data: 30/07/2013 00:49:34
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Tracce
Anima mia, sei corpo e sei soffio - opaca riposi su sfondo quieto - un alito attendi che muova la brezza - e giunge, ti sfiora nel fondo piacere abissale. Sorridi a te stessa mia anima sola: tua scelta e destino il mare - ti inonda di gioia - tra labbra dischiuse tracce di sale.
Id: 21596 Data: 28/07/2013 02:26:13
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Claustrum

Magritte - la finestra
Sbalordita assenza spalanca gli occhi
oltre la vista chiusa
a vastità del tutto che circonda -
in una chiesa il chiostro
non ha riferimenti acuminati
o colpa -
mi chiedo
se in microbi l'amore si diffonda
e doni pace che si espande
su ondosi e vasti mari di placenta
oltre la serratura
degli occhi sbalorditi sull'assenza.
Id: 21564 Data: 25/07/2013 10:21:56
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Coltivo immenso nella stanza angusta
Coltivo immenso nella stanza angusta della mente - un fiore quanto dura - accendo e spengo lumi sulla pena di essere e non essere fuggita da voce che risale la marea. Estati nei covoni ormai scomparsi riflesse su pagliuzze nella sera - miraggi nella polvere dei giorni, rosoni che colorano bambini.
La stanza è un pensiero senza porte: passaggio nel deserto ai pellegrini.
Id: 21533 Data: 23/07/2013 00:51:51
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due bambini
non ci sono parole che il silenzio accolga né preghiere per il piccolo dio che si nasconde dietro la vergogna della vostra morte inutile come un bulbo stritolato dai denti marci del rancore
Id: 21442 Data: 17/07/2013 16:16:59
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impasta una parola
impasta una parola spezzala con me beviamo tutto il succo in una stessa coppa ora sei me ora sono te nutriamoci di noi
(a A.C. dalla sua amica stella)
Id: 21420 Data: 16/07/2013 14:48:05
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Mani di tutti, semplici mani
Ascoltando Vito Mancuso, oggi a Civitanova Alta
Stasera un teologo parlava -
lectio magistralis -
in realtà era un bambino
che toglieva l'involucro di plastica
ai fiori.
Cattolico dell'atman,
cattolico nel brahman,
innamorato del mistero.
Dicendo chi non era
si scopriva -
l'abbiamo visto nudo.
Lo voleva.
Dicendo le radici -
cattolico a universale
spalancava.
Ci ha lasciati nel silenzio.
Lo voleva.
Ha consegnato le sue mani -
mani di tutti,
semplici mani.
Id: 21375 Data: 13/07/2013 21:44:36
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petit pas à deux pour Proust - E et C

( à dire à deux voix, avec la musique, au loin, de la "Sonate de Vinteuil") Cattedrale d’ombra splende cattedrale d'ombre riluce - in un vibrato di rame, trasparenza in vibrato assiduo, nei rosoni della mente - trasparenza assorta oltre rosone della mente - Estende soli liquescenti di cristallo,
- forme liquefattedi cristalli - Espande marine ipnotiche d’altere velature, marine ipnotizzate in velature oli sonori di visioni trepidanti. - oli di visioni trepidanti ascolto - Sorgono voci in alzate di colombe,
- Sorgono voci - alzarsi di colombe passi leggeri nella pietra febbricitante. passi sulla pietra Sorprendo il corpo in altro tempo
- sorprendono altro tempo - e tu ti volti, dilaniato di luce. e tu ti volti, dilatato oltre la luce. emilio e cristina
Id: 21350 Data: 12/07/2013 19:11:53
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Cattedrale di luce - a Marcel Proust

Cattedrale d'ombre riluce in vibrato assiduo, trasparenza assorta oltre rosone della mente. Espande forme liquefatte di cristalli, marine ipnotizzate in velature - oli di visioni trepidanti ascolto. Sorgono voci - alzarsi di colombe - passi sulla pietra sorprendono altro tempo e tu ti volti, dilatato oltre la luce.
Id: 21328 Data: 11/07/2013 16:34:00
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Canto di Ofelia
Di certo tu lo sai che è di spuma l'onda, che l'onda è dentro il mare, e il mare è oceano vasto che piove sopra il mondo. E sai di ogni cosa che cresce sulla terra, dell'albero e dei fiori, di quello che partendo più non ritornerà. Di certo tu lo sai. Io sono come l'onda, m'innalzo nel respiro - mi fermo qualche volta - stupita guardo intorno, più umile discendo. Di certo tu lo sai. Ma non saprai il mio canto, che nasce dentro l'onda, che cresce sulla terra, s'innalza nel respiro, e più non tornerà.
Id: 21271 Data: 08/07/2013 19:09:24
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Che mentre lava geme
È solo il vento nella stanza.
E sento aperti i miei confini - l'immenso mosso in onde di ritorno mi fa tremare in tutto, essere stata quello che non sono. Si riproduce una vibrante attesa nel canto senza volto degli uccelli - lo stesso ripetuto canto distilla in ogni piccolo io sono. E scorre una pietà in ogni cosa, discende nelle crepe fin dove il mondo è brullo - fin dentro la corteccia dura. E tutto nella pioggia splende - che mentre lava geme.
Id: 21246 Data: 07/07/2013 10:10:15
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she puts beauty on facebook
yes indeed I sing for her little song for Alessandra
she's a lovely lovely heart
she puts beauty on facebook
giving hope to our heart
she sits still like a white queen
resting in her lonely heart
shining with the new-born moon
when the world is a whole heart
and untouched by black stream
she has sails of flying heart
Id: 21232 Data: 06/07/2013 15:29:04
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Su ogni filo d’erba una preghiera
Ma sì, può ancora, in cima, trapezio dello sguardo - su ripide cadute e tonfi amari. Non per fermare, no. Tra pause troppo brevi è tempo di oscillare: SILENTIUM circoncise il padre sulle ali - il rimanente, il non saputo, pensoso tuo girovagare, miracola frammenti e più non domandare. E strugge calpestio di gesti. Fu voce dono d'alabastro, ex-voto d'Oltre - né fu innalzato candido trofeo. Così cammini opaca sulla terra e gli occhi non ardiscono guardare fin dove lecito ti sia posare i piedi - se corsa a perdifiato tra i limoni, o, nella pace fresca della sera, su ogni filo d'erba una preghiera.
Id: 21170 Data: 01/07/2013 23:46:09
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Sat
Vive sospesa su se stessa come un corpo trasparente si guarda dall'alto dormire. E in quel sonno gli alberi e le stelle e gli animali - che volanostriscianonuotanocamminano - tacciono una voce uguale, un canto di allelujah accorato e triste intorno al mondo. Non c'è perdono o dannazione eterna: i desideri sì, fanno compagnia, e si allacciano in amore sparso - poi raccolto in polle dove l'acqua evaporando sale, e salendo goccia a goccia sparge nuvole d'amore. E piove una pioggia lustrale a levigare i frutti della terra appena nati - e quelli che devono morire. Niente sarà perduto, più niente a sorvolare. Solo, quello che da campane l'aria in onde sparge - o da minareti in ascolto vibra e addensa - in un sogno solo appare, oltre gli occhi si risveglia, a tutto in sé sorride immenso - poi si volge indietro, per dimenticare.
Id: 21143 Data: 30/06/2013 10:05:41
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Aperti ad altra gioia nella schiuma
Guardando una foto dei miei genitori, ridenti in mezzo a un'onda
Miei fiumi vivi alla sorgente, volti di pallore rapiti da slavina - un attimo - e sempre cieca luce nei mattini
Strappo inconsulto - gesto vuoto nella vita che vive tutto intorno, forme palpitanti della mia speranza e poi sconforto di scardinate porte
Vi cerco nel vento alle mie spalle - vortica il tempo e non mi lascia che eco di marine nello sguardo
Scorre saliva a medicare il sangue, mi irrora vostra voce il cuore - non più mio -
Fluisce linfa azzurra sulle mani - sarò con voi in quel fragore d'onda, aperti ad altra gioia nella schiuma.
A Paola e Mario
Id: 21102 Data: 26/06/2013 20:03:36
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Sul filo nero cantano la sera
Altro giocare di becco in becco, sollevarsi in canto, unirsi a sera - quando s'arrossa in noi e ombra poi si fa la croce nel viola del tramonto che si spera. Sul filo nero mute le parole, solo un vibrato, un fervore d'ali. Tra pali equidistanti sul terreno sospesi in un rosario per chi vede - dicono amen i carillon del cielo.
Id: 21082 Data: 25/06/2013 17:52:50
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Dirti nel buio
Dirti nel buio - sguardo oltre carne e senza sogni tempo - già sogno tempo al confine intatto -
decolla mano in fuga - carezza una sfera - atto su cima innalza potenza e lo sospende
né scende - o sarà sera se oro a buio confonde.
Id: 21060 Data: 24/06/2013 00:02:58
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e su inquieta vita sera
e su inquieta vita sera
si distende -
sparge perdono sonnolenta
nei calici dei fiori
- e nel mio vuoto -
si riversa
esalano un'essenza
di tempo ritrovato
esalo assenza -
respiro abbandonato
Id: 20998 Data: 19/06/2013 18:53:22
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E lei, vestita di bianco
Loredana e Cristina vanno in visita da Emily Dickinson
Faremo il viaggio insieme -
narrarci in nuova storia
sarà un sereno andare.
E farà sera, poi farà mattino.
I campi chiari un'eco
al battere dei piedi -
fidandoci dei tronchi
saremo sul pianoro.
Avrà piovuto il sole -
fili di perle un velo
sopra la casa con le ante
chiuse - i rami neri del giardino
dita di vecchie intrecciate
e adunche. Sbatte nel vento
la porta scardinata - ripete,
ripete il suo lamento.
Ma mi sorriderai,
mi prenderai per mano -
mi dirai tutto in uno sguardo -
con balzo lieve
saremo nella stanza.
E lei vestita di bianco -
una bambina con in mano un giglio -
si volterà dallo scrittoio
dove sta ancora china -
la penna ancora in mano,
ancora assorti gli occhi bui.
E senza una parola
ci tenderà la mano.
Id: 20952 Data: 15/06/2013 20:48:49
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Se è solo questo, dice il vento
Parole.
Uccelli appesi a un ramo implumi per volare - giaciglio azzurro il cielo ora disfatto a sera.
O frutti ormai marciti tra mani abbandonate e oziose - inadeguate al dono.
Stare di fiori senza corolla - nudi di senso sull'erba muta - madre di respiro.
Essere.
Id: 20929 Data: 13/06/2013 18:31:37
*
La memoria del Vento
La memoria del Vento A quello che, fuggendo, non scompare Danno le spalle al vento i non perduti,
ai cimiteri troppo dolci fiori. Steli di nostre vite ramificate in altre - o in nostra stessa . Linfa che dai miti si dirama a irrigare il mare, a splendere su cera consumata allo sfinire. Soffi sognare soffi , alitare correnti verticali - rotta notturna che si spera . Da terra gravida ancora germinare - semi in volo trasparente, orgasmi di silenzio e grida nel volteggiare ingiusto e fragile - cadere - nel grembo della vergine dischiusa, nostra Gloria e attesa di Silenzio - ritornare. L
Id: 20852 Data: 08/06/2013 21:50:15
*
Il fiore oscuro di Narciso
Quando ti hanno ferito gli occhi
non vedi il sole
dentro la nebbia che lo allontana
in grate di prigioni successive -
e scomparire il cielo.
Quando ti hanno bendato gli occhi
in cieco amore
hai lacci attorcigliati a tutto il corpo
in nodi che singhiozzano respiro -
e impoverite mani.
Quando ti hanno strappato gli occhi
gettati via
in sacchi vuoti colmi di dolore
resti sospesa impigliata a un filo -
e atterrare vano.
Id: 20813 Data: 06/06/2013 11:02:18
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Dentro le parole lo sanno gli occhi
Dentro le parole lo sanno gli occhi tutto lo stupore che circonda il sole - acceca ogni confine, brucia il senso - se dentro il cerchio danzano una Gioia che ancora non si libra sopra l'aria, la terra il fuoco e l'acqua - ma attende d'essere chiamata. Così la sposa, quando nascosta sotto il velo ride - mentre lo sposo attende sull'altare.
Id: 20787 Data: 03/06/2013 16:34:14
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il sentiero di amina
apre Portone diffusa luce espansione Visione circonda penetra dentro trascinati ora scorporati elementi da sempre
nessuna parte Ovunque ritrovarsi perduti in noi qui
parola - sbarra Memoria disciolto scompare senso
ingresso
nuovo sentire oltre
Voci fonte origine suono culla
Ascende
- Discende dove nulla
non più
Vertigine vuota essere
Placa pace
non Atteso si apre
ECCO tutto-io-tutto è-non è
siamo s c o m p a ri r e
Id: 20713 Data: 28/05/2013 16:19:39
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Gli dice addio la luna se tra i rami
Gli dice addio la luna se tra i rami inganna l'usignolo scomparendo - ma luce che si impiglia nelle trame s'incurva nella stretta degli artigli - s'innalza fino a un picco, ridiscende.
E mentre imperlato dal chiarore diffonde la sua voce l'usignolo in strofe che scintillano notturne - nel dirgli addio la luna, lo rapisce.
Id: 20685 Data: 26/05/2013 16:51:46
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Nel punto dove tocca
Può essere improvviso nel mattino vedere la tua via dentro un raggio che immerge i passanti in una tela - i volti fluttuando sfuma in oro. È ruotare di un asse inconsistente e trasparenza disvelata al mondo. Tocca - ma già s'incurva l'aria e vira dove la svolta è vita che s'addensa.
Id: 20663 Data: 24/05/2013 15:41:41
*
In the mood
Bisogna andare, a un certo punto.
Un esodo in cucina a farsi un caffè lontano da noi stessi, sollevati dal divano in levitazione di intenti - è peripezia.
Infatti Simone Weil in uno dei Quaderni diceva che per uno molto pigro, anche solo togliere un granello di polvere può assurgere a gesto di offerta o preghiera, e non bisogna mai pensare al risultato, o se quello che si fa riceverà una ricompensa o meno. (Sarebbe come togliere il tappeto sotto ai piedi di qualcuno che non è ancora entrato in casa. Non si fa).
Mia madre si era messa a leggere i Tarocchi, eppure, anche se non aveva fatto grandi studi, amava Proust e la letteratura americana - ma forse era proprio questa sua passione per una scrittura così ampia, non convenzionale, che l'aveva spinta a sperimentare un'arte così improbabile e fuori dagli schemi.
Questo dopo aver subito un tradimento - ma bisogna pur dire che lei non aveva certo quello che si dice un carattere accomodante: era del segno del Cancro, con ascendente Leone, lunatica e dolcissima, amorevole e furiosa.
Simone stessa supponeva - e non superficialmente - che gli astri abbiano dignità creaturale; ebrea, vedeva nei nomi delle cose l'espandersi dei miti, dove sboccia in nuce il Simbolo di Cristo. Fino ad arrivare al sublime paradosso di convertirsi al Cristianesimo senza farsi battezzare - non amava corsie preferenziali, lei che si volle esclusa fra gli esclusi.
Dunque per mia madre in quel frangente amaro i Tarocchi furono Mito di Salvezza e avventura, non superstizione. Chissà che quel vestito lilla che la irradiava perlacea e luminosa - mentre miseramente sorrideva incoronata profetessa a indovinare più misere sventure - chissà che non sapesse di essere il prescelto quando fu quieta e sola a indossarlo nella bara.
Questo per dire che alzarsi a fare un caffè diventa il colpo di reni di un'illuminazione - fuga da un egitto soffocante, passaggio oltre noi stessi, periglioso attraversamento di tutte le memorie -
se i morti ci guardano in attesa, sorridenti, mentre andiamo, restando fermi, a farci il caffè.
Id: 20634 Data: 22/05/2013 20:06:59
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Semi dispersi sulla strada
Cercare. Eppure il busto inclina ancora la vecchietta entrando in chiesa, e il mendicante curvo a tendere la mano nel gesto offerto all'aria - ancora muto, spera. La madre china sul bambino che le saltella accanto, non si scioglierà dal quella mano. E' pena il saperli già perduti - oltrepassando trame di squittii sempre più fievoli, oltre il Pifferaio che li inganna, oltre il fiume che inghiottiva il danno - fin dentro la caverna dove il buio prima era la luce che suono di campane prometteva. Sospesi a fili tremano vibrando - soffioni in altri nidi. E porte si chiudono su porte - sbattono riflessi col ritmo delle ali, si alzano e si abbassano le stirpi sommerse in un battere di ciglia. Sorge già in ombra un viso dal chiarore, cade dallo zenith che univa due fulgori, affonda in sua notturna brace. Scendono semi sulle strade, altari verdi a sostenere il cielo - la sera che trabocca di pietà, nel viola la nasconde.
Id: 20622 Data: 21/05/2013 20:07:24
*
Inclinare il mondo
Hanno vele negli occhi le ragazze - che importano scienza o teologia se stasera saranno padrone delle stelle. Soffia un alito e discende senza pena, senza la sete del sapiente. Solo la luce resta nei capelli, il bagliore inumidito sulla lingua profetizza minuscole fiammelle. Fior di loto, mudra della mano, insipienza felice della pelle. Respirare piano. Dietro, la luna pronuncia la magia, promette tregue ai sogni fino all'alba, poi niente più, non sia più niente. Grazia o caso, la gravità discende, si scioglie la corona nei capelli. Riprendono i libri le ragazze, svogliatamente. Resta inclinato il mondo, lì dove di piacere sorrideva il vento.
Id: 20578 Data: 18/05/2013 23:34:47
*
Da tante porte guarda luniverso
Aux Voyants, aux Fous
Hai mai pensato a quanti occhi intorno,
minuscoli puntini sapienziali
che l'aria espande e poi concentra
in un qualsiasi oggetto per l'attesa?
Vibra silenzio e fa ondulare il cuore -
e tu, pur non confuso nell'immenso
d'ogni respiro e trasformazione,
sopra i frammenti di tutti i fiati,
oltre le balaustre degli sguardi,
senti nei cinguettii innalzamento
a vita ormai sgravata dalle orme
troppo pesanti della madre terra.
Ti partorisce un senso d'avventura
lungo gli asfalti, in vicoli morti.
Ti abbraccia una follia per l'intelletto,
formula nascosta a umane menti.
Da tante porte guarda l'universo.
Id: 20490 Data: 16/05/2013 09:51:01
*
Forse battendo forte a terra i piedi
Forse battendo forte a terra i piedi davanti a soglie che non sanno i nomi - ombrose soglie dove pane caldo ti invita dall'interno a denudare il viso e i gesti da screpolature di polvere che in bende ti fasciava -
forse entrerai come una pietra sollevata dal tumulo che ti schiacciva il sangue vivo, diventerai di terra soffice, poi d'acqua - benedirai quel pane travasata in brocca, sarai quel vino eterno e sua trasformazione.
Id: 20481 Data: 15/05/2013 20:07:09
*
E io, aprendo il mondo
E io, aprendo il mondo all'altrui dolore -
o mio - volgevo gli occhi dove l'orizzonte
mortificava un senso troppo stretto
di parole. Solcavo spazi frantumati
oltre sentieri chiusi tra dirupi
e gole. Narrano eco d'altre storie,
rotte sicure per ritrovare
il mare.
Id: 20459 Data: 14/05/2013 18:57:57
*
Dont be so hard
Fingevo. Mi piacciono le cose luccicanti -
e mettermi nascostamente un dito dentro il naso,
o altro, mentre la stanza m'imbozzola di archi
su archi di silenzio senza altari - o altro.
Capisco poco o niente e me ne frego del lavoro
se cerco uno sballo nella mente ripostiglio -
pietruzze colorate, odori di conchiglie vive, e poco altro.
Piccolo dio dei sigarilli profumati, occhi di gatta
che accarezzo da lontano nei percorsi assuefatti
a me burattinaia di tante me senza copione -
piccolo dio del mio respiro, fingevi, sapendo che si muore,
fingevi una pietà senza confini, e promettevi altro.
Non siate duri, vi regalo un sasso.
Id: 20389 Data: 11/05/2013 10:57:24
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Corpo duomini e attesa
Ci duole troppo il corpo articolato
camminando - e non sa dove -
mentre tra il capo e gli arti
spuntano chiazze rosse come fiori.
Cadranno anneriti nel percorso
di terra secca e fango
- a fecondare -
germi sacrificali di trasformazione
se resta non compiuto adamo -
non sale -
non scende a penetrare la sua Ishah.
Id: 20301 Data: 05/05/2013 11:14:54
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Glifo o legatura del mattino
Soffioni le parole che uno sparge -
il senso si diffonde,
intride la terra di sentire
e passi
in maiuscole miniate -
varco
a sostenere curvature di bisbigli.
(In coro ligneo bocche in semicerchio
invocano altra alba in mattutino)
&
sparso nel rumore uno attraversa
gettando laboriosi ponti
tra onde di automobili
e linee esclamative di ambulanze -
temendo, sperando, sospendendo
la domanda
su punti di semafori pulsanti.
Così si apre arcaicamente il giorno
originario e uguale
tra ruderi di voce - tecnicismi
se uno crede superflue le preghiere
o amen un segno già esplorato,
glifo o legatura del mattino.
Id: 20195 Data: 28/04/2013 10:34:55
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Allora piangerò nellincontrarti
Non conteranno i solchi più -
né mancheranno ore alla scadenza
della pena
di essere il poco di me stessa
che non sono -
e nulla più, più nulla di quei sogni
se non l'orlo ingiallito della carta.
Alzerò gli occhi su di te, ma piano -
tornando a casa spenti dopo un viaggio
esalano una vita
le cose in troppa attesa seppellite.
Ti toglierò la polvere dal viso -
e l'ombra densa e scura intorno agli occhi.
Allora ti accarezzerò, ma piano -
opaca entra la luce
filtrando nella stanza a poco a poco.
Per questo piangerò -
a nascerti di luce dentro gli occhi.
Id: 20169 Data: 26/04/2013 17:34:57
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Per chi vede un senso in tutto, gli occhi
Per chi vede un senso in tutto, anche le cose hanno occhi che conoscono la pena della luce - sanno perfettamente che in un piccolo tinello con le tendine di terital a schermare la finestra - o nel salone semivuoto dai leggeri toni beige dove troneggia fallico e culturalmente metabolizzato, eburneo linga, uovo fossile su essenzialmente strutturato tavolino - c'è la stessa domanda che passeggia e guarda con simpatia gli immortali oggetti - reperti intrisi di pietà e accondiscendente celebrazione del nostro attenderci un domani altro dal domani. E cantano, gli occhi delle cose, una canzone calda, in una lingua sconosciuta ma armoniosa, e sale verso il soffitto che si apre come un varco - sale oltre le cupole dei tetti, oltre gli archi della luce che rimbalza tra le nubi. Oltre noi che ci guardiamo credendoci diversi.
Id: 20084 Data: 20/04/2013 21:30:40
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I mattoni della Cattedrale
Le formiche vanno e vengono - trasportano l'urgenza di essere se stesse sulla via delle molliche casuali. In noi rigonfi d'esultanza e di tormento qualcuno ha sparpagliato residui di pensieri.
Id: 20016 Data: 16/04/2013 07:39:03
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Le ali di Narciso
Stanza di polverosa luce, ombre accalcate tra stremati oggetti piangono arie tristi, senza denti: contano quando, brillante ancora il giorno e senza fine, scivolavi la sera in uno specchio - pensavi strade sconfinate - se calpestando aperte crepe o in dolorose forre già cadendo - raggiavi una sorgiva fonte, tua gioia e tua ventura. Eri sorriso mutilato e vago, frumento offerto sulla pietra, altare in dono eccelso per gli dèi. Crisalide in teca di salvezza con ali già mozzate per il volo - bagnavi le fiamme di silenzio, tingevi trompe l'œil sul tuo viso. Tuffarti verso il basso nel ventre delle cose, raccogliere conchiglie nel cuore della terra - riemergere te stessa nel cavo della mano. Ti chiama ancora l'eco, la voce del tuo dio - rispondi alla sua bocca.
Id: 19998 Data: 14/04/2013 19:20:27
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Helena

Jarek Kubicki Si torna sempre a Sparta. Il mare intorno immensamente uguale. Sulle onde agnelli ignari cantano innocenti rapimenti e sogni di fughe vane mentre su crolli stanno mura infrante e tu, Helena, risplendente plani. Non sacrifici o colpe da espiare, non fiori bianchi estirpati vivi. Voli su crepe, tempo al tempo cuci che il desiderio frantumava piano. Rimani ondosa e bella nella mente di chi non ha violato il tuo segreto, di chi non ti ha mai presa o trattenuta tra le dita. Sei falco nella nebbia fuggito al cacciatore - e suo richiamo.
Id: 19916 Data: 08/04/2013 18:26:29
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Allora aprire porte su se stessi
Se ancora non trasporta altre parole l'aria che come uccelli sopra cattedrali d'acqua planando riconoscano il fondale d'ombra e inabissandosi su luminose prede risalgano con becchi vittoriosi e sazi - allora aprire porte su se stessi restando spalancati nel silenzio come chi dopo un lungo camminare stanco deponga ogni pensiero nella notte e sogni un volto sorridente che da sempre sul farsi della luce lo chiamava.
Id: 19822 Data: 31/03/2013 23:02:30
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Vieni, il tempio di silenzio è chiaro
Vieni. Fiori di nebbia sulla navata
sognano corpi mai calpestati.
Occhi distesi sopra l'altare
sbavano inchiostro di pergamena.
Bevi vocali che gridano piano -
godi la voce offerta nel fumo.
Id: 19739 Data: 26/03/2013 11:44:05
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Che altro dire dellassenza
Non si può dire altro che se stessi, sull'arco della porta trama d'altra storia sul tuo viso - fiume che oltrepassa voce di sorgente, fiume già trascorso che non puoi fermare. Non nell'ordito strada, non percorso con chi in altro modo ascolta il mare - forse lo stesso - altra visione, altro silenzio gli occhi. Allora sulla scena a capo chino finita la commedia - sentendo negli applausi un'onda di pietà.
Id: 19678 Data: 21/03/2013 18:34:18
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Anacoluto - tema sospeso

Trama ombra nel fuggire - dentro tegole in picchiata nudo cielo in risalita non congiunge le parole, giorno cuce fine a fine. Sfuma viali nei suoi passi -
scia di muschio, antico amore come incenso abbandonato. Stanno alberi incurvati -
pochi doni dall’estate, esce resina dal taglio come calco per volare. Sanno foglie muti odori -
rami incanta a scomparire inchinato nell’aurora l’arco vuoto della sera. Ingordigia distillata versa corpi in aurea assenza - Oltre è il regno - no non muore.
Id: 19623 Data: 17/03/2013 16:11:59
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incompiuta
ampiezza delle nuvole - scorrono - dimenticata la ferita del fulmine sanno solo il cielo -
Id: 19606 Data: 16/03/2013 09:05:27
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Salendo scende
A Francesco Ride negli occhi la rovesciata terra. Sa di colore che alla fine è luce e nella luce accoglie piazze di sangue e corpi di fanciulli nudi. E sulla soglia scura appare già fecondo di un seme gonfio, massa che addensa di innocenti il grido. Ride in un uomo Cristo di sconfitta porporato - sa delle zolle asciutte la pioggia che si spera. Cammina la voce da sprofondo in noi negato. Ma giunge come il vento tra i rami della quercia, colomba che l'eterno ci profetizzava.
Id: 19575 Data: 14/03/2013 08:45:21
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Voce nascosta e canto
Figlia, albero d'ombra sulla pianura,
Dentro i tuoi rami grido l'assenza.
Figlia, che fosti polpa al sacrificio,
Apro le labbra e l'archetto è muto.
Figlia, che partorisco nel vento vuoto,
Ruzzolo piano su scale d'acqua.
Figlia, che del silenzio abiti il grido,
Abbraccio viali disalberati.
Figlia, che in troppa luce mi hai abbandonato,
Annaspo il giorno uccello cieco.
Figlia, che mi risuoni ad ogni passo,
Ardono i piedi croci in salita.
Figlia, che di ogni vizio sei fiamma pura,
Sussulta il ventre cullando rovi.
Figlia, che dentro al sole non hai cantato,
Coro luttuoso suonano dita.
Figlia, che dei singhiozzi sei forma viva,
Innalzo fonte a cattedrale.
Figlia, che in nostra morte non piangerai,
Ci addormentiamo altari spenti.
Figlia, che nella nebbia sei ovunque vada,
Tra cielo e terra mi assale il mare.
Figlia, sola compagna sul duro scoglio.
Figlia, mia solitudine e varco al nulla.
Figlia
Id: 19537 Data: 11/03/2013 15:59:09
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La stanza di Bertha
A Bertha Pappenheim, alle donne. Come Edipo
sul sentiero di se stesso, zoppicante ti recludi al mondo tra pareti e sfingi molli dove offesa sfumi in mito e racconti arcaico amore inconfessato. Tua o mia l'attesa o nome? Figlio padre amato amante ci fecondi? Chi Minerva fiore bianco della mente? Cadono padri come stoppie
sul ciglio della scena - li inghiottono le quinte - velluto nero, notte fonda. Profonda voce scorri
in cui affluisco e mi confondo. Canta lo scrosciare ininterrotto, canta la conca origine del mondo. Inarchi il busto tra dolcezza e ira furibonda. Ti accarezzo piano gli occhi. Mi vedi Bertha? Siamo noi la storia, noi il mondo. Paveseranno futili stendardi, ci cambieranno nomi - resta la luce, il chiarore del tramonto. Noi anfora, noi mirra, noi
unte. No, rimani nei miei passi,
eco non ferita - "noli me tangere" non dica. Prima di ogni distruzione parole nella terra, intere. Anna O. - parto dell'uomo -
donna feconda, Adamo. Prima del mito Eva, donna di sangue, parto delle donne.
Id: 19496 Data: 08/03/2013 20:49:44
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Lalbero bugiardo
Andare avanti a sorsi,
albero bugiardo -
i piedi offerti
a culla della terra
ormai tramonto
(fonda infine
nell'affondo)
le mani artigli d'aria,
arpioni alla cattura bianca
di balene ascensionali
in fuga ferma
con spasimi nel tronco
quando la carezza
è voce dalla culla -
amore e mio tramonto.
Id: 19408 Data: 02/03/2013 20:52:42
*
La brocca
Caduta la brocca fuggita la luna dall'acqua dispersa - il tempo interrotto scomparso si è rotto nel cielo disciolto - memoria fuggita.
Non sono più io nell'altro da te - salita alla stanza del re la corona in testa si apre, esplode la mente.
Keter mia corona non sono più io non sono nessuno.
Dolore si sfalda
e scorre la terra in rivoli asciutti.
Non sono non siamo che attesa d'amore - si perde l'amore nel grembo più grande - ritorna, ci scopre si abbassa e contrae nel parto di noi suo dolore.
Chi sono. Chi sei.
Id: 19369 Data: 27/02/2013 20:12:04
*
Corri corri dietro all’osso

Corri corri popol mio corri corri dietro all'osso
Dentro all'abito di seta ha annunciato un manichino con pastelli sulla testa di un marrone fragolesco che alla gente toglielimu toglielimu a tuttiquanti dai tinelli tovagliati dove i figli sono accolti sono accolti anche se grandi perché sono interinati sono nati tutti interi ma qualcuno li ha spezzati
i miei amici deprivati che non fanno più mercati ci hanno fatto un pensierino ma col cuore liberale poi la testa gli han voltato
io che ho pena di me stessa nonostante la vergogna di governi mascherati alla pappa di cuccagna mi mantengo in occidente con i capri espiatori
corri corri popol mio corri corri dietro all'osso era meglio non votare che vedere questo scempio
ma ti basta una mollica che ti getta un epulone con la verga irrigidita e magari un banco in chiesa per chinare il viso a terra come schiavo al padrone?
corri corri popol mio corri corri dietro all'osso che all'origine del tempo fu stampella del potere
corri corri popol mio ... la speranza non mi muore!
Id: 19341 Data: 25/02/2013 17:58:19
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Non so di domani il passo
Non so di domani il passo,
e mi abbandono umida terra
al cielo - sarà altro sole?
Culla di me intrecciata,
piovo respiro come tra i rami
l'aria, sfiorando piume -
e già non sono.
Id: 19233 Data: 17/02/2013 19:53:02
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La pietra angolare
Sostenere la porta del vento inviolata. Anche oggi cedeva un frammento di occhi, di voce schiacciato dal peso del giorno. Di forze celesti o destino la colpa espiata in vuoti tra i denti già segni di perdita oscura in ginocchio davanti all'altare di ore perdute, di raggi dorati di noi effigi solari di gioia irradianti mattini disciolti in tempo allagato d'amore. Poi perso tra muri di cinta che complici stringono il gesto in poveri segni di muta caduta. Cedeva la pietra all'opus incertum - il mare ci domina ora - o il vuoto.
Id: 19194 Data: 15/02/2013 00:49:59
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Tremante una membrana
Tremante una membrana oppongo all' incresparsi arduo della luce che giunge inesplorata in dure onde dove di pietra il buio scintilla - e nuda la paura - su labbra ammutolite dal sigillio. Allora ritirarsi in recessi paludosi della mente - mentre illuminando illude la liquida parola della luna, vagito di esitanti litanie -
e sporgersi nel cerchio del suo alone dimenticando i nomi - scienza o mito.
Id: 19104 Data: 09/02/2013 16:25:20
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Troppo nel respiro
Ci sarà un guscio oltre questo mondo chiuso dove ormai non basta più sorridere al respiro - per restare o per morire - scivolando come parti di una storia alla parola fine. E poi sfogliando indietro si torna a quel giorno fermo sulla piazza, la donna e la fanciulla bruna immerse nel quadrato di sole sotto le due torri che già il compasso d'ombra accerchia.
No, non siamo più tu e io quell'infinita attesa davanti al bronzeo portale appena schiuso. Ancora là noi due a dirci parole in una frase mai iniziata, mai finita. Sorprese dalla fretta che ora non ha senso, i passi a risuonare in un maggio di città. Compiuto l'arco sopra i visi ancora infervorati - tu non sapevi la tua voce triste e flebile di oggi: "mi hanno portata qui"- e io so che lì tu non vorresti stare. Allora penso a quanto al mio respiro è cara la tua vita che svanisce. E so che questo è il punto. Trovarsi nella luce che non tiene tutto il peso dei domani. Non può - se oggi chi si sporge vede scomparire i suoi frammenti - immagini su un filo di respiro che si ferma dove sarebbe troppo attraversare la sorgente.
Id: 19099 Data: 09/02/2013 01:02:42
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Di luce
Di luce ti basti il confine: non pause tra i volti a graffiare - redini nere su corsa dell'aria. La luce, la luce che rende e non sa di che presa o dolore di grumo fa buio nel ventre, possesso fetale - volere dal mare fossile amore.
E quando discioglie la forma degli orti, nessuno che chiuda un cancello o sbarri le labbra a iridi d'acqua.
Da piccole celle si affacciano sguardi - zampettano come pulcini in voce risorta su fili contorti di spine, corona e destino di storia.
Dischiusa, la terra riceve ogni seme - la cruna del cielo un varco di luce.
Id: 18981 Data: 02/02/2013 00:09:02
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Il muffin di Eliot
Solo gennaio ancora e ancora - ma già dietro le sue spalle sbircia aprile ambigua luce, e non sbaglio a dire che non so se questo è meglio, infatti - T.S.E. lo diceva - april is the cruellest month , e certamente lui non sbagliava, perché meglio sapere che dalla neve non nascono germogli piuttosto che pensare - dice lui più o meno - a lillà che spuntano da morta terra. (Che contrasto, fa paura). E quanto l’amo la sua terra desolata,
ora più che mai desolata e sola, ma non lo sa il poeta dai pascoli del suo cielo britannico - sorride, forse, giocando una partita a scacchi o aspettando chi comprenda fino in fondo quello che lui ormai sa. Quisquilie, dibattiti tra chiese
lessicali, ormai zucchero a velo sul muffin mai finito di lassù. Mentre qui bastoni bianchi i pomeriggi a condurre parole a cecità - allevano pecore di ore già smarrite e lupi che ammansiscono pietà. Pause non congiungono gli arrivi alle partenze e tutto sta nel mezzo - una mensa dove i ricchi si inginocchiano a cercare molliche sparse su piedi in povertà. Forse è sottrarsi quello che l’amore cerca. Rimanere palpitanti ma supini nella resa e sapere che oltre le parole qualcosa di accaduto, accadendo, accadrà.
Id: 18875 Data: 26/01/2013 17:49:13
*
Vorrei restare appesa
Vorrei restare appesa a un dio che non mi salvi -
il petto pieno d’aria e di "renvoi". Mi indichi l’amore
che si sale, amore mio lebbroso (un tempo una pineta)
su bende di respiri sempre uguali, stremati alla curva
sfilacciata che acceca lo strapiombo del non so.
Precipitando allora cadere in un bagliore - visione
di me in altra me risorta - che sfumi nella sera
a non perseguitare i chiodi afflitti del pensiero,
il volto di chi tacendo se ne andò. E forse una mano
da stelle staccherà la croce, il pianto del non so.
Id: 18824 Data: 24/01/2013 12:41:48
*
L’Angelo Equivalente
Di tutte le creature ha dita più infinite -
e invisibili carezze.
Ti volti e già scompare nel flusso di marea,
ma poi zampilla in curva acuta
verso l’alto, sul dorso della rondine
che plana, poi discende
in cerchi e primavere di ritorni.
Su tutti i volti degli uomini distende
un velo trasparente che bisbiglia
lo stesso insegnamento: non pena
che non trovi suo riscatto
in dura carestia delle formiche insonni,
o in umiltà dorata delle api
all’ordine del miele,
o nell’astruso volgersi al suo dio
dell’ippopotamo - il fango.
In me, in te, compagni nello scarto
che è ferita di illusorio solco
tra zolla e zolla, impasto della terra
fermentata nel ciclo del letame.
Ne spruzzano verdura i suoi germogli
celebrati in rituali feste intestinali,
sorgenti oscure rovesciate
infine a riveder le stelle.
Non razza né soi-disant divina stirpe
elegge, equivalente partitura
la sua, di note sì diverse ma diffuse
su infiniti tasti ripetutamente.
Da acque oscure senza riflettere
le stelle, risale Proteo alato,
o quando crede cervo bianco,
sua dimora il firmamento.
Di lì si tuffa in basso, ammanta
il mondo e penetra i suoi anfratti
cupi di terrore, paradisi di marciume
e fogne.
La veste mai macchiata sua eucaristia,
per rimanere ombra testimone sentinella
nell’arco che separa le due porte - una
congiunge all’altra senza mai trovare oriente,
forse per questo Angelo perduto -
ormai per noi caduto, eternamente Vento.
Id: 18812 Data: 23/01/2013 19:51:17
*
Muore l’istante in amore fondente
Quello che dice il fondente Assumi alchemicamente l’œuvre au noir, favilla di cacao fondente - violino amaro da più alte sfere in divine note celebrato rubescente. Appare, tra l’arco a sesto acuto del palato sfavillante e il vibrato sulla lingua oscillante, voce bianca di papille - oltre il portale schiuso delle labbra su navata della lingua accogliente. Indugia nobilmente nel transetto - strano un lied incanta a oriente. Fattosi silente, ancora si diffonde cupamente in spirali di canto gregoriano discendente. Oscilla e vibra cattedrale della bocca vivamente e lì si unisce, trasmutando serafinica testura in gioia indissolubilmente - come quando alto sul ruscello senti notturno d’usignolo languire soavemente. Così - benché tu guardi in alto credendo suo regno luna opalescente - rimani imprigionata nel destino di un globo evanescente. E scivola l’istante- mentre ultraterrena sua creatura a te congiunge, amore di cacao, sfera fondente.
Id: 18783 Data: 22/01/2013 10:24:08
*
Non ti ho guardata strano fiore
Non ti ho guardata strano fiore - crollata sul ciglio sfinito della sera d'inconsapevole stupore. Mi fu succhiato il pianto da viscere di rabbia e di furore - mostro materno a dirmi "è un mostro" per tacere, come sempre tra due burroni a picco io per cadere. No. Non passa mai non muore. No. Non muore dentro l'onda, la sua danza amara. Amore senza amare. Non ti guardai stupendo fiore. Sei amen sei mio altare. Confuso blu. Sei mare del mio mare. Respiro solo - tu.
Id: 18688 Data: 17/01/2013 09:01:58
*
Sboccia nel cuore delleterno androne
Sboccia nel cuore dell'eterno androne
dove si rispecchiava giovinezza
in sagoma di vento luminosa.
Ondulamento o seme della luce,
immaginando, infinitava un sonno
senza sogni - promessa del risveglio.
Sorride primavera nel brillare,
si svela nel mistero del cortile -
esilio dalla strada per destino.
Sboccia negli occhi voce di profeta,
rivela la sua essenza nel cortile -
vertigine nel cuore delle cose.
Id: 18602 Data: 12/01/2013 20:26:33
*
Fin dove si apre il vento
Dimmi, dimmi sorvolando la caduta - come battere talloni d'ali a invettarsi in nicchia di spirale - dimmi: quando la fuga guarda nel pianoro, le palpebre due bende (lo sappiamo) su fuochi spenti da pietà.
È sempre più perduto - o forse in calpestati gigli ritrovato - l'eterno
quell'amore masticato in poltiglia così troppo dolce per uccidere - o guarire.
Resta nell'amplificarsi del respiro che gli organi attraversa come colomba che raccoglie minuscole umide fronde- poi raduna.
Così riparo e così distanza - solo quello che permette cielo fin dove sei -
fin dove si apre il vento.
Id: 18576 Data: 11/01/2013 16:33:41
*
Livido il ritorno
Livido il ritorno
tra le braccia aperte del giorno
quando a provare sulle punte
scivoli -
resta sospeso il fiato
cercando sentieri
dove la preda non hai ancora ucciso.
Eppure
la radura colma d'aria
come una ciotola da offrire
si spalanca.
Id: 18455 Data: 05/01/2013 09:47:18
*
Ma se così è, allora così sia
Se nel dipinto emergono dei grumi, è del colore vivo giunto a un picco, è dove al ramo l’ombra si fa scura. E ogni parte assorbe stessa luce, con lei risplende in valle immaginaria, dov’era intento ognuno a sua fatica - o in una reggia nivea cortigiana forse era assorta nel piacere ambrato. Allora anche nel manto, tra le pieghe che volle la leggenda puerperale di cielo azzurro, non insanguinate, scorgo madonna in rossa prostituta - suo ventre ancora gonfio d’annegata.
Id: 18415 Data: 02/01/2013 20:01:43
*
Indulgi mia follia
Indulgi mia follia, mia ombra e mia compagna - nel farmi l'occhiolino tra torve stalattiti di chi per solo passo conosce lo sterminio - sussurrami all'orecchio ritornelli, antiche eco di un canto ormai perduto e cristallino.
Le luci colorate, la porta appena schiusa, i doni che sapevi sul dorso del mistero - slittavano sul legno le punte dei tuoi piedi. "Vieni!" Tremavi nella gioia dell'oltrepassamento, dove era soglia al divieto sorridente di chi ti amava, riamare senza condizioni.
Divina notte gravida di virginei incanti, divina veglia - già certezza del domani, dove è frusciante carta il battito del cuore.
Ora dorme su rovine pietosa - e splende - quella stessa luna, fantasma lo svanire nella cieca mente - ma tu indulgi mia follia, divinamente!
Id: 18392 Data: 01/01/2013 17:58:23
*
Dolcemente sciogli
“La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina”.
In caos d’acqua concepiti. Scendi,
cercando quella parte che congiunga
in desiderio altro compimento.
È stringere nel palmo terra scura,
sapore amaro, ali di formica
prima del volo curvo sopra il grano -
sole dorato già proteso in spiga
a immergersi nel ventre della luna.
Estatica l’attesa senza carne,
piacere nel sopore già supino
di chi del giorno spia l’agonia
disciolta tra le dita della sera.
Oltre la pena di sapere i volti
vuote finestre di consunti lumi,
oltre lo sguardo che non ha parole
se non sommessa, dolce litania
che non spaventi i pellegrini in sogno -
il ponte trasparente della notte,
il buio che nel vento ci respira,
noi sì divisi - e dove tanta gloria?
Id: 18362 Data: 30/12/2012 17:53:31
*
Il gesto di restare
Le mie orme non lasceranno fonda traccia né perduto amore. Nient'altro mi fu chiesto se non lo sguardo che sconfina dove tace - orizzonte nebbioso di pensieri come calco di qualche volto all'indugiare, poi riprende il ronzio voluto dalla sorte - bendare la paura. Così consacro al mondo il gesto di restare ruotando anello di stagioni intorno al dito - mentre più lieve saio è posto sulle spalle di chi giurando fedeltà ha stretto i suoi calzari.
Id: 18348 Data: 29/12/2012 23:01:42
*
Malkhut
Depongo la mia spada in fodero di vento
e a me stessa dico “rimani nel silenzio” -
bocca senza suono alla radice, dolore acuto
nella lotta contro interno serafino,
a quando pace o almeno riconoscimento?
Allora di me trafiggo l’ombra - io il drago,
io emanazione di nebbia originaria,
colonna che da terra sale verso il cielo
e si congiunge altrove, presenze arboree
di me a me ormai perduta, ad altri rami
offerta. E tutto si dissolve in luce opaca,
rimpianto d’altra gloria, forse altrove.
E forse da radice si comincia a risalire.

La prima Sefirah è Keter: corona e volontà; ad essa si riferisce Ein Sof (Signore Iddio Infinito): essa non si può calcolare. La Sefirah Malkhut è invece la decima ed ultima ed è legata al Mondo Inferiore. Le due sono strettamente connesse: tutto fluisce ed è incluso nella decima Sefirah e puoi partire dalla prima sino alla decima... e dalla decima alla prima così ché la decima diviene la prima. Il principio della Shekhinah in Malkhut esprime la piena manifestazione di Dio, che tutte le Sefirot comprende: chiunque separi una di queste Sefirot dall'altra è come se operasse una separazione in te.
La parola Sefirot è connessa, secondo il Sefer Yetzirah, (libro della formazione) con sefer (scrittura), sefar (computo) e sippur (discorso), che derivano dalla stessa radice SFR.
Le Sefirot nella Qabbalah ebraica sono le dieci modalità o gli "strumenti" di Dio (a cui ci si riferisce con אור אין סוף Or Ein Sof, "Luce Senza Limiti").
Id: 18307 Data: 26/12/2012 18:13:24
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Forse, chissà … discenderà il Natale
Forse, chissà … discenderà il Natale
quando saremo noi il tempio e la preghiera,
quando nel buio abisso dei pensieri
e nel respiro un grazie sarà altare
per tutto quello che la vita e il suo mistero,
come un rosario o un mandala chiaro,
ci porge nella luce della sera -
quando le stelle e l’alone della luna
annunciano del giorno aperta vela
che al vento ci conduca fino al largo
o a nubi da scalare fino in cima -
per essere a noi stessi il vero nome.
Id: 18265 Data: 23/12/2012 12:03:38
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In nascita invertita
Tuttavia penetrerò la pioggia ancora
scorrendo in solitarie vie affluenti -
frasi secondarie al verbo principale.
E mi trasporta un senso di me stessa perduta e ritrovata
fluendo verso l’ansa dei ricordi perplessa di stupore -
immagine inghiottita nel riflesso di un gorgo circolare.
Riemergere in nascita invertita -
calici antichi i palmi delle mani
come radici linfa a salmodiare.
E il cielo partorisce la parola.
Id: 18244 Data: 22/12/2012 10:16:05
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Forse è una porta che si apre
Forse è una porta che si apre
quando d’inverno la neve è un bagliore -
luce di ghiaccio che corre sui vetri.
Ti affacci in spiraglio soffuso di stupore
su stanze visitate in sogni da bambino -
paura è l’entrare, paura di trovare ancora
quello che gli occhi abbagliati della vita
avevano protetto con bende di silenzio -
suoni dorati e sconfinati carillon di ore
come lenzuolo d’ombra sulle cose -
ma delle cose ora sai il segreto.
Id: 18210 Data: 20/12/2012 10:23:41
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Confusamente ambire
Confusamente ambire a mani alte
immerse fino in fondo a un cielo vero
perché vuoto di speranze immaginarie
o sogni - cielo del tormento, cielo -
e non sapere come, camminando
tra velami o macerie di giornate
distese come letti galleggianti
sospinti fino a stremo del vegliare,
tu possa far vibrare di te stessa
il suono interno, l’eco intera, luce
che la tua ombra non confonda -
luce che non inganni la tua sera,
quando spenta la voce dietro gli occhi
ti sembra che la vita non è ancora.
Id: 18185 Data: 18/12/2012 21:13:53
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Che schifo di mondo ci rimane
Che schifo di mondo ci rimane,
noi che protetti dietro al piatto della cena
sentiamo le notizie tra i tepori
- o nudi nei cartoni delle strade stiamo
come tronchi già svuotati dall'inverno -
vivendo
della vostra morte solo l'eco di un grido
che non muore ma assorda fino a Dio.
E l'assedio, la paura, l'ultimo tremore
respirando piano l'alito del folle che squarterà
in eterno l'orrore della sua stessa mano.
pietà
Bambini dove siete andati? Fuggiti già lontano
oltre la nebbia scura che entra nelle bocche
e spegne il cuore lentamente, piano.
Non resta di voi l'odore tenero, la luce
che giocava col crepuscolo aspettando i sogni,
l'indomani.
preghiamo
Id: 18123 Data: 14/12/2012 20:51:31
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E fare un passo ancora
E fare un passo ancora non aggiunge,toglie, al percorso ininterrotto versoun quando o un dove screpolati d’ombra -luci subacquee in verde di radura,macchie oculari tra te e il solesenza rimbalzo o doppio sguardose non il tuo che a sé rivolto torna.Intanto ruotano le stelle e il mondoè un mantello cosparso di scintilleche scuote con un gesto la massaiamentre impastando vola la farina.
Id: 18121 Data: 14/12/2012 19:30:31
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Salterio con canto
Ha molti nomi assaporare il mondo
con lodi di nessuna marcescenza -
se non santificando la distanza
sgranata da baccelli di preghiera -
come frati che cinti di silenzio
traversano mattoni cinguettanti.
Nel chiostro del mio cuore solitario
m’inebria il salterio delle ore,
compieta azzurrata della sera
che è strascico di luce dietro ai vespri
se voce salmodiando adombra stelle.
Id: 18051 Data: 09/12/2012 22:45:59
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Il Natale di Alesa
Le mattine d’inverno ha un suono sorprendente e asciutto
l’incontrarsi di due porcellane, come se la tazza lucente
e vuota che si solleva a ricevere il caffè, per poi ridiscendere
obliquamente nera sul piattino, aprisse una pausa di tempo
sospeso tra pareti sottili di carta velina, spazio aperto
in uno schiocco su pantofole di feltro a strascicare
il passaggio da nuova a vetusta era - testimoniato
da altri oggetti ora in una veste inabituale, ieratica e solitaria -
Scivolano lungo il corridoio slitte di sessanta verste
cariche di uomini fradici e infreddoliti -
come velieri di ghiaccio e luci d’oro,
profeti giunti dalle sponde di fiumi di vetro
che dicono di colombe bianche e divinità
smembrate e poi piantate come semi nella terra -
o parlano del nulla e di tempeste di candore -
pallidi sogni di crisalidi che voleranno in primavera.
E la luce è un riverbero di cristalli di neve
dietro a nubi gonfie come guance di bambine
che hanno appena riso pattinando sul ghiaccio -
e ora sono pronte all’offertorio di una torta al cioccolato
che la nonna spolvera di zucchero a velo
e di parole sacre nel grembo caldo della casa.
Fuori sulla sua neve siberiana candida e marcia Dostoevskji
cammina col passo lento di un pensiero grave, leggendo,
mentre al suo fianco Myskin gli bisbiglia frasi affettuose
in un’andatura sussultante e strana, e il dolce Alioscia
annuncia il suo ritorno in un convento, ma non prima
di avere discusso con un adirato Ivan . Raskòl’nikov
è triste, ma gli sorride la sua Sonia. È Natale.
Id: 18023 Data: 08/12/2012 19:55:01
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Il grido dei gabbiani
Piccoli bulbi sfiorano la sabbia in fila come bianchi testimoni, il mare soffia inverno, spruzza grigio e suoni incantatori tra conchiglie che dicono e non dicono il segreto.
Il nome va e ritorna senza fine portato dalla schiuma cento volte, e multipli di tre e ancora sette raccontano di un vento circolare che scava gallerie sotto gli abissi.
S’intorbida la luce del mattino tra nubi che si gonfiano di pioggia, mentre ai gabbiani pulsa un solo cuore - preghiera ininterrotta del respiro prima del grido che rapisce in alto.
Id: 17977 Data: 05/12/2012 19:46:14
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Fiore di rovina
Fiore di rovina spunta su crepe d' anima, beve curvatura d'astri quando la notte tace e tace il mondo. Sugge da luna il nome suo segreto e lo sussurra al ragno mentre di pietra in pietra tesse un'altra storia e apre un varco. Irradia via trionfale per ciclopi, imperatori, incappucciati santi. Scivolano tenendosi per mano lungo il muro come penitenti finché fessura d'alba cieca non ne inghiotte la memoria. Supina nella resa del mattino solo per poco mi respira dentro il suo mantra ancora, il suo colore. Per poco ancora ne trattengo il senso, o catturo amore. Sono rovina, coppa di terra, utero del fiore.
Id: 17950 Data: 03/12/2012 23:42:08
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Spigolo damore differente
Era uno spigolo stessa distanza
tra due pareti - dove al confine
tra me e te edificata stanza
gettava fili di uno spazio atteso
e limiti di vuota quadratura
o cerchio - che si voleva d'armonia
perfetto, geometrica leggenda.
Ancora nei tuoi occhi, filo a piombo,
traguardo forma di uno specchio d'ombra,
tu sentinella insonne dello spazio
bianco, tu sulle foglie del tappeto
che l'autunno sogna, tu con il passo
attento del guardiano, tu mia soglia.
Id: 17916 Data: 02/12/2012 11:59:02
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Spazio fecondo e voce
Spazio fecondo, voce che scavalca i miei pensieri ardenti e se li ingremba - amato spazio, spiga che raccolgo inumana - inumanamente amata, spiga d'amore in alta cesta offerta a non congiungimento, che confonde bocca su bocca in rovesciato canto. Concava soglia, sottile risveglio di membrana - impollinata lingua su notturno fiore, salmo dell'alba.
Id: 17874 Data: 29/11/2012 23:59:43
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Marcisce di fanciulla il cuore assente
A "Cuore Marcio"
Non ho che questo cuore marcio da darti, uomo che mi confonde il velo sigillato sulla fronte. È l' assenza che mi scandì la fonte quando decise di sfiorarmi il padre, come il signore fa con la sua spada quando al vassallo impone investitura. Si squarcia il ventre, urla il tempio - oscena fenditura nel silenzio mentre nebbiosa un'altra vita avvolge me stessa a me distante, a me follia d' amore putrefatto. E viva ancora sorrido sempre - come nella brina sembrano nati i fiori ormai sepolti.
Id: 17839 Data: 28/11/2012 00:49:50
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Con infoiata urgenza da conigli
Con infoiata urgenza da conigli c'è chi ha spaccato la corteccia viva e l'ha distesa in violentata carta - "femmina" e "maschio" uno dentro l'altra a riprodurre carne benedetta dall'unico sigillo rosso sangue che ceralacca sacra eternava. Diramano lo spirito su some messe su dorsi d'incupiti schiavi - questione metafisica lo scarto originario, il frutto infracidito. Annuncia oscuro fondo vaginale, declama obelisco il pene eretto. Destino di formiche con stendardi. E' vano all'Ermeneuta obliquo volo, planare da distanti cieli in basso su rinsecchite zolle e muto fango, fossilizzata scorza di parola - come se fosse gravida la Terra solo di terra, non di altri segni.
Id: 17759 Data: 24/11/2012 09:54:29
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Quando lo sperare incontra il vento
Inutilmente si decreta al vento essenza, se fuga in fuga sparge i segni come dilavati glifi - o arabescate inezie. Indugiano orme bianche su estinte grida - o sogni. Annunci a nubi rituali come sgranare polvere di neve, canto di rincorsa ai giorni. Allora tra filari di volti, obliquamente, è libero lo sguardo dall'attesa.
Id: 17732 Data: 23/11/2012 00:19:59
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Donna del sottosuolo
Allora zitta, stai zitta se t’inghiotte cannibalesco ascolto - e nel silenzio grida.
Annega nel rancore ogni tua azione
A cosa la parola se slabbrata - ferita nei contorni - non parte, non ritorna se non marcio relitto, vascello ormai arenato?
Annega nel rancore ogni emozione
Urgenza come fame o eiaculato vuoto - urgenza che stordita non tocca né colpisce - aridamente scroscia?
Annega nel rancore ogni passione
Allora zitta, stai zitta se t’inghiotte risentimento amaro, oscuro affanno - e nel silenzio grida, vagisci antico pianto.
Disgiungi la placenta dal cordone
Id: 17661 Data: 19/11/2012 20:10:41
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Nihil in Red Heart Rot
Voce lontana tesseva la vita.
Dilegua in reti aliene di luce il filo di me. Perduto l’inizio. Sapere la fine confonde col cielo la terra - il filo di me. Evapora battere d’ali - fuga presente - senso disperso, il filo di me. Tana del picchio nel cuore del pino, scavare riposo - profumi rossastri, cadere di gocce distilla la storia - il filo di me. Fuochi d’ autunno, muschio negli occhi - sopore addolora cuscino - emigra a orizzonte il racconto, il filo di me. Il becco del picchio - urgenza affilata, inchino alla vita - nascosta ferita in silenzio di tana consuma il filo di me.
Id: 17620 Data: 17/11/2012 20:10:27
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Due Lune
A chi di notte stringe il cielo
Il sogno rabbuiava e credevo di sognare quando sopra gli occhi tristi, inaspettata, ecco rifulgere Due Lune - disco di bianca incandescenza una, come velina o chiaro albume sua compagna - e muto alone.
Sfere divine e solitarie a navigare su ciglia stupefatte, parabole silenti nel cielo aperto e senza suono. Solo un frusciare di volti in basso accosta la riva smorta dello sguardo - e appare.
Mi siede a fianco su una panca mio padre e guarda con me in alto, senza pensare di scorgere Due Lune o almeno scivolare nel mare notturno delle stelle d’oro. Mi dice solo: “siamo fatti per morire”.
Ma poi sussurra piano: “quello che ho fatto era per farvi felici” - e lo perdono, mentre Due Lune veleggia così alta che è impossibile non sospirare, se è suo corteo uno sciame di stelle d’oro.
Id: 17509 Data: 11/11/2012 16:02:33
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Come una cosa
Inutile nel mondo sono cosa - se ferma con lo sguardo rivolto ad altra siepe oltre le spesse mura di parole - resto a me stessa ombra al solo raggio appesa che è sfuggito al sole.
Useless as a thing that - in the dark - you see no more.
Inutile nel mondo mia presenza - se immota l'una mano rivolta ad altro gesto che impossibile richiamo - resto a me stessa dono nel solo palmo offerto al vuoto d'altra mano.
Useless as a thing that - while you sail- has gone ashore.
Id: 17483 Data: 09/11/2012 21:05:40
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Bifora
Il peso inconsistente delle cose apre ogni volta un varco nel respiro - si alza e scende come la marea che lascia un filo bianco sulle onde.
Funambola percorro all’incontrario l’umida via del sangue nelle vene - m’infrango allagando il duro scoglio - nel cuore mi spumeggia l’abbandono.
Allora da abissi rosseggianti ecco salire languidi serpenti, mostri pietosi pulsano nel petto - sciolgono in burrasca l’antico pianto.
Come se da una bifora il paesaggio intravedessi doppio eppure uno - non scorgo altra origine all’errore che luce solo schiusa alla mia vista.
Id: 17452 Data: 08/11/2012 18:44:57
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Il settimo giorno
Punto di notturna luce zampilla e di se stesso ogni parola fa feconda.
Bereshit senza perché sei a noi cominciamento - sei a noi principio e a tutti unico oriente.
Esilio il sesto giorno è nostro nulla di cose nelle cose, esilio dal giardino dove il tempo è tutto luce - e con la luce si congiunge.
Il nostro Adamo si sa due e con sua sposa è una carne - lei sua Adamah-Ishah lei il suo profondo di tenebroso buco, Adamah-Ishah femmina sua - sua unica sorella.
E Bereshit senza un perché lo volle Unico Figlio - ne fece di se stesso suo principio - lo volle Unico Figlio.
Memoria è Adamo maschio del Verbo in divenire, è femmina sua Ishah - matrice sua Adamah nel vento di semenza.
E scorge nell'aurora l' Adamah, la sua incompiuta parte - sua tenebra e sua ombra di polvere feconda.
Ma scava un taglio nel respiro - resta il Principio solo nel suo dramma - se Adamo si crede già compiuto e mangia il frutto intero dall’esterno, se in se stesso non lo forma.
Resta incompiuta sua Ishah, abbandonata l'Adamah se sterilizza il germe, se carne lascia sola, senza Figlio.
E nel Basar non vibra Bar il Figlio - se Shin lo Spirito è freccia in arco teso che manca suo bersaglio - Amartia solo uccide - e fonda terrestre morte in deviata carne.
Ma è Gioco e Meraviglia - risata di folle o di bambino - se Bereshit diventa Uno. Divelle ogni coperchio su noi tombe e innalza la sua Tenda su noi incompiuta carne.
Splende tra le Sue mani freccia rubata a Satana errabondo, torna Basar la carne a suo divino fine che è Unita Somiglianza. Restano i morti a seppellire corpi, i solitari corpi.
Nel cuore del Principio riposa ora per sempre il Figlio. La tenda di ‘Ohel ha posto tra di noi ‘Elohiym il Verbo.
Noi siamo l’Elohim, respiro d'uomo soffiato dal divino. Adamo e Adamah in nozze congiungiamo - in punto di notturna luce zampilliamo.
Id: 17362 Data: 04/11/2012 11:38:59
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Padre di nebbia
La nebbia ti accompagna e ci nasconde nel piccolo corteo della tua fine, nel gioco bianco di un tuo inizio.
Padre esiliato, padre del mio esilio - padre troppo amato.
Padre.
Perdona il mio perdono.
Id: 17328 Data: 02/11/2012 11:17:05
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I nomi sono bucce delle cose
I nomi sono bucce delle cose - le cose sono i nomi che diciamo - le parole sono il suono di quei nomi. Io sono suono di parola del nome sono cosa in una buccia sono buccia di una cosa che è nel nome che mi dice la parola con quel suono. Sono suono di parola nel nome della cosa - sono cosa nel suono di parola del nome della buccia che dice tu sei cosa. Sono nome della buccia della cosa che suona la parola. Sono suono del nome di parola della buccia della cosa. Cosa sono nome sono parola sono suono sono buccia sono. Sono il suono della buccia della parola del nome della cosa. Sono suono sono nome sono parola sono buccia sono cosa. Cosa sono?
Id: 17223 Data: 27/10/2012 23:59:51
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Nel tuo vestito lilla
Alla piccola Paola, mia madre.
Nel tuo vestito lilla stavi nella luce diffusa e vaga della stanza come se camminassi indietro scivolando piano.
Ti feriva gli occhi l'abbaglio della luce sul balcone - inutile l'invito o sussurrare una preghiera - deserte le poltroncine bianche appena uscite dalla carta trasparente come i pomeriggi trascorsi stesa sul letto solitario a pensare a occhi chiusi.
Sola coi tuoi pensieri - sola.
E mi mandavi via.
Solo il gelo di gennaio ancora, e febbraio per resistere, poi ti avrei portata come una primula sull'orlo della sera che non fa male.
Erano i giorni opachi del tuo sguardo, del mio inutile dolore, della sfinita rabbia.
Ti benedivo lavandoti i capelli e forse lo sapevi. "Adesso sciacquami" dicevi piano - e con l'asciugamano bianco ti avvolgevo.
Piangevi sorridendo dello scherzo amaro della vita, su come ti sembrava tutto un brutto sogno - vedere dentro te tubi sottili per cambiarti il sangue tre volte, tre volte a settimana - tre è il numero perfetto.
Febbraio non c'è stato.
Te ne sei andata tra i morti- dove ti aspetta la mia bambina - alle cinque una mattina.
L'annuncio che credevo di aspettare, la corsa muta fingendo di sapere come guardarti o cosa dire - se piangere o nascondere il viso tra le mani.
Muta.
Morire in ospedale tradita dall'assenza di tutti.
Correre a cercarti quel vestito lilla. Dopo, guardarti.
Una bambina pronta per il primo giorno di scuola, ben pettinata, immobile stupore.
Adesso non hai più paura.
Id: 17200 Data: 26/10/2012 20:12:10
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Nadir d’essenza
Solo per dono mi è data inconsistenza - perché chi amo mi amasse d’amore mai finito - come su filo in equilibrio stanno durante l’autunnale passo piccoli uccelli migratori - io senza nido di nuziale primavera - vuota in sospeso tra due mondi dove la luce dall’uno all’altro è in fase di regresso - scivolo tra perdere apparenza nello zenit e partorire sogno d’ ali buie che in nadir sprofonda, corona di sterpi in volo di ritorno. Inseguo rotte in cupola di stelle, iride abbagliata in folle vortice di stormo - sola misura il vento.
Id: 17172 Data: 24/10/2012 23:32:38
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Dove il dolore è un passero morente
Dove il dolore è un passero morente cerca un armadio con le ante chiuse. Ascolta: diventano bisbigli tra le stoffe i singhiozzi soffocati dall’odoroso abbraccio di nonna naftalina.
Ma se lasci socchiuso per inavvertenza - o se sorpresa dal rumore della pioggia vuoi rifugiarti in un ventre caldo sognando ancora come da bambina - senti scivolare sul palmo della mano la carezza delle cose che hai nascosto come l’avaro fa col suo forziere.
Danzano leggere discinte e abbandonate come fanciulle che si erano perdute - poi hanno appreso l’arte della seduzione da chi per trattenerle le ha ingannate. Ti cingono la vita in tango milonguero mentre le baci appassionatamente - e perdutamente danzi. Danzi. Danzi .
Id: 17105 Data: 21/10/2012 16:40:30
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In Sofficità di Chrusos Splende
Ascoltando il “Magnificat” di Arvo Pärt
Respirare nervature d’aria - incanalare voce di stelle senza punte - bucare crisalide in sfera della mente.
Versare tiepida vittoria in ciotola di mendicante - ala venata d’ombra , aureo stupore in fondo.
Non essere più tu, non esser altro.
Cantare inno d’acqua in conca tesa verso l’alto - cupola, vetta o croce d’aria in scala sfinita di languore - altro fardello non si può portare.
Vegliare marmi di notturne lastre in cappa di chiarore.
“Non mi toccare”
In soffice riflesso oltrepassare garze di mattini - nel silenzio biancheggiare.
Id: 17082 Data: 20/10/2012 16:18:39
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Raccontami una storia che non finisca
Raccontami una storia che non finisca, per le mie sere - sospendimi in gocce di silenzio, io terra asciutta tu temporale, vagina aperta non temo lampi o gonfi odori quando mi bagno - e tutta ad acqueo cielo mi confondo. Così restiamo, senza più niente che amore lento - io, te, la storia dentro.
Id: 16972 Data: 14/10/2012 18:59:46
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Prosia di finità percorre il mondo
“Parleranno lingue nuove”
Rosa di sabbia appare in aggregati casuali - arcaica madre l’acqua che risalendo dal profondo scioglie fosfati, e dove trova superficie evaporando cristallizza petali in arido deserto. Come pensiero sfaldato in faville rutilanti le gira il sole attorno - scandendo raggrumata finità di segni, scorie abbandonate d'alchimista cieco - impuro esperimento. Ma forse, chiedo, forse la terra in serbo avrà metalli che almeno nel dischiudersi dei sogni esalino prosia di nuovo mondo?
Id: 16959 Data: 13/10/2012 20:22:52
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Chi potrà del fiore dire essenza
Chi potrà del fiore dire essenza se non lo può nemmeno il fiore? Io scorgo appena nella luce il suo colore e sento nella notte sfiorarmi il suo profumo - che già s’inclina ubbidiente - e muore.
Id: 16921 Data: 11/10/2012 18:31:41
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Il Grande OK
Ci sono giorni immersi in una luce di biscotti appena tolti dal forno, dorati e fragranti - e tu esci nella strada ancora avvolta nella scia magica della cucina profumata che ti circonda come una coperta calda. Fai la prova: immagina davanti a te schierata in doppia fila tutta la gente che pagheresti lingotti d'oro per non vederla la mattina con quelle facce arcigne, taglia-e-cuci sempre pronte a blaterare, giudicare, sezionare te - che vaghi con i piedi e coi pensieri oltre lo steccato rinsecchito delle loro parole sogghignanti. Ebbene, eccole tutte insieme avanzare verso di te col dito puntato. Niente! Manco le vedi, anzi, un bel sorriso, una pacca sulla spalla e via! più serena di una pasqua. E che dire dei morti? Sì proprio loro, hai presente, quelli che l' ultima volta che li hai visti non avevano quello che si dice proprio una "bella cera": beh, li guardi con simpatia, serena, distaccata, sicura che per loro è andata bene così, e tu non puoi sobbarcarti anche 'sto pensiero, ogni giorno succede qualcosa di poco carino nel mondo. Gente sfracellata, bombardata, buttata in cassonetti, cementata, oppure anche solo tradita, affamata, derubata, licenziata. Embè? Ti scorre nelle vene il Grande OK, si espande tutto intorno, brilla nell'aria, esulta, la vecchierella non rimpiange nulla ma si fa un pokerino e Cappuccetto Rosso ha allegramente sgozzato il lupo per avere i soldi della nonna. È una gran cosa il Grande OK. Ti guardi intorno e vedi un Gioco, una scacchiera immensa di cielo e terra e tutto un brulicare. E ci sei dentro. Altro che farsi di coca, eroina o vino: questo, amici, è il Grande OK!
Id: 16839 Data: 09/10/2012 00:00:24
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Tra specchio e specchio
Tra specchio e specchio intravedere né tempo di apparire né ritorno. Scivolare sul piano dell’attesa sempre più indietro in pause dietro gli occhi, stagni violacei di luce fioca.
Era solo un gioco la rivolta, era un inchino arrendersi alle ore claustrali del risveglio - piccola morte appena - come staccare l’anima e guardarla andare in vuote orme, altri sogni da colmare.
Tra specchio e specchio riprovare, schiudere petali in disfacimento, fiorire in spirale senza tempo - su strade immerse in altra luce calpestare litanie di prati - zone - da dove rivedere i pallidi esiliati giungere nel vento - e non sapendo come, in questo gaudio amare - rimanendo muti.
Id: 16816 Data: 07/10/2012 18:34:44
*
Questo splendore nella pena
Ti è alloro d’amarezza e pianto vittoria mozza d’ali, sperduto in un deserto di risate e gesti senza sete dove per camminare correre o pensare non si deve come te arrampicarsi sull'arido Carmelo dei mattini, ma come Elia immortale e confidente in verde pira - che dopo la battaglia fu assunto tutto intero in cielo - o come chi, salendo, dentro di sé trovò il divino e nel salire in se stesso ritrovò il cammino - si è fiamma viva dentro il carro scalpitante nell'abbagliante trionfo del cielo arroventato.
Ma tu hai uno sguardo di cenere leggera, e il passo ti è intralciato da monca e incompiuta profezia. Non ci saranno angeli a nutrirti e porgerti la mano, ma nella terra umida hai il dono del sorriso e quando guardi sono i miei stessi occhi i tuoi che chiedono perché questo splendore nella pena.
Id: 16688 Data: 30/09/2012 00:23:18
*
Canto circolare
C’era una volta, una volta, una volta, una volta, una volta una casa al profumo di legno laccato laccato di nero ammantato nel blu della sera sera volata come un pipistrello dal balcone balcone su panchine evanescenti come ragazze ragazze innamorate sotto i rami degli ontani ontani lontani come velati mattini a giocare giocare ai saltelli sul prato di margherite margherite dove rincorrevi l’amica del cuore cuore d’amica che saltellando fuggiva sul prato prato circolare come giorni uniti in ghirlande ghirlande di nebbia eclissate negli occhi occhi che sfiora l’antico profumo del legno legno laccato ammantato la sera nel blu. È ombra di un sogno fuggente - c’era una volta, una volta, una volta, una volta, scomparsa nel blu.
Id: 16686 Data: 29/09/2012 19:19:37
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Una mosca sul vetro
E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo”
Ad Alessandro Mariani
Una mosca sul vetro appare un istante, poi scompare nel suo lontano cielo - a me ribrezzo e disconoscimento. Lilli la gatta caccia piccole farfalle bianche e le sparpaglia giocando sul balcone. Sembrano un velo trasparente. Le raccolgo per gettarle via, sbarazzandomi di un pensiero sgradevole come un rifiuto - per non vedere la fine delle cose, troppo semplice e normale per essere istoriata in simboli dentro vetrate accese dove la luce s’infiltra dorata tra i rossi i blu e i gialli che raccontano come potevamo essere o come dopo la caduta siamo diventati. Sui banchi della chiesa inginocchiati, o più comodamente seduti - se si è vecchi o pigri o appena più orgogliosi o vergognosi ma sempre tra quei muri - si può volendo pregare per non essere trovati impreparati. Ma si muore lo stesso in vari modi e non è mai troppo presto e solo alcune visioni durante il giorno o la notte sembrano uscire da schemi inaspettati - allora ti dici "è vero, qualcosa accade sul serio sui banchi che odorano di solitudine di speranza di dolore e di paura". Così pensi alla croce e a Cristo Pantocrator, ma anche a chi diceva allora, o forse dice ancora, cose che non regolano il potere o gli accidenti - bastano forse anche certi quadri o poesie, a volte, a darci questa sensazione, squarci che si aprono improvvisamente sospendendoci in una gioia che non tiene più conto del pavimento o del soffitto ma ci innalza - e ti senti in certo modo giustificata non perché sia tutto uguale, omologato, giustificato, eppure in fondo sai che è un po’così, che la colpa non esiste se non nei tribunali e nelle prigioni degli uomini, e tu ti guardi come dal di fuori - quando sei davvero te stessa e non vorresti mai che qualcuno ti vedesse o ti leggesse nel pensiero. A cosa servono i confessionali e i divani degli psicanalisti, o i bar,o l'arte, se non a farci oltrepassare la paura dell’ignoto, il salto nel vuoto, quando come trasportati dal forte vento di Paolo e Francesca sappiamo del nostro tragico e ridicolo destino? Servono a questo. Poi, più tardi, usciti allo scoperto, riprendiamo la consapevolezza che ci è richiesta dai ruoli e dai giochi di potere di chi gestisce le casse all’entrata, e come ladri potenziali ci guardiamo attorno stupiti, accerchiati da tante differenze, varietà di colori e odori che spesso non vorremmo vedere o sentire - ma dal momento che ci sono fanno parte anche del campo della nostra visione e volenti o nolenti dobbiamo fare i conti con tutto questo senza ritirarci nel guscio troppo sottile della mente: in fondo che cos’è la mente? Un'astrazione sconosciuta? O chimica-fisica-quantistica onda di pensiero che capta stimoli e cerca di digerirli, trasformandoli in pensieri e parole che mette in circolo, come fanno le arterie e le vene col sangue? Questo è quanto ci è dato? Vivere dentro un magma caotico, emozionante, buffo, doloroso, lieto e tragico, come personaggi a cui è affidato un canovaccio di cui forse possiamo scegliere la o le scene da recitare senza prenderci troppo sul serio? Questo è il segreto? Guardare le persone e il mondo e l'universo intorno come parte di noi, sapendo che ognuno è sulla scena né più né meno di noi, nato per morire? Viviamo tutti come nell'attesa di ritornare là dove non sappiamo, ma da dove veniamo. E ogni storia, ogni sguardo, ogni stella ha la stessa sublime e infima realtà della mosca sul vetro, che appare un istante - poi scompare. E noi siamo qui ma già da sempre altrove.
Id: 16598 Data: 23/09/2012 13:55:34
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Chant Trompeur de la Lune et Fuite Royale
Ammanti onde d’asfalto e putridume che invochi verso l’alto a rammentare ombre rinate in curve di barlume nel tempo chiuso e crepuscolare. D’incanti era suadente la collina, se angelica compagna mattutina le era l’arcatura di tua mente che divagava in sconfinato niente a ruota immaginaria d’infinito. E il tempo ti sceglieva sua reggente. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Mentre ancora ti sta sorgendo un viso immaginario, e immaginando vedi nascere occhi a linfa di sorriso, su nubi imprecisate muovi i piedi parlando con te stessa eppure altra. E in chant royal fai investitura scaltra. A me regina e sola ancella, luna, passaggio rovesciato oltre una cruna dove non so distinguere l’ordito datomi in trama a disvelar fortuna. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Quando è deserta carne il corpo, e solo, a naufragare in gesti quotidiani che migrano nell’aria in muto stuolo, acqueo velame svela sogni vani. Come perduta stella in altre rotte ritrova sue compagne, tu di notte mi indichi dall’alto eteree sfere chiamate dal sestante a rimanere. E su celeste oggetto punto il dito, stornando l’orizzonte da chimere. Solo si può inseguire chi è fuggito.
In luce di pensiero che sprofonda fin dove s'era incatenato il sole, ritrovi le tue ali nella fonda tra ancore incagliate, dove duole ancora come allora aver smarrito l’origine di un canone infinito. Ascolti pure note solfeggiare congiunte nella scala a voci chiare. Le unisce e le separa suono ardito come amante si muta all’anulare. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Accarezzi una pelle evanescente tra palpebre dischiuse nel godere. Sul limite è rugiada trasparente offrire questo dono al tuo piacere. Ma in specchio opalino fa riflesso silenzio su silenzio di se stesso. Acini ignari d’ogni spremitura, succo dolcissimo della natura, danzate nel chiarore già svanito che della luna è dono a sua sventura! Solo si può inseguire chi è fuggito.
Fuite Royale
Solo si può inseguire chi è fuggito. Ammanti onde d’asfalto e putridume Mentre ancora ti sta sorgendo un viso. Quando è deserta carne il corpo, e solo, In luce di pensiero che sprofonda Accarezzi una pelle evanescente. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Id: 16578 Data: 21/09/2012 17:17:09
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Invocazione di una chiocciola
Mi duole il guscio, invertebrata emanazione, calco dell' anima smarrita. Ultimo riparo dall'agguato del lupo, ululare bianchi fulmini in squarciata luna. Sentore di pioggia persistente: lancio fuori occhi e antenne in penosa esplorazione. Oso sguardo perpendicolare su fili ancora in sospensione. Mentre striscio sul lungo piede senza poter spiccare il salto alla mia scia di bava affido del presente lenta successione. Ma sogno mappa azzurra di alfabeti, mantra in fuga verticale, elitre incandescenti su innesto d'ali. .
Id: 16517 Data: 17/09/2012 15:33:43
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Compendio indefinito
Quale mai il gesto, quale la misura - restituire un tempo ininterrotto, essere noi respiro di un respiro - o da finestre scorgere uno squarcio dove la luce è immobile cascata - essere vivi a ogni istante, chiodi conficcati nell’anima sottile?
Così, sfogliando un libro dalla fine - lettori di una storia senza trama - essere noi col Re nella foresta , paggi chiaroveggenti aver vissuto già veglia delle armi e investitura - sapergli il giglio rosso sulla tunica fiorito dalla freccia che la insemina - e dirgli conducendolo per mano: “ Sire ritorniamo, altro è il sentiero, ma presto! Prima che si faccia buio”.
Id: 16497 Data: 15/09/2012 19:23:35
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Noi il simbolo e il narrare
Si', farsi d'acqua ormai le sponde, liquidi ventagli del varcare. Planare in corsa sulla riva, annegare il sole nel fondale, muta carezza ai pesci in mutuo giubilare. In plancton di memoria liminale fuggire sul disco della razza - coperti dal mantello oscuro rovesciare in cielo aperto il mare.
Id: 16456 Data: 12/09/2012 23:41:00
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Quello che il fuoco non ha ancora arso
Allora vi dirò la fonderia
che conosceva l’arte rubescente -
rossa alchimia e fuoco sempre vivo -
ora mattoni e scheletro di ferro.
Rinasce nel suo ventre opera arborea -
m’inganna ogni mattina il suo passato
e credo ancora alla magia che arde,
alla trasmutazione dei metalli
in nuove forme e altri incantamenti.
Così io -
metallo che discioglie il mutamento -
non vi dirò cosa rimane ormai
se le parole sfuggono a me stessa.
Non so tirare i fili della sorte,
mettere insieme quello che è disperso
e mai si può afferrare veramente:
il cielo che ci guarda scivolare,
la terra che sostiene i nostri passi
malfermi nel cammino - l’orizzonte
ci sembra di vederlo - ma scompare.
Id: 16403 Data: 09/09/2012 15:54:34
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Nel buio luminoso della mente
Nel buio luminoso della mente ho visto risalire impalcature - e fragili ossature di relitti congiungersi in mani di polena.
Ai galeoni sostenere l’assalto dei marosi .
Rostro abbagliante in lacerata luce - ho visto sulla punta immacolata del bompresso esplodermi la notte nello sguardo.
Nel buio luminoso della mente ho appeso sulla cima del pennone nere ali di pirata - predatore in veliero d’aria asserragliata.
Azzurra chiazza lo stendardo - cupo mistero nello scudo - glifo di luce sua scrittura .
Id: 16374 Data: 07/09/2012 00:34:28
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Fuge, tace, quiesce
Illumina lucidi mattini - luci di mattini luminali - visione di eoni nel vento,
vaporoso sopore, riposo - sospiro arreso al sorriso arcato in airone d’aurora.
Cadere in cratere dorato - ramata creatura increata amare in mare aurale .
Id: 16362 Data: 05/09/2012 23:48:38
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Sulla violenza - a Andrea Piccinelli
Caro Andrea, lucidamente vera la tua disamina della situazione (nella tua poesia "Marikana"). Certo non si può più, ormai, vivere, senza tenere gli occhi aperti sulla realtà, su come e quanto siamo "pedine" di un ingranaggio immenso, violento e feroce, una macina dentro la quale i più forti (economicamente e quindi politicamente, socialmente,e, anche, in certi casi, culturalmente)tengono schiacciata e compressa ai loro fini tutta la società fin negli anfratti più nascosti, a beneficio di pochi - loro stessi. Bisogna prendere atto di tutto questo e agire di conseguenza, cioè criticamente e lucidamente. Io sono tra i colpevoli, perché più di tanto non mi informo, per le ragioni che ti ho detto nell'altro commento. Provo un senso di schifo e impotenza di fronte a questo ormai immenso magma millenario che, trasformandosi e assumendo ogni volta nuove forme e travestimenti nello svolgersi del tempo, mi travolge. E anch'io ne faccio parte. Sarei quindi disonesta se ti dicessi che più di tanto mi interesso, o faccio. Parlo, scrivo, faccio il mio lavoro: insegno la mia materia ai ragazzi cercando di comportarmi correttamente e, quando posso, parlo anche di altro, cioè di loro, del mondo, di quello che ci circonda dicendo il mio parere. La lezione di Emanuele Severino è quella per me più valida, il suo indicare un possibile percorso nel/del Destino è secondo me, tra i possibili percorsi, uno dei più validi che conosco. Perché ti dico tutto questo? Perché anche tu, secondo me, fai parte di questo meccanismo di violenza quando dici agli altri (per una buona ragione, certo, ma le buone ragioni spesso prendono altre strade ...) quello che dovrebbero (o non dovrebbero)fare, e lo dici con forza, con un intento moraleggiante. Non lo condivido Andrea, se mi permetti di dirtelo. Provo a spiegare perché (il mio perché!). Il desiderio, il tendere consapevolmente verso l'espressione poetica appartiene a molti, e non è solo dei geni o dei grandi. Zoommando su questo sito, si vede come tutte le parole, i segni che qui apponiamo siano qualcosa che sta avvenendo e, anche se magari non sempre ce ne accorgiamo, ci rivelano e ci svelano gli uni agli altri. E' un meccanismo delicatissimo, infatti ogni tanto si spezza, si stravolge, assume nuove colorazioni, anche forti e ,sì, violente, ma di una violenza verbale che mette e si mette in discussione: perciò necessaria e valida letterariamente e filosoficamente. E' l'"essere" che "è" La Recherche che compie un percorso. E' un errare. Il tuo riferimento a meccanismi erotici di gratificazione e/o autogratificazione (masturbatoria) è esatto: come potrebbe non esserlo, infatti,dato che proviamo emozioni e non siamo immuni da sensazioni? Accanto a questo, la ricerca, la curiosità, il mettersi in gioco in un contesto dove la letture e la scrittura non finiscono qui, ma proseguono con le loro suggestioni anche durante la nostra giornata, infondendoci un sentimento di amicizia che la trascorre insieme al nostro vivere, e invitandoci inoltre a una maggiore consapevolezza di noi stessi, dei limiti stessi che ci appartengono nel nostro continuo desiderare altro, nel proiettarci altrove come esseri viventi. Il tuo scritto appartiene a questo percorso caro Andrea, ma non deve limitarlo de-finendo quello che non può essere definito - essendo qualcosa che appartiene all'umano e nell'errare umano trovando la sua ragione. Un caro saluto.
Id: 16338 Data: 04/09/2012 10:47:28
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Poesia rossa - Una visione
In una chiesa un coro in doppia fila. Donne e uomini come su scacchiera intrecciano le voci - toni bassi profondi a coprirne di più lievi. Sopra le arcate, dietro la croce, il pubblico davanti. Loro nel centro. Fermi accanto al giovane pianista.
Rossa una voce improvvisamente s’innalza - è maschile e femminile.
Escono i martiri dalle pitture, danzano con i santi e la Madonna - e Cristo scende dalla croce e canta.
E’ rossa come fiamma la sua voce e parla della polvere del cosmo che ha generato uomini da stelle. Ha una pigna di fuoco tra le mani.
E tutto è rossa lava che si fonde e unisce ogni inizio alla sua fine.
Allora penso è la risurrezione che già viviamo tutti in questa sfera e questo gioco dello scomparire è solo mera rappresentazione.
Richiameremo i morti dal confine dove non arrivava il nostro sguardo.
E saliremo con le voci in coro a congiungerci oltre le colonne - oltre l’altare che imprigiona Cristo.
La morte scopriremo che è un inganno, sorrideremo a tutti gli esiliati - con loro formeremo questo coro.
Discendono le voci disunite, maschio e femmina sono ritornate. Tacendo sale Cristo sull’altare e i martiri entrando nei dipinti salutano i santi ma la Madonna chiede al Figlio di non dimenticare.
Uscendo dalla chiesa più serena mi volto e guardo lungo la navata fiammelle rosse scintillare piano.
Id: 16307 Data: 02/09/2012 01:46:56
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Ritratto in uno specchio deformato
Lui ha un viso di pane addolorato lievitato in cuccia embrionale - nei punti cardinali sua salvezza al pianto, alla fatica ripetuta come cera disciolta goccia a goccia. Nei gesti lo sorvola la tristezza come una mano che gli chiude il cuore.
Lei ha una scia incolore nello sguardo e parla vuoto calco nella voce - concava barca a implorare al vento azzurri spettri da rubare al mare che sparge come incenso su chimere. Nei gesti la sorvola la tristezza come una mano che le chiude il cuore.
Chiudono un solo cuore quattro mani nel gesto che è offerto alla tristezza.
Id: 16303 Data: 01/09/2012 11:13:38
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La traduzione del mare
Dire mare si fa sconfinamento e fuga nel continuo ritornare - come un velo che trema sull'abisso, o specchio che nel cielo trascolora.
Immobile riflette il mutamento, l'illusione di sua luminescenza - sprofonda nella vita che nasconde, s'innalza verso il sole del tramonto,
poi s'inchina e di nuovo vede l'alba. Così allo sguardo muta la sua forma, eppure ha l'apertura dell'immenso.
E sulla riva come le conchiglie che sono bocca all'armonia del vento, noi siamo senso e sua parola al mare.
Id: 16278 Data: 30/08/2012 09:52:21
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Semper aeterna
Parla una voce spenta in ogni cosa, l’anima. Dice abbandono nel riso che rimesto. Alle verdure nate, raccolte e morte, risorte nella bocca di chi non sa gridare il suo silenzio - dice la vita, ancora. Si espande su ogni cosa, l’anima - e non c’è carne, spirito né mondo che possa trattenere l'insostenibile tormento del suo beffato amore.
Id: 16232 Data: 27/08/2012 13:40:53
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Preghiera allo Specchio
Mi specchi il fulgore del tuo riso - quando si mostra lupo, e non agnello - tosato da tristezza in desolato amore.
Illuda acuminato agnello - tosato lupo da vano amore per desolata fame a vita necessaria.
Mi innalzi il bagliore dei tuoi denti - quando veleggia alto sui ricordi - incatenati ai remi da un’ ombra che non muore.
Discenda la spada dei tuoi denti - a spezzare catene imprigionate nell’ombra moribonda che genera il pensiero.
Ci guardi la luce del Suo raggio - quando notturnamente risplendiamo - offerti nel silenzio in alba d’ostensorio .
Guardiamo il raggio nella Luce che è silenzio vibrante d’ostensorio - parola offerta all’alba da notte sconosciuta.
Id: 16220 Data: 26/08/2012 14:28:44
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Oltre il cerchio
Ho aperto il libro, ho tolto il segnalibro. L’ho richiuso, poi l’ho riposto sullo scaffale. Ho messo il segnalibro in un cassetto. Ho percorso il corridoio, fino in camera. Ho aperto l'armadio, ho scelto un vestito colorato, l’ho indossato. Ho richiuso l’armadio. Ho preso dalla toeletta una matita grigio - azzurra. Mi sono truccata, leggermente. Ho percorso il corridoio. Davanti allo specchio dell’entrata ho guardato il mio viso. Non l’ho riconosciuto. Gli ho sorriso. Ho aperto la porta, sono uscita. Ho chiuso la porta, ho chiamato l’ascensore. Sono entrata, ho schiacciato il pulsante 0, sono arrivata al pianterreno. Sono uscita dall’ascensore, la porta si è richiusa da sé. Ho sceso sei scalini, sono arrivata al portone. L’ho aperto, sono uscita. Il portone si è richiuso da sé.
Ho guardato la strada, ho guardato la gente, ho guardato il cielo. Non li ho riconosciuti. Poi ho cominciato a camminare.
Id: 16184 Data: 23/08/2012 02:04:58
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Haliotis Iris - Paua
Non altra ombra o cifra amanuense - o tenui lumi al lied della foresta aggiungi, conchiglia oscura, umile Paua - esiguo nome al tuo destino è dato.
Ma mi stravolgi rovesciata - Haliotis Iris in abbagliante ventre che come profetessa di cupo bosco inali l’inverdire e di cobalto succhi un bacio all’onda. Lame di perla come arpeggio d’alba, fuoco t’intride il concavo tramonto. Sei . Eterna vita ermafrodita esali - cieco sapere, polvere di luce catturi inerme al centro della ruota, dove ogni raggio è buio rivelato.
Io, come te, ormai svuotata al senso, divina effige, spuma d'Afrodite - non più dolore, non smorzato canto.
E qui, dove urla il mare e ci confonde, nascere o morire è sogno - o inganno.
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Id: 16140 Data: 18/08/2012 15:53:04
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Lanciai parole alleco
Lanciai parole all'eco - strapiombo dell’ascolto.
Fu giocoforza il crollo - Sisifo impotente, Sisifo monco.
Sillabe sprofondate, gorgo a straniamento - afferri con le dita fantasmi inabissati.
E grida nel silenzio il tempo rattrappito, squarciata la placenta straripa dal principio - ghermendomi dal grembo la mano illividita.
Allora apri le braccia e speri non sperando. Tacere di usignoli è farsi canto.
E ricordare ancora i volti nella fine - di chi ti diede in pegno amore per l'esilio.
Id: 16096 Data: 15/08/2012 23:26:50
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Mudra - Sigillo della Stella
Acquea discende negli occhi la sera - torrente blu cupo, lattea placenta di astri riversa in luce opalina.
Elettriche mani accendono il buio - congiunto l'oscuro a plenilunio in ermafrodita costellazione.
In mudra d’attesa o mistica rosa - è offerto il respiro in umido canto, al mondo rinato sospiro.
Rialza lo sguardo e bevi l’aurora - riprendi il cammino, abbassa le ciglia, incidi il dolore in stele sepolta.
Mudrā (Sanscrito, मुद्रा, letteralmente "sigillo") è un gesto simbolico che in varie religioni viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale.
Id: 16084 Data: 14/08/2012 21:15:52
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Llandin - Misty Star
Si potrebbe affittare una sbarra al cancello di Buckingham Palace dall’alba alle dodici e trenta. I bambini strisciando s’insinuano tra gambe pelose, panta-collant e jeans lacerati. Inciampo, mi attacco a una sbarra con tremore e prodezza, facendola mia. Un bimbo è vicino al papà ebreo ortodosso - spiccano peot dorati su testa pelata.
Chissà se la sera, spogliati e senza cappello, il loro guardarsi allo specchio, o grattarsi, o sospendere la mente a un qualche soffitto di luce più chiara dei loro ricordi avrà la mia stessa valenza. Chissà. (Non indossano il volto i bambini. Neanche Dio. Credo.)
Infilo la testa tra le sbarre per sentirmi proprio all'interno - come quel turista bambino a cui era rimasta incastrata e hanno dovuto chiamare un fabbro - e dire in inglese “fabbro”, “paura”, “seghi piano!” non era stato semplice - il bambino era molto spaventato , gridava, insomma era stato imbarazzante.
Dunque si annuncia l’arrivo delle Guardie della Regina a cavallo. 10:45: vibrazione leggera dell’aria quasi mai calda di London. Movimento a onda di sguardi, teste, palloncini, verso St James’ Park. Sospensione dell’aria in un granello di polvere di tempo. Poi tamburo solenne very proudly tamtamma: ecco su altissimi horses le Queen’s Guards incedere compunte - ma sotto i baffi, o comunque sia, amused, I guess.
Nel trillo di gioia che segue mi chiedo: “se hanno bisogni o impellenze che fanno?” “ah già, sono educati per questo”, mi dico. “sì ma come?”. No answer. Trattengono. Tamtamma il suono ripetuto e rulla la folla coi tamburi. Si prolunga nel vento. Entrano le giubbe rosse come il sangue, come il corallo, sull’ampio cortile dove sbuca la mia testa.
Non muovo la faccia perché se rimango così è come esserci dentro, a cavallo.
Si fronteggiano al cambio le sentinelle: tam tam ratatam, tam tam ratatam! Ma poi, che buffo (how weird), una musica swing avvolge la folla che smette di masticare, belare, gridare, muggire - una melodia di famous englih songs ci incorona. Ma no, sono le tradizionali marce militari! Che bello, non credo di essere la sola pelle d’oca con occhi lucenti. E loro, la band, assolvono il duty con maestosa ironia, con la fragranza di chi usa le armi ma solo per finta.
Allora mi dico non sono le guardie. No. Non sono i cavalli o i cipressi d’orso in testa. No. Che mi hanno sempre sconvolta. No. NO NO NO E’ puro London pride, la gente lo sa.
E le strade ubriache la sera di people strabrilla - E la tube che scorre densa di odori di gente - Che puzza, profuma, si lava, si sciacqua, si droga - Si è appena bucata o ha fatto l’amore - O magari ha letto Spencer o Keats amando riamata:
Scorre con Londra teatrale, sporca, musicale - si scioglie e si sciacqua i panni nel Tamigi la folla di ombre di maschere - stravolte come il volto di marmo di Queen Elisabeth a Westminster Abbey - o come le fanciulle azzurre di Renoir alla National Gallery.
E non so cosa dire o cosa pensare.
Mi perdo affamata di luci che cancellano l’orrore dei soli, dei semicadaveri buttati sulle strade, nella glamorous London by night. Il British Museum è schiuma di gente. Una nube di china dipinta in Giappone è pietra e si sfalda. Così io. Né solida né fluida.
Smarrita.
Druidica Llandin, Londinium romana, Londra originaria - finalmente mi appari tra acque cristalline, dove il sangue è stato ritualmente purificato dal fiume.
Torcia che corri sull’eco invisibile del Tamigi - su giubbe rosse, bus rossi, cabine rosse, bruci e scaldi consumando nella fiamma ogni sete ogni voglia ogni immondizia.
E Amleto il saggio e folle principe di Danimarca - dal Bardo naturalizzato “ english forever ” - sbircia dietro gli occhi curiosi del bambino che spreme ketchup sul panino macdonaldiano, si arrampica sulla cupola di St Paul’s Cathedral guardando in giù nel bar affollato dietro la navata, poi spicca il volo nel plumbeo cielo, among the clouds …
Se ne va Amleto con una smorfia triste al convento a farsi appassionatamente amare. Ce l’ha fatta poi con lei.
Sulle sponde del Tamigi li vedo e li invidio, i due immortali. Non mi degnano di uno sguardo.
Un' ultima volta, un' ultima volta lo guardo, il dolce principe. Lo saluto. Waving my hand softly, softly. “Good-night, sweet prince; And flights of angels sing thee to thy rest.”
Llandin significa "luogo di alta spiritualità", da "llan" = sacro e "din" = alto, spirituale (riferito ad un luogo). Va notato come il nome attuale, London, ricordi molto le radici originarie.
Id: 16057 Data: 12/08/2012 20:41:12
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Come velame di bellezza chiama
Si sfaldano i petali del tempo in vocali aeree - dilatando nomi. Non e' forse velame di bellezza? "Ormai" fu chiave a maggior fabbro aprirmi a est inesistente il volto. Ripidi solchi su traccia di un percorso originario - viva sorgente l'orlo della bocca. Infrante le linee dell'inganno oltre la curvatura impassibile del tempo - eco di idefinite rifrangenze - frontiera valicata entro lo specchio.
Tramonta su polvere di assi - scena regale per i tarli - fioco sudario a inabissare incomprensibili segnali - sipario fiammeggiante nella notte.
Sorprende un'onda di bagliore - suono cosmico di luce come coro a bocca chiusa - si bagna la riva chiarissima degli occhi - albedo di risacca che biancheggia e illude, prima di lasciare - dileguando - fili violacei a comporre nidi vuoti nel denudato sguardo.
Id: 15995 Data: 07/08/2012 23:57:27
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La tua voce mi risuona muto incanto - Per Aless
L’inizio non ha inizio - non comincia il cominciare, se non è ripresa o fondale dischiuso d’infinito - intuizione di concava apertura, accordo di parole come suoni - altro non sai che fuga o muto incanto.
E’ sempre dolorosa la speranza - è incertezza di infinito inganno. Ma quando neghi il senso della luce è ora di congiungere le mani - e scorgi che le stelle son segnali nel buio luminoso della mente.
Allora abbracci stretta la paura come scoprendo un nido in una tana. E piangi - se ti accorgi d’esser nudo sul sentiero che vaga verso il mare. L’inizio dell’inizio è cominciato - Danza di gioia su follia del niente.
Così sorridi al volto nello specchio e vedi dietro il vetro altro riflesso.
Id: 15894 Data: 31/07/2012 21:12:00
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Falloforia di luce chiara
« Ritiratevi, fate posto al dio! Perché egli vuole enorme, retto, turgido, procedere nel mezzo. »
Umido figlio del sole e della terra, ti esplode un buio nello sguardo - o forse è traccia verde di sentiero abbandonato dal passo di gazzelle sfuggite alla tua troppo amara punta?
Ti smembrerò, Dioniso nella mia terra occulto.
Riemerge sulle labbra come dal fondo di uno stagno il fiore pellegrino del silenzio che traccia nel vuoto chiostro - cerchio perfetto - bagliore di mandala mattutino in quattro direzioni aperte al vento.
E spargo miele e succo d’uva nel mio campo.
Tu che del tuo limite mortale annunciasti la grandezza - sei volto disegnato nella bruma ai confini della mente - dove agli spiriti del sole mai sfavilla sacrificio o pentimento.
Il fallico tuo cuore nella terra io nascondo.
Ti sveli infine opus incertum - eppure s’irradia bagliore di limoni dietro al volto - corona incastonata d’ombra - mentre la notte è strapiombo di velluto nero a cingerti le spalle .
Con voce pura ho eiaculato seme d’ alba.
Id: 15876 Data: 30/07/2012 19:42:52
*
Al Bar-Monastero eravamo luce e vibrazione
Ci si ritrova tutti con un bicchiere in mano
sbrecciato solo un poco intorno all’orlo
trasparente (ah per un sorso appena
di vendemmia , rosso più rosso del
porporino! Venderei la nonna).
La riconosce - Lo riconosce -
si sono amati un tempo
ma appassionatamente –
mangiandosi le mani
e tutto il corpo
a pezzettini
lentamente
quando a
omega
alfa
era
=
!
Id: 15837 Data: 28/07/2012 01:39:15
*
Dove lo sguardo al fuoco si congiunge
Vedere dal cono d'ombra che la luce fende planando in curva chiara - brusii in lungo sciame evaporare e sulle strade lentamente dileguare.
Seminare nel centro di raggiera soffioni di parole - possibilità satellitare - in cerchio frantumato roteare. Congiungere inaspettata inarcatura delle mani - accomodando il senso - nonostante imperfetto compimento combaciare.
Riflettere su inclinati piani ancora e ancora e ancora - come aprire o schiudere o accennare segreti ormai svelati e in segni cesellare .
Illimitare in statue incompletezza - pietà - ellisse rampicante dalla mano al grembo al volto - voler illuminare.
Impossibile - sebbene da due distinti fuochi stessa distanza in ogni punto misurata - l'unito separare.
Id: 15811 Data: 26/07/2012 15:04:38
*
Scorre questo silenzio mio eclissato
Scorre questo silenzio mio eclissato in rivoli incupiti d’abbandono, acqua allagata dalla luna fonda.
Prendevo dalla riva la misura che il mare fa vicino all'orizzonte senza sapere che rimane il sale
amaro. Nel cristallo si rispecchia lo sguardo vuoto - di chiarore assente. Rotei esultando insensatamente
circondata da rupi d’abbandono - mentre s’oscura. Invano mormori scongiuri dal profondo, screziature
di pensieri - riflessi opacamente in rituali - scaglie d’espiazione. Ormai si sparge voce - ondulazione
del vento su corrente come briglia che tira due cavalli alla sorgente.
Id: 15784 Data: 25/07/2012 01:04:19
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Nel suo studio c’è Bollati Boringhieri
A Luciana Riommi Baldaccini
Sono entrata nel suo sacrario con disperazione digitale - 400% e sono Alice dentro un mondo che mi è offerto - (un parto? - chi nasce?)
Appoggio i miei occhi sui suoi oggetti - a scovare simboli, a scavare feticci, snidarli tra le anime delle cose sue - forse non ci sono o li nasconde molto bene.
La parete di libri e un pezzo di spalliera - nera come l’inizio dei sogni. Mi pare non ci siano alle 15:38 terremoti della mente o nubifragi - se sono ancora a posto i fazzoletti.
Ma viaggiando con la mente ritorno a Ville Turro e ripercorro nel suo studio quello che potevo dire in quella conca alberata di Milano- limbo nell'afa dell'estate - e non ho detto allora - nemmeno al prete in frettolosa confessione.
Nascosta tra le piante e i fiori e i profumi immensamente muti, distanti e dolorosi.
Adesso glieli metterei in un piccolo vaso trasparente, gialli a ritrovare un ventre di sole, una donna a donna non più modello rivale, futuro capro d’espiazione. Amica.
Mi dicevano non leggerli quei libri - non lo fare. Vivi, agisci. L’ho fatto invece, cartaceo autoerotismo, spigolando come ho potuto, con piccole dita e respiro corto.
Traditrice ho tradito il tradimento.
Il passaggio oltre la foto nel sacrario è buco della serratura - passaggio sulla mia paura. La vecchia Alice si specchia dall’altra parte dello specchio.
Una donna si è seduta - Mi è di fronte. Ho ancora sangue sulle mani. Mi sorride - Le sorrido. Il sangue evapora improvvisamente.
Luciana Riommi Baldaccini: donna e psicanalista. Poetessa alla Recherche. Ville Turro: reparto di Psichiatria. (centro per i disturbi d'ansia)
Id: 15765 Data: 23/07/2012 20:09:08
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Dentro i tamburi del Burundi il sole
Senti. Batte felpato in terra scura scalzo rumore in avvicinamento - annuncio di luce in bocca galoppa. Scocca la freccia nel fitto sentiero - fondo rigoglio inarcato del cuore.
Tantra - Tangibile - Tannico - Tango
Dentro i tamburi del Burundi il sole buio germoglia tra dita ramate - zampillo del dio su messi in ascolto chinate in covoni all’orda del vento. Aurea appare un’arca nell’alba.
Id: 15746 Data: 22/07/2012 16:16:11
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Come ostia ibridata d’attesa
Come ostia ibridata d’attesa s’innalza una voce dal calice scuro del mondo. Indugia tra urla e silenzio parola inaudita di figli non nati, carne profetizzata e ombra a planare su vergini menti. Suggello di brina nel senso del giglio - alato contrario d’annuncio, simbolo opaco nel grembo dell’ alba. Su desolata pianura stendardo fecondo.
A Luca Soldati
Id: 15714 Data: 20/07/2012 11:23:52
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Capitare
Allora equipaggiarsi d'un bel niente - fondamentale non sapere le regole dei nomi - dire ok al mare che apre la bocca mentre sprofonda il senso - contraffatto.
Trangugiare per il sogno mescalito di aperti ritornelli - ambulanti finestrelle su mappe di ennesime stazioni a indicare sotterfugi in strapiombante azzurro.
Tortuosamente accendi e spegni flagranze di gabbiani - profetizzanti incandescenza.
Sbriciolare allora nel vento carillon di passi - mentre inaspettate voci di naftalina in scatole sospese a fili indossano - ronzando - il tuo andare.
Il cosmo fiondando dietro l'angolo un sorriso di circostanza - si rapprende in un petalo di dimenticanza -
spicchio di luce impolverata d'oro - suggerisce te a te stessa - in altro volto ombra cesellata.
Id: 15692 Data: 18/07/2012 16:48:19
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Sfiorare
Vorticare sulle punte di un pensiero - come ballerina che svanendo sale sfiorando il cielo - mentre pulsano in basso magmatici colori - coriandoli in inquieta scorribanda - nel vento cartapesta in processione. Ti spargi penetrando in linee di pigmento. Vedi uomini e strade e sentimenti. Ti accosti a un vicolo di vento combaciando con te stessa, ma altrimenti -
come quando su papiro mani distanti tracciano ideogrammi in un congiunto senso - o quando sul mare il sole non ancora sorto liquefa ninfee rosa - e sembra alla vedetta sulla riva che un calice trabocchi.
Id: 15648 Data: 15/07/2012 14:46:39
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Ecco perché non devono esistere i “Gay” !
Discorso surreale sull’omosessualità e sui mancini
Mi chiedo perché un omosessuale si debba chiamare "gay", come se un etero fosse "sad". Lo trovo alquanto riduttivo, anche se capisco che in qualche modo si sia dovuti uscire da un'impasse storica di violenze, orrori e pregiudizi ignobili. Ma è questo il modo? Con un "Gay" si è chiusa la questione del nome e di quello che il nome rappresenta? E un ebreo? E una donna? E un nero? E un MANCINO??? E tanti e tanti altri? Come avremmo dovuto chiamarli? “Gay” anche loro? Davvero, a me non piace questa maniera così facilona e superficiale di sistemare le cose, da cabaret.
Mi chiedo, anche, perché diciamo "omo" e "etero", e non, semplicemente: "Umani". Ognuno proverà piacere, farà l’amore come gli pare, (vedi Dalla) con chi vuole. O non lo farà, non è mica obbligatorio copulare a tutti i costi. Si possono fare anche tante altre belle cose, comunque questo adesso non c’entra, è un altro discorso.
E allora:
Mi chiedo perché solo i preti uomini possono dire la messa ( o in altre religioni essere bonzi, o monaci, o altro) e le donne no. Mi chiedo perché si possa credere a tante spiegazioni, su questo argomento, terribilmente stupide e risibili come: "ma gli apostoli erano uomini", o: "ma questa è la Tradizione". E allora? Chi l’ha stabilita la tradizione? Mi chiedo anche perché si debba dire la messa, se Gesù ( e altri prima e dopo di lui) sono venuti a parlare di Amore Universale e a togliere pertanto ogni differenza tra gli esseri umani : se l’Amore è Universale, perché alcuni dovrebbero, nell’Amore, avere titoli che altri non hanno? Allora questo loro amore non è universale, se fa delle differenze di ruoli se pensano che alcuni ne sanno più di altri tanto da porsi quali “insegnanti dell’amore”. Mi chiedo perché in certi paesi - tra i quali anche il nostro per esempio - le donne vengano incartate come caramelle sporche. O bruciate, o accoltellate, o violentate, o fatte a pezzi, o … Mi chiedo perché si debba mettere in scena Qualcuno che premi o perdoni, e noi giù a contrattare, sentendoci buoni o cattivi acquirenti di meriti ... e non invece Umani sofferenti/felici di vivere in un Mistero da studiare, osservare, ricercare, temere, amare, invocare, ma non, per carità!, guardare da steccati di filo spinato del tipo "io ho ragione e tu no, a me l'ha detto uno bravo e a te no, ciccaciccabù, tiè!".
Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Sacre Scritture?
E giù guerre di religione, violenze, morti. Morti che ormai non ci fanno nemmeno più effetto: è talmente diffuso, l’orrore, che spesso preferiamo non pensarci. Mi chiedo perché le Sacre Scritture siano Sacre e altri Libri no: quegli uomini delle Sacre Scritture avevano un rapporto particolare con la Divinità? Solo loro e poi basta? Kali Yuga e ciao, tutti gli altri affan...??? Mi chiedo perché Dio abbia attributi antropologici maschili e, nella nostra religione, perché la Madonna non possa aver fatto l'amore normalmente. (come del resto anche la madre del Budda o altre poverine come loro).
Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Scritture?
Mi chiedo perché abbiamo bisogno di uomini-dio che fanno prodigi tipo risorgere e non di Umani vicini al Divino - anzi hanno come noi il Divino in loro magari con maggiore consapevolezza - che hanno detto cose meravigliose, che ci avvicinano a un Mistero Grande ma sono morti anche se questo ci fa paura.
Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Scritture?
E’ molto probabile che la morte nasconda Altro, ci spalanchi un Oltre, ma per tutti, non per i primi della classe, gruppi di persone con titoli che altri poveracci non possiedono. Mi chiedo, infine, perché si sia interpretato un Mistero, un Simbolo come quello del Divino in maniera troppo spesso tanto faziosa e grossolana. Il Divino è per tutti e in tutti, e se ne frega se facciamo o non facciamo l’amore, o con chi lo facciamo. Il Divino è Amore, e l’Amore è in noi, non basta? Ciao amici Umani, ecco perché non devono esistere i "Gay". E neanche i Mancini.
Id: 15634 Data: 14/07/2012 16:33:15
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Canto ininterrotto alla Gloria
E’Gloria la preghiera ininterrotta - senza insegnamento - essere nel tempo del respiro tutti, senza eccezione.
Chi dice grazie già fa preferenza e spaccia se stesso come perfetto o almeno crede che la perfezione
sia dono che bisogna coltivare - piccole schiere di futuri eletti in nicchie ben sicure - apotropaiche
per la gloria di un dio che ha già scelto chi salvare - come si gioca ai dadi - e chi ha più alto il tiro è fortunato
mentre altrimenti chi è mancino bisognerà con garbo sopportare guardando dal Trionfo con rimpianto
chi è stato meno attento e ricompensa o almeno compassione non ha avuto se non nel meritarsi penitenza.
O Gloria che da sempre sei lo sguardo su assassini, ladri, mutilati, principi, puttane, transessuati,
barboni con parole già da santi, santi che in sogno sono già barboni, tu e io già da sempre congiunzione,
geni della matematica o poeti, etero senza qualità perduti nel conto di giornate senza storni.
Sorridi, Gloria che in te comprendi mondi in sfacelo, albe e tramonti - sorridi sulla vita che non muore
in ogni seme d’uomo e non comincia - non finisce se già la sera, aurora diventata, di stelle ormai si adorna .
E tu, certo, continua a coltivare nella terra quel germe che è semenza di un tutto in infinito svelamento.
E’ compimento vivere e ci attende in ogni gesto - in ogni movimento la luce ancora oscura della Gloria
da sempre destinata a comparire. Non c’è tra noi nessuno a meritarla, perché non è da meritare il vento.
Solo aspettare il soffio che si alzi - quando si aprirà come una vela a trasformare il mare in orizzonte.
Dedica di un’insipiente, nel Destino immenso,
a Emanuele Severino
Id: 15614 Data: 13/07/2012 10:49:18
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Non altrimenti scantonare
Non altrimenti scantonare che in curva di pensiero su strapiombi - si intravede angolo incerto d’acqua prima dell’impennata che vela la salita precipitando in alto.
Cordelia, ti ho eretto un altare di sabbia a ogni marea disciolto - rinasci sul limite incerto, barlume inaspettato di parole - lancinante.
Non sacrificare al padre tua follia - Non muovere battaglia nel suo sigillante amore.
Tu sola sentinella a crateri d’occhi offerti a impossibile perdono - te stessa compatisci.
Tu impassibile all’inchino - paterna conversione alla tempesta respingi.
Rimani cosa fra le cose a fermentare coraggiosa insensatezza - unico riparo alla caduta rovinosa, al sequestrato senso.
Id: 15603 Data: 12/07/2012 10:20:16
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Eidolon stellato
Idolo, pallore stralunato.
L’uno all’altro specchio deformato.
Nello stagno pesci arcobaleno.
Mistero - stupore circolare.
Gemito non udito -
SILENTIUM
Forma o calco o vagito -
Cosmi perduti, celate sfere.
Vocali sconosciute - meraviglia. Sogno rivelato - luce tra le mani.
Infine oscurità - immagine del giorno.
Id: 15583 Data: 11/07/2012 11:32:22
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Amaryllis - a Domenico Morana
Canta dolce Amaryllis la risplendenza.
Esala profumo su acquari d’ombra - foschia di sirene - in silenzio.
Apri all’acerbo tenero stelo i petali rosa venati di fiamma.
Divampa tristezza nascosta, felice.
Rifulgi notturna luce.
E tramonta, anima mia.
Id: 15573 Data: 10/07/2012 17:04:17
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Gli occhi di Lilli ricordano il presente *
Ormai il lungo corridoio con la libreria di noce, tuo regalo, le vecchie foto sulla lastra chiara come un cimitero che ospita vivi e morti - nicchia nell’armadio che era di tuo padre giovane nel vecchio Abruzzo povero - ora antiquariato. I quadri di tua madre dipinti come vagito o grido a ottantasei anni - tardi per correre sui prati o ricominciare. Il balcone aperto in fondo sulla memoria - fonderia dove colava liquido fuoco allora - adesso tutto intorno mare lento d’erba e di cespugli. Ormai il lungo corridoio recita nei muri il dondolante swing dei nostri giorni . Gli occhi di Lilli ricordano il presente. Non i miei.
* Lilli: meravigliosa gattina di razza Europea, occhi verdi, mia ispiratrice e compagna dei nostri giorni.
Id: 15565 Data: 10/07/2012 11:01:11
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L’Estasi della Bella Addormentata
Erano troppi i doni: il canto, la danza, la bellezza - e la grazia in ogni cosa.
Giobbe fuori del tempo lo sapeva - una scure d’ombra, spaccatura nell’aion a partorire pena, lampo che squarcia ogni insipienza. Essere intero.
O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre
Addensata forma d’Arcangelo, in violacea rifrangenza sorge Malefica, la non attesa, dalla vagina spalancata delle cose.
E’ cono d’ombra il male, guaina necessaria, passaggio per la pietas aurorale.
Aurora corpo dolce d’espiazione nel buio spezia d’oro profumata, Aurora capro chiaro d’espiazione.
O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre
Dove se non nel bosco rovesciare la corona in naturale investitura?
Foglie lucide di terra schermano la carne, uccellini iridano annuncio, il gufo echeggia o infinita di stupore - riparo, veglia scura sull’oscuro. La terra in lei salvifica s’incarna.
Tre sono il corpo, lo spirito, la mente, fate morgane a nutrirle la membrana.
Allora esplode in gioia la natura, come chiave apre il cancello alla sapienza oscura, che deve - altro non può fare - come calamita verso la luce peregrinare, e quest’impeto in orgasmo di morte trasformare.
O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre
E’ distesa Aurora, bianca e soave nel cosmico compianto di galassie - immolata attende cometa che congiunga inizio a fine, lembo a lembo delle sue perdute parti. Questo si volle, questo le chiese il fato.
E giunge il compimento - colando come miele sacrificale d’ api che, nel pungere morendo, hanno offerto in dono.
Sta gravido burrone su abisso fondo - squarcio che intravede già tra i rovi il drago nel suo fuoco iniziatore. Se non lo guardi muori - muore se lo guardi, sprofonda precipitando nel tuo abisso.
Sfondagli il cuore, penetra l’abisso.
O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre
Quiete. Rimane il compimento – ricongiunti lo Sposo e la Sposa. In luce è ombra, come allo specchio trema in riflesso opaco tua rifrangenza.
Risplende nel cosmo Aurora, corpo celeste, estasi dei sensi risvegliati, radiosa alba del mondo.
Id: 15545 Data: 08/07/2012 14:45:39
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Flat stone
Flat stone, pietra levigata. Assapori in invisibili orifizi dentro e fuori il mare - eppure respiri. Resti uguale nei vuoti tempestosi, inutilmente nel vento nuda. Confusamente rivoltata, incastrata in movimento d’impotenza dura. Tremano scaglie come ferite nei contorni.
Povera pietra,lingua fossilizzata, sguardo minerale opacamente avido di luce. Ti duole se raccolta in alveo scuro e in alto posta si crede al tuo smeriglio.
Speri finalmente nel traguardo - chiusa mano che in tepore sia materia viva e ti disciolga.
Id: 15523 Data: 06/07/2012 11:20:25
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La neve nel vuoto - Ascoltando John Ellis
Vuoto Universo come campo di neve, ovunque bianca.
Se lo attraversi con gli sci sei come luce che sfiora volando - fotone luminoso. Con racchette ti immergi più lento - hai massa, e lo sciatore di luce ti sorpassa. Se hai solo scarpe allora affondi nella neve - più pesante ancora.
Nel campo di neve è fiocco di neve Bosone di Higgs. Appare se colpisci, se sbatti il vuoto - esce dal nulla di neve.
Eccita il vuoto, colpisci il vuoto - forse lo vedrai!
Particella di Dio è parte di te - ti dà forma.
Così sei scintilla di Dio e Dio è in te.
Id: 15501 Data: 05/07/2012 09:54:10
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Shan shui - Oltre la luce
E metti in viaggio il tuo respiro ancora se ogni passo muti in altra danza.
Predisponi lumi sul sentiero nella notte e rami per accogliere l’attesa.
Movenza ondulatoria esulta cadenzata sulla soglia di un chiarore più profondo.
Campo di luce dissolve girasoli - inchino d’oro che si oscura nel cuore inclinato delle cose.
Randagi occhi spalancano finestre, passaggio che liquefa lo specchio in tremore di corpi opalescenti.
E mentre muta la forma della mano, come china distesa dal pennello - volo di ibis scompare oltre la seta.
* Lo shan shui è un tipo di pittura cinese che rifiuta il colore, la luce e il lavoro personale con il pennello, non è una finestra aperta per l'occhio dell'osservatore, ma è un oggetto per la mente dell'osservatore e quindi assomoglia di più a un veicolo della filosofia.
Id: 15492 Data: 04/07/2012 17:44:15
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Come seta di liquida luce
Come seta di liquida luce ho visto ondulare le cose.
Senza me ho raccolto dei fiori - fantasmi cosparsi di rose sospesi sul chiaro crinale.
Cattedrale di voce essenziale è sillaba viva di sole, succo di vigna regale.
Bevo.
S’intenebra dolce alla bocca, unito al profumo del fico - languidamente crepuscolare.
Come seta di liquida luce, ho visto altra alba nel viso, stremata compieta serale.
E sfioro vapore di vita, trasformo in essenza del buio splendore d'attesa lunare.
Id: 15459 Data: 01/07/2012 23:46:40
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Quando una traccia fa sbalzare
Sbalzato su una riva di altro clima il cuore s’inclina su acqua chiara - vascello pellegrino di parole senza rima, niente con niente nell’aperto salto e velluto di soffice caduta. Ma se niente è tutto in niente e niente dentro niente può restare allora è tutto aperta luce e siamo fiumi a trasformare il mare -
Id: 15439 Data: 30/06/2012 10:03:42
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Hesychia - Eremo di Gioia
Non so chi sono - ormai nel folle rombo albero minuto a sostenere rotante velatura. Isole di silenzio battezzano salvezza in altri abissi, forse, a curare blandite oscure piaghe con saliva luminosa d’alga azzurra in dolce acqua d’altopiano - che a pietà ammansita scende. Approdo? Niente, mai niente oltre il Nome Arcano. Mi salva? Certo mi ristoro se graal opalescente trabocca rosso vermiglio. Divinamente m’illumino di vino - piango, rido, di me contraffacente. Ecco arrivare la benedizione, ma è vera? Sogno. Dov’è la fenditura senza incontro? Aspetto il tripudio della piena commozione. Pietà plenaria. O pena. Sono con me, eppure nel fermento dell’altrove. Ridicolmente soave, lieve. No, non attendo dalla parola niente. Parola sì consunta, ma pietosamente in condutture d’aria offerta. Eremo di strana, non detta gioia.
*Il termine greco hesychia significa lo stato di silenzio, di quiete, e di tranquillità, che è il risultato della cessazione del disturbo e dell'agitazione, esterni e interni.
Id: 15411 Data: 28/06/2012 14:34:23
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Un mare ermetico espande la sua luna
Un mare ermetico espande la sua luna - immensa luna occultamente bianca, gonfia di luce vacillante, espansa - il cielo si dilata e fluttua dentro il mare dove non sono più le stelle e sono ancora polvere di astri condensata in schiuma.
Si vela rete d’aria e ti fa nuda sposa. Respiri l’universo.
Bevi tutto il cerchio ricordando che eri idea nel vento, adattamento ad altra riva. Scomponi il tuo destino solo se accondiscendi al volto, faro del corpo oltre relitti. Poi ti fai ramo del felice sicomoro che vide il pubblicano arrampicarsi su pensieri alti, e sei la luna sopra Nicodemo - ma non è ancora notte e tutto sembra ancora rovesciato.
Ma nel giardino t’acquieta profumo di mirra e aloe.
Ritorni umida vena nella terra, a riverberare nuova luna.
Id: 15390 Data: 27/06/2012 00:02:40
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Monologo della Cortigiana
Lembi congiunti di estranei cieli gemono soffuse estasi nel vento, limpide conche di straripanti sfondi - come di cieco sguardo che nell’aria si abbevera bagnandosi d’ azzurro, senza aspettare tracce d’ orizzonte né troppo certi, noti lineamenti. E’ poco conto intrecciare corpi solcando carni fino a chiuso fondo. Ma tutto ti appartiene se rifletti nel denso chiarore dello sguardo circolari incontri- pulsare nell'attesa che in se stessa trova compimento. E nel piacere ininterrotto congiungi tempo ad altro tempo a dismisura, dove è perfetto amante chi, non temendo radioso eccesso o intemperanza , ama.
Id: 15341 Data: 23/06/2012 17:36:02
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Prima di entrare in scena - Uno scherzo
Ci sono sostanze di momenti, oggetti del parlare senza dire, come spaccature nel tempo. E tu ti trovi lì a mani vuote, impreparata. Quando, ecco, ricevi una promozione speciale, passi oltre per così dire - e non hai fatto nulla per meritare tanta distanza da te che resti indietro, a guardarti mentre sorridi più leggera, in sospensione di pensiero, atti e parole. Lo senti che ormai è guadagnato quel guado, ottenuto come una medaglia sul campo. Solo che, perbacco, non hai fatto proprio un accidenti … E in più, anche se la perdi, ti è stata conferita. La medaglia. Per sempre! Così sei tu ma sei anche un'altra in una sfera parallela, in possesso di uno sguardo che non sapevi fare prima, di una voce più sicura che ora ti veste di un alone più vero, o perlomeno così sembra a chi dall’esterno ti vede arrivare e si chiede: “Ma è proprio lei?”. Intanto senti scricchiolare il legno sotto i passi, la scena è aperta ma non hai paura. Eh no davvero! La recita la sai a memoria. Scorrono i fondali dipinti con boschi, monti e mari, ma non guardi più indietro, sei sicura. Come declami il tuo monologo mentre l’orchestra suona l’ouverture!
Id: 15311 Data: 22/06/2012 00:21:27
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Nel grembo delle immacolate cose
Nel grembo delle immacolate cose germogliare come seme che si effonde per ricominciare - fiume impetuoso in piena o ramo velato di candore.
Diventare aroma intenso al vento, memoria per i morti d’estatico liquore.
E nel planare obliquo abbandonare al battito del tempo il pallido indugiare.
Ma come grappoli di raminghe stelle, in costellazione arborea vagabondare.
Id: 15299 Data: 21/06/2012 10:02:36
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Il canto dellOuroboros
Serpente di parole sconosciute è stretto intorno al mondo. Scaglie di occhi sfavillanti guardano in volto il cosmo. Bisbigliano sinuosa lingua che aureo tempo irradia, luce saturnale -
come frati la notte su navata scivolando in chiaro alone.
Lenta sale le scale la vecchia donna con la spesa, fino al portone - un gambo verde esce dal sacchetto, con dita incurvate dall’artrite lo riassesta, poi getta un ultimo sguardo sulla strada vuota, prima di varcare il buio.
Percorre una corrente lieve e fugace l’ouroboros iridescente - rifulgono le scaglie d’alba nascente, rosa perfetta che il tramonto poi divora.
Solleva il viso rasserenato e stanco l’uomo sapiente, da decenni curvo su giallastre carte. Poi china la testa sul cuscino, come a deporre una corona .
Percorre una corrente lieve e fugace l’ouroboros iridescente - rifulgono le scaglie d’alba nascente, rosa perfetta che il tramonto poi divora.
Id: 15272 Data: 19/06/2012 18:48:22
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Fire / Fuoco
Not a thing.
You can’t touch it
nor eat
nor drink.
You can just
look
feel
be
fire.
Become fire.
Id: 15249 Data: 18/06/2012 15:49:22
*
Scomposizione - Gli occhi oltre il mito
Ammicca il telo, schermando vento azzurro.
Balcone addensa vita stretta fra piante grasse. Rosa. Ali di pensieri spiccano il salto fin dove "aspro cespuglio gobbo", o Conero dormiente, assopisce il mare.
Entrare ancora nel sentiero d’ombra - (lumi accesi di ginestre in gialla chioma). Sosta effimera: ansimare in cima alla salita. Serpeggiare tardivo in fila indiana, scendere nel fiato della terra.
Fluttuano aromi nell’aria della sera. Ancora.
Dietro schermo inesistente: oscura punta la chiesa,(minareto?), sfuma nella luce - torre chiara appare.
Plana lo sguardo disteso oltre le cose, labile misura.
Id: 15241 Data: 18/06/2012 10:12:50
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Oltre il mito degli occhi
Ammicca il telo azzurro schermando il vento e la calura. Balcone stretto di gerani rosa e piante grasse addensa vita in rifrangenze di pensieri. Spiccano alati il salto fin dove la gobba del Conero dormiente, aspro cespuglio, assopisce il mare. Entravi nella gialla chioma di ginestre, lumi accesi sul sentiero d’ombra - effimera sosta in cima alla salita il tuo ansimare. Discesa in fila indiana, ombre tardive a serpeggiare nel fiato della terra. Fluttuano nell’aria ancora gli aromi della sera. Sfuma dietro lo schermo inesistente la punta scura della chiesa in minareto, e torre inespugnata nella luce appare. Plana lo sguardo oltre la labile misura delle cose.
Id: 15230 Data: 17/06/2012 11:10:32
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Solo rivolta al vento ho camminato
Solo rivolta al vento ho camminato, e con fatica ascolto risuonare la mia colpa sulla dura scorza delle cose. Grida frammenti l’orologio, mi squarcia la terra dentro - zolle di luce immerse in gesti opachi, inconsistenti. Inciampo nella corsa a perdifiato sul girotondo di panchine, invocando il sollievo del maestrale, il suo fulgido sorriso sulle onde.
Id: 15171 Data: 13/06/2012 11:28:04
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Riflessi nel respiro fondo
D’acqua lustrale nel respiro fondo, risalgono fiammelle vacillanti, fantasmi, bagliori trasparenti.
Sereno dalla terra sale un canto
Ti sembra di sfiorare i bianchi volti che guardano stupiti il mare aperto - fin dove l’orizzonte li confonde.
Solenne sulla terra indugia un canto
Tendi la mano come per sfiorarli. Lieve, la seta lucida del pianto dal palmo aperto scivola nel sogno.
Sommesso nella terra giace un canto
Id: 15137 Data: 11/06/2012 16:04:49
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Eretica
Inabissato oceano nel respiro è il sangue.
Salva da che sarò mai salva se brandendo visibile stendardo, blu luce di cobalto mi elesse il primo giorno principio dello sguardo?
Sparse le carte a perturbare il gioco, asso di spade svetto a ingannare sorti - discendo fante a sciogliermi di terra nel solco da nudo tempo seminato.
Sghemba rimane l’ apertura sull’impossibile scacchiera a coprire il disonore del Re che accecò la prima mossa - inutile cadenza l’immobile parata, lento scivolare in ombra dei pedoni . Scelgo: mai dire sì a tutto se solo è tutto .
Id: 15100 Data: 09/06/2012 11:04:58
*
I tre Volti di Euridice
Non voltarti. Se nel buio mi reincarno sarai tu solo sposo della Luce - occhi dai miei occhi in altro incanto i tuoi.
Guardami ora - così m'immergerò nel buio che mi prese come sposa e non sarò alla Luce più nemica luce.
Rimani e canta, Orfeo, alato sulla terra - sono fra i morti viva e la mia lira è il cuore, nel buio è fiamma che Luce rispecchiò.
Id: 15023 Data: 03/06/2012 23:33:55
*
Davanti al Roveto
Divorare ombra, berla fino all'ultimo dei sogni, fino a perdere del limite ogni senso - oltre la sazietà dei giorni. E ritornare dalla fine, ancora e ancora senza più sapere chi è me stessa o temere smarrimenti. Partorirmi.
Ma hanno occhi le parole e sguardi furtivi e tristi come mendicanti.
Tacerò allora e lascerò spogliarmi fino a nuova pelle trasparente le mani ingenue e sporche delle cose. Così potrò partire anche restando, ferma nell’eco crepitante, e il cerchio si aprirà come un'aurora che effonde velame di rugiada nella bocca.
Id: 14973 Data: 31/05/2012 23:43:24
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L’Arte dello Struggimento
Mentre sto spegnendo il computer per andare a casa si affaccia nella stanza la signora del mio piano e guardando il cestino mi fa l’occhietto - poi dice sorridendo con tutto il viso:
"io sbircio sempre nelle classi per vedere se il cestino è vuoto, fa brutto quando è pieno".
Le rispondo: "è così, fa brutto quando è pieno".
Prima di voltarsi indugiano i suoi occhi nei miei, ancora per un attimo.
Penso: è questo lo struggimento
Id: 14944 Data: 30/05/2012 13:50:16
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La Papessa
Quale mai forma,colore o altro incanto sarà del cielo culla e assecondamento?
Sotto la quercia è un balbettio la mente abbandonata al morbido silenzio della foglia che al vento s’inclina nobilmente.
Oltre la tenera concordia delle viti allacciate amichevolmente, oscilla vaga una torre nello sfondo - guizzando intermittante alla pupilla.
Hai costruito un arco con lo sguardo a delimitare smarrimento, incorniciando sogni per slegare il nodo che ti stringe alla realtà apparente.
Infine hai tracciato tutto il cerchio evitando oscure tracce o slittamenti - così che si richiuda su te stessa come riparo o compimento.
E’ fumo che salendo dimentica la brace salpare sul chiarore delle nubi,
estremo vascello inconsistente.
Id: 14935 Data: 30/05/2012 00:02:25
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L’offerta del vento
Non c’è eco che non rifletta il vento.
Immagine di te che torni, come tra nubi auriga trasportata nel sonoro carro di voce che ti amplifica e frantuma, infine in nebbia chiara ti discioglie.
La bimba ormai fanciulla è d’altro seno ma come fosse stata da sempre nel tuo sogno - lo rivelano le cifre che porta nelle stelle.
Così tu resti origine eppure in altro firmamento. Compi solitario apprendimento, amore che a te ha dischiuso puro fuoco.
Allora con la mente che chiamano le stelle ti avventuri e scopri andando altra te stessa, solcando terra umida col passo - immerso fino al cuore di radice che rimane oscura. Non c’è eco che non rifletta il vento.
Id: 14905 Data: 27/05/2012 23:56:59
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Su un piano inclinato
Tutto traluce.
Quando si sfilerà la notte il velo, scivolerà senza rumore tra le mani che presto, molto presto culleranno in palmi rosa il sole. Ma già inclina verso sera.
- del resto il tempo è acqua in equilibrio su lastra di cristallo -
Forse sarà come oltrepassare un arco di cascata, un controluce -
il bagliore che altri magi hanno varcato.
Id: 14852 Data: 25/05/2012 09:10:01
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Guardando LElégance du Hérisson sottotitolato
E’ un classico: "difficile insegnare le lingue"
...
Madame Michel mi rappresenta quando passando dal romanzo al volto nitido nel film - proprio come me lo immaginavo - si nasconde e rigidamente dice a tutto no ma poi abbraccia la sua parte Paloma, la ragazzina ricca e ironicamente disperata che disegnerà su cartoncino nere lacrime d’inchiostro. E il signor Ozu ha il perfetto nome circolare dell’ archetipo di uomo che si vorrebbe avere per amico, maestro, per le "donne", di fughe trasognate.
Non dico niente ai ragazzi sul viso socchiuso di Paloma, su una certa scarna eleganza del Giappone e del non detto - credo non ci sia bisogno di parole quando si è così vicini a un senso suggerito -
"Le montagne di Kyoto sono viola, mi chiedo perché". "Sono così. Come prugne. Che belle"
mi vergogno.
Id: 14832 Data: 23/05/2012 19:53:13
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Nel cielo terso
Fanciulla, anima di foglia che dai forma al vento, lacrima di mare che nel mare si addormenta
ricorda
i nostri visi abbandonati in cavità oscure, smarrimento -
e fuggi
dove non ingombra il rosso alone della carne o il pulsare di speranza intermittente - sorridendo come chi alza il volto lungo una salita e scorge oltre la nebbia - all’improvviso, nel cielo terso un falco.
Id: 14813 Data: 22/05/2012 20:57:35
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Esserci
Bocca di tuono, bocca di silenzio, incomprensibile è il libro sulla panca – carta su legno che in carta risvegliò l’incantatore quando nella gola scolpì scheggiando il vento - e il vento si piegò obbediente al parto e si contrasse tutto - in altro sillabando.
Bocca di silenzio, bocca di tuono, non fu più Oriente meta sconfinata al sicuro passo, ma da sfingi necessarie ormai a rammendare di cieli strappi amaranto fu dovere andare per edipi zoppicanti.
Intanto pulsa la carta del sangue offerto - e morte a vita aggiunge tessendo sorgivi sé che il silenzio non imbianca.
E’ nuda la fanciulla che in tremolante luce avvisti su altra sponda rabbrividendo - prima che tra i petali gelosa notte la disciolga.
Rimane venatura di cristallo - appannamento.
Finché resta contratto il mondo alla sorgente dello sguardo, sarà come la preda sola che la fiera elegge per l’artiglio.
Bocca di tuono, bocca di silenzio, è talismano d’amarezza esserci, e chiave per l’inganno.
Id: 14795 Data: 21/05/2012 17:34:20
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Il terremoto
Scuote nella terra i morti - non scuote sulla terra i morti.
Id: 14767 Data: 20/05/2012 09:42:44
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grazie
grazie dei tuoi occhi che inventano rettangoli vivi di primavera - i tuoi occhi verdi come i prati che assorbono e rimandano vita a chi spera. grazie dei tuoi occhi che trasformi in fiori. grazie di questa terra muta di questi passi inutili che accolgono l'orrore. grazie dei tuoi occhi. A Roberto - in morte di Melissa - 20 maggio 2012
Id: 14766 Data: 20/05/2012 09:36:32
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La lezione è finita
Si affollano vite germinanti, stupori sconcertati - Non ho che questo viso e farfalle di parole, ondulazioni. Scomparsi i segnali di rosse boe, lampeggiamenti, pericolo in arrivo. Erano un gioco. Chi rimane è perché ama e impara, forse, il mio tremare.
E l’inganno.
Id: 14697 Data: 15/05/2012 23:46:59
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Oggi mi regalo un fiore bianco, Linda
Oggi mi regalo un fiore bianco, Linda. So che tu l’avresti fatto se non te ne fossi andata così all’improvviso, senza nemmeno una parola - perché parole non potevi dire ancora quando da me sei uscita senza un suono e ti hanno messa in una brutta coperta - marrone come la terra di gennaio che conserva semi chiusi - per portarti in un posto da dove non si torna se non nei sogni, ma non ti ho mai sognata.
Così guardando il mio viso opaco nello specchio mi vesto gli occhi di kajal velluto-nero. Forse se ci fossi mi diresti sorridendo: “sono come i miei !” e scherzando te ne vanteresti - ma con ironia, perché si sa che è bello avere gli occhi azzurri.
Azzurri come il mare dove la sera vado sola a scrutare l’orizzonte, fingendo un altro sguardo oltre la luce, oltre i riflessi ingannatori del tramonto. Forse lontano, al confine di acque sconosciute, tu sai qualcosa di altre vite, ma non me lo puoi dire.
Id: 14641 Data: 13/05/2012 11:29:17
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Con Calmo Furore
Con calmo furore dipano ricordi al profumo risorto d'infanzia nel bacio del sole -
mani felici intessevano fili dorati di sole su pelle incantata -
il canto del sole m'inebria ancora lo sguardo che cerca i perduti.
Al profumo risorto mani felici intessevano infanzia nel canto del sole.
M'inebria lo sguardo su pelle ancora incantata il bacio del sole.
Dipano in fili perduti ricordi dorati cercando il sole.
Con calmo furore.
Id: 14627 Data: 12/05/2012 15:25:52
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A un Giovane
Ti restano cocci di parole, frantumi di galassie a indicare antichi templi dove era porta a sconfinato senso il cenno della mano - per chi sapeva intatta la rotta della stelle.
Tremano in bucce trasparenti oscure bacche amare senza suono. Bevile.
Travolto dal moto accidentale della ruota di Fortuna tessi nuovi mondi di occhi spalancati in scantinati della mente.
E non distogliere lo sguardo dal delirio che ti incanta - tu, fatti simbolo di terra, arco nel cielo che suggelli. Slanciati oltre il limite dei passi.
Id: 14608 Data: 11/05/2012 18:44:30
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Nella rete
Intanto apre varchi al tuo pensiero il mare - mentre sommessa tregua indugia nello sguardo, azzurrando incroci di punti intermittenti, vissuto che addolora.
Attingi coraggio all’orizzonte distendendoti in memoria di te stessa e scompari prima che si possa dire dove sia nato o fuggito il sole.
Così riprendi in mano il giorno e colori il viso di segreti segni, sperando nella rotta tremolante che qualcuno spezzi un suono -
o si accorga della sabbia rimasta tra le dita, indossando nuovi occhi. Incomprensibili sorridono i coralli a mimetizzare ferite aperte e chiuse,
poi inghiottite nel respiro fondo. Ti schiude il mare fuga nell’albore, abbandoni nella sabbia chi rimane
come fanno i pescatori nella rete quando ridendo vedono guizzare agonizzanti scaglie prima di morire.
Id: 14537 Data: 07/05/2012 20:18:20
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Beh
Beh, esiste il paradosso che effonde la sua luce sopra cupole oscurate. Ma non sanno più aspettare :
Il suo senso trascolora e diventa materiale - così leggono parole come fossero le cose
e trasformano in altare una voce contro il vento -
già fuggita sulle dune che la baciano in silenzio.
Id: 14503 Data: 06/05/2012 15:31:38
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Il Segreto della Maddalena
Sopra notturna terra ascolta la parola lapidata:
"Occhi d'ossidiana scagliano dardi in fessure d’ombra ingannate dalla maschera del Sole.
Precipitando, l'Alato trafigge nascondigli, brividi d' ombra dischiusa nella resa.
Ammantato di porpora fugge il Silenzio al grido delle Stelle -
abbandona la terra nella luce desolata.
Oltre il taglio del tempo il mare è un canto screziato di Sirene".
Continua a tacere nel mondo la parola lapidata.
Id: 14496 Data: 06/05/2012 12:51:36
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“Ut mel sine cera” - a Nando
Sincero chi di sé sorride senza vanto e lascia aperto un varco all’altrui pianto.
Sincero lo sguardo di chi nascosto tra le quinte vede che platea ha le sue stesse maschere stinte.
Sincero chi ascolta in silenzio e non si meraviglia se le parole sono solo vento che bisbiglia.
Sincero chi parla con le redini alla bocca evitando la ferita che sonora freccia scocca.
Sincero chi fiuta la menzogna arrivata da lontano e sta sereno a offrirle pane caldo dalla mano.
Sincero chi da sempre accarezza quel seno delicato dolcemente, come se fosse appena nato.
Id: 14480 Data: 05/05/2012 17:28:05
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Il Riparo - seconda versione
Come quando la voce si spezza in cocci incrinati di pianto,
e raduni in anfore vuote miracoli d’acqua mentre il vino annunciava un’uva risorta,
così tu ti volti a guardare complici cerchi, orme errabonde, e riprendi all’indietro il cammino
senza appoggiarti alle sponde arrese all’antico dolore, alla rabbia dei giorni -
vacillando in esili sogni, alate laudi del mattino.
Scivolano sillabe come muschi esalati dall’umida bocca nel bosco creduto lontano.
Allora ti ammanti di verde corteccia di foglie, fingendoti nuova con chi ti credeva, o sperava, perduta.
Id: 14445 Data: 04/05/2012 08:18:11
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Scalpita Silenzio
Scalpita silenzio la criniera del mare, selvaggiamente quando avvinghia tempo in fuga nel pensiero ribaltando declivi d’apparenza a scivolare sbiechi nello sguardo.
Non sembra riposare più nel seno di chi da troppa luce schermandosi scorge tra dita chiuse quello che credeva un lontano inizio e invece risale da fondali trasparenti
come quando scrutava il cielo vibrante oltre la schiuma senza poter vedere se stesso naufragare da lontano.
Id: 14420 Data: 02/05/2012 17:25:28
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“Don’t be afraid” - Una conversione
Il minuscolo Fokker mi spaventa anche se è di una compagnia olandese - e degli olandesi ti puoi fidare, sta’ sicuro. Ho paura di cadere, di morire, e morendo scomparire chissà dove, in un clic dove più nessuno ti ricorda e invece ci sei stato.
Ma c’è un bambino dietro di me fondo, in un portenfant tenuto da una madre giovane, olandese e sorridente. Buon segno. Ma il sollievo dura poco, anche se guardando fissa lo Stewart che fa l’offertorio in piccoli bicchieri e piattini stuzzicanti mi dico: se quest’angelo vola mattina e sera, sei tu forse migliore per non credere al nuovo Icaro perfetto che ti solleva da terra e ti permette di restare in cielo con ali più sicure ? Inoltre quel bambino biondo dovrebbe schiantarsi solo perché tu lo temi? Aho’ brutta narcisista datti un po’ una regolata! Così ponderando passa il tempo e leggo o meglio mi nascondo tra le pagine in inglese che anche per lo scarto della traduzione mi tengono la mente un po’impegnata. Non guardo neanche fuori.
E scorrono le nuvole come schiere che non sanno dove riposare.
Niente da fare, ritorna l’orrore di precipitare e nello spavento mi sento buffa con la faccia seria che sembra di persona intenta alla lettura e invece muoio quasi dal terrore e dal senso di oppressione per esser qui rinchiusa in un sacello angusto e sbircio gli altri che forse come me fanno solo finta di credere alle sublimi leggi dell’aerodinamica , sapendo invece che gli aerei qualche volta cadono. Che fare? Sudo e il cuore batte come una gazzella in fuga, non resisto e temo il panico: che fare, dove andare? Certo non posso scendere.
Si addensano le nubi sopra e sotto e in mezzo resta solo il mio sgomento.
Mi aggrappo allora a un’ultima speranza: il Libro. Prego così: “Dammi un segno Tu che Sei Ineffabile e sei dentro e fuori mentre mi dibatto dentro questo maledetto aereo ( scusa so che non è maledetto). Ho paura. Senti adesso io aprirò il libro a caso e guarderò in fondo a destra, anzi no, la terz’ultima riga, sempre però a destra. Sarà un messaggio da Te, dal Cosmo, da tutto l’Universo che con me c’entra di sicuro perché sono qui e con me trema anche una Tua minuscola particella, anche se sei oltre ogni particella ma comunque io la vivo così. Ok? Adesso vado”. Così ho aperto il libro tutta sudata e tremante: TLAC! Guardo in fondo a destra e conto - facile, solo tre righe dal fondo - e leggo: “Don’t be afraid!”. Non ci credo, eppure è lì, verifico quante volte è scritto, magari tutto il testo è un “don’t be afraid!”. Invece no, è solo lì. Piango di sollievo, di vergogna per quello che sta accadendo. Sono felice, mai stata più leggera, adesso anche se l’aereo andasse verso il basso mi saprei sicura. Risalirebbe.
Le nuvole umide e leggere dipingono acquarelli nel cielo ormai sereno.
E tutto quello che ho letto, studiato, temuto, pensato, amato, si condensa nell’umile inviato, il Fokker olandese che mi ha fatta sentire così smarrita e poi mi ha salvata per intercessione del libro, a pag. … terz’ultima riga in fondo a destra. Da quel momento so che la vita a volte è buffa e, a volte, ti sorride con un Fokker.
Le nuvole si addenseranno ancora e non sapranno dove andare. E ancora ti smarrirai.
Nota:
Il libro è: “ The Road Less Traveled” di Peck M. Scott “ Our growth as human beings is being assisted by a force other than our conscious will”. Sicuramente anche la sua crescita è stata accompagnata e assistita da questa forza. Anche nel suo errare visto che, nonostante enfatizzasse le virtù di una vita disciplinata, la sua vita sentimentale fosse alquanto turbolenta…
Id: 14390 Data: 30/04/2012 13:04:28
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Distillazione - “Alla fine resta solo l’amore”
In vasi di terra come dolorosi fiori.
Unione progressiva goccia a goccia delle essenze delle cose - specchi dentro ciotole di tempo.
Alla voce del sole rosse essenze in ascesa Non più magma di parole - vapori.
Ancora più sottili luminescenti ora verso il basso, iridate trasparenze dentro ciotole di vento.
Id: 14371 Data: 29/04/2012 10:08:51
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oo:oo
E’ puro scivolare in armonia di cerchi uguali stendendo un velo immenso sopra il mare - si copre l’orizzonte e la pupilla risplende dilatata in fulgido diamante che s’oscura.
Notte, non c’è più notte e l’alba non arriva ancora. Svaniti, i segni non hanno direzioni - le parole sono polvere di stelle frantumate. Perduto il tempo lo spazio è un’eco amplificata
di te infinitamente ritrovati e ora uniti insieme in una storia che nessuno aveva immaginato. 00:01 - ritorna il tempo inanellante e chiaro a fare ombre sul percorso già tracciato. E’ ora.
Id: 14350 Data: 28/04/2012 00:47:40
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Eppure
Hanno svuotato la tua casa - e dove prima c’era il muro esterno hanno messo delle vetrate larghe come occhi sul nulla spalancati.
Era appena visibile la strada dalla finestra con i tendoni chiari, noi due sedute sul divano che volevi verde anche per superstizione mentre ti fissavo di nascosto, più giovane impaurita e sorridente, ricordando quando da bambina mi insegnavi le espressioni e non erano mai uguali i miei e i tuoi risultati - respirando piano l’odore forte della stanza - tuo padre teneva in casa olio e forme intere di parmigiano per il suo commercio a te così distante. La stanza affaccia sulla strada - un tempo era un viale - la percorro ancora e guardo in trasparenza gli scaffali con i libri, il tavolino di noce massiccio e noi che ridiamo mentre mi sveli mondi offrendomi il caffè.
Ma poi mi accorgo che non c’è più niente e tu stai zitta ormai e la stanza è uno spazio senza senso e senza suoni. Io sono fuori e mi domando dove sei tu che temevi la morte così tanto da tenere nella borsa insieme al corno rosso pelo di tasso - e quando un gatto nero aveva attraversato mi avevi fatto rinunciare a un viaggio. Raccontavi con la tua voce grave quello che studiavi, a quasi cinquant’anni innamorata di Popper e del professore di filosofia … Scherzavi senza mai dimenticare qualche rituale per non aver paura. Ironizzavi su te stessa e sul mio non staccarmi da me stessa e dai problemi.
Io sono sempre qui Fulvia e mi incanta la tua casa vuota, mi addolora. Non l’ho mai così appassionatamente amata. Dove sei, dove siamo noi due così diverse eppure indispensabili alla sera che confonde le nostre voci nell’auto davanti al mare ? Dimmi la rotta, io l'ho perduta.
Id: 14347 Data: 27/04/2012 20:41:53
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Cosè questo pensiero
Cos’è questo pensiero che canta e mi accompagna?
Non ha buon senso e niente lo spaventa - mi fa sentire in colpa, gioca tante parti e si mimetizza ridendo tra le gente. Mentirei se dicessi che è cosciente: non sa, non vuole, non comanda. Canta. Mentre lavoro abbandonata alle faccende o leggo - e leggendo smentisco tutto il precedente. Non gli interessa chi fece o chi disfece mondi. Sorride e se ne infischia il diabolos.
E’ mio nemico e mio compagno, è un corpo a corpo senza tregua quando sdoppio di me la vita, riflesso d’ala su ala di farfalla . Apre la danza con passi lenti , strascico di luci e penne di pavone. Incanta. Mi spaventa. Qualcuno lo mandò a confondermi la mente - ma poi mi lascia l’ultima mossa. Parte, sa il suo destino di perdente. Ecco, mi dico, forse è l’angelo del mattino che la troppa luce abbaglia, la bianca luce del risveglio, che ne riassorbe, stemperando, il canto.
Cos’è questo pensiero che da sempre mi accompagna?
Id: 14084 Data: 13/04/2012 12:55:07
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Sramana – a lei
I Passi Magici
Traccia sul volto il primo solco del risveglio lento quando la notte viaggi libera dal corpo con penne d’uccello iridato verde - azzurro.
Profondamente.
L’Iniziazione
Percorri senza mai voltarti le piazze incatenate reggendo sulle spalle tutte le parole ricevute - arriva risalendo il fiume alla sorgente - versale.
Completamente.
La Metamorfosi
Trasforma in luce il solco degli spiriti del buio immergendo la mente oltre le nubi dello sgomento fino allo stravolgimento dal vecchio al nuovo mondo.
Interamente.
Il Ritorno
Ritorna dove non conoscevi prima altre carezze se non del vento segni illusori tra i capelli - e parla diversa voce - novello vino sgorgato dalla brocca.
Gloriosamente.
Sramana: (sanscrito) "monaco". In italiano "sciamano", dall'inglese "shaman".
Id: 14027 Data: 11/04/2012 11:32:56
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Quando senti il tocco
Quando senti il tocco - come di vibranti dita vegetali che invocano armonie tra fronde solitarie - sfiorarti fin nel cavo della foglia più nascosta, è culla per la linfa che credevi ormai dispersa se pure sciolgono l' ormeggio che la mente incatenava alla fonda umida e scura dove illusorio è il viaggio. Allora come stormo di bianchi uccelli migratori ti slanci smisurata verso balconi rosa di speziati orienti mentre lo sguardo quasi scivola sul mare - e deponi alla sorgente lucida degli occhi la cupa eco di marinai ubriachi che tra fessure d'ombra accerchiavano candele quasi consumate. Molli la fune che ti sequestrava il mare - navigando ormai senza più remi, o vele, spinta dal soffio di chi da sempre, nel blu immenso, ti aspettava. A Paolo Melandri
Id: 13981 Data: 08/04/2012 10:02:40
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Il principio del mandala
Sulla piazza si espandono frantumi di colori, sonoro cerchio agli occhi il loro scivolare in spirali che diffondono geometriche armonie, sfondi per la mente, essenze di nomi impronunciati da riversare altrove, oltre tempeste conosciute - come da anfora vino rubino nella coppa trascolora. Vigna liquida, pulviscolo al ricordo del palato dopo che la via del sangue di tripudio rallegrava. Ma resta questa forma senza traccia in qualche nascondiglio del vento sopra i cimiteri - perdura come fiato emanato e poi perduto, comunione che associa doni elargiti senza altari o finti schermi che trattengano stupori... fuggiti oltre la cattura di neri falchi o di colombe - nuovo cosmo per la matrice del vento, vuota.
Id: 13964 Data: 07/04/2012 09:54:22
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Incontro con lUnicorno
Tu che sai tutto, chi sei? - Sono l'Unicorno, mi rispondi - - Ma non esistono Unicorni... - No, mi dici sorridendo. - E allora perché giochi con me? E chi sei? - E' davvero importante saperlo? - No, forse no. - Allora una cosa ti rimane da fare: essere felice. - Come? - Non farti più domande, entra nei templi che sanno di fumo di candela, oppure di incensi e ori - oppure di scarpe e piedi nudi - o di niente. - E poi? - Dimentica chi sei. Non vergognarti, vai al centro. E danza. Danza. Danza tutte le danze dei Dervisci illuminati. E canta. Canta. Canta tutti i canti dei Gregoriani innamorati. - Non li so. - Addormentati, in sogno te li insegnerò.- Ho paura. - Perché? Non devi, è sempre Pasqua, passa, passa, arriva fino a Me. Sei me - io sono te. E l'Unicorno nel sogno mi sorrise - e poi mi perdonò.
Id: 13944 Data: 06/04/2012 00:23:03
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Loblò - a Emanuele Severino
Abitiamo una sfera di terra tra le sfere nel circuito eterno - dove è un errare il divenire, un velo sulla Gloria di un sorriso che sorge solo quando giungiamo come pellegrini al roveto del pensiero che brucia le parole - ardendo nell'Io Sono che noi congiunge a mai nate primavere, mai morte in questo punto che continua a partorire un ultimo limite di Gioia - trafugando doni per ciascuno - il pazzo, il santo, l'idiota, il peccatore da sempre salvi, tutti - solo possiamo nell'arduo percorso necessario, aspettare. E questo è il rito: continuamente - nel sogno - apparire.
Id: 13927 Data: 05/04/2012 09:31:12
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Loblò - a Emanuele Severino
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