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Raccolta di poesie di cristina bizzarri
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

L’orario dei treni

Dove non possiamo essere
là forse
si sanno cose senza nome
ma conosciute
come qui ancora non è dato -
e senza nome il senso
forse lo sanno gli animali -
lo sguardo nell'aperto
sognano il sogno che viviamo
senza perché né dove o quando:
una farfalla ha forse il ciclo breve
di un ritorno? E quelle note
già misurate dal metronomo,
nel golfo mistico d'orchestra
forse raccolte in altra partitura.

Id: 71878 Data: 13/10/2024 09:10:08

*

Per John

Sì, a Parigi - dove?
Dove in salita vento,
dove pensieri su panchine -
dove possibile
lunghissimo sognare.
Sfaldare tempo, respirare -
o soglie oltrepassare
fin dove una ringhiera.
Fermarsi poi.
Tornare.

Id: 70474 Data: 05/04/2024 21:14:32

*

Che sillaba una gloria (finto pantoum)

Di che parlano le nuvole

oggi più di ieri?

No - sono parole rifratte

da memorie disciolte, labili

eppure presenti nel respiro

che sillaba ricordi -

altro non può.

E scorrono - freschi pensieri

se dimentichi alfabeti

che la polvere addolora -

no - profetizzano un adesso

presente nel respiro,

parole rifratte nella luce

che sillaba una gloria.


Id: 68571 Data: 23/06/2023 19:19:38

*

Non è che un insieme di parole

Chi è serio per esserlo
o chi non lo è
perchè questo decide -
non lo amo -
obbligo toglie virtù

le ali nel volo
non si oppongono al vento -
più alta volontà
fa della formica
centro sapienziale
sconosciuto al cartame.

Id: 68560 Data: 22/06/2023 15:17:57

*

Marzo, pudore ambiguo degli inizi

Renoir - Vista sul mare, 1879

 

Marzo, pudore ambiguo degli inizi

e pulpito di più brillanti azzurri.

Non dice forse quell’arcuarsi

di rami su in alto sopra al viale

d’un tempo indefinito più sereno,

intreccio per vaghe prospettive?

Inchino gli occhi fino alle panchine

tessendo ombre insieme al sole.

Sfilano intanto voci liete,

visi pacificati tra quei chioschi -

transetto preparato a celebrare.

(Più in là una donna che la badante spinge

nella carrozzella mentre le parla

di luoghi che non sa, per lei ostili,

o la fanciulla down, colomba al padre

nella primaverile opaca luce

stornano a occaso ormai il vento).

Laggiù verso l’antico mare

scagliano candori irrequiete lame -

ora soltanto luce oltre i pensieri

smarriti in quel baluginare.

 


Id: 67921 Data: 17/03/2023 19:37:48

*

Pietra di voci d’angolo

Batto i piedi in meno
sulla strada.
Le nuvole
rispecchiano gli andati
forse nelle forme.
E tu sai bene
per incanto o disincanto
maternità delle pareti
che cingono tua stanza -
pietra di voci d'angolo
tuo solo fondamento -
rispecchiano le forme
forse di vuote orme.

Id: 67905 Data: 15/03/2023 21:18:04

*

Questo lambirti il lungo della schiena

Vermeer, La Lattaia (1659 circa)

 

Questo lambirti il lungo della schiena -

perfetto il momento delle ante

socchiuse a dirci miracoli

di soste schiavardate al tempo

quasi la vita tutta raccolta

tra due parole mai dette -

lo sa la terra muta dentro i vasi

e il respirare lento delle stanze.

E raggomitolare gesti

come si fa con le pietanze

quando rimangono la sera

nella credenza quiete ad aspettare.

 


Id: 67783 Data: 24/02/2023 18:17:21

*

Oggi 4 novembre

Oggi 4 novembre - invecchio.

Sempre più sarò seduta al bar testimone

di me e di quanto tutto intorno passa.

La banda suona l'inno ma no,

solo per caso sono capitata.

Davanti alla piazza mi siedo accanto

al mitico ragazzo del cinema -

non solo biglietti, anche conversazioni

sui film più interessanti -

che più ragazzo non è.

Intanto suonano i ragazzi sotto un leggero

protettivo mantello di pioggia -

e brillano gli ottoni e i loro occhi

vestiti per oggi di serio entusiasmo -

prima dell' ufficialità degli uomini.

Suonano l'inno, i ragazzi, e come ogni inno

raccontano di miti e sogni infranti -

le guerre, le morti inutili ed eroiche

di strati su strati di giovani

che casualmente o per scelta 

stanno da una parte o dall'altra.

Oggi Mariupol - non solo - tutto,

proprio tutto è memoria

se non hai travi dietro agli occhi.

E non me ne frega niente di chi ha torto

o chi ha ragione. Oggi come sempre

non importa - è sempre troppo 

incomprensibile e troppo,

troppo complicato.

Mi alzo e faccio un giro per la piazza

accerchiando i fulgenti suonatori -

ma un travestito - bella donna adesso,

di buone creme profumata e con aria

di sfida triste e rassegnata -

mi chiede fuoco per una sigaretta.

Pesco, nella grande borsa dove

sempre ultima la cosa che cherchi

è quella poi trovata, l'accendino

e nella coppa delle nostre mani unite

accendo e fisso nei begli occhi

che mi fissano. Sorride un sinuoso

sorriso e improvvisamente

mi abbraccia - forte - rendo l'abbraccio

tra i suoi lunghi capelli neri e profumati.

Mi trattiene e anch'io stringo

nel lungo abbraccio. Una commozione

lenta e progressiva mi accompagna 

accanto al rito di altri idoli seduti.

Stanno, le lacrime, nei bordi, trattenute.

E si mescola la giovane banda

all'abbraccio ricevuto e dato.

Cosa più vero? Cosa più misero e sublime?

Che importa? Non me ne frega niente.

 

 


Id: 67094 Data: 04/11/2022 12:05:27

*

Guardo le serie Netflix

Claude Monet - Mattina sulla Senna, nebbia - 1897

 

Per carità niente resurrezioni -

un endecasillabo è più onesto,

oggi che non so più dell’altro ieri.

E sì ogni tanto butto giù una riga

quando con l’acquerello non pasticcio.

Non dico che non Dio o che comunque

non altri più adeguati soprannomi

per quel mistero grande che agli inglesi

suona con “awe” e ai continentali

fa dire altro in onomatopee

che sembrano un lungo cinguettio.

 

Ma torna quell’Osiride smembrato

nelle più cave buche della mente -

così a Gesù viene tradito il passo

tradotto come lento scivolare

sulle acque - quando prestigiatore

fa venir fuori un altro dalla tomba

solo per poi più in là farlo morire.

Silentium! mi direbbero gli antichi

che bene sanno i piani di lettura -

almeno tre, o sette, per andare

giù in fondo o tanto in alto da toccare

quel dolce Ayin che ancora non vediamo -

o forse sì, qualcuno sa ma non può dire 

se è personale lo sperimentare

e di ciò che non sai non puoi parlare.

 

Ma no per carità non ne parliamo -

se nascere si accoppia col morire

quando un amico muore è nel silenzio

che le parole vanno ad abitare.

Che altro sai o puoi sapere - taci,

sperando molto oltre lo sperare -

no, non quel misero credendo fatto

di gesti ripetuti e rituali

che pur essendo nobili non bastano

se tu non senti fino in fondo quello

che squarcia come un fulmine di luce

la scorza del tuo tronco inaridita.

Taci, sperando oltre lo sperare.

 

Ho le mie serie Netflix, se di sera

mi prende struggimento e al mio caro

dico la buonanotte lentamente -

come una pena di sentirci vivi -

sperando che domani dal caffè

ci nasca nuovo aroma del presente -

e i nostri andati prendano la mano

a chi si era appena allontanato.

 

 

 

 


Id: 66348 Data: 06/08/2022 17:24:45

*

Andremo, senza sapere

 (A Magda, che ha il nome alto di una torre)

 

Andremo, senza sapere,

come due idiote -

scivoleremo sul selciato

con i piedi ancora al mare

e con occhi notturni

guarderemo le cose del giorno,

accarezzeremo la luce

che trasporta il tempo

fin dove la curva si apre -

la piazza avrà un odore eterno,

quell'improvviso di fiori gialli

appena sfusi sulla bancarella.

 

(Da: "Poesie per me e Migdal")


Id: 66139 Data: 30/06/2022 12:29:41

*

Font

e una bambina con la giacca rossa
si dondola sull'altalena
a Mariupol
a Mariupol
è tutto nero fumo
è tutto come croste
staccate dalla carne delle case
a Mariupol
a Mariupol
pezzi di niente sulle strade
mentre si respira
senza immaginare
a Mariupol
a Mariupol
la vita vive e non altro
chiede se non questo
che noi filtriamo
umor vitreo
schermato da schermi
illesi riflessi barlumi
confusi da ombre
che sembrano umani
qualcuno ha sbagliato
con il metallo fuso
nella matrice di Mariupol
e una bambina
si dondola
e questo è tutto
dove tutto finisce

Id: 65789 Data: 13/05/2022 08:41:42

*

Stanno su

Le cose.

Scorze di noi nude icone,

nocchiere 

tra sponde d'attesa,

lumini su spine

portate di sbieco.

Le cose.

Sentinelle offese

da noncuranze

le umili cose nel mondo 

inutilmente indaffarato -

nonostante tutto

stanno su.

 

 

 

 


Id: 65548 Data: 10/04/2022 18:53:53

*

La struttura del quadro

La struttura del quadro mi appare

sopra un palco e grande sullo sfondo: 

due linee che si aprono all'incontro

in quattro direzioni e verso tutti i venti 

con tanti fiori appesi, appena reclinati -

fiori.

Per i colori lo deciderà il momento -

così mi sembra almeno ciò che accade:

sicuramente il viola che è saggezza,

ma unitamente a rosso vivo, azzurro

e sparso il rincuorante verde.

Forse alla fine intensi tocchi gialli

per una via alla luce, direzione e senso -

ma come il sole quando tra due sponde

incontra il blu notturno senza stelle,

abbassa gli occhi e scende.

 

 

 

 


Id: 65446 Data: 26/03/2022 13:05:20

*

Tutto va secondo i piani

Putin lo dice, ora,
in questo momento.
Lo dice lui, ora.
Lo avranno detto
anche altri
e lo diranno molti altri,
ancora e ancora -
come lo dice ora lui.

Ma ora, lo dice lui.
E questo è un fatto.
E i fatti sono cose,
accadono.
Questo accade, ora,
e il linguaggio lo svela.
Ora.
Ora, lo dice lui questo.
Lo dicono le parole
che sono prima del silenzio.
Oltre questi fatti,
oltre queste parole
il silenzio - quello
che non può essere detto -
è varco all'inconoscibile,
a un possibile
ora impossibile.

Id: 65379 Data: 16/03/2022 17:28:47

*

Ogni primavera è anticamente

Ogni primavera è anticamente -

l'aria nella luce che infondeva

un sempreverde ieri nel domani

ancora adesso è linfa -

no nei pensieri no, 

ma legno vivo che germoglia

dei lembi d'oro nelle vene -

e sangue nuovo nel telaio

che intesse "spera" e "nonostante".

Dimmi: chi canta dentro le mie mani?

 


Id: 65162 Data: 10/02/2022 14:46:28

*

Nelle minime cose intravedi

Nelle minime cose intravedere

una minima intenzione di bontà -

e questo basti.

Ho collocato i morti

in un punto sfocato della sera 

per ancoraggio che rincuori -

intanto basti.

E tu esci sempre poi ritorni

esci poi ritorni -

e questo basti.


Id: 65060 Data: 26/01/2022 11:43:31

*

Ogni giorno leviga il precedente

Ogni giorno leviga il precedente.

Nelle stanze diversamente multiformi

ci si appoggia dove si può 

per l'equilibrio infedele del sestante.

Ogni cornice ha petto di conchiglia -

respira un mare che viene, ritorna,

trattiene chi invece spariva salpando

un mattino dietro le paratie fonde.

Così nelle strade ogni grotta

ha un reggente d'anfratto -

secondo i riflessi si comprano

o vendono forme mutanti, riti di gesti

che narrino storie da oltre il sipario -

per il biglietto chiedi alla sorgente.

 

 

 

 

 

 


Id: 64478 Data: 30/10/2021 09:32:12

*

Incisioni

Nello scavo più intimo del mondo

indugia oltre le cime degli ulivi

il fumo chiaro del mio sigarillo.

"Nessuna più paura!"

sussurrano quegli alberi

immersi dentro al vento.

"Tutto tramonta solo quando è ora,

muta sua forma sempre il cielo.

Guarda la siepe com'è gialla:

sono neonate quelle foglie

e la collina mossa

da chissà quale forza che la inchina,

poi riprendendo forma sale

rassicurata nei declivi.

Tutto obbedisce al cielo

sapendo di un più alto non sapere.

Allora dirti "taci" è gentilezza,

guarda la siepe gialla

vicino a quelle foglie prone.

Taci.

Nell'aria un volo si disegna,

le virgole sonore degli uccelli

incidono le pause di un rosario

che filano le labbra del silenzio".

 


Id: 64353 Data: 17/10/2021 15:39:33

*

Il sentiero delle biciclette

Il Pellicano fermo sul pilastro

di dura pietra che lo compone 

invita a deporre antiche mestizie

per vasta più ariosa letizia.

 

Traluce tra un alfa e un omega

lo stretto passaggio di terra,

nascosto riparo di biciclette.

 

Partire è tornare fanciulli,

lied di gaiezza vibrato nel petto.

 

E come in un presto voltavi la testa -

sostavi curvando in strombato portale

che chiama materno e aperto invagina.

 

Sfiorare figure di legno in glissando

tra gessi miniati da mormorii -

intuito improvviso d’immenso.

 

Oh di fanciulla sovrasta ogni coro 

nel trampolino per sogni soavi 

che non sapevi fossero spenti.

 

rosa caleidoscopica rosa

ti volle qualcuno e ti asperse

in corde mei cordis silente

 

Andare sospinti dai rami

più taciturni e fatti viventi

scendendo da tronchi di vento -

rinati nel tutto più verde 

su palchi cosparsi di foglie -

 

( il  molo fin giù a capofitto,

lo sguardo annegato nel mare ).

 

 


Id: 64215 Data: 03/10/2021 21:19:30

*

Sono la luna sopra il lago

Sono la luna

sopra il lago -

sono il lago

sotto la luna -

gioia

nel limpido

specchiarsi.

 


Id: 63720 Data: 02/08/2021 09:31:41

*

Non amo - Per Saman Abbas

Dedicata a SAMAN ABBAS - e a chi crede nella purezza del vento.

 

Non amo

la metafora dei ciondoli -

nemmeno trucchi di perline

o giochi di specchietti -

né chi ne inventi forma

colore o tessitura.

Sono nocivi ai vivi.

Amo

chi dà la mano al vento,

chi sa dell'orizzonte

la linea che s'incurva

la luce che svanendo

cede alla notte la sua fiamma

e docilmente accende stelle.


Id: 63421 Data: 12/06/2021 20:00:13

*

Il saluto di sempre

 

Sbavature sulla tovaglia

un segno sul libro che scopre

denuda poi accende

e strade su strade su strade -

al culmine il nido

la pietas dell’albero -

il mare accostando sussurra

un’eco al mattino che graffia -

un cenno qualunque che sciolga

acquieti addormenti -

sentire vicino i distesi

vestiti di terra di legno -

offerta che  inventi -

saluto disteso sul filo

tra questo che vedi non sai

e quel non ancora che senti.


Id: 63235 Data: 21/05/2021 13:44:52

*

Forse un sentire scrupoloso

Morning Sun, 1952 by Edward Hopper

 

Forse un sentire scrupoloso

di chi tra i legni dice

parole in catenelle chiuse -

formule per sistemare

qualcosa che il vento trasportava

nei giorni di una luce strana,

allegoria d’altrove, chiara.

Il pettirosso

sulla ringhiera del balcone

mentre piangendo ti pensavo 

e l’aria immobile ammiccava.

Era per me quell’apparire

o io per lui? dove il motivo,

 quale l'altrove?

Destino aperto,

sincronico accadere che tacendo

spezza le catenelle di parole,

imbalsama stupori.

Guardare alla finestra da lontano

i muri delle case -

accettano la luce,  il suo mutare.

Rimangono quieti -

fratelli muti a invocare.

 

 

 


Id: 62265 Data: 19/02/2021 09:19:15

*

Controcanto - con e per Laura Turra

Notte stringe
in tralci d’ombra
assenze
d’alberi e sogni
culmine buio
davanzale di ali
e fuga
fermo respiro
su labbra
quasi avverata
l’alba

l'alba

quasi avverata

su labbra

fermo respiro

e fuga

davanzale di ali

culmine buio

d'alberi e sogni

assenze

in tralci d'ombra

notte stringe


Id: 62069 Data: 02/02/2021 07:34:41

*

La luce adesso è chiara

 

Dicevo tra me e te

“febbraio ancora per resistere”

poiché la luce era già chiara

e tu, sospesa in controluce,

vedevi dal balcone solo sera.

Gennaio.

Non passa il limpido gelare

e l’aria un dio senza di te -

ancora cielo,

altro l'andare.

Hanno ceduto i cardini

capanna mia nel buio -

la porta è spalancata,

non dentro più, non fuori.

Potrei dirti di viole più ostinate,

inconsapevoli nei vasi.

Sfavillano.

E tanto ancora d’altro:

di come sono

nel tempo ormai mutata,

del tutto che non sai

oppure troppo.

La luce adesso è chiara,

gennaio terso d’illusioni

se nascere o morire

chiedevo al pettirosso 

che mi guardava piangere

il giorno che sei morta -

non so la sua risposta

quando ho deposto il viso tra le mani.

 

 

 

 


Id: 62033 Data: 31/01/2021 17:59:45

*

Way out - Una rosa rossa per l’immacolata

Egon Schiele - “Nudo femminile accovacciato con testa reclinata”( 1918)

 

piccola immacolata della periferia

o di new york

o di ovunque tu sia

auguri al ventre tuo

e a quella spaziatura

che dal principio porti

come golfo che s’inarca

o grotta 

quel  cupo tuo umido portale

da dove dritti e verticali

gli uomini battezzano

e proclamano il risorto

che sola tu nelle tue acque

immergi  poi risale

natura naturante

che da una strada sporca

o bianco letto di ospedale

irrighi sempiterna  il mondo

 

e quando si è all’uscita

 “non c’è nessuno lì ”

tu sai fin dal principio

già qui vedere altrove

è solo il corpo nel sepolcro

ma vuole un dio l’asciutto

il retto l’uomo l’infecondo

un dio sinistro irsuto

che mugghia il buio e lo spavento

ti vuole sotto ai veli

aperto nascondiglio

tuo il sangue l’impuro la paura

sua la mitra la legge penetrante

elegge una al di fuori

non sa dentro di lui

la dolce spaccatura

che siamo tutti una

 

altrove lo spirito

soffia dove vuole

diceva nel vento nella sabbia

l’impronta

leggera delle suole

 

all’angolo

il fioraio non ha più rose rosse

mi fermo guardo la vetrina  

sorrido alla mia faccia

il negoziante crede

che lo stia salutando

sorride gli rispondo

mi sento piccola perduta

storia nella storia di tutte noi 

immacolata concezione

 

 

 


Id: 61272 Data: 08/12/2020 20:00:00

*

In tue ombre

Dawn in Northam Castle, 1845/1850  – William Turner

 

Sempre,

in altri,

una luce -

sempre,

in tue ombre,

rifulge.


Id: 60685 Data: 23/10/2020 09:21:51

*

Gocce

Johannes Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657

 

Dire grazie al comunque 

di questa mattina -

salutano i panni

che stendevi la sera

e la notte ci piove -

riavvolgi

la scena in flash-back -

così un po’con tutto.

Intrappolate

nell’aria e in te forse

le gocce di ieri -

di oggi serena.

Alzarsi un ciack

girato in un dove

(non nomi -

l’ipotesi resta).

Dice di tutto 

antica la luce

su muri di case -

gocce di storia

intrise di noi.

Quattro

(per oggi)

 

soltanto

dall’ampollina -

 

una l’abbrivio,

tre la speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 60618 Data: 17/10/2020 10:29:02

*

Masticando

Cos'altro ti dirò domani

quando sono vecchia?

Non più del meno che qui siamo

quando guardiamo un albero

o mastichiamo piano

col viso chino sopra il cibo -

quieti, il cibo e noi tutt'uno.

Così quest'ansia ininterrotta

che sempre in cerchi tutto muove

si fa più lieve, dolce e chiara

come materia che si affina.

E se sappiamo stare

al passo disuguale delle nubi

a volte la luce ci attraversa.

Allora questo potrei dire:

tutto rimane,

lo porta il vento tra le foglie -

è qui con noi

senza più recitare

stupore o meraviglia.

 

 

 

 


Id: 60391 Data: 30/09/2020 15:26:55

*

Se non per stelle e per lumati chiostri

 

 

Se non per stelle e per lumati chiostri -

adesso ancora -

dove altro andare nel tuo andare?

E di steccato su steccato il salto -

se chiedi il suo coraggio alla paura.

Stare in silenzio con il viso alzato

non per cercare

ma per trovare quello 

che tra le cose era offuscato.

Non è morire piano piano

questo sospiro,

questo sentire in tutto il corpo un soffio,

sapere dietro agli occhi solo umani

di un altro aprirsi

come illusoria intelaiatura -

un altro prato dopo il prato.

 

 

 


Id: 59987 Data: 30/08/2020 19:58:43

*

Bliss

 Man Ray - A l'Heure de l'observatoire: Les amoureux - 1936 

 

In un fonte di grazia,

cavo, siamo venuti al mondo -

già sacro senza i riti austeri

di travestiti per necessità

 

sgargianti. La parola in punta

sulla memoria della lingua

fuggiva alla presenza viva.

E siamo. Come immersi

 

in un bagliore opaco che cancella

e sfuma, la sera, ogni contrasto.

A perdifiato segni sul percorso -

 

asperità di nuvole più cupe,

poi disciolte nel cielo che rischiara

sui bordi inumiditi delle ciglia.

 

 

 


Id: 59659 Data: 31/07/2020 10:00:14

*

I giorni di Dio

 

Certi giorni mi siedo nella vita

come fosse una poltrona -

giorni di Dio, 

giorni del vento benedetto

che sbuca inaspettato

dai vicoli di case popolari.

Sanno di cose buone,

di forni come madri in festa.

Qualunque sia la causa 

mi tenta questa croce arrugginita,

alta compagna della banderuola

che canta spensierata sui mattoni.

Il buio fresco della chiesa

mi parla già dell'erba fuori.

Tutto è lo stesso,

l'aria scolpita a ogni passo

vibra di Dio, di un tempo che non passa -

stesso lo spicchio azzurro tra quei tetti

di quando si giocava col pallone

a chi tira più in alto.

Ti volti appena in tempo ad afferrarlo -

corre il bambino, 

è già scomparso, 

lo tiene stretto tra le mani

pronto al rilancio con un calcio solo.

 

 

 

 

 

 


Id: 59541 Data: 21/07/2020 14:48:50

*

Guido

 
A Guido Garufi
 
Guido,
mito e figura della mia lungamente 
opaca adolescenza.
Custode, insieme a me, del mare
che a noi soli oracolava cupo
azzurra voce di maestrale.
Guido alto e irraggiungibile
come le cime degli alberi
che hanno scure fronde nel tuo nome
e arduo accesso al nido - se non
per gli occhi o altro di silenzi grido.
Adesso Guido
non so più di te che il nome
e il suono sicuro dei tuoi passi
nella pineta quando eravamo pioggia
e ti speravo, mentre tu ti avveravi
come ogni cosa allora inedita -
se così sempre sa di noi
e nuovo odora sempre il mare.
 
 


Id: 59452 Data: 14/07/2020 09:08:09

*

La casa delle colombe

Passando

guardavo la casa

delle colombe.

Al semaforo

voltavo la testa

al loro richiamo.

 

Restavano i muri

sul prato

a dire di un vuoto.

Attorno a un tavolo 

si era parlato

la sera.

Così immaginavo.

 

Adesso

in rettangoli neri

sfavillava un candore -

frullare

di un senso più chiaro.

Quale il segnale,

la cifra per dire?

 

Passando

c'è terra marrone

dove guardavo

voltando la testa

al loro richiamo.

 

 

 

 


Id: 59300 Data: 02/07/2020 20:19:17

*

Il bordo liscio

Il bordo liscio

sotto lo specchio 

del ricordare -

passo la mano -

scivola e sale

alla cornice

dove restate

dentro quell'onda

spuma felice.

In questi giorni

lascio il mio viso

a solchi d'ombra -

luoghi mai visti,

dimenticare.

Il giorno è chiaro

ma per se stesso -

guardo oltre il vetro

qui fino allora.

Mi sorridete 

senza parlare,

io rido e piango -

sempre l'estate,

accarezzare.

 

 


Id: 58604 Data: 16/05/2020 18:24:05

*

Quello che ci insegna il sole

Mi duole l'umano

se troppa tenerezza cola

dagli angoli consunti delle cose.

Quello che adesso ti dicevo

è un rudere che l'erba poi nasconde.

Tace - sarà nido d'assiolo.

Ma barricate d'occhi dietro ai vasi

ammiccano al fermento

di rossi nascituri tra le foglie.

Cresceranno, e non sapere come

è quello che ci insegna il sole

quando il silenzio fresco dell'estate

bisbiglia con il Dio dei sentieri,

il vento intrufolato nei vestiti

e dolce il sapore dell'anguria

sulla lingua. Un bacio ancora.

 

 


Id: 58253 Data: 25/04/2020 10:44:38

*

In questo giorno di bambagia

Odilon Redon, Le rêve (ou La Pensée) - 1908

 

In questo giorno di bambagia

ho abbandonato il viso a solchi d'ombra -

strade che percorrevo

dicono adesso di altri passi,

timidi abbrivi a slanci del mattino.

 

Intanto schiara il cielo per se stesso

come dicesse "tutto qui,

non altro chiedi 

se non questo restare".

 

L'eterno nascere sui prati

di piccoli bagliori

fa eco al silenzio delle stelle -

il suo segreto petali di brina.

 

E noi qui siamo semi sparsi,

figli adottivi di una parola sola. 

 


Id: 58005 Data: 12/04/2020 12:41:01

*

Quello che è vero

"Silenzio", Odilon Redon, 1900

 

Conoscono, i mobili, l'inganno -

sanno di voi

quello che fu sorgente in gola

poi scende lentamente verso il petto.

Quale palmo gentile, quale mano

adesso vi sostiene?

Da dove rapsodia di luce opaca

riflette in marmo ovale

quelle mani?

Era per sempre, forse,

quell'ammiccare lieto,

quell'indolente, chiaro pomeriggio.

E la pineta traluceva il mare.

Oscurità del mogano

su ombre tintinnanti di bicchieri -

veglia su sillabe assopite.

E tu, volti la testa,

il sorriso inghiottito nella sera.

Sapere solo vero

quello che scomparendo resta,

quello che ancora chiami

con voce muta come di preghiera.

 

 


Id: 57825 Data: 04/04/2020 17:43:04

*

A Roma e al mondo silenzio

Kazimir Malevic, Quadrato bianco su fondo bianco, 1918

 

Anemone bianco

in cerchio di vento.

Stabat corolla 

in amen di vento. 

Bianco.

Corolla nel vento.

Amen.

In cerchio di vento.

Anemone stanco.

Stabat corolla

soffiata nel vento.

Anemone bianco.

Amen.

 

 

 

 

 


Id: 57662 Data: 27/03/2020 20:34:15

*

Questo per oggi

Dedicata a tutti quelli che rischiano la vita in condizioni spesso disumane per salvare la vita dei loro simili, e lo fanno con l'eroismo della pietà, dell'abnegazione, dell'umiltà che nulla chiede ma, solo, si offre. 

                      Edward Hopper - Room in Brooklyn, 1932

 

Guardo le nuvole passare -

questo per oggi.

La piazza è una brocca 

prosciugata,

né la fontana può altro

se non dirsi che gli uccelli 

ricordano 

 

la via dell'acqua -

per quanto abitudinari.

Picchetti di passi 

segnalano uno, massimo due

che vanno senza accuratezza

nei gesti o nella voce.

Vanno, velando fluidi le strade,

scivolando.

Questo per oggi.

E non sapere

di garze bianche al passo marziale,

ferocia che artiglia la vita

 

 

 

 

 

 

nella cantina sporca 

della pietà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 57617 Data: 25/03/2020 20:13:48

*

Sparsa

Questa noia obliqua degli altri

stanchezza di me

protesa tenerezza.

Sì, il padre assolato

portava il basto del giorno

come broccato 

e lì riparavi 

illusioni scherzose

cartapeste di pioggia.

Dire, ora, quello che c'è:

il viso allungato

della ragazza al semaforo

immobile

finge assenza -

in un punto del corpo

non sai dove

la corolla di una storia

sogna

nel bulbo chiuso.

A volte,

lo scarto improvviso

di un'intuizione 

punta il dito.

Non dice.

 

 


Id: 57189 Data: 04/03/2020 09:39:25

*

Quando l’azzurro

Sei stata e sei e sarai.

Eppure ogni volta stupisce

l'applauso degli occhi al mattino:

a preservarci dal troppo morire

che sia l'ammiccare di un cielo sereno?

Niente fai - o si fa - che sia oltre l'uno

mentre cadono fiori dagli alberi

come denti marciti di vecchi

obliqui sui bordi di strade,

stampelle per storie di graal

lasciati ammuffire in solai.

Impigliato in anfratti del corpo

il calco di un vento sul mare

e tra gli alberi antico -

memoria di lucciole e baci

nell'erba di notti più chiare, assolute.  


Id: 56987 Data: 23/02/2020 23:56:37

*

Veglia

Edward Hopper, Chop Suey (1929)

 

Eccoci. Mattina vestita di frescura,

chiaro il vento e noi assonnati a illuminare 

angoli ignorati della via.

 

Il quesito verticale degli alberi

dipana - o tenta - il gomitolo

alto e celeste e senza sponde.

 

Nei bar si sta raccolti a sfavillare 

sopra tondi cremosi cappuccini -

 

usciti fuor del pelago si guata, poi,

dove socchiude gli occhi il sole. 

 


Id: 55874 Data: 24/12/2019 09:41:58

*

Come con ultimi occhi

Alex Majoli - Milano, 2012. Via Conchetta.

 

La strada, poi, non è la stessa

che calpestavi lasciando scie di luce -

e ti mutava il cielo nei pensieri 

se ti facevi sera

nel tempo tuo caduco e chiaro

di vaporosa mongolfiera.

Ora i passanti sono volti d’orme,

epigrafi di nebbia

in scialbe già svanite scalfitture.

Supine sentinelle gli alberi 

a logorroici bagliori,

pietosamente chini su ragazzi

d'ombra, senza cifrari 

a guaire su isole d’asfalto

mute, aggrappati ai pali.

Confonde il richiamo lungo dei cani

come un guinzaglio che trattiene 

senza più attesa, senza come.

Da un capo all’altro della passeggiata

fiammelle inavvertite sulle foglie 

non sanno quanta vita ci trascorre 

da chissà quante, quali altre mani.

Trascorrere nell'aria originaria

con la pelle esaltata di frescura,

sperare - come con ultimi occhi.

 

 

 


Id: 55703 Data: 09/12/2019 09:49:57

*

In cortili di luce

Henri Cartier Bresson

 

Com'era dolce quell'asprezza,

quel languido assiduo dolore -

carne che si schiudeva

in un pulsare ignaro e vagabondo.

Erano i giorni abbagliati dal mare

aperti a un ignoto sentire -

non cercavi o chiedevi di esistere

ma ruotavi insieme alla terra, 

all'odore arancione del sole.

Incauto di sabbia e di vento

il corpo si offriva nell'ostia

più chiara, il mattino: era il tempo

dei treni, sedili di legno e tabacco

diretti a un eterno domani. 

Domani, au revoir è per sempre,

la vita immortale in cortili

di luce. E tu sorridevi,

con gli occhi dei prati divini. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 55305 Data: 09/11/2019 14:27:08

*

Nel nascondiglio di Anna Frank

Sì, siamo un po' tutti come te

se non pensiamo alla tua fine

certamente più drammatica

di quanto sarà la nostra -

così almeno

per la legge delle probabilità -

quando rannicchiati

in un angolo della mente

abbiamo quella vaga paura

che comprende noi stessi

e i diseredati

e ci fa sentire tutta l'ampiezza

e lo sgomento

oltre l'impassibile diametro del mondo.

Nascosti

in uno spicchio di mattina

bevendo caffè

e pensando aperture possibili

come l'ondeggiare di una tenda

siamo i semi che sparge il giorno -

a te chiedo

piccolo fiore splendente

con quali memorie

feconderemo la notte?


Id: 55154 Data: 29/10/2019 00:00:09

*

Di quale forma o tessitura

 

Di quale forma o tessitura

l’intrico quotidiano

che ci assolve per troppo non sapere -

così ci sono giorni d’infinito

perduti in non morire

se luce filtra immensa e chiara

dai vetri della stanza

e tu sai d’essere al sicuro

se ogni cosa è ramo, venatura,

ordito e trama di unico telaio.

Ovunque ti nascondi

tu che sai l’arte antica dell’intreccio

già profezia di pali verticali -

non prendermi alle spalle

mentre il respiro fila l’orizzonte.

Vieni tra il passo lieve della sera

e il quieto odore della cena - 

come fa il grido della pavoncella

che ci ricorda il suono 

quando si vaglia il grano -

e la pula s’invola più lontano.

 

 


Id: 54989 Data: 16/10/2019 11:45:55

*

In questi giorni avvolti nell’azzurro

                 Foto di Luigi Ghirri - Nebbia 

 

In questi giorni avvolti nell’azzurro

“tutto è proprio come doveva andare” -

diresti -

non fosse quel vibrato

di ombre sullo sfondo

che chiedono un tuo cenno,

voltarsi obliquo

fino a sfiorare un orlo,

un lembo al limitare.

Colmi quei giorni

di una luce piena

dove è presente tutto a tutto

se lasci la distanza 

nel tempo trasparente di un bicchiere

dolce del latte ancora da spillare.

 

 

 


Id: 54843 Data: 01/10/2019 10:40:37

*

Sulla riva

Fotografia di Franco Fontana

 

Su di una seggiolina verde

in bilico tra la battigia e il mare

un pensiero non mio

indottomi dal vento

o da chissà quali fondali -

ogni onda è memoria

d’altro tempo eppure vivo -

così nella pellicola di un film

trascorrono vicende misteriose

e tu non sai nello sfumato

chi nella corsa cadde, dove,

o se quel lungo bacio fu foriero

di lieto amore eterno -

“The end” è l’acqua poi che bagna i piedi

mentre la luce si fa sera

e vedi che è una linea l’orizzonte -

distinti mare e cielo -

solo una linea, il tempo di tornare.

 

 

 

 

 


Id: 54575 Data: 01/09/2019 18:02:36

*

Largo

Quando meno te lo aspetti,
la sera tra due passi
o sulla riva aperta all'intuizione
è un tutto pieno il tutto -
tra due respiri
la pausa inavvertita -
e non c'è altro.
Allora sei al sicuro:
ovunque ormeggi gli occhi
un dio è in agguato -
le palpebre più fresche per salpare,
ovunque Dio.

Id: 54367 Data: 08/08/2019 13:29:24

*

Dì quello che ti pare

Dì quello che ti pare,
mettila come vuoi,
declina i verbi e i nomi
a un tempo indefinito -
il rumore delle scarpe sul selciato
(ma anche l'odore della pioggia
e molto altro) -
batte il tuo nome
tra mille e mille nomi.
E tu, ascolta questo
come se fossi un santo, un papa o un re
che sa la gloria effimera,
il gesto unico, il rito
di ogni passo.

Id: 54353 Data: 05/08/2019 13:51:18

*

TAT TVAM ASI Facebook

Face - book.
People-book.
Ideas-book.
Opinions-book.
Me-book.
You-book.
Us-book.
Who-book?
What-book?
My-book.
Your-book.
Our-book.
One-book.
World-book.
Peace-book.
Quiet-book.
Mind-book.
Thinking-book.
Living-book.
Hoping-book.
Dreaming-book.
Breathing-book.
Crying-book.
Smiling-book.
Suffering-book.
All-together-book.
Hand-in-hand-book.
Hoping-book.
Moving-book.
Mooving-book.
Inside-book.
Emotion-book.
Human-book.
Book-Book.
Face-Face.
Face-to-Face-Book
Human-to-Human-Book.
Book-for-Human.
Human-for-Book.
For-Book-Human.
Human-for-Book.
For-Human-Book-Be-Human.
For-Book-Human-Be-Book.


Id: 54308 Data: 01/08/2019 08:07:46

*

Se demeurer - Voce

...


Id: 54233 Data: 22/07/2019 10:05:55

*

Per forza di levare

Auguste Rodin - DANAIDE 1889 - Musèe Rodin, Parigi

 

Del gesto rimane lo scavo.

No, un cenno, appena la mano -

degli occhi lo scarto,

gioconda inclinata su sfondi

velati di opaco. 

Più mite nel dire -

svuotata dell'acqua la conca

è voce abbassata,

a cerchi più vasti inchinata. 

 

 


Id: 54196 Data: 18/07/2019 23:54:46

*

Luce stanca

Monet, mattino sulla Senna, 1898

 

Le trombette della buganvillea

suonano, al mattino.

Piccole infiorescenze tra foglie rosse,

a ben vedere.

Protese verso l’alto,

colli sottili, corolle sorridenti.

Abitano il vaso più grande

da sabato mattina,

quando le mani ruvide e gentili

di una donna slava

si sono confuse con le mie.

Ho voglia di capire perché

e quanto durerà questa tensione -

quanto prima del declino.

Sentiranno il treno che passa qui vicino?

La notte ormai non mi risveglio

e il senso dell’andare è già passato

mentre vibra il letto appena

insieme alle cose senza suono.

Non so mai qual è il momento

di dire la cosa più importante,

la trattengo nel fiato e tra le mani -

scheggia di luce grezza

che sembra un bisturi al dolore

ma è soltanto un balenare,

luce di luce vinta

da chi fu più veloce nel fuggire.

 

 

 

 

 

 


Id: 54125 Data: 12/07/2019 18:19:58

*

And I am sick at heart

Paul Klee: "Paesaggio con uccelli gialli", 1923

 

Something is rotten

altrove e qui.

Ci guardano le cose

colme di un senso d’innocenza muta.

Rallenta poi i suoi battiti la sera

esausta di furori -

si fa offertorio il mare.

E sfila sul fondale

la grazia timida dei morti, 

relitto che sospira.

Sentire vacillare il dono incerto

della vita, arrendersi, dormire.

 

 

 


Id: 54013 Data: 03/07/2019 12:46:51

*

Spargono grandine

 

Spargono grandine

su terra spenta -

non sanno -

il grano

si abbevera di vento


Id: 54006 Data: 03/07/2019 09:18:39

*

Offertorio (riveduta)

 

E non dicemmo dell’immenso -

non i ragazzi della spiaggia,

lucidi nell’instancabile rollio

che di necessità accompagna

l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro

tra il silenziarsi cauto delle grida

dei gabbiani dove nel mezzo

delle linee posano -

né sanno l’insostenibile

fecondità di luce

che gli ricolma gli occhi.

 

Umidi di anima e di sabbia

siamo sognati in altri sogni

composti sulla riva

da mani di bambini,

nel rito di una sigaretta

offerti in fumo all’alto -

inno o bestemmia

incenso per l’immenso.


Id: 53824 Data: 16/06/2019 12:24:29

*

La festa

 

Lo so lo so
brillano gli occhi
bevuto
stravizi
la sera prima
mattina
banco cuscino
lo so lo so
strafatti
di notte di stelle di shot
essere altro
essere veri
lo so lo so
niente cambiato
da prima
strafatti lo stesso
di erba tristezza
la festa
arcaica da sempre
sciamana d'oblio
dervisci e tattoo
sorrido
con i vostri occhi
la luce la stessa
la luce lo sa


Id: 53695 Data: 04/06/2019 11:21:51

*

Talita kum

Odilon Redon, Les Yeux clos,  1890

 

A Linda, che fu in me -

poi fuggì altrove,

il tempo di un breve respiro.

 

Allodola,

frullasti le ali

e svanivi mattino.

Altrove

si apriva una mano -

volò un aquilone.


Id: 53404 Data: 12/05/2019 22:45:25

*

Quando leggo poesie

Odilon Redon, La liseuse (La lettrice), 1895-1900
 
Quando leggo poesie
mi annoio dopo poco,
passo ad altro, salto, divago,
nebulosa mi sfoco -
così girovago per casa,
carezzo Lilli misteriosa,
vibro all'illetterato
suo profondo ronronner.
Passando per l’ingresso
o per il bagno
spio nello specchio
le rughe appena nate,
archeologia del nuovo (che non trovo) -
variazioni variabili alla lagna
che stempera e accompagna litanie
sillabiche di strade,
di volti seminati
come ombre perdute nei giardini.
Quando leggo poesie
"moi est un autre" -
ambra o graffito
nel guscio di un eterno imprigionato.


Id: 53321 Data: 06/05/2019 17:06:50

*

L’intimità delle conchiglie

La Conchiglia, 1912 - Odilon Redon

 

In mezzo al corpo il sole.

Quell'oscillare chiaro,

nebuloso, ricordi? sulla riva.

Ridevi al centro di zampilli

di stupore. Il mare.

Ricordi? Era annusare

l'intimità delle conchiglie,

sapere che la meta

era laggiù, dove al casello

si tornava, felici di metà

già del cammino.

E l'ombra che ora stringi

era luce nel palmo della mano.

 


Id: 53099 Data: 18/04/2019 16:01:15

*

Ragazzi succhiavano il sole

 

Fosse, l'andare,

stormire limpido di fiori gialli -

 

ragazzi succhiavano il sole 

lustrali e iridescenti

 

ma gocciano lievi i morti,

la sera,

nei dolci pistilli del sangue 

 

il fiato che ne aspergi

forse è il tuo -

o forse d'altri

 

mentre la luna 

sbieca lo sguardo in alto -

oltre le cose

sommesse e inutili del mondo.


Id: 52834 Data: 28/03/2019 09:35:15

*

Curriculum 2

Man Ray - Noire et blanche, 1926
 
Sono quasi niente, e ho fatto così poco
se l'universo è un moscerino
o un tempio dai muri sigillati
dove tra architetture opalescenti
rivolte a oltrepassamenti 
trascorrono odorose litanie
di suole, storie di allontanamenti.
Vantare riconoscimenti
quando dal macellaio un tal giorno
si discuteva dell'umidità
dell'aria, oppure quella certa sera
supini tra le stelle in smarrimenti -
oh quanto, quanto lontananti! -
sarebbe oltre a ridicolo farsesco.
Specialità ultracurricolari:
iterazione dello sguardo
su corpi, case, interni di finestre,
luci basse, cedimenti;
nenia scaramantica di gesti;
e mente obliquamente divergente
da chi senza un annuncio
fuggì per gioco o per superamento;
infine offuscamenti.
Nel tempo libero lavoro
e nell'occupazione evitamenti -
attenta inutilmente a temiponte
se il vento dice altro,
o se una nostalgia polverizzante
mi serra corde tra la gola e il petto.
Concludere è trompe l'oeil,
inganno per allocchi lenti.


Id: 52790 Data: 25/03/2019 10:15:05

*

Ti basti una tana nel vento

Studio di nuvole - John Constable

 

Fantasticando sull'Infinito di Leopardi

 

Ti basti una tana nel vento,
un dorso materno di siepe,
a vagabondare.
Sugli occhi feriti una benda
allentare.
E spazi infiniti, ebbrezza a vagare
in cieli possibili -
a non pensare.
Sentire che tutto si fonde
nel tutto,
passato in presente allunare.
Sfumare.
Ti basti una siepe, fratello,
un dorso materno di siepe
a bendare il dolore per poco,
a infinitare.


Id: 51839 Data: 13/01/2019 15:47:10

*

In trasparenza attraversati

Le char d’Apollon - Odilon Redon, vers 1910

 

In trasparenza

attraversati

come se fosse

tutto la vita.

E sospensione

di fiori esplosi

in bocci rosa

inaspettati.

In sincronia

tutte le cose

più sparpagliate.

Come tra bocche

che nei fondali

sfiorano sessi

fino alla mente

accarezzata.

Un accucciarsi

in nidi pieni

dove l’orgasmo

è Dio improvviso -

rivelazione

immeritata

pace perpetua

dentro l'istante

silenzio madre

senza paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 51779 Data: 07/01/2019 20:10:42

*

Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio

Che strana cosa il mondo, amore

del mio soffio: tutto il pulsare

che mi è dato e ruota intorno.

Aria girovaga, forse carezza

a quei pensieri vaghi

che la terra nutre 

come sottili vene delle foglie -

stagioni dove il sangue sposa

le cellule chiare del mattino.

E com'è ogni volta misteriosa

l'acqua che irriga gli occhi

alla silente boa degli sguardi.

Mentre la voce va per la sua strada

lì si rimane, sorpresi al centro,

persi - fuochi di costellazioni.

 


Id: 51498 Data: 07/12/2018 20:26:59

*

Cuore di silenzio

Gianluca Corona - Le parti, 2011

 

Padre,

mia ferita, mio specchio -
in me un'eco al tuo pianto

ininterrotta 
come il taglio scavato nel sasso,
secca

come il fossile che vegliano

decrepite, mitiche memorie.

Ascolto la tua voce sorridente
e dolorosa,

fingendo, come sempre, 
solo più immobile nel vento -
vento blu cupo dell'estate
ebbra di mare

e sconfinato inganno.

 

Fingo un altrove a te lontano,

attenta

a non cadere nella fitta rete 

che mi tessi attorno,

se gioco
con la benda che m'acceca 
quando mi chiami

e - sorda - non rispondo.

 

 

Non più regina

in questa buia casa,

umiliata

nel fervore dei comuni affanni,

madre,
sbatti le ali inquieta e silenziosa,
tu che irradiavi bianca

di fiero splendore 

i miei tenui giorni.
Leonessa

supina al richiamo del sangue

afferri parole trepidanti

e le divori -
poi giaci cupa

all'ombra di te stessa.

Grande sfinge

di dolcezza e rancore,

albero gravido di amari fiori,

arca immobile

nella mia disfatta memoria, 
ancora fiammeggi la mia vita 
di deposto amore.

 

 

Sei me

piccola carne,

sangue che non corse,

ma si perse -

figlia,

cuore di silenzio.


Id: 51120 Data: 02/11/2018 10:07:21

*

Mentre ragazzi

Fosse, l'andare,

stormire limpido di fiori gialli,

mentre ragazzi succhiano aria

pieni di linfa,

pulsando iridescenti.

 

Ma scendono lievi i morti,

la sera,

lungo i sottili declivi del sangue -

e il fiato che ne aspergi

non è tuo

né di altri.

 

Mentre la luna sbieca lo sguardo

in alto -

solida come le cose sommesse

e inutili del mondo.


Id: 51059 Data: 27/10/2018 19:11:32

*

In mezzo al corpo

 

 

Béatrice - Odilon Redon, 1885

 

In mezzo al corpo il sole -

ricordi

quel pulsare d’acque

contro le pareti, un battere

a porte appena schiuse,

aperte poi all’impulso

del fiume che sei?

Ricorda: l’oceano era la fonte.

Ridevi al centro di zampilli,

tu crepuscolo tu luna

inumidita su rocciose

lucenti eterne scale.

Vibrare di occhi, corpi, mani.

Entrare in vocali di saliva

densa che urge e sale 

dove è fondo il folto,

tra gli animali

che sei - ombra di fitta gioia

riunita a tutto,

puro godere, battito infinito.

Luce.

 

 

 

 


Id: 50645 Data: 21/09/2018 17:46:10

*

Curriculum

 

Sono quasi niente,  e ho fatto così poco

se l'universo è un moscerino

o un tempio dai muri sempre spessi

dove tra multiformi architetture

rivolte rigorosamente a est -

si dice che il nascere valga più del morire

o ne sia il presupposto per oltrepassamento  -

strascicano suole multietniche, battenti

tempi di odorose storie.

Vantare riconoscimenti 

quando il tal giorno dal macellaio si parlava dell'umidità dell'aria

oppure quella certa sera in cui supini sulle sdraio

si era immersi nelle stelle - oh quante, sembra tutto intorno  -

felici di non saper contare,

diventa esercizio più che ridicolo farsesco.

Tra le specializzazioni ultracurricolari

una propensione all'insistenza dello sguardo -

fantasticare su scorci 

di corpi, case, interni di finestre, strade, luci basse -

e la  ripetizione obliqua e scaramantica di gesti

come il volgere in alto e in basso gli occhi,

l’alternativo aprirli e chiuderli a scanso di vedere

o assaporare meglio, poi, quello che non potrebbe entrare

in un solo campo per intensità -

paesaggi umani e naturali a rischio di pazzia

se alludono a qualcosa di ben oltre il mondo.

Nel tempo libero lavoro e nell'occupazione seri

tentativi di fuga da temiponte

tra vita e morte - inutilmente attenta se il vento

dice altro, o se la nostalgia di un tutto mai più incontrato

mi serra corde tra la gola e il petto. 

Concludere è un trompe l'oeil, inganno per allocchi.

 

 

 


Id: 50554 Data: 14/09/2018 09:52:22

*

Se penso il pensiero

 

Se penso il pensiero, pensa

le cose pensate pensante -

pensato pensando le cose

pensante le muta.

Trasforma le cose che sono

pensando 

in cose pensate pensante -

pensate mutanti

se pensa pensante.

E pensa il pensiero

pensando,

pensante che muta

pensato da altro pensiero,

infinito pensare pensante

pensato pensando infinito.

 

 

 

 


Id: 50480 Data: 08/09/2018 19:59:01

*

Tra mura troppo alte

Van Gogh - Il fuoco nella notte, 1883

 

"Guarda indietro e guarda in avanti: come già gli antenati morirono, così del pari altri moriranno. Come il grano l'uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce". 

Katha Upanishad,  dal primo canto.

 

Tra mura troppo alte

ostie voci spezzate

su corpi già ricordo -

tentare insieme un ponte

per consolare Dio

di semi trafugati.

 

 

 


Id: 50183 Data: 18/08/2018 13:16:28

*

Elegia - Offertorio

Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>>

(Chandogya up. VI,viii, 4) 

 

 

 

E non dicemmo dell’immenso -

 

nemmeno i ragazzi della spiaggia,

 

lucidi tra l’instancabile rollio

 

che di necessità accompagna

 

l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro

 

e il silenziarsi cauto delle grida

 

dei gabbiani dove nel mezzo

 

delle linee posano - nemmeno loro

 

sanno l’insostenibile fecondità

 

di luce, il mare, che gli ricolma gli occhi.

 

 

 

Eroi a sbriciolare i giorni

 

su soglie abbellite come lapidi

 

del nostro assopito ricordare -

 

rigoglio di appassiti inconsci fiori

 

di sogno in sogno poi evaporare.

 

 

 

Siamo tra l’ombra di due sonni

 

veglia o sogno?

 

Non uomo o donna, umida

 

composizione d’anima e di terra,

 

che non germogli volontà

 

d’altro richiamo, necessità

 

o sfaldamento di corpi fusi,

 

rispecchiamento di altri sogni

 

in noi, sognati un tempo

 

che importa se da mosca o imperatore.

 

 

 

E questo istante nel mare degli istanti -

 

tempio e rito

 

racchiuso in una sigaretta,

 

la messa del suo fumo offerta all’alto -

 

inno o bestemmia incenso per l’immenso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 50125 Data: 13/08/2018 14:36:32

*

I giorni del cielo squarciato

Cloud Study – John Constable

 

Come le nuvole hanno forme

che disfano i pensieri

e fanno le memorie dilatate,

informi -

guardando io non so del tempo

se non lo smarrimento.

 

E dove sono lì mi perdo,

in un per sempre che era allora

e ancora qui.

Se il mare spumeggiando

non mi parla,

mi lascio trasmutare in chi ero stata

e resto in questa vastità.

 

Vedere sopraggiungere sorrisi

in sconfinati luminosi istanti,

tornare nel prisma inalterato

del mare

che di eco in eco riflettendo

arena sulla riva

un tempo di gioia rovesciato.

 

Com’ è infinito quello sguardo

 

 

 

 


Id: 49334 Data: 17/06/2018 16:12:12

*

Senza fare rumore

Will Barnet, Donna davanti al mare

 

Ti battezza le gambe,

il mare,

le tue gambe di sempre -

com’erano forti

nel mare di allora.

Rinasci ogni volta

dall’acqua -

nell'acqua di ora.

Ti benedice

con luce di sale

le ombre degli occhi -

ancora.

E io

apro le mani,

le appoggio sul silenzio

dove ti duole -

pregando

senza fare rumore.


Id: 49109 Data: 02/06/2018 19:43:03

*

Ma in una voce sola

La fonte, alle spalle,

è prosciugata.

Ma questa porosità

resta negli occhi

sopra il riassorbimento

parziale della terra.

Vederli nell'aria nuova

venire rinfrescati,

nati più chiari nei gesti

dell'attraversamento -

non più da voce a voce

ma in una voce sola.


Id: 49009 Data: 24/05/2018 10:36:20

*

Diresti, tu, il tremendo della strada

Odilon Redon - Trees against a yellow background

 

Diresti, tu, il tremendo della strada,

occhi gli alberi ammiccanti

per noi ancora e ancora e ancora?


Sorridono, perché sorride

qualcosa in te che hai sfogliato e muore

in nidi di infiniti istanti.

 

Tremenda gioia, sai, il cielo aperto,

le cupole di nubi che non stanno -

raccontano del dio che tu sarai.

 

 

 


Id: 48872 Data: 14/05/2018 13:44:26

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Lettera a una foto

 

 

Odilon Redon, Closed eyes 

 

Mamma,

le prime parole sono per te. Davanti alla fotografia che questa sera ho illuminato con una piccola candela, al buio, mi hai inviato un messaggio, nonostante il mio scetticismo, la mia disattenzione. Mentre ti parlavo mi ha chiamata al telefono un' altra madre, la madre dell'uomo che mi vive accanto. Ho pensato che tu eri là accanto a lei,  madre che mi chiama, attraverso di lei, in un unico corso d'acqua, in un unico fiume che va verso lo stesso mare.  Finalmente in pace ...

Mettere ordine nei pensieri, in questo caos dove galoppano sensazioni in una cavalcata inesorabile verso il nulla. C'è una comicità, sai, in questo senso di inutilità che mi attraversa, una pace gioiosa che immobilizza i gesti come in un fermo-immagine di una vecchia pellicola. Si aspetta che qualcuno arrivi, che la ripari, per vedere la fine del film, per sapere cosa succederà ai protagonisti. Invece niente, non arriva nessuno. Allora mi sento come se tutto dovesse, da sempre, arrivare fino a questo punto e a questo preciso istante, e che la scena sia sempre la stessa, sempre la stessa, io che ti dico queste cose davanti alla tua foto.

Lo dicono le Upanishad che noi siamo sempre noi qualunque cosa accada. Dicono: io sono Quello, dove "Quello" sarebbe, mamma, il tutto, l'infinito o comunque vogliamo chiamarlo. Allora adesso noi siamo qui e nello stesso tempo nel tutto, e non importa che tu sei morta e io ancora qui, no, non conta: ci siamo sempre state. Mi viene da pensare che non sono le parole a essere importanti, ma gli sguardi, l'intensità degli sguardi! Il nostro sentire qualunque cosa accada come unica, irripetibile eppure eterna. 

Il mio lavoro, i ragazzi, quel gioco di ruoli che ogni giorno insceno: a che serve? Ho davvero cose da insegnare? Forse qualche parola, qualche gesto che potrebbe servire a vivere meglio, a sentirsi più sicuri. Una specie di semaforo che indica quando si può attraversare. Altro non so, altro non ho, mamma. E tu che sorridi con un filo di ironia e di amarezza, tu che in questa foto concentri tutta la tua essenza e tutte le cose che hai amato, detestato, temuto, i fiori raccolti, le speranze fino alla fine tenute segrete, il dolore: che ne è di tutto questo se sei un volto di carta? Sei più vera qui, o lo eri quando mi abbracciavi, mi sgridavi, quando litigavamo e ci dicevamo cose orribili per poi piangere, io lontana e sola, e tu ugualmente sola con la tua rabbia di sentirti abbandonata? Eppure amavi il bianco, il nero, il giallo. Risplendevi come una regina e l'aria era colma di te. Io ti guardavo con timore, avevo sempre paura di dire cose sbagliate, di interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Ti sfidavo, a volte, ricordi? E le tue reazioni erano tempestose, non sopportavi chi scherzasse con te. Ma poi, quando eri serena e fumavi una delle tante sigarette che ti hanno sempre fatto compagnia, tornava il bel tempo e noi di nuovo eravamo i tuoi sudditi. Sudditi che tu dovevi spesso servire, perché restavi tu in casa e noi fuori, liberi. Adesso so che la tua rabbia era dolore, che il tuo sarcasmo era paura, che il tuo rifugiarti nel fumo era solitudine. Ti guardo intensamente, ora che sei di carta. So che esisti, mamma. So che niente mai finisce, anche se non ne ho le prove, anche se anch'io sarò solo una foto. Carta per ricordare. Questo momento è per sempre. Anche quando la candela si spegnerà.

 


Id: 48856 Data: 13/05/2018 20:49:27

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Dove guardano i saltimbanchi

 

“Famiglia di saltimbanchi” Pablo Picasso, 1905

 

Dimmi del loro sguardo -

fin dove -

se nell’aperto immobile

o nell’interno obliquamente stanno

come a se stessi icone.

E dimmi se qualcuno gli indicò

postura

o dietro agli occhi un varco.

A me pare mistero

che dentro e fuori si raduna

e come ombra attraversando.

Così in figure di apparenza inganno

e insieme maschera del mondo.

Tu dimmi dell’origine se puoi -

se un nascosto filo

di padre in figlio li attraversi

o nella donna si raccolga

quello che tace l’anfora

nel suo muliebre sigillo.

Stanno - non immobilità

senza silenzio colmo

ma luce misteriosa traboccando.

E io che guardo sono velatura

che da uno sguardo all’altro trascorrendo

non più domanda -

quietamente oltrepassando.

 


Id: 48707 Data: 03/05/2018 14:43:52

*

Germoglio laterale

                                                                                   Per Johanna

 

Germoglio laterale -

dal tronco madre-padre

non mio

ma di sorella luminoso tralcio -

sei viva come l'uva

che sogna l'ora dell'estate -

fiammeggia nella coppa

che profetizza il vino -

e berlo a occhi chiusi

è vendemmiare.


Id: 48651 Data: 29/04/2018 12:05:29

*

Siedo in un punto qualsiasi del vento

Siedo in un punto qualsiasi del vento,

un libro aperto sotto gli occhi -

quello che sto leggendo -

e una vetrata al fianco

non sa la luce tonda della piazza.

Penso alla grazia di ogni qui,

a come tutto si offre casualmente -

non altro essere nati

che corollario a un solo punto.

Siedo come un gioco del vento.

Sento, o forse so,

non poter essere altrimenti.


Id: 48456 Data: 14/04/2018 12:58:48

*

Se mi fossi accanto

Se mi fossi accanto
respireresti piano -
lentezza del sapere
essere vita cibo -
e assorbire.
Sei con me
padre
nel boccone
che mangio -
adesso che sei
tutto
e non ti spero - so -
eppure piango.

Id: 48404 Data: 10/04/2018 13:31:53

*

E mi sorridi

 

Fu in me

piccola carne

sangue che non corse

ma si perse.

Poi silenzio.

 

Oggi avresti quarant’anni, non fossi
andata in un altrove che non so, forse
altri mondi sovrapposti - o strade
come tunnel scavati nella terra
che sfociano in un mare aperto al vento -
e poi  a confonderti col tutto, sola
compagna al bisbiglio tacito
dei morti. Dove incontrarti, sapere
che resurrezione vuol dire altro
che un semplice risveglio della carne -
inutile se tutto è già vissuto -
ma stare sempre vivi nella luce
di chi ci volle e amò fin dall’inizio?
Così ti spero accanto, Linda, viva
come a chi vede in uno specchio scuro
non  è dato ancora. E mi sorridi.


Id: 46721 Data: 22/01/2018 09:54:40

*

Ai giorni densi

Jan Vermeer - Giovane donna assopita, 1657ca.

 

Ai giorni densi confido quello stare

immobile del tutto, in sospensione

trasparente eppure ovunque, complice

di un sempre che non lascia lo stupore.

 

Agguato, sì, ma prossimo e materno

come un dio che non sorvola, rimane

parola che non dice se svelata

fin nel minuscolo dei pori, fiato

di ogni cosa viva a sospirare

la sera sotto ai tetti o nel fumare

trepido del cibo mentre fa scuro

fuori. E tu, che taci, sei preghiera.

 

 

 

 


Id: 46659 Data: 19/01/2018 19:58:14

*

Dal punto più basso della luce

La Madonna velata di Giovanni Strazza, 1850 ca.

 

Dal punto più basso della luce

sorge il mio segno con il muso in alto -

dove la luce è fuori -

mentre di pesce affonda

la coda

nel mare del solstizio interno -

e lì riposa.

Poi è silenzio nella neve,

nocche gli zoccoli

indurite

dal passo del destino -

infanzia solitaria 

di orfano nel mito.

Così sia luce, epifanèia -

mia phos,

mia luce di bambina.

Manifestato il tempo del divino,

di tutto 

sapere ancora tutto -

"apo calypso", sogno

di un disvelato velo.  

 

 


Id: 46254 Data: 05/01/2018 19:28:34

*

Prima della notte

 

Le pantofole hanno il volto usato

e buono della sera. Già Natale,

ti chiedi

come significarti ancora,

o stare così, semplicemente

in ascolto del respiro

che prega l'unica preghiera

senza nome, universale:

essere

insieme alle cose mansuete,

fedeli al mistero

dell'immanente attesa -

stupore bianco della neve, 

e tu non l'aspettavi.

Chi aspetti, in cosa speri?

Pulsano le strade viventi,

creature di folla discendono

da stanze ora spente, tutte uguali,

sostano in templi o in negozi 

dove ogni gesto ha un senso strano.

Questo era prima della notte

quando raccolte le domande in fasci

ti stringi a quello che svanendo scalda,

conforta, non scompare.

Le pantofole mute

ci aspetteranno quiete accanto al letto,

pietose della loro verità

nei nostri piedi che non sanno -

né possono mentire.

  

 

 


Id: 46058 Data: 30/12/2017 19:22:52

*

Nel nostro tremolare di fiammelle

René Magritte, "Méditation" - 1937

 

Nella nicchia di gesti ammutoliti

dove si perde “io sono”  

i vostri volti accendono fiammelle

nel sempre dei  lumini.

Siete voi, ora, piccole farfalle?

O forse polvere minuscola,

opaca luce minerale

dimentica di sé eppure viva

in un ancora oltre lo sperare?

E Cristo, sì, l’amore dato

che non si perde, resta

nel crepitio delle preghiere,

sistole tra riposata gioia

e affannose spine - esserci.

Di rete in rete presi in un inganno.

Divincolarsi.

Andati ormai in un lontano “Io Sono” -

Cristo, sì, Cristo, l’amore dato

che non si perde, resta

nel crepitio,

nel nostro tremolare di fiammelle.

 

 

 


Id: 44836 Data: 29/10/2017 12:39:29

*

Scalpellini

William Turner, A Sailing Boat off Deal, 1835

 

Hanno cercato di scolpire il vento.

Lo inseguivano con taglienti stretti in pugno

abbozzando forme grezze con la subbia -

così per dire d'una conca vuota, originaria.

Lo scalpello ne incideva poi le parti

in piccole misure delicate e multiformi,

a ognuna dando nome e codice corretti,

minuziosi. Delle appendici facevano gargoyle

fantastici e mostruosi, solo per necessità.

 

Un respiro profondo e sovrastante di vela

silenziosa, randa d’albero maestro,

planava  alto, sereno, noncurante.

  

 

 

 


Id: 44525 Data: 07/10/2017 09:26:27

*

Un abbaiare chiama le campane

Magritte, "L'impero delle luci"

 

È radunare gambi freschi di coraggio

nella sera conca, nella sera grembo,

quell’aspettare  quieto insieme al lume,

al legno, al vetro, a fiamma di fornello?

Quel dire sé col cibo, il fumo caldo,  la carne

masticata con speranza,  gli occhi altrove?

Rumori, carezze vive di stoviglie, sciacquii

nella corrente blu, forse dormire, sognare

di cercarsi ancora. Un abbaiare chiama

le campane, le finestre offrono adesso.

 

 


Id: 44176 Data: 12/09/2017 20:08:38

*

Contemplazione del Vento

Paul Klee, Paesaggio con uccelli gialli, 1923

 

C’era un merlo, o così mi pareva, anche se era marrone chiaro,

mentre salivo in macchina. Avevo parcheggiato di fronte al chiosco

dove andiamo tutte le estati, con la mia solita fortuna

dell’ "unico buco libero" rimasto che ti fa sorridere.

Questa particolare coincidenza tra me e uno spazio vuoto

la interpreto come una concessione  che mi viene da un altrove

di cui non conosco origine o collocazione - ma che ringrazio.

Anche questo tu sai di me, anche se non te l’ho mai detto.

Ma avevo prenotato per noi fin dal giorno prima

quel tavolo d’angolo libero nel vento,

sul soppalco in legno che ricorda un teatro, con un’aria

da cospiratrice che mi fa sentire ridicola, ma non più di tutto il resto.

Così ti guardavo mentre eri sempre quello di tanti e tanti anni

riuniti apparentemente in una sola immagine sfumata,

cercando di far prevalere l’attimo del sorso o del boccone 

sulla confusa pena di saperti non più quello, pur restando.

E così i fiori rossi del vaso accanto a noi, oscillando

non sono mai più quei fiori, ma altro,

e il mare che lo scirocco ricopre di velature bianche -

so le creste sul mare essere sé stesse pur mutando -

così che lo sguardo che contempla è stanco.

C’era quel merlo, ti dicevo, quando abbiamo lasciato il tavolo

più leggeri nell’attesa di essere stati ancora altro -

saperlo è riconciliarsi con un non tempo.

Saltellava tra il marciapiede e il bordo dell’erba.

I suoi occhi colmi di nero mi hanno vista,

ne sono certa, in un largo senza pena o rimpianto.

 


Id: 44093 Data: 06/09/2017 15:37:22

*

Nell’odore della pioggia traspari

                                                         a Johanna

Nell’ odore della pioggia traspari,     

melagrana che fuggi e che ritorni,

fanciulla dai divini e misteriosi

semi  nascosti dal geloso inverno  

buio - rapita agli occhi della vita

come Persefone che sa la gioia

quando ciclicamente poi zampilla

e il tempo suo ritrova immortale -

fiore di sangue, dionisiaco dono

nel gioco eterno del ritorno. Ecco

profuma la terra di nuovo, sale

verso il cielo, inebria di speranza.

 

Primavera di gazzelle. Chiarore.

 


Id: 44011 Data: 01/09/2017 13:31:14

*

Virtù del vento

Se salmodiato,
l'arrivo è nell'attesa.
È perché il gabbiano scende
mosso da istinto alieno,
che la sera non riconosce i colori?
O è il viola a confondere l'azzurro
e noi, testimoni di sabbie
e di mari traditi,
senza saperli altari?
Sillabe impallidite,
pietre scalfite di cattedrali,
volano in stormi pulviscolari -
e pianissimo
la notte ci assale.









Id: 43858 Data: 19/08/2017 19:10:18

*

Loop

 

E taci,

aspettando bagliori.

Fiammiferi spenti le strade -

prendere a calci un barattolo

come fosse il mondo

che qualcuno si è tracannato,

far finta di niente.

Così le panchine dei parchi

sono strafatte d'assenza -

pochi avventori seduti di sbieco,

senza baci a spronare le foglie

più in alto,

su teste smarrite di cani

senza uomo al guinzaglio.

Allora è un dirsi l'attesa

equilibrio perfetto -

infilare la cruna dell'erba,

cucire corteccia a midollo,

tornare

in loop tra il cuore e la testa

in un punto finito, infinito.

Sospendere a un filo il silenzio.

 

 


Id: 43734 Data: 06/08/2017 19:19:43

*

Piccoli pezzi d’argento

Cornelis Mahu, Still life (1620-1630)

 

Pulivo l’argento in una soluzione

di bicarbonato, sale, e un foglio di alluminio.

In una vaschetta ho messo l’acqua calda,

il sale, un paio di cucchiai di bicarbonato,

dopo averla foderata con un foglio

di lucido alluminio.

Ho mescolato, poi con delicatezza ci ho immerso

tanti oggettini d’argento: una gabbietta, un gattino,

un’automobile antica in miniatura,

un piccolo pescatore. Altri che ora non ricordo.

Ognuno di questi oggetti ha una sua storia

collegata a momenti della vita, dimenticati

ma pur presenti in qualche solaio della mente.

Lentamente l’acqua si è fatta più scura,

prendendosi parti d’argento che restituirà,

sotto altre forme - non so niente di chimica

ma questo processo è davvero affascinante -

per essere poi strofinate con un morbido panno.

Mentre bevevo mezzo bicchiere di vino

con un cucchiaino di miele per farlo più dolce

aspettando di vederli farsi sempre più brillanti,

all'improvviso ho pensato a come anche noi

siamo piccoli pezzi d’argento

che la vita trasmuta dall'inizio fino a una fine

non perentoria - come in attesa di un morbido panno

che, strofinandoci con giusto vigore,

ci rinnovi.


Id: 43638 Data: 27/07/2017 13:23:19

*

Daat

Per Amina

Amante respiro discende
salendo fin dove si apre
al tutto di un oltre già qui -
bambina venuta da mondi
visibili a lei che del cuore
conosce il sentiero dei rami
connessi al dentro del tutto
dal centro del corpo che suona,
scandisce con eco le parti
di un oltre già in sé collegate,
unite nel suo bereshit
da chi ci marchiava d'amore -
le bestie lo sanno, se chiami
per nome e diventi il tuo nome.
Nasceva la madrebambina
a dare le acque ai vivi
partiti, tornati all'inizio.
Ritorna ogni sera sull'orlo
del sole che scende, che attende
pastore Keter, lo raggiunge
chiamando le altre nel rullo -
le abbraccia, le sposa danzando.


Id: 43586 Data: 23/07/2017 10:38:04

*

Il Tetto Verde

  Dalì - Ragazza alla finestra (1925)                                                           

                                                                                       A Gesù, con affetto e simpatia

 

"Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa,

né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre".

(Matteo 24,36)

 

La chiesa nuova ha il tetto verde,

oltre a una struttura in legno che sale

fino alla croce. Penso che il mondo

ha una faccia di circostanza,

non solo perché la vedo spuntare dal balcone

della camera come un richiamo,

ma anche e soprattutto per quell’aria

tra il sornione e l’austero che ha,

come a dire “ehi sono qui” a me

che in chiesa non ci vado quasi mai eppure

avrei circa un milione e oltre di domande 

da chiedere ai sacerdoti, se non sapessi

che sono vincolati a una stringa di risposte

con qualche variazione, e non di più. Anche se

loro stessi si concedono a volte piacevolezze

non esattamente ortodosse,

sapendo che non sono certo quelle

a costituire un danno.

 

Allora come si fa a non immaginare Gesù

anche biologicamente umano -

per non dire altro che sarebbe oltremodo banale -

dopo una cena e un buon bicchiere di vino,

ma soprattutto mentre ride, ride di cuore all’osteria?

 

Invece no, genuflessioni e riti a gogò,

e “dì dieci avemarie per penitenza”,

mentre  a Medjugorje una veggente si divide

tra gli appuntamenti a scadenza fissa

con la Madonna e i conti del suo albergo

che gestisce col marito e i figli

e  sicuramente è un ottimo investimento.

 

Dunque  si può ipotizzare che a Dio

non gliene importi un fico secco se gli omosessuali

maschi lo fanno in un certo modo - le femmine

con qualche sfumatura, ma appena differente -

e gli etero hanno pertugi funzionali ad hoc.

Questo tanto per fare un esempio

che la dice lunga sui nostri tabù.

 

Ma davvero sotto quel tetto verde 

si è proprio sicuri al cento per cento

che un domani, in cielo, non ci saranno più bidet,

fornelli, divani o televisori, che qui è solo uno scherzo

di cattivo gusto e dopo morti

qualcuno tirerà una bella riga alla lavagna:

i buoni di qua, i cattivi di là?

E se uno, per esempio, è stato un po’ buono

e un po’ cattivo verrà tagliato a metà,

o in una percentuale che si accordi

matematicamente  

agli errori che ha commesso?

 

O forse la vita è reale e nello stesso tempo

una metafora, una sorta di palcoscenico

dove non si smette mai di avere un ruolo

da portare avanti? I preti lo sanno,

di recitare, quelli in gamba 

lo fanno per il  bene e spesso con maestria -

forse soffrendo di fingere una sicurezza

che non hanno,

ma si sa, l’uomo ha bisogno di guide

per non tornare ai primordi,

anche la psicanalisi funge da confessione

e si può scegliere una via o entrambe  -

oppure anche nessuna, allora si devono trovare

soluzioni alternative come per esempio

mangiare un gelato al tramonto

e dirsi “ecco, qui c’è l’attimo eterno”,

ma funziona solo quando si ha una salute

accettabile o si è innamorati.

 

Insomma le cose stanno così come stanno,

con strade, semafori da rispettare

ma anche da schivare

scattando con il giallo, se lo si vuole fare

per fretta o per lieve trasgressione.

 

E qualunque domanda tu ti faccia

resta una domanda;

saperlo un po’ consola perché ci si sente parte

della famiglia umana.

Credo che Gesù volesse dire proprio questo

prima che l’avessero fregato -

state buoni, non fatevi del male, cercate di volervi bene

tanto qui le cose non cambiano, non cambiano.

 

Sì, forse se lo aspettava di essere fregato  

un giorno o l’altro,

in ogni caso si aspettava più questo che non

un tetto verde con sotto un piedistallo

di gesso

che la gente guarda e tocca sperando, temendo,

pregando che “non tocchi a me il castigo eterno”.

 

Ma Dio sorride, sono certa, con l'orologio in tasca.

 

Amen.

 

 

 


Id: 43565 Data: 21/07/2017 15:38:15

*

Oh tu

 

William Turner - La stella della sera - 1830

 

Oh tu,

che fai del mare una creatura

sorridente, quando la donna

con il bambino appena nato

e il compagno accanto ride,

mentre alla mia riva sale

come un pensiero sorprendente

di appartenenza viva a tutto.

E sento un gran vibrare il vento

maestro nelle ondulazioni,

spigolatore delle voci

ormai disperse che raduna

in infinito trasmutare.

A te da te con te la vita

in cicli di apparenza danza.

Oh tu, che dietro all'oltre ti nascondi.


Id: 43504 Data: 15/07/2017 12:39:01

*

L’angelo fermo

Beato Angelico - Incoronazione della vergine, 1434-1435

 

Così  

la sera al mare io e te -

parole crociate sul tardi.

 

Quando la mente è più fresca

il rebus stereoscopico della settimana,

enjeu per occasioni rare

o zen per amanti invecchiati

con grazia indulgente.

 

Intanto

crollano palazzi in Italia del sud -

come del resto anche in altre parti del mondo

economicamente più fortunate -

e sotto le macerie stanno,

ancora caldi.

 

Mentre  

corpi senza volto credono

di immolarsi facendosi saltare

e forse per loro ci sarà davvero

un premio di solidarietà -

è brutto dirlo ma lo sappiamo tutti:

il mostro è altrove.

 

A riva

due ragazzi fanno quasi l’amore

non fosse la presenza

di due sagome sotto l’ombrellone 

aperto nonostante l’ora

per appoggiarci i panni -

a trattenerli.

 

Poi ridono,

si prendonoper mano.

Non stanno.

 

 

 

 


Id: 43437 Data: 08/07/2017 18:57:32

*

Come a un’ombra in un fondale

                                       

           

 

 

        Ville Turro - Milano

William Turner - Naufragio

 

 

                                                                                A chi troppo mi ha amata, a chi troppo ho amato

 

Cos’altro dire?

Forse che fino qui ho sbagliato tutto  -                                

l'angolo della visuale da cui guardavo me stessa

e il mondo,

il modo di camminare come fossi

su una passerella inclinata,

gli altri curvi sotto pesi

o tremanti di piacere.

Invidia? Sì, quando il vuoto e io

eravamo lo stesso.

Mi aggrappavo a un calorifero

stesa per terra

come a una boa di senso -

poi, lentamente, risorgevo.

Segno o salvezza vestirmi

di qualcosa,

qualunque cosa ricoprisse la paura

di non esserci, di non essere abbastanza:

voce uniforme, stanca di dire

quello che nessuno ascolta.

Staccavo le etichette cucite dietro agli occhi

per tenerli in piedi con un bastone bianco.

Cadevo.

Poi dalla terra

provare a guardare il cielo,

i rami scuri e irraggiungibili degli alberi,

o i fiori, enormi

se la vertigine danza intorno.

Era il tempo -

un giro di luna ma infinitamente -

delle sbarre alla finestra.

Veniva il padre la sera,

reduce da una guerra senza armi,

prendevo un foglio e una matita

per i suoi occhiali tristi

che conservo in una cartella non so dove.

Ombre tutto intorno penitenti

sulla poltrona dei ritratti

davanti al letto della camera singola.

Su carta.

La mattina facevo la pipì nel lavandino

e mi sorridevo.

 

Il bagno con la vasca -

arrivarci un'avventura.

Mi aveva portato un vestito rosso

troppo grande,

come un grembiule o una divisa da carcerata.

Impresa uscire,

c’è voluto il richiamo di un vestito giallo -

nel fumo che sfiata polveroso

dai muri immensi di Milano.

Correre a perdifiato -

indossarlo

in fondo a un asfalto qualunque.

Brillava addosso - non lo sapevo ancora.

Cosa aggiungere a tutto questo?

Quello che impari senza saperlo:

aggrapparsi a un sorriso

come a un’ombra in un fondale -

niente o me stessa -

riemergere verso la mano tesa

oltre lo scoglio.

 

 

 

 

 


Id: 43284 Data: 22/06/2017 21:26:58

*

Mia dolce, mia ventosa

Mia dolce, mia ventosa -

quasi dissolto e frammentato fiato -

imparo il dolce benedire

che scende come un'ombra.

Supremazia rubino

disporsi  a riscaldare

quello che mai nato resta -

morendo non scompare.

Sera nell'alveo della luce -

altrove e ovunque bevo sera

fasciata di striature rosa -

ferite a un orlo come ostie

tra vetro e labbra.

E tu che sempre sei e non parli

mi scorri dentro e fuggi,

mi lasci nuda, inconsapevole -

divina.

 

 

 

 

 


Id: 43248 Data: 20/06/2017 14:39:10

*

L’agguato - interconnessione con Ferdinando Giordano

L'agguato  - di Ferdinando Giordano

 

Quando ho paura mi sfilo

da riti polverosi ormai

trame sdrucite,

lumini lunghi nel tutto

perdersi aperto a Dio 

pur non sapendone ancora il nome

né esattamente dove sia e:

mayday, mayday, God.  

 

Gli anziani conoscono le regole del gioco:

esperti attori in ridondanze

ripetono la scena 

all’infinito, ben disposti intorno

ai ragazzi in equilibrio

verso tralci a scatto.

 

Di Ferdinando Giordano, che ha attraversato in volo " Il mondo è una fragile preghiera" 

 

 

 

 


Id: 43223 Data: 18/06/2017 19:45:34

*

Il mondo è una fragile preghiera - finto sonetto

Henri-Cartier-Bresson - Enfants jouant dans la rue

 

Quando ho paura

mi sfilo dalle trame polverose 

di riti ormai sdruciti -

lunghi lumini senza luna.

 

E perdersi nel tutto aperto intorno, 

lanciare un S.O.S. a Dio

pur non sapendo ancora il nome -

né esattamente dove sia la via.

 

Gli anziani

conoscono le regole del gioco:

esperti attori in ridondanze

ripetono la scena 

per umiltà.

 

Mentre ragazzi in equilibrio  

su ceppi di partenza 

scattano a disporsi intorno ai tralci.

 

 

 

 

 


Id: 43124 Data: 09/06/2017 13:43:25

*

Le mur d’en face - Omaggio a L’Arbalète

Le mur d’en face
 
 
 
Donc, les pierres
commencerènt de surgir,
assise
par
  assise
           avec angoisse
                je les regardais s’élever.
 
   Un silence de deuil régnait
   dans le petit salon,
de jour en jour attristé, à mesure que
montait cette chose obscurcissante.
 
 
      Et le temps, les mois, les saisons coulèrent.
 
Entre chien et loup, aux heures indécises des soirs,
un ciel plus bas et plus proche de ceux qui, la nuit,
    pèsent sur les visions déformées des songes.
 
 
 


Id: 43077 Data: 06/06/2017 09:20:24

*

Dove di dove ora tue le mani

Dante Gabriel Rossetti, Study of Dante holding the hand of Love

                                                                                                           a mio padre

 

Dove di dove ora tue le mani -

dolgono così vicine

alla risacca capovolta -

il buio

ha occhi per vedere, sai.

 

Ricordi, le unghie un po’ rigate -

ora non più, soltanto

per dire tua in me la fine -

e dita tra le dita illude

simulacro d'aria.

 

Sì, le campane sono nebbia,

sapevo -

quando sembravi  ancora,  

invece te ne andavi non so dove,

e voce riversavi nel lontano.

 

Vergogna, allora, dirsi di pregare.

 

 

 

 

 


Id: 43072 Data: 05/06/2017 17:55:06

*

Tutto questo

Dante Gabriel Rossetti, La Ghirlandata (1873)

 

Tutto questo non mi ha impedito

di mangiare con gusto,

contenta di essere salva

tra le mie cose quotidiane.

Ho guardato una ragazza camminare

nel suo grazioso vestito verde

ondeggiando sotto il sole,

colma di femminile splendore.  

E ho sentito il profumo di primavera

librarsi sopra le auto,

sopra di noi,

sopra l'antico orrore.


Id: 42910 Data: 23/05/2017 14:48:12

*

A fuoco

Marc Chagall - Una sera alla finestra, 1950 (particolare)

 

Sciogliere cioccolata in bocca

come assaporare

residui di tramonto -

fortuna o grazia del momento

quel subito sbocciare del petalo

in vibrato -

rinvio ad altro tono.

 

Così la stanza sono cose vive

e la finestra complice fin dove

si fa possibile un ritorno -

oltre l’opacità illusoria  

dei sorrisi esiliati nella foto -

quel giorno intinto ancora

nel sole che vibrava alto sugli occhi

 

e chi sembrava andato ora si volta.

 

 

 

 


Id: 42885 Data: 21/05/2017 18:35:26

*

La primavera che si espande dentro.

Ophelia among the Flowers - Odilon Redon (1905-8)

 

Quei giorni sorridenti, in solitaria,

forse perché c’è un troppo di qualcosa

che se si condivide si sfilaccia

come una vela troppo tesa al vento

o fogli di un diario esposti a lungo tempo al sole -

segreti abbandonati, imbruniti e chiusi

tra solchi di parole che non sanno,

non possono che dire altro del troppo.

 

Allora fidarsi della voce dentro,

credere che Dio ti risponde perché scende

senza che tu dica o faccia un gesto -

sapere che è per tutti

la primavera che si espande dentro.

 

 

 

 


Id: 42781 Data: 12/05/2017 15:23:55

*

E la voce degli occhi

 

Sublime piccolo ondulare -

dove il limite?

E la voce degli occhi -

unica lingua.


Id: 42701 Data: 05/05/2017 14:18:56

*

Dove, da dove amica?

Chagall

 

Dove, da dove amica? ti chiederei,

se non sapessi che in una sola vena

trascorri, dove la ciotola di offerte

schiude la bocca sul silenzio delle cose

e nel silenzio delle cose vive versa

traboccante volti in vapori lievi

su ogni crepa che sboccia nei pensieri.

E ogni venatura d'aria è un infinito

ascolto, conca alle tue orecchie, inchino

al tutto che discende piano, anima mia.


Id: 42530 Data: 23/04/2017 18:27:50

*

Blu di sconfinato amore

 

Mermaid - Victor Nizovstev

 

Come scorrevoli le primavere -

umidi brillano i ragazzi

guizzando,

seminando strade di un'esultanza

nuda di pietra di torrente,

arcaica e grezza -

schizzando vita intorno.

E tutto il resto sfuoca,

odora di pagine ingiallite

dove un tempo avevi messo un fiore al centro,

blu di sconfinato amore -

e di sottile inganno.


Id: 42380 Data: 13/04/2017 10:07:25

*

Quello che risorgendo

Vincent Van Gogh - Ramo di mandorlo in fiore, 1890

 

Spalmare giorni di respiro,

sfumare l’aria -

amanti

del gioco femminile

di immersione azzurra nella luce -

dimenticare

quello che risorgendo

ancora muore -

piccoli fiori bianchi appena aperti -

tremanti di chiarore.

Maràn athà


Id: 42316 Data: 09/04/2017 12:19:08

*

Forse un dio che sorge

Oggi con le rose i tuoi occhi -
tutto lo spazio
del tempo che non c’è -
mi hanno abbracciata.
Rimane solo tutto, non di più:
noi qui, colmi d’assenza -
un porto per la gioia
qualcosa che sempre sorge a sera,
forse un dio,
e sempre ancora giorno.
Ho abbracciato i tuoi occhi
con le rose colme d’assenza -
un porto per la gioia,
forse un dio che sorge, il giorno.


Id: 42248 Data: 04/04/2017 10:32:32

*

Non sa se sui fili

 

 

Povero quello che domina il mondo - non sa

che il tarlo si nutre del legno -

perfino sul Golgota il legno

non era che povera legna.

Questo abbiamo appreso:

cadere, cadere, cadere - chi sale

sul legno lo fa per discendere.

Accovacciati su strade

che non si distinguono,

sperma e saliva non battezzano,

non benedicono -

eppure in corpi perduti, mischiati,

sono sale dei battiti,

vita di vita in pozze innocenti.

 

E Amen e Ohm e Sia quel che Sia

 

E tutto è riposto in quell'attimo

dove il due si perde nell'uno - non sa -

non sa se sui fili le rondini sognano.


Id: 41293 Data: 30/01/2017 15:47:11

*

logos in Logos

 Chagall - La storia di Marc e Bella

 

Dimmi come fare

con il carmelo dei ricordi -

quando non sai più come tornare ai fuochi,

in basso,

dove l'usata nicchia è giorno -

e più calda a sera.

 

E intanto tremi.

 

Ma poi ti volti, ti volti in uno degli "ancora"

nel sestante del maestro ancora -

e vedi in volti, soffianti insieme

in lunghe e palpitanti file -

un volto solo.

E ridi e senti di sapere -

ridi.


Id: 41155 Data: 22/01/2017 10:36:55

*

Resterà

 

 Edward Weston

 

Resterà un libro non letto,
una giornata di vento lasciata
solitaria al vento?
Non so cosa sarà di me,
di questa vita vissuta a frantumi,
barlumi di luce riso e ombra.
Amore non sarà l'ultima parola
prima dell'eterno abbagliante orizzonte.
Intanto affido al vento
la voce e il mio respiro
e in questa pace che mi scorre
sull'anima, aspetto.

 

Da "Il mito degli occhi"

Musica di Aldo Mecarelli


Id: 41146 Data: 21/01/2017 18:34:49

*

La luce. Eppure.

 

Epifania dell'incertezza -

vivere.

La luce. Eppure.


Id: 41075 Data: 16/01/2017 19:54:35

*

Aprile

Odilon Redon, Figura sotto un albero fiorito, 1904-1905

 

La vita ci lascia
il tempo di un gesto,
appena un respiro -
ma questa giornata d'aprile,
infinita di tersa speranza,
è il curvo getto di fontana
che schiude, offuscata,
la via che sorvoli.

 

Da "Il mito degli occhi"

Musica di Aldo Mecarelli


Id: 41049 Data: 15/01/2017 16:42:22

*

Creature

So dell'albero la spaccata scorza
che fa rabbrividire -
mentre una rondine s' abbassa,
falcia il vento e s'allontana.
So l'attesa del sole tra le torri
scomparse poco prima in fondo al cielo,
oltre la terra gonfia di antiche piogge.
Conosco la voce umida e sapiente 
delle strade nebbiose di città,
o l'arrancare forte e ingenuo,
dei sentieri inermi tra le zolle.
E so di tutto questo la fatica
che fin dal primo giorno ci affratella,
creature nate da una sola polvere,
per sempre unite in una sola argilla.

 

da "Il mito degli occhi"

musica del maestro Aldo Mecarelli





Id: 40934 Data: 10/01/2017 18:20:30

*

La Gattina Bianca

 

Mi parlano i tuoi occhi

di sogni senza suono,

tuoi segreti - ma so

che quando non mi guardi

e piangi

ti era apparsa in luoghi tristi,

senza vita,

la gattina bianca che non si è salvata.

Ti aveva chiesto un’ultima carezza,

prima del capo a sempre chino.

Mi parlano i tuoi occhi come grandi mani

vuote di tutto, offerte al nulla

eppure acquasantiere,

dove ogni giorno intingo

una preghiera -

che mi sei tutto e mi scompari,

che chiudo in me come un embrione

e nasci e in me vivendomi mi muori.

Così di due una vita sola -

e disperandola d’amore.


Id: 40904 Data: 08/01/2017 20:57:58

*

Sui lumi ancora tua voce di seta

 

Sui lumi ancora tua voce di seta.

 

Tu che mi splendevi i giorni

e non è tardi dirlo -

rose gialle, profumo d'incanti -

ancora appari, paura

di vita - e ridi a traboccare e tremi. 

Tremavi di un furore bianco

di perla sola,

cieca di nostalgia,

gridavi squarciata di luce

per consolarti amore -

misero raccatto di sogni

sfiniti in volute di fumo.

Intanto rammendavi giorni

di lino chiaro,

spargevi cibo innamorato -

e doni ti scendevano dagli occhi 

tra ombra e ombra,

se mi guardavi.

 

 

 


Id: 40806 Data: 03/01/2017 10:13:44

*

In the Box I pray

 

Apparentemente in altri muri

sconfinamento

dove finestre fingono altari

a nuovi cieli -

e la sera nuove stelle.

Guardare volti tra parole 

volare tra due sponde -

tacere poco o nulla. Tutto.

 

Oltre soffitti alti

chi ci nascondeva e serba -

gregge protetto da volpe rossa di rapina.

 

Chi o cosa lo sguardo che guarda noi guardare -

negli occhi un transitare -

alberi in fuga, orizzonti

trafugati in altri bagagliai?

Sentire in queste quattro mura

segni o graffiti - tracce.


Id: 40423 Data: 28/11/2016 10:43:14

*

In te alluna

 

È tempo senza tempo nella nebbia

di noi passati come armenti -

orme odorose di eternità e canti

in lunghi intorpiditi prati.

Così la festa vacillante

dei corpi intrecciati, sognati -

alone chiaro e notti benedette -

in te alluna.


Id: 39788 Data: 13/10/2016 10:19:47

*

Una caraffa

Mi rendo conto
di non avere mai voluto appartenere -
o potuto? -
a significanti insiemi.
Così la strada che mi affianca al mare.
Libera ma presuntuosamente
sola. Un narcisismo senza specchi,
necessario come un pergolato
su vecchie assi
dove resta, sola, una caraffa.
E bevo dal rosso vino -
o bianco per mancanza -
quella forza della vita piena
che non si vuole di cintura stretta -
sola
di solitudine amichevole,
ammiccante.
Come quando cogli in uno sguardo luce -
e basta a tutto,
tutta la vita indietro
perdonata.

Id: 39758 Data: 11/10/2016 14:12:28

*

Who are you?

 

Who are you?

A woman?

Yes I'm not.

A teacher?

Yes I'm not.

A wife?

Yes I'm not.

A mother?

Yes I'm not.

A daughter?

Yes I'm not.

A sister?

Yes I'm not.

So who are you?

I am the who

who is -

and who is not.

 

 


Id: 39667 Data: 07/10/2016 13:31:32

*

Notte uguale

Eccoci! dice il sole - a chi non so,

ma sento che l'intensità

è nella strada breve che trascorre

in te nei giorni  dove nessuno,

pur sembrando uguale,

ha mai lo stesso segno -

il cielo e le striature verdi, vedi,

stanno ogni volta in un diverso luogo

del cuore, e premono per un way out

che lasci fuga a quello che da sempre

ha casa in te e non va via -

voci che battono col sangue -

ma l'aria aperta ancora al forse

non risponde se non per sfondi -

il cielo spalancato, sopra e in fondo.


Id: 39475 Data: 22/09/2016 10:55:09

*

Piccola Ombra

 

 

"Dio, tu che ti dissimuli nelle nubi, o dietro la casa del calzolaio, fa che si riveli la mia anima, anima dolente di ragazzetto balbettante, rivela il mio cammino. Non vorrei essere come tutti gli altri; voglio vedere un mondo nuovo." (M. Chagall)

 

Piccola Ombra

che non sei stata carne e sangue

se non in me -

poi nulla -

sei nella volta che ricopre  il mondo

e ovunque terra

si disfi e ricomponga ancora

senza mai pausa tra sorrisi o pianto.

Ma guardo sempre con stupore il Sole

e chiedo -

senza domanda né preghiera chiedo 

dove si annidi o si nasconda Dio -

e nel brillare sparso della Luce

nel ventre dolce della Sera

sento che a ognuno è annucio mite -

come aspettare  a occhi chiusi un bacio 

che nel profondo Sonno poi ci sfiora.


Id: 39366 Data: 14/09/2016 12:54:48

*

E il mare

 

"Wu Wei"

 

"L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede".

Meister Eckhart

 

Quel troppo di vita

dei sassi accecati di luce -

gonfia al respiro le vele,

ammaina pensieri di vento.

Salpare ...

per dove?

Il mare trascorre restando.

Nell'iride ruota minuscolo il mondo -

pagliuzze di grida

e fili di erba ogni volta più verdi.

Nudi di tutto

uscire da mura di sabbia

risorgere fuoco nel legno

al magnifico nulla.

E il mare.

 

 


Id: 39310 Data: 10/09/2016 17:46:53

*

Dove la luce è traforo al buio

 Francine van Hove

 

Si incanala così il vento

in questa stretta strada -

come dovunque ogni luogo è il solo

e insieme ha un'aria che rimanda

ad altri vaghi altrove.

Qui la gelateria, all'angolo

di un muro d'edera

dove la luce è traforo al buio,

ha opalescenze d'altro -

quasi un ritorno.

Tra ondulazioni vedi

ma non sai

se la donna che sbuca all'improvviso

appoggiata solo alla vecchiaia

sia per te segno o annuncio o inaspettato

 

e il vino poi la sera

su tutto

una ricongiunzione.


Id: 39089 Data: 22/08/2016 10:44:19

*

E simboli le cose

 

Ecco - appare

il silenzio del crespo rumore.

Non questo o quello

ma l'onda diversamente galleggiante

di noi in palchetti

protetti da mani indaffarate -

gli occhi sipari semiaperti

a sfuggire il quando, il dove.

Qui è l'altrove,

l'impercettibile sognato -

sublime aroma di caffè -

e simboli le cose.


Id: 38975 Data: 11/08/2016 11:16:44

*

Clic

Paul Klee 

 

Basta un dito, uno qualunque -

nella scelta una questione di stile

e di un carattere che a ben vedere si disvela -

per indagare il mondo e riversarlo vaporoso

su se stessi.

Come acqua del Giordano che dalle profondità

fangose (dove ha radici di tutti il tutto)

sale e s'increspa lucida e chiara

sotto la seta del polpastrello,

il nuovo demiurgo impara l'alchimia

e mescolando il nero al rosso al bianco

opera unione di contrari, somma e sottrae

necessità e accidente - in un like

sussume il brivido di sé all'universo.

E nella cifra che ha l'assolutezza di uno yod

o di un ayin

è partorito un mondo nuovo -

stelle non avvistate ancora

o zampillii di sperma fecondante -

in tutto un sussultare di emozioni brevi,

miriadi di farfalle negli sguardi

e interminati spazi oltre un clic

in questa profondissima quiete che spaura -


Id: 38778 Data: 24/07/2016 09:08:29

*

Più su il gabbiano plana

Più su il gabbiano plana -
non sai quanta stanchezza costi il volo,
o quanto di infiniti sguardi,
di cielo, estasi splancata, noia.

Allora non invidi l'uso delle ali,
creatura è tutto -
una dolcezza acuta nel palato
allo stridìo,
come nel grido aperto del neonato
tutto stupito ricomincia il mondo -
e nasce ancora dio.





Id: 38659 Data: 15/07/2016 19:39:58

*

Nell’immutato fruscìo del cuore

Nell'immutato fruscìo del cuore

e gabbia semichiusa del respiro -

andare:

ombra una scìa all'indietro

a srotolare 

chi cosa viva fu e,

procedendo, ancora.

Fa male.

 

Senza sapere come

la terra il vento il cielo

e quel pulviscolo di tutto

immensamente -

 

eppure non distante

un cinguettìo - pregare.

 

 


Id: 38116 Data: 04/06/2016 17:17:11

*

Oh questo ancora

Vagare vagabonda meraviglia
bendando un vacillare -
oh questo ancora
restare
di piccoli funamboli,
accattonare in nicchie dio -
e poi:
vorresti un tè nel pomeriggio?
andremo a passeggiare
fino alla svolta. La salute,
sai, e poi la sera, la sera.
La folla dei pensieri
svaporare salendo
fino a un punto improbabile - il cielo.




Id: 37991 Data: 27/05/2016 19:45:24

*

Flauto di canna

Poter essere flauto di canna,
passaggio illimitato al vento -
suonare la nota dell'aria,
particelle di mondo
sfrante in acquea luminescenza.
Così vibrando -
in accordo a una volontà -
sentire di tutto il centro.

Id: 37543 Data: 29/04/2016 11:03:46

*

Lietamente ho danzato

Dio, il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. (Genesi 2:20-21).

 

 

Nel respiro lungo i miei animali

pascolavano lieti.

Sotto le nubi del mio cielo,

ben piantati sulla mia terra,

mettevano semi.

Li ho chiamati, uno per uno,

radunati nel mio giardino.

Il leone, la tigre, il serpente,

nel respiro lungo sono saliti -

ho dato loro un segno, un nome:

sotto le nubi del mio cielo hanno danzato,

ben piantati sulla mia terra.

Salendo e scendendo sul mio tronco sottile,

hanno gettato rami fioriti -

presto ancora per il frutto.

Allora li ho riconosciuti i miei dolci,

persistenti oppositori,

gli animali del mio giardino,

li ho nominati -

e ho danzato insieme a loro,

lietamente ho danzato.

 

(Dedicata ad Annick de Souzenelle, saggia maestra di vita)

 


Id: 37175 Data: 04/04/2016 08:40:34

*

Ho viaggiato

 

Oh sì - non posso dire

di non aver viaggiato, quando

apprendendo un battito

mi si sgualciva immobile -

il cuore -

e non cercando è quando ho più trovato.

Sentire, solo sentire fin dove

può salire il filo:

fino a una fede in tutto -

quasi senza peso -

e giù zavorre dove la colpa

erano gli occhi opachi di bambina.

Come tutti, già pronta

allo slancio verso una porta aperta -

quale? -

e poi respiri fondi

tra due braccioli rossi di poltrona.

 

 


Id: 36913 Data: 18/03/2016 20:07:59

*

Be to be - whispers the wind - Reloaded

Be

cathedral of my whim,
bright anointing of the rain,
womb-like hollow of the earth,
breath - unbroken - of the flame.

Be

beehive and busy bee -

Be

grasshopper in its lawn -

Be

the shepherd and the sheep -

Be to be - whispers the wind -
I'm in you, you're in me.

This - too - I - am - not.



Sii per esserci – Bisbiglia il vento

Sii
Cattedrale del mio capriccio (fantasia),
luminosa consacrazione della pioggia,
utero-conca della terra,
respiro- indomito (ininterrotto) - della fiamma.

Sii

Alveare e ape laboriosa -

Sii

Cavalletta nel suo prato -

Sii

La pecora e il pastore -

Sii per essere – bisbiglia il vento
Io sono te – tu sei me.

Questo - anche - io - non - sono


Id: 36496 Data: 25/02/2016 12:43:17

*

Mentre una pioggia lucida

 

Sì - dopo volti improvvisi

e finestre -

mentre una pioggia lucida

decide che il cielo

può essere altro,

mentre nuove gambe sostengono

intercambiabili parole -

ma diverso il gocciolío,

altro il ponte del sorriso -

sì: andare fuori

dove non è mai ancora tutto -

dove la rena e il mare

non hanno smesso di parlare al vento.


Id: 36032 Data: 27/01/2016 13:22:52

*

Mi sa, il mare

 

 

Mi sa, il mare,

vibrazione di ciglia

su rena,

granello disperso al maestrale,

lontano.

 

Mi sa, il mare,

venatura di un soffio,

risacca fedele

che fugge lontano.

 

Mi sa

cantilena d'azzurro

incagliata alla riva,

opaco riflesso 

di un cielo serale,

lontano.

 


Id: 35848 Data: 17/01/2016 20:17:11

*

Silenzio, non fare rumore

Silenzio, non fare rumore

quando cadrà la corolla -

taci sull'orlo,

sversati sui confini del mondo -

non fare rumore.

 

Dedicata al coraggio di Ashraf Fayadh

un uomo


Id: 35806 Data: 15/01/2016 20:26:29

*

Innalzando

Fanny e Alexander, 1982

 

Quando scompare il gioco

e tutto è fiaba senza fine

possibile volare

con braccia spalancate

tra due muri -

un corridoio per l'estasi

e lo slancio.

Intrecciavamo mani

io e l'amica,

aruspici del nostro stesso volo.

Dimentiche del qui

e perduta l'ora

poi planavamo adagio

in basso,

ancora in alto gli occhi,

i denti già affondati

nella materna pisside -

magia di mele in morbido

composto d'oro

da celebrare sotto il dolce

velo bianco -

sposate alla sacralità

indicibile del gusto -

ininterrotte epifanie

innalzando.


Id: 35542 Data: 30/12/2015 20:48:15

*

Nel fruscìo

Christos Bokoros

 

Nel fruscìo di vestiti

intrisi di laboriosi giorni -

dove andremo

operai di mattini pallidi

intrisi di strade, tormenti,

giorni polverosi -

nel fruscìo di tormenti

vestiti di strade polverose -

cosa diremo ai giorni pallidi,

fruscii di domande

vestite di tormenti -

cosa faremo laboriosi

di vestite strade,

fruscii intrisi di tormenti -

cosa faremo

di queste lunghe sere

pallide operaie della luna?

 

A Adielle


Id: 35178 Data: 27/11/2015 20:38:13

*

Nelle tue mani madre#controviolenzadonne

 

Donne che danzano - Pittura rupestre

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

pulsare nel tuo palmo

annuncia vita piena.

 

Casa di sbrecciate mura

donna,

fenditure millenarie

annunciano ferite nella carne.

 

Aprire porte all'eccomi -

verginità d’ascolto all'angelo,

annuncia anche orrore.

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

parola arcaica tra rovine

annuncia ancora fumo.

 

Nelle tue mani madre

il mondo -

osare strappi al velo

annuncia nuova terra,

promessa oltre il deserto -

libertà.


Id: 35088 Data: 22/11/2015 12:56:41

*

Teilhard de Chardin - L’homme est la clé de l’Univers

 

L'homme

est la clef de l'Univers,

il permet de comprendre l'évolution.

Il lui donne un sens -

nous voyons monter la complexité

depuis la première bactérie

jusqu'à nous.

 

Les bactéries et les algues bleues

sont restées seules,

dans leur simplicité apparente,

pendant 2 milliards d'années,

avant l'apparition des protistes,

êtres monocellulaires complexes

doués de sexualité.

C'est le résultat de l'évolution

qui éclaire ses modalités et en donne

le sens.

 

L'évolution ne s'arrête pas

à l'homme ;

elle se poursuit par l'évolution culturelle

de l'Humanité,

nourrie par la créativité personnelle

des hommes. ...

Mais quelle force peut unir

les hommes

dans leurs sociétés

pour assurer leur stabilité ?

 

C'est l'amour

 

sous toutes ses formes.

Dans tout groupe social

l'intérêt porté à chaque

homme

par les autres

hommes

lui permet de s'épanouir

personnellement.

 

Nous entrons aujourd'hui dans

l'ultra-humain,

phase d'organisation volontaire

de l'Humanité.

Cette phase correspond

à la prise de conscience par

l'homme

de l'évolution.

 

En étant conscient,

il en devient responsable

et il en a les moyens.

Son désir d'absolu

pour soutenir son effort;

lui seul

peut les mettre en œuvre.


Id: 34999 Data: 15/11/2015 15:44:44

*

L’indicibile soffio

Alessandro Alessandrini

 

 Mattino

 

Ancora ovunque terra

Ovunque cielo

 

Solitudini

 

Strade

 

Passi = Invocazioni

 

Offerte

 

Nell'aria ancora

Chi comprava pane

 

Tempo di silenzio

 

Sguardi

 

Può bastare

Come muovere le mani

 

Vino fumo pregare

Oppure niente

 

Saper stare

Saper stare

 

Oppure niente

 

Vino fumo

Pregare come muovere le mani

 

Può bastare sguardi

 

Tempo di silenzio

Chi comprava pane nell'aria

 

Ancora offerte

Passi = Invocazioni

 

Strade solitudini ovunque

 

Cielo ancora

Ovunque terra

 

Mattino

 

Kandinsky - Accento in rosa - 1926


Id: 34882 Data: 06/11/2015 19:13:58

*

Io direi

 

Dove il senso? Oppure ovunque.

Parcellizzato. Perché?

Io direi per un oltre.

Possibile, probabile.

Anche logico, mi sembra.

Visto che noi qui a dire. Comunque.

E la pioggia pulita e fresca e ancora noi 

sopra l'orrore sopra l'errore sopra l'errare -

già un oltre le nuvole

o la trasmutazione della sera -

il sole che prima vedi, poi più.

Ma torna. Fino a?

E ancora:

1. Le voci

2. Gli sguardi

3. I piccoli spazi protetti

4. I piccoli spazi come nicchie

5. I libri sacri ma anche quelli non sacri - i libri

6. Il pensiero

7. Perché no una rosa comunque

8. I profumi nonostante

9. La cena dopo i funerali col suo tepore

10. Dire Dio

E:

Le liste, La logica, La poesia, La carta, Gli abbracci -

anche Il Fatto che ci si commuove.

E soprattutto:

quello che sta dietro ai pensieri e ci accompagna

come quando, voltandoci, non vediamo nessuno

ma

siamo certi che c'era qualcuno -

scomparso dietro l'angolo.


Id: 34520 Data: 07/10/2015 13:22:02

*

 

 

Sì      come       idiota       al         tutto

ridere            senza             denti

in un  bicchiere al cosmovino

pace            pace          pace

cocktail grigioazzurro

il cielo

SÌSÌSÌSÌSÌ


Id: 34406 Data: 26/09/2015 10:00:50

*

e io che fingevo parole intanto

e io che fingevo parole intanto
accatastavo silenzio
finché
si è preso tutto lo spazio -
le parole si sono allontanate
roteando nerastre
nella fuliggine notturna -
e il silenzio si è addormentato
sull'orlo perlaceo
di un sogno mai sognato.

Id: 34367 Data: 22/09/2015 00:01:13

*

The Why Out

Non saprei dire a tutto no o a tutto sì,

né mi è mai importato farlo.

Dove condurre il primo o l'ultimo tuo passo

è solo questione di luce intermittente,

di quello che ti scriveranno i rami in una certa ora

che ruberà il suo corso al giorno

o si travestirà da stella della sera.

Davvero puoi sospendere a un "sì sì"

quello che dai campi al cielo vede un giglio,

o a un "no no" il gabbiano, se non cambia rotta?

Tra un sì sì e un no no

che cosa può curare la distanza?

Dove si annida il taglio, la cesura?

Forse,

la pena è nelle strade mai percorse -

il buio, l'oppressione

che solo dopo avere perdonato al tempo

l'inarrestabile sua fuga,

lo sguardo di piccoli animali

raccolti nel caldo di tua tana

            poi consola.


Id: 34261 Data: 13/09/2015 15:55:20

*

Le scarpette di Aylan

Ho pianto per quelle scarpette

che non hanno mai camminato né saltellato

ma sono rimaste lì ferme a oscillare sulle onde

ancora per un poco a galleggiare.

Forse erano nuove, comprate col cuore in gola dai genitori

per quando lo avrebbero finalmente appoggiato

sulla sabbia di una riva più buona -

e tenendolo sotto le tenere ascelle

lo avrebbero fatto dondolare canticchiandogli sul collo

amorevolmente: Aylan! Aylan! Eccoci qua!

prima di stendersi per terra con gli altri ad aspettare.

E lui si sarebbe divincolato ridendo

anche se semiaddormentato

e si sarebbe subito messo a correre tra le risate stanche

ma felici di tutta la gente attorno.

E nessuno avrebbe saputo dello sbarco di Aylan.

 

 

 

Invece le ho viste penzolare

tra le braccia di un uomo triste e coraggioso

quelle scarpette che dondolano davanti a tutti gli occhi

senza più Aylan.

E io che vivo tra i muri tranquilli di un brutto

ma comodo palazzo vicino al mare

mi chiedo di te piccolo Aylan,

delle tue scarpette che non metterai mai più -

mai più -

e non so pregare.


Id: 34202 Data: 08/09/2015 17:27:57

*

Dove dormono le stelle

Non ti ho potuto dire -
appena in me già più non eri -
di quante volte mi
baleni in altri occhi
un frullo d'ali,
distante e parallelo.
Ho sovrapposto maschere sul vuoto.
Nei buchi neri dormono le stelle,
tu splendi ovunque si smarrisca il tempo.
Quando la sera è filtro
a illimpidire il giorno
mi sporgo
e il tuo passaggio è luce
sul buio che mi intorbidava il fondo.









Id: 34126 Data: 02/09/2015 11:01:41

*

Se non la vita

Tace la voce dentro
una gioia amplificata e piena.
Fuori foschia, polvere sottile,
ricordi
della maestà del marmo -
risplende intatto in una cava
dove la luna
illumina le mani, un corpo, un volto
muto nella sorgente chiara.
Oltre il silenzio nulla sa -
cos'altro può sperare
se non la vita.




Id: 34098 Data: 30/08/2015 01:46:01

*

Robert Wasp Pirsig

Dimmi del movimento delle foglie
– la lingua, le trame che raccontano,
e se oggi dondolano
calibrate a un unico volere. –
Un tassello al giorno, uno per tutti
i puzzle che hanno sempre un vuoto in dote.
Eppure noi – abitati ormai troppo
da lungaggini della legge, fitte dolenti
di amore disprezzato, torti, oppressi
da bazzecole come la fatidica domanda
ci sei? - noi, certi giorni scorriamo dentro
le loro venature,
e nei nodi intercettiamo il cuore,
come ipnotizzati lo sentiamo vicino, indicando lontano.
Respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia
che è sul punto di venire e solo sul tardi arriva.
Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato
sappiamo che le nuvole borbottano
quali genitori a vapore.
Sorridendo al coraggio ritrovato
vengono fuori, permettendoci perfino di giocare
ad un soffio.
Così libere le foglie da consentire al vento
quello che vuole, e certo non le lascia in tronco.

Testo di Robert Wasp Pirsig


Id: 34064 Data: 27/08/2015 17:28:09

*

Del movimento ingenuo delle foglie

Dimmi
del movimento delle foglie -
che lingua, quali trame,
dove il tassello
per l'incastro.
Tra effetti e cause
un oscillare incerto -
sospesa quæstio come fanno.
Shakespearian nonsense
tra to be or not to be
intercettarne nel cuore
venature,
ip(n)otizzare sere
come strenne.
Sul tardi vento
e leggere madri
le nuvole
a farci dire sì
a chi non sa -
nemmeno vuole.

Id: 34055 Data: 27/08/2015 09:25:14

*

Il movimento ingenuo delle foglie

Dimmi del movimento delle foglie -
che lingua parlano, quali trame raccontano,
e se oggi come sempre dondolano con forze
calibrate a un unico volere.
Manca un tassello almeno
a ogni puzzle che compone il giorno -
credevi completo un lato ma c'era un vuoto
nascosto nell'incastro.
Eppure noi - in luoghi ormai troppo abitati
per non essere effetto e causa di fardelli da portare,
lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato,
torti di oppressori e altre bazzecole come la fatidica domanda
se esserci o non esserci - noi, certi giorni che ci scorrono dentro
come venature nelle foglie,
delle foglie intercettiamo il cuore,
e come ipnotizzati dal loro accennarci ora a un più vicino, ora a un più lontano,
respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia
che è sul punto di venire.
Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato -
solo sul tardi viene -
sappiamo che le nuvole poco fa borbottanti
al nostro indugiare sono nostra madre.
Sorridendo al coraggio ritrovato
ci porta fuori, permettendoci perfino di giocare.
Così ci sentiamo fratelli delle foglie,
del loro interminabile e fiduciosoo dire sì al vento -
a quello che forse nemmeno sa, e nemmeno vuole.


Id: 34048 Data: 25/08/2015 18:48:48

*

That’S All Folks

A Jo

 

E tu sarai stata seduta su quella sedia verde

scuro con lo schienale alto, di plastica, la cui dura

sostanza non si oppone alla sciolta disinvoltura

del mare - sarà stato molto mosso - e nemmeno

al benvenuto alterno arrivo della schiuma. Si sarà messa

sulle punte delle onde per saltarti in braccio fin dove

le gambe diventano candide radici e tu esplosione

di luce mentre di profilo starai guardando la linea

della riva diventare sempre altro. E non sarai stata

lì mentre starai ritornando di corsa sulla spiaggia lasciando

il posto vuoto nella sedia verde che avrà intanto accentuato

l'azzurro del mare. Che sicuramente avrà ricordato

la tua impronta e il tuo stargli di fianco con il viso

appena girato verso il sole mentre io

dentro gli occhi avrò riposto tutto.


Id: 34024 Data: 23/08/2015 10:29:00

*

In improvvise stanze di limoni

                                        

 

È un segno quel vagare sottotraccia,

toccando improvviso basolato

in risalita dal fondale 

 

allodolare chiaro

di neonate grida, fuori, dove

gazze ladre lacerano squarci

di mattini da grumi bui

 

infere bestie di ottusa pece

 

È ancora un segno quell’uscire

dai cardini

in improvvise stanze di limoni

gialle di gioia

 

impadronirsene

 

quel tanto

che rimanga nella pioggia

l’odore del sole.

 

 

 

 


Id: 33984 Data: 19/08/2015 16:43:36

*

Ci spegneremo Jo, come le stelle

Ci spegneremo Jo, come le stelle
che contavamo l'altra sera
a San Lorenzo,
mentre sparivano danzando.
Ma non come le stelle tu sei viva,
che - rifulgendo luci
in abbandoni d'incoscienza -
forse di un tutto non sapendo sanno.
Noi siamo intrisi di quel tanto o poco
che vediamo attorno ai nostri passi
mentre calpestando abbiamo riso,
e ridendo pianto.
Ci spegneremo sì, come le stelle
che sembrano guardarci
e forse sono angeli che sanno
di un segreto chiuso laggiù in fondo,
in uno scrigno muto
dove si fa più oscuro il firmamento.
Ma non come le stelle resteremo,
che lasciano una scia ingannatrice
e gli occhi non lo sanno.
Nel buio più profondo di noi stessi
saremo luce immensa
e il miele che ti è onda tra i capelli
sarà raccolto goccia a goccia
da chi oltre le stelle
infinitamente guarda,
ma non sappiamo la sua lingua -
sentiamo qualche volta nei pensieri
brillare una sua eco, se ci parla.


Id: 33937 Data: 13/08/2015 17:54:36

*

Salmo

Tocco le mie corde di polvere,
accordi intermittenti.
Stono un canto
di venti venuti dal mare
odoroso di storie di me
e vissute nel tempo di dentro.
Oltre i corti davanzali degli occhi,
lungo correnti di sinapsi
in tempesta
fino al valico del cuore canto
un canto mai compiuto, cerco
il passaggio verso un me
che sia un tutto da me altro -
altro da me e in me fin dove il mondo
era da chi oltre me vedeva -
da chi del mondo era più alto.

Id: 33911 Data: 11/08/2015 10:10:17

*

Il passaggio nell’ombra

Nell'ombra del nonsenso
scivolo nell'ombra
perduta ombra tra le ombre
e discendendo di ombra in ombra
raggiungo un'ombra
più grande di ogni ombra
e lì mi annullo come un'ombra
confusa tra le ombre
nello spavento colmo d'ombra
ma so che se attraverso l'ombra
di me stessa lì in fondo trovo luce.


* Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.*
Isaia 9,1

Id: 33887 Data: 08/08/2015 19:18:24

*

Bologna ha i muri rossi

In un posto del sangue
muri vino acceso e intemperanze -
ragazzi si accoppiano di notte
dietro i mattoni della chiesa grande
che sorride e sbadiglia
eco e sospiri a bocca larga
con la esse da puttana.
Testimoni di salite innamorate
San Luca e i giardini Margherita
nell'ombra lunga delle Torri,
di un primo sangue offerto in stille
in una Due Cavalli
rovesciata in stupito orgasmo -
trapunta un cielo nero
bucato dalle stelle.
Bologna corpo inconsapevole e nudo,
tripudio triste di chi perduto
in una stanza vuota ha se stesso -
profumo di tabacco da cartina,
metronomo di libri letti in fretta
e sogni sparsi.
Bologna squarciata, imene offerto
al cazzo violento infoiato e duro
di chi non è neanche un chi -
non vede una bambina, ha occhi sordi -
tre anni fuori dalla storia, eterni.
Bologna ha muri rossi,
chiese con porte grandi di vagina,
corpo che danzando si è fermato
pulsante e vivo eppure nella piazza
delle sette chiese,
occhi lucenti di una vita bella.
Bologna ha muri rossi
e un'anima che ride dopo i funerali,
ride scorrendo sotto i portici,
fiume che canta tra le sue rive rosse -

canta della sapienza
e di una vita bella.





Id: 33840 Data: 03/08/2015 15:52:22

*

Ormai finestra alla speranza

            Brighton, estate 2012

 

Archetipi in sospesa solitudine,

ormai finestra alla speranza,

fuori dal tempo duro degli assilli

una panchina in riva al tutto -

il muro della chiesa e un prato -

tappeto per il volo, ultimo balzo.

 

 

 


Id: 33826 Data: 02/08/2015 11:08:27

*

Nel breve arco di uno sputo

 

Tomba del tuffatore, Museo archeologico nazionale - Paestum

                                                                               

                                                                                 "Egli dà la pastura al bestiame

                                                                                 e ai piccini dei corvi che gridano".

                                                                                             Salmo 147:9

Nel breve arco di uno sputo -

ricordi il tuffatore nell'affresco su una tomba

a mai sospeso in quel tuffarsi -

si sintetizza il ciclo breve di una vita 

e come tutto aspira a un ritorno

se ogni gesto è assorto in un vibrare -

che sia il filo d'erba nel subito ingiallire

o tu -

che di ogni cosa immensa o microscopica

sai merito e virtù pari in valore.

 


Id: 33771 Data: 28/07/2015 16:59:10

*

Al bar vicino all’angolo

Dublino, The Temple Bar - (da Internet)

 

Cos'ha un uomo per stare in piedi?

Un ricordo, un abbraccio - fiori

da ricevere o portare appesi

a una speranza

su una tomba un giorno dove il vento

è luce improvvisa tra i neuroni -

illumina

i passi dirottati sulla strada.

Al bar vicino all'angolo una birra

fresca.

Poi si guardano le nuvole -

e in curva altri pensieri.


Id: 33665 Data: 20/07/2015 14:37:36

*

La legge dell’acqua

Vedi come tutto è possibile per l'acqua.
Tace nelle gole o bisbiglia parole circolari,
cupe.
Attende per uscire poi in scrosci esclamativi
o non rispondere -
scorrendo implacabilmente argentea e sorridente -
a chi ingenuo le domandi.
E tace pur nel suo frastuono
di ragazza scapigliata e impertinente.
Tace ancora nel fragore delle gole,
poi riprende un suono tra l'azzurro e il verde
e ancora tace, prima di unirsi all'uno immenso -
il mare.
E la notte senti la sua voce
scura e sotterranea
in un fruscio lento di vibrato.
Credi che ti parli la lingua dei dormienti,
quella sola che tu ogni volta sai -
poi dimentichi.
Vedi come tutto sa e nasconde, come a tutto unita sfugge
e mai rivela - l'acqua.

Id: 33601 Data: 16/07/2015 12:27:15

*

Chesed

 

Chi non può scegliere un luogo

o un altro,

un nome o un altro nome.

Chi non può scegliere dove

né con chi stare.

Chi non può scegliere

dove appoggiarsi

o sostare.

Chi non può scegliere se dare

o ritirare la mano.

Chi non può scegliere

se ridere o piangere.

Chi non può scegliere

se una o l'altra parte.

Chi non può scegliere

chi o cosa guardare.

Chi non può scegliere

se restare.

Chi non può scegliere

se voltarsi indietro.

Chi non può scegliere

se vivere o morire.

Chi non può scegliere

può solo essere.

Con chi parte

e chi ritorna.

Con chi sosta

e chi riprende.

Con chi fugge

e chi combatte.

Con chi trema

e chi è saldo.

Chi non può scegliere

è un fanciullo

che arrivato in fondo agli anni

costruisce un castello di sabbia

poco prima dell'alta marea.

 

E sorride vedendola arrivare.

 

★ questa poesia è dedicata a Amina Narimi ★


Id: 33588 Data: 15/07/2015 15:14:03

*

Un vento bianco

Quando ti ho conosciuto
cercavo un albero -
ero senza solidità,
tremante -
la sostanza protettiva di una corteccia.
Tutti i pori anelavano resina.
E sei apparso vicino al juke-box -
elemento estraneo al bar,
sembravi sradicato da un bosco.
Mi cercavi.
Ricordi com'era ovunque il mare,
come impregnava ogni pensiero -
come mi riempiva gli occhi.
Non importava quello che si diceva
ma il vento bianco
che velava, proteggendo, le parole
bagnate di luce chiara.
Tutto rifletteva il mare:
i mosconi, la sabbia, le sdraio,
e più in là la collina,
e oltre la collina il cielo
con le nostre promesse.
Qualcosa ancora di me
dietro palpebre chiuse,
nella tana che nasconde la lingua
o in grotte eremite di parole -
trema, chiamandolo. Ancora.

Id: 33572 Data: 14/07/2015 11:57:54

*

Adesso so

Adesso so -
in questo stare
come una cosa nuda
davanti al mare
mentre mi sfuma
e scivolando annotto -
che tutto è qui,
un respirare.



Id: 33566 Data: 13/07/2015 21:24:53

*

Mitologema

 

Linee pulite di scale tra vetri

e curve veloci d’acciaio

qua e là.

Salgono e scendono popolazioni

in moto perpetuo,

viventi perplessità.

Ed ecco due trasportati dal vento

che s’incanala

tra corridoi lucidi e chiari -

come due passeri cercano cibo,

muovono il capo quattro occhi vigili.

Cerco riparo in fondo a un divano

di  finta pelle

in uno slargo che sa di Parigi

ma è solo un bar con tavolini 

in una radura tra due gironi,

quelli più alti delle boutiques.

Sono Beatrice con un libro in mano 

che a poco a poco attutisce i rumori.

Prima pensavo:

lei ha forma di cubo,

il collo incassato dentro le spalle -

ma non importa, poi riprendendomi,

lui ha l’aria stanca 

di chi ha scopato con soddisfazione.

(E qui ci voleva l’alessandrino).

Lo fanno spesso,

basta guardarli,

mi dico ancora e allontano lo sguardo

per rimanere in questo pensiero

non più di corpi ma di ombre lievi,

e non pensare al sedere di lei

grosso e quadrato -

non c’entra niente

se stanno bene e lui è felice,

penso e concludo.

Immersa

nella mia storia di una fuggita

da luoghi di orrori, di stupri e violenze

per approdare enfin à Paris

(chez un psy) -

dimentico tutto, e il cameriere,

mitologema

che pensa che sono quella che sono

eppure non sono -

è lì.

Io solitaria alla rimota parte

di me stessa uscendo -

fu galeotto il cocktail

e chi lo fece -

“as though of hemlock I had drunk” 

mi perdo, sono in tutti e più in nessuno.

Was it a vision?

Le stelle, le mie dolci stelle ... usciamo!

Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre!

 

Note superflue:

 

- “Ed ecco due trasportati dal vento” fa il verso alla famosa terzina dantesca del canto V dell'Inferno.

- "Salgono e scendono popolazioni in moto perpetuo, viventi perplessità", fa il verso a:

"Sotto la nebbia bruna di un’alba d’inverno, 
Una gran folla fluiva sopra il London Bridge, così tanta, 
Ch’io non avrei mai creduto che morte tanta n’avesse disfatta.
Sospiri, brevi e infrequenti, se ne esalavano, 
E ognuno procedeva con gli occhi fissi ai piedi" 

dalla "Terra desolata" di Thomas Eliot, primo movimento: "La sepoltura dei morti".

 

- Immersa nella mia storia di una fuggita … allude al romanzo: “Je ne suis pas celle que je suis”  di Chahdortt Djavann.

 - Io solitaria alla rimota parte di me stessa uscendo fa il verso a. 

"io solitario in questa rimota parte alla campagna uscendo" del Canto XI di Leopardi, "Il passero solitario".

 - Fu galeotto il cocktail e chi lo fece rimanda a “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse" del Canto V di Dante.

-  “as though of hemlock I had drunk” e "Was it a vision" sono  presi da “Ode to a Nightingale” di John Keats

 - "Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre! " è preso da « Le cimetière marin » di Paul Valéry.

 - L’immagine che ho messo a introduzione della poesia è un’illustrazione alla poesia

“The hollow men” di Thomas Eliot.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 33545 Data: 11/07/2015 23:17:17

*

Il cappellaccio

Qui sulla sabbia il vento trasporta come altrove -
sghembe sorprese della mente
i ricordi -
parole intrappolate nella luce.
Resta
l'immagine oscillante
che non smette mai di dire
« ho messo il cappellaccio per il sole » -
mi lascia senza scampo
il tuo sorriso
venire sempre verso me
senza arrivare.



Id: 33430 Data: 04/07/2015 18:08:42

*

Ballata dell’ indefinitudine

Mi dico: e allora? Sprechi talenti
a misurare l'indefinibile,
voler pagare l'inestimabile.
Il tuo peccato paura edenica?
Certo, qualcosa già nel giardino,
spostato l'albero mettono un palo -
ma io credevo, non praticando,
che fosse un albero
e ruppi un dente mordendo un pomo -
come di miele andato a male! -
Da lì poi cadde, era un canino.
Buco antro nero nasconde stelle,
molosso bianco si finge luna
- era più facile -
e per la legge del contrabbasso
ogni abbaiare si fa violino
e inconscia notte è giorno sette.
Così fu notte e non aggiornava.
Poi è toccato a deserti in fila,
file d'attesa con sedie scomode,
ma si poteva cambiare posto
fino a una fila un po'più decente -
terza o quarta vestíti bene
e là l'uscita per l'emergenza.
C'erano anche film stereoscopici -
scelta possibile di happy ending
ma non si scende in banalità -
e punto e a capo, altro periodo.
Così io scrivo in quaderni bianchi
temi ormai lunghi e non intestati,
litigo solo con chi sconfina.
Vanno d'accordo stelle e molossi,
pali e canini, lune e giardini,
si danno mani nel buco nero,
cercano excipit per il finale,
provano parti, scambiano ruoli.
E su la luna abbaia ai cani.

And this is the end of the story.














Id: 33416 Data: 03/07/2015 16:03:41

*

A un uomo

Come amo la tua sottigliezza che non si vuole sottile
ma solo umana.
Come amo la tua onestà intellettuale
che è solo umana.
Come amo il tuo saperti solo umano.
Come amo anche la tua limpida astuzia argomentativa
così umana.
Come amo le tue contraddizioni umane.
Come amo la tua continua ricerca di chiarezza solo umana.
Come amo il tuo indignarti che non ferisce e non è supponente ma semplicemente umano.
Come amo la tua umiltà che sa di non poter essere umile fino in fondo
perché sei solo un uomo.
Come amo la tua poesia sentita e vera, composta e appassionata
che dice che sei un uomo.
Come amo i tuoi limiti che fanno di te un uomo.
Come amo la tua forza nel saperti solo
un uomo.
Come amo la tua speranza che è la mia quando respirando sentiamo che è mistero e meraviglia
essere uomo.

Id: 33339 Data: 29/06/2015 22:42:43

*

Macadam

 

 

Carmine Ciccarini - I wanna be - 2011

 

Un mentre che oscilla è gioco o natura?

Tutto l'eterno negli occhi -

chi ne è senza svilupperà altro, un sentire,

travolti da due gambe nude in fretta

dai sandali al viso all'incrocio di due rette sonore

sul macadam - poi sì ancora cielo e respiro, of course.

Mai fermo l'andirivieni in testa, ma:

per esempio contare o cantare o meglio

cambiare la marcia al guardare

sul ciglio di un ciuf ciuf addolorato appena annunciato

- oh no, oh no, oh no -

le vetrine, ancora - e tutto quel: l'essere - è - il - non - essere - boh

ma allora, eccetera eccetera.

Eppure la scuola dell'ombra è stupore -

chi, io? per quanto altro andare? - e infatti, andare.

Rimettere un segno a una pagina a caso,

fiutare: un libro è qualunque finché non ci sei.


Id: 33312 Data: 28/06/2015 15:54:46

*

brodino caldo

brodino caldo
pozione dorata -
voli stellati
voci mamma nonna
infinite sere
fiabe febbre
infinita fiaba
infanzia

Id: 33253 Data: 24/06/2015 14:23:51

*

Caro Lorenzo

Caro Lorenzo,

mi dispiace quello che è accaduto,  soprattutto tra te e Nando. I toni si erano fatti molto accesi e a volte, secondo me, sarebbe stato meglio non mettere in discussione un credo altrui. Lo so e lo sento che sei onesto e autentico - e originariamente puro - ma credo, lo sai che sono sincera anche se è una mia personale opinione, che a volte la tua passione per la poesia si sia trasformata in attacchi troppo ... sentiti. Non l'ho più espressa questa mia opinione,  ma ti confesso che a volte non ero d'accordo con questo tuo intervenire così onnipresente. Certo, forse mi sentivo in parte colpita, toccata sul vivo, è vero. Quindi una parte di mia permalosità c'era! Ma onestamente caro Lorenzo, mi sembra esagerato il modo in cui ti rivolgevi a Nando, quasi come volessi infondergli il tuo modo di percepire la vita o, addirittura, come se chi  segue una confessione religiosa sia - dai ammettilo! - meno aperto, sveglio o intelligente di un altro. Il che è secondo me semplicemente assurdo!

Detto questo vorrei esprimerti il mio pensiero sul coraggioso poeta iraniano: credo tu l'abbia preso a modello di chi rappresenta l'anima profonda della poesia, il suo voler dire sempre e comunque la verità. Mi sembra un gesto nobile il tuo. Ma perché arrabbiarti tanto con la redazione? Ok non ne ha parlato: ricordaglielo! Anche tu l'hai saputo dopo. Ma nessuno è obbligato a nulla Lorenzo. E il modo in cui glielo ricordavi era aggressivo, come a dire: siete dei disonesti. Ti pare bello e giusto? A me no. Certo, la redazione avrebbe potuto, dopo averti letto, dire: caspita, non lo sapevamo, grazie Lorenzo! Certo, avrebbe potuto farlo e sarebbe stato carino da parte sua, io lo penso. Ma il fatto che non l'abbia ... fatto, non significa che sia stato un gesto scorretto, forse sta proprio a significare che volevano essere limpidi e non fare le cose all'ultimo momento, non potrebbe essere così? E comunque non ha senso mettersi nella testa altrui. Ecco quello che penso Lorenzo: a volte sei davvero pesante negli interventi, ti poni come quello che ha capito tutto. Se lo facessimo tutti? Questa è la mia personale opinione, può darsi che ci sia una parte di suscettibilità in tutto questo da parte mia, non so esattamente la percentuale, ma questo non toglie il tuo diritto di parlare come non toglie a ciascuno di noi il diritto di dire la sua. Solo, forse bisognerebbe a un certo punto sapersi fermare. Per saggezza e buon gusto, due valori che non sottovaluterei. Sei una presenza bella e importante qui. Quindi se te ne vai togli un pezzo di Recherche. Però ti prego Lorenzo, considera il modo di vedere la vita degli altri  altrettanto degno di appartenere alla terra del tuo. Non mi pare che, finora, qualcuno abbia avuto un accesso privilegiato alla verità. Ti saluto con affetto e metto questa mia, per chiarezza, anche sul sito, nella sezione poesia, quella che noi amiamo. Ognuno a modo suo e tutti con gli stessi diritti.

Ciao.


Id: 33199 Data: 22/06/2015 11:03:54

*

Rimbaud, abitatore della Terra

 

Arthur Rimbaud-  Ann Demeulemeester

 

 

A Nando

 

Emanuele Severino ha detto dell'arte: un coperchio sull'abisso.

Noi, così come siamo nella nostra illusione

di scegliere di muovere una mano oppure no,

siamo uomini, abitatori della terra, tutti.

E.S. dice anche che noi siamo da sempre salvi,

tutti, indistintamente:

il genio, il santo, l'assassino, l'impiegato di banca,

noi qui alla Recherche, gli etero, i gay, i plurisessuali,

i killer seriali, i drogati di smartphone, di tablet e di altro.

Tutti. Anche i poeti.

Che sono, pure loro, abitatori della terra.

E da sempre, pure loro, salvi nella luce della Verità

che è Gloria.

E questa Gloria che è Gioia inimmaginabile,

per ora

abita un altro cerchio dell'eterno apparire,

che è nel Destino della Verità che appaia.

A me tutto questo suona bene e,

nonostante Severino parli di una distanza abissale

tra questo Destino della Verità e le religioni -

come per esempio il Cristianesimo -

a me sembra anche che le parole di Gesù non si scostino molto -

anzi proprio per niente -

dalle sue, che non sono, come lui stesso dice, sue,

ma appartengono al Destino della Verità

che è la necessità del suo eterno apparire.

E a questo Destino della necessità tutto appartiene,

anche questo quotidiano nostro scegliere e operare -

moralmente doveroso da parte nostra che,

anche se abitiamo ancora l'errore della fede nel divenire

adesso rappresentato dalla dominazione della tecnica

che sta però tramontando,

siamo già da sempre nella luce della Gloria.

I poeti, come tutti gli artisti e, credo,

tutti i veri scienziati e studiosi e filosofi e gelatai e spazzini,

nello scrivere poesie o fare bene quello che fanno,

tentano un'uscita dal divenire,

colgono già barlumi dell'eterno/regno dei cieli/brahman/assoluto.

Sperimentano la Gioia di Essere.

Che è, mi sembra, quello cui alludeva Gesù,

al quale non credo importasse nulla della famiglia,

o di come si fa sesso, o se uno si sposa con una donna o con un uomo.

Ma ci diceva di essere nell'Io Sono.

E a me personalmente questo sembra già appartenere alla Gloria.

Anche se noi, per ora, viviamo in un errare.

Tutti.

Rimbaud siamo noi.


Id: 33180 Data: 21/06/2015 09:37:37

*

Manifestazione annunciata

Edward Hopper - Cape Cod Morning, 1950

 

Si entra in una stanza che è un'altra stanza,

un'altra stanza, un'altra stanza, e così via.

Quando seduta su un balcone sono lì e

anche in altri spicchi di ombra e sole con diverse facce

ma sempre mie e loro -

ombra e sole che con me e mai senza di me

hanno conosciuto per sempre pezzi di strade, muri,

frammenti incastrati di cieli che servono forse

da sfondi a sfondi di sfondi di sfondi

di noi che ci spostiamo appena per piantarci e ripiantarci

in altri luoghi dove alberi, cemento e stelle

sono arredi impolverati a dire 'sei quello che eri e sarai' -

ecco un me seduta sul balcone

e la sera è tutte le mie sere riunite in un luogo di me

che è sempre altrove -

dove sono quella che ero e non sono

ed ero quella che sono, non quella che ero.

Si manifesta così la mia sera

che è sera di attesa e attesa di sere.

E cinguetta un non tempo nei becchi,

l'annuncio perenne di quello che ancora non era

ed è quando ancora non era.


Id: 33173 Data: 20/06/2015 17:37:58

*

Nell’ombra di alti solai

 House at dusk - Edward Hopper - 1935

 

E tutto distende le braccia

a quello

che abita mondi distanti -

ancora per quanto -

e intanto qualcuno veniva,

sapeva di cieli

e di prati più veri

di quelli su tele sbiadite

nell'ombra di alti solai.

Si provano parti,

si recita in scene a soggetto

per dire di altro -

mai quello -

di tutto e di niente,

frammenti sospinti

di voci tra volti distanti.


Id: 33140 Data: 18/06/2015 08:58:59

*

Non dire

Non dire delle ali di farfalla
la leggerezza,
e non dire dell'oceano
la profondità -
sarebbe come dire al vento
dove deve abitare.

Id: 33085 Data: 14/06/2015 17:35:41

*

Oggi

Il gelsomino era quasi rinsecchito

nonostante l’acqua che gli davo -

forse si sentiva come me

quando nonostante tutto il tutto

che ricevo

non mi trovo e sento

di non essere nessuno

né di poter dire o fare nulla che non sia

meno di nulla -

questa mattina mi sono accorta

che ha gettato un ramo sottile come un filo

solo uno

verso l’alto

e minuscole foglie come parole

non ancora dette

sono anche le mie

oggi


Id: 33065 Data: 13/06/2015 11:44:56

*

Magia del tempo ancora da annunciare

Turner, Alba, con una barca tra i promontori - 1835-40. Olio su tela

 

 

Quel disperdersi di sé lungo la strada

come una teoria di cieli senza fine

o deserti spazi d'aria in cattedrali,

nicchie con affreschi ormai dimenticati

dov'è improvviso voltarsi e ritornare

un giorno di incertezza tra ombra e sole

 

è immergersi in stato di torpore

tra le fatate inebrianti pagine

del libro che non hai dimenticato,

la voce che ritorna in altra voce

e sembra di un tempo già vissuto

eppure infinito il suo annunciare.


Id: 33053 Data: 12/06/2015 17:38:48

*

Com’è forte tutto intorno il cinguettío

 

Leggevo per potermi appartenere 

e sentirmi in me pesare un po' di meno,

fino a perdere sostanza di quel bene e di quel male

che in momenti senza fine

mi costringe a duro nodo di passioni

in sé svuotate di sostanza

e addolorando

ancora stringe.

 

Ayin (in ebraico : אַיִן? , trad. nulla, correlato a Ain-non) è un importante concetto della Cabala  e della filosofia chassidica . È in opposizione al termine Yesh (qualcosa/esistenza/essere/è). Secondo gli insegnamenti cabalistici, prima che l'universo fosse creato esisteva solo Ayin, e la prima Sephirah manifesta (emanazione divina), Chokhmah (saggezza), viene in essere da Ayin.  In questo contesto, la Sephirah Keter , la Volontà Divina, è intermediaria tra l'Infinità Divina (Ein Sof) e Chokhmahoiché. Keter è una rivelazione suprema di Ohr Ein Sof (Luce Infinita). Transcendendo le Sephirot manifeste, ne viene a volte esclusa per la sua immensa intensità. Ayin è strettamente associato a Ein Sof in ebraico : אין סוף? , che viene considerato come il Divino  prima della Sua automanifestazione nella creazione dei reami spirituali e fisici, singola unità Infinita oltre qualsiasi descrizione o limitazione. Dalla prospettiva dei reami creati emanati, la Creazione  avviene esh me-Ayin (Essere dal Nulla). Dalla prospettiva Divina, la Creazione avviene Ayin me-Yesh (Nulla dall'Essere), poiché solo Dio possiede esistenza assoluta; la Creazione è dipendente dal flusso continuo  della vitalità Divina ...

 

com' è forte tutto intorno il cinguettío ...

 

« Tua, Signore, è la grandezza (Ghedullah), la potenza (Ghevurah), la bellezza (Tiferet), la vittoria (Nezakh) e la maestà (Hod), perché tutto (Kol - appellativo di Yessod), nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno (Mamlachah - altro nome di Malkhut); tu sei colui che ti innalzi come testa (Ro'sh - le tre Sefirot superiori) su ogni cosa. (1Cron,29,11) »

 

 

 

 


Id: 33004 Data: 10/06/2015 10:35:29

*

Tenzone - *Sonet* trompeur

E nonostante il vento suoni ovunque
come filo d'erba che tra dita
affusolate e chiare ma comunque
vibranti come pagina ingiallita

che in sé trattiene mondi inesplorati
e in cerchi allontanandoli da un centro
li soffia in soffioni sì soffiati
ma sempre mantenendosi al di dentro,

noi tutti amici cari qui scorriamo
come semi gettati in una terra
da un'immensa e sconosciuta mano.

Per quanto sia acerba nostra guerra -
diverso respirare che facciamo -
qui dico: a stesso suono apparteniamo.


Id: 32954 Data: 07/06/2015 15:40:45

*

Vuoto nel vento

Oggi

Andare

Tutto e niente

Senza

Come nessuno

Vuoto nel vento  

Si solleva

Non sa

Dove

 


Id: 32948 Data: 07/06/2015 11:13:44

*

Con accurati glifi

- Com'eri buffo tu papà
con quel veletto kitsch buttato addosso
nell'ultimo ristretto spazio
offrendo una visione
di opaca e appena sbieca,
ironica eleganza -
giusto perché era stato tutto quanto all'improvviso -
alzato e riseduto (ricaduto) troppo in fretta
al ristorante tra le braccia della zia -
come una pietà che all'incenso
preferisca sorridendo
il fumo ancora caldo dei tortellini -
e dicono che come si è vissuti
così poi ci è dato in destino di morire -
viaggiando nel tuo caso -
tu che borghesemente sempre in fuga
poi restavi -
pietà per tutti noi
spaventosamente così ipocriti
e pur sempre incondizionatamente
fragili -
con i vestiti cuciti addosso
dal tuo fratello silenziosamente amato
sarto
che nel centro di Bologna
per troppa ingenua vanità
firmando le cambiali altrui
era l'unico inquilino affittuario del palazzo -
andavi e ritornavi dai tuoi viaggi
incollati a una qualunque scusa
anziano e segretamente stanco -
l'odore confortevole di un cachemire
in spirali d'aria
e trousse di vecchio cuoio
e lana e seta per partire,
aromi ingialliti di un estremo libro
e tutto un vivere che ho fatto,
con accurati glifi,
inutilmente mio -








Id: 32914 Data: 05/06/2015 16:44:54

*

In bacio d’alfabeto

Cosa puoi fare tu se non tacere -
la fiaba era attaccare figurine
con la colla
e Aurora profezia di un torpore
per rimanere in vita -
o almeno di un'attesa di morire
sognando
un libro che dal fondo riemergesse
in bacio d'alfabeto
con storie di altri cieli, di altre stelle.





Id: 32904 Data: 05/06/2015 07:26:57

*

Credo

« Non sapete che giudicheremo gli angeli? »
I Corinti, 6,3

Credo
che siamo Adam,
uomini e donne.
Tutti -
ognuno di noi, uomo e donna.
Finché il femminile non verrà integrato,
finché si leggeranno i libri sacri
solo in superficie
si continuerà a non sapere nulla
del femminile,
si continuerà a non riconoscere
gli « animali »
che dobbiamo « dominare » -
le nostre profondità.
Si continuerà a parlare di Dio -
o comunque lo vogliamo chiamare
con uno dei suoi infiniti nomi -
non comprendendo che gli Elohim
sono proiezioni,
che la verginità è ascolto.
Credo
che in potenza siamo dei.
Che Dio è nostra meta
e per ognuno -
uomo o donna -
metà da sposare.
Credo
che Myriam siamo tutti noi
quando ci apriamo alla verginità
dell'ascolto
e non ci dichiariamo guerre di ogni sorta.
Solo, aprirsi all'ascolto.
Credo
che le donne
picchiate,
velate,
uccise,
massacrate,
violentate,
malmenate,
offese,
insultate,
tradite,
inascoltate,
fraintese,
avvelenate
da un maschile senza il femminile -
dunque anche da altre donne incomplete -
non sono altro che il disvelamento tragico
di un errore.
Credo
che quando la smetteremo
di essere uomini e donne
in esilio da noi stessi -
uomini e donne
senza il femminile -
ma ci metteremo in cammino
per arrivare a essere frutto
di conoscenza e vita
pronto per la gioia -

allora saremo
anche noi
Terra finalmente fecondata,
Adamo felice,
allora saremo
in Dio -
allora saremo Dio.

Id: 32878 Data: 03/06/2015 18:41:47

*

Una breccia

Il mio uomo è la mia casa,
i palmi delle mani pavimento
per non farmi cadere,
gli occhi lampade nel buio
per non farmi inciampare,
i piedi fondamenta
per non farmi crollare,
la testa solido soffitto
per non farmi impazzire,
il suo amore lucernario
se in me è notte
e non rischiara.
Il mio uomo è la mia casa
e quando ha freddo e trema
gli prendo le mani
gli bacio gli occhi
gli accarezzo i piedi
gli proteggo la testa
come l'inquilino
che da una breccia nel muro
di colpo ne sa la fragilità.






Id: 32846 Data: 02/06/2015 13:51:31

*

Piccolo Mantra Demenziale del Destino

e mi sono detta che

il destino è


Id: 32829 Data: 01/06/2015 11:05:03

*

Di una bellezza

 

Scoppiano in canto becchi sui rami

grida di ragazzi

araldi di invincibile luce


Id: 32807 Data: 31/05/2015 10:24:43

*

Gli oggetti celesti

Quando l'ora è un buco che inghiotte -
buco nero deserto di stelle,
di una luce qualunque che illumini
e svegli -
ecco un cielo confuso che vomita azzurro
sulla terra crollata in se stessa.
Senza ali né corna né coda,
senza mani né voce né piedi -
il sestante ha perduto gli oggetti celesti.
Arcipelaghi furono alghe
di futuri passati e tornati domani
sul riflesso di mari obliqui, lontani.

Id: 32609 Data: 22/05/2015 19:55:16

*

E sento venire qualcosa

E senti venire qualcosa

che ha senso soltanto col tutto

di mondi nascosti ancora per quanto -

da altro, da altri, da altrove da qui

e intanto

qualcuno sapeva di stelle, di altro, di altri,

di altrove e di qui

 

Si provano parti, si recita in scene a soggetto

con sfondi trompe l'œil su pareti di carta

per dire in frasi spezzate

di altro, di altri, di altrove -

e viene qualcosa che ha senso

che è tutto.

 

 


Id: 32530 Data: 19/05/2015 00:44:22

*

Al confine

 

Sfaldarsi .

 

Allora comincia la lotta sul ciglio del giorno

e  l’angelo è il diavolo e mente e non sa

dove iniziano strade o altri percorsi

interrotti

da passi all’indietro, dispersi.

Il volto una maschera vuota,

calco di un sé manovrato da fili

alieni -

in scena una gioia che viene davvero,

sul tardi,

nascosta agli sguardi o a luci più forti -

ofelia

distesa tra fiori notturni.

 

 

 


Id: 32407 Data: 11/05/2015 08:24:00

*

Vi odio vi amo

Cadavere vivo e sporgente sulle vostre
facce insolenti
che credono di fottermi con l’assenza
di un qualsiasi pur minimo infingardo interesse
buttata come un guanto di sfida
sulla faccia spenta
da dove una voce incerta
dissanguata
grida nel deserto di corpi orizzontalmente sovrapposti
semiaddormentati
parole senza ormai più un senso
di andata o ritorno
alla fermata dove siete scesi
solo per un attimo
giusto il tempo di una bevuta e un mozzicone
di sigaretta passata di saliva in saliva
(dopo aver fatto sesso, immagino, su divani umidi
arrotolati al ritmo blu
di un cantautore strafatto di fumo
e notti d’amore in angoli furiosi
di strade
senza mai mettere un punto
o un qualunque altro segno di riconoscimento
che resti)
resto a dire parole come involucri di semi
gettati nel vento vorticoso delle vostre teste
già andate altrove
dove non si prevedono ideogrammi o sguardi
appoggiati come gru su templi di carta
ma suole
che tracciano storie nell’aria della sera che svanisce
con voi non si sa dove
e in quali pensieri ubriachi di luna
così
voi liberi voi primitivi voi della poesia bruta fottetevi
io resto
vi guardo vivere respiri gonfi di meraviglia
i corpi inconsapevoli aperti
a tutto l’asfalto l’erba la furia cieca la dolcezza inconsulta del mondo
aperti a questo cielo che non cambia
che è anche il mio
io resto e vi guardo cadavere vivo e sporgente sulle vostre
insolenti facce
spermatiche di meraviglia

vi odio vi amo





Id: 32310 Data: 06/05/2015 07:37:06

*

Ma tutto quel lontano era azzurrarsi

Se dirsi è possibile dai bordi
ancora
ma come fosse adesso -
quel passo è solo ridere
al tuo mattino incauto

e piove oltre la linea
di consonanti asciutte,
zolle che rincorrevi
mentre scendeva sera.

La voce dal balcone
chiamava
e tu sapevi solo
il battito del cuore
- tornare, tardi, tardi, ritornare -
ma tutto quel lontano era azzurrarsi,
era l'estate in te, eri l'estate.














Id: 32241 Data: 02/05/2015 09:23:41

*

Tau

Mi tocco in fondo i piedi -
le mani
una conchiglia aperta verso il mare.
Inizio e fine di me stessa
le aste
distese verso l'alba che tramonta.
Qualcuno
si era separato da se stesso -
discende e poi risale
negli alberi che fanno nido al nido
nell'utero di sangue di ogni donna -
annuncia
l'attesa muta e senza tempo
del mondo a ultimarsi
in tutto dio.

~ Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dalla fonte dell'acqua della vita ~

Id: 32212 Data: 30/04/2015 12:47:04

*

Voi che ancora taciti

Voi che ancora taciti
parlate
mentre guidando sono ancora
lì dove restano le voci
e chiedo
a un dio pietoso nell'ascolto
su quale strada
raggiungervi -
siete nelle mie mani
e dietro gli occhi non più miei -
nel tempo ancora.

Id: 32079 Data: 22/04/2015 12:47:23

*

Aseneth

         Beato Angelico - Noli me tangere, 1438-1440                     Mark Rothko - Untitled, 1950

 

Un dito a indicare non qui,

come in sogno ronzii,

pensieri sciamati lontano.

Vedi, vedi, vedi ...

di ali un indizio,

negli ori ecco sì, liquefatti,

spalmati su sfondi dipinti per dire che

no,

non c'è niente di falso

o di vero.

Lo sfondo era finto,

e noli me tangere.

Ecco, impronte - ma vere -

andare per orme anche quando

non vedi.

E c'era una volta sfumata di re,

di bambini.

Non sono, non sono!

La voce è più in alto -

le nuvole a dire un indugio,

un intanto.

La donna era un uomo?

E chi sorrideva da dietro il sipario?

Era morto, era vivo?

Was it a vision or a waking dream?


Id: 31874 Data: 10/04/2015 20:24:00

*

Icona

 

Dì: Egli, Dio, è uno, Dio, l'Eterno. Non generò né fu generato e nessuno Gli è pari.

Corano, Sura CXII - al-Ikhlāṣ o del culto sincero

 

È uno -

io è.

Non generò -

è parti di sé.

Nessuno gli è pari -

in tutto è.

È me

altro da me

fa vuoto

da grembo

immenso

di sé

a grembo

di me.

E io

nel volto

che vive

che trema

nel vento

guardo

l'icona

la traccia

dell'Uno

nascosto

che trema

che vive

nel vento

nel volto

di me.


Id: 31806 Data: 07/04/2015 19:55:50

*

Ore spelonche - controcanto

Salvador Dalì - Il sogno

 

Sono rimasti pochi spiccioli in tasca,
- spicciola poco la tasca,
Pochi anni a venire e ormai infecondi.
- poco infecondo venire.
Non si aprono persiane al mattino,
- non apre mattino,
Non vi sono più cieli di giugno
- non cieli non giugno mai più
In cui smarrirsi con l'occhio a guardare.
- smarrirsi, guardare.

Tutto soggiace alla legge del tempo
- tempo un giacere di tutto
E alla crudele verità del futuro:
- vero futuro crudele

Se all'alba della carne trovavi un'alcova
- alba di carne in alcova
E alla mente la luce delle idee,
- mente di luce le idee


Queste sono le ore spelonche,
- ora spelonche le ore,
Le ore degli antri al pensiero,
- antri di orante pensiero,
Degli eremi o delle ascetiche nicchie
- asceti o nicchie eremite
Per conviviali parole scambiate
- convivi scambiati a parole
In un giro di frasi e spaghetti.
- spaghetti girati di frasi.





Id: 31744 Data: 03/04/2015 10:09:49

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Haiku

Mi sento vecchia -
negli occhi dei ragazzi
fa primavera

Id: 31704 Data: 31/03/2015 18:07:36

*

Haiku

Sul prato giocano
ragazzi nel mattino -
mi volto indietro

Id: 31703 Data: 31/03/2015 17:36:44

*

Girouette

 

Calpesteremo Roma, lievi,

come assopiti -

e trasparenti.

Trascorreremo aspersi d'aria

tra polverosi fiumi e sogni -

ritroveremo il sole.

 

Salire oltre la luce

di croci segnavento,

fin dove solitario

il cielo.

 

 

 

 


Id: 31661 Data: 29/03/2015 12:31:39

*

Un quadro azzurro

Un quadro azzurro,
strati su strati d'olio -
e limpido in trasparenza il mare.
Ho pianto di lucente amore.

Id: 31630 Data: 27/03/2015 15:55:45

*

Laudario 3 - O Tu, che illumini panchine

Dove siete, adesso che il mare grida

estate! è l'ora blu di camminare

sopra le vostre acque, su, salpare!

Qui sulla riva vaga ondulante

il vento

e scompigliando arruffa 

ogni pensiero.

E vi trattengo in me,

mio seme inaridito, mia origine

salmastra, mia voce di risacca.

Verde nel verde fai la sera calma,

o Tu, che illumini panchine.

 


Id: 31590 Data: 25/03/2015 20:56:29

*

Laudario 2 - Eri come la capanna di legno

Eri  come la capanna di legno nel fitto del bosco - 

buia -

da chiome d’alberi abbracciata.

Marcivi piano umido fiore,

alla notte aggrovigliata.

Finché un vento più forte ti ha sferzata -

e ininterrottamente pioggia.

Cedevi

su cardini dolenti nello schianto  -

dischiusa.

E il mio passo di lepre

sul silenzio.


Id: 31537 Data: 23/03/2015 13:07:21

*

Laudario 1 - bit

Asana del saluto o lauda mattutina
lo spargersi d'aroma di caffè -
sollevano le dita pellegrine
per l'amen del giorno che si fa.  

Fanciulli leggevamo Topolino, odore di carta,
mescalina di  strenne di Natale patinate -
la gioia di sentirci tutti lì.  

E scorgi in una folla il Padre e il Figlio,
tra volti indistinguibili e buildings,
big markets di iphones, warehouses di iPads -
il come il quando il dove suonati in music stores -
l'incontro avverrà/non avverrà.  

Forse nei mudra inquieti delle mani
la cifra del sigillo, o su tastiere -
si lanciano i dadi tra le canne:
signori libertini, faites vos jeux,
si punta tutto sull'immortalità.  

Id: 31520 Data: 22/03/2015 16:21:07

*

Frottola

La frottola è una forma musicale polifonica a quattro voci.

 

A me mi piace di stravaccarmi,

oziare in lunghi  e profondi Aaah.

Strofino i piedi l'un contro l’altro,

e li massaggio in libertà.

 

Ma arriva Sigmund con la sua pipa  -

perché è così lunga, e chi lo sa?

Achtung! esclama, poi: Sostituzione!

Ma intanto Gustav con la sua pipa -

è meno lunga, chissà perché?  -

mi  dice maga di un’alchimia,

tra luce e ombra individuazione,

piccolo Sé in grande O - Oooh,

e così via per lunga via,

via d'un cammino peregrinoso.

 

C’era una foglia e stretta la via,

cruna dell’ago pur che tu sia,

niente problema visse felice

tra le molliche dei sette nani,

mentre Aurora e Biancaneve

fanno uno scambio con le scarpine.

 

E arriva Sigmund con storie di piedi,

che zoppicando in calzini neri

mi dice: entra nella mia storia!

Ma per fortuna Gustav è qui,

torna da solo da un lungo viaggio,

le vecchie scarpe son dentro la stiva.

 

A me ricorda un primo amore

che non ho avuto ma adesso c’è.

A me mi piace di stravaccarmi,

oziare in lunghi e profondi Aaah.

 

 

 

 

 


Id: 31354 Data: 14/03/2015 18:43:31

*

Come la roccia piccola

Dire la gente stupida è un azzardo -
e io?
Stanca di madonne
con un dio immobile nel grembo -
gesso duro o pietra o legno:
prospettiva sterile di fughe.
La carne invece sanguina di vita.
Sì, partorito ogni momento un dio
nel mondo, non sa più per cosa -
salvarci, tra strade sempre in fuga
e parole d'uso, sempre quelle?
Oppure dirci: eccomi! non nel brutto gioco -
puntare sopra un legno, nient'altro che morire,
nascondermi tra muri di a dopo -
ma in solchi dove ciuffi d'erba
gareggiano con templi tra rovine.
Credi meno creatura l'albero?
O quando guardi le montagne in alto,
non vedi come sta la roccia piccola
alla più grande in grembo? Unite
come madre a figlia, come quando sai
senza parole il tuo respiro in tutto -
e tu sei tutto quello.





Id: 31255 Data: 12/03/2015 17:30:42

*

Nel fuligginoso arrivo della sera

I due ragazzi parlano sul molo
tra il cielo e il vento
spingendo le biciclette con una sola mano -
le parole si confondono
con le strida luminose dei gabbiani.
Spingono le biciclette con una mano sola
tornando a casa lungo il molo -
le voci e le strida dei gabbiani
indugiano nell'aria
fino al lento abbassarsi del cielo
nel fuligginoso arrivo della sera.


Id: 31056 Data: 06/03/2015 15:12:48

*

I nomi altalenanti delle cose

Dicevano ogni volta: finalmente -
nel senso di un arrivo
o di partenze -
la strada luccicava della pioggia,
le gocce già gravide
di sole.
Entravano nei templi, in moschee -
o dentro chiese -
il sole luccicava sulla strada
i raggi già gravidi
di gocce.



Id: 30704 Data: 21/02/2015 15:40:27

*

per vesti abbellite di pochezza

ho tolto le maiuscole di me
per vesti abbellite di pochezza -
e sciolto la parola che mi dice
dai lacci troppo stretti di una storia

resto al riparo del silenzio
come chi, appena sveglio,
non vede che di bianco il mondo fuori -
e tutto è alfabeto della neve.

Id: 30542 Data: 15/02/2015 10:17:01

*

Dove sempre il mare

Tutto quello che c'è mi tira per la giacchetta -
la tv di pomeriggio
con le sue tante pixelfacce,
la strada che mi scorre sotto la mattina
mentre rotola il motore
e gli occhi di rondinella
curvano dove sempre il mare.
Se la sera mi capita una tavolata
di cibo di facce e di parole
tutto quello che c'è mi tira per la giacchetta:
ci provo a dire sì di fronte no di fianco e così così -
gli occhi rondinella
curvano dove sempre il mare.



Id: 30374 Data: 07/02/2015 16:52:24

*

Le voci incaute delle donne

In un buio precipitando
come di colpo addormentati
immemori del mezzogiorno che consola
gesù infreddoliti dopo rosari di deserti
nella città dispersa che confonde

oltre i confini del di qui
in un altrove improvvisamente ...

Non immaginare per le strade altri riflessi
da uno sguardo
o memorie ai sensi involontarie -
et tout d'un coup ... di pifferai ingannatori -
rimani con le cose inanimate
che guardano con occhi d'innocenza,
battezza a ogni passo te che nasci,
ascolta in un caffè le voci incaute delle donne
come Agostino fece coi bambini su quel prato
- prendi e leggi in un cantando -

Convertiti al presente
al Dio che ti risponde nell'ascolto
al Dio che se lo chiami ecco che è.






Id: 30237 Data: 03/02/2015 10:35:35

*

aion della pozzanghera

dove lecca la pozzanghera è giordano
è rito che si compie fino al punto
che indica il pontefice a similprofetessa
il viaggio necessitava di un abbassamento
necessita di un abbassamento
fino a toccare terra con il naso
e ridere senza più freni di se stessa
ora che il vento ha incurvato la canna
libera la pelle e la mente dalle scaglie
non ha più bisogno di un bastone da passeggio
quando l'aion è leccare la pozzanghera

lui è un bambino che gioca come un bambino
e sposta le figure sul tavoliere
il regno è di un bambino

eraclito

Id: 30140 Data: 29/01/2015 14:17:43

*

Jihād delle correnti

E mi sono detta:

unici segnali noi stessi

quando il flusso verticale ci trasporta

lungo le acque fonde dei ricordi.

Ci abbracciamo stretti agli scomparsi

non più morti, sopraggiunti

come una querelle di stormi in disorientamento

aggrappata al cuore.

Leggero poi lo svincolarci dal dolore,

resistendo,

raccontarci altri mattini di chiarori,

convalescenze di bambini

ancora e ancora pronti per giocare.

 

 

 

 

 

 

 


Id: 30025 Data: 24/01/2015 11:52:30

*

22 gennaio

Così fu per chi non venne
quando chiamo -
fu Linda senza nome,
mio niente senza fiori
fin dall'inizio fine.
E canto sempre senza voce
come chi sa impastando un pane
che non verrà nessuno.

Id: 30002 Data: 23/01/2015 07:00:19

*

come stanno appoggiati ai rami

mi capita di guardare i nidi sugli alberi
come stanno appoggiati ai rami
senza peso
e penso che è una parabola
per dirmi di arrendermi




Id: 29864 Data: 16/01/2015 16:24:50

*

Come quando si tace

 

come quando si tace

senza sapere cosa fare

cosa dire

se non abbassare gli occhi

su mani inerti

mi alzo

vado per strada

guardo la gente che si muove

senza sapere dove andare

cosa dire

se non abbassare gli occhi

su mani inerti

come quando si tace


Id: 29757 Data: 10/01/2015 18:08:54

*

La giusta ombra degli alberi

Quello che hai messo a posto nelle stanze
rimane nel tuo stesso sguardo quieto -
la giusta ombra degli alberi in un viale,
se cammini piano,
sa stare al passo con la luce
e verso il fondo
si dispone senza sforzo
in un istante sempre atteso
di completezza che il silenzio nutre e appaga.
Allora senti di ogni oggetto il suo ritorno,
l'appartenenza a un improvviso
che non è tempo e non è forma -
solo restare in una pace
dove ritrovi il senso e il filo di una storia.










Id: 29675 Data: 05/01/2015 17:28:14

*

Moi est un autre

Rimbaud sfavilla tra i denti
di un carne scura
alle casse del supermercato -
due soldi, attesa d'asfalto
in luce che incrina gli addobbi.
Trionfa nei volti dei vinti la storia,
sorride ai carrelli -
all'uscita.
Mosè dalla cesta arriva al confine,
si ferma.
Parola impossibile,
taci.







Id: 29606 Data: 01/01/2015 09:47:17

*

Al Bar Monastero

Escher -Belvedere – 1958 – litografia

 

E fosse pure per sognare il vero

tra nubi

di volto in volto il mio

e carta già cosparsa d’acqua.

Specchiare

leggende immerse in acquerelli -

e l’anima in tempesta

salpare.

 

 


Id: 29587 Data: 30/12/2014 15:55:28

*

In dubio pro rea

MAN RAY. Nero e bianco, 1926

 

Sono di bocca buona -

prendo tutto per aristocratico,

fatti i conti, alla fine, lo è, lo siamo.

:

- la frase “Keep calm and carry on” come filosofia del profondo 

con  il corollario semantico

delle Queen’s  Guards e l’aria di Londra così speciale

girovaga nella mia stanza;

- Dostoevskij fastidiosamente difficile da scrivere eppure

metronomo di momenti più reali del reale,

solitari nel pulviscolo errabondo dei pensieri,

vertigine di nebbia dopo il salto;

- o anche: il supermercato in cui perdersi e perdere pensieri  

senza poter fare a meno, certe volte,

di piangere dietro tristi metafisici scaffali -

memento mori per troppo accumulare;

- e infine: certe sere difficili

dove si perde il filo di tutto e si aspetta che passi,

tramortiti da mancanza.

Per necessità di significati più ampi, anche se non più certi,

considero tutto,

cerco se non segni almeno coincidenze,

per arrivare imparziale a uno.

E mi dico: se ci sono,

forse è una prova dell’esistenza di Dio.

In dubio pro rea.

 

 

 

Ma allora cos’ è l’ uomo? «L’ uomo non è un essere effimero, preda del tempo e del nulla, più o meno raggiunto dalla grazia di un Dio o di un Salvatore, ma è il luogo eterno che accoglie la Terra. O, per dirla in breve, l’ essenza dell’ uomo è l’ apparire eterno degli eterni». E la morte? «La morte appartiene alla manifestazione degli eterni; è un evento interno a tale manifestazione. Essa non ci travolge, ma è una parte del nostro esistere. È una condizione necessaria della felicità. Noi siamo destinati alla felicità, cioè alla Gioia, che è l’ oltrepassamento di tutte le contraddizioni e non un premio concesso a chi avrebbe usato “bene” la propria “volontà libera”. È necessità. È inevitabile che, dopo il tramonto della Terra isolata dalla verità – e dunque dopo il tramonto della vita e della morte, della volontà e dell’ abulia – l’ uomo sia felice.

Corriere della Sera, Pagina 35 - dall' intervista di Armando Torno a Emanuele Severino - 12 dicembre 2001

 

 

 

 

 


Id: 29548 Data: 28/12/2014 15:46:24

*

In hall di silenzio

Lavacro
sentirsi più prossimi al pane -
spezzare parole
discosti
in hall di silenzio -
palmarès di campioni
di niente
in fondo a un cestino.
Con mano sinistra ultimare
le cose - mosè balbuzienti
per dire confini,
promessa
di un male minore.
Poi, forse,
far sacra la neve,
ancora.





Id: 29491 Data: 25/12/2014 18:25:10

*

La stella di carta

La stella di carta
con dentro una luce
accoglie chi entra.
Oscilla
di tutti i natali,
di morti e di vita -
del tutto che tace.
Risplende
la sera.







Id: 29402 Data: 19/12/2014 15:54:54

*

Epoché - Messa in parentesi

La signora col cappotto grigio
esce dal vicolo
dove abitava col marito e con la figlia -
ora soltanto con la figlia
del resto quasi sempre in viaggio.
Solo più pallida la fronte,
un cenno di gonfiore sotto gli occhi,
va con passi lenti lungo la ferrovia
nel gelo dell'inverno.
E cresce il lungo stelo dell'affanno
sull'ora opaca dello sguardo.
Tardi - se fischia il treno delle cinque
e in noi è cambiato tutto.
Nessuno crederebbe ai nostri occhi,
al cielo che non smette di arrivare.





Id: 29295 Data: 12/12/2014 19:00:25

*

Philotes

Un tronco due ali
icaro sbieco
ammiccare intorno.
Vagare fin dove
lo sguardo.
Dintorni di nebbia
e sponde
se luce del giorno.
Varco su stelle
travolti
oltre i volti.








Id: 29022 Data: 27/11/2014 17:55:56

*

Et comme une reine je m’en irai

Soffusa
di luce circolare,
piumette di brocante
e paccottiglia -
satellite disperso
intorno al mondo -
dormendo me ne andrò,
quando germoglia
in sogno tutto,
e tutto ancora attende.

(dal Diario di una borderline)

Id: 28986 Data: 26/11/2014 15:31:01

*

Ormai non leggo più tanto

Ormai l'odore -
come di chi coprendo miei timori
mi abbracciava un tempo -
fiuto nell'aria.
E tornano le voci
da stanze colme -
parole e vento nelle fronde.
Basta
questa reminiscenza
da sicuro tronco,
legno dove mi appoggio,
sento e sono -
in sogno.



Id: 28955 Data: 25/11/2014 16:07:51

*

In suso

E la parola fu, scolpendo,
vita e morte -
ma delle cose l'angelo
scovato in stanze ultime di me
mi scorticava assenza -
il cielo brulicante
mi pulsava dentro, intenso,
e penetrava gioia con paura
come la prima volta un sesso -
quando confusamente agli occhi
il mondo intorno gira
e sai di appartenere a un dio.







Id: 28693 Data: 15/11/2014 11:32:10

*

Logans

Loghiamo con logo legante,
leghiamoci in elogante,
con eloganza di logo legante
loghiamo, noi loghi loganti!

Id: 28668 Data: 14/11/2014 10:48:21

*

Haiku dello smarrirsi

Se non mi trovo
sono da un'altra parte:
la porta è aperta.

Id: 28658 Data: 13/11/2014 22:36:31

*

Senza alcun senso eppure

Minuzia e sia dibatterci, se dio
solo invenzione - e sia minuzia ancora
il suo planarci sopra come un falco
cieco che un grido getta nel novembre
ammutolito di castagne e vino -
agli infreddoliti consolazione
e pausa sulla piazza che il frastuono
lusinga confondendo, poi acquieta -
senza alcun senso eppure un sorriso
apre la bocca chiusa del portale
dove bambini in grappolo mormorano
candore e legno, in fondo e intorno - legno.







Id: 28562 Data: 09/11/2014 19:46:54

*

Dio, sì Dio

Dio, sì Dio,
questo nascosto - e crudeltà
per noi che non sappiamo
del vento che il mutare -
e poco altro.
Uscire
su strade dove vaga
la luce nel suo scivolare
dolcissimo nel buio.
Sorridere
sostando sotto gli alberi
d'autunno -
così, come già spogli.

Id: 28384 Data: 01/11/2014 12:12:36

*

A quella che nel ciel india

Con autunnale ritmo delle suole
scandisco il tempo che separa
lo zigzagare del mio tempo breve
tra mattonelle e sconnessure
dal tuo leggero essere altrove - dove
non so - ormai in infinita eco
di porte chiuse su deserte stanze,
per sempre mute
se ha perso o nascondeva le sue chiavi
chi ora in fuga più non ci non risponde.
Solo sostare, in piedi, sulla soglia
serrata e silenziosa,
lo sguardo che percorre già le scale -
uscire dal portone nell'opaca
e polverosa luce
su strade già percorse dalle suole.

A Serenella.

Id: 28382 Data: 01/11/2014 10:40:44

*

Io non dispero, Amina

Luna - Paul Klee

 

Io non dispero, Amina,

di quell’ abbraccio che renda a me

me stessa e di me ancora tutto al tutto -

dove non pena né forse quella gioia

che dai viventi è ritenuta tale

per non sapere né potere altro,

trascorra più, ma come il vento

sia fatta libera ogni cosa e nuova.

No non dispero, ma non so altro

che questo corpo mio d’attesa

e il palpitare suo nel tempo

della veglia - a profetare sogni.

E vedo sorgere tramonti

da grembi d’albe che amavamo -

forse non abbastanza, ma è natura -

le mani come rami

protesi verso cieli muti

a tessere coi fili della la luce

un nido per la notte, gli occhi chiusi.

 


Id: 28268 Data: 27/10/2014 13:19:11

*

Il giorno del mercato

John Constable - Nuvole

 

Sotto le nuvole al mercato,

vita di stracci colorati al vento -

sfilacci, 

stendardi logorati dall'oblio -

unica onda voci

incatenate in cori

dove s'impiglia l'ora alta 

e trilla la sua nota acuta

a farsi grido come un abbaiare

di cani colti dall'inaspettato -

toccare poi il Re più basso,

latrare assorto e cupo

che la comune attesa non appaga.

Ma senza suono errano le nuvole

con sguardi vaporosi e vaghi 

sull'inquieto affaccendarsi,

iridescente strascico

dello sbadiglio eterno.

Sorridono, pastore senza meta,

senza pietà né biasimo,

che nulla sanno -

sorridono - e vanno.


Id: 28242 Data: 26/10/2014 08:02:42

*

Da finestre strette

 

 

Mi prendo per mano e mi porto da me stessa

come chi, credendo poco,

s'avvicina al portale di una chiesa.

All'entrata da finestre strette poca luce,

opacatamente tutto intorno vaga.

Ma lungo la navata e sempre più vicino al mio,

il volto di un altro interpellando

mi rispecchia e chiama - sono io?

 

(a Fiammetta, amica della mia anima)


Id: 28033 Data: 15/10/2014 16:25:43

*

Intanto vanno e vengono ragazzi

Intanto vanno e vengono ragazzi
su selciati di orme vaghe, impronte
di morti un tempo indolentemente accorti
nelle pause tra un pensiero e l'altro
mentre entro il calco di un racconto
stampavano con spenta negligenza
sentinelle di inadeguati passi.
Ma, schizzando pioggia e fango dalle scarpe
nella corsa irriverente come il fiore
che lacerati i semi si affaccia in un bagliore,
intanto vanno e vengono ragazzi
tra corridoi e strade, bar affollati e case
con portoni che non si assomigliano
se non per quell'entrarvi già scappando -
finché non metteranno il piede sopra un'orma.
Sorpresi nell'inciampo lì si volteranno,
non per tornare -
per sapere di essere già stati.






Id: 27892 Data: 09/10/2014 09:33:39

*

Come l’albero spogliandomi non chiedo

Come l'albero spogliandomi non chiedo
altri rami a far sostare chi passando
si annidi fino al prossimo giaciglio.
Non voglio altro volere, altra speranza -
il vento, solo il vento,
fin dove mi sia sconfinamento
tra me e me stessa vagare in altro tempo -
inverno di candore che ricopra
ferite in terra brulla, fenditure,
vulcani ormai ghiacciati di parole -
il sole che si è spento dentro - il sole.








Id: 27653 Data: 27/09/2014 19:23:22

*

Per ora

Il respiro non nomina le cose -
le copre di una nebbia chiara -
e tutto spera.

Id: 27642 Data: 26/09/2014 19:08:35

*

Ancora

Con le palpebre sulle labbra,
come fossi il mare -
nei flutti,
nei residui sulla riva,
relitti di noi nudi.
Niente è inutile o perduto:
tutto in me,
fosse silenzio,
ancora.

Id: 27513 Data: 19/09/2014 17:46:55

*

En amateur

Alice attraverso lo specchio, illustrazione originale di John Tenniel

 

Quando  improvviso un tempo  profondo  

ti parla una voce d’amore,

ovunque ne cerchi la bocca -

stanze più ampie abitate dal vento

dove solcare fuggendo la sera

con passi all'indietro, in un tango.

En amateur.

 

Alice si ferma,

il Coniglio indietreggia,

le ore rinascono ai fiori

e il prato ha il sorriso del Gatto -

fialette distillano ore

per crescere diminuendo -

da dietro lo specchio  

un tempo di pendola furba

ormai  non batte più il tempo.

 

 

 


Id: 27402 Data: 13/09/2014 19:26:27

*

Metodo dell’immanenza

Metto sul fuoco l'acqua
finché quasi non bolle.
Getto a poco a poco la farina gialla.
Giro col mestolo finché la farina gialla
non assorba tutta l'acqua.
Aggiungo poi un pizzico di sale.
Giro ancora - piano.
Aspetto.

Sei qui,
da una distanza che non colmano i miei occhi.
È mia la mano o tua?
Mi arriva la tua voce.
Rimani.
Ricordi il nostro riso,
il cinema di pomeriggio con i dobus adocchiati
già da una distanza
dietro il vetro della pasticceria
e i film vietati ai minori
(dicevamo che avevo già quattordicianni )
e quegli inverni tuoi feroci e struggenti?
È mia o tua la voce?
Ancora ridi,
sorridi come un'imperatrice e piangi -
di quel tuo pianto ironico e assoluto
che ancora mi spaventa.

E sei,
ma nello stesso tempo un'altra -
quella degli autori americani e del barone di Charlus -
intanto l'eterna sigaretta in bocca -
a girare la polenta.
Sì, anche il mio cucinino è troppo stretto,
e sì, anch'io sognavo di essere la castellana
di un irraggiungibile castello.
Ne sorrido adesso.
Non sono più arrabbiata.
Sei stata molto amata e non te n'eri accorta.
Nench'io.
Stiamo bene qui noi due,
in questo spazio angusto
da dove ti parlo e tu non mi rispondi.
Che tepore, lo senti,
tra gli armadietti rossi e questo fumo
che piano piano sale?
Non so più,
in questo spazio non segnato sulle carte -
sei tu a essertene andata o io ad averti abbandonata?
Rimani.
C'è tanto amore ancora. Qui.





Id: 27378 Data: 12/09/2014 08:26:43

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Sapienza

Si sedette.
Mangiò qualche cucchiaiata di zuppa di fagioli.
Si asciugò la bocca.
Bevve un buon sorso di vino.
Si asciugò la bocca.
Finì la sua zuppa di fagioli.
Si asciugò la bocca.
Bevve ancora un bel sorso di vino.
Si asciugò la bocca.
Rimase un po' a sedere.
Sollevò delicatamente il fianco sinistro.
Fece un peto.
Si alzò, aprì la porta e uscì.
Era una bella giornata.
Si mise a camminare.
Quando rientrò era notte.
Andò a dormire.

Id: 27290 Data: 08/09/2014 00:00:28

*

Inno

Amici, che odore di terra nel grembo. Fingevo, sapete, un'ala a caviglia - spingevo una pietra.
Schivavo me stessa, gettavo una sabbia all'intorno. Coprivo paure sepolte, coprivo la vita.
Un urlo taceva alle labbra - poi esplose nel ventre, ne ruppe le acque - e fu quasi morte.
Raccolsi le fasce dei vivi, le candide bende dei morti - dal basso, da dove non erano usciti.

Ancora li piango - i gesti rappresi, le gravide attese.

Ma sorge una mano che indica ancora il ritorno.

E torno a dove ero ferma, a dove non ero conclusa - li guardo, i volti scomparsi che covo nel ventre con occhi di bestia gelosa.

Divino il tempo infinito, le corse nei campi d'estate, i ritorni, la sera, col fumo di stoppie, il mare che canta lontano.

Il tempo ritorna, non quello che era e non è - non ritorna.
Ma torna nel tempo di ora un tempo che è e non era di allora - un tempo, ritorna, di sempre, di quando ancora non era, nel tempo, il tempo di ora né quello di allora.

Ritorna, un tempo di tutto e di sempre, di ora e di allora, di mai e di quando si era - di quando si era un unico grembo, un unico volto - nel tempo che ancora non era.



Id: 27256 Data: 05/09/2014 20:46:19

*

Sto

Prendo di me quello che il tutto,
dischiudendo, dà.
Di più non so, né posso.
E quando un cul de sac mi sbarra altra via,
o si nasconde a scorci la mattina -
mi dico che non è mai tardi,
che no non è mai così tardi, poi.
E in questo vuoto di speranza resto -
in questo mio sperare vuoto,
affidata al tutto -
sto.

Id: 27200 Data: 03/09/2014 00:23:45

*

Il ragazzo con la canoa gialla

Gli amici, intanto,
con sguardi parati da eroi
hanno detto addio agli orti
dove nel residuo tepore
di odorose anche
giocavano ignari e rotondi.

Si sta come un coro sulla riva
in ristretti cerchi d'ombre
a vederli partire.

Adieu, adieu! -
hanno gettato più lontano gli occhi,
oltre chiarori e acque incerte -
i corpi snelli brunite lance,
punte quei visi assorti,
vuoti d'antichi sé.

Mirano oltremari
di sorridenti, incognite erezioni,
battono i remi in fuga non da sé -
da chi da sé poco li separa.

E un vento dentro li sospinge
oltre la linea estrema,
sparge schiuma come un aspersorio.

Toccano il cielo, discende -
il cielo, finalmente!




Id: 27157 Data: 31/08/2014 18:22:24

*

Preparazione alla Sepoltura

Non che sia morte il mezzo
e neppure il fine -
questo vestito bianco segno
come ogni segno che il tutto
adegua e sceglie per ciascuno
in forma e sostanza simbolicamente viva
se vigile il pensiero -
e avvertimento:
su ogni cosa siede il mondo
che tu tocchi, guardi e senti -
e santo santo santo il tuo cammino
in quell'errare che solo ti appartiene -
tu unico profeta, tu sola a te sibilla
nel sentiero che ti spetta
e non conduce dove altra guida
indica per te qualunque stella -
una soltanto,
o forse improvviso
un luccicore sull'asfalto -
ecco -
stasera nel vestito bianco,
tortuoso segno dopo un tormento
disseminato come ghiaia sul percorso,
prepari un'ostia, la tua vita,
al monastero di te stessa -
tu calice,
tu trasformata in grappolo
da acqua di sorgente,
tu gioia indivisa -
anche nel pianto.

Id: 27105 Data: 27/08/2014 16:36:56

*

Rrrr Mmmm Ffff - un canto

Rrrr Mmmm Ffff
Rrrr Mmmm Ffff

Rrrr Mmmm Ffff
Ffffffffffffff
in mare terra vento

Rrrr Mmmm Ffff
Ffffffffffffff
in amen tutto è fatto

Io

Materia che sussulta
da Rrrr Mmmm Fffffff

In Amen Aum di Aaaa
stupore della vita

Rrrr Mmmm Ffff
dalla materia un filo

inizio
da un vagito

Rrrr Mmmm Ffff
un eccomi
nel tutto

Io

da tutto mi separo
in tutto mi riassorbo.




Id: 27087 Data: 26/08/2014 16:09:30

*

Tanto più

Tanto più si è umani
quanto più libero spazio mettiamo
tra il sentire e il dire.
Tanto più libero è lo spazio
quanto più il sentire corre felice
verso il dire.
Tanto più felice è il sentire
quanto più il dire vola libero
verso le labbra.
Tanto più libero è il dire
quanto più dalle labbra sgorga, luminosa,
parola umana.

Id: 27070 Data: 25/08/2014 16:11:05

*

Sul bordo vellutato della sera

Stare come fanno i monti -
immobile sapere
di tutto il poco,
inezie di un vibrare
oggi come ieri
inutilmente accorto
per domani -
solo cenni gli occhi.
Oltre uno strisciare,
arrampicarsi poi tra i rami -
stremati,
sul bordo vellutato della sera
tentare un canto.








Id: 27048 Data: 24/08/2014 14:00:49

*

Un poeta può mettersi le scarpe

Un poeta può mettersi le scarpe e andare.
Un poeta vive, mangia, beve, dorme,
ride, piange, in un errare.
Un poeta è un uomo nudo
nella sua fragilità.
Un poeta non è superman.
Un poeta è nel mondo, senza certezze.
Un poeta è sincero,
7infantile, iconoclasta, volgare,
abbietto, sublime.
Un poeta è un uomo.
Un poeta può cambiare idea,
perdersi, tradire, ritornare.
Un poeta è una donna.
Un poeta è una donna piena di buchi e di ferite,
senza più ali.
Un poeta è una donna.
Un poeta è di carne e di visceri,
di confuso sussultare.
Un poeta è una carne.
Può tremare nel vento, scorrere nell'acqua,
salire fino in cima.
Un poeta può cadere.
Un poeta può cadere rotolando su se stesso
per capire.
Un poeta ha tanti occhi
per vedere, perdonare.
Un poeta perdona il suo passato e il suo futuro.
Un poeta si sa fermare.
Un poeta partorisce la sua gioia nel dolore.
Un poeta è la donna che io sono
quando mi prendo per mano e mi perdono.
Un poeta è l'uomo che io sono
quando mi prendo per mano
e continuo a camminare.

Id: 27025 Data: 23/08/2014 11:16:29

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Ungaretti - II

Questo libro è sigillato da Preghiera, un testo che, con la sua apertura sulla palingenesi finale, col suo rivolgersi a Dio come «Signore» già prelude all'evento che sta per accadere: la conversione. Lentamente maturata nell'impatto con l'arte di Michelangelo, con l'architettura della città di Roma, con la lettura di Pascal, si compie però attraverso un preciso incontro: Francesco Vignanelli «anche lui prima incredulo poi convertitosi» come attesta Leone Piccioni, è ora monaco benedettino. Su suo invito Ungaretti passa la Settimana Santa nel monastero di Subiaco e partecipa agli esercizi spirituali. Tale evento rifluisce negli Inni del Sentimento del tempo. In particolare - confessa il poeta - La pietà. «Signore, sogno fermo» La Pietà «è la prima manifestazione risoluta di un mio ritorno alla fede cristiana». L'«uomo ferito», «solo con sé», «esiliato in mezzo agli uomini» è posto di fronte al Dio-misericordia. Sgorgano dal cuore frammenti di invocazione, domande e splendidi giudizi: «Il peccato che importa,/ se alla purezza non conduce più», «Dio, guarda la nostra debolezza./ Vorremmo una certezza», «non ne posso più di stare murato/ nel desiderio senza amore», «Liberami dall'inquietudine/ sono stanco di urlare senza voce», «in noi sta e langue, piaga misteriosa». Sono domande accorate che rimandano all'altro grande Inno del '28: La preghiera. Stigmatizzati gli idoli che l'uomo s'è costruito («la sua lussuria disse cielo/ la sua illusione decretò creatrice/ suppose immortale il momento») e a causa dei quali «La vita gli è di peso enorme», il poeta si rivolge al «Signore, sogno fermo». Nella preghiera chiede che l'alleanza tra Dio e l'uomo, tra eterno ed effimero, torni ad essere un'evidenza; che l'uomo riconosca l'Incarnazione e la Croce come via della Redenzione; che il peccato giudicato sia inizio di elevazione; che accada la serenità vera, la comunione dei Santi. Ma forse culturalmente decisiva è questa invocazione al Signore: «Sii la misura, sii il mistero»: contro i vari umanesimi atei che hanno idolatrato e «ridotto» la ragione, decretato la morte di Dio e posto l'uomo come misura di tutte le cose (e gli esiti nefasti sono sotto i nostri occhi), Ungaretti ripropone l'umanesimo cristiano: la dignità umana solo se misurata sul paradigma del mistero di Dio incarnato è adeguatamente fondata. Il tema viene svolto nel terzo grande libro, Il dolore.«Cristo astro incarnato»Mio fiume anche tu 1. Mio fiume anche tu, Tevere fatale, ora che notte già turbata scorre ora che persistente e come a stento erotto dalla pietra un gemito d'agnelli si propaga smarrito per le strade esterrefatte; che di male l'attesa senza requie, il peggiore dei mali, che l'attesa di male imprevedibile intralcia animo e passi; che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli. Agghiacciano le case tane incerte; ora che scorre notte già straziata, che ogni attimo spariscono di schianto o temono l'offesa tanti segni giunti, quasi divine forme, a splendere per ascensione di millenni umani ora che già sconvolta scorre notte, e quanto un uomo può patire imparo; ora, ora, mentre schiavo il mondo d'abissale pena soffoca; ora che insopportabile il tormento si sfrena tra i fratelli in ira a morte; ora che osano dire le mie blasfeme labbra: Cristo, pensoso palpito, perché la tua bontà si è tanto allontanata?. 2. Ora che pecorelle cogli agnelli si sbandano stupite e, per le strade che già furono urbane, si desolano; ora che prova un popolo dopo gli strappi dell'emigrazione, la stolta iniquità delle deportazioni; ora che nelle fosse con fantasia ritorta e mani spudorate dalle fattezze umane l'uomo lacera I'immagine divina e pietà in grido si contrae di pietra; ora che l'innocenza reclama almeno un'eco, e geme anche nel cuore più indurito; ora che sono vani gli altri gridi vedo ora chiaro nella notte triste. Vedo ora nella notte triste, imparo, so che l'inferno s'apre sulla terra su misura di quanto l'uomo si sottrae, folle, alla purezza della tua passione. 3. La piaga nel Tuo cuore la somma del dolore che va spargendo sulla terra l'uomo; il tuo cuore è la sede appassionata dell'amore non vano. Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell'umane tenebre, fratello che t'immoli perennemente per riedificare umanamente l'uomo, Santo Santo che soffri, maestro e fratello e Dio che ci sai deboli, Santo, Santo che soffri per liberare dalla morte i morti e sorreggere noi infelici vivi; d'un pianto solo mio non piango più. Ecco, Ti chiamo, Santo, Santo, Santo che soffri. Dopo la perdita del fratello, poi del figlio Antonietto, è la tragedia della Seconda guerra mondiale a ispirare versi memorabili, nel '43-44, a Roma, tra deportazioni e bombardamenti. Mio fiume anche tu è un inno alla fede che, mentre giudica la radice del male storico, dà senso alla sofferenza. Il Tevere, quinto fiume, si innesta ne I fiumi del '16, così come la fede «compie» il senso religioso. La storia appare come «notte», una lunga notte «turbata», «straziata», «sconvolta» eppure non disperata perché ha ospitato una luminosa Presenza. «Cristo, pensoso palpito/ Astro incarnato nell'umane tenebre». Egli continua ad immolarsi «perennemente per riedificare/ umanamente l'uomo», per ridargli una dimora, una possibilità di costruzione. Evidente si fa la radice culturale della violenza, «ora che nelle fosse/ con fantasia ritorta/ e mani spudorate/ dalle fattezze umane l'uomo lacera/ l'immagine divina»: entro un orizzonte materialistico, ridotta a brandelli la creaturalità dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore, la dignità personale non è più adeguatamente fondabile. Lucidamente la Redenzione viene assunta come principio ermeneutico della storia: «Vedo ora nella notte triste/ Imparo,/ so che l'inferno s'apre sulla terra/ Su misura di quanto/ l'uomo si sottrae, folle/ alla purezza della sua passione»: la carità di Cristo è misura di una socialità buona. Sottrarvisi è follia, principio di una convivenza infernale. Negli anni successivi tornerà sull'argomento, stigmatizzando De Sade per il quale «nulla è vero e tutto lecito», e denunciando come «da Nieztsche a Sartre non pare imprudente di discorrere addirittura di morte di Dio. Sarebbe negare l'uomo». A Mio fiume anche tu fa seguitoAccadrà?: un inno alla Chiesa, «patria» dell'autocoscienza comunionale. Evacuarla, protestantizzare il cattolicesimo, privatizzare la fede è l'inizio della fine. Il profetico ammonimento ungarettiano - datato 1933 - si pone come attualissima sfida: «Quando il Cristianesimo si tarla e la sua funzione religiosa tende a diventare un affare privato come con la Riforma e particolarmente col Giansenismo, il senso del male va assumendo un carattere esclusivamente psicologico e allora va perdendosi nell'individuo il valore della libertà dei propri atti, il valore della volontà, il valore della giustizia fondata sulle opere».

Id: 27019 Data: 23/08/2014 00:43:18

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Ungaretti - grandezza e complessità di un uomo

Ungaretti e Dio di Roberto Filippetti
Vita di un uomo: questo il titolo - tanto elementare quanto impegnativo - che Ungaretti ha scelto per la propria opera omnia. Vuole dunque presentarcela - scrive Giachery - «come opera che condensa il senso della vita, come opera-vita. In una accezione perciò quasi dantesca e tutt'altro che dannunziana». Ed è il poeta a confermarcelo: «Non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta». È un'esperienza di privazione quella che egli ha alle spalle, quando l'incontriamo, ventottenne soldato sul fronte carsico, e lo vediamo deporre sulla pagina quelle folgoranti invenzioni poetiche: nasce in terra straniera, figlio di un contadino lucchese emigrato ad Alessandria d'Egitto per lo scavo del Canale di Suez; presto, all'età di due anni, perde il padre; la madre lo educa entro uno scrupoloso ricordo di quell'evento luttuoso: ogni settimana si andava «al camposanto, dove passavamo ore in preghiera che dovevo seguire, che dovevo accompagnare». Quando da adolescente abbandona la religione, percepita come rituale moralismo, pare privarsi anche del rispetto al Padre, a quell'Origine-Destino che dà senso alla vita. Ma in ciò non è tranquillo.  «Il porto sepolto» Scrivere, tra il '15 e il '16, per Ungaretti è allora dantescamente scendere a sorprendere le proprie esigenze ed evidenze originali: è una «via in giù» verso Il porto sepolto - titolo del suo primo volume di versi. È una discesa verso la sub-stantia, la verità essenziale che dimora sotto la superficie delle cose. Giù in profondità, nel cuore, l'uomo si scopre carico di domande ineludibili. Domanda di identità, di avere un volto, innanzitutto. In memoria: «Si chiamava/ Mohammed Scead/ Discendente/ di emiri di nomadi/ suicida/ perché non aveva più/ Patria». L'amico afro-libanese, compagno di studi ad Alessandria, compagno d'albergo a Parigi, qui in un giorno d'estate del '13 si toglie la vita: colui che aveva avuto un'identità, delle radici, una sorgente da cui discendeva il fiume della sua vita, giunge ora all'autodistruzione. Si è privato dell'essenziale, di quel patrimonio di tradizioni offerto alla personale verifica: la Patria. Ha tentato, ma inutilmente, di costruirsi una nuova identità con le proprie mani: «Amò la Francia/ e mutò nome/ Fu Marcel/ ma non era Francese/ e non sapeva più/ vivere/ nella tenda dei suoi/ dove si ascolta la cantilena/ del Corano/ gustando un caffé». È impossibile ricucire, una volta tagliato, il cordone ombelicale che collega l'io con la dimora abbandonata, con quel luogo in cui il gusto della materialità della vita discende dal riconoscimento di un «orizzonte»: quella visione religiosa del mondo che è alimentata dalla frequentazione quotidiana del sacro. Ungaretti, figlio d'emigrati, sta invece compiendo il cammino inverso. La lirica I fiumi - a cui il poeta ha esplicitamente affidato il compito di sintetizzare la sua prima stagione - descrive un viaggio alle radici, un iniziale ritrovamento della propria identità, attraverso i luoghi della storia di quella «gens» che l'ha generato, e attraverso le tappe della propria vita. Il Serchio - emblema della bimillenaria tradizione contadina dei suoi antenati poi il Nilo e la Senna sono ora ritrovati nell'Isonzo. Non la strada, ma il fiume simboleggia il viaggio della vita: se la strada è sempre in Ungaretti «gomitolo», «groviglio», «cammino senza conclusione», il fiume è invece via certa al destino; è apparentemente un segmento concluso tra sorgente e foce, ma sostanzialmente cerchio - ciclo dell'acqua che dalla foce torna a rigenerare continuamente la sorgente - proprio come la vita umana è in superficie parabola tagliata ai due estremi da nascita a morte, ma in profondità si rivela un cerchio che in un punto totalmente Altro, assoluto (Dio-Cielo) trova il suo luogo di ricongiungimento. L'intuizione di tale mistero è preparata nelle prime strofe de I fiumi da una disposizione contemplativa - necessaria passività di fronte al dato della realtà -: pacificante stupore di chi alza gli occhi sul cielo («e guardo/ il passaggio quieto/ delle nuvole sulla luna»); refrigerante immersione catartica nell'acqua dell'Isonzo. La correlata attività umana è allora umile accoglienza dell'Altro, «inchinarsi dinnanzi all'infinitamente grande» (Dostoevskij) e «ricevere»: - e come un beduino/ mi sono chinato a ricevere/ il sole». Si tratta - commenta Carlo Ossola - «di un cerimoniale d'ingresso nel tempio dell'assoluto che prosegue con i modi della liturgia araba». «Sono una creatura» È nell'intuizione di quel Tu che si inaugura una nuova conoscenza dell'Io, «scoperta» dirà Ungaretti «della condizione umana nella sua essenza»: «Questo è l'Isonzo/ e qui meglio/ mi sono riconosciuto/ una docile fibra/ dell'universo». A riconoscimento della propria indole più vera, la dipendenza. Se «il senso religioso coincide con quel senso di originale, totale dipendenza, che è l'evidenza più grande e suggestiva per l'uomo di tutti i tempi» (Luigi Giussani), tale è il contenuto dell'autocoscienza del poeta che, pochi giorni prima aveva scritto Sono una creatura e, in Destino, si era definito «fibra creata». Quel Tu è però senza faccia, dunque la nuova consapevolezza di sé è ancora precaria: «il mio supplizio/ è quando/ non mi credo/ in armonia/ Ma quelle occulte/ mani/ che m'intridono/ mi regalano/ la rara/ felicità»: se il supplizio ,è l'esito di una percezione disarmonica dell'io, la felicità è esperienza di rari attimi in cui il poeta riconosce di non farsi da sé, scopre il dono («Mi regalano») di essere plasmato da Altro. Il fil rouge della lirica è il dimostrativo «questo» che riconduce all'hic et nunc tutti i dispersi frammenti spazio-temporali; solo una volta compare l'antitetico «quelle», per connotare l'abissale lontananza di quelle arcane «mani» senza volto: «sono» annota il poeta «le mani eterne che foggiano assidue il destino di ogni essere vivente»; sono le mani di un Dio che non può essere ancora nominato (conosciuto) ma è già intuito come scaturigine del proprio istante presente. In tale apertura sul mistero sta il vertice della ragione. Ciò inesorabilmente evolve in esplicita domanda. Fra i rari punti interrogativi, cinque in tutto, che si incontrano nel libro L'allegria, due esprimono l'urgenza di un senso per il dolore e per la precarietà della vita (Destino e Fratelli), due si affacciano su Dio. In Risvegli, alla fine di una strofa pacatamente contemplativa, l'appagamento naturalistico si sgretola nell'impatto con una evidenza: il poeta, rammentandosi «di qualche amico/morto» (forse Mohammed Scead) è costretto a paragonarsi con la realtà del limite ultimo della vita, ed a porsi improvvisa la domanda: «Ma Dio cos'è?». Dello stesso giorno un'altra, brevissima lirica, Dannazione: «Chiuso fra cose mortali/ (anche il cielo stellato finirà)/ perché bramo Dio?». L'io registra il naturale destino di morte della propria imprigionata esistenza: è circondato da una realtà peritura, sia che si guardi attorno, sia che alzi gli occhi verso il firmamento. Ma quest'uomo - il livello della natura in cui anche il «cielo stellato» prende coscienza della propria precarietà - non si chiude disperatamente nel negativo; sente invece urgere dentro prepotente la domanda di Dio. Il limite cosmico rimanda all'infinito, l'inconsistenza del reale, analogicamente, grida il bisogno di un Centro in cui tutto consista. L'analogia, fondamentale cifra stilistica ungarettiana, più in profondità cela una visione del mondo: tutto rimanda anà, oltre sé, più su. Perché c'è nell'uomo un quid, quel qualcosa che Pirandello negli stessi anni chiamava un «superfluo», qualcosa che scorre al di sopra, cioè più su. La meta di tale tensione non è ancora una Presenza, è «un Dio metafisico il cui pensiero può lenire l'angoscia di trovarsi tra cose dannate all'imperfezione e al peccato», come scrive Pasolini, che poi conclude «nell'Allegria un Dio ignoto («Dio cos'è?») aspetta il poeta silenziosamente». Questo libro è sigillato da Pr

Id: 27018 Data: 23/08/2014 00:30:03

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Quello che resta

Cosa di me nel digerito pasto -
lo scorrere nel sangue o nelle feci
e in altri umori dileguando, oppure
in rinnovata carne altro pensiero
increato generando, se stesso
a sé bastante e al mondo solitario
sé con se stesso rispecchiando - solo -
il verbo universale proclamando:
fiat voluntas mea a sé dicendo -
roteando masturbatorio sole
intorno a sé di sé a sé piacendo,
sua luce con se stessa strofinando.

Ma all'ipermercato, su di una panca
di legno finto, quasi una panchina
di quelle verdi e vere dei giardini,
un uomo vecchio guarda il nipotino
mentre la figlia è entrata nel negozio -
vede se stesso opaco nel riflesso
che gli rimanda uguale la vetrina -
vede se stesso come già trascorso.
Sa breve il tempo di altre passeggiate,
a immaginarsi ancora lì seduto
mentre addomestica la morte piano,
con il sorriso dolce dei perdenti -
di chi non chiama dio più da tempo -
perché è nascosto oltre la vetrina.

Id: 26963 Data: 19/08/2014 18:09:51

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Effatà - Un battuto di lardo

La mia vicina del secondo piano fa il battuto di lardo -
l'odore sale dalla finestrella del cucinino
nel suo profumo umile e regale,
pieno ed essenziale
come lei che per la strada
va di fretta e a volte non saluta -
potrebbe sembrare alterigia a chi non abita
questa scheggia di casa dove voci squillanti e nude
sono l'antipatia dei bruschi per le cerimonie,
il loro scarto rapido, elegante.
Finite le faccende e lasciato, intanto,
sul fuoco a sobbollire piano il sugo, esce.
Com'è bello il suo passo intenso e fiducioso,
gli abiti e il volto in calma leggiadria!
Perdutamente annuso i suoi profumi,
perdutamente ascolto il canto che accompagna
l'armonioso mescolare.
Di tutti i libri letti, di tutte le domande
che invano cercano risposte o magiche alchimie,
l'essenza e l'estasi abitano in quel fumo -
dalle narici all'anima un battuto di lardo.

Id: 26923 Data: 17/08/2014 11:00:04

*

Fonte

Seduta su una pietra sguardo al cielo
converso con me stessa
in gioia timorosa unita - forse -
a chi in cerchi di parole
battezzava un dio nel mondo.
È vago
lo spazio dalla terra all'orizzonte,
si perde.
Mi ronza un suono ininterrotto intorno -
un canto -
risacca di voci mai sopite
nell'acqua che ritorna -
eterne.








Id: 26889 Data: 14/08/2014 12:06:09

*

Perché

si seppelliscono bambini vivi
per dire noi abbiamo ragione
si tortura si violenta
si uccide trionfalmente
per dire questa terra è mia
si massacra si distrugge
per dire la mia religione è quella del vero dio
si coprono le donne di sudari
si tagliano clitoridi
per dire la donna è sporca
si porta una croce di sangue ai popoli felici
per dire evviva la croce
si tagliano prepuzi
per dire solo noi
si fanno esplodere ragazzi e ragazze
per dire finalmente il mondo è santificato
ci si guarda come se non si sapesse
che tutti abitiamo la terra
gli inutili gonfi morti
non fecondano la terra
perché siamo così crudeli
così stupidi
povero dio
spezzettato
prostituito
infangato
svenduto
povero piccolo dio
perché

Id: 26846 Data: 11/08/2014 13:56:48

*

Cose da fare

Essere felice.
La pioggia illuminando
scende
e sembra che tutto si rinnovi.
Essere felice.
Una goccia di mare sul piede
riflette il sole.
Evaporando sale
e tutto è come nuovo.
Essere felice.

Id: 26829 Data: 09/08/2014 10:09:37

*

Come quando piove dentro

Si disfano i nodi
del mondo
e fili di parole
colano dai tetti
per le gronde -
come quando piove
dentro
e dalla gola
goccia a goccia
un'amarezza cola
giù nel petto -
dal busto
per le gambe
scende
e finalmente
ai piedi
un walzer di Sibelius
lento
poi si fonde.






Id: 26807 Data: 05/08/2014 15:21:11

*

Non è mai così

Marcel Duchamp: Etant donnes

 

Sembrava di strisciare appena sera

invece era un planare per il volo

e quel dolore acuto

                                                  volere ad ogni costo essere amata

da chi mi aiuti a perdere

il filo del presente e del passato

                                                                  non è

congiungerti in un punto

raggrumata

da dove poi                                              

                                                                 partire

                                                              più leggera

baciata la zavorra

in un addio d'amore ritrovato

                                                                più in là

oltre l'ostacolo disteso

che accarezzava i piedi

                                                             per il salto?


Id: 26786 Data: 04/08/2014 08:18:19

*

Dimmi, questo sentirmi nulla

Dimmi, questo sentirmi nulla
qui dove i monti e il cielo
sono un silenzio vivo, e i fiori
e l'albero coi rami nudi
maestri solitari
a tutto uniti, a tutto suoi fratelli.
Dimmi, chi sei?
In questo perdermi in sentieri
che sfociano improvvisi sulla luce
tutto mi parla
eppure in lingua sconosciuta.
Ritorno dove ero una sorgente
senza più perdere il sentiero -
ti sento -
dimmi, chi sei?




Id: 26765 Data: 02/08/2014 14:17:17

*

Quiete inquieta azzurri monti

Quiete inquieta azzurri monti
pastori di declivi -
in cima
rotondi i pensieri
pesanti sassi verso il basso.













Id: 26720 Data: 30/07/2014 15:56:13

*

In un raggio

Una nube,
me stessa -
mai svelata.
Un eccomi di luce -
vaga.
Rivelami, rivelati
in un raggio,
distanza -
sorridi.



Id: 26679 Data: 27/07/2014 13:36:59

*

Un’ape sa solo del miele

Un'ape 

è custode

di un grande segreto -

il polline

in celle

col miele -

forse vivrà

fino a primavera.


Id: 26613 Data: 22/07/2014 14:57:47

*

Alla maniera di John Donne - Esercizio

Tra donna e uomo un soffio -
la scorza quando muore
è resina più chiara.
Il volto, forse -
icona
nell'intaglio secco di un fiorire.
Soli
i nudi i tronchi al passo -
caino e abele nomi per un solco.
Colmare la distanza in lingua muta -
le foglie -
alla salita degli dei.
Di due amanti
un calice ha un solo sé nel vino.

Id: 26596 Data: 21/07/2014 10:29:23

*

Unita al soffio che tu porgi, Amina

Ormai tra donna e uomo, unita al soffio
che tu porgi al centro, Amina, sono
la scorza antica e dura che all'albero
si attacca e nell'attaccarsi muore
a resina più chiara, che sempre più
a zampillo, sé sempre più avvicina.
Il volto. È forse idolo, o icona
unita alla corteccia ormai, nel legno
che tu ami. E rifiorisce sempre -
se nei suoi intagli leggo il mio destino
secco di donna senza figli, sola,
ma che tu dici madre di se stessa
e del suo uomo solitario, figlio
e insieme padre che la mette al mondo -
quando vediamo, nudi come tronchi,
la terra come un passo tra due monti,
e transitando a volte ansimiamo -
come caino e abele in contesa
per non amare mai abbastanza il solco
che ci separa solo per un salto
da noi e noi dal tutto, nel cammino.
E tu che hai colmato la distanza
e sai la lingua muta delle foglie
correndo la salita degli dei -
tu porgi un soffio al centro di me stessa,
ti porgi Amina, come in un calice
l'amante all'amato il più buon vino.




Id: 26586 Data: 20/07/2014 15:14:55

*

Clocharde de la pensée

Non ho mai imparato a vivere -
non so il posto a me assegnato -
se restare o se partire,
come dire che o cosa -
e quando dire.
Il mondo mi appare a volte a strati
dove terra in lembi umani,
cielo verde, azzurri prati
in un vago me si sfuma.
Allora muta,
di chiarore illanguidito -
entro in fonti di stupore -
sgorga il tempo e mi spaventa
se col fiato soffia affanno
e al mio fiato si attorciglia -
finché il cielo apre le braccia.
Così resto abbandonata,
con i palmi esposti al vento,
a pensieri aerei e vaghi -
al mio tormento.












Id: 26564 Data: 18/07/2014 16:48:23

*

Tengo la tua mano sul petto

Tengo la tua mano sul petto,

com'è grande.

Il palmo tiepido

sa cose che non mi ha mai detto

e non sai dire.

Tutte le strade lente e polverose

dove eravamo soli,

stanchi dei nostri piedi

e di parole.

Com'è dolce e triste la tua mano,

e com'è grande il suo silenzio -

trattiene le mie fughe

come briciole

che un passero ormai sazio ti ha lasciato -

tu le raccogli

e come un mendicante che ha pietà

mi nutri - e io ti amo.

 

 

 

 


Id: 26514 Data: 14/07/2014 11:00:10

*

E quello che dev’essere, che sia

Non c'è promessa al mare che io mantenga -
o passo lungo la navata
di clessidre irregolari -
che non infranga il voto sull'altare
di me a me agnello,
di me a me riscatto e giuda,
moneta a me pagata da me stessa.
Rinasco -
sepolto quello che, tradito,
fasciava in bende di respiri scuri
la croce e il torace mio ladrone -
mio lamma sabactani - eloì o eloì -
mio tu, tu povero, tu muto mio signore.
Mi sciolgo -
pagando un riscatto di dolore
a nuovi occhi,
sì nuovi o come nuovi
di me a me risorti occhi,
miei occhi di agnellino cieco,
furenti e dolci di stupore.
E ogni cosa è come un giglio
in campi dove l'erba ha la mia voce -
che chiama,
in un silenzio sterminato
di stelle unite in una luce sola -
un nome.

Id: 26494 Data: 13/07/2014 10:52:56

*

Verso sera da dove una frescura

Togli da niente tutto -
resta niente.
Togli niente da tutto -
non hai tolto niente.
Ma se dai niente al niente
e al tutto tutto,
allora niente resta al niente -
mentre tutto ha tutto.


Id: 26445 Data: 10/07/2014 00:57:13

*

Diario apofatico

È ancora d'oggi mio accudire -
stando a me stessa come vuota
eppure in un vibrato -
il vento.
E dico se non quello che non so -
essere stata altrove,
nel mito che confonde parco con eterno,
i viali uno spavento d'ombre e meraviglia
se i ricci velenosi dicevano "guai a te se mangerai la mia castagna" -
le madri dolci parche con voci di sirene,
riunite in cori di ovattate trombe
chiamavano notturne -
deposti i giochi
come corone tra gli ippocastani,
la corsa accesa di rinuncia,
di nobile ritorno.
Fervida notte aspettare il giorno.
Non so di tutto questo il dio,
non so dove il suo covo
né ritrovare dentro i rovi la salita
e la paura.
So di un fruscio leggero,
un cinguettio di stanze trasparenti
nel calice dorato della sera -
bagliori,
ombre di una luce che era voce
e tace in noi profonda.





Id: 26430 Data: 08/07/2014 16:27:31

*

Oltre soffitti alti

Apparentemente
in altri muri lo sconfinamento
dove finestre fingono
altari
su nuove stelle.
Guardare volti tra parole
inutilmente,
tacere poco o nulla a chi,
oltre soffitti alti
tacendo,
nasconde e serba un gregge
dalla mano che rapina.
Inutilmente.
Di chi lo sguardo
che vede noi guardare
in altri occhi
un transitare d'alberi,
di orizzonti in fuga -
un trafugare?





Id: 26405 Data: 06/07/2014 19:30:21

*

Nel nome

Forse nel nome è il segreto del mare -
may vaso d'acqua o marath amaro,
e mar è morire, deserto
infecondo -
ma è anche splendore di luce,
chiara scintilla.
Io così, quando guardo
il suo occhio dilatato e profondo,
m'inabisso d'azzurro,
vago d'immenso,
non so più dell'inizio -
mi sento
maria battezzata dall'acqua
che sfuggita a se stessa
rinasce -
amara tristezza infeconda
lascia alla casa -
salpare.
Soltanto il blu che ha davanti -
bagliore.
La croce è la stella dei venti
per l'est -
nel sole che sorge dal mare
la vita.













Id: 26385 Data: 04/07/2014 09:44:38

*

Oppure il destino

Su assi di legno massello,
cuore dell'albero antico,
la scena si apre sui sogni - tra tronchi
di pini profuma di bosco
lo sfondo,
più fondo del bosco.
E c'era una volta quando la pioggia
aveva dei sensi segreti -
un'unica voce di messaggera.
Era la prima.
Dalla platea brusii d'astuzia
a scandire più tardi il principio
insieme alla fine -
e ciclici applausi gli habitués.
Oppure stupore sul palco:
la recita è vera,
lo sanno le maschere dietro al sipario
di essere mosse da un filo -
più in alto -
non sanno chi muove
né quando si spezza,
a ognuno un copione, battute à jouer.
È il caso che sceglie - oppure il destino?












Id: 26361 Data: 03/07/2014 00:51:17

*

E lui verrà, leggero

Forse gli dei non stavano più bene
ultimamente -
se l'albero marcisce
fin dentro le radici,
e noi si muore.
Chissà se torneranno
dal luogo di vacanza dove la terra
genera le uve più pregiate -
vitigni profumati
di fragola e di rorido lampone,
di mora appena colta
che fa notturne amanti di due labbra:
" O for a draught of vintage! that hath been
Cool'd a long age in the deep-delved earth".*
E dopo aver bevuto insieme,
sazi d'eternità,
incontreremo Keats,
divina nightingale
che tesse un lied di seta -
la vite attorcigliata
come un'amante al palo,
il vento che giocando gli scompiglia
i riccioli sottili.
Lo chiameremo: "John!",
e lui verrà, leggero,
si siederà con noi sotto la quercia -
starà senza parlare,
un libro tra le mani -
sul viso appena l'ombra di un pensiero.

* Oh per un vino d'annata! Che è stato
rinfrescato per lungo tempo, nelle profondità della terra".










Id: 26296 Data: 27/06/2014 16:09:09

*

Poesofia

Fili -
a tutto mi collego,
a tutto mi disgiungo
nell'essere dell'essere -
nell'essere nell'essere,
nell'essere essere dell'essere,
nell'essere essere nell'essere,
nell'essere dell'essere essere,
nell'essere essere.
Nell'essere.
Nell'Essere che è.
Essere è.
Essere.
È.
Essere = È.
Uno.
Uno che è.
Uno è.
È che è Uno.
È.
Uno-Essere dell'Essere Uno.
Che è.
È uno Essere.
Che È.
Essere nell'Essere dell'Essere che È.
Essere = È.
È = Essere.
Esserè.
Unoè.
UnoèUno.
Èuno.
È è È.
Èè.
Essere è Essere che È.
È.
Fili -
a tutto mi collego,
a tutto mi disgiungo.
Nell'essere che sono
dell'essere che è.
Sono.
Sono nell'essere che è.
Sono essere.
Sono è.
È essere questo sono che è.



Id: 26268 Data: 24/06/2014 18:17:41

*

Correva con le altre sulla riva

Qualsiasi parola, se la spogli,
ti mostra il corpo nudo -
non più travestimenti -
una prostituta, dopo il suo lavoro,
si pulisce il viso
e lava via gli odori
che si teneva addosso.
E mentre dorme il suo respiro
è lo stesso di quando era bambina.
Correva con le altre sulla riva,
il mare alle calcagna -
nel rombo senza fine
la parola immensa
e sempre uguale -
correvano,
in una lingua sola.









Id: 26240 Data: 22/06/2014 10:38:59

*

Tra le stecche del ventaglio

So di me e di questa sera,
mentre penso a chi ho guardato oggi
camminarmi davanti.
Tanta gente così diversa -
così uguale nelle mete
come le stecche di un ventaglio:
quando lo apri non possono fuggire
e fanno sempre parte
della stessa intenzione.
Ma quelli che fanno l'amore
si capisce tra quali stecche stanno:
hanno una fretta tra i passi
e un modo stretto di guardarsi,
come di sbieco ma consapevolmente.
So per certo
che non stanno tra le stecche centrali -
sono gli ultimi a chiudersi -
i primi ad aprirsi.
Sono la forza del ventaglio.


Id: 26236 Data: 22/06/2014 00:10:45

*

Al funerale di una farfalla

Sono stata al funerale di una farfalla.
L'aria la trasportava
su una tela di ragno,
fin dove finiva l'erba.
Poi tra i grandi palazzi
un colpo di vento
più forte
l'ha mescolata
in cunicoli
all'immondizia
e alle ultime grida dei bambini.
Nel corteo d'insetti
e passerotti
ho cantato una canzone
sottile di malinconia.
La sera è scesa violacea
sull'asfalto grigio
come un lenzuolo di seta.


Id: 26219 Data: 20/06/2014 16:57:35

*

Intanto

Intanto

nell'impercorribile percorso

parole

nel sentiero dei buoi

aggiogati alla polvere.

E sotto il roteare del cielo

antico stupore

la luce.

 

E quasi non immagini la sera.


Id: 26205 Data: 19/06/2014 18:46:00

*

Stanze di gravità e fuga

Karin Andersen - Gravity is not for everyone, 2006

                                                                                          To my sister

                                

Stanze di gravità e fuga

l'amore -

qualunque amore germogliato

in semi discordanti

come il tre dal due

eppure uno.

Ancora intero

e alieno

quello che principiò -

il mare,

ondulante madre alluna

e oscura -

e tu non sai.

Di stanza in stanza

in altri luoghi -

gravità e fuga

in semi discordanti

come il tre dal due -

eppure uno.

 

 

 

 

 


Id: 26197 Data: 19/06/2014 10:28:36

*

Canto per Myskin, canto

Caravaggio - Cristo alla colonna, 1607

 

Myskin, quanto di noi si è sparso nella città dell'uomo -

decaduta, la natura non salva il gesto originario,

non basta più a se stessa,

a ritrovare un volto con gli occhi senza velo,

penosamente azzurri, insopportabilmente azzurri e puri.

Ormai perduto, il primo sguardo di stupore

è polvere di un rito ripetuto -

l'attesa del sorgere del sole dalle divine stelle,

del sorgere del sole, del sole dalle stelle e dalle stelle il sole,

ancora e ancora il sole dalle stelle.

E nell'ancora giace il pegno della storia come in una tomba -

che nell'avvolgersi di piega in piega fugge l'estasi,

coprendo sé di sé e sé di piega in piega si allontana dal terrore,

dal terrore sé allontana, sé lontanando dal terrore si allontana.

Inutilmente per Aglaja nasci giorno,

o dici la pelle di Nastasja bianca più del perfetto buio.

Menti.

Non nei profumi il fiore, non nelle alte cime un dio -

forse l'essenza è in quel tuo fremito quando sorridi al mondo

guardando i volti come sapendoli già muti,

come sul punto di partire, sul punto di non essere mai stato,

sul punto di non essere, di non essere più qui.

Ma tu ti volti

come un cristo che nasconde gli occhi tristi a chi ha paura -

come un cristo tu ti volti nascondendo la paura,

perché hanno paura di quello che puoi dire -

e tu della paura hai pietà, pietà della paura.

Ti volti, tu, come un cristo che ha pietà -

ti volti come un cristo che non dice,

un cristo che non dice la pietà -

ti volti come un cristo che non vuole la paura,

non vuole far paura alla paura.

Ti volti, tu - un cristo che ha pietà.


Id: 26110 Data: 14/06/2014 16:54:00

*

Ognuno dice parole come intere

Ognuno dice parole come intere
sapendo di mentire -
quando la luna è piena
lo è solo per poco,
la sfiorerà una brezza
appena sopra il mare,
tremando perderà certezza -
si specchierà nel cielo,
ma è l'alba - ora scompare.



Id: 26069 Data: 12/06/2014 00:03:08

*

Mia sparsa solitudine t’indosso

Mia sparsa solitudine t'indosso
nel quieto stare
che disegnando foglie mi circonda
e copre - saio d'aria
senza tessuto di parole
ruvide, o preghiera.
Indosso nuda
la gioia di me stessa
in altro -
e non so dove.

Id: 26021 Data: 09/06/2014 14:49:35

*

Autoritratto a matita

La signora, distratta, esce di casa
con una lunga di scia di sé -
di se della mattina
e della sera prima.
Non sa mai subito chi è,
ha un buco nella borsa,
una rete nella mente -
un ex voto e una paura
a ogni passo, se cammina.
E andando un po' ritorna -
tornando
saluta la bambina
che l'aspetta ogni volta
che si vede da lontano,
quando lascia sorridente la mano
della mamma e del papà -
più indietro, ma vicino.
Ritorna e sulla porta si volta
sulla strada vuota
dove l'asfalto è una lunga scia di sé,
di tutti i se tracciati da una mina
fino al punto davanti alla signora,
indietro la bambina.
Dov'è tutto il percorso -
la meta avvistata, l'intero del cammino?
Lo ignora, s'ignora la signora.
Sorride, la bambina.




Id: 26012 Data: 08/06/2014 10:41:04

*

Eco e voce ultima del faro

Quando il tempo acerbo dei tuoi seni
accarezza il lino bianco dell'estate
su cime ancora pallide di rosa -
capezzoli nel latte delmattino -
mi dico "è l'ora del non desiderare,
è l'ora serale di campane".
Cosí saremo complici
su sponde riflettenti,
tu coi capelli al vento
e il lungo odore di pineta,
di resina d'amore, denso vino.
Ancora mi dirò di non sperare,
nel vento l'avventura,
il viaggio del mutare.
In piedi sulla riva,
io eco - parola ultima del faro.



Id: 25974 Data: 05/06/2014 18:34:52

*

La memoria del cielo

Magritte - "La mémoire" - 1948

 

                                                                           Agli errori, all'errare

Poi respirando il cielo

ti sorride

quello che ardendo ti legava a ieri  -

fornaci di parole

credevi roghi di città in fiamme

dov'eri tu ferita aperta,

saccheggio e bottino da salvare.

Traspare un filo azzurro

tra rovine.

Tu taci  -

ti  guarda, non ricorda - il cielo.

 


Id: 25966 Data: 05/06/2014 09:39:10

*

Oltre parole umane fugge il dire

Mirò - “BLU III”.

 

Oltre parole umane fugge il dire

se vedi lunga linea il mare -

curva che s'incurva senza fine

in punti che emettendo suoni

come batacchi di campane in festa

fanno mattina

e luce fresca sul sagrato -

quando ogni voce è un cerchio

che, mentre sale, ad altri cerchi

si sposa e s'incatena -

così di piatto,

quando lanci un sasso

e più ti pieghi e più s'aggiusta il tiro,

vedi quel centro in fuga da se stesso

correre via di balzo in balzo -

e in altri centri s'incammina.

 

 


Id: 25933 Data: 02/06/2014 19:37:00

*

Forse, Lorenzo, è nel guardare

Forse, Lorenzo,
quando guardo un fiore
che spunta, vive e muore
e mette le radici in un "altrove"
che tu mi dici essere me
da me in me per me e che non nasce
né mai muore
perché è tutto in tutto
come un cerchio che se gira
ne vedi solo un punto
ma in quel punto si nasconde
il centro di me stessa
come nel torace batte il cuore -
mi fermo col pensiero
e nel silenzio mi sento respirare ...

Ma quando guardo il cielo sulla terra -
oppure il mare,
non vedo te. Né me.
Forse perché non so guardare.

A Lorenzo

Id: 25920 Data: 01/06/2014 16:17:28

*

Getti una rete sul mare del dire

Credevi reale toccare
la fuga continua del mare -
fermare,
con voce dal rombo che torna
e porta un pescato sicuro,
il mare
gettando una rete che copre soltanto
arboreo accadere?
I fatti -
vedere dei punti guizzanti,
parole impigliate alla rete -
e dire sicura che è vera
la luce che appare e scompare -
non tocchi, puoi solo indicare.
Credevi reale toccare
la fuga continua del mare?

A Ludwig Wittgenstein
A quello che la mia rete ha pescato



Id: 25914 Data: 01/06/2014 08:41:46

*

La Pineta di Camus

Ma sì che la ricorderete la lezione su Camus sulla scalinata del giardino dei preti dietro la scuola tutti seduti chi col vento nei capelli chi col viso chino chi distratta o distrattamente attenta e chi oh sì oh sì chi a me vicina eppure seduta più lontana e tu il ragazzo con il telefonino a registrarmi la voce così vengono da sole le parole leggendo di Tarrou e di Rieux mentre gli dice di come siamo tutti dei pestiférés e lo leggiamo insieme mentre cerco di sdrammatizzare pur restando seria così entro nel ruolo per farvi sentire che in pineta il tempo è di Camus - e fermo quel momento come un fermoimmagine, tra le ombre che non fanno mai fermi i volti. E dirvi come Oh come e quanto siete belli mentre Tarrou dice con le nostre bocche che solo la sympathie ci può salvare dal flagello. E solo vuole diventare santo, oui un saint sans Dieu c'est son défi. E dico "deshéros" sbagliando la pronuncia che suona come "des zéros" mentre sorrido e voglio che rimanga la mia voce registrata - magari in un cassetto vicino a una finestra - mentre dico certo non è un caso questo lapsus bisogna farsi zero per essere eroi - e non so se è vero mentre lo dico ma lo voglio sulla scalinata nella pineta dei preti. Volano dei fogli svogliati e disattenti come voi e come me sotto le finestre, affidati alla luce del destino tra l'absurde et la révolte e poi ciao ce le dice le domande che farà all'esame ma lo sanno ormai che farò quello che posso e che non avrò paura di concedermi un po'a loro per destino e con Camus come se fosse un alito tra i rami così quando suona la campanella insieme alle campane dei preti ancora ciao e ciao e ciao ci allontaniamo loro tornano in classe e io sono dentro il suono delle campane e non mi importa se non hanno pronunciato bene le campane mi battono sopra la testa e sotto gli alberi dei preti ormai per sempre saremo stati dei Tarrou e dei Rieux - nella pineta dei preti con Camus.</p>

Id: 25903 Data: 30/05/2014 23:58:26

*

Quando di tutto una pena

Quando di tutto una pena mi sorprende
e sale in me la sua marea -
mi copre
e m' inonda lentamente -
non ho difese,
mi arrendo alla dolcezza
di non essere più niente,
spogliata del dolore d'esser tutto.
Mi sciolgo nei colori della sera -
scendo col cielo che divento rosa
mentre scompare il sole -
e sono in tante stelle.






Id: 25829 Data: 25/05/2014 01:14:11

*

17:58 - l’ultimo volo del Falco

Forse quel giorno io camminavo,
piccola,
per la mia strada dove sono più le idee
di sogni seminati tra due libri o passi
fatti verso sera fuori casa
mentre due parole cariche di affetto
medicano l'oggi per domani -
idee che dico e spargo
qui, dove l'intorno sono pochi muri
e un girotondo d'occhi che mi stringe spesso
come fa con l'albero il recinto che lo nutre
e lo sostiene - amato -
mentre tu
lanciato dal tuo nome alto
in un destino umano vasto luminoso
e nero
come la notte che prepara l'alba
trapuntandola tra stella e stella -
immergevi le dita e il pensiero
fin dentro il male fondo con paura
sorridente e non mollavi, nonostante
un eroismo finto di potere ti chiedesse
un passo indietro, solo un passo
e non saresti esploso come esplodono le stelle
che scompaiono alla vista
o come un corpo dilaniato nell'orrore senza tempo -
ma in un getsemani deserto di stupore
rimani
a dirci che sei stato solo un uomo -
e l'odio vince sempre dove non si è umani,
dove si vomita un tripudio di sangue come fiere
mute e sazie, nelle pupille l'ombra impotente
di chi, vittima in lotta, muore ogni volta
che non appare l'uomo.





Id: 25809 Data: 23/05/2014 19:09:26

*

Elevazione

Non so la fermezza del volo -
planare su macchie più scure,
paludi, violacei ristagni.
Vedere le case puntini distanti -
fori slabbrati su lumi già fiochi
che ognuno sorregge in ciclica sera,
inciampando.
Ma cado,
mi verso in pensieri inclinati,
disperdo nell'aria vapori, affondo,
risalgo e assaporo la luce -
d'une aile vigoureuse mi slancio,
riprendo.






Id: 25754 Data: 19/05/2014 23:09:30

*

Ma regna ancora il fuoco

Allora spargo intorno fango,
quella lava del fondo che bruciava
e scendendo,
in rivoli di pianto
si acquietava,
fredda e stanca.
Ma regna ancora il fuoco sopra un trono
che non vedi,
confuso con il mondo.
Affonda le radici nella terra,
ha cenere di secoli ai suoi piedi.
Espiazione cadere dentro il mondo -
memoria divisa della luce.













Id: 25739 Data: 19/05/2014 06:25:44

*

Song - Think pink and sink in a blink of an inky-dinky link

 

Think pink & sink in a blink of an inky-dinky link

 

Song:

 

O sink!

sink in a blink

in a blink of an inky

of an inky

of an inky-dinky

of an inky-dinky

link

 

YES OH YES!

 

Just sink

in a dinky

of an inky

of an inky-dinky

inky-dinky

link

 

OH YEAH!

 

Just sink

Sink in an inky

In a dinky

In an inky-dinky

link!

 

YEAH!


Id: 25736 Data: 18/05/2014 17:45:21

*

Il Maestro Sì

Cos'è la vita?

Ha un senso o non ha senso?

Moriremo o continueremo a vivere?

Qual'è il nostro destino?

Bisogna seguire una religione o trovare la propria via da soli?

Mi stai prendendo in giro oppure no?

Chi sei?

Mi stai facendo arrabbiare!

Ok smettila!

Ma insomma, mi vuoi rispondere una buona volta?

...
Ho capito!


Id: 25722 Data: 17/05/2014 17:57:32

*

Come quando cammini nei pensieri

Come quando cammini nei pensieri

lungo il mare,

e prendono la forma del lontano

che la boa alla vista oppone

a non salpare -

respiri di ogni cosa il tempo

e credi di vedere 

chi, scomparendo oltre lo scoglio

in rapido nuotare -

è scia di schiuma e tua speranza,

certezza mai perduta di tornare.

 


Id: 25704 Data: 16/05/2014 20:53:30

*

Come un cane che sogna l’azzurro

In classe spiego, a volte,
a un popolo muto
che vuole soltanto il mondo che sa -
e sento
nei gesti nei volti e nelle parole
una lingua diversa,
un mondo che so ma non voglio vedere.
Allora, offesa, abbaio alla luna,
guaisco ferita,
mi accuccio rabbiosa
tra i lembi di un mondo scomparso,
fingendo che fosse più giusto, più umano -
fingendo una lingua diversa,
di un mondo che so
che non era più giusto né migliore di questo.
Li guardo -
sognamo insieme un azzurro
di un mondo che ancora non c'è.


Id: 25669 Data: 14/05/2014 08:18:33

*

Le Campane sono Simboli

Promettevo una gioia, in segreto,

alle Campane - mezzogiorno,

fuggito in trine di chiarore.

E vivi e morti

si tengono per mano -

fin dove l'eco vibra,

fin dove è trasparente

e senza pena il ricordare.

Raccolto in un garrire

tutto si sparge in cerchi,

in curva ammutolita d'ali.

E tutto è profetare

finché si spoglia il cielo -

rimane un'orma,

lo strascico del velo -

la Sposa ormai rapita

in sillabe inaudite,

maestre unte in Soffi le Campane.


Id: 25647 Data: 12/05/2014 14:37:33

*

Che è un poeta - Scherzo

                                                                                  A Adielle, uno Scherzo

Premetto -

dovrei farlo sempre, ma qui tanto si sa

che siamo poeti stagisti, tranne forse alcuni chissà

(anche se mi solleticano il cuore e la mente i commenti

e mi danno calore e forte senso dell’amicizia) -

premetto che non ho qualifiche, pubblicazioni o riconoscimenti:

insomma non ho un bel tondo niente - anzi HO niente,

che è già qualcosa rispetto a non averlo ...

ma forse è lo stesso e comunque è un ni ente che abito o mi sembra di abitare,

e a volte ci sguazzo benino.

Fatta questa dovuta (ma forse se non la facevo era lo stesso

ma comunque l’ho fatta,

un po’ per gioco un po’ per senso del dovere

un po’ per bisogno di comunicare -

o forse era Destino perché tutto quello che siamo e facciamo

- forse -

è necessario al tutto

o Tutto e noi a Lui Lei Neutro Brahman Dio Tao o Ineffabile

come mi piace chiamarlo o tuttiinomi o nessunnome chissà) ...

fatta in breve questa dovuta -

o non dovuta ma comunque sentita

e soprattutto nel Destino o destino o de-stino

dal greco ciò che sta o Ciò Che Sta ed È o è -

dicevo fatta questa premessa che è messa prima o pre - messa

o messa lì un po’ così a casaccio ma forse il caso non c’è

e c’è solo la Necessità o entrambi o Entrambi o comunque qualcosa c’è -

dicevo:

fatta questa premessa mi sento -

voglio, desidero, de-sidero, dalle stelle o sidera mi scende quest’impulso -

dirti:

che il tuo modo di scrivere è di chi ha un dono

o Dono o un Destino o destino.

Insomma sta.

E sta come uno che ha la parola tra le mani

e come un’argilla le dà una forma che è la sua stessa forma

e si fa nascere

in questa forma scritta pensata e parlata.

E infine bisogna -

per caso o necessità o tutti e due o nessuno dei due -

dire che questo Adielle è un poeta.

Maledetto, benedetto, predestinato, destinato, a casaccio,

per ozio, o dovere, o moralità, o non moralità, o rivoluzione

oppure reazione.

Per pausa digestiva postprandiale

o per vuoto allo stomaco.

Si vuole, è voluto, è scritto o detto o bisbigliato -

da qualche parte che non saprei dire dov’è ma c’è -

e forse c’è una logica in tutto questo

così logica che logica più non è:

che è un poeta.

 


Id: 25615 Data: 10/05/2014 11:17:51

*

Un due tre stella! Oppure no?

Dai cammina sulle mani:
vedi il mondo all'incontrario - oppure no?
Dì una cosa e il suo rovescio:
ti diranno "originale" - oppure no?
Sillogismi sopraffini,
testa a testa o senza coda -
tutti in fila tre per tre,
con collane di conchiglie
ululiamo alla luna:
è lì il vero! Oppure no?
Dì di quel che non si dice,
taci sopra il déjà dit - oppure no?
Salta - uno due tre stella!
A campana vince il re.
Oppure no?

Id: 25604 Data: 09/05/2014 16:14:34

*

Uccellino d’ultimo ramo

                                                 a Lorenzo

Canta -

a carnee viole dì la tempesta,

a nubi rosa incinte l'alba,

sole nascente che gonfia il ventre.

A iris folle la pioggia fresca,

seme di terra appena nato,

blu di orchidea a notte fonda,

scuro silenzio immacolato -

canta uccellino d'ultimo ramo,

piccola gola rossa di fuoco -

squarcia del cielo l'ultimo velo.

Bussa al mattino allodola d'oro,

incanta sera dolce usignolo.

Tremano i rami scossi dal vento,

vibrano d'aria le nostre dita -

canta all'immenso i nostri nomi,

porta le storie dentro le stelle

ugola dolce vino novello -

canta la gioia di essere stati

e la speranza che non ha fine,

come una fiaba senza l'inizio,

d'ultimo ramo pronto a volare. 

 


Id: 25579 Data: 07/05/2014 18:56:49

*

Sacrificio al girasole

E tu Vincent
tagliandoti un orecchio
e mandandolo al bordello
delle puttane invise
delle puttane sporche -
sacrifichi al dio-girasole
e getti fuori da te stesso
la colpa dell'invidia -
non essere il rivale
non essere il dio-sole -
e metti fine infine,
in culmine schizoide
con sommo sacro fare,
al corpo tuo flétri
o alter girasole,
in rito arcaico
al più esigente sole -
con notturni lumi in testa
ma forse già da sempre,
Giudea o Mesopotamia,
il taglio del prepuzio
annuncia schiavitù
al giro dio del sole.
Poi per viltà mortale
fu offerto un animale.
Ma se qualcuno venne
a morte tutta intera -
si dice che risorge
e forse in noi è il seme
di un libero volare.
Gettasti quell'orecchio
sull'orlo primordiale -
facevi sacro il sole
al tuo destino sacrificale.

(leggendo Georges Bataille: "La mutilation sacrificielle
et l'oreille mutilée de Van Gogh)

Id: 25550 Data: 05/05/2014 14:10:50

*

La voce dentro

La voce dentro mi accompagna -
scorta mai stanca -
abbiamo valicato passi
con some faticose sulle spalle,
attraversato amori mai vissuti
e veri.
Abbracciato un uomo
tra ombra e luce alla radura -
un uomo.
Sembrava un gioco, dall'altra parte,
dire "infine!" - non proseguire.
Mi scorre ininterrotta
e lacerante
questa gioia di sapermi ancora -
questo sentire dentro
come nel vento un suono
che viene da lontano -
eppure so che è qui,
voce che lega gli alberi alle stelle
e me a loro -
come in un rosario
scorrere tra i grani la stessa mano.






Id: 25538 Data: 04/05/2014 12:38:53

*

Come a maestà mortale arresa

 

Come a maestà mortale arresa

vibravo al tocco di una gioia

rabbiosa -

troppo di vita dove niente fugge -

e tutto,

tra cielo e terra e campi,

e chiese che l'olio impasta

al grido altissimo dei corvi -

sta con le stelle a raccontare

il blu di una notte, un ricordare.

S'impiglia sui vetri dei bistrot,

sui tavolini color paglia 

e sogna,

su un letto giallo 

con la coperta come il dorso 

di un granchio vivo,

volti cosparsi di un vibrare intenso.

E gira, 

attorcigliata a quei cipressi,

la pena intensa della vita.

Maestà mortale essere tutta in tutto -

follia pensare di annullarla

o scorgere una crepa,

un solco che ne offenda la bellezza.

 

(Davanti ai dipinti di Van Gogh, al musée d'Orsay - Parigi, aprile 2014)

 

 

 

 

 


Id: 25511 Data: 02/05/2014 20:02:17

*

A me, che ho dato vita senza vita

A me, che ho dato vita senza vita,
vibrare nei respiri
ubbidienti al vento

mi corrono davanti -
e rido.

Id: 25420 Data: 25/04/2014 16:07:22

*

Luce

Tutta vibrante in punti
dice di noi -
onde venute a ritornare.
E vorrei essere l'uccello
nell'istante eterno dove lo rispecchia,
sorvolato, il lago -
e scopre sé nel tutto
di un'ebbrezza.
A me è stato dato,
un giorno di assoluta luce,
di perdere i confini
in tutto,
senza più me stessa.
Tornavo,
con gli occhi stretti nella conca delle mani,
come un bambino che sfuggito
dal grembo della madre
nella corsa a perdifiato
piange -
non sa più dove finisce il prato -
dove comincia il cielo.

Ricordo dell'estate 2003 a Sanary-sur-Mer







Id: 25372 Data: 21/04/2014 12:01:01

*

Passaggio - a niente posso dire no

A niente posso dire no
né oltre il davanzale
andare dello sguardo breve
che l'affetto preme
in una strada sola
e vede nel velame del mattino
un orizzonte così chiaro
dove ogni certezza
è in tutto
e a tutto dire sì come la ronda
abbagliata del falco pellegrino.



Id: 25358 Data: 20/04/2014 10:08:22

*

Tra i raggi di un’unica luce

Tra i raggi di un'unica luce
notturni guaiti -
archetti -
di antenna in antenna
strofinano voci
e magnifiche sorti
su legno marcito di adami -
fioriscono a pasqua
tra scalzi nei templi,
incenso che sfiora
altari trappisti
nel tempio silente
del vuoto divino
che vibra animato, mortale -
s'inarca un portone, confonde chi entra, invagina,
centellina vino e chicchi di grano -
falce che miete
annuncia a campi distesi supini
la luna -
volo planato dall'alfa all' omega.
Su strade di polvere in fossili strati
destino di pus da tane di fango -
o gotiche sabbie, trafori
oscillanti, fiammelle la sera
su aloni di oranti.
E densi liquami di sangue, di mestrui disciolti, di sperma di feci e di umori profondi -
abele che grida in corpo caino
in fossi e caverne
in buchi lontani ...
Raggi di un'unica luce
su fiori trionfanti d'aprile
su chi si contorce si ama si buca si tocca si innalza si stende e parte o ritorna e trova o ricerca - o resta in silenzio -
tra mistici santi poeti e assassini, tra guru del tutto dell'oltre dell'ora del qui del poco
del niente

e tace -
tra i raggi di un'unica luce non vede che ombre,
riflessi di luna che il mare discioglie -

non vede
che i raggi,
soltanto le ombre
dell'unica luce.














Id: 25321 Data: 15/04/2014 23:20:51

*

Fallace, mi vestirò di chiaro

Fallace, mi vestirò di chiaro
per voi che il mondo svezza,
gemiti offuscati di capretti
nel frastuono sordo di catrame
e metallo duro
tra colonne di cemento senza storia
e grida come cori
sparati contro cieli senza senso.
Mi vestirò di chiaro, antica
come una colomba
immortale sulla vetta dove canta
la voce eterna degli dei -
e planerà lo sguardo come un'ala
toccata dalla luce che non muore,
il taglio rosso nascosto tra le piume -
nello splendore triste
della luna, fallace, già nel mare.




Id: 25267 Data: 11/04/2014 19:42:03

*

Tra i miei capelli bianchi un nido

Non so tra i miei capelli bianchi
non so
dove più in alto
non so se sogno o se pensiero
dove più in alto il nido.
Ho perso il fondo dei pensieri
ho perso in fondo ai miei capelli bianchi
i miei pensieri
ho perso il nido.
Sale dal profondo
come dal profondo sale
un polline
tra i miei capelli bianchi un'arpa
impollina dal fondo
un'arpa
m'impollina dal fondo il nido.



Id: 25205 Data: 07/04/2014 17:31:02

*

Nel borgo del mio cuore dove scocca

Nel borgo del mio cuore dove scocca
su terra quieta il gioco brulicante
e fiero dei bambini
sporco
di un cielo gonfio
nel calamaio intinto già di pioggia -
raccolgo odori di ricordi
in antri verdi e nostalgia
d'intingere le dita tra le cere
in acqua santa e su fiammelle
soffiare lieve una preghiera.

Id: 25202 Data: 07/04/2014 14:00:09

*

Chi in te cammina

Chi in te cammina -

strusciare rituale

di pantofole al mattino

cadenzato

su navata in oblazione:

caffè e tondi

biscottini

sull'altare dove è in bilico

la luce.

Chi è che in te cammina?

Non tendere la mano

né rendere le grazie -

un re

nasconde in fondo agli occhi

la tazza e il mendicare.

 

 

 


Id: 25174 Data: 05/04/2014 12:09:08

*

No One

       

                                              N N N
                                              O O O
                                              O O O 
                                         OOOOOOO
                               OOOOOOOOOOOOO
                                         

                          N            NO        NO           N
                               
                                                 e e     
                                      

                                             eeeeeeee                        
 
                                                  

                                               NNN

 

                                          OO      OO
                                               OOO

                                          OO       OO

 

Quello è perfetto, questo è perfetto
                             Dal perfetto viene il perfetto
                                            Anche se il perfetto emana il perfetto,
                                                                esso rimane perfetto.

                                                                                  NOON

                                                                                      e

 

                                Īṣa Upaniṣad, Upaniṣad dell'"Essere Supremo".


Id: 25164 Data: 04/04/2014 19:36:55

*

Allora mi siedo, e immortale

Fin qui niente di nuovo -
alberi mi parlano di casa in casa
e stanno come testimoni
del mio andare -
loro fermi a ogni cambiamento
sanno l'ondeggiare
di ogni cosa sotto il cielo
che non è mai uguale.
Fin qui niente di nuovo,
allora.
Vado. E mi chiedo
se mai tutto abbia un suo riscontro -
un riscatto,
da qualche parte più distante
eppure uguale.
Così mi sembra che si sappia -
da qualche parte.
Allora mi siedo, e immortale.


Id: 25124 Data: 02/04/2014 11:28:32

*

Nel ventre

Odilon Redon - «Fleurs (anciennement Le pavot rouge)» (1895).  Musée d’Orsay, Parigi.

 

E' primavera
della luce
quella che ha
nel ventre
l'ombra.


Id: 25059 Data: 29/03/2014 09:59:30

*

La concierge

Credeva a tutto e a niente era una sofista
di minuzie la mattina si gonfiava
del suo vuoto giusto per la polvere
per i momenti teatrali sul pianerottolo
a dire buongiorno buonasera imitando
tutti cioè nessuno e la ramazza intanto
brandita come conoscenza segreta
giusto per il fumo negli occhi chiusi
degli inquilini ciechi e ciarlieri
che del resto assuefatti alla risacca
del saliscendi monotono dell'ascensore
salgonoescendonosalgonoescendono
con le facce moltiplicate da due specchi
in fughe escono in ranghi di prospettive
dal portone in guerra con se stessi
e guardarli è grido sterminato e imitazione
solo così la concierge si acquieta e accuccia
e sogna fetale nella sua guardiola
fuori corrono bambini ma non sa dove
è mattina è pomeriggio è sera è notte
Oh questo parto di ricongiunzione
mai avvenuta Oh di chi i passi fuori
appesa alla stampella la faccia di domani?

Id: 25057 Data: 29/03/2014 08:30:27

*

In questa forma, il cielo

Dicono -
e intanto nubi passano -
scoprendo denti
dietro a istoriati umidi
portali
dove entra ed esce il vento.
E tutti i popoli
sfumano nel fiato, sospendendo
indicibili presenze.
Ma segrete
stanno sopra i tetti
le parole mute delle stelle.
È tutto - dicono -
in questa forma, il cielo.












Id: 25040 Data: 27/03/2014 17:23:12

*

Per questa sera, per domani

Per questa sera, per domani,
cosa mi resta di essere
nel vento di me
particella viandante?
Nel vento di me
cangiante
andare come un pianeta
o un granello
nel soffio -
come una pietra
lanciata per gioco.

Id: 25025 Data: 26/03/2014 20:11:44

*

Credo

Leonardo - Giovanni Battista, Louvre (c.1514)

1 Giovanni, 4-16: 

Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. 

Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

 

Credo

che non risorgerò  -

non come mi hanno detto

o come  scribi hanno trascritto

con il pennino  in devozione

e faticosi studi tra spaziose

ombre

dentro fumose mura.

 

Credo

che su un dio non c’è -

non come mi hanno detto

in questo tempo troppo breve

dove mi volto tra parole

scavate nelle fondamenta

cupe

di popoli e di sangue.

 

Credo

che non si morirà -

non come ci hanno detto

per la paura che la vita

sia un peccato da espiare

o un troppo buono e succulento

frutto

rubato a un dio geloso.

 

Credo

Che non risorgerò

Che su un dio non c’è

Che non si morirà

 

Non come mi hanno detto

 

Ma credo

che l’amore è.

 

 


Id: 24981 Data: 23/03/2014 16:06:17

*

Le nuche dei ragazzi

Le nuche dei ragazzi sono fogli -
assorbono inchiostro
di salive,
rivoli di voci in ghirigori.

e stanno

come palpebre socchiuse
o ali
che non sanno di volare.

A volte sembrano dormire -
a volte
sono occhi ancora chiusi
che non sanno di vedere.

Id: 24951 Data: 21/03/2014 18:42:35

*

Ma tremo

Mio mese di vita mortale -

gennaio -

confonde la gioia in dolore,

il sole in pallida neve.

Soffioni di luce espandono semi -

e sembra una rosa che spunta,

la sera,

sul limpido stelo del cielo.

È notte al mattino,

per lei che con l'abito lilla

va sola tra i morti.

Mi tace l'affanno,

il mondo si è chiuso.

La festa è sigillo,

cerone al silenzio.

Noi drupe, insetti voraci di vita.

Pensavo.

Ma disse: "è andata", mio padre,

e sorrise.

Mi oscilla quel gesto che inchina

la morte alla vita,

quel volo d'ebbrezza ronzante sul miele -

quel sì che mi affonda fin dentro le vene.

D'amore.

Mi disse: "è andata", mio padre.

E sorrise.

Ma tremai alla festa appassita dei vivi.

Ma tremo.


Id: 24825 Data: 15/03/2014 20:54:54

*

Perché, Medea?

Ai tre agnelli, alla loro madre carnefice e vittima 

 

Ti prego, amore, ancora - se sei amore -

o l'odio ti ha svuotato come 

dalle mie vene il sangue

fuggiva fin dentro al mio cervello

e ancora e ancora e ancora

pulsa come la luce sulla lama 

del coltello ? 

Sacrificio! Sacro facio

dei miei capretti dolci,

sgozzati come non ha fatto

per Isacco il padre Abramo -

ma l'angelo non c'era questa volta

sopra l'altare di quei letti nudi

dove risuona ancora

l'urlo sotto la mostruosa mano.

 

O madre io mostruosa,

mostruosa la mia mano!

 

Ho fatto sacra la follia, 

io folle io sacra io dio -

dove sei amore, resta ancora, 

ti prego amore, ancora -

torna indietro, fermami la mano 

che l'angelo sorride e aspetta ancora.

Eccolo!  Lo vedo!  E' qui , 

tiene i miei agnelli  sul palmo della mano,

mi perdona -

tu sai ti ho perdonato, Dio.  


Id: 24734 Data: 09/03/2014 20:27:20

*

Seguivo due che si tenevano per mano

 

Quanto a me, sospinta da pensieri

confusamente circolari -

gironi di ricordi, di farces e di mystères

sul piccolo sagrato 

dove danzano memorie i miei giullari -

seguivo due che si tenevano per mano, 

sicuri nel tempo dell'amore che si dona

- non torna - 

tempo che brilla di una fioritura sola. 

Andavano in quel tempo loro, accanto al mio,

lontano. Entriamo, io un passo indietro 

sulla soglia,

fin dove la basilica ci accoglie -

passeri o foglie che il vento poi sparpaglia.

E in un canale ci convoglia

fino alla nera vergine,

madre notturna e grotta,

muta maestà davanti ai figli.

Disgiungono le mani in una conca.

Anch'io come i due passeri,

anch'io come una foglia 

mi perdo nel richiamo -

ricordo quando in cielo

oltre  le nubi

vedevo la promessa del tramonto,

vedevo discendere col sole

il viso sorridente del mio  Dio.

 

 

 


Id: 24713 Data: 08/03/2014 18:15:40

*

Guardava fisso in alto

Lungo la strada improvvisamente
un uccellino
forse caduto dal nido
o disorientato
stava col petto a terra
come appoggiato -
ho avuto appena il tempo di schivarlo
dicendomi che fermarsi
non sarebbe servito a nulla.
Ho continuato la corsa
con un dolore chiuso dentro
per la sua morte inevitabile,
per la dimenticanza che già lo accompagnava.
Ho proseguito.
Guardava fisso in alto.
E io ho proseguito.






Id: 24551 Data: 27/02/2014 00:21:13

*

La Leggenda della Rosa Amara

“La tendance mimétique fait du désir la copie d'un autre désir et débouche nécessairement sur la rivalité”.

La Violence et le Sacré (1972), René Girard

 

Come rifugio o copertura al Nulla

plasmava nel suo calco altra Forma -

in altro la cercava, sempre uguale.

Forse ricomponendo un mondo,

un mito stanco di parole

nutriva cenni vivi tra di loro.

Fuori,  più lontano del lontano,

fuggivano su cime innevate

colmando l’uno all’altra desideri

fin sulla cima bianca, poi sfiniti.

La Rosa li attendeva, mai perfetta

finché non fosse colta oltre di loro -

oltre la nostalgia dei due sessi

ancora e sempre sazi e soli ancora -

finché dei loro corpi uno solo

in due riunito stando separato,

l’avesse presa senza desiderio,  

per poi piantarne le radici

dove la terra attende fioriture -

in una festa senza sacrificio

dove la Rosa è il solo Mediatore.

 


Id: 24473 Data: 21/02/2014 18:54:42

*

Il cenno di speranza che non dico

Come cosparsi da una grazia lieve
io e te, due corpi
sotto cieli disuguali,
mentre ti leggo alcune frasi
da "Le Milieu divin"
e con la voce medico distanze.
Teilhard è qui con noi
sub specie æternitatis
e tracce sulla carta.
Voci disseminate intorno
come soffioni a dire primavera -
e biciclette - incidono percorsi
confusi sulla ghiaia.
"Ego sum, noli timere"
è scritto a pagina sessantasette
delle Éditions du Seuil
dove lui dice che, nella "détresse"
di "atome perdu dans l'Univers"
"la voix évangélique m'a sauvé".
Fa parte del disegno di un mattino -
ormai con noi -
la pagina ingiallita che non toglie
la voglia appena stanca di tornare,
il cenno di speranza che non dico.





Id: 24411 Data: 16/02/2014 19:09:12

*

Leggero non sapere

In quale altro mondo, vita
o sconfinato cerchio
sarà come guardarsi da lontano -
dimenticare il vento
che oggi era con noi -
dimenticare la salita fatta piano,
l'arrivo e la spianata:
"no, non ci fermiamo
a prendere il caffè,
continuiamo"-
tornare più sereni
dopo aver lasciato ai passi
il ripetuto affanno
di cose calpestate invano -
un sangue ossigenato,
il viso come un'ostia tra le mani
e gli occhi di una volta
che chiedono allo specchio
in quale altro mondo, vita o cerchio
sarà come guardarsi da lontano.










Id: 24381 Data: 14/02/2014 20:21:49

*

Se sfioro

 

Tra i palmi dischiusi del giorno

richiami notturni

se sfioro il silenzio.

E soffio le cose all’ingresso del tempo -

allento le vele

cercando più al largo,

oltre gli scogli il cobalto.

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 24310 Data: 09/02/2014 20:38:04

*

La loggia dei Mercanti

 

Sdrucita bambola di pezza, sola -

sei in freddo ripostiglio

né amici qui più corrono a giocare.

Offendono le inutili scarpette

se il marmo vieta ai passi di accennare

un ritmo ormai gelato  -

superflue suole a superfluo andare.

Offende pantomima di parole 

su ferita mai rimarginata -

non medica il vuoto della fine.

 

Altrove era vociante piazza -

raggiava di colori il suo sagrato.

Ci insegue quel tripudio della luce

festante  sotto gli archi - ci inseguiva .

E nella gara schermi ancora il viso -

ricordi?  un passo, un solo passo ancora …

la loggia dei Mercanti ci appariva

intrisa del bagliore di un’attesa -

era Bologna d’oro, risvegliata

dal sogno eterno d'essere mattino.

 

 

 

 


Id: 24216 Data: 02/02/2014 17:02:49

*

In acque originarie

Sì - svuotare d'ogni fango
le parole, scavare fino a dove
il suono è uno sguardo che si china,
s'immerge in acque originarie -
opacamente all'altro uguale
nel risalire vacillando -
la luce un beccheggiare
di riflessi - appena un po' più in alto.










Id: 24200 Data: 01/02/2014 18:20:27

*

Cristallizzazione

Mi scioglie le mani quest'ombra,
le disfa e accarezzo la vita,
lei tutta di me - io tutta di lei.

Mi pulsa il ricordo
di strade estatiche al sole,
l'odore del mare eccitato
fin dentro la pelle:
"desidera".

Scogliera in agguato sugli occhi
rovescia a confini la voglia -
orgasmo d'amore rigonfio
nel sesso dischiuso del mondo.




Id: 24110 Data: 27/01/2014 00:34:23

*

Di quest’ampiezza

Wassily Kandisnsky - Composizione VII

 

E nel respiro un'ecumene

tutto accoglie che non resti fuori -

salvi per natura artificio o grazia.

Salva da salvezza quel tacere acquiescente,

sapienza immortale delle cose

in nobiltà d'attesa - assassini re o santi

via ventre vivo vicolo di vermi.

Splendono amleticamente stelle

sull'asfalto ottuso -

specchiano vocali eco verso arcate.

Stempera sommesso sognare

accordi cigolanti -

cori nel chiostro con stridori strenui,

nascere e morire.

Altrove - forse qui - altrove.


Id: 24066 Data: 24/01/2014 17:24:54

*

Ai gatti dei tetti

"ciao" dice uscendo, curvo sul sacco del cibo
per i gatti dei tetti -
da poco si mette un berretto di lana -
verde di fiume tra i rami -
marsupio a tracolla in affanno
di piccole cose - tasselli scampati
a nuvole grigie.
Con taciti occhi accarezzo
la voce negli argini,
le strade schivate
mai in tempo mai tardi mai ora -
opaca tra i gesti una fuga -
nascondere il viso al mattino.

Sentiva già in me odore di neve,
versava se stesso in mani d'offerta -
solcavo le linee giù in fondo alle vene -
stringevo fin dove succhiavo la linfa -
aggrappata ai cancelli degli occhi
da dove tornavo, cacciata -
in bocca una brezza, un naufrago sole risorto.

"ciao" dice uscendo -
curvo sul sacco in cerca di vita.

Accarezzo la voce e il pianto giù in fondo -
mio dolce saperlo perduto.
Per quello che cerca la sera nei gatti dei tetti -
e quando ritorna non trova chi siamo,
il sorriso che ero - non trova chi sono.




Id: 23917 Data: 15/01/2014 00:43:32

*

Di notte

Star of Heaven

 

Di notte la piccola donna entra in chiesa, accende una candela davanti all’altare di Ictys. Col viso nascosto tra le mani comincia a pregare. Penetra la luce dorata della fiamma tra i palmi dischiusi, comincia a pensare : pensa che siamo dei pesci, dei pesci del mare.

 

" Dire della rete con pesci nuovi -

forse che la chiesa non è rivoluzione,

rotta stellare a schizzi spermatici,

minuscoli figli di Sperma Theou -

rimettere il non remissibile da sempre rimesso -

sublime cinismo di santi, 

speleologia dell'anima che offre bende - 

genetica genialità fin dalla genesi?

O  

passando ad altri fili, brindisi di eletti  - 

festanti prepuzi scagliati più in alto di tutti,

alleati di Ra o Jhwh - alleati di un Sole -

O

incastro di corpi e pensieri,    

grovigli in recinti fumosi, speziati,  

altrove  pestare di piedi scalzati,

o voli di falco su estatica erba,

disfarsi -

possibile  restituzione cosmica in corpo stellare,

olistici sessi avvinghiati,  

spremitura di succhi semantici sopra burroni -

appendici a indicare aletheia/episteme,

esplorare lune tra i rami -

intravedere.

Risplendere? Forse.

Forse indizi - tessitura originale - 

rete, fili intrecciati, nodi serrati.

Pescatori esperti,

appresa la tecnica, 

aprire la rete, entrare del mare.

Buie creature in bui fondali,  

correnti cobalto.

Pescatori esperti,

appresa la tecnica,

aprire  la rete, fuga del pesce,

va dove vuole.

Stringono i nodi.

Confraternite - delimitare il mare -  

impigliarsi in relitti incrostati,  

ipnotizzare -

bagliori di madreperla.

Nella rete

fratelli del mare legato, destino di scaglie ”.

 

Alza il viso  la piccola donna, fissando l’altare. Sorride pensando:

 

"All'arrembaggio!

(Indurire, affilare le pinne, limare i denti dei pesci).

Questo il tempo? Ogni tempo?

Branchi sapienti - sciogliere nodi, sgrovigliare -

spalancare  reti. 

Pesce - figlio del mare, fratello dei pesci, fratello del mare.

O Ictys".

 

Di notte la piccola signora ha acceso una candela davanti all’altare di Ictys. In ginocchio. Sorride.  Tra le mani dischiuse risplende il viso come una scaglia dorata, una scaglia dove si rispecchia e rifulge, immenso, il mare. 

 

*"Ichthys":  Iesous Christos Theou Yios Soter, (ICTYS) che tradotto è¨: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.  La parola Greca è  Ichthus (Iota Chi Theta Upsilon Sigma), pronunciata ich-thoos :è la parola usata nel Nuovo Testamento per la parola "pesce".

 


Id: 23894 Data: 13/01/2014 12:59:37

*

Api in un favo

Tutta raccolta in me pensavo -
api, api in un favo -
una sfarfalla, una rapina,
di fuchi fervido il destino -
voilà la danse.
Pappa reale gonfia la regina -
inebetita al soglio sale,
sospira su gemme esagonali,
ma ronza ormai d'azzurro il cielo -
tutto colmato,
tutto in tutto già avvenuto.
Punge una gioia brunita ...
Chi siamo?
Dov'eri? Dov'ero? Ecco - il cielo!

Id: 23851 Data: 10/01/2014 14:56:34

*

Grammatica generativa

Alla scuola interpreti di una città
con la piazza grande
dove il nero e l'oro stanno in armonia -
ne ricevono i riflessi ovunque anche le facce
anche la mia che prima era solo vuota -
il professore spiega Chomsky e a me piace
quell'idea stellare di un nucleo che si espande
come un ramo su un ramo su un ramo -
così se dico che "una rosa è una rosa è una rosa ecc."
vuol dire sempre qualche altra cosa -
ma io sono solo una ragazza italiana
con i capelli lunghi e neri seduta in fondo
e vorrei chiedere molte cose -
per esempio se a un certo punto la grammatica non genererà più
o se le parole comunicano in segreto tra di loro
senza che noi lo sappiamo -
ma sono solo una ragazza, una ragazza italiana
che ha solo l'ombra bruna e oro sul viso
mentre sotto gridano pallidi ricordi che non si vedono -
così non parlo
e con le mie amiche faccio discorsi per le scale -
mentre scendiamo guardiamo fuori dai finestroni
dove nel cortile i professori parlano
e gli studenti hanno fretta di andare al bistrot -
così scendendo parliamo di ragazzi e di sesso ma non descriviamo
i particolari -
e poi viene fuori il discorso della timidezza -
solo allora Lella che è un bel gradino sopra di noi come intelletto
sorride in quel suo modo che cigola un pochino,
come quando il gesso stride sulla lavagna -
ma i suoi denti sono così brillanti! -
e dice: "proviamo a immaginarlo quando si alza la mattina
in un pigiamone felpato a righe".
Allora ho pensato: "Lella è sublime
e la grammatica è davvero generativa" .
Dopo
i miei capelli neri sono diventati troppo presto candidi -
come le parole si sono raccontati dei segreti -
non ho mai capito cosa si sono detti. Forse è stato meglio così.


Id: 23829 Data: 08/01/2014 21:30:05

*

è

Sulla soglia 

di me o del mare o di te 

mi son chiesta fin dove

fin dove si è

 

ho percorso il cammino all'indietro

" è si dove fin"

 

allora ho capito

 

il confine non è

all'ingresso del mare

o di me o di te

 

non è

 

te o mare o me 

 

è respiro 

 

luce nell'aria che è

 

me mare

me luce

me te

 

è quello che è.

 

E non chiedere al mare

di me o di te 

 

è quello 

 

è quello che è.

 


Id: 23796 Data: 06/01/2014 21:58:16

*

Journal d’une taupe

 

Vivo

in due cunicoli discosti -

circonvoluzioni della mente 

 

magma

in ipogeo sepolcro -

se penso mi confondo 

 

lava 

solo appena un po' più in alto -

 

ardo

in sensi alieni - 

fiuto e sento 

 

finché sporgo -

dal buco dove torno -

il muso 

d'azzurro siderato -

e sogno


Id: 23758 Data: 04/01/2014 15:14:55

*

È quasi l’ora che sei entrata nel silenzio

È quasi l'ora che sei entrata nel silenzio, 
madre -
quello che di poco precede il duro letto
e i fiori senza vita nel tempo tuo di marmo.
In fuga per la vita ti restavo accanto -
anticipavo addii con la vergogna dentro.
Inutilmente.
Nessuno a offrire un varco al tuo respiro fermo -
tradito dietro al buio prima che cantasse il gallo.
Così rimango sveglia - non mi chiamerai -
non chiami più nessuno tu, con il vestito lilla
già pronta per partire -
un viaggio dove è quieta la tua mano - sempre quieta -
muta a ogni saluto.
Così rimango sveglia - non ritornerai -
l'aria della notte sale e scende ignara
come una preghiera nel mio torace vuoto,
sola come il fumo in una chiesa sconsacrata -
nero crocifisso dove ardeva il Salvatore.



Id: 23743 Data: 03/01/2014 04:04:26

*

De tous les jours le plus fidèle

"Examine for a moment an ordinary mind on an ordinary day. The mind receives a myriad impressions—trivial, fantastic, evanescent, or engraved with the sharpness of steel. From all sides they come, an incessant shower of innumerable atoms; and as they fall, as they shape themselves into the life of Monday or Tuesday".

( Virginia Woolf, from "Modern fiction" -1919 )

 

Les Très Riches Heures du Duc de Berry

L'Homme anatomique, ou Homme zodiacal, enluminure réalisée par

les Frères de Limbourg et portant les armes du duc Jean de Berry

 

De tous les jours le plus fidèle, 

il sait l'attente et sa détresse,

connaît par cœur la chevauchée, 

le long galop, la fin du jour -

aube haletante, coucher épuisé 

qui nous déverse comme une crue

le fleuve sombre de nos pensées,

l'eau trouble et grise de la journée.

La nuit on rêve d'un lendemain

qui soit radiant comme un Phœbus,

ses boucles d'or rayons d'une toile

tissée pour nous aux portes du jour.

De tous le jours le plus fidèle,

sait bien l'attente, le frère lundi.

 

 


Id: 23704 Data: 30/12/2013 18:53:24

*

Offerta

A chi non amando, ama.

 

Odilon Redon - Les yeux clos

 

Ma quando tocchi un'ora così alta

non conta la tua bocca -

bruciata ogni parola ascolti dietro gli occhi -

temi forse il cielo?

Quel passero che in briciole di grazia

muta tabernacolo

conosce del miracolo l'effimero equilibrio -

nube che passa dimentica il mutare.

Quando ti accade un'ora così alta

non ami che l'amore non amato -

solo così lo vuoi - compiuto -

seduto sopra il vento temi forse di cadere ?


Id: 23684 Data: 29/12/2013 18:43:34

*

Intanto starò zitta come una nebulosa azzurr

                                             

 

Intanto starò zitta come una nebulosa azzurra,

nel bar dove mi offri, amico mio, un vino rosso

freddo come i vigneti di galassie più lontane. 

Un vino che galleggia - senza spazio e senza tempo.

Ci espanderemo vaghi di ricordi mai vissuti,

di vita ricordata dove forse un giorno vagheremo,

dispersi.  E l'altrove sarà un ecco già da altrove.

Intanto mi preparo gli occhi vestiti d'aria chiara,

indosso un voile di nubi sui capelli, e un sorriso

che trasforma il vino vecchio in vino nuovo.

Ubriachiamoci dell'ecco - cosmo silenzioso di poesia.


Id: 23671 Data: 28/12/2013 13:02:24

*

Gloria ai nostri piedi nel percorso!

Gloria ai nostri piedi nel percorso !

Si è rotta la placenta della terra -
il cordone dell'antico testamento
cupo e rosso di cruenti sacrifici
lo vagisce il battacchio di campana
alla chiesa sua vagina di ogni seme -
ne profeta il vitigno dell'altare
dell'arrivo in ciascuno del bambino -
quando vergine è l'ascolto nell'attesa,
così un chicco è la Gloria al Melograno.
È disceso dalle stelle,
è entrato in una stalla
tra due fiati a respirare -
come un vomero nel solco disseccato,
dall'incuria dei padri abbandonato -
come un piede che ha calzato
l'orma vuota per pietà.
Gloria, gloria ai nostri piedi
che camminano qui in basso.

Id: 23649 Data: 26/12/2013 10:10:06

*

A un limite ti aspetto, ben oltre me

A un limite ti aspetto, ben oltre me
e questa pelle che non ha niente da raccontare -
la voce, forse, senza più parole -
mi muovo verso te che non mi aspetti
e non sei
che il mio desiderarmi senza forma -
ti aspetto, voglio i tuoi occhi
dentro i miei -
le mani che da sole sanno la mia storia
come se l'avessero toccata -
ti aspetto in un treno senza locomotiva
guidato da una cantante jazz di blues -
ti vedo già entrare con il fruscio di sempre
che non avevo mai sentito
e non ho più paura -
ti guardo come se facessimo l'amore -
mentre la nebbia oltre il finestrino
suona una tromba d'oro - la senti? -
ti sorrido con un viso che non mi conoscevo,
quello che mi hai chiesto - quello vero.
Mentre la voce liquefa la tromba, e la nebbia
me la sciogli in bocca.

Id: 23638 Data: 24/12/2013 20:56:19

*

Fossero immerse le cose nella bruma

Fossero immerse le cose nella bruma
come una mano che dalla fronte scosta
una ciocca che teneva gli occhi in ombra -
ora la vista è chiara come quel gesto
che restituisce l'alba all'orizzonte
è il fiat che nell'oscuro ora rinnova il mondo -
tu dalla bruma circonfusa speri
nel suo diradarsi tra maliconie
dove la luce penetra in dorata
cometa di capelli di bambina,
rinasci a mezzanotte nella paglia -
sei figlia del neonato, madre e sposa,
sei fiato animale,
accogli in te la luce -
assumi la sua ombra.

Id: 23631 Data: 24/12/2013 00:10:27

*

Ritorno a Mannheim

"Dilige, et quod vis fac"

Lo vedi, non chiede nulla mai l'amore -
null'altro che non sia il giardino
ora spogliato nell'inverno di se stesso
oltre la vetrata dove ti rispecchi
e riconosci tra quei rami - nuda -

la casa è l'arco delle braccia
che una bambina ti tende come un fiore -
la freccia ha sulla punta un miele.

Chiamano
le silenziose quiete grandi stanze
dove eri orma ormai perduta
nell'eco avvelenata dei rimpianti -
macchie d'inchiostro sul tracciato,
corvi che si fingono usignoli
chiamandoti nel buio di un gracchiare.

Ma basta un nulla a quell'amore
che nulla chiede se non il tuo nulla -
restare come un ramo nell'inverno,
brillare a primavera, diventare tutto.














Id: 23598 Data: 22/12/2013 00:25:33

*

Qualunque sia il tuo Nome

Qualunque sia il tuo Nome

ti chiamo -

tu che sei me eppure altro

nella casa dei pensieri -

nel nido di una rondine

invisibile pagliuzza,

intreccio che sostiene -

poi base per il volo.

Qualunque sia il tuo Nome

ti cerco -

nell'assenza dove il volo si è spezzato.

Sei passo tra i miei passi,

orma che mi attraversi il giorno

testarda a sgranare la speranza.

Mi appari -

velato nello sguardo

nell'eco che rimbomba di lontano.

Ritorni -

accarezzandomi la voce troppo sola.

Sei dietro le parole ormai perdute,

richiamo tra spirali di respiro.

Fai rito di ogni gesto -

sei ventre -

altare di ogni vita in offertorio.

Noi uva in un calice innalzato

dalle tue mani nascoste tra le quinte -

 

qualunque sia il tuo Nome.

 

 

 

 

 


Id: 23499 Data: 15/12/2013 10:34:34

*

Un mendicante riceve povertà

Un Re chiedeva l'elemosina
con occhi pieni di stupore -
i passanti gettavano parole
in ciotole ricolme di pietà.

Si volge al tocco della luce
vestito di distacco e nobiltà.

Scontava vertigine di assenza -
non sapeva - chiedeva
oltre il corpo dove
un sestante per la notte -
chiedeva carità.

Un mendicante dona stelle
dal suo palmo -
riceve povertà.

Id: 23498 Data: 15/12/2013 00:23:33

*

Traluce Lilith nel suo andare

Lilith                                                             A Lilith, prima di Eva

 

Traluce Lilith nel suo andare -

sussulta nel respiro

becco buio

 

Traluce Lilith civetta nera -

oscura veste la addolora

se sé e sé separa

e in notte oscura vola

 

Lilith filo d'argento per le strade -

batte sognando per Adamo,

di colpa ha incise le pupille -

desiderare.

 

 


Id: 23449 Data: 10/12/2013 20:02:28

*

I ragazzi

Non più parole a nutrimento,
i ragazzi.
Bevono in canali lucidi
fili leggeri d'aria,
pagliuzze per il nido.
Si toccano, sfiorando,
gli occhi sorridendo con la mano.
Basti.
Guardano su una linea pari -
da terra a terra nobiltà
senza voli - o sprofondare.
Stare.
Stretti in una cuccia
salvano il calore.

Id: 23383 Data: 04/12/2013 19:58:24

*

Il volo breve

Ci sarà pure, in fondo, un abbandono,
lungo il percorso puntellato di divieti,
fino a un'apertura
dove far scivolare i pensieri tra le mani
e sparpagliarli intorno col respiro
fin dove il molo sfida il mare -
e vince, se gli crede -
perde, se pensa di poterlo mai delimitare -
guardando chi scrive t'amo con lo spray
ben oltre i muri che fronteggiano il maestrale -
ben oltre la promessa eterna.
Conta quel gesto sulla soglia del mattino
quando arrivare in corsa prima della luce
è volo breve
dove tutto il corpo trema -
elevazione di un calice divino
ubriachi del sapore della notte -
come accarezzare il vento,
sentire tutto l'universo
in quella conca d'aria tra le mani.



Id: 23332 Data: 30/11/2013 17:53:58

*

Pelle d’aria

Portare pelle d'aria
come parure d'amore -
bijoux di perle d'acqua
offerti al primo sole.

Id: 23271 Data: 25/11/2013 22:39:03

*

Oggi ho parlato con il sole

 

 

 

Oggi ho parlato con il sole -

sorrideva -

gli ho detto grazie della luce che mi versa

quando scorro come fossi ferma -

invece sono un punto

tra mille punti senza via di fuga

se penso a tutti i me riflessi intorno -

come le nuvole cangianti nello sguardo,

la loro scia infinita che racconta

di un luogo alle porte del deserto

che mai nessun Mosè 

a quanto sembra 

ha mai trovato, o dissepolto -

e in uno specchio d'acqua ci riflette

le mille scaglie di un serpente -

un gioco di colori sconfinato

arrotolato intorno a una palla -

mentre su cimiteri di cristallo

lo sguardo indugia e si confonde

vacillando

come fumo che sale dal cemento

per il troppo caldo.

 

Bruciata ogni traccia di salvezza

è persa tra le dune la domanda -

ancora quanto alito di vento

farà brillare i raggi dentro gli occhi,

farà sognare il sogno di sognare

di avere balbettato al sole

in bilico sul Nebo

vocali come ali sopra il mare.

 

Il passo lieve sulle acque 

è il tempo breve dell'amore

quando si parla la lingua del sole -

inginocchiati a credere nel rovo

la fiamma che ci abita nel cuore.

 


Id: 23244 Data: 23/11/2013 17:07:11

*

E quando splende amore, amando

 

Monet - Il lago delle ninfee                                                          Ad Amina, a Nando

 

E quando splende amore, amando,

è  scorrere di linfa alle pupille -

è pena liquefatta che salendo

rinasce  in altre foglie e scioglie il pianto.

Non essere se stessi  e nessun altro  -

sorridere di un sé  ormai lontano,

il mondo trasformato in un istante

col passo di chi in alto guarda il piano

e vede una pittura già distante -

i grumi addolorati delle cose

sfaldati in cielo d’erba, unico canto.

Terra alla terra tralci di una vite 

arrampicarsi insieme verso l’alto

è attraversare  volti accarezzando,

è quando splende amore - amando.

 


Id: 23224 Data: 21/11/2013 20:48:06

*

Vorrei che foste alberi

Vorrei che voi sapeste quella strada
dove ritrovo tutti i giorni il mio coraggio
scorrendo tra le stesse cose e i miei pensieri -
come la lunga fila d'alberi sostiene
i gas di scarico e il cielo - tutto il peso -
e dove a ogni curva mi apro ancora
con un vecchio viso al balzo della luce
come bere dalle nuvole speranza.
Vorrei che voi sapeste quanto pesa
tutto questo - e la speranza -
allora capireste, e con il vostro viso
che trabocca sonno e poca voglia
di abitare stanze di voci obbligatorie
e segni oscuri - allora capireste
l'offerta e il sacrificio necessario -
la prova che richiede il giorno -
stare come fanno gli alberi,
attenti e senza sosta inquieti
sapendo la fatica di restare - la gioia -
sopportare il canto a volte stridulo
di chi vi insegna a riconoscere i richiami -
accogliere gli uccelli, il loro stormo
che dopo avervi scossi si allontana.


Id: 23122 Data: 15/11/2013 07:18:28

*

Quel tavolo sul prato, bianco

Ricordi quel tavolo sul prato, bianco -
con quattro sedie messe lì,
come per caso.
Seduti attorno si parlava -
come si fa tra vivi
che solo appena sfiora
un vento d'ombra tra i capelli -
poi si fa Pasqua il sole
in tarda primavera.
Un'aria colma di troppa luce
abbaglia -
minuscole farfalle bianche
inseguono la scia scomparendo.
Ognuno si rispecchia
in un riverbero - sperando.
Perché è tutto prato intorno
e allacciano le braccia in cerchio amico
gli alberi
con mani verdi che rinascono
dal ciclo buio della terra
dove poi si ricongiungono.
Ma siamo in un mandala d'erba
dove non ha soffiato ancora il vento -
dove l'istante è fermo -
pigmenti d'infinito sotto un cielo
chiaro -
il sole in alto lo sigilla.
Ogni parola detta non ritorna - sosta
dove il giardino è appartenenza muta
ai fiori
che aspettano la sera respirando
verso l'alba -
poi curvi su se stessi si addormentano.


Id: 23067 Data: 11/11/2013 14:21:49

*

Notturno d’alba

                                                                              "La stanza è muta d′ogni luce. Scrivo nell′oscurità." (D'Annunzio)

 

Simone Martini -

L'Angelo dell'Annunciazione 

 

 

Quando ero vecchia credevo di sapermi -

e il mondo -

pur non capendo.

Ora che non mi fugge il tempo, 

e quello che sommerge lentamente 

mi corre sempre avanti -

quando credo finito il cielo

solo perché non mi stupisce più

il nome di una stella,

o se la guardo non la vedo -

sono un notturno d'alba,

aspetto il giorno e so che viene -

non mi sorprende.

Ma ogni istante che conosco

avviene nell'offerta -

con gli occhi aperti nasco

se tu mi dici ancora il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22981 Data: 03/11/2013 23:55:26

*

E oggi questo peso che mi porta

"Ce sommeil ... le premier Adam en fait l'expérience pour "explorer le chemin de la Ressemblance" ... une lecure possible de son nom, Taredemah; le premier Adam ne prendra pas ce chemin, mais le Christ, le nouvel Adam, l'assume totalement. Il s'agit de la traversée des ténèbres de l'humanité".

(Résonances bibliques - Annick de Souzenelle, pag.140).

 

 

 

 

E oggi questo peso che mi porta

qualunque cosa io pensi o di sfuggita

appena guardi 

intride orme di penombra 

abbandonate

in sogni di città che non conosco 

eppure ho visto 

chiamando chi non mi risponde, 

salendo scalinate

fino a una piazza immensa

che scende giù nel mare oltre una chiesa 

bianca - dove non so la porta.

 

Un raggio stamattina all'improvviso -

leggevo di quel Lazzaro che dorme

- eppure è morto - 

ma per Gesù a volte i morti

sono vivi,  i vivi morti.

 

E oggi questo peso che mi porta

qualunque cosa io pensi o di sfuggita

appena guardi

intride orme di penombra -

cammina insieme a me - è la mia ombra.

 

(Lazare - 'Eli 'ezer "aide de Dieu")

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22969 Data: 02/11/2013 19:55:20

*

Ερωτικός

 

Foto di Jan Saudek

 

 

 

Respirami

 

respira mio respiro

respiro tuo respiro

respiro nel respiro

 

respiriamo

 

ti respiro

mi respiri

 

respiro nel respiro

 

respiro

respiri

 

respiro respiro respiro respiro respiro

 

respiro

 

reeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

ssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssss

piiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiir

 

o

 

 

 


Id: 22945 Data: 01/11/2013 12:07:11

*

Dentro un cappotto di lana grigio

Era smisurato ancora - il mondo -
e l'asfalto aveva un suono asciutto
quando l'odore buono dell'inverno
era occasione per lucidare scarpe
con la cera - aroma legnoso ambrato
e secco
come le parole nei fumetti di vapore
senza fretta di arrivare prime al cielo -
si sostava in stanze da tè affaccendati
a guardarsi attentamente -
libere le mani a indicare in giri d'aria
tutta l'evoluzione di un pensiero -
la gestazione
con la schiena appoggiata a una cedevole spalliera -
il suo percorso lungo i sentieri d'ombra
che le lampade tracciavano su mappe
tappezzate di strane isole a circumnavigare muri -
la nascita bagnata dai sorsi gocciolanti
e dalle tracce
sul bordo circolare della tazza - vagiti -
la giovinezza, poi, mentre la luce entrando
esplode zampillando dai vetri colorati
in velature d'oro e ammorbidisce i volti - colmi -
così la voce scende piano mentre la mano plana
poi s'abbassa stanca e come un cigno scivola
sulla tovaglia bianca.
Era smisurato ancora il mondo
quando in trasparenza vedevi le lancette
aver compiuto un giro intero -
tutto il percorso dove le montagne
erano vette per la mente da scalare -
senza fretta -
infine ti guardavi intorno
riposato - in quel rifugio con i tuoi compagni -
entravi nel cappotto di lana grigio
arcano di antica civiltà -
ancora solo uomo -
non liberato ancora - eppure intero.







Id: 22900 Data: 29/10/2013 18:48:28

*

Il codice stante lungo un molo - o

Il codice stante lungo un molo
essere in tutto traluce odore delle reti
si fa - si dice - verso sera addensamento
l'aria e più vicino a una meta - ovunque -
senza mai o prima o poi - essere.
Il codice stante lungo un molo
ondulare irradiamento - informi -
gli occhi sul mare o sui murales - o.
Il codice stante avvistare avvistamenti
una vertigine sapere già il passaggio
dopo il cinema - non c'è niente da salvare -
forse improvviso, o dolcemente - o. Intanto.


Id: 22871 Data: 28/10/2013 00:44:00

*

Sono cerbiatti gli occhi dei ragazzi

Schiuma che splende nella luce ebbra -
inno al chiarore
sui pinnacoli rosa della sera -
spermatica sorgente di candore,
orgasmo al grido alto dei gabbiani.
Così si è tutto il cielo -
espansi.
Sono cerbiatti gli occhi dei ragazzi -
saltano dietro le pupille
come tra gli alberi nel bosco.
Bagnati di placenta -
hanno le ciglia vergognose e nude.

Id: 22803 Data: 22/10/2013 20:28:47

*

Psiche digiuna, e mente

 

J. W. Waterhouse  - Psiche apre la scatola d'oro (1903)

 

Digiuno nei cunicoli
che scava sotterraneo il fiato
alzando le membrane come vele -
e mento
sapendo la pietà ingessatura
che blocca le giunture -
la corsa proseguiva dentro il sangue -
scarsa di ferro per destino
o forse al destino scarso il sangue.
E fui, sarò -
non sono. Tarma del cervello
rosicchia il corpo nei canali
senza più linfa, senza niente.
Vago dispersa
dove la foglia scivola
e lascia timoniera la corrente.
Mi accartoccio su me stessa
staccandomi da terra -
mi assume l'aria
come mozzo - mi spuntano le ali
mentre ogni poro gode
congiunto al vento - bevo -
sono silenzio.








Id: 22780 Data: 20/10/2013 23:38:43

*

Opaca stella della sera

Paul Albert Besnard - La stella della sera - Eclissi

 

Opaca stella come me,

che faccio sera

e offro alla luna una foschia  

versandola in pensieri laterali

nascosti più lontano -

in te che tieni l'alba nella mano

come una sfera

che rotola notturna

e già va impallidita dov'è chiaro.

Così credevo d'esserti accorpata 

in sogni dove è eterno il divenire -

non muta l'alternarsi,

Lucifero ancora in grembo a Dio.

Stella di polvere, piccola stella

dal tempo screpolata -

nel giro cosmico incastrata,

destino di ogni cosa che tramonta.

Taci nel cielo come un'ombra

che spera solo d'essere svelata -

tu taci,

resisti all'imperare della luna -

fai come me: attendi, resta opaca.

 

 

 


Id: 22755 Data: 19/10/2013 12:14:39

*

Piccolo totem

Restare sulla cima di se stessi
nient'altro che uno sguardo -
testimoniare tutto intorno
la luce, nell'alone del tuo mondo -
un fiore sì che appassisce a sera
e poi risorge
a ogni aroma che ti espande
la memoria - e fa la vita nuova
in ogni gesto in ogni volto
se leggi nei suoi occhi una richiesta -
rispondere alla luce con la luce,
non dire i ripostigli
dove si fanno ruggine le cose -
parlare senza peso dello spazio
tra gli alberi che sfilano
nel viaggio intrapreso - della meta:
un uccellino appena nato
caduto dal suo nido -
accoglierlo nel palmo della mano.




Id: 22712 Data: 16/10/2013 10:26:35

*

E fui Papessa, solo nei Tarocchi

   

 Alessio Delfino - La Papessa            Paul Gauguin - Donna seduta

 

"Ma credimi: viene il momento in cui l'adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme, viene un'ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio. Dio è spirito. Chi lo adora deve lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità di Dio". Giov., 4. 23-24

 

E fui Papessa, solo nei Tarocchi -

o quella volta per travestimento -

fui carta per temere la magia

che in altro mito appartenne a un dio

che Adam in terra fertile mutò -

sua costola fu imene per Ishah -

Eva di pianto, Eva di peccato

a generare sangue - sua virtù.

 

Così fui fatta donna, sesso muto

che sperma di Caino fecondò.

Ma poi furono papi i figli miei -

decisero che Vergine Maria

non peccò - madre sola di un dio

che non voleva copula ma parto,

doveva essere uscito da una donna

che pur terrena non conosca fallo -

né far cadere in fallo chi ne uscì.

 

Tu muta donna di fangose strade,

tu madre di mortali, non di dei,

ti inchini alla Madonna e la compiangi -

lei che un dio incompleto attraversò,

un dio che non poteva mai morire -

di morte solo un morso gli toccò,

se è ancora dio, se ritornò

a essere divino e a imperare

sul mondo dove ogni donna muore

lontano dai profumi degli altari -

lontano da correnti ascensionali -

sola, coi figli intorno o senza, sola,

con l'uomo a lei fedele, ancora sola -

se nel Mistero che le soffia intorno

non c'è una voce sola a dirle "ama,

se ami è solo questo il Sacramento.

 

Ti ha mentito l'uomo, per paura

che il vuoto che c'è in te sia anche suo.

Ha costruito un cerchio che separa,

si è posto al centro e traccia delle cifre -

ma verrà l'acqua, e le cancellerà".

 

Ora lo sai, Papessa, chiudi gli occhi,

non aver paura, non c'è peccato

in te se era tua l'immagine

dell'uomo arrivato fino al pozzo -

guardava insieme a te, giù nel profondo.

Forse anche tu non l'hai capito, forse

non l'hai capito fino in fondo. Adam

non ha compreso ancora il suo cammino, 

se in ogni sua orma ti calpesta,

se taglia e separa sé da te. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22662 Data: 12/10/2013 19:15:40

*

Grandi stanze

A volte si rimane in piedi,
ancora appoggiati a quella sedia -
sospesi a un dubitare circa il caso
di restare o di partire. Ci si guarda intorno -
le facce della gente fogli bianchi.

E sai che non c'è scritto niente
che tu non sappia già: parole fitte fitte -
una brutta copia mai rimessa in bella -
eppure c'era il tempo, ieri, ma pioveva.

Allora ti viene da sorridere di tutto -
paure, desideri, aspettative:
appalloccate per il cestino della carta -

e tu te ne stai lì - tra i fogli bianchi
che credono di essere un copione
che può far sussultare un lettore
sprovveduto - ormai non te
che accarezzi piano la spalliera,
alzi la sedia delicatamente,
facendola ruotare su se stessa - dolcemente -
poi ti siedi
senza più bisogno di guardare.

Si fa così,
quando si è entrati nelle grandi stanze.




Id: 22622 Data: 10/10/2013 15:03:41

*

Lo so si perde il passo

Lo so si perde il passo

se smisurata intorno chiama

la voce ovunque a te sfuggita -

inganno l'avvistarla se credevi

che il cielo a un abbrivio

aprendo un varco la fermasse.

Come di sasso è il ruzzolare

cadendo da una cima -

arreso al vento -

senza precisi segni scivola

l'andare, e si fa sera

che non sai più se era luce 

o sogno

quell'oscillare chiaro 

dove affondavano le impronte.

Sono confuse in una conca -

il tempio delle offerte che è silenzio.

 

 


Id: 22584 Data: 07/10/2013 19:34:02

*

Indossava un cappello di paglia

 

Indossava un cappello di paglia -

una ruota che annuncia il finire,

in gioia suprema - d'estate.

Come cerva attendevo,

nel vino che offriva in sorriso,

il loto dai grappoli rossi -

l'amore cifrato dei segni,

mai spenti da baci su bocca

accesi in alterna speranza.

Cedeva ogni volta la sera

a nubi impossibili, rosa:

è il loto d'amore compiuto -

per questo impossibile - rosa.

Indossava un cappello di paglia,

splendevano sotto i suoi occhi -

nell'ombra dei tralci li amavo.

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22566 Data: 06/10/2013 12:34:40

*

Un Uomo scendeva

 

 

 

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede al locandiere, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno».

 

 

 

Quando la smetteremo con i travestimenti -

per togliere i sigilli della mente

e per guardarci in faccia, da nudi come siamo?

Quando spalancheremo quella porta -

aperta sulla vita che in noi nasce e muore -

senza certezze su gonfi stendardi

dove trionfa smisurato l'ego

di chi si fece un dio su misura -

per una sola fede, per una sola gente?  

 

Corolle al fiore gli interrogativi,

divini come i sogni,

opachi del bagliore di visioni -

ognuno è profeta, ognuno è sacerdote,

perché essere è sacro,  qui dove tutto vive.

 

Non ci saranno eletti - fin dall'inizio ognuno

amato dalla terra, non più respinto - amato.

Che ne sarà di chiese o di  moschee, 

di templi o sinagoghe -

se non unico soffio - parola verso l'Alto? 

 

Sarà tra il mormorio delle colombe 

quell'intrecciarsi all'alba delle ali

in nicchia di Kebara nel Carmelo -

s'incurverà la gioia, affonderà nel cielo -

discenderà più chiara - tra i fiori sul pianoro. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22540 Data: 04/10/2013 12:02:35

*

Ti prego, non dirmi cosa è vero

 

 

Ti prego, non dirmi cosa è vero -

o vero più del vero - se non sai 

se dio è morto o vive in mezzo a noi

nascosto in un solaio sporco -

e piange e grida -

oppure se ne è andato

con pochi prediletti

a costruire un mondo nuovo -

o  forse come un re in esilio

ci vede da lontano -

il velo che gli inumidisce gli occhi

ci fa sembrare un mare immenso -

colori uniti all'alba

da un sole  che la notte poi discioglie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22521 Data: 03/10/2013 18:23:05

*

Come stelle nere

Come stelle di carne - nere -
ora per sempre gonfi del mare
che qualcuno sputava sulla riva -
guardate spalancati il cielo.
Inutilmente prego -
inutilmente a un vostro dio.
Piccoli inutili fratelli -
stelle di niente - mute stelle.

Id: 22514 Data: 03/10/2013 11:32:19

*

Oh davanti ai tuoi occhi

Francis Bacon

 

Oh davanti ai tuoi occhi

 

Chi abita il riflesso nello  specchio

ha braccia lungo i fianchi come remi

che dormono cullati negli scalmi

dal beccheggiare  opaco della barca -

rollio crepuscolare e sogno al largo.

 

E il mare tutto intorno un canto calmo.

 

Quel viso che non sai ti sta davanti,

indugia  sulla soglia dei tuoi occhi

e forse è di qualcuno che è partito

mentre tu ancora lo cercavi -

allora ti lasciò pietosa impronta.

 

Se  osservi  puoi vedere  sullo sfondo

campi infiniti, muti e desolati,

orme di edipi ancora affaticati

su  tracce di una sfinge senza nome,

oltre confini dove l’orizzonte

si è sciolto al primo nascere del sole.  

 

E il mare tutto intorno un canto calmo.


Id: 22465 Data: 29/09/2013 18:18:08

*

La Via di mezzo: un paio di stivaletti azzurri

                                                                  “E voi? Cosa vedete seduto in faccia a voi?”

                                                                   Il maestro allora rispose:

                                                                  “Io vedo un buddha.”

 

 

 

 Ho comprato un paio di stivaletti azzurri -

andranno bene per l'autunno

ma anche per l'inverno - tronchetti di morbido camoscio, 

né scarpe né stivali -

appunto dei tronchetti, una via di mezzo.

Ci metterò i miei piedi nudi - non solo

per non ferirmi camminando

tra la terra e il cielo - anche per la bellezza. 

Così ci scenderanno volentieri - i pensieri -

e non saprò se è di lacrime o di pioggia

quell'alone scuro - togliendoli la sera.

Finita la stagione li spazzolerò con cura 

prima di riporli nella scatola, 

pensando che forse verrà la primavera -

e io sempre la stessa - eppure un'altra. 

 

 

 

 


Id: 22441 Data: 28/09/2013 11:32:19

*

Come creature fianco a fianco, nude

Come creature fianco a fianco, nude -
se da una riva verso un'altra sponda
caligine ci appanna la visione
o luce troppo chiara offusca il mare -
oppure anche distratti da un richiamo
perdiamo il senso che congiunge gli occhi
alla parola data insieme al mondo -
quale sarà il segnale per andare,
e dove, e come? Quale il viaggio,
chi dovrà dirci quando è ora,
cosa portare, cosa abbandonare?
Non più depositi bagagli,
o nicchie dove intrufolare oro -
nessuno a vantare i suoi ascendenti
o "lettres de noblesse" per ammiccare
dal fondo di bidoni d'immondizie
a chi, ormai raggiunta la radura,
lontano da ogni ombra e da ogni luce
sorride oltre i sorrisi - oltre il cercare.
Ma a volte scorre un filo negli sguardi -
corrente di una vita senza nome -
un raggio che unisce e fa tornare
come creature fianco a fianco, nude.







Id: 22416 Data: 25/09/2013 16:30:13

*

Questa follia del cielo che nasconde

Questa follia del cielo che nasconde
pensieri evaporati oltre speranze
di nuvole girovaghe, di piogge
mai congiunte a oceani
di lacrime disperse -
sapeva inessenziale il sacrificio
se tutto quel che è dato
rimane in amore senza forma -
attesa
di un gesto - graffito che rimane
su roccia mai richiusa a zampillare -
perdono al perdono della vita -
parola a tacerci sulle labbra.





Id: 22397 Data: 24/09/2013 16:38:58

*

Come già sdraiata

E tu piccola compassione - donna
che sorridi al taglio nel tuo corpo
provvisorio e come intinto in una nebbia
che non chiarisce mai fin dove sia il principio -
né la fine - mentre i congiungimenti
pieghe irrisorie -
sorrisi doverosi e stanchi sotto agli occhi.
Di ben altro sai - sappiamo noi ben altro
che quel povero mortificarsi delle carni
quando rispondono ai rintocchi insistenti
di mendicanti - il palmo nero nella mano
a bussare conosciute, oltrepassate porte.
Allora si prepara un focolare per l'inverno -
si accoglierà chi entra fiero con la testa
eretta - lancia che non spunta quella pena
di saperci fascine quasi pronte per la fiamma.
E simuleremo uno stupore antico -
un gioco di ricami su una tela
che fin da prime stanze fatte pietra
qualcuno si provava a disfare
ma il fondo rimaneva sempre oscuro.
Anch'io su questa scena sono muta -
dove nel dare un nome e solo quello
non lasciano finestre per le cose.
Allora ascolto il suono degli sguardi -
non hanno mai le scarpe né i vestiti,
soltanto una richiesta a mano tesa -
gli offro un po' di terra che ha il mio odore
e tremo nell'attesa - come già sdraiata.





Id: 22272 Data: 16/09/2013 00:33:41

*

Se tutto è niente la panna

Fluida scendeva corrente di sangue -

offerta  mensile a lune crescenti  -

trottava in ruscelli obbedienti

al prato magnetico - oceano di vita -

non altro ricorda la vita -

trattiene

impronte di occhi immensi -

levigati dal mare -

 

- se tutto è niente appare più dolce

la panna del mare -

 

 


Id: 22222 Data: 12/09/2013 17:51:53

*

Arriva l’Idraulico

Arriva l’idraulico

 

 

 

… oggi arriva puntuale me lo sento forza allora su ai sanitari

col  prodotto più cremoso quello al limone e alla candeggina

ecco sì fatto ma per i bisogni che faccio aspetto che sia andato via

meglio no così resta tutto impeccabile come se non ci fosse ancora entrato

nessuno però almeno un po’ di crema sulla faccia me la spalmo mamma mia

come sono cambiata l’ultima volta che era venuto mi aveva guardata

e subito sorriso fin dall’ingresso così si fa con le giovani signore

sarà meglio che io tenga un atteggiamento serio e assorto non si sa mai

gli idraulici vanno per le case e poi parlano riferiscono ai colleghi agli amici

magari la sera al bar e poi io sono quasi anziana anzi anziana senza quasi

ma non ci voglio pensare mi mantengo faccio yoga e chissà chissà domani

qualcosa di nuovo accadrà ma non avranno schifo del water ma no che dico

le donne ci tengono a far trovare tutto lindo e pulito e poi si sa quanti soldi

guadagnano questi qui all’ora  in fondo come le prostitute ma le prostitute

fanno più fatica gente che entra e esce dal loro corpo invece qui si tratta

di aggiustare tubi al massimo appunto il water può avere qualche macchiolina

magari mentre lavora vado in cucina e gli offro un caffè sì è una buona idea

e poi non credere chissà che non conosca Freud e magari scriva anche poesie

per non impazzire e finga un atteggiamento allegro mentre invece no

non è esattamente così                                    mi sento uno straccio stamattina

 


e ho voglia di scappare  lontano ma non so neanche io dove  mi sento

come un tubo stretto dentro a un muro come un vecchio tubo intasato

che fischia stridulo e la notte sembra che qualcuno pianga e si lamenti

come una canna scossa dal vento e lo senti da lontano e non sai dove

e giro per le stanze e non mi sembra di essere viva una morta viva

ma di chi è la colpa se non ho saputo vivere non certo di lui o di loro

o del padre che mi aveva unta figlia prediletta figlia d’amore strano

padre mio solitaria sfinge mi faceva pena il suo sentirsi solo quando

accarezzava innamorato pagine di libri ovunque accatastati

fin dentro il mobile della cucina e come sfiorava muto le pagine

che nessuno gli chiedeva mai di raccontare muto come quando

accarezzava le madonne di Raffaello sulle pagine patinate

come ostie non ancora consacrate e muto sì muto come quando

mi sfiorava appena nel salutarmi la mattina con le dita sottili

che avevano disegnato volti estatici a matita come vivi

e io morivo sotto le lenzuola cadavere irrigidito di ansia di paura

e di tradito amore non capivo di essere l’ombra dell’ombra

del suo desiderare padre ambigua sfinge padre mai davvero padre

eppure sacra io a lui eppure io immagine d’immagine di un dio

che deve espiare mai davvero figlia ma ombra di un’ombra

che riflette ancora il gioco degli specchi in infinita  prospettiva

 


sì mi aspetta una prospettiva infinita di caffè con la mia voce

incrinata che non sa gridare andrò al lavoro con il sorriso teso

dei narcisisti ma loro non lo sanno che narciso è un povero cristo

e ogni sorriso ha il peso immenso di un ferro  strofinato

sulla piaga che non si è mai rimarginata

dovevo  urlare bestemmiare ballare scopare fino a svenire

e poi sputare vomitare per sentirmi finalmente  svuotata di tutto

sì perché questo è anche celebrare sì è anche celebrare

e poi sarei entrata in una chiesa mi sarei buttata su un banco vuoto

come uno straccio gonfio d’acqua e avrei pianto tutto il mio dolore

davanti a una croce di legno scorticato e con il corpo l’avrei abbracciata

 

ma sono rimasta immobile uno scoglio dove batte inutilmente il vento

 

quando verrà l’idraulico non dovrò dirgli dell’acqua solo dei tubi

e forse quando tornerà a casa penserà che gentile quella signora

 

 

Buongiorno l’aspettavo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22117 Data: 04/09/2013 21:37:44

*

Idiota o della Pienezza

Hans Holbein il Giovane - "Cristo nella tomba"

 

 

Idiota o della pienezza

 

                                                                 ἰδιώτης - colui che conduce una  vita privata,                                                                                                                                                            fuori della società e dai pubblici impieghi

 

                                               

 

                                                             Arrivò infine ad una conclusione straordinaria e paradossale: “Che importa se è 

 

                                                              una malattia?” concluse infine, “che importanza ha che sia una tensione anormale, 

 

                                                             se il risultato, se quel minuto di sensazioni rievocato e analizzato poi in 

 

                                                             condizioni normali si rivela armonia e bellezza al più alto grado, e dà un senso 

 

                                                             fino ad allora insospettato e inaudito di pienezza, di misura, di acquietamento e di 

 

                                                             trepida fusione di preghiera con la suprema sintesi della vita? 

 

                                         ("L'Idiota" di Dostoevskij)

 

 

 

 

 

“Sì, soltanto la mia disperata situazione :

 

creare dentro una lanterna di  ragione,

 

sì è dovere - ma con  lume d’intuizione -

 

e che  rifulgere di gloria  sia  rappresentato

 

sulla terra : un uomo, bello, sì  - intrepido -

 

di orgoglio ingenuo e smisurato, un’ idea

 

sì, sulla terra, qui, di bellezza piena ”.

 

 

 

ma da corteccia intrappolata

 

tendi le braccia e sono ancora rami

 

 

 

“infinito orgoglio e libertà sfrenata -

 

rischiare tutto, come alla roulette:

 

ecco  un che di sommesso ma penoso -

 

non indovini forse qui l’epilessia? 

 

e il volto? Non è forse calco a un cristo?

 

 

 

perché tutto questo stupore m’inquieta?

 

così ambigua la bellezza, mostro enigma

 

 

 

“un’aura lo incatena, grazia di epilessia,  

 

sublima e porge altissima preghiera  -

 

poi stringe,  libera da spine, slancia

 

fuori - il tempo, dov’è andato?-

 

salverà il mondo la bellezza!

 

 

 

cado

 

 

 

Miei piccoli Aglaja, Nastasja, e tu Ippolit:

 

Traditi, sì traditi da me cristo incompiuto,

 

E tu, del mio midollo amico sacro, scorri pure

 

Rogozin, non era  tempo di salvezza - ancora -

 

no non ancora - un seme, forse,  dopo.

 

 

 

Intanto scende un sipario di terra e il vento

 

ci trasporta insieme, tutti uguali -  tutti

 

davanti a quella tela, di Bellezza muti.

 

 

 

Per Alessandro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 22077 Data: 02/09/2013 22:20:59

*

À l’improviste

La méditation - Magritte

 

Nel nido d'intessute bave

tra rami stretti e parole lievi 

se un vento soffia forte

fa l'equilibrio più sbilenco

e scacco matto al bilanciere.

Ognuno sta come sospeso -

allaccia forte una preghiera al cielo

perché la pioggia sia clemente

a non disfare un universo. 

Così coltiva segni  

e in una nicchia accende lumi

se mai la notte gli giungesse prima -

à l'improviste.


Id: 22044 Data: 31/08/2013 16:44:45

*

Tutto questo brillare sopra il mare

Sagoma immobile - icona muta
un vecchio - a testimoniare il mare.
Forse non ha pensieri -
o forse accatastati a meditare
come l'odore intenso delle mele
d'inverno invade tutta la legnaia.
E sale un fumo arcaico a preservare -
mentre sopra la legna sfuma
gemendo piano il viola della sera.
È tutto questo - e dai ricordi emana
ancora un non so che di noi,
non detto in qualità di verbi o sensi
ma senza più bisogno di parole -
tutto questo brillare sopra il mare.


Id: 22028 Data: 30/08/2013 11:34:57

*

Con passi gonfi di luce

Solcavo la città con passi
gonfi di luce - veliero vivo
e frenesia bianca d'ali
in plancia - albatri sfiniti
da penuria d'oltre -
il cielo.
E guizzare d'ombre
nella stiva azzurra
- gli occhi -
bui pensieri lampioni
spenti a strade dove
non si tocca.
Profonde acque
navigavo - rive alte
notturni marciapiedi
e arcate in fuga
verso inabissati fari
- le torri -
dove abbandonavo
scie a fessure mute.
Tra le pietre segreti
- preistorici sciamani -
ancora danzano col mio.


Id: 22006 Data: 28/08/2013 09:18:22

*

Be to be - whispers the Wind

 

"Be to be - whispers the Wind -

 

Be 

 

cathedral of my whim,

bright anointing of the rain,

womb-like hollow of the earth,

breath - unbroken - of the flame.

 

Be

 

beehive and busy bee -

 

Be

 

grasshopper in its lawn -

 

Be 

 

the shepherd and the sheep -

 

Be to be - whispers the Wind -

I'm in you - you are in me".

 

   This   -   too   -   I   -   am   -   not.

 

 


Id: 21988 Data: 27/08/2013 16:05:54

*

Quello che ti auguro è il fiume

                                                                   Per il compleanno di Andrea, per restare

Cosa augurarti che non sia per me -

o dirti  o fare che sia giusto

amorevole e lieve 

sulle tue ferite più profonde, sull'amarezza

che non sai cullare ma tieni in braccio

goffamente, come un bambino

che traballa sotto il peso

di un orsacchiotto troppo grande?

Cosa - allo sherpa che mi ha portata

sulle spalle come un pacchetto fragile

e pesante, un pacchetto facile a cadere,

pieno di  duri e minuscoli cristalli -

inutili per un gioiello intero -  

che bastava una scossa a sbriciolare?

Cosa - alle tue mani grandi aperte,

che sognavano pesci immensi

e correnti da accarezzare ?

E sul percorso piccoli sassi sotto ai piedi,

aguzzi come spine,

che dovevi calpestare.

 

 

Scorri come un  fiume vivo, tu quel fiume

perduto che nei sogni inseguivi.

Segui la scia d'incenso - indizio

e fuga - unzione a nascere alle acque,

per entrare. E fammi scorrere con te,

banco affannato di pesciolini -

viatico per arrivare uniti al mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 21968 Data: 26/08/2013 09:53:17

*

Am Schlierbachhang - canto per la Sorella

A volte aspettare la sera in un cerchio

discioglie nel vino il rumore di me.

Raccolgo la forza dell'aria nei visi

accordati a un silenzio caduto

in stanze lontane tra pause mai chiuse -

per troppo addensarsi è muto l'amore

rimasto in cassetti svuotati di noi.

Era quella, ricordi? la strada in salita

nel bosco di Schlierbach - forse fu tardi

propiziare gli dei a sorrisi risorti -

tra piccoli sassi come singhiozzi

lasciavo cadere minuta follia

in gesti nascosti - molliche di me.

Già in te verdeggiava un'aurora -

splendeva negli occhi del bosco

specchiata nel cielo più verde dei tuoi.

Nell'hortus conclusus cade una goccia -

trabocca di rose nel morbido ramo di te,

curvato sul nudo germoglio di me.

Sulle punte dell'alba è printemps à janvier -

annunciato da semi di voci nel cosmo,

oltre pareti invisibili al tempo di qui.

(Nella chambre des dames portavo dei fiori

e una musica bianca, mai nata per me).

Percorro all'indietro il sentiero, fontana

del tuo proseguire - sul pendio di Schlierbach

un seme nell'erba cresceva per noi.

 

 

 


Id: 21926 Data: 22/08/2013 11:38:39

*

Berceuse du soir étincelant

Viens, viens, mon petit soir entre mes bras -
comme un enfant qui fait la moue je berce
tes désirs - une lune qui te soit mère
et langoureuse sœur de jeux sans fin ...
mais gare à toi: si jamais tu abandonnes
ce temps si doux qui entre deux rivages
s'oublie, en nous versant des heures d'ivresse -
si tu, dans un désert sans plus de mots
qui sont les fleurs qui habillent ma détresse,
ni plus d' étoiles à couronner ma nuit -
si tu à jamais t'envoles, qu'est-ce qui reste
mon petit soir, qu'est-ce qui me reste encore?


Id: 21901 Data: 20/08/2013 00:32:55

*

Ininterrotta asperge e luminosa

Ai Maestri dei Giochi:
Jack, John, Le Magicien

 

 

Ininterrotta asperge e luminosa

vita un'acquerugiola sui volti
di chi ha caro il tempo sacro ai Giochi -
quando nel cielo ai fuochi d'artificio
sboccia ogni petalo in neonata luce -
e se follia agli occhi è alzarsi in volo -
che dopo cade e muore -
in coppe d'ostensori le pupille
offrono al buio canti pellegrini -
scintille se la Notte si è perduta.







Id: 21890 Data: 19/08/2013 10:22:39

*

En arc plein cintre

                                                                                                                     Ad Amina Narimi

 

 

 

 

 

En arc plein cintre alzo la sedia -

assoluzione sullo spazio vuoto

della mia chiesa mattutina -

voce bianca d'invisibili mani

è tregua - a chi fu scelto dal padre

tenere alcuna cosa no - non datur -

 

muovo piano le dita per il giorno 

risorta su navate di respiro

 

e nasce un'altra voce sulla voce

che mi fu tolta - dono inatteso

fu privilegio di trasformazione -

 

quando ti giunge un vento colmo

e ti ricopre tutta allora sai 

che nulla è perso - solo era velato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 21871 Data: 17/08/2013 12:52:25

*

Amore è battesimo di scoglio

Ancora solida nel tempo ti respiro,
aria da me sgualcita e folle vento -
maglie sfilate a tela dello spazio -
dove in un mare apertamente tuo
mi è naufrago il petto della mente
vagante oltre le bussole disciolte -
corrente prona al tuo volermi vivere
come se fossi punta dello scoglio
che tu ricopri gonfio di tripudio
versando schiuma viva - e rinasco.

Id: 21844 Data: 15/08/2013 10:28:08

*

Forse ripetendo il nome

Forse ripetendo il nome

fino a toccarlo nudo 

dimenticherò me stessa 

a mendicare strade -

e dietro voci mute mi perdevo.

Non vedrò più in segni incerti

parole opache alludere a ferite -

o sguardi originari -

 

E ricordandomi altri mari

fluttuerò nel nome -

non avrò più che il suono 

di essere io sono ,

germoglio per la fine,

radice d'altra vita. 

 

 

 


Id: 21784 Data: 11/08/2013 19:07:40

*

Inespugnata

Mi basta
allontanarmi un passo dal respiro
che affanna l'uso affranto
di fiumi d'ore rovesciate in piena -
la barca controvento
squassata nella prua -
navigazione sola senza vele
in quella terza di Agostino
dove lo spirito mi soffia
senza più me, leggera su di me -
su altra spiaggia che confonde il mare -
e i pensieri lumi d'altre stelle.

Id: 21764 Data: 09/08/2013 13:06:42

*

Quando una piuma ti è caduta accanto

Quando una piuma ti è caduta accanto -
tu non la calpestare -
potrebbe averla persa un re
che abbandonato regno, onori
e vanità in anfore di fiele -
un giorno gettò via da sé lo scudo
e con la luna bianca nello sguardo
donò a onde materne il suo cappello -
ne è testimone una carezza -
magia ai tuoi piedi - nube che incorona.



Id: 21742 Data: 07/08/2013 18:48:49

*

awe!

What is more perfect than expire "AWE"- 

parola e senso al primigenio "oh"-

da celtic conquests, poi anglosaxon earth,

its echoes still deep rooted in the sky -

ma fin dai Greci risuonava l' "OOOH"!

when stricken by the  brilliance of the stars

they just said "OOOH!" and then again "O-OOOH!" -

so here we are, small children in the world -

and nothing truer than blissfulness of "AWE"-

 

(dedicata a Emilio)


Id: 21709 Data: 05/08/2013 12:52:07

*

Intrisa di te

Intrisa di te sera
e mio compagno addolorato -
il vuoto -
non fingono i tessuti -
respirano col corpo
stordimento e pena -
a chi è vicino bere
la stessa acqua è goccia
fin dove può l'amore -
e com'è quieto il bue
che ha negli occhi il cielo -
nessun altro sentiero - solo il cielo.


Id: 21705 Data: 05/08/2013 01:13:25

*

L’invisibile bastone d’avorio

"Sia dato a ognuno un bastone d'avorio" -
costruito da ch'ien apposta per k'un
nel cielo del drago di luce volante
che scende nel ventre di terra
da azzurro smagliante, rosseggia,
poi al fianco di cento creature lo pone
in segno segreto di chiara visione -
"ricordati", annuncia nel canto divino,
"il volto che hanno le cose, il sentiero
di spine disgiunge la ruota dall'asse".
Così io mi inclino e al buio nascondo
tra pieghe pesanti di stoffa preziosa
il bastone - ora è scettro perduto
di Yin, regina dei passi notturni,
che in candida veste procede
sui piccoli piedi tra gocce di sangue -
a lei mi riunisco, la vedo, laggiù.


Id: 21691 Data: 03/08/2013 19:06:28

*

L’idiota

E prenderò due legni 

da rami già caduti

inutili e sottili -

due dita dell'inverno rinsecchite -

li legherò nel centro

con paglia d'oro fino.

Ci formerò una croce

che odora di campagna -

la pianterò per terra,

mi sdraierò vicino -

la schiena contro l'erba

non sentirò i rumori

del ticchettio dei sogni.

La pena dietro agli occhi

un'eco ormai lontana.

Il vento sulla pelle e nelle mani

nient'altro che la vita -

sentirmi poco o nulla,

sorridere di tutto -

un'orma nel tramonto

felice del Volere

che giunto ad un rigoglio s'incammina.

 


Id: 21637 Data: 30/07/2013 17:33:31

*

Tra tende sovrapposte batte il vento

Tra tende sovrapposte batte il vento.

Che siano ali e non sudari -
levate come incenso da un abbraccio
che sorvolando alberi e montagne
non smetta di colmare tutto il cielo
asperso da passione che trabocca -
e come l'aria riempie i polmoni
ti entri dentro il sangue fino al cuore.

Non si può fare altro del respiro
che sorgere tramonti di visioni -
è dal dolore quieto delle stelle
che nasce a ogni alba il tuo tormento.



Id: 21625 Data: 30/07/2013 00:49:34

*

Tracce

Anima mia, sei corpo e sei soffio -
opaca riposi
su sfondo quieto -
un alito attendi
che muova la brezza -
e giunge,
ti sfiora nel fondo
piacere abissale.
Sorridi a te stessa
mia anima sola:
tua scelta e destino
il mare -
ti inonda di gioia -
tra labbra dischiuse tracce di sale.






Id: 21596 Data: 28/07/2013 02:26:13

*

Claustrum

Magritte - la finestra

 

Sbalordita assenza spalanca gli occhi

oltre la vista chiusa

a vastità del tutto che circonda -

in una chiesa il chiostro

non ha riferimenti acuminati

o colpa -

 

mi chiedo

se in microbi l'amore si diffonda

e doni pace che si espande

su ondosi e vasti mari di placenta

oltre la serratura

degli occhi sbalorditi sull'assenza.


Id: 21564 Data: 25/07/2013 10:21:56

*

Coltivo immenso nella stanza angusta

Coltivo immenso nella stanza angusta
della mente - un fiore quanto dura -
accendo e spengo lumi sulla pena
di essere e non essere fuggita
da voce che risale la marea.
Estati nei covoni ormai scomparsi
riflesse su pagliuzze nella sera -
miraggi nella polvere dei giorni,
rosoni che colorano bambini.

La stanza è un pensiero senza porte:
passaggio nel deserto ai pellegrini.





Id: 21533 Data: 23/07/2013 00:51:51

*

due bambini

non ci sono parole
che il silenzio accolga
né preghiere
per il piccolo dio
che si nasconde
dietro la vergogna
della vostra morte
inutile
come un bulbo
stritolato
dai denti marci
del rancore






Id: 21442 Data: 17/07/2013 16:16:59

*

impasta una parola

impasta una parola
spezzala con me
beviamo tutto il succo
in una stessa coppa
ora sei me
ora sono te
nutriamoci di noi

(a A.C. dalla sua amica stella)

Id: 21420 Data: 16/07/2013 14:48:05

*

Mani di tutti, semplici mani

Ascoltando Vito Mancuso, oggi a Civitanova Alta

 

Stasera un teologo parlava -

lectio magistralis -

in realtà era un bambino

che toglieva l'involucro di plastica

ai fiori.

Cattolico dell'atman,

cattolico nel brahman,

innamorato del mistero.

Dicendo chi non era

si scopriva -

l'abbiamo visto nudo.

Lo voleva.

Dicendo le radici -

cattolico a universale

spalancava.

Ci ha lasciati nel silenzio.

Lo voleva.

Ha consegnato le sue mani -

mani di tutti,

semplici mani.


Id: 21375 Data: 13/07/2013 21:44:36

*

petit pas à deux pour Proust - E et C

( à dire à deux voix, avec la musique, au loin, de la "Sonate de Vinteuil")

 

 

 

Cattedrale d’ombra splende            

                          cattedrale d'ombre

                                       riluce -

 

in un vibrato di rame, trasparenza              

in vibrato assiduo,

nei rosoni della mente

                                    - trasparenza assorta

                                                 oltre rosone 

                                                         della mente -


Estende soli liquescenti di cristallo,

                                                      - forme liquefattedi cristalli -

 

 Espande

marine ipnotiche d’altere velature,

 

                                                             marine ipnotizzate 

                                                                           in velature

oli sonori di visioni trepidanti.

                                                                       - oli di visioni

                                                           trepidanti ascolto -


Sorgono voci in alzate di colombe, 

                                                              - Sorgono voci -

                                                                              alzarsi di colombe

passi leggeri nella pietra febbricitante. 

                                 passi sulla pietra

 


Sorprendo il corpo in altro tempo

                                                              - sorprendono altro tempo -

 

e tu ti volti, dilaniato di luce.

 

                                            e tu ti volti,

 

                                                                              dilatato oltre la luce.

 

emilio e cristina

 

 

 

 


Id: 21350 Data: 12/07/2013 19:11:53

*

Cattedrale di luce - a Marcel Proust

 

 

Cattedrale d'ombre

riluce

in vibrato assiduo,

trasparenza assorta

oltre rosone

della mente.

 

Espande

forme liquefatte

di cristalli,

marine ipnotizzate

in velature - 

oli di visioni 

trepidanti ascolto.

 

Sorgono voci -

alzarsi di colombe -

passi sulla pietra

sorprendono altro tempo

 

e tu ti volti,

dilatato oltre la luce.

 

 

 

 

 

 

 


Id: 21328 Data: 11/07/2013 16:34:00

*

Canto di Ofelia

Di certo tu lo sai

che è di spuma l'onda,

che l'onda è dentro il mare,

e il mare è oceano vasto

che piove sopra il mondo.

 

E sai di ogni cosa

che cresce sulla terra,

dell'albero e dei fiori,

di quello che partendo

più non ritornerà.

 

Di certo tu lo sai.

 

Io sono come l'onda,

m'innalzo nel respiro -

mi fermo qualche volta -

stupita guardo intorno,

più umile discendo.

 

Di certo tu lo sai.

 

Ma non saprai il mio canto,

che nasce dentro l'onda,

che cresce sulla terra,

s'innalza nel respiro,

e più non tornerà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 21271 Data: 08/07/2013 19:09:24

*

Che mentre lava geme

È solo il vento nella stanza.

E sento aperti i miei confini -
l'immenso mosso in onde di ritorno
mi fa tremare in tutto,
essere stata quello che non sono.
Si riproduce una vibrante attesa
nel canto senza volto degli uccelli -
lo stesso ripetuto canto
distilla in ogni piccolo io sono.
E scorre una pietà in ogni cosa,
discende nelle crepe
fin dove il mondo è brullo -
fin dentro la corteccia dura.
E tutto nella pioggia splende -
che mentre lava geme.








Id: 21246 Data: 07/07/2013 10:10:15

*

she puts beauty on facebook

yes indeed I sing for her                                        little song for Alessandra

she's a lovely lovely heart

 

she puts beauty on facebook 

giving hope to our heart 

 

she sits still like a white queen

resting in her lonely heart

 

shining with the new-born moon

when the world is a whole heart

 

and untouched by black stream

she has sails of flying heart


Id: 21232 Data: 06/07/2013 15:29:04

*

Su ogni filo d’erba una preghiera

Ma sì, può ancora, in cima, 
trapezio dello sguardo -

su ripide cadute e tonfi amari.

 

Non per fermare, no.

Tra pause troppo brevi

è tempo di oscillare:
SILENTIUM circoncise

il padre sulle ali -

 

il rimanente, il non saputo,
pensoso tuo girovagare, 
miracola frammenti

e più non domandare.

 

E strugge calpestio di gesti.

 

Fu voce dono d'alabastro, 

ex-voto d'Oltre -

 

né fu innalzato

candido trofeo.

 

Così cammini opaca sulla terra
e gli occhi non ardiscono guardare
fin dove lecito

ti sia posare i piedi -

 

se corsa a perdifiato tra i limoni,
o, nella pace fresca della sera,
su ogni filo d'erba una preghiera.

 

 

 

 

 

 

 


Id: 21170 Data: 01/07/2013 23:46:09

*

Sat

Vive sospesa su se stessa
come un corpo trasparente
si guarda dall'alto dormire.
E in quel sonno gli alberi
e le stelle e gli animali -
che volanostriscianonuotanocamminano -
tacciono una voce uguale,
un canto di allelujah accorato e triste
intorno al mondo.

Non c'è perdono o dannazione eterna:
i desideri sì, fanno compagnia,
e si allacciano in amore sparso -
poi raccolto in polle dove l'acqua
evaporando sale, e salendo

goccia a goccia
sparge nuvole d'amore. E piove
una pioggia lustrale a levigare
i frutti della terra

appena nati -
e quelli che devono morire.

Niente
sarà perduto, più niente a sorvolare.

Solo,
quello che da campane l'aria

in onde sparge -

o da minareti in ascolto

vibra e addensa -
in un sogno solo appare,

oltre gli occhi si risveglia,

a tutto in sé sorride immenso -
poi si volge indietro,

per dimenticare.






Id: 21143 Data: 30/06/2013 10:05:41

*

Aperti ad altra gioia nella schiuma

Guardando una foto dei miei genitori, ridenti in mezzo a un'onda

Miei fiumi vivi alla sorgente, volti
di pallore rapiti da slavina -
un attimo -
e sempre cieca luce nei mattini

Strappo inconsulto - gesto vuoto
nella vita che vive tutto intorno,
forme palpitanti della mia speranza
e poi sconforto di scardinate porte

Vi cerco nel vento alle mie spalle -
vortica il tempo e non mi lascia
che eco di marine nello sguardo

Scorre saliva a medicare il sangue,
mi irrora vostra voce il cuore
- non più mio -

Fluisce linfa azzurra sulle mani -
sarò con voi in quel fragore d'onda,
aperti ad altra gioia nella schiuma.

A Paola e Mario


Id: 21102 Data: 26/06/2013 20:03:36

*

Sul filo nero cantano la sera

Altro giocare di becco in becco,
sollevarsi in canto, unirsi a sera -
quando s'arrossa in noi
e ombra poi si fa la croce
nel viola del tramonto che si spera.
Sul filo nero mute le parole,
solo un vibrato, un fervore d'ali.
Tra pali equidistanti sul terreno
sospesi in un rosario per chi vede -
dicono amen i carillon del cielo.

Id: 21082 Data: 25/06/2013 17:52:50

*

Dirti nel buio

Dirti nel buio -
sguardo oltre carne
e senza sogni tempo -
già sogno tempo
al confine intatto -

decolla mano in fuga -
carezza una sfera -
atto su cima innalza
potenza e lo sospende

né scende - o sarà sera
se oro a buio confonde.

Id: 21060 Data: 24/06/2013 00:02:58

*

e su inquieta vita sera

e su inquieta vita sera

si distende -

sparge perdono sonnolenta

 

nei calici dei fiori

- e nel mio vuoto -

si riversa

 

esalano un'essenza

di tempo ritrovato

 

esalo assenza -

respiro abbandonato

  


Id: 20998 Data: 19/06/2013 18:53:22

*

E lei, vestita di bianco

 

Loredana e Cristina vanno in visita da Emily Dickinson

 

Faremo il viaggio insieme -

narrarci in nuova storia

sarà un sereno andare.

E farà sera, poi farà mattino.

I campi chiari un'eco

al battere dei piedi -

fidandoci dei tronchi

saremo sul pianoro.

 

Avrà piovuto il sole -

fili di perle un velo

sopra la casa con le ante

chiuse - i rami neri del giardino

dita di vecchie intrecciate

e adunche. Sbatte nel vento

la porta scardinata - ripete,

ripete  il suo lamento.

 

Ma mi sorriderai, 

mi prenderai per mano -

mi dirai tutto in uno sguardo -

con balzo lieve

saremo nella stanza.

 

E lei vestita di bianco -

una bambina con in mano un giglio -

si volterà dallo scrittoio

dove sta ancora china -

la penna ancora in mano,

ancora assorti gli occhi bui.

 

E senza una parola

ci tenderà la mano.

 

 

 

 

 

 


Id: 20952 Data: 15/06/2013 20:48:49

*

Se è solo questo, dice il vento


Parole.

Uccelli appesi a un ramo
implumi per volare -
giaciglio azzurro il cielo
ora disfatto a sera.

O frutti ormai marciti
tra mani abbandonate e oziose -
inadeguate al dono.

Stare
di fiori senza corolla - nudi di senso
sull'erba muta -
madre di respiro.

Essere.


Id: 20929 Data: 13/06/2013 18:31:37

*

La memoria del Vento

La memoria del Vento

                                                                                                                         A quello che, fuggendo, non scompare


Danno le spalle al vento i non perduti,

ai cimiteri troppo dolci fiori.

Steli di nostre vite ramificate

in altre - o in nostra stessa .

Linfa che dai miti si dirama

a irrigare il mare, a splendere

su cera consumata allo sfinire.

Soffi  sognare soffi ,

alitare correnti verticali -

rotta notturna che si spera .

Da terra gravida

ancora germinare  -

semi in volo trasparente,

orgasmi di silenzio e grida

nel volteggiare ingiusto

e fragile - cadere -

nel grembo della vergine

dischiusa, nostra Gloria

e attesa di Silenzio - ritornare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L

 


Id: 20852 Data: 08/06/2013 21:50:15

*

Il fiore oscuro di Narciso

Quando ti hanno ferito gli occhi

non vedi il sole

dentro la nebbia che lo allontana

in grate di prigioni successive -

 

e scomparire il cielo.

 

Quando ti hanno bendato gli occhi

in cieco amore

hai lacci attorcigliati a tutto il corpo

in nodi che singhiozzano respiro -

 

e impoverite mani.

 

Quando ti hanno strappato gli occhi

gettati via

in sacchi vuoti colmi di dolore

resti sospesa impigliata a un filo -

 

e atterrare vano.


Id: 20813 Data: 06/06/2013 11:02:18

*

Dentro le parole lo sanno gli occhi

Dentro le parole lo sanno gli occhi
tutto lo stupore che circonda il sole -
acceca ogni confine, brucia il senso -
se dentro il cerchio danzano una Gioia
che ancora non si libra sopra l'aria,
la terra il fuoco e l'acqua - ma attende
d'essere chiamata. Così la sposa,
quando nascosta sotto il velo ride -
mentre lo sposo attende sull'altare.

Id: 20787 Data: 03/06/2013 16:34:14

*

il sentiero di amina

apre
Portone                                                           

                                                                        diffusa luce

                                                                         espansione

Visione

 

                                                                          circonda

                                                                           penetra
                                                                           dentro

trascinati

                                                                             ora

 

                                                                         scorporati

                                                                          elementi

                                                                         da sempre

nessuna parte
  Ovunque

 

                                                                         ritrovarsi

                                                                          perduti

                                                                           in noi

                                                                            qui

parola - sbarra
   Memoria

 

                                                                         disciolto

                                                                        scompare

                                                                           senso



ingresso

 

                                                                               nuovo

                                                                                      sentire

                                                                                              oltre

Voci

 

                                                                                    fonte

                                                                                   origine

                                                                                   suono

                                                                                                   culla



Ascende

     -
Discende

 

                                                                                                        dove


nulla

 

                                                                                                                       non più

Vertigine vuota

 

                                                                                    essere

Placa

 

                                                                                     pace

non Atteso

 

                                                                                    si apre

ECCO

                                                                               tutto-io-tutto
                                                                                   è-non è

siamo

 

                                                                                s c o m p a ri  r e

 


Id: 20713 Data: 28/05/2013 16:19:39

*

Gli dice addio la luna se tra i rami

Gli dice addio la luna se tra i rami
inganna l'usignolo scomparendo -
ma luce che si impiglia nelle trame
s'incurva nella stretta degli artigli -
s'innalza fino a un picco, ridiscende.

E mentre imperlato dal chiarore
diffonde la sua voce l'usignolo
in strofe che scintillano notturne -
nel dirgli addio la luna, lo rapisce.

Id: 20685 Data: 26/05/2013 16:51:46

*

Nel punto dove tocca

Può essere improvviso nel mattino
vedere la tua via dentro un raggio
che immerge i passanti in una tela -
i volti fluttuando sfuma in oro.
È ruotare di un asse inconsistente
e trasparenza disvelata al mondo.
Tocca - ma già s'incurva l'aria e vira
dove la svolta è vita che s'addensa.






Id: 20663 Data: 24/05/2013 15:41:41

*

In the mood

Bisogna andare, a un certo punto.

Un esodo in cucina a farsi un caffè
lontano da noi stessi, sollevati dal divano
in levitazione di intenti - è peripezia.

Infatti Simone Weil in uno dei Quaderni
diceva che per uno molto pigro,
anche solo togliere un granello di polvere
può assurgere a gesto di offerta o preghiera, e non bisogna
mai pensare al risultato, o se quello che si fa

riceverà una ricompensa o meno. (Sarebbe come togliere
il tappeto sotto ai piedi di qualcuno
che non è ancora entrato in casa. Non si fa). 

Mia madre si era messa a leggere i Tarocchi,
eppure, anche se non aveva fatto grandi studi,
amava Proust e la letteratura americana -
ma forse era proprio questa sua passione

per una scrittura così ampia, non convenzionale,

che l'aveva spinta a sperimentare un'arte

così improbabile e fuori dagli schemi.

Questo dopo aver subito un tradimento -
ma bisogna pur dire che lei non aveva certo
quello che si dice un carattere accomodante:
era del segno del Cancro, con ascendente Leone,
lunatica e dolcissima, amorevole e furiosa.

Simone stessa supponeva - e non superficialmente -
che gli astri abbiano dignità creaturale; ebrea,
vedeva nei nomi delle cose l'espandersi dei miti,
dove sboccia in nuce il Simbolo di Cristo.

Fino ad arrivare al sublime paradosso

di convertirsi al Cristianesimo senza farsi battezzare -

non amava corsie preferenziali, lei che si volle
esclusa fra gli esclusi. 

Dunque per mia madre in quel frangente amaro
i Tarocchi furono Mito di Salvezza e avventura,
non superstizione. Chissà che quel vestito lilla
che la irradiava perlacea e luminosa -
mentre miseramente sorrideva incoronata
profetessa a indovinare più misere sventure -
chissà che non sapesse di essere il prescelto
quando fu quieta e sola a indossarlo nella bara.

Questo per dire che alzarsi a fare un caffè
diventa il colpo di reni di un'illuminazione -
fuga da un egitto soffocante, passaggio oltre noi stessi,
periglioso attraversamento di tutte le memorie -

se i morti ci guardano in attesa, sorridenti,
mentre andiamo, restando fermi, a farci il caffè.














Id: 20634 Data: 22/05/2013 20:06:59

*

Semi dispersi sulla strada

 

 

 

Cercare. Eppure il busto

inclina ancora la vecchietta

entrando in chiesa,

e il mendicante curvo

a tendere la mano 

nel gesto offerto all'aria -

ancora muto, spera.

La madre china sul bambino

che le saltella accanto,

non si scioglierà dal quella mano.

 

E' pena il saperli già perduti -

oltrepassando trame di squittii

sempre più fievoli,

oltre il Pifferaio che li inganna,

oltre il fiume che inghiottiva il danno -

fin dentro la caverna

dove il buio prima era la luce

che suono di campane prometteva.

 

Sospesi a fili tremano vibrando - 

soffioni in altri nidi.

 

E porte si chiudono su porte -

sbattono riflessi col ritmo delle ali,

si alzano e si abbassano le stirpi

sommerse in un battere di ciglia.

 

Sorge già in ombra un viso

dal chiarore, cade dallo zenith

che univa due fulgori,

affonda in sua notturna brace.

 

Scendono semi sulle strade,

altari verdi a sostenere

il cielo - la sera che trabocca

di pietà, nel viola la nasconde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 20622 Data: 21/05/2013 20:07:24

*

Inclinare il mondo

Hanno vele negli occhi le ragazze -
che importano scienza o teologia
se stasera saranno padrone delle stelle.
Soffia un alito e discende senza pena,
senza la sete del sapiente. Solo la luce resta
nei capelli, il bagliore inumidito
sulla lingua profetizza minuscole
fiammelle. Fior di loto, mudra della mano,
insipienza felice della pelle. Respirare
piano. Dietro, la luna pronuncia la magia,
promette tregue ai sogni fino all'alba,
poi niente più, non sia più niente. Grazia o caso,
la gravità discende, si scioglie la corona
nei capelli. Riprendono i libri le ragazze,
svogliatamente. Resta inclinato il mondo,
lì dove di piacere sorrideva il vento.


Id: 20578 Data: 18/05/2013 23:34:47

*

Da tante porte guarda l’universo

                                                                           Aux Voyants, aux Fous

 

Hai mai pensato a quanti occhi intorno,

minuscoli puntini sapienziali

che l'aria espande e poi concentra

in un qualsiasi oggetto per l'attesa?

Vibra silenzio e fa ondulare il cuore -

e tu, pur non confuso nell'immenso

d'ogni respiro e trasformazione,

sopra i frammenti di tutti i fiati,

oltre le balaustre degli sguardi,

senti nei cinguettii innalzamento

a vita ormai sgravata dalle orme

troppo pesanti della madre terra.

Ti partorisce un senso d'avventura

lungo gli asfalti, in vicoli morti.

Ti abbraccia una follia per l'intelletto,

formula nascosta a umane menti.

Da tante porte guarda l'universo.

 


Id: 20490 Data: 16/05/2013 09:51:01

*

Forse battendo forte a terra i piedi

Forse battendo forte a terra i piedi
davanti a soglie che non sanno i nomi -
ombrose soglie dove pane caldo
ti invita dall'interno a denudare
il viso e i gesti da screpolature
di polvere che in bende ti fasciava -

forse entrerai come una pietra sollevata
dal tumulo che ti schiacciva il sangue vivo,
diventerai di terra soffice, poi d'acqua -
benedirai quel pane travasata in brocca,
sarai quel vino eterno e sua trasformazione.




Id: 20481 Data: 15/05/2013 20:07:09

*

E io, aprendo il mondo

E io, aprendo il mondo all'altrui dolore -

o mio - volgevo gli occhi dove l'orizzonte

mortificava un senso troppo stretto

di parole. Solcavo spazi frantumati

oltre sentieri chiusi tra dirupi

e gole. Narrano eco d'altre storie,

rotte sicure per ritrovare

il mare.

 


Id: 20459 Data: 14/05/2013 18:57:57

*

Don’t be so hard

Fingevo. Mi piacciono le cose luccicanti -

e mettermi nascostamente un dito dentro il naso,

o altro, mentre la stanza m'imbozzola di archi

su archi di silenzio senza altari - o altro.

Capisco poco o niente e me ne frego del lavoro

se cerco uno sballo nella mente ripostiglio -

pietruzze colorate, odori di conchiglie vive, e poco altro.

Piccolo dio dei sigarilli profumati, occhi di gatta

che accarezzo da lontano nei percorsi assuefatti

a me burattinaia di tante me senza copione -

piccolo dio del mio respiro, fingevi, sapendo che si muore,

fingevi una pietà senza confini, e promettevi altro.

 

Non siate duri, vi regalo un sasso.

 


Id: 20389 Data: 11/05/2013 10:57:24

*

Corpo d’uomini e attesa

Ci duole troppo il corpo articolato

camminando - e non sa dove -

mentre tra il capo e gli arti

spuntano chiazze rosse come fiori. 

 

Cadranno anneriti nel percorso

di terra secca e fango

- a fecondare -

germi sacrificali di trasformazione

 

se resta non compiuto adamo -

non sale -

non scende a penetrare la sua Ishah.

 

 


Id: 20301 Data: 05/05/2013 11:14:54

*

Glifo o legatura del mattino

Soffioni le parole che uno sparge -

il senso si diffonde,

intride la terra di sentire

e passi

in maiuscole miniate -

varco

a sostenere curvature di bisbigli.

 

(In coro ligneo bocche in semicerchio

invocano altra alba in mattutino)

 

&

 

sparso nel rumore uno attraversa

gettando laboriosi ponti

tra onde di automobili

e linee esclamative di ambulanze -

temendo, sperando, sospendendo

la domanda

su punti di semafori pulsanti.

 

Così si apre arcaicamente il giorno

originario e uguale

tra ruderi di voce - tecnicismi

se uno crede superflue le preghiere

o amen un segno già esplorato,

glifo o legatura del mattino. 


Id: 20195 Data: 28/04/2013 10:34:55

*

Allora piangerò nell’incontrarti

Non conteranno i solchi più -

né mancheranno ore alla scadenza

della pena

di essere il poco di me stessa

che non sono -

e nulla più, più nulla di quei sogni

se non l'orlo ingiallito della carta.

 

Alzerò gli occhi su di te, ma piano -

tornando a casa spenti dopo un viaggio 

esalano una vita

le cose in troppa attesa seppellite.

 

Ti toglierò la polvere dal viso -

e l'ombra densa e scura intorno agli occhi.

 

Allora ti accarezzerò, ma piano -

opaca entra la luce

filtrando nella stanza a poco a poco.

 

Per questo piangerò -

a nascerti di luce dentro gli occhi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 20169 Data: 26/04/2013 17:34:57

*

Per chi vede un senso in tutto, gli occhi

Per chi vede un senso in tutto, anche le cose
hanno occhi che conoscono la pena della luce -
sanno perfettamente che in un piccolo tinello
con le tendine di terital a schermare la finestra -
o nel salone semivuoto dai leggeri toni beige
dove troneggia fallico e culturalmente
metabolizzato, eburneo linga, uovo fossile
su essenzialmente strutturato tavolino -
c'è la stessa domanda che passeggia e guarda
con simpatia gli immortali oggetti - reperti
intrisi di pietà e accondiscendente celebrazione
del nostro attenderci un domani altro dal domani.
E cantano, gli occhi delle cose, una canzone calda,
in una lingua sconosciuta ma armoniosa, e sale
verso il soffitto che si apre come un varco -
sale oltre le cupole dei tetti, oltre gli archi
della luce che rimbalza tra le nubi. Oltre
noi che ci guardiamo credendoci diversi.


Id: 20084 Data: 20/04/2013 21:30:40

*

I mattoni della Cattedrale

Le formiche vanno e vengono -
trasportano l'urgenza
di essere se stesse sulla via
delle molliche casuali.
In noi rigonfi d'esultanza
e di tormento
qualcuno ha sparpagliato
residui di pensieri.

Id: 20016 Data: 16/04/2013 07:39:03

*

Le ali di Narciso

Stanza di polverosa luce, ombre

accalcate tra stremati oggetti

piangono arie tristi, senza denti:

contano quando, brillante ancora

il giorno e senza fine, scivolavi

la sera in uno specchio - pensavi

strade sconfinate - se calpestando

aperte crepe o in dolorose forre

già cadendo - raggiavi una sorgiva

fonte, tua gioia e tua ventura.

 

Eri sorriso mutilato e vago,

frumento offerto sulla pietra, 

altare in dono eccelso per gli dèi.

Crisalide in teca di salvezza 

con ali già mozzate per il volo -

bagnavi le fiamme di silenzio,

tingevi trompe l'œil sul tuo viso.

 

Tuffarti verso il basso

nel ventre delle cose,

raccogliere conchiglie

nel cuore della terra -

riemergere te stessa

nel cavo della mano.

 

Ti chiama ancora l'eco,

la voce del tuo dio -

rispondi alla sua bocca.

 

 

 


Id: 19998 Data: 14/04/2013 19:20:27

*

Helena

 

Jarek Kubicki

 

Si torna sempre a Sparta.  Il mare intorno

immensamente  uguale. Sulle onde

agnelli ignari cantano innocenti

rapimenti  e sogni di fughe  vane

mentre su crolli stanno  mura infrante

e tu, Helena, risplendente plani.

Non  sacrifici o colpe da espiare,

non fiori bianchi estirpati vivi.

Voli su crepe, tempo al tempo cuci

che il desiderio  frantumava piano.

Rimani ondosa e bella nella mente

di chi non ha violato il tuo segreto,

di chi non ti ha mai presa  o trattenuta

tra le dita. Sei falco nella nebbia

fuggito al cacciatore - e suo richiamo.

 

 

 

 

 

 


Id: 19916 Data: 08/04/2013 18:26:29

*

Allora aprire porte su se stessi

Se ancora non trasporta altre parole
l'aria
che come uccelli sopra cattedrali
d'acqua
planando riconoscano il fondale
d'ombra
e inabissandosi su luminose
prede
risalgano con becchi vittoriosi
e sazi -
allora aprire porte su se stessi
restando spalancati nel silenzio
come chi dopo un lungo camminare
stanco
deponga ogni pensiero nella notte
e sogni
un volto sorridente che da sempre
sul farsi della luce lo chiamava.











Id: 19822 Data: 31/03/2013 23:02:30

*

Vieni, il tempio di silenzio è chiaro

Vieni. Fiori di nebbia sulla navata

sognano corpi mai calpestati.

Occhi distesi sopra l'altare

sbavano inchiostro di pergamena.

Bevi vocali che gridano piano -

godi la voce offerta nel fumo.

 

 

 


Id: 19739 Data: 26/03/2013 11:44:05

*

Che altro dire dell’assenza

Non si può dire altro che se stessi,
sull'arco della porta trama
d'altra storia sul tuo viso -
fiume che oltrepassa
voce di sorgente,
fiume già trascorso
che non puoi fermare.
Non nell'ordito strada,
non percorso
con chi in altro modo
ascolta il mare - forse lo stesso -
altra visione,
altro silenzio
gli occhi.
Allora sulla scena a capo chino
finita la commedia -
sentendo negli applausi
un'onda di pietà.



Id: 19678 Data: 21/03/2013 18:34:18

*

Anacoluto - tema sospeso

 

Trama ombra nel fuggire -

dentro tegole in picchiata

nudo cielo in risalita

non congiunge le parole,

giorno cuce fine a fine.


Sfuma viali nei suoi passi -

scia di muschio, antico amore

come incenso abbandonato.


Stanno alberi incurvati -

pochi doni dall’estate,

esce resina dal taglio

come calco per volare.


Sanno foglie muti odori -

rami incanta a scomparire

inchinato nell’aurora

l’arco vuoto della sera.

 

Ingordigia distillata

versa corpi in aurea assenza -

 

Oltre è il regno - no non muore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 19623 Data: 17/03/2013 16:11:59

*

incompiuta

ampiezza delle nuvole -
scorrono -
dimenticata
la ferita del fulmine
sanno solo
il cielo -

Id: 19606 Data: 16/03/2013 09:05:27

*

Salendo scende

A Francesco

 

Ride negli occhi la rovesciata
terra. Sa di colore che alla fine
è luce e nella luce accoglie
piazze di sangue e corpi
di fanciulli nudi. E sulla soglia
scura appare già fecondo
di un seme gonfio, massa
che addensa di innocenti
il grido. Ride in un uomo
Cristo di sconfitta porporato -
sa delle zolle asciutte la pioggia
che si spera. Cammina la voce
da sprofondo in noi negato.
Ma giunge come il vento
tra i rami della quercia, colomba
che l'eterno ci profetizzava.



Id: 19575 Data: 14/03/2013 08:45:21

*

Voce nascosta e canto

Figlia, albero d'ombra sulla pianura,

                                                                  Dentro i tuoi rami grido l'assenza.

Figlia, che fosti polpa al sacrificio,

                                                                  Apro le labbra e l'archetto è muto.

Figlia, che partorisco nel vento vuoto,

                                                                  Ruzzolo piano su scale d'acqua.

Figlia, che del silenzio abiti il grido,

                                                                   Abbraccio viali disalberati.

Figlia, che in troppa luce mi hai abbandonato,

                                                                   Annaspo il giorno uccello cieco.

Figlia, che mi risuoni ad ogni passo,

                                                                   Ardono i piedi croci in salita.

Figlia, che di ogni vizio sei fiamma pura,

                                                                   Sussulta il ventre cullando rovi.

Figlia, che dentro al sole non hai cantato,

                                                                    Coro luttuoso suonano dita.

Figlia, che dei singhiozzi sei forma viva,

                                                                   Innalzo fonte a cattedrale.

Figlia, che in nostra morte non piangerai,

                                                                  Ci addormentiamo altari spenti.

Figlia, che nella nebbia sei ovunque vada,

                                                                   

                                                           Tra cielo e terra mi assale il mare.

                                  

                                         Figlia, sola compagna sul duro scoglio.

 

                             Figlia, mia solitudine e varco al nulla.

                                                          

                    Figlia

 


Id: 19537 Data: 11/03/2013 15:59:09

*

La stanza di Bertha

A Bertha Pappenheim, alle donne.


Come Edipo

sul sentiero di se stesso,

zoppicante ti recludi al mondo

tra pareti e sfingi molli

dove offesa sfumi in mito

e racconti arcaico amore

inconfessato.

 

Tua o mia l'attesa o nome?

Figlio padre amato amante

ci fecondi? Chi Minerva

fiore bianco della mente?


Cadono padri come stoppie

sul ciglio della scena -

li inghiottono le quinte -

velluto nero, notte fonda.


Profonda voce scorri 

in cui affluisco

e mi confondo.

 

Canta lo scrosciare ininterrotto,

canta la conca

origine del mondo.

 

Inarchi il busto tra dolcezza

e ira furibonda.

Ti accarezzo piano gli occhi.

 

Mi vedi Bertha? Siamo noi

la storia, noi il mondo.

Paveseranno futili stendardi,

ci cambieranno nomi -

resta la luce,

il chiarore del tramonto.


Noi anfora, noi mirra, noi

unte.


No, rimani nei miei passi,

eco non ferita -

"noli me tangere" non dica.

 

Prima di ogni distruzione

parole nella terra,

intere.


Anna O. - parto dell'uomo -

donna feconda, Adamo.

Prima del mito Eva,

donna di sangue,

parto delle donne.

 

 

 

 


Id: 19496 Data: 08/03/2013 20:49:44

*

L’albero bugiardo

Andare avanti a sorsi,

albero bugiardo - 

i piedi offerti

a culla della terra

ormai tramonto

 

(fonda infine

nell'affondo)

 

le mani artigli d'aria,

arpioni alla cattura bianca

di balene ascensionali

 

in fuga ferma  

 

con spasimi nel tronco

quando la carezza

è voce dalla culla -

amore e mio tramonto.

 


Id: 19408 Data: 02/03/2013 20:52:42

*

La brocca

Caduta la brocca fuggita la luna
dall'acqua dispersa -
il tempo interrotto
scomparso
si è rotto nel cielo
disciolto - memoria
fuggita.

Non sono più io nell'altro
da te - salita alla stanza
del re la corona in testa
si apre, esplode la mente.

Keter mia corona
non sono più io
non sono nessuno.

Dolore si sfalda

e scorre la terra
in rivoli asciutti.

Non sono non siamo
che attesa d'amore -
si perde l'amore
nel grembo più grande -
ritorna, ci scopre
si abbassa e contrae
nel parto di noi suo dolore.

Chi sono.
Chi sei.




Id: 19369 Data: 27/02/2013 20:12:04

*

Corri corri dietro all’osso

 

Corri corri popol mio
corri corri dietro all'osso

Dentro all'abito di seta
ha annunciato un manichino
con pastelli sulla testa
di un marrone fragolesco
che alla gente toglielimu
toglielimu a tuttiquanti
dai tinelli tovagliati
dove i figli sono accolti
sono accolti anche se grandi
perché sono interinati
sono nati tutti interi
ma qualcuno li ha spezzati

i miei amici deprivati
che non fanno più mercati
ci hanno fatto un pensierino
ma col cuore liberale
poi la testa gli han voltato

io che ho pena di me stessa
nonostante la vergogna
di governi mascherati
alla pappa di cuccagna
mi mantengo in occidente
con i capri espiatori

corri corri popol mio
corri corri dietro all'osso
era meglio non votare
che vedere questo scempio

ma ti basta una mollica
che ti getta un epulone
con la verga irrigidita
e magari un banco in chiesa
per chinare il viso a terra
come schiavo al padrone?

corri corri popol mio
corri corri dietro all'osso
che all'origine del tempo
fu stampella del potere

corri corri popol mio ...
la speranza non mi muore!


Id: 19341 Data: 25/02/2013 17:58:19

*

Non so di domani il passo

Non so di domani il passo,

e mi abbandono umida terra

al cielo - sarà altro sole?

 

Culla di me intrecciata,

piovo respiro come tra i rami

l'aria, sfiorando  piume -

 

e già non sono.


Id: 19233 Data: 17/02/2013 19:53:02

*

La pietra angolare

Sostenere la porta del vento
inviolata. Anche oggi cedeva
un frammento di occhi, di voce
schiacciato dal peso del giorno.
Di forze celesti o destino la colpa
espiata in vuoti tra i denti
già segni di perdita oscura
in ginocchio davanti all'altare
di ore perdute, di raggi dorati
di noi effigi solari di gioia
irradianti mattini disciolti
in tempo allagato d'amore.
Poi perso tra muri di cinta
che complici stringono il gesto
in poveri segni di muta caduta.
Cedeva la pietra all'opus incertum -
il mare ci domina ora - o il vuoto.






Id: 19194 Data: 15/02/2013 00:49:59

*

Tremante una membrana

Tremante una membrana
oppongo
all' incresparsi arduo della luce
che giunge
inesplorata in dure onde
dove di pietra il buio scintilla
- e nuda la paura -
su labbra ammutolite dal sigillio.
Allora ritirarsi
in recessi paludosi della mente -
mentre illuminando illude
la liquida parola della luna,
vagito di esitanti litanie -

e sporgersi nel cerchio del suo alone
dimenticando i nomi - scienza o mito.




Id: 19104 Data: 09/02/2013 16:25:20

*

Troppo nel respiro

Ci sarà un guscio oltre questo mondo chiuso
dove ormai non basta più sorridere
al respiro - per restare o per morire -
scivolando come parti di una storia
alla parola fine. E poi sfogliando indietro
si torna a quel giorno fermo sulla piazza,
la donna e la fanciulla bruna immerse
nel quadrato di sole sotto le due torri
che già il compasso d'ombra accerchia.

No, non siamo più tu e io quell'infinita
attesa davanti al bronzeo portale appena
schiuso. Ancora là noi due a dirci parole
in una frase mai iniziata, mai finita. Sorprese
dalla fretta che ora non ha senso, i passi
a risuonare in un maggio di città. Compiuto
l'arco sopra i visi ancora infervorati - tu
non sapevi la tua voce triste e flebile di oggi:
"mi hanno portata qui"- e io so che lì tu non vorresti
stare. Allora penso a quanto al mio respiro è cara
la tua vita che svanisce. E so che questo è il punto.
Trovarsi nella luce che non tiene tutto il peso
dei domani. Non può - se oggi chi si sporge
vede scomparire i suoi frammenti -
immagini su un filo di respiro che si ferma
dove sarebbe troppo attraversare la sorgente.



Id: 19099 Data: 09/02/2013 01:02:42

*

Di luce

Di luce ti basti il confine:
non pause tra i volti a graffiare -
redini nere su corsa dell'aria.

 

La luce, la luce che rende e non sa
di che presa o dolore di grumo
fa buio nel ventre, possesso fetale -
volere dal mare fossile amore.

E quando discioglie la forma degli orti,
nessuno che chiuda un cancello
o sbarri le labbra a iridi d'acqua.

Da piccole celle si affacciano sguardi -
zampettano come pulcini 
in voce risorta su  fili contorti
di spine, corona e destino di storia.

Dischiusa, la terra riceve ogni seme -
la cruna del cielo un varco di luce.
















Id: 18981 Data: 02/02/2013 00:09:02

*

Il muffin di Eliot

Solo gennaio ancora e ancora -

ma

già dietro le sue spalle

sbircia aprile ambigua luce,

e non  sbaglio a dire che non so se questo è meglio,

infatti

- T.S.E.  lo diceva  -

april is  the cruellest month ,

e certamente  lui  non sbagliava,

perché meglio

sapere che dalla neve non nascono

germogli

piuttosto che pensare - dice lui più o meno -

a  lillà che spuntano

da morta terra.

 

(Che contrasto, fa paura).


E quanto l’amo la sua terra desolata,

ora più che mai desolata e sola,  

ma non lo sa il poeta

dai pascoli del suo cielo britannico -

sorride, forse, giocando una partita

a scacchi

o aspettando chi comprenda

fino in fondo

quello che lui ormai sa.


Quisquilie, dibattiti tra chiese

lessicali,

ormai  zucchero a velo

sul muffin mai finito di lassù.

 

Mentre

qui bastoni bianchi

i pomeriggi

a condurre parole a cecità -

allevano pecore di ore 

già smarrite

e lupi che ammansiscono

pietà.

 

Pause non congiungono gli arrivi

alle partenze

e tutto  sta nel mezzo  -

una mensa dove i ricchi

si inginocchiano a cercare

molliche sparse su piedi

in povertà.

 

Forse è sottrarsi

quello che l’amore cerca.

Rimanere palpitanti  ma supini

nella resa

e sapere che oltre le parole

qualcosa

di accaduto, accadendo,  accadrà.

 

 

 

 


Id: 18875 Data: 26/01/2013 17:49:13

*

Vorrei restare appesa

Vorrei restare appesa a un dio che non mi salvi -

 il petto pieno d’aria e di "renvoi".  Mi indichi l’amore

che si sale, amore mio lebbroso (un tempo una pineta)

su bende di respiri sempre uguali, stremati alla curva

sfilacciata  che acceca lo strapiombo del non so.

 

Precipitando allora cadere  in un bagliore -  visione  

di me in altra me risorta -  che sfumi nella sera

a non perseguitare i chiodi  afflitti del pensiero,

il volto di chi tacendo  se ne andò. E forse una mano

da stelle staccherà la croce, il pianto del non so.

 


Id: 18824 Data: 24/01/2013 12:41:48

*

L’Angelo Equivalente

Di tutte le creature ha dita più infinite -

e invisibili carezze.

Ti volti e già scompare nel flusso di marea,

ma poi zampilla in curva acuta

verso l’alto, sul dorso della rondine

che plana, poi discende

in cerchi  e primavere di ritorni.

 

Su tutti i volti degli uomini distende

un velo trasparente che bisbiglia

lo stesso insegnamento:  non  pena

che non trovi suo riscatto

in dura carestia delle formiche insonni,

o in umiltà dorata delle api

all’ordine  del miele,

o nell’astruso volgersi  al suo dio

dell’ippopotamo  -  il fango.

 

In me, in te, compagni  nello scarto

che è ferita di  illusorio solco

tra zolla e zolla, impasto della terra

fermentata  nel ciclo del letame.

Ne spruzzano verdura i suoi germogli

celebrati in rituali feste  intestinali,

sorgenti oscure rovesciate

infine a riveder le stelle.

 

Non razza né soi-disant divina stirpe

elegge, equivalente partitura

la sua, di note sì diverse ma diffuse

su infiniti tasti ripetutamente.

 

Da acque oscure senza  riflettere

le stelle, risale  Proteo alato,

o quando crede cervo bianco,

sua dimora  il firmamento.

 

Di lì si tuffa in basso,  ammanta

il mondo e penetra  i  suoi anfratti

cupi di terrore, paradisi di marciume

e fogne.

 

La  veste mai macchiata sua eucaristia,

per rimanere  ombra  testimone  sentinella

nell’arco che separa le due porte -  una

congiunge  all’altra senza mai trovare oriente,

forse per questo Angelo perduto -

ormai per noi caduto,  eternamente Vento.

 

 

 

 

 

 


Id: 18812 Data: 23/01/2013 19:51:17

*

Muore l’istante in amore fondente

Quello che dice il fondente

 

Assumi alchemicamente

l’œuvre au noir, favilla di cacao

fondente -

violino amaro da più alte sfere

in divine note celebrato

rubescente.

 

Appare,

tra l’arco a sesto acuto del palato

sfavillante

e il vibrato sulla lingua

oscillante,

voce bianca di papille -

oltre

il portale schiuso delle labbra

su navata della lingua

accogliente.

 

Indugia nobilmente

nel transetto -

strano un lied

incanta a oriente.  

 

Fattosi  silente,

ancora si diffonde

cupamente

in spirali  

di canto gregoriano

discendente.

 

Oscilla e vibra

cattedrale della bocca

vivamente

e lì si unisce, trasmutando

serafinica testura in gioia

indissolubilmente -

 

come quando  alto sul ruscello

senti notturno d’usignolo

languire soavemente.

 

Così  - benché tu guardi in alto

credendo

suo regno luna opalescente -

rimani imprigionata nel destino

di un  globo  evanescente.

 

E  scivola l’istante-

mentre  ultraterrena

sua creatura a te congiunge,

amore di cacao, sfera fondente.

 

 


Id: 18783 Data: 22/01/2013 10:24:08

*

Non ti ho guardata strano fiore

Non ti ho guardata strano fiore -
crollata sul ciglio sfinito della sera
d'inconsapevole stupore.
Mi fu succhiato il pianto da viscere
di rabbia e di furore - mostro materno
a dirmi "è un mostro" per tacere, come
sempre tra due burroni a picco io
per cadere. No. Non passa mai non muore.
No. Non muore dentro l'onda, la sua danza
amara. Amore senza amare.
Non ti guardai stupendo fiore.
Sei amen sei mio altare. Confuso blu.
Sei mare del mio mare. Respiro solo -
tu.

Id: 18688 Data: 17/01/2013 09:01:58

*

Sboccia nel cuore dell’eterno androne

Sboccia nel cuore dell'eterno androne

dove si rispecchiava giovinezza

in sagoma di vento luminosa.

 

Ondulamento o seme della luce,

immaginando, infinitava un sonno

senza sogni - promessa del risveglio.

 

Sorride primavera nel brillare,

si svela nel mistero del cortile -

esilio dalla strada per destino.

 

Sboccia negli occhi voce di profeta,

rivela la sua essenza nel cortile -

vertigine nel cuore delle cose.

 

 

 


Id: 18602 Data: 12/01/2013 20:26:33

*

Fin dove si apre il vento

Dimmi, dimmi sorvolando la caduta -
come battere talloni d'ali
a invettarsi in nicchia di spirale -
dimmi:
quando la fuga guarda nel pianoro,
le palpebre due bende (lo sappiamo)
su fuochi spenti da pietà.

È sempre più perduto -
o forse in calpestati gigli ritrovato -
l'eterno

quell'amore masticato
in poltiglia così troppo dolce
per uccidere - o guarire.

Resta nell'amplificarsi del respiro
che gli organi attraversa
come colomba che raccoglie
minuscole umide fronde-
poi raduna.

Così riparo e così distanza -
solo quello che permette cielo
fin dove sei -

fin dove si apre il vento.






Id: 18576 Data: 11/01/2013 16:33:41

*

Livido il ritorno

Livido il ritorno

tra le braccia aperte del giorno

quando a provare sulle punte

scivoli -

resta sospeso il fiato

cercando sentieri

dove la preda non hai ancora ucciso.

Eppure

la radura colma d'aria

come una ciotola da offrire

si spalanca.


Id: 18455 Data: 05/01/2013 09:47:18

*

Ma se così è, allora così sia

Se nel dipinto emergono dei grumi,

è del colore vivo giunto a un picco,

è dove al ramo l’ombra si fa scura.

E ogni parte assorbe stessa  luce,

con lei risplende in valle immaginaria,

dov’era intento ognuno a sua fatica -

o in una reggia nivea cortigiana

forse era assorta nel piacere ambrato.

Allora anche nel manto, tra le pieghe

che volle la leggenda puerperale

di cielo azzurro, non insanguinate,

scorgo madonna in rossa prostituta -

suo ventre ancora gonfio d’annegata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 18415 Data: 02/01/2013 20:01:43

*

Indulgi mia follia

Indulgi mia follia, mia ombra e mia compagna -
nel farmi l'occhiolino tra torve stalattiti
di chi per solo passo conosce lo sterminio -
sussurrami all'orecchio ritornelli, antiche eco
di un canto ormai perduto e cristallino.

Le luci colorate, la porta appena schiusa,
i doni che sapevi sul dorso del mistero -
slittavano sul legno le punte dei tuoi piedi.

 

"Vieni!"

 

Tremavi nella gioia dell'oltrepassamento,
dove era soglia al divieto sorridente
di chi ti amava, riamare senza condizioni.

Divina notte gravida di virginei incanti,
divina veglia - già certezza del domani,
dove è frusciante carta il battito del cuore.

Ora dorme su rovine pietosa - e splende -
quella stessa luna, fantasma lo svanire
nella cieca mente - ma tu indulgi mia follia,
divinamente!
Id: 18392 Data: 01/01/2013 17:58:23

*

Dolcemente sciogli

 “La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina”.

 

In caos d’acqua  concepiti.  Scendi,

cercando quella parte che congiunga

in desiderio altro compimento.

 

È stringere nel palmo  terra scura,

sapore amaro, ali di formica

prima del volo curvo sopra il grano -

sole dorato già proteso in spiga

a immergersi  nel ventre  della luna.

 

Estatica l’attesa senza carne,

piacere nel sopore già supino

di chi del giorno spia l’agonia

disciolta tra le dita  della sera.

 

Oltre la pena di sapere i volti

vuote  finestre di consunti lumi,

oltre lo sguardo che non ha parole

se non sommessa, dolce  litania

che non spaventi  i  pellegrini  in sogno -

 

il ponte trasparente della notte,

il buio che nel vento ci respira,

noi sì divisi - e dove tanta gloria?

 

 

 

 


Id: 18362 Data: 30/12/2012 17:53:31

*

Il gesto di restare

Le mie orme non lasceranno fonda traccia
né perduto amore. Nient'altro mi fu chiesto
se non lo sguardo che sconfina dove tace -
orizzonte nebbioso di pensieri come calco
di qualche volto all'indugiare, poi riprende
il ronzio voluto dalla sorte - bendare la paura.
Così consacro al mondo il gesto di restare
ruotando anello di stagioni intorno al dito -
mentre più lieve saio è posto sulle spalle
di chi giurando fedeltà ha stretto i suoi calzari.

Id: 18348 Data: 29/12/2012 23:01:42

*

Malkhut

Depongo la mia spada in fodero di vento

e a me stessa dico “rimani nel silenzio” -

bocca senza suono alla radice, dolore acuto

nella lotta contro interno serafino,

a quando pace o almeno  riconoscimento?

Allora  di me trafiggo l’ombra  - io il  drago,

io emanazione di nebbia  originaria,

colonna che da terra sale verso il cielo  

e si congiunge altrove, presenze arboree

di me a me  ormai perduta, ad altri rami

offerta.  E tutto si dissolve in luce opaca,

rimpianto d’altra gloria, forse  altrove.

E forse da radice si comincia a risalire.

 

 

 La prima Sefirah è Keter: corona e volontà; ad essa si riferisce Ein Sof (Signore Iddio Infinito): essa non si può calcolare. La Sefirah Malkhut è invece la decima ed ultima ed è legata al Mondo Inferiore. Le due sono strettamente connesse: tutto fluisce ed è incluso nella decima Sefirah e puoi partire dalla prima sino alla decima... e dalla decima alla prima così ché la decima diviene la prima. Il principio della Shekhinah  in Malkhut esprime la piena manifestazione di Dio, che tutte le Sefirot comprende: chiunque separi una di queste Sefirot dall'altra è come se operasse una separazione in te.

 La parola Sefirot è connessa, secondo il Sefer Yetzirah, (libro della formazione) con sefer (scrittura), sefar (computo) e sippur (discorso), che derivano dalla stessa radice SFR.

Le Sefirot nella Qabbalah ebraica sono le dieci modalità o gli "strumenti" di Dio (a cui ci si riferisce con אור אין סוף Or Ein Sof, "Luce Senza Limiti").


Id: 18307 Data: 26/12/2012 18:13:24

*

Forse, chissà … discenderà il Natale

Forse, chissà … discenderà il  Natale

quando saremo noi  il tempio e la preghiera,

quando nel  buio  abisso  dei  pensieri 

e nel respiro un grazie sarà altare

per tutto quello che la vita e il suo mistero,

come un rosario o un mandala chiaro,

ci porge nella luce della sera -

quando  le stelle e l’alone della luna

annunciano del  giorno  aperta  vela

che al vento ci conduca  fino al largo

o a nubi da scalare fino in  cima -

per essere a noi stessi il vero  nome.  

 

 


Id: 18265 Data: 23/12/2012 12:03:38

*

In nascita invertita

Tuttavia penetrerò la pioggia ancora

scorrendo in solitarie vie  affluenti  -

frasi secondarie al verbo principale.

 

E mi trasporta un senso di me stessa perduta e ritrovata

fluendo verso l’ansa dei ricordi  perplessa di stupore -

immagine inghiottita nel riflesso di un gorgo circolare.

 

Riemergere in nascita invertita -

calici antichi i palmi delle mani 

come radici linfa a salmodiare.

 

E il cielo partorisce la parola.

 


Id: 18244 Data: 22/12/2012 10:16:05

*

Forse è una porta che si apre

Forse è una porta che si apre

quando d’inverno la neve è un bagliore -

luce di ghiaccio che corre sui vetri.

Ti affacci in spiraglio soffuso di stupore

su stanze visitate in sogni da bambino -

paura  è l’entrare,  paura di trovare ancora

quello che gli occhi abbagliati della vita

avevano protetto con bende di silenzio -

suoni dorati e sconfinati carillon di ore

come lenzuolo d’ombra sulle cose -

ma delle cose ora sai il segreto.


Id: 18210 Data: 20/12/2012 10:23:41

*

Confusamente ambire

Confusamente ambire a mani alte

immerse fino in  fondo  a un cielo vero

perché vuoto di speranze immaginarie

o sogni  - cielo del tormento, cielo -

 

e non sapere come, camminando

tra  velami o macerie di giornate

distese come letti galleggianti

sospinti  fino a stremo del vegliare,

 

tu possa far vibrare di te stessa

il suono interno, l’eco intera, luce

che la tua ombra non confonda   -

 

luce che non inganni  la tua sera,

quando spenta la voce dietro gli occhi

ti sembra che la vita non è ancora.

 


Id: 18185 Data: 18/12/2012 21:13:53

*

Che schifo di mondo ci rimane

Che schifo di mondo ci rimane,

noi che protetti dietro al piatto della cena

sentiamo le notizie tra i tepori

- o nudi nei cartoni delle strade stiamo

come tronchi già svuotati dall'inverno -

 

vivendo

 

della vostra morte solo l'eco di un grido

che non muore ma assorda fino a Dio.

E l'assedio, la paura, l'ultimo tremore

respirando piano l'alito del folle che squarterà

in eterno l'orrore della sua stessa mano.

 

pietà

 

Bambini dove siete andati? Fuggiti già lontano

oltre la nebbia scura che entra nelle bocche

e spegne il cuore lentamente, piano.

Non resta di voi l'odore tenero, la luce

che giocava col crepuscolo aspettando i sogni,

l'indomani.

 

preghiamo


Id: 18123 Data: 14/12/2012 20:51:31

*

E fare un passo ancora

E fare un passo ancora non aggiunge,
toglie, al percorso  ininterrotto verso
un quando o un dove  screpolati d’ombra -
luci subacquee in verde di  radura,
macchie oculari tra te e il sole
senza rimbalzo  o doppio sguardo
se non il tuo che a sé rivolto torna.
Intanto ruotano le stelle e il mondo
è un mantello cosparso di scintille
che scuote con un gesto la massaia
mentre  impastando vola la farina.
 
 


Id: 18121 Data: 14/12/2012 19:30:31

*

Salterio con canto

Ha molti nomi assaporare il mondo

con lodi di nessuna marcescenza -

se non santificando la distanza

sgranata da baccelli di preghiera -

come  frati  che cinti di silenzio

traversano mattoni cinguettanti.

Nel chiostro del mio cuore solitario

m’inebria il salterio delle ore,

compieta azzurrata della sera

che è strascico di luce dietro ai vespri

se voce salmodiando adombra stelle.

 


Id: 18051 Data: 09/12/2012 22:45:59

*

Il Natale di Alesa

Le mattine d’inverno ha un suono sorprendente e asciutto

l’incontrarsi di due porcellane, come se la tazza lucente

e vuota che si solleva a ricevere il caffè, per  poi ridiscendere

obliquamente  nera sul piattino, aprisse una pausa di tempo

sospeso tra pareti  sottili di carta velina, spazio aperto

in uno  schiocco su pantofole di feltro a strascicare  

il passaggio da nuova a vetusta era - testimoniato

da altri oggetti ora in una veste inabituale, ieratica e solitaria -

 

Scivolano lungo il  corridoio  slitte  di sessanta verste

cariche di uomini fradici e infreddoliti -

come velieri di ghiaccio e luci d’oro,

profeti giunti dalle sponde  di fiumi di vetro

che dicono di colombe bianche e divinità

smembrate e poi piantate come semi nella terra  -

o parlano del nulla e di tempeste di candore -

pallidi sogni di crisalidi che voleranno in primavera.

 

E la luce è un riverbero di cristalli di neve

dietro a nubi gonfie come guance di bambine

che hanno appena riso pattinando sul ghiaccio -

e ora sono pronte all’offertorio di una torta al cioccolato

che la nonna spolvera di zucchero a velo

e di parole sacre nel grembo caldo della casa.

 

Fuori sulla sua neve siberiana candida e marcia Dostoevskji

cammina col passo lento  di un pensiero grave, leggendo,

mentre al suo fianco Myskin  gli bisbiglia frasi affettuose

in un’andatura sussultante e strana,  e il dolce Alioscia

annuncia il suo ritorno in un convento, ma non prima

di avere discusso con un adirato Ivan .  Raskòl’nikov

è triste, ma gli sorride la sua Sonia. È Natale.

 

 

 

 

 

 

 


Id: 18023 Data: 08/12/2012 19:55:01

*

Il grido dei gabbiani

Piccoli bulbi sfiorano la sabbia
in fila come bianchi testimoni,
il mare soffia inverno, spruzza grigio
e suoni incantatori tra conchiglie
che dicono e non dicono il segreto.

Il nome va e ritorna senza fine
portato dalla schiuma cento volte,
e multipli di tre e ancora sette
raccontano di un vento circolare
che scava gallerie sotto gli abissi.

S’intorbida la luce del mattino
tra nubi che si gonfiano di pioggia,
mentre ai gabbiani pulsa un solo cuore -
preghiera ininterrotta del respiro
prima del grido che rapisce in alto.







Id: 17977 Data: 05/12/2012 19:46:14

*

Fiore di rovina

Fiore di rovina spunta su crepe
d' anima, beve curvatura
d'astri quando la notte tace
e tace il mondo.
Sugge da luna il nome
suo segreto e lo sussurra al ragno
mentre di pietra in pietra tesse
un'altra storia e apre un varco.
Irradia via trionfale per ciclopi,
imperatori, incappucciati santi.
Scivolano tenendosi per mano
lungo il muro come penitenti
finché fessura d'alba cieca
non ne inghiotte la memoria.
Supina nella resa del mattino
solo per poco mi respira dentro
il suo mantra ancora, il suo colore.
Per poco ancora ne trattengo il senso,
o catturo amore. Sono rovina,
coppa di terra, utero del fiore.




Id: 17950 Data: 03/12/2012 23:42:08

*

Spigolo d’amore differente

Era uno spigolo stessa distanza

tra due pareti - dove al confine

tra me e te edificata stanza

gettava fili di uno spazio atteso

e limiti di vuota quadratura

o cerchio - che si voleva d'armonia

perfetto, geometrica leggenda.

Ancora nei tuoi occhi, filo a piombo,

traguardo forma di uno specchio d'ombra,

tu sentinella insonne dello spazio

bianco, tu sulle foglie del tappeto

che l'autunno sogna, tu con il passo

attento del guardiano, tu mia soglia.

 


Id: 17916 Data: 02/12/2012 11:59:02

*

Spazio fecondo e voce

Spazio fecondo, voce che scavalca

 

i miei pensieri ardenti e se li ingremba -

 

amato spazio, spiga che raccolgo

 

inumana - inumanamente amata,

 

spiga d'amore in alta cesta offerta

 

a non congiungimento, che confonde

 

bocca su bocca in rovesciato canto.

 

Concava soglia, sottile risveglio

 

di membrana - impollinata lingua

 

su notturno fiore, salmo dell'alba. 

 

 


Id: 17874 Data: 29/11/2012 23:59:43

*

Marcisce di fanciulla il cuore assente

A "Cuore Marcio"

Non ho che questo cuore marcio
da darti, uomo che mi confonde
il velo sigillato sulla fronte.
È l' assenza che mi scandì la fonte
quando decise di sfiorarmi il padre,
come il signore fa con la sua spada
quando al vassallo impone investitura.
Si squarcia il ventre, urla il tempio -
oscena fenditura nel silenzio
mentre nebbiosa un'altra vita avvolge
me stessa a me distante, a me follia
d' amore putrefatto. E viva ancora
sorrido sempre - come nella brina
sembrano nati i fiori ormai sepolti.


Id: 17839 Data: 28/11/2012 00:49:50

*

Con infoiata urgenza da conigli

Con infoiata urgenza da conigli

 

c'è chi ha spaccato  la corteccia  viva

 

e l'ha distesa in violentata carta -

 

"femmina" e "maschio" uno dentro l'altra

 

a riprodurre carne benedetta

 

dall'unico sigillo rosso sangue

 

che ceralacca sacra eternava.

 

 

 

Diramano lo spirito su some

 

messe su dorsi d'incupiti schiavi -

 

questione metafisica lo scarto

 

originario, il frutto infracidito.

 

Annuncia oscuro fondo vaginale,

 

declama obelisco il pene eretto.

 

Destino di formiche con stendardi.

 

 

 

E' vano all'Ermeneuta obliquo volo,

 

planare da distanti cieli in basso

 

su rinsecchite zolle e muto fango,

 

fossilizzata scorza di parola -

 

come se fosse gravida la Terra

 

solo di terra, non di altri segni.

 

 

 

 

 

 


Id: 17759 Data: 24/11/2012 09:54:29

*

Quando lo sperare incontra il vento

Inutilmente si decreta al vento
essenza, se fuga in fuga sparge
i segni come dilavati glifi -
o arabescate inezie. Indugiano
orme bianche su estinte grida -
o sogni. Annunci a nubi rituali
come sgranare polvere di neve,
canto di rincorsa ai giorni. Allora
tra filari di volti, obliquamente,
è libero lo sguardo dall'attesa.

Id: 17732 Data: 23/11/2012 00:19:59

*

Donna del sottosuolo

Allora zitta, stai zitta se t’inghiotte
cannibalesco ascolto -
e nel silenzio grida.

Annega nel rancore ogni tua azione

A cosa la parola se slabbrata -
ferita nei contorni -
non parte, non ritorna
se non marcio relitto,
vascello ormai arenato?

Annega nel rancore ogni emozione

Urgenza come fame
o eiaculato vuoto -
urgenza che stordita
non tocca né colpisce -
aridamente scroscia?

Annega nel rancore ogni passione

Allora zitta, stai zitta se t’inghiotte
risentimento amaro, oscuro affanno -
e nel silenzio grida,
vagisci antico pianto.

Disgiungi la placenta dal cordone



Id: 17661 Data: 19/11/2012 20:10:41

*

Nihil in Red Heart Rot

Voce lontana tesseva la vita.

Dilegua in reti aliene di luce
il filo di me.
Perduto l’inizio. Sapere la fine
confonde col cielo la terra -
il filo di me.
Evapora battere d’ali -
fuga presente - senso disperso,
il filo di me.
Tana del picchio nel cuore del pino,
scavare riposo - profumi rossastri,
cadere di gocce distilla la storia -
il filo di me.
Fuochi d’ autunno, muschio negli occhi -
sopore addolora cuscino -
emigra a orizzonte il racconto,
il filo di me.
Il becco del picchio - urgenza affilata,
inchino alla vita - nascosta ferita
in silenzio di tana consuma
il filo di me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 17620 Data: 17/11/2012 20:10:27

*

Due Lune

A chi di notte stringe il cielo

Il sogno rabbuiava e credevo di sognare
quando sopra gli occhi tristi, inaspettata,
ecco rifulgere Due Lune - disco di bianca
incandescenza una, come velina o chiaro
albume sua compagna - e muto alone.

Sfere divine e solitarie a navigare
su ciglia stupefatte, parabole silenti
nel cielo aperto e senza suono. Solo
un frusciare di volti in basso accosta
la riva smorta dello sguardo - e appare.

Mi siede a fianco su una panca mio padre
e guarda con me in alto, senza pensare
di scorgere Due Lune o almeno scivolare
nel mare notturno delle stelle d’oro.
Mi dice solo: “siamo fatti per morire”.

Ma poi sussurra piano: “quello che ho fatto
era per farvi felici” - e lo perdono,
mentre Due Lune veleggia così alta
che è impossibile non sospirare, se
è suo corteo uno sciame di stelle d’oro.












Id: 17509 Data: 11/11/2012 16:02:33

*

Come una cosa

Inutile nel mondo sono cosa -
se ferma con lo sguardo
rivolto ad altra siepe
oltre le spesse mura di parole -
resto a me stessa ombra
al solo raggio appesa
che è sfuggito al sole.

Useless as a thing
that - in the dark -
you  see no more.

Inutile nel mondo mia presenza -
se immota l'una mano
rivolta ad altro gesto 
che impossibile richiamo -
resto a me stessa dono
nel solo palmo offerto
al vuoto d'altra mano.

Useless as a thing
that - while you sail-
has gone ashore.



Id: 17483 Data: 09/11/2012 21:05:40

*

Bifora

Il peso inconsistente delle cose
apre ogni volta un varco nel respiro -
si alza e scende come la marea
che lascia un filo bianco sulle onde.

Funambola percorro all’incontrario
l’umida via del sangue nelle vene -
m’infrango allagando il duro scoglio -
nel cuore mi spumeggia l’abbandono.

Allora da abissi rosseggianti
ecco salire languidi serpenti,
mostri pietosi pulsano nel petto -
sciolgono in burrasca l’antico pianto.

Come se da una bifora il paesaggio
intravedessi doppio eppure uno -
non scorgo altra origine all’errore
che luce solo schiusa alla mia vista.





Id: 17452 Data: 08/11/2012 18:44:57

*

Il settimo giorno

Punto di notturna luce
zampilla
e di se stesso
ogni parola fa feconda.

Bereshit senza perché
sei a noi cominciamento -
sei a noi principio
e a tutti unico oriente.

Esilio il sesto giorno

è nostro nulla
di cose nelle cose,
esilio dal giardino
dove il tempo è tutto luce -
e con la luce  si congiunge.

Il nostro Adamo si sa due
e con sua sposa è una carne -
lei sua Adamah-Ishah
lei il suo profondo
di tenebroso buco,
Adamah-Ishah femmina sua -
sua unica sorella.

E Bereshit senza un perché
lo volle Unico Figlio -
ne fece di se stesso suo principio -
lo volle Unico Figlio.

Memoria è Adamo maschio
del Verbo in divenire,
è femmina sua Ishah -

matrice sua Adamah  

nel vento di semenza.

E scorge nell'aurora

l' Adamah,
la sua incompiuta parte -
sua tenebra e sua ombra
di polvere feconda.


Ma scava un taglio nel respiro -
resta il Principio

solo nel suo dramma -
se Adamo si crede già compiuto
e mangia il frutto intero

dall’esterno,
se in se stesso non lo forma.

Resta incompiuta sua Ishah,
abbandonata l'Adamah
se sterilizza il germe,

se carne lascia sola,

senza Figlio.

E nel Basar non vibra Bar

il Figlio -
se Shin lo Spirito
è freccia in arco teso
che manca suo bersaglio -
Amartia solo uccide -

e fonda

terrestre morte

in deviata carne.

Ma è Gioco e Meraviglia -
risata di folle o di bambino -
se Bereshit diventa Uno.

Divelle ogni coperchio

su noi tombe
e innalza la sua Tenda
su noi

incompiuta  carne.


Splende tra le Sue mani 

freccia rubata
a Satana errabondo,
torna Basar la carne

a suo divino fine
che è Unita Somiglianza.
Restano i morti

a seppellire corpi,

i solitari corpi.

Nel cuore del Principio riposa
ora per sempre il Figlio.
La tenda di ‘Ohel
ha posto tra di noi
‘Elohiym il Verbo.

Noi siamo l’Elohim,

respiro d'uomo

soffiato dal divino.

Adamo e Adamah
in nozze congiungiamo -
in punto di notturna luce
zampilliamo.

 


Id: 17362 Data: 04/11/2012 11:38:59

*

Padre di nebbia

La nebbia ti accompagna
e ci nasconde
nel piccolo corteo
della tua fine,
nel gioco bianco
di un tuo inizio.

Padre esiliato,
padre del mio esilio -
padre troppo amato.

Padre.

Perdona
il mio perdono.


Id: 17328 Data: 02/11/2012 11:17:05

*

I nomi sono bucce delle cose

I nomi sono bucce delle cose -
le cose sono i nomi che diciamo -
le parole sono il suono di quei nomi.
Io sono suono di parola del nome
sono cosa in una buccia
sono buccia di una cosa
che è nel nome
che mi dice la parola
con quel suono.
Sono suono di parola nel nome
della cosa -
sono cosa
nel suono
di parola
del nome
della buccia
che dice
tu sei cosa.
Sono nome della buccia della cosa
che suona la parola.
Sono suono del nome
di parola
della buccia della cosa.
Cosa sono
nome sono
parola sono
suono sono
buccia sono.
Sono il suono della buccia
della parola del nome
della cosa.
Sono suono
sono nome
sono parola
sono buccia
sono cosa.
Cosa sono?




Id: 17223 Data: 27/10/2012 23:59:51

*

Nel tuo vestito lilla

Alla piccola Paola, mia madre.

Nel tuo vestito lilla stavi
nella luce diffusa e vaga
della stanza
come se camminassi indietro
scivolando piano.

Ti feriva gli occhi
l'abbaglio della luce
sul balcone -
inutile l'invito
o sussurrare una preghiera -
deserte le poltroncine bianche
appena uscite dalla carta
trasparente
come i pomeriggi trascorsi
stesa
sul letto solitario
a pensare a occhi chiusi.

Sola coi tuoi pensieri -
sola.

E mi mandavi via.

Solo il gelo di gennaio ancora,
e febbraio per resistere,
poi ti avrei portata
come una primula
sull'orlo della sera
che non fa male.

Erano i giorni opachi
del tuo sguardo,
del mio inutile dolore,

della sfinita rabbia.

Ti benedivo
lavandoti i capelli
e forse lo sapevi.
"Adesso sciacquami" dicevi
piano -
e con l'asciugamano bianco
ti avvolgevo.

Piangevi
sorridendo dello scherzo amaro
della vita,
su come ti sembrava tutto
un brutto sogno -
vedere dentro te
tubi sottili
per cambiarti il sangue
tre volte, tre volte a settimana -
tre è il numero perfetto.

Febbraio non c'è stato.

Te ne sei andata tra i morti-
dove ti aspetta la mia bambina -
alle cinque una mattina.

L'annuncio che credevo di aspettare,
la corsa muta
fingendo di sapere
come guardarti o cosa dire -
se piangere
o nascondere il viso tra le mani.

Muta.

Morire in ospedale
tradita dall'assenza
di tutti.

Correre a cercarti
quel vestito lilla.
Dopo, guardarti.

Una bambina pronta
per il primo giorno di scuola,
ben pettinata,
immobile stupore.

Adesso non hai più paura.


Id: 17200 Data: 26/10/2012 20:12:10

*

Nadir d’essenza

Solo per dono mi è data inconsistenza -
perché chi amo
mi amasse d’amore mai finito -
come su filo in equilibrio
stanno durante l’autunnale passo
piccoli uccelli migratori - io senza nido
di nuziale primavera -
vuota
in sospeso tra due mondi
dove la luce
dall’uno all’altro è in fase di regresso -
scivolo tra perdere apparenza
nello zenit
e partorire sogno d’ ali buie
che in nadir sprofonda,
corona di sterpi
in volo di ritorno.
Inseguo rotte in cupola di stelle,
iride abbagliata

in folle vortice di  stormo   -
sola misura il vento.













Id: 17172 Data: 24/10/2012 23:32:38

*

Dove il dolore è un passero morente

Dove il dolore è un passero morente
cerca un armadio con le ante chiuse.
Ascolta: diventano bisbigli tra le stoffe
i singhiozzi soffocati
dall’odoroso abbraccio di nonna naftalina.

Ma se lasci socchiuso per inavvertenza -
o se sorpresa dal rumore della pioggia
vuoi rifugiarti in un ventre caldo
sognando ancora come da bambina -
senti scivolare sul palmo della mano
la carezza delle cose che hai nascosto
come l’avaro fa col suo forziere.

Danzano leggere discinte e abbandonate
come fanciulle che si erano perdute -
poi hanno appreso l’arte della seduzione
da chi per trattenerle le ha ingannate.

Ti cingono la vita in tango milonguero
mentre le baci appassionatamente -
e perdutamente danzi. Danzi. Danzi .





Id: 17105 Data: 21/10/2012 16:40:30

*

In Sofficità di Chrusos Splende

Ascoltando il “Magnificat” di Arvo Pärt

Respirare nervature d’aria -
incanalare
voce di stelle senza punte -
bucare crisalide
in sfera della mente.

Versare tiepida vittoria
in ciotola di mendicante -
ala venata d’ombra ,
aureo stupore in fondo.

Non essere più tu, non esser altro.

Cantare inno d’acqua
in conca tesa verso l’alto -
cupola, vetta o croce d’aria
in scala sfinita di languore -
altro fardello
non si può portare.

Vegliare marmi
di notturne lastre
in cappa di chiarore.

“Non mi toccare”

In soffice riflesso oltrepassare
garze di mattini -
nel silenzio biancheggiare.




Id: 17082 Data: 20/10/2012 16:18:39

*

Raccontami una storia che non finisca

Raccontami una storia che non finisca,
per le mie sere -
sospendimi in gocce di silenzio,
io terra asciutta tu temporale,
vagina aperta non temo lampi
o gonfi odori quando mi bagno - e tutta
ad acqueo cielo mi confondo.
Così restiamo, senza più niente
che amore lento -
io, te, la storia dentro.



Id: 16972 Data: 14/10/2012 18:59:46

*

Prosia di finità percorre il mondo

“Parleranno lingue nuove”

Rosa di sabbia appare in aggregati
casuali - arcaica madre l’acqua
che risalendo dal profondo scioglie
fosfati, e dove trova superficie
evaporando cristallizza petali
in arido deserto. Come pensiero
sfaldato in faville rutilanti
le gira il sole attorno - scandendo
raggrumata finità di segni, scorie
abbandonate d'alchimista cieco -
impuro esperimento. Ma forse, chiedo,
forse la terra in serbo avrà metalli
che almeno nel dischiudersi dei sogni
esalino prosia di nuovo mondo?










Id: 16959 Data: 13/10/2012 20:22:52

*

Chi potrà del fiore dire essenza

Chi potrà del fiore dire essenza
se non lo può nemmeno il fiore?
Io scorgo appena nella luce
il suo colore
e sento nella notte sfiorarmi
il suo profumo -
che già s’inclina
ubbidiente - e muore.


Id: 16921 Data: 11/10/2012 18:31:41

*

Il Grande OK

Ci sono giorni immersi in una luce di biscotti
appena tolti dal forno, dorati e fragranti -
e tu esci nella strada ancora avvolta nella scia
magica della cucina profumata che ti circonda
come una coperta calda. Fai la prova: immagina
davanti a te schierata in doppia fila tutta la gente
che pagheresti lingotti d'oro per non vederla
la mattina con quelle facce arcigne, taglia-e-cuci
sempre pronte a blaterare, giudicare, sezionare
te - che vaghi con i piedi e coi pensieri oltre lo steccato
rinsecchito delle loro parole sogghignanti. Ebbene,
eccole tutte insieme avanzare verso di te col dito
puntato. Niente! Manco le vedi, anzi, un bel sorriso,
una pacca sulla spalla e via! più serena di una pasqua.
E che dire dei morti? Sì proprio loro, hai presente,
quelli che l' ultima volta che li hai visti non avevano
quello che si dice proprio una "bella cera": beh, li
guardi con simpatia, serena, distaccata, sicura che per loro
è andata bene così, e tu non puoi sobbarcarti
anche 'sto pensiero, ogni giorno succede qualcosa
di poco carino nel mondo. Gente sfracellata, bombardata,
buttata in cassonetti, cementata, oppure anche solo
tradita, affamata, derubata, licenziata. Embè?
Ti scorre nelle vene il Grande OK, si espande tutto intorno,
brilla nell'aria, esulta, la vecchierella non rimpiange nulla
ma si fa un pokerino e Cappuccetto Rosso ha allegramente
sgozzato il lupo per avere i soldi della nonna. È una gran cosa
il Grande OK. Ti guardi intorno e vedi un Gioco, una scacchiera
immensa di cielo e terra e tutto un brulicare. E ci sei dentro.
Altro che farsi di coca, eroina o vino: questo, amici, è il Grande OK!


Id: 16839 Data: 09/10/2012 00:00:24

*

Tra specchio e specchio

Tra specchio e specchio intravedere
né tempo di apparire né ritorno.
Scivolare sul piano dell’attesa
sempre più indietro
in pause dietro gli occhi,
stagni violacei di luce fioca.

Era solo un gioco la rivolta,
era un inchino arrendersi alle ore
claustrali del risveglio - piccola morte appena -
come staccare l’anima e guardarla andare
in vuote orme, altri sogni da colmare.

Tra specchio e specchio riprovare,
schiudere petali in disfacimento,
fiorire in spirale senza tempo -
su strade immerse in altra luce
calpestare litanie di prati - zone -
da dove rivedere i pallidi esiliati
giungere nel vento - e non sapendo come,
in questo gaudio amare - rimanendo muti.






Id: 16816 Data: 07/10/2012 18:34:44

*

Questo splendore nella pena

Ti è alloro d’amarezza e pianto vittoria mozza d’ali,
sperduto in un deserto di risate e gesti senza sete
dove per camminare correre o pensare non si deve
come te arrampicarsi sull'arido Carmelo dei mattini,
ma come Elia immortale e confidente in verde pira -
che dopo la battaglia fu assunto tutto intero in cielo -
o come chi, salendo, dentro di sé trovò il divino
e nel salire in se stesso ritrovò il cammino -
si è fiamma viva dentro il carro scalpitante
nell'abbagliante trionfo del cielo arroventato.

Ma tu hai uno sguardo di cenere leggera, e il passo
ti è intralciato da monca e incompiuta profezia.
Non ci saranno angeli a nutrirti e porgerti la mano,
ma nella terra umida hai il dono del sorriso
e quando guardi sono i miei stessi occhi i tuoi
che chiedono perché questo splendore nella pena.






Id: 16688 Data: 30/09/2012 00:23:18

*

Canto circolare

C’era una volta, una volta, una volta, una volta,
una volta una casa al profumo di legno laccato
laccato di nero ammantato nel blu della sera
sera volata come un pipistrello dal balcone
balcone su panchine evanescenti come ragazze
ragazze innamorate sotto i rami degli ontani
ontani lontani come velati mattini a giocare
giocare ai saltelli sul prato di margherite
margherite dove rincorrevi l’amica del cuore
cuore d’amica che saltellando fuggiva sul prato
prato circolare come giorni uniti in ghirlande
ghirlande di nebbia eclissate negli occhi
occhi che sfiora l’antico profumo del legno
legno laccato ammantato la sera nel blu.
È ombra di un sogno fuggente - c’era una volta,
una volta, una volta, una volta,  scomparsa nel blu.



Id: 16686 Data: 29/09/2012 19:19:37

*

Una mosca sul vetro

E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo”

                                                                                                 Ad  Alessandro Mariani

Una mosca sul vetro appare un istante, poi scompare
nel suo lontano cielo - a me ribrezzo e disconoscimento.
Lilli la gatta caccia piccole farfalle bianche e le sparpaglia
giocando sul balcone. Sembrano un velo trasparente.
Le raccolgo per gettarle via, sbarazzandomi di un pensiero
sgradevole come un rifiuto - per non vedere la fine delle cose,
troppo semplice e normale per essere istoriata in simboli
dentro vetrate accese dove la luce s’infiltra dorata
tra i rossi i blu e i gialli che raccontano come potevamo essere
o come dopo la caduta siamo diventati. Sui banchi della chiesa
inginocchiati, o più comodamente seduti - se si è vecchi o pigri
o appena più orgogliosi o vergognosi ma sempre tra quei muri -
si può volendo pregare per non essere trovati impreparati.
Ma si muore lo stesso in vari modi e non è mai troppo presto
e solo alcune visioni durante il giorno o la notte sembrano uscire
da schemi inaspettati - allora ti dici "è vero, qualcosa accade sul serio
sui banchi che odorano di solitudine di speranza di dolore e di paura".
Così pensi alla croce e a Cristo Pantocrator, ma anche a chi diceva allora,
o forse dice ancora, cose che non regolano il potere o gli accidenti -
bastano forse anche certi quadri o poesie, a volte, a darci questa sensazione,
squarci che si aprono improvvisamente sospendendoci in una gioia
che non tiene più conto del pavimento o del soffitto ma ci innalza -
e ti senti in certo modo giustificata non perché sia tutto uguale,
omologato, giustificato, eppure in fondo sai che è un po’così,
che la colpa non esiste se non nei tribunali e nelle prigioni degli uomini,
e tu ti guardi come dal di fuori - quando sei davvero te stessa
e non vorresti mai che qualcuno ti vedesse o ti leggesse nel pensiero.
A cosa servono i confessionali e i divani degli psicanalisti, o i bar,o l'arte,
se non a farci oltrepassare la paura dell’ignoto, il salto nel vuoto,
quando come trasportati dal forte vento di Paolo e Francesca
sappiamo del nostro tragico e ridicolo destino?  Servono a questo.
Poi, più tardi, usciti allo scoperto, riprendiamo la consapevolezza
che ci è richiesta dai ruoli e dai giochi di potere di chi gestisce
le casse all’entrata, e come ladri potenziali ci guardiamo attorno
stupiti, accerchiati da tante differenze, varietà di colori e odori
che spesso non vorremmo vedere o sentire - ma dal momento che ci sono
fanno parte anche del campo della nostra visione e volenti o nolenti
dobbiamo fare i conti con tutto questo senza ritirarci nel guscio
troppo sottile della mente: in fondo che cos’è la mente? Un'astrazione
sconosciuta? O chimica-fisica-quantistica onda di pensiero che capta
stimoli e cerca di digerirli, trasformandoli in pensieri e parole
che mette in circolo, come fanno le arterie e le vene col sangue?
Questo è quanto ci è dato? Vivere dentro un magma caotico, emozionante,
buffo, doloroso, lieto e tragico, come personaggi a cui è affidato
un canovaccio di cui forse possiamo scegliere la o le scene
da recitare senza prenderci troppo sul serio? Questo è il segreto?
Guardare le persone e il mondo e l'universo intorno come parte di noi, sapendo
che ognuno è sulla scena né più né meno di noi, nato per morire?
Viviamo tutti come nell'attesa di ritornare là dove non sappiamo, ma da dove veniamo.

E ogni storia, ogni sguardo, ogni stella ha la stessa sublime e infima realtà della mosca sul vetro,  che appare un istante - poi scompare. E noi siamo qui ma già da sempre altrove.





Id: 16598 Data: 23/09/2012 13:55:34

*

Chant Trompeur de la Lune et Fuite Royale

Ammanti onde d’asfalto e putridume
che invochi verso l’alto a rammentare
ombre rinate in curve di barlume
nel  tempo chiuso e crepuscolare.
D’incanti era suadente la collina,
se angelica compagna mattutina
le era l’arcatura di tua mente
che divagava in sconfinato niente
a ruota immaginaria d’infinito.
E il tempo ti sceglieva sua reggente.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Mentre ancora ti sta sorgendo un viso
immaginario, e immaginando vedi
nascere occhi a linfa di sorriso,
su nubi imprecisate muovi i piedi
parlando con te stessa eppure altra.
E in chant royal fai investitura scaltra.
A me regina e sola ancella, luna,
passaggio rovesciato oltre una cruna
dove non so distinguere l’ordito
datomi in trama a disvelar fortuna.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Quando è deserta carne il corpo, e solo,
a naufragare in gesti quotidiani
che migrano nell’aria in muto stuolo,
acqueo velame svela sogni vani.
Come perduta stella in altre rotte
ritrova sue compagne, tu di notte
mi indichi dall’alto eteree sfere
chiamate dal sestante a rimanere.
E su celeste oggetto punto il dito,
stornando l’orizzonte da chimere.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

In luce di pensiero che sprofonda
fin dove s'era incatenato il sole,
ritrovi le tue ali nella fonda
tra ancore incagliate, dove duole
ancora come allora aver smarrito
l’origine di un canone infinito.
Ascolti pure note solfeggiare
congiunte nella scala a voci chiare.
Le unisce e le separa suono ardito
come amante si muta all’anulare.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Accarezzi una pelle evanescente
tra palpebre dischiuse nel godere.
Sul limite è rugiada trasparente
offrire questo dono al tuo piacere.
Ma in specchio opalino fa riflesso
silenzio su silenzio di se stesso.
Acini ignari d’ogni spremitura,
succo dolcissimo della natura,
danzate nel chiarore già svanito
che della luna è dono a sua sventura!
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Fuite Royale

Solo si può inseguire chi è fuggito.
Ammanti onde d’asfalto e putridume
Mentre ancora ti sta sorgendo un viso.
Quando è deserta carne il corpo, e solo,
In luce di pensiero che sprofonda
Accarezzi una pelle evanescente.
Solo si può inseguire chi è fuggito.








Id: 16578 Data: 21/09/2012 17:17:09

*

Invocazione di una chiocciola

Mi duole il guscio,

invertebrata emanazione,

calco dell' anima smarrita.

 

Ultimo riparo dall'agguato

del lupo, ululare bianchi

fulmini in squarciata luna.

 

Sentore di pioggia persistente:

lancio fuori occhi e antenne

in penosa esplorazione.

 

Oso sguardo perpendicolare

su fili ancora in sospensione.

 

Mentre striscio sul lungo piede

senza poter spiccare il salto

alla mia scia di bava affido

del presente lenta successione.

 

Ma sogno mappa azzurra di alfabeti,

mantra in fuga verticale, elitre

incandescenti su innesto d'ali.

.

 

 


Id: 16517 Data: 17/09/2012 15:33:43

*

Compendio indefinito

Quale mai  il gesto, quale la misura -
restituire un tempo ininterrotto,
essere noi respiro di un respiro -
o da finestre scorgere uno squarcio
dove la luce è immobile cascata -
essere vivi a ogni istante, chiodi
conficcati nell’anima sottile?

Così, sfogliando un libro dalla fine -
lettori di una storia senza trama -
essere noi col Re nella foresta ,
paggi chiaroveggenti aver vissuto
già veglia delle armi e investitura -
sapergli il giglio rosso sulla tunica
fiorito dalla freccia che la insemina -
e dirgli conducendolo per mano:
“ Sire ritorniamo, altro è il sentiero,
ma presto! Prima che si faccia buio”.







Id: 16497 Data: 15/09/2012 19:23:35

*

Noi il simbolo e il narrare

Si', farsi d'acqua ormai le sponde,
liquidi ventagli del varcare.
Planare in corsa sulla riva,
annegare il sole nel fondale,
muta carezza ai pesci
in mutuo giubilare.
In plancton di memoria liminale
fuggire sul disco della razza -
coperti dal mantello oscuro
rovesciare in cielo aperto il mare.

Id: 16456 Data: 12/09/2012 23:41:00

*

Quello che il fuoco non ha ancora arso

Allora vi dirò la fonderia

che conosceva l’arte rubescente -

rossa alchimia e fuoco sempre vivo -

ora mattoni e scheletro di ferro.

Rinasce nel suo ventre opera arborea -

m’inganna ogni mattina il suo passato

e credo ancora alla magia che arde,

alla trasmutazione dei metalli

in nuove forme e altri incantamenti.

Così io -

metallo che discioglie il mutamento -

non vi dirò cosa rimane ormai

se le parole sfuggono a me stessa.

Non so tirare i fili della sorte,

mettere insieme quello che è disperso

e mai si può afferrare veramente:

il cielo che ci guarda scivolare,

la terra che sostiene i nostri passi

malfermi nel cammino - l’orizzonte

ci sembra di vederlo  - ma scompare.



Id: 16403 Data: 09/09/2012 15:54:34

*

Nel buio luminoso della mente

Nel buio luminoso della mente
ho visto risalire impalcature -
e  fragili ossature di relitti
congiungersi in  mani di polena.

Ai galeoni
sostenere l’assalto
dei marosi .

Rostro abbagliante  
in lacerata  luce -
ho visto  sulla punta immacolata
del bompresso
esplodermi la notte nello sguardo.

Nel buio luminoso della mente
ho appeso sulla cima del pennone
nere ali di pirata  -  predatore
in veliero d’aria asserragliata.

Azzurra chiazza lo stendardo -
cupo mistero nello scudo -
glifo di luce sua scrittura .




Id: 16374 Data: 07/09/2012 00:34:28

*

Fuge, tace, quiesce

Illumina lucidi mattini -
luci di mattini luminali -
visione di eoni nel vento,

vaporoso sopore, riposo -
sospiro arreso al sorriso
arcato in airone d’aurora.

Cadere in cratere dorato -
ramata creatura increata
amare in mare aurale .




Id: 16362 Data: 05/09/2012 23:48:38

*

Sulla violenza - a Andrea Piccinelli

Caro Andrea,
lucidamente vera la tua disamina della situazione (nella tua poesia "Marikana"). Certo non si può più, ormai, vivere, senza tenere gli occhi aperti sulla realtà, su come e quanto siamo "pedine" di un ingranaggio immenso, violento e feroce, una macina dentro la quale i più forti (economicamente e quindi politicamente, socialmente,e, anche, in certi casi, culturalmente)tengono schiacciata e compressa ai loro fini tutta la società fin negli anfratti più nascosti, a beneficio di pochi - loro stessi. Bisogna prendere atto di tutto questo e agire di conseguenza, cioè criticamente e lucidamente. Io sono tra i colpevoli, perché più di tanto non mi informo, per le ragioni che ti ho detto nell'altro commento. Provo un senso di schifo e impotenza di fronte a questo ormai immenso magma millenario che, trasformandosi e assumendo ogni volta nuove forme e travestimenti nello svolgersi del tempo, mi travolge. E anch'io ne faccio parte. Sarei quindi disonesta se ti dicessi che più di tanto mi interesso, o faccio. Parlo, scrivo, faccio il mio lavoro: insegno la mia materia ai ragazzi cercando di comportarmi correttamente e, quando posso, parlo anche di altro, cioè di loro, del mondo, di quello che ci circonda dicendo il mio parere. La lezione di Emanuele Severino è quella per me più valida, il suo indicare un possibile percorso nel/del Destino è secondo me, tra i possibili percorsi, uno dei più validi che conosco.
Perché ti dico tutto questo? Perché anche tu, secondo me, fai parte di questo meccanismo di violenza quando dici agli altri (per una buona ragione, certo, ma le buone ragioni spesso prendono altre strade ...) quello che dovrebbero (o non dovrebbero)fare, e lo dici con forza, con un intento moraleggiante. Non lo condivido Andrea, se mi permetti di dirtelo. Provo a spiegare perché (il mio perché!). Il desiderio, il tendere consapevolmente verso l'espressione poetica appartiene a molti, e non è solo dei geni o dei grandi. Zoommando su questo sito, si vede come tutte le parole, i segni che qui apponiamo siano qualcosa che sta avvenendo e, anche se magari non sempre ce ne accorgiamo, ci rivelano e ci svelano gli uni agli altri. E' un meccanismo delicatissimo, infatti ogni tanto si spezza, si stravolge, assume nuove colorazioni, anche forti e ,sì, violente, ma di una violenza verbale che mette e si mette in discussione: perciò necessaria e valida letterariamente e filosoficamente. E' l'"essere" che "è" La Recherche che compie un percorso. E' un errare. Il tuo riferimento a meccanismi erotici di gratificazione e/o autogratificazione (masturbatoria) è esatto: come  potrebbe non esserlo, infatti,dato che proviamo emozioni e non siamo immuni da sensazioni? Accanto a questo, la ricerca, la curiosità, il mettersi in gioco in un contesto dove la letture e la scrittura non finiscono qui, ma proseguono con le loro suggestioni anche durante la nostra giornata, infondendoci un sentimento di amicizia che la trascorre insieme al nostro vivere, e invitandoci inoltre a una maggiore consapevolezza di noi stessi, dei limiti stessi che ci appartengono nel nostro continuo desiderare altro, nel proiettarci altrove come esseri viventi. Il tuo scritto appartiene a questo percorso caro Andrea, ma non deve limitarlo de-finendo quello che non può essere definito - essendo qualcosa che appartiene all'umano e nell'errare umano trovando la sua ragione.
Un caro saluto.


Id: 16338 Data: 04/09/2012 10:47:28

*

Poesia rossa - Una visione

In una chiesa un coro in doppia fila.
Donne e uomini come su scacchiera
intrecciano le voci - toni bassi
profondi a coprirne di più lievi.
Sopra le arcate, dietro la croce,
il pubblico davanti. Loro nel centro.
Fermi accanto al giovane pianista.

Rossa una voce improvvisamente
s’innalza - è maschile e femminile.

Escono i martiri dalle pitture,
danzano con i santi e la Madonna -
e Cristo scende dalla croce e canta.

E’ rossa come fiamma la sua voce
e parla della polvere del cosmo
che ha generato uomini da stelle.
Ha una pigna di fuoco tra le mani.

E tutto è rossa lava che si fonde
e unisce ogni inizio alla sua fine.

Allora penso è la risurrezione
che già viviamo tutti in questa sfera
e questo gioco dello scomparire
è solo mera rappresentazione.

Richiameremo i morti dal confine
dove non arrivava il nostro sguardo.

E saliremo con le voci in coro
a congiungerci oltre le colonne -
oltre l’altare che imprigiona Cristo.

La morte scopriremo che è un inganno,
sorrideremo a tutti gli esiliati -
con loro formeremo questo coro.

Discendono le voci disunite,
maschio e femmina sono ritornate.
Tacendo sale Cristo sull’altare
e i martiri entrando nei dipinti
salutano i santi ma la Madonna
chiede al Figlio di non dimenticare.

Uscendo dalla chiesa più serena
mi volto e guardo lungo la navata
fiammelle rosse scintillare piano.











Id: 16307 Data: 02/09/2012 01:46:56

*

Ritratto in uno specchio deformato

Lui ha un viso di pane addolorato
lievitato in cuccia embrionale -
nei punti cardinali sua salvezza
al pianto, alla fatica ripetuta
come cera disciolta goccia a goccia.
Nei gesti lo sorvola la tristezza
come una mano che gli chiude il cuore.

Lei ha una scia incolore nello sguardo
e parla vuoto calco nella voce -
concava barca a implorare al vento
azzurri spettri da rubare al mare
che sparge come incenso su chimere.
Nei gesti la sorvola la tristezza
come una mano che le chiude il cuore.

Chiudono un solo cuore quattro mani
nel gesto che è offerto alla tristezza.










Id: 16303 Data: 01/09/2012 11:13:38

*

La traduzione del mare

Dire mare si fa sconfinamento
e fuga nel continuo ritornare -
come un velo che trema sull'abisso,
o specchio che nel cielo trascolora.

Immobile riflette il mutamento,
l'illusione di sua luminescenza -
sprofonda nella vita che nasconde,
s'innalza verso il sole del tramonto,

poi s'inchina e di nuovo vede l'alba.
Così allo sguardo muta la sua forma,
eppure ha l'apertura dell'immenso.

E sulla riva come le conchiglie
che sono bocca all'armonia del vento,
noi siamo senso e sua parola al mare.

Id: 16278 Data: 30/08/2012 09:52:21

*

Semper aeterna

Parla una voce spenta  in ogni cosa,
l’anima.
Dice abbandono  nel riso che rimesto.
Alle verdure nate, raccolte e morte,
risorte nella bocca di chi non sa gridare
il suo silenzio - dice la vita, ancora.
Si espande su ogni cosa,
l’anima -
e non c’è carne, spirito né mondo
che possa trattenere
l'insostenibile tormento
del suo beffato amore.


Id: 16232 Data: 27/08/2012 13:40:53

*

Preghiera allo Specchio

Mi specchi
il fulgore del tuo riso -
quando si mostra lupo, e non agnello -
tosato da tristezza
in desolato amore.

Illuda
acuminato agnello -
tosato lupo da vano amore
per desolata fame
a vita necessaria.

Mi innalzi
il bagliore dei tuoi denti -
quando veleggia alto sui ricordi -
incatenati ai remi
da un’ ombra che non muore.

Discenda
la spada dei tuoi denti -
a spezzare catene imprigionate
nell’ombra moribonda
che genera il pensiero.

Ci guardi
la luce del Suo raggio -
quando notturnamente risplendiamo -
offerti nel silenzio
in alba d’ostensorio .

Guardiamo
il raggio nella Luce
che è silenzio vibrante d’ostensorio -
parola offerta all’alba
da notte sconosciuta.




Id: 16220 Data: 26/08/2012 14:28:44

*

Oltre il cerchio

Ho aperto il libro,
ho tolto il segnalibro.
L’ho richiuso,
poi
l’ho riposto
sullo scaffale.
Ho messo il segnalibro
in un cassetto.
Ho percorso il corridoio,
fino in camera.

Ho aperto l'armadio,
ho scelto un vestito
colorato,
l’ho indossato.
Ho richiuso
l’armadio.
Ho preso
dalla toeletta
una matita
grigio - azzurra.
Mi sono truccata,
leggermente.
Ho percorso il corridoio.
Davanti allo specchio
dell’entrata
ho guardato il mio viso.
Non l’ho riconosciuto.
Gli ho sorriso.
Ho aperto la porta,
sono uscita.
Ho chiuso la porta,
ho chiamato l’ascensore.
Sono entrata,
ho schiacciato il pulsante 0,
sono arrivata al pianterreno.
Sono uscita dall’ascensore,
la porta si è richiusa
da sé.
Ho sceso sei scalini,
sono arrivata al portone.
L’ho aperto,
sono uscita.
Il portone si è richiuso
da sé.

Ho guardato la strada,
ho guardato la gente,
ho guardato il cielo.
Non li ho riconosciuti.
Poi
ho cominciato
a camminare.















Id: 16184 Data: 23/08/2012 02:04:58

*

Haliotis Iris - Paua

Non altra ombra o cifra amanuense -
o tenui lumi al lied della foresta
aggiungi,
conchiglia oscura, umile Paua - esiguo
nome al tuo destino è dato.

Ma mi stravolgi rovesciata -
Haliotis Iris in abbagliante ventre
che come profetessa
di cupo bosco inali l’inverdire
e di cobalto succhi un bacio all’onda.
Lame di perla come arpeggio d’alba,
fuoco t’intride il concavo tramonto.
Sei .
Eterna vita ermafrodita esali - 
cieco sapere, polvere di luce
catturi inerme al centro della ruota,
dove ogni raggio è buio rivelato.

Io, come te, ormai svuotata al senso,
divina effige, spuma d'Afrodite -
non più dolore, non smorzato canto.

E qui, dove urla il mare e ci confonde,
nascere o morire è sogno - o inganno.


.




Id: 16140 Data: 18/08/2012 15:53:04

*

Lanciai parole all’eco

Lanciai parole all'eco -
strapiombo dell’ascolto.

Fu giocoforza il crollo -
Sisifo impotente,
Sisifo monco.

Sillabe sprofondate,
gorgo a straniamento -
afferri con le dita
fantasmi inabissati.

E grida nel silenzio
il tempo rattrappito,
squarciata la placenta
straripa dal principio -
ghermendomi dal grembo
la mano illividita.

Allora apri le braccia
e speri non sperando.

Tacere di usignoli
è farsi canto.

E ricordare ancora
i volti nella fine -
di chi ti diede in pegno
amore per l'esilio.





Id: 16096 Data: 15/08/2012 23:26:50

*

Mudra - Sigillo della Stella

Acquea discende negli occhi la sera -
torrente blu cupo, lattea placenta
di astri riversa in luce opalina.

Elettriche mani accendono il buio -
congiunto l'oscuro a plenilunio
in ermafrodita costellazione.

In mudra d’attesa o mistica rosa -
è offerto il respiro in umido
canto, al mondo rinato sospiro.

Rialza lo sguardo e bevi l’aurora -
riprendi il cammino, abbassa le ciglia,
incidi il dolore in stele sepolta.

Mudrā (Sanscrito, मुद्रा, letteralmente "sigillo") è un gesto simbolico che in varie religioni viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale.


Id: 16084 Data: 14/08/2012 21:15:52

*

Llandin - Misty Star

Si potrebbe affittare una sbarra
al cancello di Buckingham Palace
dall’alba alle dodici e trenta.
I bambini strisciando s’insinuano
tra gambe pelose, panta-collant e jeans
lacerati. Inciampo, mi attacco a una sbarra
con tremore e prodezza, facendola mia.
Un  bimbo è vicino al papà ebreo ortodosso -
spiccano peot dorati su testa pelata.

Chissà se la sera, spogliati e senza cappello,
il loro guardarsi allo specchio, o grattarsi, o
sospendere la mente a un qualche soffitto
di luce più chiara dei loro ricordi
avrà la mia stessa valenza.
Chissà.
(Non indossano il volto i bambini.
Neanche Dio. Credo.)

Infilo la testa tra le sbarre per sentirmi
proprio all'interno - come quel turista bambino
a cui era rimasta incastrata e hanno dovuto
chiamare un fabbro - e dire in inglese
“fabbro”, “paura”, “seghi piano!”
non era stato semplice - il bambino
era molto spaventato , gridava,
insomma era stato imbarazzante.

Dunque si annuncia l’arrivo
delle Guardie della Regina a cavallo.
10:45: vibrazione
leggera dell’aria quasi mai calda di London.
Movimento a onda di sguardi, teste,
palloncini, verso St James’ Park.
Sospensione dell’aria in un granello
di polvere di tempo. Poi tamburo solenne
very proudly tamtamma: ecco
su altissimi horses
le Queen’s Guards incedere compunte -
ma sotto i baffi, o comunque sia,
amused, I guess.

Nel trillo di gioia che segue mi chiedo:
“se hanno bisogni o impellenze che fanno?”
“ah già, sono educati per questo”, mi dico.
“sì ma come?”. No answer.
Trattengono. Tamtamma il suono
ripetuto e rulla la folla coi tamburi.
Si prolunga nel vento. Entrano le giubbe
rosse come il sangue, come il corallo,
sull’ampio cortile dove sbuca la mia testa.

Non muovo la faccia perché se rimango
così è come esserci dentro, a cavallo.

Si fronteggiano al cambio le sentinelle:
tam tam ratatam, tam tam ratatam!
Ma poi, che buffo (how weird), una musica
swing avvolge la folla che smette
di masticare, belare, gridare, muggire -
una melodia di famous englih songs
ci incorona. Ma no, sono le tradizionali
marce militari! Che bello, non credo
di essere la sola pelle d’oca con occhi
lucenti. E loro, la band, assolvono
il duty con maestosa ironia, con la fragranza
di chi usa le armi ma solo per finta.

Allora mi dico non sono le guardie.
No.
Non sono i cavalli o i cipressi d’orso in testa.
No.
Che mi hanno sempre sconvolta.
No.
NO NO NO
E’ puro London pride, la gente lo sa.

E le strade ubriache la sera di people strabrilla -
E la tube che scorre densa di odori di gente -
Che puzza, profuma, si lava, si sciacqua, si droga -
Si è appena bucata o ha fatto l’amore -
O magari ha letto Spencer o Keats amando riamata:

Scorre con Londra teatrale, sporca, musicale -
si scioglie e si sciacqua i panni nel Tamigi la folla
di ombre di maschere -
stravolte
come il volto di marmo di Queen Elisabeth
a Westminster Abbey - o come le fanciulle
azzurre di Renoir alla National Gallery.

E non so cosa dire o cosa pensare.

Mi perdo affamata di luci che cancellano
l’orrore dei soli, dei semicadaveri buttati
sulle strade, nella glamorous London by night.
Il British Museum è schiuma di gente.
Una nube di china dipinta in Giappone
è pietra e si sfalda.
Così io.
Né solida né fluida.

Smarrita.

Druidica Llandin, Londinium romana,
Londra originaria - finalmente mi appari
tra acque cristalline, dove il sangue
è stato ritualmente purificato dal fiume.

Torcia che corri sull’eco invisibile del Tamigi -
su giubbe rosse, bus rossi, cabine rosse,
bruci e scaldi consumando nella fiamma
ogni sete ogni voglia ogni immondizia.

E Amleto il saggio e folle principe di Danimarca -
dal Bardo naturalizzato “ english forever ” -
sbircia dietro gli occhi curiosi del bambino
che spreme ketchup sul panino macdonaldiano,
si arrampica sulla cupola di St Paul’s Cathedral
guardando in giù nel bar affollato dietro la navata,
poi spicca il volo nel plumbeo cielo, among the clouds …

Se ne va Amleto con una smorfia triste al convento
a farsi appassionatamente amare. Ce l’ha fatta poi con lei.

Sulle sponde del Tamigi li vedo e li invidio,
i due immortali. Non mi degnano di uno sguardo.

Un' ultima volta, un' ultima volta
lo guardo, il dolce principe.
Lo saluto.
Waving my hand softly, softly.
“Good-night, sweet prince;
And flights of angels sing thee to thy rest.”




Llandin significa "luogo di alta spiritualità", da "llan" = sacro e "din" = alto, spirituale (riferito ad un luogo). Va notato come il nome attuale, London, ricordi molto le radici originarie.


Id: 16057 Data: 12/08/2012 20:41:12

*

Come velame di bellezza chiama

Si sfaldano i petali del tempo
in vocali aeree -
dilatando nomi.
Non e' forse velame di bellezza?
"Ormai" fu chiave a maggior fabbro
aprirmi a est inesistente il volto.
Ripidi solchi su traccia
di un percorso originario -
viva sorgente l'orlo della bocca.
Infrante le linee dell'inganno
oltre la curvatura impassibile
del tempo -
eco di idefinite rifrangenze -
frontiera valicata entro lo specchio.

Tramonta su polvere
di assi - scena regale per i tarli -
fioco sudario a inabissare
incomprensibili segnali -
sipario fiammeggiante nella notte.

Sorprende un'onda di bagliore -
suono cosmico di luce
come coro a bocca chiusa -
si bagna la riva chiarissima
degli occhi -
albedo di risacca
che biancheggia e illude,
prima di lasciare - dileguando -
fili violacei
a comporre nidi vuoti
nel denudato sguardo.



Id: 15995 Data: 07/08/2012 23:57:27

*

La tua voce mi risuona muto incanto - Per Aless

L’inizio non ha inizio - non comincia
il cominciare, se non è ripresa
o fondale dischiuso d’infinito -
intuizione di concava apertura,
accordo di parole come suoni -
altro non sai che fuga o muto incanto.

E’ sempre dolorosa la speranza -
è incertezza di infinito inganno.
Ma quando neghi il senso della luce
è ora di congiungere le mani -
e scorgi che le stelle son segnali
nel buio luminoso della mente.

Allora abbracci stretta la paura
come scoprendo un nido in una tana.
E piangi - se ti accorgi d’esser nudo
sul sentiero che vaga verso il mare.
L’inizio dell’inizio è cominciato -
Danza di gioia su follia del niente.

Così sorridi al volto nello specchio
e vedi dietro il vetro altro riflesso.



Id: 15894 Data: 31/07/2012 21:12:00

*

Falloforia di luce chiara

« Ritiratevi, fate posto
al dio! Perché egli vuole
enorme, retto, turgido,
procedere nel mezzo. »


Umido figlio del sole e della terra,
ti esplode un buio nello sguardo -
o forse è traccia verde di sentiero
abbandonato dal passo di gazzelle
sfuggite alla tua troppo amara punta?

Ti smembrerò, Dioniso nella mia terra occulto.

Riemerge sulle labbra
come dal fondo di uno stagno
il fiore pellegrino del silenzio
che traccia nel vuoto chiostro -
cerchio perfetto -
bagliore di mandala mattutino
in quattro direzioni aperte al vento.

E spargo miele e succo d’uva nel mio campo.

Tu che del tuo limite mortale
annunciasti la grandezza -
sei volto disegnato nella bruma
ai confini della mente -
dove agli spiriti del sole
mai sfavilla
sacrificio o pentimento.

Il fallico tuo cuore nella terra io nascondo.

Ti sveli infine opus incertum - eppure
s’irradia
bagliore di limoni dietro al volto -
corona incastonata d’ombra -
mentre la notte
è strapiombo di velluto nero
a cingerti le spalle .

Con voce pura ho eiaculato seme d’ alba.






Id: 15876 Data: 30/07/2012 19:42:52

*

Al Bar-Monastero eravamo luce e vibrazione

Ci si ritrova tutti con un bicchiere in mano

sbrecciato solo un poco intorno all’orlo

trasparente (ah per un sorso appena

di vendemmia , rosso più rosso del

porporino! Venderei la nonna).

La riconosce - Lo riconosce -

si sono amati un tempo

ma appassionatamente –

mangiandosi le mani

e tutto il corpo

a pezzettini

lentamente

quando a

omega

alfa

era

=

!





Id: 15837 Data: 28/07/2012 01:39:15

*

Dove lo sguardo al fuoco si congiunge

Vedere
dal cono d'ombra
che la luce fende
planando
in curva chiara -
brusii in lungo sciame
evaporare
e sulle strade lentamente
dileguare.

Seminare
nel centro di raggiera
soffioni di parole -
possibilità
satellitare -
in cerchio frantumato
roteare.

Congiungere
inaspettata inarcatura
delle mani -
accomodando il senso -
nonostante
imperfetto compimento
combaciare.

Riflettere
su inclinati piani
ancora e ancora e ancora -
come
aprire o schiudere o accennare
segreti ormai svelati
e in segni
cesellare .

Illimitare
in statue incompletezza -
pietà -
ellisse rampicante
dalla mano
al grembo
al volto - voler
illuminare.

Impossibile -
sebbene da due distinti
fuochi
stessa distanza
in ogni punto
misurata - l'unito
separare.




Id: 15811 Data: 26/07/2012 15:04:38

*

Scorre questo silenzio mio eclissato

Scorre questo silenzio mio eclissato
in rivoli incupiti d’abbandono,
acqua allagata dalla luna fonda.

Prendevo dalla riva la misura
che il mare fa vicino all'orizzonte
senza sapere che rimane il sale

amaro. Nel cristallo si rispecchia
lo sguardo vuoto - di chiarore assente.
Rotei esultando insensatamente

circondata da rupi d’abbandono -
mentre s’oscura. Invano mormori
scongiuri dal profondo, screziature

di pensieri - riflessi opacamente
in rituali - scaglie d’espiazione.
Ormai si sparge voce - ondulazione

del vento su corrente come briglia
che tira due cavalli alla sorgente.





Id: 15784 Data: 25/07/2012 01:04:19

*

Nel suo studio c’è Bollati Boringhieri

A Luciana Riommi Baldaccini

Sono entrata nel suo sacrario
con disperazione digitale -
400% e sono Alice dentro
un mondo che mi è offerto -
(un parto? - chi nasce?)

Appoggio
i miei occhi sui suoi oggetti -
a scovare simboli,
a scavare feticci,
snidarli tra le anime
delle cose sue -
forse non ci sono
o li nasconde molto bene.

La parete di libri e un pezzo di spalliera -
nera
come l’inizio dei sogni.
Mi pare non ci siano alle 15:38 terremoti
della mente o nubifragi -
se sono ancora a posto i fazzoletti.

Ma viaggiando con la mente
ritorno a Ville Turro e ripercorro
nel suo studio quello che potevo dire
in quella conca alberata di Milano-
limbo nell'afa dell'estate -
e non ho detto allora - nemmeno al prete
in frettolosa confessione.

Nascosta tra le piante
e i fiori e i profumi immensamente
muti, distanti e dolorosi.

Adesso glieli metterei in un piccolo
vaso trasparente, gialli a ritrovare
un ventre di sole, una donna
a donna non più modello rivale,
futuro
capro d’espiazione.
Amica.

Mi dicevano non leggerli quei libri -
non lo fare. Vivi, agisci.
L’ho fatto invece,
cartaceo autoerotismo,
spigolando come ho potuto,
con piccole dita e respiro corto.

Traditrice ho tradito il tradimento.

Il passaggio oltre la foto
nel sacrario
è buco della serratura -
passaggio
sulla mia paura. La vecchia Alice
si specchia dall’altra parte
dello specchio.

Una donna si è seduta - Mi è di fronte.
Ho ancora sangue sulle mani.
Mi sorride - Le sorrido.
Il sangue evapora improvvisamente.


Luciana Riommi Baldaccini: donna e psicanalista. Poetessa alla Recherche.
Ville Turro: reparto di Psichiatria. (centro per i disturbi d'ansia)



Id: 15765 Data: 23/07/2012 20:09:08

*

Dentro i tamburi del Burundi il sole

Senti. Batte felpato in terra scura
scalzo rumore in avvicinamento -
annuncio di luce in bocca galoppa.
Scocca la freccia nel fitto sentiero -
fondo rigoglio inarcato del cuore.

Tantra - Tangibile - Tannico - Tango

Dentro i tamburi del Burundi il sole
buio germoglia tra dita ramate -
zampillo del dio su messi in ascolto
chinate in covoni all’orda del vento.
Aurea appare un’arca nell’alba.







Id: 15746 Data: 22/07/2012 16:16:11

*

Come ostia ibridata d’attesa

Come ostia ibridata d’attesa
s’innalza
una voce dal calice scuro
del mondo.
Indugia tra urla e silenzio
parola
inaudita di figli non nati,
carne profetizzata
e ombra
a planare su vergini menti.
Suggello di brina nel senso
del giglio -
alato contrario d’annuncio,
simbolo opaco nel grembo
dell’ alba.
Su desolata pianura stendardo
fecondo.

A Luca Soldati


Id: 15714 Data: 20/07/2012 11:23:52

*

Capitare

Allora equipaggiarsi d'un bel niente -
fondamentale
non sapere le regole dei nomi -
dire ok al mare che apre
la bocca mentre sprofonda
il senso - contraffatto.

Trangugiare per il sogno
mescalito
di aperti ritornelli -
ambulanti finestrelle
su mappe di ennesime stazioni
a indicare sotterfugi
in strapiombante azzurro.

Tortuosamente
accendi e spegni
flagranze di gabbiani -
profetizzanti incandescenza.

Sbriciolare allora nel vento
carillon di passi -
mentre inaspettate
voci di naftalina
in scatole sospese
a fili
indossano - ronzando -
il tuo andare.

Il cosmo fiondando dietro l'angolo
un sorriso di circostanza -
si rapprende
in un petalo di dimenticanza -

spicchio di luce impolverata
d'oro -
suggerisce
te a te stessa -
in altro volto
ombra cesellata.







Id: 15692 Data: 18/07/2012 16:48:19

*

Sfiorare

Vorticare sulle punte di un pensiero -
come ballerina che svanendo
sale
sfiorando il cielo -
mentre pulsano
in basso
magmatici colori -
coriandoli
in inquieta scorribanda -
nel vento cartapesta
in processione.
Ti spargi penetrando
in linee di pigmento.
Vedi
uomini e strade e sentimenti.
Ti accosti
a un vicolo di vento
combaciando con te stessa,
ma altrimenti -

come quando su papiro
mani distanti
tracciano ideogrammi
in un congiunto senso -
o quando sul mare il sole
non ancora sorto
liquefa ninfee rosa -
e sembra
alla vedetta sulla riva
che un calice trabocchi.





Id: 15648 Data: 15/07/2012 14:46:39

*

Ecco perché non devono esistere i “Gay” !

Discorso surreale sull’omosessualità e sui mancini

Mi chiedo perché un omosessuale si debba chiamare "gay", come se un etero fosse "sad". Lo trovo alquanto riduttivo, anche se capisco che in qualche modo si sia dovuti uscire da un'impasse storica di violenze, orrori e pregiudizi ignobili. Ma è questo il modo? Con un "Gay" si è chiusa la questione del nome e di quello che il nome rappresenta?
E un ebreo? E una donna? E un nero? E un MANCINO??? E tanti e tanti altri? Come avremmo dovuto chiamarli? “Gay” anche loro? Davvero, a me non piace questa maniera così facilona e superficiale di sistemare le cose, da cabaret.

Mi chiedo, anche, perché diciamo "omo" e "etero", e non, semplicemente: "Umani".
Ognuno proverà piacere, farà l’amore come gli pare, (vedi Dalla) con chi vuole. O non lo farà, non è mica obbligatorio copulare a tutti i costi. Si possono fare anche tante altre belle cose, comunque questo adesso non c’entra, è un altro discorso.

E allora:

Mi chiedo perché solo i preti uomini possono dire la messa ( o in altre religioni essere bonzi, o monaci, o altro) e le donne no.
Mi chiedo perché si possa credere a tante spiegazioni, su questo argomento, terribilmente stupide e risibili come: "ma gli apostoli erano uomini", o: "ma questa è la Tradizione".
E allora? Chi l’ha stabilita la tradizione?
Mi chiedo anche perché si debba dire la messa, se Gesù ( e altri prima e dopo di lui) sono venuti a parlare di Amore Universale e a togliere pertanto ogni differenza tra gli esseri umani : se l’Amore è Universale, perché alcuni dovrebbero, nell’Amore, avere titoli che altri non hanno? Allora questo loro amore non è universale, se fa delle differenze di ruoli se pensano che alcuni ne sanno più di altri tanto da porsi quali “insegnanti dell’amore”.
Mi chiedo perché in certi paesi - tra i quali anche il nostro per esempio - le donne vengano incartate come caramelle sporche. O bruciate, o accoltellate, o violentate, o fatte a pezzi, o …
Mi chiedo perché si debba mettere in scena Qualcuno che premi o perdoni, e noi giù a contrattare, sentendoci buoni o cattivi acquirenti di meriti ... e non invece Umani sofferenti/felici di vivere in un Mistero da studiare, osservare, ricercare, temere, amare, invocare, ma non, per carità!, guardare da steccati di filo spinato del tipo "io ho ragione e tu no, a me l'ha detto uno bravo e a te no, ciccaciccabù, tiè!".

Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Sacre Scritture?

E giù guerre di religione, violenze, morti. Morti che ormai non ci fanno nemmeno più effetto: è talmente diffuso, l’orrore, che spesso preferiamo non pensarci.
Mi chiedo perché le Sacre Scritture siano Sacre e altri Libri no: quegli uomini delle Sacre Scritture avevano un rapporto particolare con la Divinità? Solo loro e poi basta? Kali Yuga e ciao, tutti gli altri affan...???
Mi chiedo perché Dio abbia attributi antropologici maschili e, nella nostra religione, perché la Madonna non possa aver fatto l'amore normalmente. (come del resto anche la madre del Budda o altre poverine come loro).

Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Scritture?

Mi chiedo perché abbiamo bisogno di uomini-dio che fanno prodigi tipo risorgere e non di Umani vicini al Divino - anzi hanno come noi il Divino in loro magari con maggiore consapevolezza - che hanno detto cose meravigliose, che ci avvicinano a un Mistero Grande ma sono morti anche se questo ci fa paura.

Non saranno per caso Simboli quelli cui alludono le Scritture?

E’ molto probabile che la morte nasconda Altro, ci spalanchi un Oltre, ma per tutti, non per i primi della classe, gruppi di persone con titoli che altri poveracci non possiedono.
Mi chiedo, infine, perché si sia interpretato un Mistero, un Simbolo come quello del Divino in maniera troppo spesso tanto faziosa e grossolana.
Il Divino è per tutti e in tutti, e se ne frega se facciamo o non facciamo l’amore, o con chi lo facciamo.
Il Divino è Amore, e l’Amore è in noi, non basta?
Ciao amici Umani, ecco perché non devono esistere i "Gay". E neanche i Mancini.

Id: 15634 Data: 14/07/2012 16:33:15

*

Canto ininterrotto alla Gloria

E’Gloria la preghiera ininterrotta -
senza insegnamento - essere nel tempo
del respiro tutti, senza eccezione.

Chi dice grazie già fa preferenza
e spaccia se stesso come perfetto
o almeno crede che la perfezione

sia dono che bisogna coltivare -
piccole schiere di futuri eletti
in nicchie ben sicure - apotropaiche

per la gloria di un dio che ha già scelto
chi salvare - come si gioca ai dadi -
e chi ha più alto il tiro è fortunato

mentre altrimenti chi è mancino
bisognerà con garbo sopportare
guardando dal Trionfo con rimpianto

chi è stato meno attento e ricompensa
o almeno compassione non ha avuto
se non nel meritarsi penitenza.


O Gloria che da sempre sei lo sguardo
su assassini, ladri, mutilati,
principi, puttane, transessuati,

barboni con parole già da santi,
santi che in sogno sono già barboni,
tu e io già da sempre congiunzione,

geni della matematica o poeti,
etero senza qualità perduti
nel conto di giornate senza storni.

Sorridi, Gloria che in te comprendi
mondi in sfacelo, albe e tramonti -
sorridi sulla vita che non muore

in ogni seme d’uomo e non comincia -
non finisce se già la sera, aurora
diventata, di stelle ormai si adorna .

E tu, certo, continua a coltivare
nella terra quel germe che è semenza
di un tutto in infinito svelamento.

E’ compimento vivere e ci attende
in ogni gesto - in ogni movimento
la luce ancora oscura della Gloria

da sempre destinata a comparire.
Non c’è tra noi nessuno a meritarla,
perché non è da meritare il vento.

Solo aspettare il soffio che si alzi -
quando si aprirà come una vela
a trasformare il mare in orizzonte.


Dedica di un’insipiente,
nel Destino immenso,

a Emanuele Severino









Id: 15614 Data: 13/07/2012 10:49:18

*

Non altrimenti scantonare

Non altrimenti scantonare
che in curva di pensiero
su strapiombi -
si intravede angolo incerto
d’acqua
prima dell’impennata
che vela la salita
precipitando in alto.

Cordelia,
ti ho eretto un altare di sabbia
a ogni marea disciolto -
rinasci sul limite incerto,
barlume inaspettato di parole -
lancinante.

Non
sacrificare al padre
tua follia -
Non
muovere battaglia
nel suo sigillante
amore.

Tu
sola sentinella
a crateri d’occhi offerti
a impossibile perdono -
te stessa compatisci.

Tu
impassibile all’inchino -
paterna conversione
alla tempesta
respingi.

Rimani
cosa fra le cose
a fermentare coraggiosa
insensatezza -
unico riparo
alla caduta rovinosa,
al sequestrato senso.





Id: 15603 Data: 12/07/2012 10:20:16

*

Eidolon stellato

Idolo,
pallore stralunato.

L’uno all’altro
specchio deformato.

Nello stagno
pesci arcobaleno.

Mistero - stupore
circolare.

Gemito non udito -

SILENTIUM

Forma o calco o vagito -


Cosmi perduti,
celate sfere.

Vocali sconosciute -
meraviglia.

Sogno rivelato -
luce tra le mani.

Infine oscurità -
immagine del giorno.





Id: 15583 Data: 11/07/2012 11:32:22

*

Amaryllis - a Domenico Morana

Canta
dolce Amaryllis
la risplendenza.

Esala profumo
su acquari d’ombra -
foschia di sirene -
in silenzio.

Apri all’acerbo
tenero stelo
i petali rosa
venati di fiamma.

Divampa tristezza
nascosta,
felice.

Rifulgi notturna
luce.

E tramonta,
anima mia.



Id: 15573 Data: 10/07/2012 17:04:17

*

Gli occhi di Lilli ricordano il presente *

Ormai il lungo corridoio
con la libreria di noce,
tuo regalo,
le vecchie foto sulla lastra
chiara come un cimitero
che ospita vivi e morti -
nicchia nell’armadio
che era di tuo padre
giovane nel vecchio Abruzzo
povero -
ora antiquariato.
I quadri di tua madre
dipinti come vagito
o grido
a ottantasei anni -
tardi per correre
sui prati
o ricominciare.
Il balcone aperto in fondo
sulla memoria -
fonderia dove colava
liquido fuoco allora -
adesso
tutto intorno mare lento
d’erba e di cespugli.
Ormai il lungo corridoio
recita nei muri
il dondolante swing
dei nostri giorni .
Gli occhi di Lilli ricordano il presente.
Non i miei.




* Lilli: meravigliosa gattina di razza Europea, occhi verdi, mia ispiratrice e compagna dei nostri giorni.





Id: 15565 Data: 10/07/2012 11:01:11

*

L’Estasi della Bella Addormentata

Erano troppi i doni: il canto, la danza, la bellezza -
e la grazia in ogni cosa.

Giobbe fuori del tempo lo sapeva -
una scure d’ombra,
spaccatura nell’aion
a partorire pena,
lampo che squarcia
ogni insipienza.
Essere intero.

O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre

Addensata forma d’Arcangelo,
in violacea rifrangenza
sorge Malefica, la non attesa,
dalla vagina spalancata
delle cose.

E’ cono d’ombra il male,
guaina necessaria, passaggio
per la pietas aurorale.

Aurora corpo dolce d’espiazione
nel buio spezia d’oro profumata,
Aurora capro chiaro d’espiazione.

O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre

Dove se non nel bosco
rovesciare la corona
in naturale investitura?

Foglie lucide di terra
schermano la carne,
uccellini iridano annuncio,
il gufo echeggia o infinita
di stupore -
riparo, veglia scura sull’oscuro.
La terra in lei salvifica s’incarna.

Tre sono il corpo, lo spirito, la mente,
fate morgane a nutrirle la membrana.

Allora esplode in gioia la natura,
come chiave apre il cancello
alla sapienza oscura, che deve -
altro non può fare - come calamita
verso la luce peregrinare,
e quest’impeto
in orgasmo di morte
trasformare.

O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre


E’ distesa Aurora, bianca e soave
nel cosmico compianto
di galassie - immolata
attende cometa che congiunga
inizio a fine, lembo a lembo
delle sue perdute parti.
Questo si volle,
questo le chiese il fato.

E giunge il compimento -
colando come miele
sacrificale d’ api che,
nel pungere morendo,
hanno offerto in dono.

Sta gravido burrone su abisso fondo -
squarcio che intravede già tra i rovi
il drago nel suo fuoco iniziatore.
Se non lo guardi muori -
muore se lo guardi, sprofonda
precipitando nel tuo abisso.

Sfondagli il cuore, penetra l’abisso.

O padre cosa hai fatto, cosa hai fatto padre

Quiete.
Rimane il compimento –
ricongiunti lo Sposo e la Sposa.
In luce è ombra, come allo specchio
trema in riflesso opaco
tua rifrangenza.

Risplende nel cosmo
Aurora, corpo celeste,
estasi dei sensi risvegliati,
radiosa alba del mondo.








Id: 15545 Data: 08/07/2012 14:45:39

*

Flat stone

Flat stone,
pietra levigata.
Assapori
in invisibili orifizi
dentro e fuori
il mare - eppure
respiri.
Resti uguale
nei vuoti tempestosi,
inutilmente
nel vento nuda.
Confusamente rivoltata,
incastrata in movimento
d’impotenza dura.
Tremano scaglie
come ferite
nei contorni.

Povera pietra,lingua
fossilizzata,
sguardo minerale
opacamente avido
di luce.
Ti duole se raccolta
in alveo scuro
e in alto posta
si crede al tuo smeriglio.

Speri
finalmente nel traguardo -
chiusa mano
che in tepore
sia materia viva
e ti disciolga.







Id: 15523 Data: 06/07/2012 11:20:25

*

La neve nel vuoto - Ascoltando John Ellis

Vuoto Universo
come
campo di neve,
ovunque bianca.

Se lo attraversi
con gli sci
sei come luce
che sfiora volando -
fotone luminoso.
Con racchette
ti immergi più lento -
hai massa,
e lo sciatore di luce
ti sorpassa.
Se hai solo scarpe allora
affondi nella neve -
più pesante ancora.


Nel campo di neve
è
fiocco di neve
Bosone di Higgs.
Appare
se colpisci,
se sbatti il vuoto -
esce
dal nulla di neve.

Eccita il vuoto,
colpisci il vuoto -
forse lo vedrai!

Particella di Dio
è parte di te -
ti dà forma.

Così
sei scintilla di Dio
e Dio è in te.

Id: 15501 Data: 05/07/2012 09:54:10

*

Shan shui - Oltre la luce

E metti in viaggio il tuo respiro
ancora
se ogni passo muti in altra danza.

Predisponi lumi sul sentiero
nella notte
e rami per accogliere l’attesa.

Movenza ondulatoria esulta
cadenzata sulla soglia
di un chiarore più profondo.

Campo di luce dissolve girasoli -
inchino d’oro che si oscura
nel cuore inclinato delle cose.

Randagi occhi spalancano finestre,
passaggio che liquefa lo specchio
in tremore di corpi opalescenti.

E mentre muta la forma della mano,
come china distesa dal pennello -
volo di ibis scompare oltre la seta.

* Lo shan shui è un tipo di pittura cinese che rifiuta il colore, la luce e il lavoro personale con il pennello, non è una finestra aperta per l'occhio dell'osservatore, ma è un oggetto per la mente dell'osservatore e quindi assomoglia di più a un veicolo della filosofia.










Id: 15492 Data: 04/07/2012 17:44:15

*

Come seta di liquida luce

Come seta di liquida luce
ho visto ondulare le cose.

Senza me ho raccolto dei fiori -
fantasmi cosparsi di rose
sospesi sul chiaro crinale.

Cattedrale di voce essenziale
è sillaba viva di sole,
succo di vigna regale.

Bevo.

S’intenebra dolce alla bocca,
unito al profumo del fico -
languidamente crepuscolare.

Come seta di liquida luce,
ho visto altra alba nel viso,
stremata compieta serale.

E sfioro vapore di vita,
trasformo in essenza del buio
splendore d'attesa lunare.












Id: 15459 Data: 01/07/2012 23:46:40

*

Quando una traccia fa sbalzare

Sbalzato su una riva di altro clima
il cuore
s’inclina su acqua chiara -
vascello pellegrino di parole
senza rima,
niente con niente nell’aperto salto
e velluto di soffice caduta.
Ma se niente è tutto in niente
e niente dentro niente può restare
allora è tutto aperta luce
e siamo fiumi a trasformare il mare -

Id: 15439 Data: 30/06/2012 10:03:42

*

Hesychia - Eremo di Gioia

Non so chi sono - ormai nel folle rombo
albero minuto a sostenere rotante velatura.
Isole di silenzio battezzano salvezza
in altri abissi, forse,
a curare blandite oscure piaghe
con saliva luminosa d’alga azzurra
in dolce acqua d’altopiano -
che a pietà ammansita scende.
Approdo?
Niente, mai niente oltre il Nome Arcano.
Mi salva?
Certo mi ristoro se graal opalescente
trabocca rosso vermiglio.
Divinamente m’illumino di vino -
piango, rido, di me contraffacente.
Ecco arrivare la benedizione,
ma è vera?
Sogno.
Dov’è la fenditura senza
incontro? Aspetto il tripudio della piena
commozione. Pietà plenaria.
O pena.
Sono con me, eppure nel fermento
dell’altrove.
Ridicolmente soave, lieve.
No, non attendo dalla parola
niente.
Parola sì consunta, ma pietosamente
in condutture d’aria offerta.
Eremo di strana, non detta gioia.


*Il termine greco hesychia significa lo stato di silenzio, di quiete, e di tranquillità, che è il risultato della cessazione del disturbo e dell'agitazione, esterni e interni.





Id: 15411 Data: 28/06/2012 14:34:23

*

Un mare ermetico espande la sua luna

Un mare ermetico espande la sua luna -
immensa luna occultamente bianca,
gonfia di luce vacillante,
espansa -
il cielo si dilata e fluttua dentro il mare
dove
non sono più le stelle e sono ancora
polvere di astri condensata in schiuma.

Si vela rete d’aria
e ti fa nuda sposa.
Respiri l’universo.

Bevi tutto il cerchio ricordando
che eri idea nel vento,
adattamento ad altra riva.
Scomponi il tuo destino
solo se accondiscendi al volto,
faro del corpo oltre relitti.
Poi
ti fai ramo del felice sicomoro
che vide il pubblicano arrampicarsi
su pensieri alti,
e sei la luna sopra Nicodemo -
ma non è ancora notte
e tutto sembra ancora rovesciato.

Ma nel giardino t’acquieta
profumo di mirra e aloe.

Ritorni umida vena nella terra,
a riverberare nuova luna.




Id: 15390 Data: 27/06/2012 00:02:40

*

Monologo della Cortigiana

Lembi congiunti di estranei cieli
gemono soffuse estasi nel vento,
limpide conche di straripanti sfondi -
come di cieco sguardo che nell’aria
si abbevera bagnandosi d’ azzurro,
senza aspettare tracce d’ orizzonte
né troppo certi, noti lineamenti.
E’ poco conto intrecciare corpi
solcando carni fino a chiuso fondo.
Ma tutto ti appartiene se rifletti
nel denso chiarore dello sguardo
circolari incontri- pulsare nell'attesa
che in se stessa trova compimento.
E nel piacere ininterrotto congiungi
tempo ad altro tempo a dismisura,
dove è perfetto amante chi, non temendo
radioso eccesso o intemperanza , ama.




Id: 15341 Data: 23/06/2012 17:36:02

*

Prima di entrare in scena - Uno scherzo

Ci sono sostanze di momenti, oggetti del parlare senza dire,
come spaccature nel tempo. E tu ti trovi lì a mani vuote,
impreparata. Quando, ecco, ricevi una promozione speciale,
passi oltre per così dire - e non hai fatto nulla
per meritare tanta distanza da te che resti indietro,
a guardarti mentre sorridi più leggera, in sospensione
di pensiero, atti e parole. Lo senti che ormai è guadagnato
quel guado, ottenuto come una medaglia sul campo.
Solo che, perbacco, non hai fatto proprio un accidenti …
E in più, anche se la perdi, ti è stata conferita. La medaglia. Per sempre!
Così sei tu ma sei anche un'altra in una sfera parallela,
in possesso di uno sguardo che non sapevi fare prima,
di una voce più sicura che ora ti veste di un alone
più vero, o perlomeno così sembra a chi dall’esterno
ti vede arrivare e si chiede: “Ma è proprio lei?”. Intanto
senti scricchiolare il legno sotto i passi, la scena è aperta
ma non hai paura. Eh no davvero! La recita la sai a memoria.
Scorrono i fondali dipinti con boschi, monti e mari,
ma non guardi più indietro, sei sicura. Come declami
il tuo monologo mentre l’orchestra suona l’ouverture!


Id: 15311 Data: 22/06/2012 00:21:27

*

Nel grembo delle immacolate cose

Nel grembo delle immacolate cose
germogliare
come seme che si effonde
per ricominciare -
fiume impetuoso in piena
o ramo velato di candore.

Diventare
aroma intenso al vento,
memoria per i morti
d’estatico liquore.

E nel planare obliquo
abbandonare
al battito del tempo
il pallido indugiare.

Ma come grappoli
di raminghe stelle,
in costellazione arborea
vagabondare.

Id: 15299 Data: 21/06/2012 10:02:36

*

Il canto dell’Ouroboros

Serpente di parole sconosciute
è stretto intorno al mondo.
Scaglie di occhi sfavillanti
guardano in volto il cosmo.
Bisbigliano sinuosa lingua
che aureo tempo irradia,
luce saturnale -

come frati la notte
su navata scivolando
in chiaro alone.

Lenta sale le scale
la vecchia donna con la spesa,
fino al portone -
un gambo verde esce dal sacchetto,
con dita incurvate dall’artrite
lo riassesta, poi
getta un ultimo sguardo
sulla strada vuota,
prima di varcare il buio.

Percorre una corrente lieve e fugace
l’ouroboros iridescente -
rifulgono le scaglie d’alba
nascente, rosa perfetta
che il tramonto poi divora.

Solleva il viso rasserenato e stanco
l’uomo sapiente, da decenni
curvo su giallastre carte.
Poi china la testa sul cuscino,
come a deporre una corona .

Percorre una corrente lieve e fugace
l’ouroboros iridescente -
rifulgono le scaglie d’alba
nascente, rosa perfetta
che il tramonto poi divora.











Id: 15272 Data: 19/06/2012 18:48:22

*

Fire / Fuoco

Not
a thing.

You can’t
touch it

nor
eat

nor
drink.

You can
just

look

feel

be

fire.

Become fire.

Id: 15249 Data: 18/06/2012 15:49:22

*

Scomposizione - Gli occhi oltre il mito

Ammicca il telo, schermando vento azzurro.

Balcone addensa vita
stretta fra piante grasse.
Rosa.
Ali di pensieri spiccano il salto
fin dove
"aspro cespuglio gobbo",
o Conero dormiente,
assopisce il mare.

Entrare ancora nel sentiero
d’ombra - (lumi accesi di ginestre
in gialla chioma).
Sosta effimera: ansimare
in cima alla salita.
Serpeggiare tardivo in fila indiana,
scendere nel fiato della terra.

Fluttuano aromi
nell’aria della sera. Ancora.

Dietro schermo inesistente:
oscura punta la chiesa,(minareto?),
sfuma nella luce -
torre chiara appare.

Plana lo sguardo disteso
oltre le cose,
labile misura.


Id: 15241 Data: 18/06/2012 10:12:50

*

Oltre il mito degli occhi

Ammicca il telo azzurro schermando
il vento e la calura.
Balcone stretto di gerani rosa
e piante grasse addensa vita
in rifrangenze di pensieri.
Spiccano alati il salto
fin dove la gobba del Conero
dormiente, aspro cespuglio,
assopisce il mare.
Entravi nella gialla chioma
di ginestre, lumi accesi
sul sentiero d’ombra -
effimera sosta in cima alla salita
il tuo ansimare.
Discesa in fila indiana,
ombre tardive a serpeggiare
nel fiato della terra.
Fluttuano nell’aria ancora
gli aromi della sera.
Sfuma dietro lo schermo
inesistente
la punta scura della chiesa
in minareto, e torre  inespugnata
nella luce appare.
Plana lo sguardo oltre
la labile misura delle cose.



Id: 15230 Data: 17/06/2012 11:10:32

*

Solo rivolta al vento ho camminato

Solo rivolta al vento ho camminato,
e con fatica ascolto risuonare
la mia colpa sulla dura scorza
delle cose.
Grida frammenti l’orologio,
mi squarcia la terra dentro -
zolle di luce
immerse in gesti opachi,
inconsistenti.
Inciampo
nella corsa a perdifiato
sul girotondo di panchine,
invocando
il sollievo del maestrale,
il suo fulgido sorriso
sulle onde.


Id: 15171 Data: 13/06/2012 11:28:04

*

Riflessi nel respiro fondo

D’acqua lustrale nel respiro fondo,
risalgono fiammelle vacillanti,
fantasmi, bagliori trasparenti.

Sereno dalla terra sale un canto

Ti sembra di sfiorare i bianchi volti
che guardano stupiti il mare aperto -
fin dove l’orizzonte li confonde.

Solenne sulla terra indugia un canto

Tendi la mano come per sfiorarli.
Lieve, la seta lucida del pianto
dal palmo aperto scivola nel sogno.

Sommesso nella terra giace un canto






Id: 15137 Data: 11/06/2012 16:04:49

*

Eretica

Inabissato oceano nel respiro è il sangue.

Salva da che sarò mai salva
se brandendo
visibile stendardo, blu luce di cobalto
mi elesse il primo giorno
principio dello sguardo?

Sparse le carte a perturbare il gioco,
asso di spade svetto
a ingannare sorti -
discendo fante
a sciogliermi di terra
nel solco da nudo tempo seminato.

Sghemba rimane l’ apertura
sull’impossibile scacchiera
a coprire il disonore
del Re che accecò la prima mossa -
inutile cadenza
l’immobile parata,
lento scivolare in ombra
dei pedoni .

Scelgo:

mai dire sì
a tutto
se solo
è tutto .


Id: 15100 Data: 09/06/2012 11:04:58

*

I tre Volti di Euridice

Non voltarti. Se nel buio mi reincarno
sarai tu solo sposo della Luce - occhi
dai miei occhi in altro incanto i tuoi.

Guardami ora - così m'immergerò
nel buio che mi prese come sposa
e non sarò alla Luce più nemica luce.

Rimani e canta, Orfeo, alato sulla terra -
sono fra i morti viva e la mia lira è il cuore,
nel buio è fiamma che Luce rispecchiò.


Id: 15023 Data: 03/06/2012 23:33:55

*

Davanti al Roveto

Divorare ombra, berla fino all'ultimo dei sogni,
fino a perdere del limite ogni senso -
oltre la sazietà dei giorni.
E ritornare dalla fine, ancora e ancora
senza più sapere chi è me stessa
o temere smarrimenti. Partorirmi.

Ma hanno occhi le parole e sguardi
furtivi e tristi come mendicanti.

Tacerò allora e lascerò spogliarmi
fino a nuova pelle trasparente
le mani ingenue e sporche delle cose.
Così potrò partire anche restando,
ferma nell’eco crepitante,
e il cerchio si aprirà come un'aurora
che effonde velame di rugiada nella bocca.


Id: 14973 Data: 31/05/2012 23:43:24

*

L’Arte dello Struggimento

Mentre sto spegnendo il computer per andare a casa
si affaccia nella stanza la signora del mio piano
e guardando il cestino mi fa l’occhietto - 

poi dice sorridendo con tutto il viso:

"io sbircio sempre nelle classi per vedere se il cestino è vuoto,
fa brutto quando è pieno".

Le rispondo: "è così, fa brutto quando è pieno".

Prima di voltarsi indugiano i suoi occhi
nei miei, ancora per un attimo.

Penso: è questo lo struggimento


Id: 14944 Data: 30/05/2012 13:50:16

*

La Papessa

Quale mai forma,colore o altro incanto
sarà del cielo culla e assecondamento?

Sotto la quercia è un balbettio la mente
abbandonata al morbido silenzio della foglia
che al vento s’inclina nobilmente.

Oltre la tenera concordia delle viti
allacciate amichevolmente, oscilla
vaga una torre nello sfondo -
guizzando intermittante alla pupilla.

Hai costruito un arco con lo sguardo
a delimitare smarrimento,
incorniciando sogni per slegare il nodo
che ti stringe alla realtà apparente.

Infine hai tracciato tutto il cerchio
evitando oscure tracce o slittamenti -
così che si richiuda su te stessa
come riparo o compimento.

E’ fumo che salendo dimentica la brace
salpare sul chiarore delle nubi,

estremo vascello inconsistente.


Id: 14935 Data: 30/05/2012 00:02:25

*

L’offerta del vento

Non c’è eco che non rifletta il vento.

Immagine di te che torni, come tra nubi
auriga trasportata nel sonoro carro
di voce che ti amplifica e frantuma,
infine in nebbia chiara ti discioglie.

La bimba ormai fanciulla è d’altro seno
ma come fosse stata da sempre nel tuo sogno -
lo rivelano le cifre che porta nelle stelle.

Così tu resti origine eppure in altro
firmamento. Compi solitario apprendimento,
amore che a te ha dischiuso puro fuoco.

Allora con la mente che chiamano le stelle
ti avventuri e scopri andando altra te stessa,
solcando terra umida col passo - immerso
fino al cuore di radice che rimane oscura.

Non c’è eco che non rifletta il vento.


Id: 14905 Data: 27/05/2012 23:56:59

*

Su un piano inclinato

Tutto traluce.

Quando si sfilerà la notte
il velo,
scivolerà senza rumore

tra le mani
che presto, molto presto culleranno
in palmi rosa
il sole.
Ma già inclina verso sera.

- del resto il tempo è acqua
in equilibrio
su lastra di cristallo -

Forse sarà come oltrepassare
un arco di cascata,
un controluce -

il bagliore che altri magi
hanno varcato.



Id: 14852 Data: 25/05/2012 09:10:01

*

Guardando L’Elégance du Hérisson sottotitolato

E’ un classico:
"difficile insegnare le lingue"

...

Madame Michel mi rappresenta
quando passando dal romanzo
al volto nitido nel film -
proprio come me lo immaginavo -
si nasconde e rigidamente
dice a tutto no
ma poi abbraccia
la sua parte Paloma,
la ragazzina ricca e ironicamente
disperata
che disegnerà su cartoncino
nere lacrime
d’inchiostro.
E il signor Ozu
ha il perfetto nome circolare
dell’ archetipo di uomo
che si vorrebbe avere per amico,
maestro, per le "donne",
di fughe trasognate.

Non dico niente ai ragazzi
sul viso socchiuso di Paloma,
su una certa scarna eleganza
del Giappone e del non detto -
credo non ci sia bisogno di parole
quando si è così vicini
a un senso suggerito -

"Le montagne di Kyoto sono viola,
mi chiedo perché".
"Sono così. Come prugne.
Che belle"


mi vergogno.




Id: 14832 Data: 23/05/2012 19:53:13

*

Nel cielo terso

Fanciulla,
anima di foglia
che dai forma al vento,
lacrima di mare
che nel mare si addormenta

ricorda

i nostri visi abbandonati
in cavità oscure,
smarrimento -

e fuggi

dove non ingombra
il rosso alone della carne
o il pulsare
di speranza intermittente -
sorridendo
come chi alza il volto
lungo una salita
e scorge oltre la nebbia -
all’improvviso,
nel cielo terso un falco.










Id: 14813 Data: 22/05/2012 20:57:35

*

Esserci

Bocca di tuono, bocca di silenzio,
incomprensibile è
il libro sulla panca –
carta su legno
che in carta risvegliò
l’incantatore
quando nella gola scolpì
scheggiando il vento -
e il vento si piegò obbediente
al parto e si contrasse
tutto -
in altro sillabando.

Bocca di silenzio, bocca di tuono,
non fu più Oriente
meta sconfinata al sicuro passo,
ma da sfingi necessarie
ormai
a rammendare di cieli
strappi amaranto
fu dovere andare
per edipi zoppicanti.

Intanto pulsa la carta
del sangue offerto -
e morte a vita aggiunge
tessendo
sorgivi sé
che il silenzio non imbianca.

E’ nuda la fanciulla
che in tremolante luce
avvisti su altra sponda
rabbrividendo -
prima che tra i petali
gelosa notte
la disciolga.

Rimane venatura
di cristallo -
appannamento.

Finché resta contratto
il mondo
alla sorgente dello sguardo,
sarà come la preda
sola
che la fiera elegge
per l’artiglio.

Bocca di tuono, bocca di silenzio,
è talismano d’amarezza
esserci,
e chiave per l’inganno.


Id: 14795 Data: 21/05/2012 17:34:20

*

Il terremoto

Scuote nella terra

i morti -

non scuote sulla terra

i morti.


Id: 14767 Data: 20/05/2012 09:42:44

*

grazie

grazie

dei tuoi occhi

che inventano

rettangoli vivi

di primavera -

i tuoi occhi

verdi come i prati

che assorbono e rimandano

vita a  chi  spera.

grazie

dei tuoi occhi

che trasformi

in  fiori.

grazie

di questa terra muta

di questi passi inutili

che accolgono

l'orrore.

grazie

dei tuoi occhi.

 

A Roberto - in morte di Melissa - 20 maggio 2012

 

 


Id: 14766 Data: 20/05/2012 09:36:32

*

La lezione è finita

Si affollano
vite germinanti,
stupori sconcertati -
Non ho che questo viso
e farfalle
di parole,
ondulazioni.
Scomparsi i segnali
di rosse boe,
lampeggiamenti,
pericolo in arrivo.
Erano un gioco.
Chi rimane è perché ama
e impara,
forse,
il mio tremare.

E l’inganno.

Id: 14697 Data: 15/05/2012 23:46:59

*

Oggi mi regalo un fiore bianco, Linda

Oggi mi regalo un fiore bianco, Linda.
So che tu l’avresti fatto
se non te ne fossi andata
così all’improvviso,
senza nemmeno una parola -
perché parole non potevi dire ancora
quando da me sei uscita
senza un suono
e ti hanno messa in una brutta coperta -
marrone come la terra di gennaio
che conserva semi chiusi -
per portarti in un posto
da dove non si torna
se non nei sogni,
ma non ti ho mai sognata.

Così guardando il mio viso
opaco nello specchio
mi vesto gli occhi
di kajal velluto-nero. Forse
se ci fossi mi diresti sorridendo:
“sono come i miei !”
e scherzando te ne vanteresti -
ma con ironia,
perché si sa che è bello
avere gli occhi azzurri.

Azzurri come il mare
dove la sera vado sola
a scrutare l’orizzonte,
fingendo un altro sguardo
oltre la luce,
oltre i riflessi ingannatori
del tramonto.
Forse lontano,
al confine di acque sconosciute,
tu sai qualcosa di altre vite,
ma non me lo puoi dire.


Id: 14641 Data: 13/05/2012 11:29:17

*

Con Calmo Furore

Con calmo furore dipano ricordi
al profumo risorto d'infanzia
nel bacio del sole -

mani felici intessevano
fili dorati di sole
su pelle incantata -

il canto del sole
m'inebria ancora lo sguardo
che cerca i perduti.

Al profumo
risorto
mani felici
intessevano
infanzia
nel canto
del sole.

M'inebria
lo sguardo
su pelle
ancora
incantata
il bacio
del sole.

Dipano
in fili
perduti
ricordi
dorati
cercando
il sole.

Con calmo furore.


Id: 14627 Data: 12/05/2012 15:25:52

*

A un Giovane

Ti restano cocci di parole,
frantumi di galassie
a indicare antichi templi
dove era porta a sconfinato senso
il cenno della mano -
per chi sapeva intatta la rotta della stelle.

Tremano in bucce trasparenti
oscure bacche amare
senza suono.
Bevile.

Travolto dal moto accidentale
della ruota di Fortuna
tessi nuovi mondi
di occhi spalancati
in scantinati della mente.

E non distogliere lo sguardo
dal delirio che ti incanta -
tu, fatti simbolo di terra,
arco nel cielo che suggelli.
Slanciati oltre il limite dei passi.

Id: 14608 Data: 11/05/2012 18:44:30

*

Nella rete

Intanto apre varchi al tuo pensiero il mare -
mentre sommessa tregua indugia
nello sguardo, azzurrando incroci
di punti intermittenti, vissuto che addolora.

Attingi coraggio all’orizzonte
distendendoti in memoria di te stessa
e scompari prima che si possa dire
dove sia nato o fuggito il sole.

Così riprendi in mano il giorno
e colori il viso di segreti segni,
sperando nella rotta tremolante
che qualcuno spezzi un suono -

o si accorga della sabbia rimasta
tra le dita, indossando nuovi occhi.
Incomprensibili sorridono i coralli
a mimetizzare ferite aperte e chiuse,

poi inghiottite nel respiro fondo.
Ti schiude il mare fuga nell’albore,
abbandoni nella sabbia chi rimane

come fanno i pescatori nella rete
quando ridendo vedono guizzare
agonizzanti scaglie prima di morire.






Id: 14537 Data: 07/05/2012 20:18:20

*

Beh

Beh, esiste il paradosso
che effonde la sua luce
sopra cupole oscurate.
Ma non sanno più aspettare :

Il suo senso trascolora
e diventa materiale -
così leggono parole
come fossero le cose

e trasformano in altare
una voce contro il vento -

già fuggita sulle dune
che la baciano in silenzio.





Id: 14503 Data: 06/05/2012 15:31:38

*

Il Segreto della Maddalena

Sopra notturna terra ascolta
la parola lapidata:

"Occhi d'ossidiana
scagliano dardi
in fessure d’ombra
ingannate
dalla maschera del Sole.

Precipitando, l'Alato
trafigge nascondigli,
brividi d' ombra
dischiusa nella resa.

Ammantato di porpora
fugge il Silenzio
al grido delle Stelle -

abbandona la terra
nella luce desolata.

Oltre il taglio del tempo
il mare è un canto
screziato di Sirene".

Continua a tacere nel mondo
la parola lapidata.




Id: 14496 Data: 06/05/2012 12:51:36

*

“Ut mel sine cera” - a Nando

Sincero chi di sé sorride senza vanto
e lascia aperto un varco all’altrui pianto.

Sincero lo sguardo di chi nascosto tra le quinte
vede che platea ha le sue stesse maschere stinte.

Sincero chi ascolta in silenzio e non si meraviglia
se le parole sono solo vento che bisbiglia.

Sincero chi parla con le redini alla bocca
evitando la ferita che sonora freccia scocca.

Sincero chi fiuta la menzogna arrivata da lontano
e sta sereno a offrirle pane caldo dalla mano.

Sincero chi da sempre accarezza quel seno delicato
dolcemente, come se fosse appena nato.


Id: 14480 Data: 05/05/2012 17:28:05

*

Il Riparo - seconda versione

Come quando la voce
si spezza
in cocci incrinati di pianto,

e raduni in anfore vuote
miracoli d’acqua
mentre il vino
annunciava
un’uva risorta,

così tu ti volti a guardare
complici cerchi,
orme errabonde,

e riprendi all’indietro il cammino

senza appoggiarti alle sponde
arrese all’antico dolore,
alla rabbia dei giorni -

vacillando in esili sogni,
alate laudi del mattino.

Scivolano sillabe come muschi
esalati
dall’umida bocca
nel bosco creduto lontano.

Allora ti ammanti di verde corteccia
di foglie,
fingendoti nuova
con chi ti credeva, o sperava,
perduta.


Id: 14445 Data: 04/05/2012 08:18:11

*

Scalpita Silenzio

Scalpita silenzio la criniera del mare, selvaggiamente
quando avvinghia tempo in fuga nel pensiero ribaltando
declivi d’apparenza a scivolare sbiechi nello sguardo.

Non sembra riposare più nel seno di chi da troppa luce
schermandosi scorge tra dita chiuse quello che credeva
un lontano inizio e invece risale da fondali trasparenti

come quando scrutava il cielo vibrante oltre la schiuma
senza poter vedere se stesso naufragare da lontano.

Id: 14420 Data: 02/05/2012 17:25:28

*

“Don’t be afraid” - Una conversione


Il minuscolo Fokker mi spaventa anche se è di una compagnia olandese -
e degli olandesi ti puoi fidare, sta’ sicuro. Ho paura di cadere, di morire,
e morendo scomparire chissà dove, in un clic dove più nessuno ti ricorda
e invece ci sei stato.

Ma c’è un bambino dietro di me fondo, in un portenfant tenuto
da una madre giovane, olandese e sorridente. Buon segno.
Ma il sollievo dura poco, anche se guardando fissa lo Stewart
che fa l’offertorio in piccoli bicchieri e piattini stuzzicanti
mi dico: se quest’angelo vola mattina e sera, sei tu forse migliore
per non credere al nuovo Icaro perfetto che ti solleva da terra
e ti permette di restare in cielo con ali più sicure ? Inoltre
quel bambino biondo dovrebbe schiantarsi solo perché
tu lo temi? Aho’ brutta narcisista datti un po’ una regolata!
Così ponderando passa il tempo e leggo o meglio mi nascondo
tra le pagine in inglese che anche per lo scarto della traduzione
mi tengono la mente un po’impegnata. Non guardo neanche fuori.

E scorrono le nuvole come schiere che non sanno dove riposare.

Niente da fare, ritorna l’orrore di precipitare e nello spavento
mi sento buffa con la faccia seria che sembra di persona intenta
alla lettura e invece muoio quasi dal terrore e dal senso di oppressione
per esser qui rinchiusa in un sacello angusto e sbircio gli altri
che forse come me fanno solo finta di credere alle sublimi leggi
dell’aerodinamica , sapendo invece che gli aerei qualche volta cadono.
Che fare? Sudo e il cuore batte come una gazzella in fuga, non resisto
e temo il panico: che fare, dove andare? Certo non posso scendere.

Si addensano le nubi sopra e sotto e in mezzo resta solo il mio sgomento.

Mi aggrappo allora a un’ultima speranza: il Libro. Prego così:
“Dammi un segno Tu che Sei Ineffabile e sei dentro e fuori mentre mi dibatto
dentro questo maledetto aereo ( scusa so che non è maledetto). Ho paura.
Senti adesso io aprirò il libro a caso e guarderò in fondo a destra, anzi no,
la terz’ultima riga, sempre però a destra. Sarà un messaggio da Te, dal Cosmo,
da tutto l’Universo che con me c’entra di sicuro perché sono qui e con me trema
anche una Tua minuscola particella, anche se sei oltre ogni particella ma comunque
io la vivo così. Ok? Adesso vado”. Così ho aperto il libro tutta sudata e tremante:
TLAC!
Guardo in fondo a destra e conto - facile, solo tre righe dal fondo - e leggo:
“Don’t be afraid!”. Non ci credo, eppure è lì, verifico quante volte è scritto,
magari tutto il testo è un “don’t be afraid!”. Invece no, è solo lì. Piango di sollievo,
di vergogna per quello che sta accadendo. Sono felice, mai stata più leggera,
adesso anche se l’aereo andasse verso il basso mi saprei sicura. Risalirebbe.

Le nuvole umide e leggere dipingono acquarelli nel cielo ormai sereno.

E tutto quello che ho letto, studiato, temuto, pensato, amato, si condensa
nell’umile inviato, il Fokker olandese che mi ha fatta sentire così smarrita
e poi mi ha salvata per intercessione del libro, a pag. … terz’ultima riga in fondo a destra.
Da quel momento so che la vita a volte è buffa e, a volte, ti sorride con un Fokker.

Le nuvole si addenseranno ancora e non sapranno dove andare. E ancora ti smarrirai.


Nota:

Il libro è: “ The Road Less Traveled” di Peck M. Scott
“ Our growth as human beings is being assisted by a force other than our conscious will”. Sicuramente anche la sua crescita è stata accompagnata e assistita da questa forza. Anche nel suo errare visto che, nonostante enfatizzasse le virtù di una vita disciplinata, la sua vita sentimentale fosse alquanto turbolenta…





Id: 14390 Data: 30/04/2012 13:04:28

*

Distillazione - “Alla fine resta solo l’amore”

In vasi di terra come dolorosi fiori.

Unione progressiva goccia a goccia
delle essenze delle cose - specchi
dentro ciotole di tempo.

Alla voce del sole rosse essenze in ascesa
Non più magma di parole - vapori.

Ancora più sottili luminescenti ora
verso il basso, iridate trasparenze
dentro ciotole di vento.


Id: 14371 Data: 29/04/2012 10:08:51

*

oo:oo

E’ puro scivolare in armonia di cerchi uguali
stendendo un velo immenso sopra il mare -
si copre l’orizzonte e la pupilla risplende
dilatata in fulgido diamante che s’oscura.

Notte, non c’è più notte e l’alba non arriva
ancora. Svaniti, i segni non hanno direzioni -
le parole sono polvere di stelle frantumate.
Perduto il tempo lo spazio è un’eco amplificata

di te infinitamente ritrovati e ora uniti insieme
in una storia che nessuno aveva immaginato.
00:01 - ritorna il tempo inanellante e chiaro
a fare ombre sul percorso già tracciato. E’ ora.

Id: 14350 Data: 28/04/2012 00:47:40

*

Eppure

Hanno svuotato la tua casa - e dove prima c’era il muro esterno
hanno messo delle vetrate larghe come occhi sul nulla spalancati.

Era appena visibile la strada dalla finestra con i tendoni chiari,
noi due sedute sul divano che volevi verde anche per superstizione
mentre ti fissavo di nascosto, più giovane impaurita e sorridente,
ricordando quando da bambina mi insegnavi le espressioni
e non erano mai uguali i miei e i tuoi risultati - respirando
piano l’odore forte della stanza - tuo padre teneva in casa olio
e forme intere di parmigiano per il suo commercio a te così distante.
La stanza affaccia sulla strada - un tempo era un viale - la percorro ancora
e guardo in trasparenza gli scaffali con i libri, il tavolino di noce massiccio
e noi che ridiamo mentre mi sveli mondi offrendomi il caffè.

Ma poi mi accorgo che non c’è più niente e tu stai zitta ormai
e la stanza è uno spazio senza senso e senza suoni. Io sono fuori
e mi domando dove sei tu che temevi la morte così tanto da tenere
nella borsa insieme al corno rosso pelo di tasso - e quando un gatto nero
aveva attraversato mi avevi fatto rinunciare a un viaggio. Raccontavi
con la tua voce grave quello che studiavi, a quasi cinquant’anni
innamorata di Popper e del professore di filosofia … Scherzavi
senza mai dimenticare qualche rituale per non aver paura. Ironizzavi
su te stessa e sul mio non staccarmi da me stessa e dai problemi.

Io sono sempre qui Fulvia e mi incanta la tua casa vuota, mi addolora.
Non l’ho mai così appassionatamente amata. Dove sei, dove siamo
noi due così diverse eppure indispensabili alla sera che confonde
le nostre voci nell’auto davanti al mare ? Dimmi la rotta, io l'ho perduta.

Id: 14347 Data: 27/04/2012 20:41:53

*

Cos’è questo pensiero

Cos’è questo pensiero che canta e mi accompagna?

Non ha buon senso e niente lo spaventa - mi fa sentire in colpa,
gioca tante parti e si mimetizza ridendo tra le gente.
Mentirei se dicessi che è cosciente: non sa, non vuole, non comanda.
Canta. Mentre lavoro abbandonata alle faccende o leggo -
e leggendo smentisco tutto il precedente. Non gli interessa
chi fece o chi disfece mondi. Sorride e se ne infischia il diabolos.

E’ mio nemico e mio compagno, è un corpo a corpo senza tregua
quando sdoppio di me la vita, riflesso d’ala su ala di farfalla .
Apre la danza con passi lenti , strascico di luci e penne di pavone.
Incanta. Mi spaventa. Qualcuno lo mandò a confondermi la mente -
ma poi mi lascia l’ultima mossa. Parte, sa il suo destino di perdente.
Ecco, mi dico, forse è l’angelo del mattino che la troppa luce abbaglia,
la bianca luce del risveglio, che ne riassorbe, stemperando, il canto.

Cos’è questo pensiero che da sempre mi accompagna?




Id: 14084 Data: 13/04/2012 12:55:07

*

Sramana – a lei

I Passi Magici

Traccia sul volto il primo solco del risveglio lento
quando la notte viaggi libera dal corpo
con penne d’uccello iridato verde - azzurro.

Profondamente.


L’Iniziazione

Percorri senza mai voltarti le piazze incatenate
reggendo sulle spalle tutte le parole ricevute -
arriva risalendo il fiume alla sorgente - versale.

Completamente.


La Metamorfosi

Trasforma in luce il solco degli spiriti del buio
immergendo la mente oltre le nubi dello sgomento
fino allo stravolgimento dal vecchio al nuovo mondo.

Interamente.


Il Ritorno

Ritorna dove non conoscevi prima altre carezze
se non del vento segni illusori tra i capelli - e parla
diversa voce - novello vino sgorgato dalla brocca.

Gloriosamente.





Sramana: (sanscrito) "monaco". In italiano "sciamano", dall'inglese "shaman".

Id: 14027 Data: 11/04/2012 11:32:56

*

Quando senti il tocco

Quando senti il tocco - come di vibranti dita vegetali

che invocano armonie tra fronde solitarie -

sfiorarti fin nel cavo della foglia più nascosta, 

è culla per la linfa  che credevi ormai dispersa 

se pure sciolgono l' ormeggio che la mente incatenava

alla fonda umida e scura dove  illusorio è il viaggio. 

Allora come stormo di bianchi uccelli migratori

ti slanci smisurata verso balconi rosa di speziati orienti

mentre lo sguardo quasi scivola sul mare -

e  deponi alla sorgente lucida degli occhi

la cupa eco di marinai ubriachi  che tra fessure d'ombra

accerchiavano candele quasi consumate.

Molli la fune che ti sequestrava il mare - navigando

ormai senza più remi, o vele, spinta dal soffio

di chi da sempre, nel blu immenso, ti aspettava.

 

A Paolo Melandri

 

 

 


Id: 13981 Data: 08/04/2012 10:02:40

*

Il principio del mandala

Sulla piazza si espandono frantumi di colori,
sonoro cerchio agli occhi il loro scivolare
in spirali che diffondono geometriche armonie,
sfondi per la mente, essenze di nomi impronunciati
da riversare altrove, oltre tempeste conosciute -
come da anfora vino rubino nella coppa trascolora.
Vigna liquida, pulviscolo al ricordo del palato
dopo che la via del sangue di tripudio rallegrava.
Ma resta questa forma senza traccia in qualche
nascondiglio del vento sopra i cimiteri - perdura
come fiato emanato e poi perduto, comunione
che associa doni elargiti senza altari o finti
schermi che trattengano stupori... fuggiti
oltre la cattura di neri falchi o di colombe -
nuovo cosmo per la matrice del vento, vuota.




Id: 13964 Data: 07/04/2012 09:54:22

*

Incontro con l’Unicorno

Tu che sai tutto, chi sei? - Sono l'Unicorno, mi rispondi -

- Ma non esistono Unicorni... - No, mi dici sorridendo.

- E allora perché giochi con me? E chi sei?

- E' davvero importante saperlo? - No, forse no.

- Allora una cosa ti rimane da fare: essere felice. - Come?

- Non farti più domande, entra nei templi che sanno di fumo di candela,

oppure di incensi e ori  - oppure di  scarpe e piedi nudi - o di niente.

- E poi? - Dimentica chi sei. Non vergognarti, vai al centro.

E danza. Danza. Danza tutte le danze dei Dervisci illuminati.

E canta. Canta. Canta tutti i canti dei Gregoriani innamorati. - Non li so.

- Addormentati, in sogno te li insegnerò.-  Ho paura. - Perché? Non devi,

è sempre Pasqua, passa, passa, arriva fino a Me. Sei me - io sono te.

 

E l'Unicorno nel sogno mi sorrise - e poi mi perdonò.

 


Id: 13944 Data: 06/04/2012 00:23:03

*

L’oblò - a Emanuele Severino

Abitiamo una sfera di terra tra le sfere nel circuito eterno -

dove è un errare il divenire, un velo sulla Gloria di un sorriso

che sorge solo quando giungiamo come pellegrini

al roveto del pensiero che brucia le parole - ardendo

nell'Io Sono che noi congiunge a mai nate primavere,

mai morte in questo punto che continua a  partorire

un ultimo limite di Gioia - trafugando doni per ciascuno -

il pazzo, il santo, l'idiota, il peccatore da sempre salvi, tutti -

solo possiamo nell'arduo percorso necessario, aspettare.

 

E questo è il rito: continuamente - nel sogno - apparire.

 


Id: 13927 Data: 05/04/2012 09:31:12

*

L’oblò - a Emanuele Severino

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