I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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L’orario dei treni
Dove non possiamo essere là forse si sanno cose senza nome ma conosciute come qui ancora non è dato - e senza nome il senso forse lo sanno gli animali - lo sguardo nell'aperto sognano il sogno che viviamo senza perché né dove o quando: una farfalla ha forse il ciclo breve di un ritorno? E quelle note già misurate dal metronomo, nel golfo mistico d'orchestra forse raccolte in altra partitura.
Id: 71878 Data: 13/10/2024 09:10:08
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Per John
Sì, a Parigi - dove? Dove in salita vento, dove pensieri su panchine - dove possibile lunghissimo sognare. Sfaldare tempo, respirare - o soglie oltrepassare fin dove una ringhiera. Fermarsi poi. Tornare.
Id: 70474 Data: 05/04/2024 21:14:32
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Che sillaba una gloria (finto pantoum)
Di che parlano le nuvole oggi più di ieri? No - sono parole rifratte da memorie disciolte, labili eppure presenti nel respiro che sillaba ricordi - altro non può. E scorrono - freschi pensieri se dimentichi alfabeti che la polvere addolora - no - profetizzano un adesso presente nel respiro, parole rifratte nella luce che sillaba una gloria.
Id: 68571 Data: 23/06/2023 19:19:38
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Non è che un insieme di parole
Chi è serio per esserlo o chi non lo è perchè questo decide - non lo amo - obbligo toglie virtù
le ali nel volo non si oppongono al vento - più alta volontà fa della formica centro sapienziale sconosciuto al cartame.
Id: 68560 Data: 22/06/2023 15:17:57
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Marzo, pudore ambiguo degli inizi
Renoir - Vista sul mare, 1879 Marzo, pudore ambiguo degli inizi e pulpito di più brillanti azzurri. Non dice forse quell’arcuarsi di rami su in alto sopra al viale d’un tempo indefinito più sereno, intreccio per vaghe prospettive? Inchino gli occhi fino alle panchine tessendo ombre insieme al sole. Sfilano intanto voci liete, visi pacificati tra quei chioschi - transetto preparato a celebrare. (Più in là una donna che la badante spinge nella carrozzella mentre le parla di luoghi che non sa, per lei ostili, o la fanciulla down, colomba al padre nella primaverile opaca luce stornano a occaso ormai il vento). Laggiù verso l’antico mare scagliano candori irrequiete lame - ora soltanto luce oltre i pensieri smarriti in quel baluginare.
Id: 67921 Data: 17/03/2023 19:37:48
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Pietra di voci d’angolo
Batto i piedi in meno sulla strada. Le nuvole rispecchiano gli andati forse nelle forme. E tu sai bene per incanto o disincanto maternità delle pareti che cingono tua stanza - pietra di voci d'angolo tuo solo fondamento - rispecchiano le forme forse di vuote orme.
Id: 67905 Data: 15/03/2023 21:18:04
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Questo lambirti il lungo della schiena
Vermeer, La Lattaia (1659 circa) Questo lambirti il lungo della schiena - perfetto il momento delle ante socchiuse a dirci miracoli di soste schiavardate al tempo quasi la vita tutta raccolta tra due parole mai dette - lo sa la terra muta dentro i vasi e il respirare lento delle stanze. E raggomitolare gesti come si fa con le pietanze quando rimangono la sera nella credenza quiete ad aspettare.
Id: 67783 Data: 24/02/2023 18:17:21
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Oggi 4 novembre
Oggi 4 novembre - invecchio. Sempre più sarò seduta al bar testimone di me e di quanto tutto intorno passa. La banda suona l'inno ma no, solo per caso sono capitata. Davanti alla piazza mi siedo accanto al mitico ragazzo del cinema - non solo biglietti, anche conversazioni sui film più interessanti - che più ragazzo non è. Intanto suonano i ragazzi sotto un leggero protettivo mantello di pioggia - e brillano gli ottoni e i loro occhi vestiti per oggi di serio entusiasmo - prima dell' ufficialità degli uomini. Suonano l'inno, i ragazzi, e come ogni inno raccontano di miti e sogni infranti - le guerre, le morti inutili ed eroiche di strati su strati di giovani che casualmente o per scelta stanno da una parte o dall'altra. Oggi Mariupol - non solo - tutto, proprio tutto è memoria se non hai travi dietro agli occhi. E non me ne frega niente di chi ha torto o chi ha ragione. Oggi come sempre non importa - è sempre troppo incomprensibile e troppo, troppo complicato. Mi alzo e faccio un giro per la piazza accerchiando i fulgenti suonatori - ma un travestito - bella donna adesso, di buone creme profumata e con aria di sfida triste e rassegnata - mi chiede fuoco per una sigaretta. Pesco, nella grande borsa dove sempre ultima la cosa che cherchi è quella poi trovata, l'accendino e nella coppa delle nostre mani unite accendo e fisso nei begli occhi che mi fissano. Sorride un sinuoso sorriso e improvvisamente mi abbraccia - forte - rendo l'abbraccio tra i suoi lunghi capelli neri e profumati. Mi trattiene e anch'io stringo nel lungo abbraccio. Una commozione lenta e progressiva mi accompagna accanto al rito di altri idoli seduti. Stanno, le lacrime, nei bordi, trattenute. E si mescola la giovane banda all'abbraccio ricevuto e dato. Cosa più vero? Cosa più misero e sublime? Che importa? Non me ne frega niente.
Id: 67094 Data: 04/11/2022 12:05:27
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Guardo le serie Netflix
Claude Monet - Mattina sulla Senna, nebbia - 1897 Per carità niente resurrezioni - un endecasillabo è più onesto, oggi che non so più dell’altro ieri. E sì ogni tanto butto giù una riga quando con l’acquerello non pasticcio. Non dico che non Dio o che comunque non altri più adeguati soprannomi per quel mistero grande che agli inglesi suona con “awe” e ai continentali fa dire altro in onomatopee che sembrano un lungo cinguettio. Ma torna quell’Osiride smembrato nelle più cave buche della mente - così a Gesù viene tradito il passo tradotto come lento scivolare sulle acque - quando prestigiatore fa venir fuori un altro dalla tomba solo per poi più in là farlo morire. Silentium! mi direbbero gli antichi che bene sanno i piani di lettura - almeno tre, o sette, per andare giù in fondo o tanto in alto da toccare quel dolce Ayin che ancora non vediamo - o forse sì, qualcuno sa ma non può dire se è personale lo sperimentare e di ciò che non sai non puoi parlare. Ma no per carità non ne parliamo - se nascere si accoppia col morire quando un amico muore è nel silenzio che le parole vanno ad abitare. Che altro sai o puoi sapere - taci, sperando molto oltre lo sperare - no, non quel misero credendo fatto di gesti ripetuti e rituali che pur essendo nobili non bastano se tu non senti fino in fondo quello che squarcia come un fulmine di luce la scorza del tuo tronco inaridita. Taci, sperando oltre lo sperare. Ho le mie serie Netflix, se di sera mi prende struggimento e al mio caro dico la buonanotte lentamente - come una pena di sentirci vivi - sperando che domani dal caffè ci nasca nuovo aroma del presente - e i nostri andati prendano la mano a chi si era appena allontanato.
Id: 66348 Data: 06/08/2022 17:24:45
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Andremo, senza sapere
(A Magda, che ha il nome alto di una torre) Andremo, senza sapere, come due idiote - scivoleremo sul selciato con i piedi ancora al mare e con occhi notturni guarderemo le cose del giorno, accarezzeremo la luce che trasporta il tempo fin dove la curva si apre - la piazza avrà un odore eterno, quell'improvviso di fiori gialli appena sfusi sulla bancarella. (Da: "Poesie per me e Migdal")
Id: 66139 Data: 30/06/2022 12:29:41
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Font
e una bambina con la giacca rossa si dondola sull'altalena a Mariupol a Mariupol è tutto nero fumo è tutto come croste staccate dalla carne delle case a Mariupol a Mariupol pezzi di niente sulle strade mentre si respira senza immaginare a Mariupol a Mariupol la vita vive e non altro chiede se non questo che noi filtriamo umor vitreo schermato da schermi illesi riflessi barlumi confusi da ombre che sembrano umani qualcuno ha sbagliato con il metallo fuso nella matrice di Mariupol e una bambina si dondola e questo è tutto dove tutto finisce
Id: 65789 Data: 13/05/2022 08:41:42
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Stanno su
Le cose. Scorze di noi nude icone, nocchiere tra sponde d'attesa, lumini su spine portate di sbieco. Le cose. Sentinelle offese da noncuranze le umili cose nel mondo inutilmente indaffarato - nonostante tutto stanno su.
Id: 65548 Data: 10/04/2022 18:53:53
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La struttura del quadro
La struttura del quadro mi appare sopra un palco e grande sullo sfondo: due linee che si aprono all'incontro in quattro direzioni e verso tutti i venti con tanti fiori appesi, appena reclinati - fiori. Per i colori lo deciderà il momento - così mi sembra almeno ciò che accade: sicuramente il viola che è saggezza, ma unitamente a rosso vivo, azzurro e sparso il rincuorante verde. Forse alla fine intensi tocchi gialli per una via alla luce, direzione e senso - ma come il sole quando tra due sponde incontra il blu notturno senza stelle, abbassa gli occhi e scende.
Id: 65446 Data: 26/03/2022 13:05:20
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Tutto va secondo i piani
Putin lo dice, ora, in questo momento. Lo dice lui, ora. Lo avranno detto anche altri e lo diranno molti altri, ancora e ancora - come lo dice ora lui.
Ma ora, lo dice lui. E questo è un fatto. E i fatti sono cose, accadono. Questo accade, ora, e il linguaggio lo svela. Ora. Ora, lo dice lui questo. Lo dicono le parole che sono prima del silenzio. Oltre questi fatti, oltre queste parole il silenzio - quello che non può essere detto - è varco all'inconoscibile, a un possibile ora impossibile.
Id: 65379 Data: 16/03/2022 17:28:47
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Ogni primavera è anticamente
Ogni primavera è anticamente - l'aria nella luce che infondeva un sempreverde ieri nel domani ancora adesso è linfa - no nei pensieri no, ma legno vivo che germoglia dei lembi d'oro nelle vene - e sangue nuovo nel telaio che intesse "spera" e "nonostante". Dimmi: chi canta dentro le mie mani?
Id: 65162 Data: 10/02/2022 14:46:28
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Nelle minime cose intravedi
Nelle minime cose intravedere una minima intenzione di bontà - e questo basti. Ho collocato i morti in un punto sfocato della sera per ancoraggio che rincuori - intanto basti. E tu esci sempre poi ritorni esci poi ritorni - e questo basti.
Id: 65060 Data: 26/01/2022 11:43:31
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Ogni giorno leviga il precedente
Ogni giorno leviga il precedente. Nelle stanze diversamente multiformi ci si appoggia dove si può per l'equilibrio infedele del sestante. Ogni cornice ha petto di conchiglia - respira un mare che viene, ritorna, trattiene chi invece spariva salpando un mattino dietro le paratie fonde. Così nelle strade ogni grotta ha un reggente d'anfratto - secondo i riflessi si comprano o vendono forme mutanti, riti di gesti che narrino storie da oltre il sipario - per il biglietto chiedi alla sorgente.
Id: 64478 Data: 30/10/2021 09:32:12
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Incisioni
Nello scavo più intimo del mondo indugia oltre le cime degli ulivi il fumo chiaro del mio sigarillo. "Nessuna più paura!" sussurrano quegli alberi immersi dentro al vento. "Tutto tramonta solo quando è ora, muta sua forma sempre il cielo. Guarda la siepe com'è gialla: sono neonate quelle foglie e la collina mossa da chissà quale forza che la inchina, poi riprendendo forma sale rassicurata nei declivi. Tutto obbedisce al cielo sapendo di un più alto non sapere. Allora dirti "taci" è gentilezza, guarda la siepe gialla vicino a quelle foglie prone. Taci. Nell'aria un volo si disegna, le virgole sonore degli uccelli incidono le pause di un rosario che filano le labbra del silenzio".
Id: 64353 Data: 17/10/2021 15:39:33
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Il sentiero delle biciclette
Il Pellicano fermo sul pilastro di dura pietra che lo compone invita a deporre antiche mestizie per vasta più ariosa letizia. Traluce tra un alfa e un omega lo stretto passaggio di terra, nascosto riparo di biciclette. Partire è tornare fanciulli, lied di gaiezza vibrato nel petto. E come in un presto voltavi la testa - sostavi curvando in strombato portale che chiama materno e aperto invagina. Sfiorare figure di legno in glissando tra gessi miniati da mormorii - intuito improvviso d’immenso. Oh di fanciulla sovrasta ogni coro nel trampolino per sogni soavi che non sapevi fossero spenti. rosa caleidoscopica rosa ti volle qualcuno e ti asperse in corde mei cordis silente Andare sospinti dai rami più taciturni e fatti viventi scendendo da tronchi di vento - rinati nel tutto più verde su palchi cosparsi di foglie - ( il molo fin giù a capofitto, lo sguardo annegato nel mare ).
Id: 64215 Data: 03/10/2021 21:19:30
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Sono la luna sopra il lago
Sono la luna sopra il lago - sono il lago sotto la luna - gioia nel limpido specchiarsi.
Id: 63720 Data: 02/08/2021 09:31:41
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Non amo - Per Saman Abbas
Dedicata a SAMAN ABBAS - e a chi crede nella purezza del vento. Non amo la metafora dei ciondoli - nemmeno trucchi di perline o giochi di specchietti - né chi ne inventi forma colore o tessitura. Sono nocivi ai vivi. Amo chi dà la mano al vento, chi sa dell'orizzonte la linea che s'incurva la luce che svanendo cede alla notte la sua fiamma e docilmente accende stelle.
Id: 63421 Data: 12/06/2021 20:00:13
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Il saluto di sempre
Sbavature sulla tovaglia un segno sul libro che scopre denuda poi accende e strade su strade su strade - al culmine il nido la pietas dell’albero - il mare accostando sussurra un’eco al mattino che graffia - un cenno qualunque che sciolga acquieti addormenti - sentire vicino i distesi vestiti di terra di legno - offerta che inventi - saluto disteso sul filo tra questo che vedi non sai e quel non ancora che senti.
Id: 63235 Data: 21/05/2021 13:44:52
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Forse un sentire scrupoloso
Morning Sun, 1952 by Edward Hopper Forse un sentire scrupoloso di chi tra i legni dice parole in catenelle chiuse - formule per sistemare qualcosa che il vento trasportava nei giorni di una luce strana, allegoria d’altrove, chiara. Il pettirosso sulla ringhiera del balcone mentre piangendo ti pensavo e l’aria immobile ammiccava. Era per me quell’apparire o io per lui? dove il motivo, quale l'altrove? Destino aperto, sincronico accadere che tacendo spezza le catenelle di parole, imbalsama stupori. Guardare alla finestra da lontano i muri delle case - accettano la luce, il suo mutare. Rimangono quieti - fratelli muti a invocare.
Id: 62265 Data: 19/02/2021 09:19:15
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Controcanto - con e per Laura Turra
Notte stringe in tralci d’ombra assenze d’alberi e sogni culmine buio davanzale di ali e fuga fermo respiro su labbra quasi avverata l’alba l'alba quasi avverata su labbra fermo respiro e fuga davanzale di ali culmine buio d'alberi e sogni assenze in tralci d'ombra notte stringe
Id: 62069 Data: 02/02/2021 07:34:41
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La luce adesso è chiara
Dicevo tra me e te “febbraio ancora per resistere” poiché la luce era già chiara e tu, sospesa in controluce, vedevi dal balcone solo sera. Gennaio. Non passa il limpido gelare e l’aria un dio senza di te - ancora cielo, altro l'andare. Hanno ceduto i cardini capanna mia nel buio - la porta è spalancata, non dentro più, non fuori. Potrei dirti di viole più ostinate, inconsapevoli nei vasi. Sfavillano. E tanto ancora d’altro: di come sono nel tempo ormai mutata, del tutto che non sai oppure troppo. La luce adesso è chiara, gennaio terso d’illusioni se nascere o morire chiedevo al pettirosso che mi guardava piangere il giorno che sei morta - non so la sua risposta quando ho deposto il viso tra le mani.
Id: 62033 Data: 31/01/2021 17:59:45
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Way out - Una rosa rossa per l’immacolata
Egon Schiele - “Nudo femminile accovacciato con testa reclinata”( 1918) piccola immacolata della periferia o di new york o di ovunque tu sia auguri al ventre tuo e a quella spaziatura che dal principio porti come golfo che s’inarca o grotta quel cupo tuo umido portale da dove dritti e verticali gli uomini battezzano e proclamano il risorto che sola tu nelle tue acque immergi poi risale natura naturante che da una strada sporca o bianco letto di ospedale irrighi sempiterna il mondo e quando si è all’uscita “non c’è nessuno lì ” tu sai fin dal principio già qui vedere altrove è solo il corpo nel sepolcro ma vuole un dio l’asciutto il retto l’uomo l’infecondo un dio sinistro irsuto che mugghia il buio e lo spavento ti vuole sotto ai veli aperto nascondiglio tuo il sangue l’impuro la paura sua la mitra la legge penetrante elegge una al di fuori non sa dentro di lui la dolce spaccatura che siamo tutti una altrove lo spirito soffia dove vuole diceva nel vento nella sabbia l’impronta leggera delle suole all’angolo il fioraio non ha più rose rosse mi fermo guardo la vetrina sorrido alla mia faccia il negoziante crede che lo stia salutando sorride gli rispondo mi sento piccola perduta storia nella storia di tutte noi immacolata concezione
Id: 61272 Data: 08/12/2020 20:00:00
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In tue ombre
Dawn in Northam Castle, 1845/1850 – William Turner Sempre, in altri, una luce - sempre, in tue ombre, rifulge.
Id: 60685 Data: 23/10/2020 09:21:51
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Gocce
Johannes Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657 Dire grazie al comunque di questa mattina - salutano i panni che stendevi la sera e la notte ci piove - riavvolgi la scena in flash-back - così un po’con tutto. Intrappolate nell’aria e in te forse le gocce di ieri - di oggi serena. Alzarsi un ciack girato in un dove (non nomi - l’ipotesi resta). Dice di tutto antica la luce su muri di case - gocce di storia intrise di noi. Quattro (per oggi) soltanto dall’ampollina - una l’abbrivio, tre la speranza.
Id: 60618 Data: 17/10/2020 10:29:02
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Masticando
Cos'altro ti dirò domani quando sono vecchia? Non più del meno che qui siamo quando guardiamo un albero o mastichiamo piano col viso chino sopra il cibo - quieti, il cibo e noi tutt'uno. Così quest'ansia ininterrotta che sempre in cerchi tutto muove si fa più lieve, dolce e chiara come materia che si affina. E se sappiamo stare al passo disuguale delle nubi a volte la luce ci attraversa. Allora questo potrei dire: tutto rimane, lo porta il vento tra le foglie - è qui con noi senza più recitare stupore o meraviglia.
Id: 60391 Data: 30/09/2020 15:26:55
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Se non per stelle e per lumati chiostri
Se non per stelle e per lumati chiostri - adesso ancora - dove altro andare nel tuo andare? E di steccato su steccato il salto - se chiedi il suo coraggio alla paura. Stare in silenzio con il viso alzato non per cercare ma per trovare quello che tra le cose era offuscato. Non è morire piano piano questo sospiro, questo sentire in tutto il corpo un soffio, sapere dietro agli occhi solo umani di un altro aprirsi come illusoria intelaiatura - un altro prato dopo il prato.
Id: 59987 Data: 30/08/2020 19:58:43
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Bliss
Man Ray - A l'Heure de l'observatoire: Les amoureux - 1936 In un fonte di grazia, cavo, siamo venuti al mondo - già sacro senza i riti austeri di travestiti per necessità sgargianti. La parola in punta sulla memoria della lingua fuggiva alla presenza viva. E siamo. Come immersi in un bagliore opaco che cancella e sfuma, la sera, ogni contrasto. A perdifiato segni sul percorso - asperità di nuvole più cupe, poi disciolte nel cielo che rischiara sui bordi inumiditi delle ciglia.
Id: 59659 Data: 31/07/2020 10:00:14
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I giorni di Dio
Certi giorni mi siedo nella vita come fosse una poltrona - giorni di Dio, giorni del vento benedetto che sbuca inaspettato dai vicoli di case popolari. Sanno di cose buone, di forni come madri in festa. Qualunque sia la causa mi tenta questa croce arrugginita, alta compagna della banderuola che canta spensierata sui mattoni. Il buio fresco della chiesa mi parla già dell'erba fuori. Tutto è lo stesso, l'aria scolpita a ogni passo vibra di Dio, di un tempo che non passa - stesso lo spicchio azzurro tra quei tetti di quando si giocava col pallone a chi tira più in alto. Ti volti appena in tempo ad afferrarlo - corre il bambino, è già scomparso, lo tiene stretto tra le mani pronto al rilancio con un calcio solo.
Id: 59541 Data: 21/07/2020 14:48:50
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Guido
A Guido Garufi Guido, mito e figura della mia lungamente opaca adolescenza. Custode, insieme a me, del mare che a noi soli oracolava cupo azzurra voce di maestrale. Guido alto e irraggiungibile come le cime degli alberi che hanno scure fronde nel tuo nome e arduo accesso al nido - se non per gli occhi o altro di silenzi grido. Adesso Guido non so più di te che il nome e il suono sicuro dei tuoi passi nella pineta quando eravamo pioggia e ti speravo, mentre tu ti avveravi come ogni cosa allora inedita - se così sempre sa di noi e nuovo odora sempre il mare.
Id: 59452 Data: 14/07/2020 09:08:09
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La casa delle colombe
Passando guardavo la casa delle colombe. Al semaforo voltavo la testa al loro richiamo. Restavano i muri sul prato a dire di un vuoto. Attorno a un tavolo si era parlato la sera. Così immaginavo. Adesso in rettangoli neri sfavillava un candore - frullare di un senso più chiaro. Quale il segnale, la cifra per dire? Passando c'è terra marrone dove guardavo voltando la testa al loro richiamo.
Id: 59300 Data: 02/07/2020 20:19:17
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Il bordo liscio
Il bordo liscio sotto lo specchio del ricordare - passo la mano - scivola e sale alla cornice dove restate dentro quell'onda spuma felice. In questi giorni lascio il mio viso a solchi d'ombra - luoghi mai visti, dimenticare. Il giorno è chiaro ma per se stesso - guardo oltre il vetro qui fino allora. Mi sorridete senza parlare, io rido e piango - sempre l'estate, accarezzare.
Id: 58604 Data: 16/05/2020 18:24:05
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Quello che ci insegna il sole
Mi duole l'umano se troppa tenerezza cola dagli angoli consunti delle cose. Quello che adesso ti dicevo è un rudere che l'erba poi nasconde. Tace - sarà nido d'assiolo. Ma barricate d'occhi dietro ai vasi ammiccano al fermento di rossi nascituri tra le foglie. Cresceranno, e non sapere come è quello che ci insegna il sole quando il silenzio fresco dell'estate bisbiglia con il Dio dei sentieri, il vento intrufolato nei vestiti e dolce il sapore dell'anguria sulla lingua. Un bacio ancora.
Id: 58253 Data: 25/04/2020 10:44:38
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In questo giorno di bambagia
Odilon Redon, Le rêve (ou La Pensée) - 1908 In questo giorno di bambagia ho abbandonato il viso a solchi d'ombra - strade che percorrevo dicono adesso di altri passi, timidi abbrivi a slanci del mattino. Intanto schiara il cielo per se stesso come dicesse "tutto qui, non altro chiedi se non questo restare". L'eterno nascere sui prati di piccoli bagliori fa eco al silenzio delle stelle - il suo segreto petali di brina. E noi qui siamo semi sparsi, figli adottivi di una parola sola.
Id: 58005 Data: 12/04/2020 12:41:01
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Quello che è vero
"Silenzio", Odilon Redon, 1900 Conoscono, i mobili, l'inganno - sanno di voi quello che fu sorgente in gola poi scende lentamente verso il petto. Quale palmo gentile, quale mano adesso vi sostiene? Da dove rapsodia di luce opaca riflette in marmo ovale quelle mani? Era per sempre, forse, quell'ammiccare lieto, quell'indolente, chiaro pomeriggio. E la pineta traluceva il mare. Oscurità del mogano su ombre tintinnanti di bicchieri - veglia su sillabe assopite. E tu, volti la testa, il sorriso inghiottito nella sera. Sapere solo vero quello che scomparendo resta, quello che ancora chiami con voce muta come di preghiera.
Id: 57825 Data: 04/04/2020 17:43:04
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A Roma e al mondo silenzio
Kazimir Malevic, Quadrato bianco su fondo bianco, 1918 Anemone bianco in cerchio di vento. Stabat corolla
in amen di vento. Bianco. Corolla nel vento. Amen. In cerchio di vento. Anemone stanco. Stabat corolla soffiata nel vento. Anemone bianco. Amen.
Id: 57662 Data: 27/03/2020 20:34:15
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Questo per oggi
Dedicata a tutti quelli che rischiano la vita in condizioni spesso disumane per salvare la vita dei loro simili, e lo fanno con l'eroismo della pietà, dell'abnegazione, dell'umiltà che nulla chiede ma, solo, si offre. Edward Hopper - Room in Brooklyn, 1932 Guardo le nuvole passare - questo per oggi. La piazza è una brocca prosciugata, né la fontana può altro se non dirsi che gli uccelli ricordano la via dell'acqua - per quanto abitudinari. Picchetti di passi segnalano uno, massimo due che vanno senza accuratezza nei gesti o nella voce. Vanno, velando fluidi le strade, scivolando. Questo per oggi. E non sapere di garze bianche al passo marziale, ferocia che artiglia la vita nella cantina sporca della pietà.
Id: 57617 Data: 25/03/2020 20:13:48
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Sparsa
Questa noia obliqua degli altri stanchezza di me protesa tenerezza. Sì, il padre assolato portava il basto del giorno come broccato e lì riparavi illusioni scherzose cartapeste di pioggia. Dire, ora, quello che c'è: il viso allungato della ragazza al semaforo immobile finge assenza - in un punto del corpo non sai dove la corolla di una storia sogna nel bulbo chiuso. A volte, lo scarto improvviso di un'intuizione punta il dito. Non dice.
Id: 57189 Data: 04/03/2020 09:39:25
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Quando l’azzurro
Sei stata e sei e sarai. Eppure ogni volta stupisce l'applauso degli occhi al mattino: a preservarci dal troppo morire che sia l'ammiccare di un cielo sereno? Niente fai - o si fa - che sia oltre l'uno mentre cadono fiori dagli alberi come denti marciti di vecchi obliqui sui bordi di strade, stampelle per storie di graal lasciati ammuffire in solai. Impigliato in anfratti del corpo il calco di un vento sul mare e tra gli alberi antico - memoria di lucciole e baci nell'erba di notti più chiare, assolute.
Id: 56987 Data: 23/02/2020 23:56:37
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Veglia
Edward Hopper, Chop Suey (1929) Eccoci. Mattina vestita di frescura, chiaro il vento e noi assonnati a illuminare angoli ignorati della via. Il quesito verticale degli alberi dipana - o tenta - il gomitolo alto e celeste e senza sponde. Nei bar si sta raccolti a sfavillare sopra tondi cremosi cappuccini - usciti fuor del pelago si guata, poi, dove socchiude gli occhi il sole.
Id: 55874 Data: 24/12/2019 09:41:58
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Come con ultimi occhi
Alex Majoli - Milano, 2012. Via Conchetta. La strada, poi, non è la stessa che calpestavi lasciando scie di luce - e ti mutava il cielo nei pensieri se ti facevi sera nel tempo tuo caduco e chiaro di vaporosa mongolfiera. Ora i passanti sono volti d’orme, epigrafi di nebbia in scialbe già svanite scalfitture. Supine sentinelle gli alberi a logorroici bagliori, pietosamente chini su ragazzi d'ombra, senza cifrari a guaire su isole d’asfalto mute, aggrappati ai pali. Confonde il richiamo lungo dei cani come un guinzaglio che trattiene senza più attesa, senza come. Da un capo all’altro della passeggiata fiammelle inavvertite sulle foglie non sanno quanta vita ci trascorre da chissà quante, quali altre mani. Trascorrere nell'aria originaria con la pelle esaltata di frescura, sperare - come con ultimi occhi.
Id: 55703 Data: 09/12/2019 09:49:57
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In cortili di luce
Henri Cartier Bresson Com'era dolce quell'asprezza, quel languido assiduo dolore - carne che si schiudeva in un pulsare ignaro e vagabondo. Erano i giorni abbagliati dal mare aperti a un ignoto sentire - non cercavi o chiedevi di esistere ma ruotavi insieme alla terra, all'odore arancione del sole. Incauto di sabbia e di vento il corpo si offriva nell'ostia più chiara, il mattino: era il tempo dei treni, sedili di legno e tabacco diretti a un eterno domani. Domani, au revoir è per sempre, la vita immortale in cortili di luce. E tu sorridevi, con gli occhi dei prati divini.
Id: 55305 Data: 09/11/2019 14:27:08
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Nel nascondiglio di Anna Frank
Sì, siamo un po' tutti come te se non pensiamo alla tua fine certamente più drammatica di quanto sarà la nostra - così almeno per la legge delle probabilità - quando rannicchiati in un angolo della mente abbiamo quella vaga paura che comprende noi stessi e i diseredati e ci fa sentire tutta l'ampiezza e lo sgomento oltre l'impassibile diametro del mondo. Nascosti in uno spicchio di mattina bevendo caffè e pensando aperture possibili come l'ondeggiare di una tenda siamo i semi che sparge il giorno - a te chiedo piccolo fiore splendente con quali memorie feconderemo la notte?
Id: 55154 Data: 29/10/2019 00:00:09
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Di quale forma o tessitura
Di quale forma o tessitura l’intrico quotidiano che ci assolve per troppo non sapere - così ci sono giorni d’infinito perduti in non morire se luce filtra immensa e chiara dai vetri della stanza e tu sai d’essere al sicuro se ogni cosa è ramo, venatura, ordito e trama di unico telaio. Ovunque ti nascondi tu che sai l’arte antica dell’intreccio già profezia di pali verticali - non prendermi alle spalle mentre il respiro fila l’orizzonte. Vieni tra il passo lieve della sera e il quieto odore della cena - come fa il grido della pavoncella che ci ricorda il suono quando si vaglia il grano - e la pula s’invola più lontano.
Id: 54989 Data: 16/10/2019 11:45:55
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In questi giorni avvolti nell’azzurro
Foto di Luigi Ghirri - Nebbia In questi giorni avvolti nell’azzurro “tutto è proprio come doveva andare” - diresti - non fosse quel vibrato di ombre sullo sfondo che chiedono un tuo cenno, voltarsi obliquo fino a sfiorare un orlo, un lembo al limitare. Colmi quei giorni di una luce piena dove è presente tutto a tutto se lasci la distanza nel tempo trasparente di un bicchiere dolce del latte ancora da spillare.
Id: 54843 Data: 01/10/2019 10:40:37
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Sulla riva
Fotografia di Franco Fontana Su di una seggiolina verde in bilico tra la battigia e il mare un pensiero non mio indottomi dal vento o da chissà quali fondali - ogni onda è memoria d’altro tempo eppure vivo - così nella pellicola di un film trascorrono vicende misteriose e tu non sai nello sfumato chi nella corsa cadde, dove, o se quel lungo bacio fu foriero di lieto amore eterno - “The end” è l’acqua poi che bagna i piedi mentre la luce si fa sera e vedi che è una linea l’orizzonte - distinti mare e cielo - solo una linea, il tempo di tornare.
Id: 54575 Data: 01/09/2019 18:02:36
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Largo
Quando meno te lo aspetti, la sera tra due passi o sulla riva aperta all'intuizione è un tutto pieno il tutto - tra due respiri la pausa inavvertita - e non c'è altro. Allora sei al sicuro: ovunque ormeggi gli occhi un dio è in agguato - le palpebre più fresche per salpare, ovunque Dio.
Id: 54367 Data: 08/08/2019 13:29:24
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Dì quello che ti pare
Dì quello che ti pare, mettila come vuoi, declina i verbi e i nomi a un tempo indefinito - il rumore delle scarpe sul selciato (ma anche l'odore della pioggia e molto altro) - batte il tuo nome tra mille e mille nomi. E tu, ascolta questo come se fossi un santo, un papa o un re che sa la gloria effimera, il gesto unico, il rito di ogni passo.
Id: 54353 Data: 05/08/2019 13:51:18
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TAT TVAM ASI Facebook
Face - book. People-book. Ideas-book. Opinions-book. Me-book. You-book. Us-book. Who-book? What-book? My-book. Your-book. Our-book. One-book. World-book. Peace-book. Quiet-book. Mind-book. Thinking-book. Living-book. Hoping-book. Dreaming-book. Breathing-book. Crying-book. Smiling-book. Suffering-book. All-together-book. Hand-in-hand-book. Hoping-book. Moving-book. Mooving-book. Inside-book. Emotion-book. Human-book. Book-Book. Face-Face. Face-to-Face-Book Human-to-Human-Book. Book-for-Human. Human-for-Book. For-Book-Human. Human-for-Book. For-Human-Book-Be-Human. For-Book-Human-Be-Book.
Id: 54308 Data: 01/08/2019 08:07:46
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Se demeurer - Voce
Id: 54233 Data: 22/07/2019 10:05:55
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Per forza di levare
Auguste Rodin - DANAIDE 1889 - Musèe Rodin, Parigi Del gesto rimane lo scavo. No, un cenno, appena la mano - degli occhi lo scarto, gioconda inclinata su sfondi velati di opaco. Più mite nel dire - svuotata dell'acqua la conca è voce abbassata, a cerchi più vasti inchinata.
Id: 54196 Data: 18/07/2019 23:54:46
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Luce stanca
Monet, mattino sulla Senna, 1898 Le trombette della buganvillea suonano, al mattino. Piccole infiorescenze tra foglie rosse, a ben vedere. Protese verso l’alto, colli sottili, corolle sorridenti. Abitano il vaso più grande da sabato mattina, quando le mani ruvide e gentili di una donna slava si sono confuse con le mie. Ho voglia di capire perché e quanto durerà questa tensione - quanto prima del declino. Sentiranno il treno che passa qui vicino? La notte ormai non mi risveglio e il senso dell’andare è già passato mentre vibra il letto appena insieme alle cose senza suono. Non so mai qual è il momento di dire la cosa più importante, la trattengo nel fiato e tra le mani - scheggia di luce grezza che sembra un bisturi al dolore ma è soltanto un balenare, luce di luce vinta da chi fu più veloce nel fuggire.
Id: 54125 Data: 12/07/2019 18:19:58
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And I am sick at heart
Paul Klee: "Paesaggio con uccelli gialli", 1923 Something is rotten altrove e qui. Ci guardano le cose colme di un senso d’innocenza muta. Rallenta poi i suoi battiti la sera esausta di furori - si fa offertorio il mare. E sfila sul fondale la grazia timida dei morti, relitto che sospira. Sentire vacillare il dono incerto della vita, arrendersi, dormire.
Id: 54013 Data: 03/07/2019 12:46:51
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Spargono grandine
Spargono grandine su terra spenta - non sanno - il grano si abbevera di vento
Id: 54006 Data: 03/07/2019 09:18:39
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Offertorio (riveduta)
E non dicemmo dell’immenso - non i ragazzi della spiaggia, lucidi nell’instancabile rollio che di necessità accompagna l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro tra il silenziarsi cauto delle grida dei gabbiani dove nel mezzo delle linee posano - né sanno l’insostenibile fecondità di luce che gli ricolma gli occhi. Umidi di anima e di sabbia siamo sognati in altri sogni composti sulla riva da mani di bambini, nel rito di una sigaretta offerti in fumo all’alto - inno o bestemmia incenso per l’immenso.
Id: 53824 Data: 16/06/2019 12:24:29
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La festa
Lo so lo so brillano gli occhi bevuto stravizi la sera prima mattina banco cuscino lo so lo so strafatti di notte di stelle di shot essere altro essere veri lo so lo so niente cambiato da prima strafatti lo stesso di erba tristezza la festa arcaica da sempre sciamana d'oblio dervisci e tattoo sorrido con i vostri occhi la luce la stessa la luce lo sa
Id: 53695 Data: 04/06/2019 11:21:51
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Talita kum
Odilon Redon, Les Yeux clos, 1890 A Linda, che fu in me - poi fuggì altrove, il tempo di un breve respiro. Allodola, frullasti le ali e svanivi mattino. Altrove si apriva una mano - volò un aquilone.
Id: 53404 Data: 12/05/2019 22:45:25
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Quando leggo poesie
Odilon Redon, La liseuse (La lettrice), 1895-1900 Quando leggo poesie passo ad altro, salto, divago, carezzo Lilli misteriosa, archeologia del nuovo (che non trovo) - variazioni variabili alla lagna che stempera e accompagna litanie di volti seminati come ombre perdute nei giardini. nel guscio di un eterno imprigionato.
Id: 53321 Data: 06/05/2019 17:06:50
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L’intimità delle conchiglie
La Conchiglia, 1912 - Odilon Redon In mezzo al corpo il sole. Quell'oscillare chiaro, nebuloso, ricordi? sulla riva. Ridevi al centro di zampilli di stupore. Il mare. Ricordi? Era annusare l'intimità delle conchiglie, sapere che la meta era laggiù, dove al casello si tornava, felici di metà già del cammino. E l'ombra che ora stringi era luce nel palmo della mano.
Id: 53099 Data: 18/04/2019 16:01:15
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Ragazzi succhiavano il sole
Fosse, l'andare, stormire limpido di fiori gialli - ragazzi succhiavano il sole lustrali e iridescenti ma gocciano lievi i morti, la sera, nei dolci pistilli del sangue il fiato che ne aspergi forse è il tuo - o forse d'altri mentre la luna sbieca lo sguardo in alto - oltre le cose sommesse e inutili del mondo.
Id: 52834 Data: 28/03/2019 09:35:15
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Curriculum 2
Man Ray - Noire et blanche, 1926 Sono quasi niente, e ho fatto così poco se l'universo è un moscerino o un tempio dai muri sigillati dove tra architetture opalescenti rivolte a oltrepassamenti trascorrono odorose litanie di suole, storie di allontanamenti. quando dal macellaio un tal giorno si discuteva dell'umidità dell'aria, oppure quella certa sera supini tra le stelle in smarrimenti - oh quanto, quanto lontananti! - sarebbe oltre a ridicolo farsesco. Specialità ultracurricolari: su corpi, case, interni di finestre, nenia scaramantica di gesti; e mente obliquamente divergente da chi senza un annuncio fuggì per gioco o per superamento; e nell'occupazione evitamenti - attenta inutilmente a temiponte o se una nostalgia polverizzante mi serra corde tra la gola e il petto. Concludere è trompe l'oeil, inganno per allocchi lenti.
Id: 52790 Data: 25/03/2019 10:15:05
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Ti basti una tana nel vento
Studio di nuvole - John Constable Fantasticando sull'Infinito di Leopardi Ti basti una tana nel vento, un dorso materno di siepe, a vagabondare. Sugli occhi feriti una benda allentare. E spazi infiniti, ebbrezza a vagare in cieli possibili - a non pensare. Sentire che tutto si fonde nel tutto, passato in presente allunare. Sfumare. Ti basti una siepe, fratello, un dorso materno di siepe a bendare il dolore per poco, a infinitare.
Id: 51839 Data: 13/01/2019 15:47:10
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In trasparenza attraversati
Le char d’Apollon - Odilon Redon, vers 1910 In trasparenza attraversati come se fosse tutto la vita. E sospensione di fiori esplosi in bocci rosa inaspettati. In sincronia tutte le cose più sparpagliate. Come tra bocche che nei fondali sfiorano sessi fino alla mente accarezzata. Un accucciarsi in nidi pieni dove l’orgasmo è Dio improvviso - rivelazione immeritata pace perpetua dentro l'istante silenzio madre senza paura.
Id: 51779 Data: 07/01/2019 20:10:42
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Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio
Che strana cosa il mondo, amore del mio soffio: tutto il pulsare che mi è dato e ruota intorno. Aria girovaga, forse carezza a quei pensieri vaghi che la terra nutre come sottili vene delle foglie - stagioni dove il sangue sposa le cellule chiare del mattino. E com'è ogni volta misteriosa l'acqua che irriga gli occhi alla silente boa degli sguardi. Mentre la voce va per la sua strada lì si rimane, sorpresi al centro, persi - fuochi di costellazioni.
Id: 51498 Data: 07/12/2018 20:26:59
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Cuore di silenzio
Gianluca Corona - Le parti, 2011 Padre, mia ferita, mio specchio - in me un'eco al tuo pianto ininterrotta come il taglio scavato nel sasso, secca come il fossile che vegliano decrepite, mitiche memorie. Ascolto la tua voce sorridente e dolorosa, fingendo, come sempre, solo più immobile nel vento - vento blu cupo dell'estate ebbra di mare e sconfinato inganno. Fingo un altrove a te lontano, attenta a non cadere nella fitta rete che mi tessi attorno, se gioco con la benda che m'acceca quando mi chiami e - sorda - non rispondo. ≈ Non più regina in questa buia casa, umiliata nel fervore dei comuni affanni, madre, sbatti le ali inquieta e silenziosa, tu che irradiavi bianca di fiero splendore i miei tenui giorni. Leonessa supina al richiamo del sangue afferri parole trepidanti e le divori - poi giaci cupa all'ombra di te stessa. Grande sfinge di dolcezza e rancore, albero gravido di amari fiori, arca immobile nella mia disfatta memoria, ancora fiammeggi la mia vita di deposto amore. ≈ Sei me piccola carne, sangue che non corse, ma si perse - figlia, cuore di silenzio.
Id: 51120 Data: 02/11/2018 10:07:21
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Mentre ragazzi
Fosse, l'andare, stormire limpido di fiori gialli, mentre ragazzi succhiano aria pieni di linfa, pulsando iridescenti. Ma scendono lievi i morti, la sera, lungo i sottili declivi del sangue - e il fiato che ne aspergi non è tuo né di altri. Mentre la luna sbieca lo sguardo in alto - solida come le cose sommesse e inutili del mondo.
Id: 51059 Data: 27/10/2018 19:11:32
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In mezzo al corpo
Béatrice - Odilon Redon, 1885 In mezzo al corpo il sole - ricordi quel pulsare d’acque contro le pareti, un battere a porte appena schiuse, aperte poi all’impulso del fiume che sei? Ricorda: l’oceano era la fonte. Ridevi al centro di zampilli, tu crepuscolo tu luna inumidita su rocciose lucenti eterne scale. Vibrare di occhi, corpi, mani. Entrare in vocali di saliva densa che urge e sale dove è fondo il folto, tra gli animali che sei - ombra di fitta gioia riunita a tutto, puro godere, battito infinito. Luce.
Id: 50645 Data: 21/09/2018 17:46:10
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Curriculum
Sono quasi niente, e ho fatto così poco se l'universo è un moscerino o un tempio dai muri sempre spessi dove tra multiformi architetture rivolte rigorosamente a est - si dice che il nascere valga più del morire o ne sia il presupposto per oltrepassamento - strascicano suole multietniche, battenti tempi di odorose storie. Vantare riconoscimenti quando il tal giorno dal macellaio si parlava dell'umidità dell'aria oppure quella certa sera in cui supini sulle sdraio si era immersi nelle stelle - oh quante, sembra tutto intorno - felici di non saper contare, diventa esercizio più che ridicolo farsesco. Tra le specializzazioni ultracurricolari una propensione all'insistenza dello sguardo - fantasticare su scorci di corpi, case, interni di finestre, strade, luci basse - e la ripetizione obliqua e scaramantica di gesti come il volgere in alto e in basso gli occhi, l’alternativo aprirli e chiuderli a scanso di vedere o assaporare meglio, poi, quello che non potrebbe entrare in un solo campo per intensità - paesaggi umani e naturali a rischio di pazzia se alludono a qualcosa di ben oltre il mondo. Nel tempo libero lavoro e nell'occupazione seri tentativi di fuga da temiponte tra vita e morte - inutilmente attenta se il vento dice altro, o se la nostalgia di un tutto mai più incontrato mi serra corde tra la gola e il petto. Concludere è un trompe l'oeil, inganno per allocchi.
Id: 50554 Data: 14/09/2018 09:52:22
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Se penso il pensiero
Se penso il pensiero, pensa le cose pensate pensante - pensato pensando le cose pensante le muta. Trasforma le cose che sono pensando in cose pensate pensante - pensate mutanti se pensa pensante. E pensa il pensiero pensando, pensante che muta pensato da altro pensiero, infinito pensare pensante pensato pensando infinito.
Id: 50480 Data: 08/09/2018 19:59:01
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Tra mura troppo alte
Van Gogh - Il fuoco nella notte, 1883 "Guarda indietro e guarda in avanti: come già gli antenati morirono, così del pari altri moriranno. Come il grano l'uomo matura, come il grano egli di nuovo rinasce". Katha Upanishad, dal primo canto. Tra mura troppo alte ostie voci spezzate su corpi già ricordo - tentare insieme un ponte per consolare Dio di semi trafugati.
Id: 50183 Data: 18/08/2018 13:16:28
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Elegia - Offertorio
Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>> (Chandogya up. VI,viii, 4) E non dicemmo dell’immenso - nemmeno i ragazzi della spiaggia, lucidi tra l’instancabile rollio che di necessità accompagna l’arcuarsi dei bei dorsi nel lavoro e il silenziarsi cauto delle grida dei gabbiani dove nel mezzo delle linee posano - nemmeno loro sanno l’insostenibile fecondità di luce, il mare, che gli ricolma gli occhi. Eroi a sbriciolare i giorni su soglie abbellite come lapidi del nostro assopito ricordare - rigoglio di appassiti inconsci fiori di sogno in sogno poi evaporare. Siamo tra l’ombra di due sonni veglia o sogno? Non uomo o donna, umida composizione d’anima e di terra, che non germogli volontà d’altro richiamo, necessità o sfaldamento di corpi fusi, rispecchiamento di altri sogni in noi, sognati un tempo che importa se da mosca o imperatore. E questo istante nel mare degli istanti - tempio e rito racchiuso in una sigaretta, la messa del suo fumo offerta all’alto - inno o bestemmia incenso per l’immenso.
Id: 50125 Data: 13/08/2018 14:36:32
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I giorni del cielo squarciato
Cloud Study – John Constable Come le nuvole hanno forme che disfano i pensieri e fanno le memorie dilatate, informi - guardando io non so del tempo se non lo smarrimento. E dove sono lì mi perdo, in un per sempre che era allora e ancora qui. Se il mare spumeggiando non mi parla, mi lascio trasmutare in chi ero stata e resto in questa vastità. Vedere sopraggiungere sorrisi in sconfinati luminosi istanti, tornare nel prisma inalterato del mare che di eco in eco riflettendo arena sulla riva un tempo di gioia rovesciato. Com’ è infinito quello sguardo
Id: 49334 Data: 17/06/2018 16:12:12
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Senza fare rumore
Will Barnet, Donna davanti al mare Ti battezza le gambe, il mare, le tue gambe di sempre - com’erano forti nel mare di allora. Rinasci ogni volta dall’acqua - nell'acqua di ora. Ti benedice con luce di sale le ombre degli occhi - ancora. E io apro le mani, le appoggio sul silenzio dove ti duole - pregando senza fare rumore.
Id: 49109 Data: 02/06/2018 19:43:03
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Ma in una voce sola
La fonte, alle spalle, è prosciugata. Ma questa porosità resta negli occhi sopra il riassorbimento parziale della terra. Vederli nell'aria nuova venire rinfrescati, nati più chiari nei gesti dell'attraversamento - non più da voce a voce ma in una voce sola.
Id: 49009 Data: 24/05/2018 10:36:20
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Diresti, tu, il tremendo della strada
Odilon Redon - Trees against a yellow background Diresti, tu, il tremendo della strada, occhi gli alberi ammiccanti per noi ancora e ancora e ancora? Sorridono, perché sorride
qualcosa in te che hai sfogliato e muore in nidi di infiniti istanti. Tremenda gioia, sai, il cielo aperto, le cupole di nubi che non stanno - raccontano del dio che tu sarai.
Id: 48872 Data: 14/05/2018 13:44:26
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Lettera a una foto
Odilon Redon, Closed eyes Mamma, le prime parole sono per te. Davanti alla fotografia che questa sera ho illuminato con una piccola candela, al buio, mi hai inviato un messaggio, nonostante il mio scetticismo, la mia disattenzione. Mentre ti parlavo mi ha chiamata al telefono un' altra madre, la madre dell'uomo che mi vive accanto. Ho pensato che tu eri là accanto a lei, madre che mi chiama, attraverso di lei, in un unico corso d'acqua, in un unico fiume che va verso lo stesso mare. Finalmente in pace ... Mettere ordine nei pensieri, in questo caos dove galoppano sensazioni in una cavalcata inesorabile verso il nulla. C'è una comicità, sai, in questo senso di inutilità che mi attraversa, una pace gioiosa che immobilizza i gesti come in un fermo-immagine di una vecchia pellicola. Si aspetta che qualcuno arrivi, che la ripari, per vedere la fine del film, per sapere cosa succederà ai protagonisti. Invece niente, non arriva nessuno. Allora mi sento come se tutto dovesse, da sempre, arrivare fino a questo punto e a questo preciso istante, e che la scena sia sempre la stessa, sempre la stessa, io che ti dico queste cose davanti alla tua foto. Lo dicono le Upanishad che noi siamo sempre noi qualunque cosa accada. Dicono: io sono Quello, dove "Quello" sarebbe, mamma, il tutto, l'infinito o comunque vogliamo chiamarlo. Allora adesso noi siamo qui e nello stesso tempo nel tutto, e non importa che tu sei morta e io ancora qui, no, non conta: ci siamo sempre state. Mi viene da pensare che non sono le parole a essere importanti, ma gli sguardi, l'intensità degli sguardi! Il nostro sentire qualunque cosa accada come unica, irripetibile eppure eterna. Il mio lavoro, i ragazzi, quel gioco di ruoli che ogni giorno insceno: a che serve? Ho davvero cose da insegnare? Forse qualche parola, qualche gesto che potrebbe servire a vivere meglio, a sentirsi più sicuri. Una specie di semaforo che indica quando si può attraversare. Altro non so, altro non ho, mamma. E tu che sorridi con un filo di ironia e di amarezza, tu che in questa foto concentri tutta la tua essenza e tutte le cose che hai amato, detestato, temuto, i fiori raccolti, le speranze fino alla fine tenute segrete, il dolore: che ne è di tutto questo se sei un volto di carta? Sei più vera qui, o lo eri quando mi abbracciavi, mi sgridavi, quando litigavamo e ci dicevamo cose orribili per poi piangere, io lontana e sola, e tu ugualmente sola con la tua rabbia di sentirti abbandonata? Eppure amavi il bianco, il nero, il giallo. Risplendevi come una regina e l'aria era colma di te. Io ti guardavo con timore, avevo sempre paura di dire cose sbagliate, di interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Ti sfidavo, a volte, ricordi? E le tue reazioni erano tempestose, non sopportavi chi scherzasse con te. Ma poi, quando eri serena e fumavi una delle tante sigarette che ti hanno sempre fatto compagnia, tornava il bel tempo e noi di nuovo eravamo i tuoi sudditi. Sudditi che tu dovevi spesso servire, perché restavi tu in casa e noi fuori, liberi. Adesso so che la tua rabbia era dolore, che il tuo sarcasmo era paura, che il tuo rifugiarti nel fumo era solitudine. Ti guardo intensamente, ora che sei di carta. So che esisti, mamma. So che niente mai finisce, anche se non ne ho le prove, anche se anch'io sarò solo una foto. Carta per ricordare. Questo momento è per sempre. Anche quando la candela si spegnerà.
Id: 48856 Data: 13/05/2018 20:49:27
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Dove guardano i saltimbanchi
“Famiglia di saltimbanchi” Pablo Picasso, 1905 Dimmi del loro sguardo - fin dove - se nell’aperto immobile o nell’interno obliquamente stanno come a se stessi icone. E dimmi se qualcuno gli indicò postura o dietro agli occhi un varco. A me pare mistero che dentro e fuori si raduna e come ombra attraversando. Così in figure di apparenza inganno e insieme maschera del mondo. Tu dimmi dell’origine se puoi - se un nascosto filo di padre in figlio li attraversi o nella donna si raccolga quello che tace l’anfora nel suo muliebre sigillo. Stanno - non immobilità senza silenzio colmo ma luce misteriosa traboccando. E io che guardo sono velatura che da uno sguardo all’altro trascorrendo non più domanda - quietamente oltrepassando.
Id: 48707 Data: 03/05/2018 14:43:52
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Germoglio laterale
Per Johanna Germoglio laterale - dal tronco madre-padre non mio ma di sorella luminoso tralcio - sei viva come l'uva che sogna l'ora dell'estate - fiammeggia nella coppa che profetizza il vino - e berlo a occhi chiusi è vendemmiare.
Id: 48651 Data: 29/04/2018 12:05:29
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Siedo in un punto qualsiasi del vento
Siedo in un punto qualsiasi del vento, un libro aperto sotto gli occhi - quello che sto leggendo - e una vetrata al fianco non sa la luce tonda della piazza. Penso alla grazia di ogni qui, a come tutto si offre casualmente - non altro essere nati che corollario a un solo punto. Siedo come un gioco del vento. Sento, o forse so, non poter essere altrimenti.
Id: 48456 Data: 14/04/2018 12:58:48
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Se mi fossi accanto
Se mi fossi accanto respireresti piano - lentezza del sapere essere vita cibo - e assorbire. Sei con me padre nel boccone che mangio - adesso che sei tutto e non ti spero - so - eppure piango.
Id: 48404 Data: 10/04/2018 13:31:53
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E mi sorridi
Fu in me piccola carne sangue che non corse ma si perse. Poi silenzio. Oggi avresti quarant’anni, non fossi andata in un altrove che non so, forse altri mondi sovrapposti - o strade come tunnel scavati nella terra che sfociano in un mare aperto al vento - e poi a confonderti col tutto, sola compagna al bisbiglio tacito dei morti. Dove incontrarti, sapere che resurrezione vuol dire altro che un semplice risveglio della carne - inutile se tutto è già vissuto - ma stare sempre vivi nella luce di chi ci volle e amò fin dall’inizio? Così ti spero accanto, Linda, viva come a chi vede in uno specchio scuro non è dato ancora. E mi sorridi.
Id: 46721 Data: 22/01/2018 09:54:40
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Ai giorni densi
Jan Vermeer - Giovane donna assopita, 1657ca. Ai giorni densi confido quello stare immobile del tutto, in sospensione trasparente eppure ovunque, complice di un sempre che non lascia lo stupore. Agguato, sì, ma prossimo e materno come un dio che non sorvola, rimane parola che non dice se svelata fin nel minuscolo dei pori, fiato di ogni cosa viva a sospirare la sera sotto ai tetti o nel fumare trepido del cibo mentre fa scuro fuori. E tu, che taci, sei preghiera.
Id: 46659 Data: 19/01/2018 19:58:14
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Dal punto più basso della luce
La Madonna velata di Giovanni Strazza, 1850 ca. Dal punto più basso della luce sorge il mio segno con il muso in alto - dove la luce è fuori - mentre di pesce affonda la coda nel mare del solstizio interno - e lì riposa. Poi è silenzio nella neve, nocche gli zoccoli indurite dal passo del destino - infanzia solitaria di orfano nel mito. Così sia luce, epifanèia - mia phos, mia luce di bambina. Manifestato il tempo del divino, di tutto sapere ancora tutto - "apo calypso", sogno di un disvelato velo.
Id: 46254 Data: 05/01/2018 19:28:34
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Prima della notte
Le pantofole hanno il volto usato e buono della sera. Già Natale, ti chiedi come significarti ancora, o stare così, semplicemente in ascolto del respiro che prega l'unica preghiera senza nome, universale: essere insieme alle cose mansuete, fedeli al mistero dell'immanente attesa - stupore bianco della neve, e tu non l'aspettavi. Chi aspetti, in cosa speri? Pulsano le strade viventi, creature di folla discendono da stanze ora spente, tutte uguali, sostano in templi o in negozi dove ogni gesto ha un senso strano. Questo era prima della notte quando raccolte le domande in fasci ti stringi a quello che svanendo scalda, conforta, non scompare. Le pantofole mute ci aspetteranno quiete accanto al letto, pietose della loro verità nei nostri piedi che non sanno - né possono mentire.
Id: 46058 Data: 30/12/2017 19:22:52
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Nel nostro tremolare di fiammelle
René Magritte, "Méditation" - 1937 Nella nicchia di gesti ammutoliti dove si perde “io sono” i vostri volti accendono fiammelle nel sempre dei lumini. Siete voi, ora, piccole farfalle? O forse polvere minuscola, opaca luce minerale dimentica di sé eppure viva in un ancora oltre lo sperare? E Cristo, sì, l’amore dato che non si perde, resta nel crepitio delle preghiere, sistole tra riposata gioia e affannose spine - esserci. Di rete in rete presi in un inganno. Divincolarsi. Andati ormai in un lontano “Io Sono” - Cristo, sì, Cristo, l’amore dato che non si perde, resta nel crepitio, nel nostro tremolare di fiammelle.
Id: 44836 Data: 29/10/2017 12:39:29
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Scalpellini
William Turner, A Sailing Boat off Deal, 1835 Hanno cercato di scolpire il vento. Lo inseguivano con taglienti stretti in pugno abbozzando forme grezze con la subbia - così per dire d'una conca vuota, originaria. Lo scalpello ne incideva poi le parti in piccole misure delicate e multiformi, a ognuna dando nome e codice corretti, minuziosi. Delle appendici facevano gargoyle fantastici e mostruosi, solo per necessità. Un respiro profondo e sovrastante di vela silenziosa, randa d’albero maestro, planava alto, sereno, noncurante.
Id: 44525 Data: 07/10/2017 09:26:27
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Un abbaiare chiama le campane
Magritte, "L'impero delle luci" È radunare gambi freschi di coraggio nella sera conca, nella sera grembo, quell’aspettare quieto insieme al lume, al legno, al vetro, a fiamma di fornello? Quel dire sé col cibo, il fumo caldo, la carne masticata con speranza, gli occhi altrove? Rumori, carezze vive di stoviglie, sciacquii nella corrente blu, forse dormire, sognare di cercarsi ancora. Un abbaiare chiama le campane, le finestre offrono adesso.
Id: 44176 Data: 12/09/2017 20:08:38
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Contemplazione del Vento
Paul Klee, Paesaggio con uccelli gialli, 1923 C’era un merlo, o così mi pareva, anche se era marrone chiaro, mentre salivo in macchina. Avevo parcheggiato di fronte al chiosco dove andiamo tutte le estati, con la mia solita fortuna dell’ "unico buco libero" rimasto che ti fa sorridere. Questa particolare coincidenza tra me e uno spazio vuoto la interpreto come una concessione che mi viene da un altrove di cui non conosco origine o collocazione - ma che ringrazio. Anche questo tu sai di me, anche se non te l’ho mai detto. Ma avevo prenotato per noi fin dal giorno prima quel tavolo d’angolo libero nel vento, sul soppalco in legno che ricorda un teatro, con un’aria da cospiratrice che mi fa sentire ridicola, ma non più di tutto il resto. Così ti guardavo mentre eri sempre quello di tanti e tanti anni riuniti apparentemente in una sola immagine sfumata, cercando di far prevalere l’attimo del sorso o del boccone sulla confusa pena di saperti non più quello, pur restando. E così i fiori rossi del vaso accanto a noi, oscillando non sono mai più quei fiori, ma altro, e il mare che lo scirocco ricopre di velature bianche - so le creste sul mare essere sé stesse pur mutando - così che lo sguardo che contempla è stanco. C’era quel merlo, ti dicevo, quando abbiamo lasciato il tavolo più leggeri nell’attesa di essere stati ancora altro - saperlo è riconciliarsi con un non tempo. Saltellava tra il marciapiede e il bordo dell’erba. I suoi occhi colmi di nero mi hanno vista, ne sono certa, in un largo senza pena o rimpianto.
Id: 44093 Data: 06/09/2017 15:37:22
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Nellodore della pioggia traspari
a Johanna Nell’ odore della pioggia traspari, melagrana che fuggi e che ritorni, fanciulla dai divini e misteriosi semi nascosti dal geloso inverno buio - rapita agli occhi della vita come Persefone che sa la gioia quando ciclicamente poi zampilla e il tempo suo ritrova immortale - fiore di sangue, dionisiaco dono nel gioco eterno del ritorno. Ecco profuma la terra di nuovo, sale verso il cielo, inebria di speranza. Primavera di gazzelle. Chiarore.
Id: 44011 Data: 01/09/2017 13:31:14
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Virtù del vento
Se salmodiato, l'arrivo è nell'attesa. È perché il gabbiano scende mosso da istinto alieno, che la sera non riconosce i colori? O è il viola a confondere l'azzurro e noi, testimoni di sabbie e di mari traditi, senza saperli altari? Sillabe impallidite, pietre scalfite di cattedrali, volano in stormi pulviscolari - e pianissimo la notte ci assale.
Id: 43858 Data: 19/08/2017 19:10:18
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Loop
E taci, aspettando bagliori. Fiammiferi spenti le strade - prendere a calci un barattolo come fosse il mondo che qualcuno si è tracannato, far finta di niente. Così le panchine dei parchi sono strafatte d'assenza - pochi avventori seduti di sbieco, senza baci a spronare le foglie più in alto, su teste smarrite di cani senza uomo al guinzaglio. Allora è un dirsi l'attesa equilibrio perfetto - infilare la cruna dell'erba, cucire corteccia a midollo, tornare in loop tra il cuore e la testa in un punto finito, infinito. Sospendere a un filo il silenzio.
Id: 43734 Data: 06/08/2017 19:19:43
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Piccoli pezzi d’argento
Cornelis Mahu, Still life (1620-1630) Pulivo l’argento in una soluzione di bicarbonato, sale, e un foglio di alluminio. In una vaschetta ho messo l’acqua calda, il sale, un paio di cucchiai di bicarbonato, dopo averla foderata con un foglio di lucido alluminio. Ho mescolato, poi con delicatezza ci ho immerso tanti oggettini d’argento: una gabbietta, un gattino, un’automobile antica in miniatura, un piccolo pescatore. Altri che ora non ricordo. Ognuno di questi oggetti ha una sua storia collegata a momenti della vita, dimenticati ma pur presenti in qualche solaio della mente. Lentamente l’acqua si è fatta più scura, prendendosi parti d’argento che restituirà, sotto altre forme - non so niente di chimica ma questo processo è davvero affascinante - per essere poi strofinate con un morbido panno. Mentre bevevo mezzo bicchiere di vino con un cucchiaino di miele per farlo più dolce aspettando di vederli farsi sempre più brillanti, all'improvviso ho pensato a come anche noi siamo piccoli pezzi d’argento che la vita trasmuta dall'inizio fino a una fine non perentoria - come in attesa di un morbido panno che, strofinandoci con giusto vigore, ci rinnovi.
Id: 43638 Data: 27/07/2017 13:23:19
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Daat
Per Amina
Amante respiro discende salendo fin dove si apre al tutto di un oltre già qui - bambina venuta da mondi visibili a lei che del cuore conosce il sentiero dei rami connessi al dentro del tutto dal centro del corpo che suona, scandisce con eco le parti di un oltre già in sé collegate, unite nel suo bereshit da chi ci marchiava d'amore - le bestie lo sanno, se chiami per nome e diventi il tuo nome. Nasceva la madrebambina a dare le acque ai vivi partiti, tornati all'inizio. Ritorna ogni sera sull'orlo del sole che scende, che attende pastore Keter, lo raggiunge chiamando le altre nel rullo - le abbraccia, le sposa danzando.
Id: 43586 Data: 23/07/2017 10:38:04
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Il Tetto Verde
Dalì - Ragazza alla finestra (1925) A Gesù, con affetto e simpatia "Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre". (Matteo 24,36) La chiesa nuova ha il tetto verde, oltre a una struttura in legno che sale fino alla croce. Penso che il mondo ha una faccia di circostanza, non solo perché la vedo spuntare dal balcone della camera come un richiamo, ma anche e soprattutto per quell’aria tra il sornione e l’austero che ha, come a dire “ehi sono qui” a me che in chiesa non ci vado quasi mai eppure avrei circa un milione e oltre di domande da chiedere ai sacerdoti, se non sapessi che sono vincolati a una stringa di risposte con qualche variazione, e non di più. Anche se loro stessi si concedono a volte piacevolezze non esattamente ortodosse, sapendo che non sono certo quelle a costituire un danno. Allora come si fa a non immaginare Gesù anche biologicamente umano - per non dire altro che sarebbe oltremodo banale - dopo una cena e un buon bicchiere di vino, ma soprattutto mentre ride, ride di cuore all’osteria? Invece no, genuflessioni e riti a gogò, e “dì dieci avemarie per penitenza”, mentre a Medjugorje una veggente si divide tra gli appuntamenti a scadenza fissa con la Madonna e i conti del suo albergo che gestisce col marito e i figli e sicuramente è un ottimo investimento. Dunque si può ipotizzare che a Dio non gliene importi un fico secco se gli omosessuali maschi lo fanno in un certo modo - le femmine con qualche sfumatura, ma appena differente - e gli etero hanno pertugi funzionali ad hoc. Questo tanto per fare un esempio che la dice lunga sui nostri tabù. Ma davvero sotto quel tetto verde si è proprio sicuri al cento per cento che un domani, in cielo, non ci saranno più bidet, fornelli, divani o televisori, che qui è solo uno scherzo di cattivo gusto e dopo morti qualcuno tirerà una bella riga alla lavagna: i buoni di qua, i cattivi di là? E se uno, per esempio, è stato un po’ buono e un po’ cattivo verrà tagliato a metà, o in una percentuale che si accordi matematicamente agli errori che ha commesso? O forse la vita è reale e nello stesso tempo una metafora, una sorta di palcoscenico dove non si smette mai di avere un ruolo da portare avanti? I preti lo sanno, di recitare, quelli in gamba lo fanno per il bene e spesso con maestria - forse soffrendo di fingere una sicurezza che non hanno, ma si sa, l’uomo ha bisogno di guide per non tornare ai primordi, anche la psicanalisi funge da confessione e si può scegliere una via o entrambe - oppure anche nessuna, allora si devono trovare soluzioni alternative come per esempio mangiare un gelato al tramonto e dirsi “ecco, qui c’è l’attimo eterno”, ma funziona solo quando si ha una salute accettabile o si è innamorati. Insomma le cose stanno così come stanno, con strade, semafori da rispettare ma anche da schivare scattando con il giallo, se lo si vuole fare per fretta o per lieve trasgressione. E qualunque domanda tu ti faccia resta una domanda; saperlo un po’ consola perché ci si sente parte della famiglia umana. Credo che Gesù volesse dire proprio questo prima che l’avessero fregato - state buoni, non fatevi del male, cercate di volervi bene tanto qui le cose non cambiano, non cambiano. Sì, forse se lo aspettava di essere fregato un giorno o l’altro, in ogni caso si aspettava più questo che non un tetto verde con sotto un piedistallo di gesso che la gente guarda e tocca sperando, temendo, pregando che “non tocchi a me il castigo eterno”. Ma Dio sorride, sono certa, con l'orologio in tasca. Amen.
Id: 43565 Data: 21/07/2017 15:38:15
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Oh tu
William Turner - La stella della sera - 1830 Oh tu, che fai del mare una creatura sorridente, quando la donna con il bambino appena nato e il compagno accanto ride, mentre alla mia riva sale come un pensiero sorprendente di appartenenza viva a tutto. E sento un gran vibrare il vento maestro nelle ondulazioni, spigolatore delle voci ormai disperse che raduna in infinito trasmutare. A te da te con te la vita in cicli di apparenza danza. Oh tu, che dietro all'oltre ti nascondi.
Id: 43504 Data: 15/07/2017 12:39:01
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L’angelo fermo
Beato Angelico - Incoronazione della vergine, 1434-1435 Così la sera al mare io e te - parole crociate sul tardi. Quando la mente è più fresca il rebus stereoscopico della settimana, enjeu per occasioni rare o zen per amanti invecchiati con grazia indulgente. Intanto crollano palazzi in Italia del sud - come del resto anche in altre parti del mondo economicamente più fortunate - e sotto le macerie stanno, ancora caldi. Mentre corpi senza volto credono di immolarsi facendosi saltare e forse per loro ci sarà davvero un premio di solidarietà - è brutto dirlo ma lo sappiamo tutti: il mostro è altrove. A riva due ragazzi fanno quasi l’amore non fosse la presenza di due sagome sotto l’ombrellone aperto nonostante l’ora per appoggiarci i panni - a trattenerli. Poi ridono, si prendonoper mano. Non stanno.
Id: 43437 Data: 08/07/2017 18:57:32
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Come a un’ombra in un fondale
Ville Turro - Milano William Turner - Naufragio A chi troppo mi ha amata, a chi troppo ho amato Cos’altro dire? Forse che fino qui ho sbagliato tutto - l'angolo della visuale da cui guardavo me stessa e il mondo, il modo di camminare come fossi su una passerella inclinata, gli altri curvi sotto pesi o tremanti di piacere. Invidia? Sì, quando il vuoto e io eravamo lo stesso. Mi aggrappavo a un calorifero stesa per terra come a una boa di senso - poi, lentamente, risorgevo. Segno o salvezza vestirmi di qualcosa, qualunque cosa ricoprisse la paura di non esserci, di non essere abbastanza: voce uniforme, stanca di dire quello che nessuno ascolta. Staccavo le etichette cucite dietro agli occhi per tenerli in piedi con un bastone bianco. Cadevo. Poi dalla terra provare a guardare il cielo, i rami scuri e irraggiungibili degli alberi, o i fiori, enormi se la vertigine danza intorno. Era il tempo - un giro di luna ma infinitamente - delle sbarre alla finestra. Veniva il padre la sera, reduce da una guerra senza armi, prendevo un foglio e una matita per i suoi occhiali tristi che conservo in una cartella non so dove. Ombre tutto intorno penitenti sulla poltrona dei ritratti davanti al letto della camera singola. Su carta. La mattina facevo la pipì nel lavandino e mi sorridevo. Il bagno con la vasca - arrivarci un'avventura. Mi aveva portato un vestito rosso troppo grande, come un grembiule o una divisa da carcerata. Impresa uscire, c’è voluto il richiamo di un vestito giallo - nel fumo che sfiata polveroso dai muri immensi di Milano. Correre a perdifiato - indossarlo in fondo a un asfalto qualunque. Brillava addosso - non lo sapevo ancora. Cosa aggiungere a tutto questo? Quello che impari senza saperlo: aggrapparsi a un sorriso come a un’ombra in un fondale - niente o me stessa - riemergere verso la mano tesa oltre lo scoglio.
Id: 43284 Data: 22/06/2017 21:26:58
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Mia dolce, mia ventosa
Mia dolce, mia ventosa - quasi dissolto e frammentato fiato - imparo il dolce benedire che scende come un'ombra. Supremazia rubino disporsi a riscaldare quello che mai nato resta - morendo non scompare. Sera nell'alveo della luce - altrove e ovunque bevo sera fasciata di striature rosa - ferite a un orlo come ostie tra vetro e labbra. E tu che sempre sei e non parli mi scorri dentro e fuggi, mi lasci nuda, inconsapevole - divina.
Id: 43248 Data: 20/06/2017 14:39:10
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L’agguato - interconnessione con Ferdinando Giordano
L'agguato - di Ferdinando Giordano Quando ho paura mi sfilo da riti polverosi ormai trame sdrucite, lumini lunghi nel tutto perdersi aperto a Dio pur non sapendone ancora il nome né esattamente dove sia e: mayday, mayday, God. Gli anziani conoscono le regole del gioco: esperti attori in ridondanze ripetono la scena all’infinito, ben disposti intorno ai ragazzi in equilibrio verso tralci a scatto. Di Ferdinando Giordano, che ha attraversato in volo " Il mondo è una fragile preghiera"
Id: 43223 Data: 18/06/2017 19:45:34
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Il mondo è una fragile preghiera - finto sonetto
Henri-Cartier-Bresson - Enfants jouant dans la rue Quando ho paura mi sfilo dalle trame polverose di riti ormai sdruciti - lunghi lumini senza luna. E perdersi nel tutto aperto intorno, lanciare un S.O.S. a Dio pur non sapendo ancora il nome - né esattamente dove sia la via. Gli anziani
conoscono le regole del gioco: esperti attori in ridondanze ripetono la scena per umiltà. Mentre ragazzi in equilibrio su ceppi di partenza scattano a disporsi intorno ai tralci.
Id: 43124 Data: 09/06/2017 13:43:25
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Le mur d’en face - Omaggio a L’Arbalète
Le mur d’en face Donc, les pierres commencerènt de surgir, assise par assise avec angoisse je les regardais s’élever. Un silence de deuil régnait dans le petit salon, de jour en jour attristé, à mesure que montait cette chose obscurcissante. Et le temps, les mois, les saisons coulèrent. Entre chien et loup, aux heures indécises des soirs, un ciel plus bas et plus proche de ceux qui, la nuit, pèsent sur les visions déformées des songes.
Id: 43077 Data: 06/06/2017 09:20:24
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Dove di dove ora tue le mani
Dante Gabriel Rossetti, Study of Dante holding the hand of Love a mio padre Dove di dove ora tue le mani - dolgono così vicine alla risacca capovolta - il buio ha occhi per vedere, sai. Ricordi, le unghie un po’ rigate - ora non più, soltanto per dire tua in me la fine - e dita tra le dita illude simulacro d'aria. Sì, le campane sono nebbia, sapevo - quando sembravi ancora, invece te ne andavi non so dove, e voce riversavi nel lontano. Vergogna, allora, dirsi di pregare.
Id: 43072 Data: 05/06/2017 17:55:06
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Tutto questo
Dante Gabriel Rossetti, La Ghirlandata (1873)
Tutto questo non mi ha impedito di mangiare con gusto, contenta di essere salva tra le mie cose quotidiane. Ho guardato una ragazza camminare nel suo grazioso vestito verde ondeggiando sotto il sole, colma di femminile splendore. E ho sentito il profumo di primavera librarsi sopra le auto, sopra di noi, sopra l'antico orrore.
Id: 42910 Data: 23/05/2017 14:48:12
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A fuoco
Marc Chagall - Una sera alla finestra, 1950 (particolare) Sciogliere cioccolata in bocca come assaporare residui di tramonto - fortuna o grazia del momento quel subito sbocciare del petalo in vibrato - rinvio ad altro tono. Così la stanza sono cose vive e la finestra complice fin dove si fa possibile un ritorno - oltre l’opacità illusoria dei sorrisi esiliati nella foto - quel giorno intinto ancora nel sole che vibrava alto sugli occhi e chi sembrava andato ora si volta.
Id: 42885 Data: 21/05/2017 18:35:26
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La primavera che si espande dentro.
Ophelia among the Flowers - Odilon Redon (1905-8) Quei giorni sorridenti, in solitaria, forse perché c’è un troppo di qualcosa che se si condivide si sfilaccia come una vela troppo tesa al vento o fogli di un diario esposti a lungo tempo al sole - segreti abbandonati, imbruniti e chiusi tra solchi di parole che non sanno, non possono che dire altro del troppo. Allora fidarsi della voce dentro, credere che Dio ti risponde perché scende senza che tu dica o faccia un gesto - sapere che è per tutti la primavera che si espande dentro.
Id: 42781 Data: 12/05/2017 15:23:55
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E la voce degli occhi
Sublime piccolo ondulare - dove il limite? E la voce degli occhi - unica lingua.
Id: 42701 Data: 05/05/2017 14:18:56
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Dove, da dove amica?
Chagall Dove, da dove amica? ti chiederei, se non sapessi che in una sola vena trascorri, dove la ciotola di offerte schiude la bocca sul silenzio delle cose e nel silenzio delle cose vive versa traboccante volti in vapori lievi su ogni crepa che sboccia nei pensieri. E ogni venatura d'aria è un infinito ascolto, conca alle tue orecchie, inchino al tutto che discende piano, anima mia.
Id: 42530 Data: 23/04/2017 18:27:50
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Blu di sconfinato amore
Mermaid - Victor Nizovstev Come scorrevoli le primavere - umidi brillano i ragazzi guizzando, seminando strade di un'esultanza nuda di pietra di torrente, arcaica e grezza - schizzando vita intorno. E tutto il resto sfuoca, odora di pagine ingiallite dove un tempo avevi messo un fiore al centro, blu di sconfinato amore - e di sottile inganno.
Id: 42380 Data: 13/04/2017 10:07:25
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Quello che risorgendo
Vincent Van Gogh - Ramo di mandorlo in fiore, 1890 Spalmare giorni di respiro, sfumare l’aria - amanti del gioco femminile di immersione azzurra nella luce - dimenticare quello che risorgendo ancora muore - piccoli fiori bianchi appena aperti - tremanti di chiarore. Maràn athà
Id: 42316 Data: 09/04/2017 12:19:08
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Forse un dio che sorge
Oggi con le rose i tuoi occhi - tutto lo spazio del tempo che non c’è - mi hanno abbracciata. Rimane solo tutto, non di più: noi qui, colmi d’assenza - un porto per la gioia qualcosa che sempre sorge a sera, forse un dio, e sempre ancora giorno. Ho abbracciato i tuoi occhi con le rose colme d’assenza - un porto per la gioia, forse un dio che sorge, il giorno.
Id: 42248 Data: 04/04/2017 10:32:32
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Non sa se sui fili
Povero quello che domina il mondo - non sa che il tarlo si nutre del legno - perfino sul Golgota il legno non era che povera legna. Questo abbiamo appreso: cadere, cadere, cadere - chi sale sul legno lo fa per discendere. Accovacciati su strade che non si distinguono, sperma e saliva non battezzano, non benedicono - eppure in corpi perduti, mischiati, sono sale dei battiti, vita di vita in pozze innocenti. E Amen e Ohm e Sia quel che Sia E tutto è riposto in quell'attimo dove il due si perde nell'uno - non sa - non sa se sui fili le rondini sognano.
Id: 41293 Data: 30/01/2017 15:47:11
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logos in Logos
Chagall - La storia di Marc e Bella Dimmi come fare con il carmelo dei ricordi - quando non sai più come tornare ai fuochi, in basso, dove l'usata nicchia è giorno - e più calda a sera. E intanto tremi. Ma poi ti volti, ti volti in uno degli "ancora" nel sestante del maestro ancora - e vedi in volti, soffianti insieme in lunghe e palpitanti file - un volto solo. E ridi e senti di sapere - ridi.
Id: 41155 Data: 22/01/2017 10:36:55
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Resterà
Edward Weston Resterà un libro non letto, una giornata di vento lasciata solitaria al vento? Non so cosa sarà di me, di questa vita vissuta a frantumi, barlumi di luce riso e ombra. Amore non sarà l'ultima parola prima dell'eterno abbagliante orizzonte. Intanto affido al vento la voce e il mio respiro e in questa pace che mi scorre sull'anima, aspetto. Da "Il mito degli occhi" Musica di Aldo Mecarelli
Id: 41146 Data: 21/01/2017 18:34:49
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La luce. Eppure.
Epifania dell'incertezza - vivere. La luce. Eppure.
Id: 41075 Data: 16/01/2017 19:54:35
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Aprile
Odilon Redon, Figura sotto un albero fiorito, 1904-1905 La vita ci lascia il tempo di un gesto, appena un respiro - ma questa giornata d'aprile, infinita di tersa speranza, è il curvo getto di fontana che schiude, offuscata, la via che sorvoli. Da "Il mito degli occhi" Musica di Aldo Mecarelli
Id: 41049 Data: 15/01/2017 16:42:22
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Creature
So dell'albero la spaccata scorza che fa rabbrividire - mentre una rondine s' abbassa, falcia il vento e s'allontana. So l'attesa del sole tra le torri scomparse poco prima in fondo al cielo, oltre la terra gonfia di antiche piogge. Conosco la voce umida e sapiente delle strade nebbiose di città, o l'arrancare forte e ingenuo, dei sentieri inermi tra le zolle. E so di tutto questo la fatica che fin dal primo giorno ci affratella, creature nate da una sola polvere, per sempre unite in una sola argilla. da "Il mito degli occhi" musica del maestro Aldo Mecarelli
Id: 40934 Data: 10/01/2017 18:20:30
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La Gattina Bianca
Mi parlano i tuoi occhi di sogni senza suono, tuoi segreti - ma so che quando non mi guardi e piangi ti era apparsa in luoghi tristi, senza vita, la gattina bianca che non si è salvata. Ti aveva chiesto un’ultima carezza, prima del capo a sempre chino. Mi parlano i tuoi occhi come grandi mani vuote di tutto, offerte al nulla eppure acquasantiere, dove ogni giorno intingo una preghiera - che mi sei tutto e mi scompari, che chiudo in me come un embrione e nasci e in me vivendomi mi muori. Così di due una vita sola - e disperandola d’amore.
Id: 40904 Data: 08/01/2017 20:57:58
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Sui lumi ancora tua voce di seta
Sui lumi ancora tua voce di seta. Tu che mi splendevi i giorni e non è tardi dirlo - rose gialle, profumo d'incanti - ancora appari, paura di vita - e ridi a traboccare e tremi. Tremavi di un furore bianco di perla sola, cieca di nostalgia, gridavi squarciata di luce per consolarti amore - misero raccatto di sogni sfiniti in volute di fumo. Intanto rammendavi giorni di lino chiaro, spargevi cibo innamorato - e doni ti scendevano dagli occhi tra ombra e ombra, se mi guardavi.
Id: 40806 Data: 03/01/2017 10:13:44
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In the Box I pray
Apparentemente in altri muri sconfinamento dove finestre fingono altari a nuovi cieli - e la sera nuove stelle. Guardare volti tra parole volare tra due sponde - tacere poco o nulla. Tutto. Oltre soffitti alti chi ci nascondeva e serba - gregge protetto da volpe rossa di rapina. Chi o cosa lo sguardo che guarda noi guardare - negli occhi un transitare - alberi in fuga, orizzonti trafugati in altri bagagliai? Sentire in queste quattro mura segni o graffiti - tracce.
Id: 40423 Data: 28/11/2016 10:43:14
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In te alluna
È tempo senza tempo nella nebbia di noi passati come armenti - orme odorose di eternità e canti in lunghi intorpiditi prati. Così la festa vacillante dei corpi intrecciati, sognati - alone chiaro e notti benedette - in te alluna.
Id: 39788 Data: 13/10/2016 10:19:47
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Una caraffa
Mi rendo conto di non avere mai voluto appartenere - o potuto? - a significanti insiemi. Così la strada che mi affianca al mare. Libera ma presuntuosamente sola. Un narcisismo senza specchi, necessario come un pergolato su vecchie assi dove resta, sola, una caraffa. E bevo dal rosso vino - o bianco per mancanza - quella forza della vita piena che non si vuole di cintura stretta - sola di solitudine amichevole, ammiccante. Come quando cogli in uno sguardo luce - e basta a tutto, tutta la vita indietro perdonata.
Id: 39758 Data: 11/10/2016 14:12:28
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Who are you?
Who are you? A woman? Yes I'm not. A teacher? Yes I'm not. A wife? Yes I'm not. A mother? Yes I'm not. A daughter? Yes I'm not. A sister? Yes I'm not. So who are you? I am the who who is - and who is not.
Id: 39667 Data: 07/10/2016 13:31:32
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Notte uguale
Eccoci! dice il sole - a chi non so, ma sento che l'intensità è nella strada breve che trascorre in te nei giorni dove nessuno, pur sembrando uguale, ha mai lo stesso segno - il cielo e le striature verdi, vedi, stanno ogni volta in un diverso luogo del cuore, e premono per un way out che lasci fuga a quello che da sempre ha casa in te e non va via - voci che battono col sangue - ma l'aria aperta ancora al forse non risponde se non per sfondi - il cielo spalancato, sopra e in fondo.
Id: 39475 Data: 22/09/2016 10:55:09
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Piccola Ombra
"Dio, tu che ti dissimuli nelle nubi, o dietro la casa del calzolaio, fa che si riveli la mia anima, anima dolente di ragazzetto balbettante, rivela il mio cammino. Non vorrei essere come tutti gli altri; voglio vedere un mondo nuovo." (M. Chagall) Piccola Ombra che non sei stata carne e sangue se non in me - poi nulla - sei nella volta che ricopre il mondo e ovunque terra si disfi e ricomponga ancora senza mai pausa tra sorrisi o pianto. Ma guardo sempre con stupore il Sole e chiedo - senza domanda né preghiera chiedo dove si annidi o si nasconda Dio - e nel brillare sparso della Luce nel ventre dolce della Sera sento che a ognuno è annucio mite - come aspettare a occhi chiusi un bacio che nel profondo Sonno poi ci sfiora.
Id: 39366 Data: 14/09/2016 12:54:48
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E il mare
"Wu Wei" "L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede". Meister Eckhart Quel troppo di vita dei sassi accecati di luce - gonfia al respiro le vele, ammaina pensieri di vento. Salpare ... per dove? Il mare trascorre restando. Nell'iride ruota minuscolo il mondo - pagliuzze di grida e fili di erba ogni volta più verdi. Nudi di tutto uscire da mura di sabbia risorgere fuoco nel legno al magnifico nulla. E il mare.
Id: 39310 Data: 10/09/2016 17:46:53
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Dove la luce è traforo al buio
Francine van Hove Si incanala così il vento in questa stretta strada - come dovunque ogni luogo è il solo e insieme ha un'aria che rimanda ad altri vaghi altrove. Qui la gelateria, all'angolo di un muro d'edera dove la luce è traforo al buio, ha opalescenze d'altro - quasi un ritorno. Tra ondulazioni vedi ma non sai se la donna che sbuca all'improvviso appoggiata solo alla vecchiaia sia per te segno o annuncio o inaspettato e il vino poi la sera su tutto una ricongiunzione.
Id: 39089 Data: 22/08/2016 10:44:19
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E simboli le cose
Ecco - appare il silenzio del crespo rumore. Non questo o quello ma l'onda diversamente galleggiante di noi in palchetti protetti da mani indaffarate - gli occhi sipari semiaperti a sfuggire il quando, il dove. Qui è l'altrove, l'impercettibile sognato - sublime aroma di caffè - e simboli le cose.
Id: 38975 Data: 11/08/2016 11:16:44
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Clic
Paul Klee Basta un dito, uno qualunque - nella scelta una questione di stile e di un carattere che a ben vedere si disvela - per indagare il mondo e riversarlo vaporoso su se stessi. Come acqua del Giordano che dalle profondità fangose (dove ha radici di tutti il tutto) sale e s'increspa lucida e chiara sotto la seta del polpastrello, il nuovo demiurgo impara l'alchimia e mescolando il nero al rosso al bianco opera unione di contrari, somma e sottrae necessità e accidente - in un like sussume il brivido di sé all'universo. E nella cifra che ha l'assolutezza di uno yod o di un ayin è partorito un mondo nuovo - stelle non avvistate ancora o zampillii di sperma fecondante - in tutto un sussultare di emozioni brevi, miriadi di farfalle negli sguardi e interminati spazi oltre un clic in questa profondissima quiete che spaura -
Id: 38778 Data: 24/07/2016 09:08:29
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Più su il gabbiano plana
Più su il gabbiano plana - non sai quanta stanchezza costi il volo, o quanto di infiniti sguardi, di cielo, estasi splancata, noia.
Allora non invidi l'uso delle ali, creatura è tutto - una dolcezza acuta nel palato allo stridìo, come nel grido aperto del neonato tutto stupito ricomincia il mondo - e nasce ancora dio.
Id: 38659 Data: 15/07/2016 19:39:58
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Nellimmutato fruscìo del cuore
Nell'immutato fruscìo del cuore e gabbia semichiusa del respiro - andare: ombra una scìa all'indietro a srotolare chi cosa viva fu e, procedendo, ancora. Fa male. Senza sapere come la terra il vento il cielo e quel pulviscolo di tutto immensamente - eppure non distante un cinguettìo - pregare.
Id: 38116 Data: 04/06/2016 17:17:11
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Oh questo ancora
Vagare vagabonda meraviglia bendando un vacillare - oh questo ancora restare di piccoli funamboli, accattonare in nicchie dio - e poi: vorresti un tè nel pomeriggio? andremo a passeggiare fino alla svolta. La salute, sai, e poi la sera, la sera. La folla dei pensieri svaporare salendo fino a un punto improbabile - il cielo.
Id: 37991 Data: 27/05/2016 19:45:24
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Flauto di canna
Poter essere flauto di canna, passaggio illimitato al vento - suonare la nota dell'aria, particelle di mondo sfrante in acquea luminescenza. Così vibrando - in accordo a una volontà - sentire di tutto il centro.
Id: 37543 Data: 29/04/2016 11:03:46
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Lietamente ho danzato
Dio, il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. (Genesi 2:20-21). Nel respiro lungo i miei animali pascolavano lieti. Sotto le nubi del mio cielo, ben piantati sulla mia terra, mettevano semi. Li ho chiamati, uno per uno, radunati nel mio giardino. Il leone, la tigre, il serpente, nel respiro lungo sono saliti - ho dato loro un segno, un nome: sotto le nubi del mio cielo hanno danzato, ben piantati sulla mia terra. Salendo e scendendo sul mio tronco sottile, hanno gettato rami fioriti - presto ancora per il frutto. Allora li ho riconosciuti i miei dolci, persistenti oppositori, gli animali del mio giardino, li ho nominati - e ho danzato insieme a loro, lietamente ho danzato. (Dedicata ad Annick de Souzenelle, saggia maestra di vita)
Id: 37175 Data: 04/04/2016 08:40:34
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Ho viaggiato
Oh sì - non posso dire di non aver viaggiato, quando apprendendo un battito mi si sgualciva immobile - il cuore - e non cercando è quando ho più trovato. Sentire, solo sentire fin dove può salire il filo: fino a una fede in tutto - quasi senza peso - e giù zavorre dove la colpa erano gli occhi opachi di bambina. Come tutti, già pronta allo slancio verso una porta aperta - quale? - e poi respiri fondi tra due braccioli rossi di poltrona.
Id: 36913 Data: 18/03/2016 20:07:59
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Be to be - whispers the wind - Reloaded
Be
cathedral of my whim, bright anointing of the rain, womb-like hollow of the earth, breath - unbroken - of the flame.
Be
beehive and busy bee -
Be
grasshopper in its lawn -
Be
the shepherd and the sheep -
Be to be - whispers the wind - I'm in you, you're in me.
This - too - I - am - not.
Sii per esserci – Bisbiglia il vento
Sii Cattedrale del mio capriccio (fantasia), luminosa consacrazione della pioggia, utero-conca della terra, respiro- indomito (ininterrotto) - della fiamma.
Sii
Alveare e ape laboriosa -
Sii
Cavalletta nel suo prato -
Sii
La pecora e il pastore -
Sii per essere – bisbiglia il vento Io sono te – tu sei me.
Questo - anche - io - non - sono
Id: 36496 Data: 25/02/2016 12:43:17
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Mentre una pioggia lucida
Sì - dopo volti improvvisi e finestre - mentre una pioggia lucida decide che il cielo può essere altro, mentre nuove gambe sostengono intercambiabili parole - ma diverso il gocciolío, altro il ponte del sorriso - sì: andare fuori dove non è mai ancora tutto - dove la rena e il mare non hanno smesso di parlare al vento.
Id: 36032 Data: 27/01/2016 13:22:52
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Mi sa, il mare
Mi sa, il mare, vibrazione di ciglia su rena, granello disperso al maestrale, lontano. Mi sa, il mare, venatura di un soffio, risacca fedele che fugge lontano. Mi sa cantilena d'azzurro incagliata alla riva, opaco riflesso di un cielo serale, lontano.
Id: 35848 Data: 17/01/2016 20:17:11
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Silenzio, non fare rumore
Silenzio, non fare rumore quando cadrà la corolla - taci sull'orlo, sversati sui confini del mondo - non fare rumore. Dedicata al coraggio di Ashraf Fayadh un uomo
Id: 35806 Data: 15/01/2016 20:26:29
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Innalzando
Fanny e Alexander, 1982 Quando scompare il gioco e tutto è fiaba senza fine possibile volare con braccia spalancate tra due muri - un corridoio per l'estasi e lo slancio. Intrecciavamo mani io e l'amica, aruspici del nostro stesso volo. Dimentiche del qui e perduta l'ora poi planavamo adagio in basso, ancora in alto gli occhi, i denti già affondati nella materna pisside - magia di mele in morbido composto d'oro da celebrare sotto il dolce velo bianco - sposate alla sacralità indicibile del gusto - ininterrotte epifanie innalzando.
Id: 35542 Data: 30/12/2015 20:48:15
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Nel fruscìo
Christos Bokoros Nel fruscìo di vestiti intrisi di laboriosi giorni - dove andremo operai di mattini pallidi intrisi di strade, tormenti, giorni polverosi - nel fruscìo di tormenti vestiti di strade polverose - cosa diremo ai giorni pallidi, fruscii di domande vestite di tormenti - cosa faremo laboriosi di vestite strade, fruscii intrisi di tormenti - cosa faremo di queste lunghe sere pallide operaie della luna? A Adielle
Id: 35178 Data: 27/11/2015 20:38:13
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Nelle tue mani madre#controviolenzadonne
Donne che danzano - Pittura rupestre Nelle tue mani madre il mondo - pulsare nel tuo palmo annuncia vita piena. Casa di sbrecciate mura donna, fenditure millenarie annunciano ferite nella carne. Aprire porte all'eccomi - verginità d’ascolto all'angelo, annuncia anche orrore. Nelle tue mani madre il mondo - parola arcaica tra rovine annuncia ancora fumo. Nelle tue mani madre il mondo - osare strappi al velo annuncia nuova terra, promessa oltre il deserto - libertà.
Id: 35088 Data: 22/11/2015 12:56:41
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Teilhard de Chardin - L’homme est la clé de l’Univers
L'homme est la clef de l'Univers, il permet de comprendre l'évolution. Il lui donne un sens - nous voyons monter la complexité depuis la première bactérie jusqu'à nous. Les bactéries et les algues bleues sont restées seules, dans leur simplicité apparente, pendant 2 milliards d'années, avant l'apparition des protistes, êtres monocellulaires complexes doués de sexualité. C'est le résultat de l'évolution qui éclaire ses modalités et en donne le sens. L'évolution ne s'arrête pas à l'homme ; elle se poursuit par l'évolution culturelle de l'Humanité, nourrie par la créativité personnelle des hommes. ... Mais quelle force peut unir les hommes dans leurs sociétés pour assurer leur stabilité ? C'est l'amour sous toutes ses formes. Dans tout groupe social l'intérêt porté à chaque homme par les autres hommes lui permet de s'épanouir personnellement. Nous entrons aujourd'hui dans l'ultra-humain, phase d'organisation volontaire de l'Humanité. Cette phase correspond à la prise de conscience par l'homme de l'évolution. En étant conscient, il en devient responsable et il en a les moyens. Son désir d'absolu pour soutenir son effort; lui seul peut les mettre en œuvre.
Id: 34999 Data: 15/11/2015 15:44:44
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L’indicibile soffio
Alessandro Alessandrini Mattino Ancora ovunque terra Ovunque cielo Solitudini Strade Passi = Invocazioni Offerte Nell'aria ancora Chi comprava pane Tempo di silenzio Sguardi Può bastare Come muovere le mani Vino fumo pregare Oppure niente Saper stare Saper stare Oppure niente Vino fumo Pregare come muovere le mani Può bastare sguardi Tempo di silenzio Chi comprava pane nell'aria Ancora offerte Passi = Invocazioni Strade solitudini ovunque Cielo ancora Ovunque terra Mattino
Kandinsky - Accento in rosa - 1926
Id: 34882 Data: 06/11/2015 19:13:58
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Io direi
Dove il senso? Oppure ovunque. Parcellizzato. Perché? Io direi per un oltre. Possibile, probabile. Anche logico, mi sembra. Visto che noi qui a dire. Comunque. E la pioggia pulita e fresca e ancora noi sopra l'orrore sopra l'errore sopra l'errare - già un oltre le nuvole o la trasmutazione della sera - il sole che prima vedi, poi più. Ma torna. Fino a? E ancora: 1. Le voci 2. Gli sguardi 3. I piccoli spazi protetti 4. I piccoli spazi come nicchie 5. I libri sacri ma anche quelli non sacri - i libri 6. Il pensiero 7. Perché no una rosa comunque 8. I profumi nonostante 9. La cena dopo i funerali col suo tepore 10. Dire Dio E: Le liste, La logica, La poesia, La carta, Gli abbracci - anche Il Fatto che ci si commuove. E soprattutto: quello che sta dietro ai pensieri e ci accompagna come quando, voltandoci, non vediamo nessuno ma siamo certi che c'era qualcuno - scomparso dietro l'angolo.
Id: 34520 Data: 07/10/2015 13:22:02
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Sì
Sì come idiota al tutto ridere senza denti in un bicchiere al cosmovino pace pace pace cocktail grigioazzurro il cielo SÌ SÌ SÌ SÌ SÌ SÌSÌSÌSÌSÌ
Id: 34406 Data: 26/09/2015 10:00:50
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e io che fingevo parole intanto
e io che fingevo parole intanto accatastavo silenzio finché si è preso tutto lo spazio - le parole si sono allontanate roteando nerastre nella fuliggine notturna - e il silenzio si è addormentato sull'orlo perlaceo di un sogno mai sognato.
Id: 34367 Data: 22/09/2015 00:01:13
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The Why Out
Non saprei dire a tutto no o a tutto sì, né mi è mai importato farlo. Dove condurre il primo o l'ultimo tuo passo è solo questione di luce intermittente, di quello che ti scriveranno i rami in una certa ora che ruberà il suo corso al giorno o si travestirà da stella della sera. Davvero puoi sospendere a un "sì sì" quello che dai campi al cielo vede un giglio, o a un "no no" il gabbiano, se non cambia rotta? Tra un sì sì e un no no che cosa può curare la distanza? Dove si annida il taglio, la cesura? Forse, la pena è nelle strade mai percorse - il buio, l'oppressione che solo dopo avere perdonato al tempo l'inarrestabile sua fuga, lo sguardo di piccoli animali raccolti nel caldo di tua tana poi consola.
Id: 34261 Data: 13/09/2015 15:55:20
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Le scarpette di Aylan
Ho pianto per quelle scarpette che non hanno mai camminato né saltellato ma sono rimaste lì ferme a oscillare sulle onde ancora per un poco a galleggiare. Forse erano nuove, comprate col cuore in gola dai genitori per quando lo avrebbero finalmente appoggiato sulla sabbia di una riva più buona - e tenendolo sotto le tenere ascelle lo avrebbero fatto dondolare canticchiandogli sul collo amorevolmente: Aylan! Aylan! Eccoci qua! prima di stendersi per terra con gli altri ad aspettare. E lui si sarebbe divincolato ridendo anche se semiaddormentato e si sarebbe subito messo a correre tra le risate stanche ma felici di tutta la gente attorno. E nessuno avrebbe saputo dello sbarco di Aylan. Invece le ho viste penzolare tra le braccia di un uomo triste e coraggioso quelle scarpette che dondolano davanti a tutti gli occhi senza più Aylan. E io che vivo tra i muri tranquilli di un brutto ma comodo palazzo vicino al mare mi chiedo di te piccolo Aylan, delle tue scarpette che non metterai mai più - mai più - e non so pregare.
Id: 34202 Data: 08/09/2015 17:27:57
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Dove dormono le stelle
Non ti ho potuto dire - appena in me già più non eri - di quante volte mi baleni in altri occhi un frullo d'ali, distante e parallelo. Ho sovrapposto maschere sul vuoto. Nei buchi neri dormono le stelle, tu splendi ovunque si smarrisca il tempo. Quando la sera è filtro a illimpidire il giorno mi sporgo e il tuo passaggio è luce sul buio che mi intorbidava il fondo.
Id: 34126 Data: 02/09/2015 11:01:41
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Se non la vita
Tace la voce dentro una gioia amplificata e piena. Fuori foschia, polvere sottile, ricordi della maestà del marmo - risplende intatto in una cava dove la luna illumina le mani, un corpo, un volto muto nella sorgente chiara. Oltre il silenzio nulla sa - cos'altro può sperare se non la vita.
Id: 34098 Data: 30/08/2015 01:46:01
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Robert Wasp Pirsig
Dimmi del movimento delle foglie – la lingua, le trame che raccontano, e se oggi dondolano calibrate a un unico volere. – Un tassello al giorno, uno per tutti i puzzle che hanno sempre un vuoto in dote. Eppure noi – abitati ormai troppo da lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato, torti, oppressi da bazzecole come la fatidica domanda ci sei? - noi, certi giorni scorriamo dentro le loro venature, e nei nodi intercettiamo il cuore, come ipnotizzati lo sentiamo vicino, indicando lontano. Respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia che è sul punto di venire e solo sul tardi arriva. Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato sappiamo che le nuvole borbottano quali genitori a vapore. Sorridendo al coraggio ritrovato vengono fuori, permettendoci perfino di giocare ad un soffio. Così libere le foglie da consentire al vento quello che vuole, e certo non le lascia in tronco.
Testo di Robert Wasp Pirsig
Id: 34064 Data: 27/08/2015 17:28:09
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Del movimento ingenuo delle foglie
Dimmi del movimento delle foglie - che lingua, quali trame, dove il tassello per l'incastro. Tra effetti e cause un oscillare incerto - sospesa quæstio come fanno. Shakespearian nonsense tra to be or not to be intercettarne nel cuore venature, ip(n)otizzare sere come strenne. Sul tardi vento e leggere madri le nuvole a farci dire sì a chi non sa - nemmeno vuole.
Id: 34055 Data: 27/08/2015 09:25:14
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Il movimento ingenuo delle foglie
Dimmi del movimento delle foglie - che lingua parlano, quali trame raccontano, e se oggi come sempre dondolano con forze calibrate a un unico volere. Manca un tassello almeno a ogni puzzle che compone il giorno - credevi completo un lato ma c'era un vuoto nascosto nell'incastro. Eppure noi - in luoghi ormai troppo abitati per non essere effetto e causa di fardelli da portare, lungaggini della legge, fitte dolenti di amore disprezzato, torti di oppressori e altre bazzecole come la fatidica domanda se esserci o non esserci - noi, certi giorni che ci scorrono dentro come venature nelle foglie, delle foglie intercettiamo il cuore, e come ipnotizzati dal loro accennarci ora a un più vicino, ora a un più lontano, respiriamo sere al rallentatore, l'attesa strenna di una gioia che è sul punto di venire. Flutti galleggianti in un vento a lungo cercato - solo sul tardi viene - sappiamo che le nuvole poco fa borbottanti al nostro indugiare sono nostra madre. Sorridendo al coraggio ritrovato ci porta fuori, permettendoci perfino di giocare. Così ci sentiamo fratelli delle foglie, del loro interminabile e fiduciosoo dire sì al vento - a quello che forse nemmeno sa, e nemmeno vuole.
Id: 34048 Data: 25/08/2015 18:48:48
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That’S All Folks
A Jo E tu sarai stata seduta su quella sedia verde scuro con lo schienale alto, di plastica, la cui dura sostanza non si oppone alla sciolta disinvoltura del mare - sarà stato molto mosso - e nemmeno al benvenuto alterno arrivo della schiuma. Si sarà messa sulle punte delle onde per saltarti in braccio fin dove le gambe diventano candide radici e tu esplosione di luce mentre di profilo starai guardando la linea della riva diventare sempre altro. E non sarai stata lì mentre starai ritornando di corsa sulla spiaggia lasciando il posto vuoto nella sedia verde che avrà intanto accentuato l'azzurro del mare. Che sicuramente avrà ricordato la tua impronta e il tuo stargli di fianco con il viso appena girato verso il sole mentre io dentro gli occhi avrò riposto tutto.
Id: 34024 Data: 23/08/2015 10:29:00
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In improvvise stanze di limoni
È un segno quel vagare sottotraccia, toccando improvviso basolato in risalita dal fondale allodolare chiaro di neonate grida, fuori, dove gazze ladre lacerano squarci di mattini da grumi bui infere bestie di ottusa pece È ancora un segno quell’uscire dai cardini in improvvise stanze di limoni gialle di gioia impadronirsene quel tanto che rimanga nella pioggia l’odore del sole.
Id: 33984 Data: 19/08/2015 16:43:36
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Ci spegneremo Jo, come le stelle
Ci spegneremo Jo, come le stelle che contavamo l'altra sera a San Lorenzo, mentre sparivano danzando. Ma non come le stelle tu sei viva, che - rifulgendo luci in abbandoni d'incoscienza - forse di un tutto non sapendo sanno. Noi siamo intrisi di quel tanto o poco che vediamo attorno ai nostri passi mentre calpestando abbiamo riso, e ridendo pianto. Ci spegneremo sì, come le stelle che sembrano guardarci e forse sono angeli che sanno di un segreto chiuso laggiù in fondo, in uno scrigno muto dove si fa più oscuro il firmamento. Ma non come le stelle resteremo, che lasciano una scia ingannatrice e gli occhi non lo sanno. Nel buio più profondo di noi stessi saremo luce immensa e il miele che ti è onda tra i capelli sarà raccolto goccia a goccia da chi oltre le stelle infinitamente guarda, ma non sappiamo la sua lingua - sentiamo qualche volta nei pensieri brillare una sua eco, se ci parla.
Id: 33937 Data: 13/08/2015 17:54:36
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Salmo
Tocco le mie corde di polvere, accordi intermittenti. Stono un canto di venti venuti dal mare odoroso di storie di me e vissute nel tempo di dentro. Oltre i corti davanzali degli occhi, lungo correnti di sinapsi in tempesta fino al valico del cuore canto un canto mai compiuto, cerco il passaggio verso un me che sia un tutto da me altro - altro da me e in me fin dove il mondo era da chi oltre me vedeva - da chi del mondo era più alto.
Id: 33911 Data: 11/08/2015 10:10:17
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Il passaggio nellombra
Nell'ombra del nonsenso scivolo nell'ombra perduta ombra tra le ombre e discendendo di ombra in ombra raggiungo un'ombra più grande di ogni ombra e lì mi annullo come un'ombra confusa tra le ombre nello spavento colmo d'ombra ma so che se attraverso l'ombra di me stessa lì in fondo trovo luce.
* Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.* Isaia 9,1
Id: 33887 Data: 08/08/2015 19:18:24
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Bologna ha i muri rossi
In un posto del sangue muri vino acceso e intemperanze - ragazzi si accoppiano di notte dietro i mattoni della chiesa grande che sorride e sbadiglia eco e sospiri a bocca larga con la esse da puttana. Testimoni di salite innamorate San Luca e i giardini Margherita nell'ombra lunga delle Torri, di un primo sangue offerto in stille in una Due Cavalli rovesciata in stupito orgasmo - trapunta un cielo nero bucato dalle stelle. Bologna corpo inconsapevole e nudo, tripudio triste di chi perduto in una stanza vuota ha se stesso - profumo di tabacco da cartina, metronomo di libri letti in fretta e sogni sparsi. Bologna squarciata, imene offerto al cazzo violento infoiato e duro di chi non è neanche un chi - non vede una bambina, ha occhi sordi - tre anni fuori dalla storia, eterni. Bologna ha muri rossi, chiese con porte grandi di vagina, corpo che danzando si è fermato pulsante e vivo eppure nella piazza delle sette chiese, occhi lucenti di una vita bella. Bologna ha muri rossi e un'anima che ride dopo i funerali, ride scorrendo sotto i portici, fiume che canta tra le sue rive rosse -
canta della sapienza e di una vita bella.
Id: 33840 Data: 03/08/2015 15:52:22
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Ormai finestra alla speranza
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