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Raccolta di poesie di Danilo Mar
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nostalgie

nostalgia della mia infanzia
e dei giochi consumati correndo
nelle praterie del mio Far West
fatto di campi che unendo
la via Flaminia al fiume 
mi facevano sentire come Tex

nostalgia della nebbia che nascondeva
tele di ragno disegnate dalla brina
sulle brughiere di casa mia la mattina
e diradandosi mi regalava 
visioni irreali che bello mi sembrava
anche l’orrendo campanile dell’Immacolata

nostalgia del mese mariano quando 
si usciva da scuola e in chiesa s’andava
ed ora che un poco lo conoscevo 
affascinato e rapito restavo 
dal latino delle pie donne
che in coro rispondevano

con improbabili

"oraprono" o "chieleson" e altre "cristeeson"

nostalgia dei miei sogni bambini
dei giochi lungo il fiume 
dei castelli di fango mai finiti 
del sapore dell’uva rubata ai vicini
delle corse a piedi nudi 
sulle stoppie di grano
dei graffi delle cadute 
delle ginocchia incrostate

nostalgia dell’Ilia da noi ragazzi spiata 
quando dietro al fienile la gonna s’alzava 
poi s’accovacciava e sorridendo pisciava 
ben sapendo che noi
impudenti marmocchi la si guardava

beandoci del nuovo gioco

scommettendo chi più lontano schizzava
e Sergio estasiato poi diceva 
"avete visto che cosce"
le vedevo si e pensavo a Lino
suo marito macchinista in ferrovia
sulla littorina che dal reatino 
gli operai portava all’acciaieria

nostalgia di quelle scarpe rotte
dei calzoni con orgoglio portati 
pure se avevano le toppe
nostalgia d’un tempo troppo poco durato
perché è brutto scoprire a sette anni
che la Befana è una beffa non esiste
era mia madre e con lo sguardo triste
mi abbraccia e piange con me
"Dani ora non dirlo a loro
tieni il segreto per te"

nostalgia di quel risveglio 
la mattina del 6 di gennaio
e le urla dei miei fratelli
"Danilo Danilo vedessi che belli"

nostalgia degli amoretti da due soldi
dei baci a labbra strette
scambiati con l’Annamaria
che volete avevo anni sette
e come Cristo al Tempio 
le sere d’estate pontificavo 
tra gli adulti raccolti nell’aia
e manco ricordo quel che dicevo
so solo che - prendendomi in giro -
per tutti ero 
il Sindaco di Castelchiaro

nostalgia del poco che avevo
e che ora s’è perso in un benessere 
che tutto m’ha dato
ma una cosa mai mi potrà dare
tornare a vivere il mio passato
e quello che ho fatto rifare

coi miei errori le mie incertezze

con la mia faccia aperta ai dubbi

e i miei chiasmi filosofanti

*

Ti ho cercata

t'ho cercata 
per mari tempestosi 
e su cime innevate 
per mercati orientali 
e ricchi negozi occidentali 
tra i tukul della povertà 
e lussuose ville vittoriane 
in affollate metropoli 
e nei ghetti delle megalopoli 

t'ho cercata 
nei miei mondi fantastici 
e nel disincanto della memoria 
nei ricordi del passato 
e le certezze del presente 
nel deserto della catarsi storica 
e negli affollati pensieri di chi crea 
tra i mulini a vento 
- novella Dulcinea del Doboso - 
tra gli scalpitii di ogni Ronzinante 
e in qualche pub fumoso 

t'ho cercata 
nei ricordi della filosofia 
quella studiata vissuta creata 
quella che ha formato la mia giovinezza 
e mai diventata certezza 
tra gli incanti della purezza 
nei giardini dell'Eden 
negli abissi dell'Ade 
tra le brutture del peccato 
e i godimenti d'atti impuri 
tra i ciuffi d'erba 
attaccata ai muri 
e orchidee curate con passione 
per essere donate al primo amore 

t'ho cercata 
anche nel dolore 
e nell'assurdo d'irrisolte equazioni 
nella gioia del filiale amore 
e nei turbamenti delle emozioni 
nel miracolo della vita 
e nel mistero della morte 

t'ho cercata 
al di là della sorte 
nella routine quotidiana 
nella fortuna che schiude le porte 
negli strappi cobalto del cielo 
che all'orizzonte sposa la terra 
e nell'arroganza bastarda 
di chi predica la guerra 

t'ho cercata 
in mondi lontani 
su code di stelle comete 
nelle foreste tropicali 
e nei deserti uccisi dalla sete 
tra i Tuareg del Sahara 
e nativi americani
stipati in riserve disumane

t’ho cercata
nelle calotte polari 
e nei cosmici vulcani planetari 
nei miei eterni dubbi
nelle mie fantasie
e nelle mie ire tempestose

t'ho cercata 
nella mia disperazione 
nei miei versi maledetti 
nei miei quadri mai finiti 
nelle angosce 
nelle brutture 
e nelle mie insane paure 

t'ho cercata 
nelle mie ossa stanche 
nel mio male maledetto 
e nella forza che ci metto 
per vivere una vita 
che sia normale 
ma che ogni giorno 
- io lo sento - 
su se stessa s'avvita 
strappandomi solo 
l'insana promessa 
di chiudere bottega 
il giorno che capirò 
che la partita è persa 

t'ho cercata 
amore mio 
t'ho cercata 
e alfine 
t'ho trovata 
al limitar dei monti 
e di verdi vallate 
là dove il rosso dei tramonti 
ti vede sul ponte 
capelli al vento 
ad aspettare il mio ritorno

*

Jus poenitendi

Ius poenitendi

mentre i commercianti regalano mimosa
e i locali s’affollano di sole donne a iosa
mentre con falsa stupida e becera retorica
che male si concilia con quella che è la storia

viene festeggiato un giorno che ricorda solo morte
ci sono donne schiavizzate, torturate e lapidate
da quegli stessi uomini che regalano mimose…

amore mio io ti donerò un fiore di campo reciso

*

Fotogrammi

fotogrammi del mio volto per te
che sei sulla linea curva d’orizzonte
con ricordi di un amore graffiato
cercato condiviso e mai dimenticato
e mentre l’orizzonte ti porta via
per sorgere in un’alba che non è mia
a me restano ricordi scheggiati
d’un puzzle che non riesco a finire
e non basta il tuo ricordo a lenire
la rabbia che mi brucia dentro
ed il dolore che più forte sento
mentre brandelli di vita vissuta
affiorano e confondono la mia mente
come coperti da un opaco velo
per poi liberarsi subitamente
tra gli strappi cobalto del cielo
e il tempo che ineluttabile corre
non mi lascia tempo e nella torre
d’avorio mi ritroverò solo
ricordando i tuoi capelli
simili a stormi di corvi in volo

*

Lo scrigno

Lo scrigno

metti in quello scrigno
i versi che ho scritto per te
mettici i momenti
trascorsi insieme
i ricordi le risa i tormenti
le nostre fughe romantiche
le gioie e le paure
che ci siamo regalati
mettici i pianti i litigi
la mia insolenza
le tue carezze
su i miei capelli grigi
e anche la tua
testarda ossessione
per il mio essere
così diverso
senza mai renderti conto
che cambiando
sarei stato un uomo perso

conservalo amore mio
perché lì c’è tutto me stesso
e ci sei anche tu
cantata dai miei versi
che fanno di quest’amore
un bene universale
e se hanno ancora
senso le parole
non ti scordare di quelle
dette al sole
"nel posto dove l’occhio si perde
all’orizzonte di Duna Verde"
parole
dette mentre facevamo
all’amore
"io sono solo un’ombra
e vivo solo se tu
sei il mio sole"


*

Quando il corpo divorzia dal cervello

quando inconsciamente trema una mano
quando la testa non risponde più al collo
quando il volto non ha più espressione
e le gambe flettono senza più forza
quando più che lucida
è la mente che rincorre
ricordi ormai lontani
quando vorresti bestemmiare e non hai voce
quando prendi la testa tra le mani
per un attimo di leggero respiro
e vedere ancora una volta il sole
quando un bastone è tutta la vita per non cadere
quando vorresti muovere quel piede
che invece è a terra inchiodato
quando i muscoli si irrigidiscono e tutto
diventa un andare lento
mentre s’affacciano strani pensieri
perché sai che domani
sarà peggio di ieri
quando vorresti correre come un tempo
non troppo lontano
quando…quando…quando…
quando il corpo divorzia dal cervello
restano solo brandelli di vita
resta solo una gelida quasi perfida solitudine
resta solo un disegno di morte che qualcuno ha deciso per me
e mi resti solo tu amore mio
che mi ami a dispetto d’un destino
che s’è preso tutto ma che
m’ha fatto incrociare il tuo cammino

*

Vendetta

gelosa è la terra
del bacio che le foglie
daranno agli alberi
e lì immobile aspetta
che il tempo consumi
i giorni colorati di verde
per ricevere il bacio leggero
delle foglie ingiallite
e farle morire nel suo ventre

*

Madre

madre
t’ho visto piangere e t’ho chiesto
“perché lo fai”
forte a te m’hai stretto
e singhiozzando m’hai detto
“prego ogni ora da mane a sera
che Dio su di me cali il tuo dolore
non ce la faccio a vederti soffrire”

amore con amore amor ripaga
e si fa carico della ria sorte
ma anche se per poter divino
ti fosse dato di mutar il destino
non lo vorrei io madre mia
che a te mi lega un amor si forte
che ringrazio io Dio fin da ora
se prima che a te sorella morte
il suo sudario riserverà a me
si da togliermi dal petto il dolore
per il tuo dipartito amore

*

Lotta per me

se le nuvole
cadranno
dal cielo
se le serre
non daranno
più fiori
né una stella
più brillerà
se il cuore
indurisce
per la pena
d'un amico
e non senti
più gioia
né dolore
amore mio
torna a lottare
per me


*

Oggi siamo tutti Abramo

Il primo febbraio 2009 il Tribunale accolse la richiesta della famiglia e autorizzò la sospensione dell’alimentazione di Eluana Enclaro che morirà il giorno 9.
L’8 scrissi questi versi.


Oggi siamo tutti Abramo

Per Eluana


non so perché io
credo in Dio
forse per convenienza
o forse perché
diffido della scienza
forse perché da peccatore
cerco il perdono
per tacitare la mia coscienza
o forse ancora
per avere chi pregare
quando il dolore
delle mie ossa
mi ricorda che poco
mi resta da campare
o anche per avere
chi bestemmiare
non bastando più i santi
da declinare in fila
tutti quanti

e mi sono chiesto
mille volte tra i miei
chiasmi filosofanti
- nelle giornate uggiose
e in quelle raggianti -
chi genera più terrore
se l’uomo o l’animale
e provo un certo orrore
nel darmi la risposta
anche se del primo
credevo di sapere
e del secondo proprio non so
la risposta che mi sono dato
in questo giorno triste
e che non m’ha confortato
è nuda e cruda
“è l’animale fatto uomo
amico mio
che azzanna un figlio
senza che di lassù
il Signore Iddio
l’avesse stimolato
confortato
come fece con Abramo
e poi fermato”

e il pensiero
corre ad Eluana
- ma domani
potrebbe essere
Flaminia Valentina
Daniele o Luana –
e a quel cuore che
pulsa in petto
a quel sondino sputato
quasi per rigetto
a quel corpo nelle cui vene
scorre sangue buono
a tutte quelle pene
- ne sono ben cosciente -
che tutti i suoi cari
tra doglie pensieri e affanni
e forse troppo soli tra la gente
portano da diciassette anni

ma proprio a voi
che siete a lei più vicini
e quel cuore sentite pulsare
quel respiro la vita alitare
io che non sono nessuno
ma solo un povero baccelliere
dal destino segnato
dico
“fermate quella mano
oggi siamo tutti Abramo”

Terni, 8 febbraio 2009



*

Istanti

istanti
distanti
fra noi
e d’istinto
ti rivedo
tu ed io
astanti
sempre
distanti
eppur felici
un istante
fatto
d’istanti

*

Serendipità

ricordi?
cominciò come un gioco
una sfida a te stessa
una sfida a me stesso
e ci siamo bruciati
al fuoco d’un amore
improvviso
non cercato
ma che ci ha inchiodati

e questa serendipità
ci ha trovati felici
ma anche indifesi
a volte malinconici
ma sempre protesi
verso un destino
di cui nulla sappiamo
o forse si una cosa
una e una sola conosciamo
siamo certezza
a dispetto del fato

*

Le parole che non ti dissi

Le parole che non ti dissi

quel che vorrei dirti
lo conservo
nel profondo del cuore
sono poche parole
forse un poco infantili
che ti parlano d’amore
sono parole da tutti usate
quelle semplici
eterni ricami d’amore
quel che vorrei dirti
non te lo dirò mai
lo conserverà un foglio di carta
che mai nessuno leggerà
e nessuno mai saprà
quanto amore porto per te
e non lo saprai neanche tu
che felice te ne stai lassù
tra il verde dei tuoi monti
ammirando i tramonti
su un mare
che sognavamo di camminare
mano nella mano
eterni noi
in un eterno mondo
ed ora lontani e persi
come le parole che non ti dissi

*

Cercami

Cercami

a Francesca


cercami
nei ricordi della memoria
nei problemi di vita quotidiana
nella solitudine dei tuoi monti
e tra l’onde del tuo mare
quando è tempo di mare

negli occhi di chi ti guarda
nei tuoi sogni segreti
e nelle tue angosce
nell’ignoto del futuro
nella certezza del presente
e in brandelli di passato

nei folli voli d’insani desideri
e nelle passioni
consumate
tra braccia che non sono mie
nelle camere d’albergo
che ancora ti vedranno
ancella d’amore
e vestale
del suo fuoco

nei miei sbalzi d’umore
nei miei salti lessicali
nei miei astratti furori
nella mia rabbia quotidiana
nella mia poesia
che di te si nutre
e nella mie fantasie
a te conosciute

cercami

io ci sarò
col mio tremore angosciante
con la mia figura
che ancora ti rassicura
col mio assordante silenzio
e con quell’amore
che mai ho saputo darti

*

Io

sono io
forse genio
certo pazzia
e vivo
non penso
all’oggi
né al domani
ferisco
il mio male
soffrono
le mie ossa
e cresco
così
ubriacandomi
di te
vita
e di te
amore

*

Omnia vincit amor

Omnia vincit amor


la mia vita si avvita
su ricordi distanti
e brandelli di niente
mi accompagnano
in un viaggio
forse senza ritorno

ruberò il celtico
furore dei tuoi occhi
le cavigliere
dei tuoi piedi sospesi
nel vuoto del mio nulla
e la tua danza gitana
mille volte danzata per me
e conserverò
tutto con me per te

e quando tu la mano
mi tenderai mentre
frano nell’abisso
del mio tremante inferno
lesta sarà la mia
a stringere la tua
amore mio
e tornerai a danzare
ed essere tu
zingara per me

*

Il tempo che verrà

le onde s’infrangono spumeggianti
è calmo e quieto ora il mare
e nel cielo gabbiani volteggianti
seguiranno più tardi le lampare

fisso il largo e la spiaggia vuota
cristalli di sale sono i miei castelli
e la mia mente nei meandri ruota
a cercare sogni casti e belli

ho tredici anni e tutta la vita
rincorrerò gioie e certezze
e come gabbiano che in alto si libra

fuggirò del mondo le bruttezze
per vivere la vita ad ogni età
fuggendo la fiera della vanità

Terni, 9 luglio 1964

*

Aspettando una Gilera

mancavano pochi giorni
a primavera
l’asfalto lucido
per una pioggia leggera
chiedeva prudenza
ma tu eri il figlio del vento
e la tua mano ferma
accarezzava il Saturno
come fosse una vera Gilera

non arrivasti a primavera

quella curva fatta mille volte
lì ti aveva dato appuntamento
con un destino di morte
la pioggia batteva il tuo corpo
ormai senza vita mentre
Baconin ti accompagnava
nel mondo dei Grandi
dove non c’è estate né autunno
né inverno e primavera
ma solo lo scintillio
d'acciao della Gilera


Era il 1957 e Libero Liberati, centauro ternano, vinceva il Campionato Mondiale di Motociclismo nella classe regina: la 500.
La sua moto era una Gilera. Ma proprio mentre si festeggiava la vittoria del titolo mondiale, la Società Gilera annunciava il ritiro dalle corse per sopraggiunte difficoltà economiche.

Liberati, campione del mondo, restava senza moto! Si fecero avanti altre prestigiose Case per offrirgli una moto ufficiale, ma il centauro ternano rifiutò restando fedele alla Gilera, nella speranza che tornasse alle corse!

E per non perdere il contatto con l’agonismo, accettò di correre nelle classi inferiori, quelle fuori dal grande giro mondiale che conta, con una vecchia Gilera “Saturno” di sua proprietà. Ma non avendo una scuderia ufficiale alle spalle non poteva allenarsi sulle piste ufficiali. Si allenava allora sulle strade di casa

Ed anche quel 5 marzo del 1962 sfrecciava veloce sulla Valnerina, la strada che dalla Cascata delle Marmore scende a Terni. Piovigginava…l’asfalto era scivoloso…quella curva l’aveva fatta mille e mille volte…ma non quel giorno…e si schiantò sulla parete di roccia.

Forse mentre raggiungeva il suo idolo - Mario Umberto “Baconin” Borzacchini, pilota automobilistico, figlio anch’egli di una Terni operaia e morto nel 1933 nel Gran Premio di Monza del 10 settembre insieme a Campari – sognava una Gilera…

*

Fortezza Bastiani

Ero certo
di graffiare il mondo intero
con te accanto ...

....ma
ho raccolto solo le briciole
d’una devastante solitudine...

....e ora che da solo cammino
le strade d’un mondo ostile
guardo l’orizzonte cercando
sulla confusa linea curva
l’apparire della tua figura...


....e i giorni uguali e noiosi
mi vedono come un novello Drogo
invecchiare nella mia Fortezza Bastiani ...

....ora lo so anche la morte
mi coglierà a stento
precaria anch’essa in una vita
che avrei voluto più sommessa....




*

C’eri



c’eri
in una parola
in un volto perduto
negato smarrito

c’eri
in un posto che non so
su universi lontani
nell’anima mia
in sogni sognati

c’eri
in domande mai fatte
in risposte non date
in un presente assente
in un futuro perso

c’eri
nel mio universo
e nel mio passato
nei miei versi maledetti
nei miei occhi velati
ormai dal peso degli anni

c’eri
nei miei giorni felici
nei miei malesseri quotidiani
e nelle mie paure
nelle ore infelici di sere d’inverno
e nelle albe di colorate primavere

c’eri
amor mio
t’ho visto miraggio
beffardo
d’una vita che beffe
ancora una volta
s’è fatta di me

*

Del perduto amore

parlo di te con me
fra me
ed è un parlare sordo
che nel vento
si perde come perso
ormai è quest'amore

e nei miei interiori
assurdi silenzi
ancora urlo
il tuo nome

ma tu non rispondi
resti a me lontana
forse persa nel mio
stesso dolore

che parla d'un amore
folle
perché folli
noi stessi siamo
e oggi ancor più
che quest'amore
uccidiamo
mentre ancora
ci rincorriamo

*

E’ scritto

è scritto
negli angoli più lontani del mondo
fosse oceaniche che inghiottono morte
e sui monti che gelano morte

è scritto
sul muro del pianto
sul colonnato del Bernini
sui minareti della Santa Medina
nei rivoli di fango dei ghetti indiani
nella follia del Merisi
e nel genio di Gaudì

è scritto
nei canti tribali di donne orientali
nelle danze di zingare gitane
e nel sudore tragico degli Sherpa
nella sapienza dell'Ecclesiaste
come nella verità di Mormon
nella Bibbia come nel Corano
nel Talmud e nella Torah

è scritto
nei treni transiberiani coi samovar bollenti
e in quelli africani ricchi di allegra povertà
nelle bugie più innocenti
e nelle verità meno segrete
nelle mie e tue paure

è scritto
negli attimi fuggenti del presente
nei ricordi del passato
e nelle incertezze del futuro
sulla luna crescente
che poggia a ponente
e su quella calante
che guarda a levante
sulla faccia a tutti nota
e su quella mai mostrata

è scritto
coi segnali misteriosi degli Algonchini
e l'ingegno superbo degli Ittiti
con le statue di sale d'una Gerico che cade
nei ricordi filosofanti di pensatori
oggi post-moderni
e nel tragico destino della gente camita

è scritto
sulla solitudine dei tuoi monti
nella paura e nel coraggio
delle mie azioni folli
e nel mio dissennato vivere
nella mia allegria che troppo spesso
lascia il posto ad una velata tristezza
e nella mia sconclusionata esistenza
e nella speranza di ritrovare una serenità
persa

è scritto
nel mio tremore angosciante
che non ti fa paura
e nella mia figura
che ancora ti rassicura
nei miei occhi
come i tuoi innamorati
e nei versi che poeti e baccellieri
scriveranno per noi

è scritto amore mio che per sempre
sarà questo amore... ...per sempre

*

Anna

ero ingenuo
e ti chiesi aiuto

m’insegnasti
il peccato del tuo corpo
e ho goduto

non puoi chiedermi ora
di darti amore ancora

Terni, 2 novembre 1974

*

Astratto

tutto l’amore
dovuto e voluto
tutto il desiderio
che tale resta
tutta l’assurdità
che si manifesta
e poi la rabbia
che ribolle
tutto
tutto in me
è astratto

Terni, 29 dicembre 1975

*

è

…è
questo rincorrere la vita
il perenne scontro
tra chi crea e chi distrugge

…è
questo sbattere forte al vento
di canne che non si spezzano
la ricerca della stabilità

…è
questa folle corsa verso il vuoto
che regala azioni dissennate
a chi vivere più non vuole

…è
quest’utopia dei nostri giorni
che ci fa sentire come
non giovani ma vecchi Holden

…è
questa solitudine che mi fa urlare
quasi fosse un abbaiare alla luna
con latrati d’esagerato dolore


*

Nel tacere non c’è silenzio

nel tacere non c'è silenzio
ma solo un vizio assurdo
che rimbalza nella mente
con ritmica frequenza
nel tacere non c'è silenzio
ma solo l'essenza
di parole taciute e unite
in un gioco lessicale
come prisma di rifrazione
di un turbinio siderale
che tu e tu sola conosci
perché tu ne sei
la depositaria vestale
nel tacere non c'è silenzio
ma l'ombra d'un ricordo
che non t'abbandona
e mai t'abbandonerà
e con eclettico volo
ti vedo sulla tua piazza
dove figuranti ed astanti
recitano a soggetto
no nel tuo tacere non c'è silenzio
ma solo un grido d'aiuto
che in gola si strozza
che io avverto con forza
e te lo dico ancora una volta
ritorna quella che eri
monella dispettosa e fetente
curiosa infedele
indiscreta e impertinente


*

Ti lascerò

Ti lascerò


ti lascerò il cielo e le stelle
il sole la pioggia e la volta celeste
ti lascerò un mondo migliore
dove tu possa camminare sicura
ti lascerò i miei occhi velati di pianto
e il mio sorriso raggiante e sincero
ti lascerò la mia rabbia
ela mia forza mentale
ti la scerò il mio ordinato disordine
e la bellezza di un’alba che cresce
mentre metà del mondo vede
un giorno che muore
ti lascerò la bellezza di mele rubate
e di risse giocate con carte truccate
ti lascerò tutti i miei versi
- voli di un uomo stanco
non certo sconfitto -
lì troverai tutto angosce e paure
gioie tormenti amori vissuti
e amori sognati e la rabbia di chi sa
d'aver tanto sbagliato

e ti lascerò tutti i miei ricordi
raccoglili e fanne un collage
sarà il poster della tua vita
la mia ormai – figlia mia –
vede solo la salita