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Raccolta di poesie di Danilo Marletta
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Risveglio

Tasto il mio corpo

come cercando dolore

in un attimo sconosciuto

di uno specchio impolverato

 

scivolando le forme

tra le mani intorpidite

sporche di ruggine

abbagliato da una luce

 

vengo distratto fuori

ammaliato da colori

che rigavano le colline

come gocce colanti su quadro

 

ed afferrando io una sua punta

come veicoli di un binario

vengo trafitto in petto

provando un sorriso

*

Vanità

Tele morbide

mantelli di velluto

su corpi nel godimento

di gaia bellezza

torti nel tocco della mano

curiosa sul suo segreto

 

flette il proprio abito

cercando consenso

di lussuosa intesa

 

Ma al raro tocco

che incontra le rive

di pelle calda su mano nuda

nell'onestà di forma

trova le radici brillanti

di sincero incontro

*

Incontri

Ho visto il cielo

aprirsi

guardando le tue agitazioni

dolendo a tua bocca

come fango

non può riempire

ad un annegato

 

provata da pentimento

che il giorno non permette

come fardelli che non lasciano

dialogando tra spuntoni

che solcano il terreno

saltando da parte all'altra

sopra le punte aguzze

 

Io da lontano ti ascolto

guardandoti da rialzi

segreti a te

 

sulla via della panchina

per tua ignara finestra

concedendo al cielo un dono

colando con il suo peso

consegnandoti un cuore

dove con sospiro di un'anima

ho infuso la cura di tuo dolore

*

Una credenza

 

Solo

in questa notte

 

da una cima sul cielo

contando le luci dello spazio

intermittenti

segnati da fari di vetture

impazienti ed instancabili

 

segno le mie stelle

che hanno ricordato

quando forgiai l'ultimo sorriso

che mostrai quando rovinai

a terra davanti un desiderio

 

Graffiò il mio animo

di velenosa ma deliziosa

brillantezza

dal rosso sangue

avido e corposo

 

come un’essenza

da calice mortale

 

ma dolce e malleabile

come la lusinga

di un rosa

che abbandona il suo profumo

a lieve inchino

 

Disarmato da tale scempio

raccolgo il vento

da ogni sua parte

per trafugare un respiro

che mi si fu tolto

 

quando spensero

le luci di una scena

che non volevo finisse

ben preparato

a sipario assente

 

raccolgo i sassi

di un teatro chiuso

lasciato fuori

come indesiderato

dalla porta di servizio

 

Osservo le luci

dei veicoli andare

ancora veloci

sospinti da loro credenza

ora nutrita e speranzosa

*

Ad occhi aperti

Mi svegliavo
stordito come sempre
accecato da una mezza sbornia 
del giorno prima

Nella mia mente bussava un rumore di calpestii
irreale
sdraiato su un pavimento duro
freddo, non familiare

Mi resi conto 
che ero laddove 
non dovevo

Mille persone
mi accascio subito
non voglio ingiuria
copro le membra dalla vergogna
nessuno sguardo
o bocca aperta 
nessuno aveva un volto
né sogghigno
nessuna aveva destinazione

Fermo dove sono
le lancette, sulla torre, non si muovono
quell'orologio

Il cielo non era azzurro ma bianco
e il silenzio degnava ancora le nostre attenzioni
e io mi trovavo ancora sul letto di casa
a contare i miei errori