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Raccolta di poesie di Dario Pepe
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

A casa

A casa.

 

Poi si va a casa.

 

L’ascensore,

contare i minuti,

la chiave nella toppa,

il divano scuro,

le pareti,

                                     (com’è freddo questo studio)

accendo la luce

vedo sullo scrittoio

i soliti fogli scarabocchiati,

chiudo gli occhi,

                                         (fuori il vento grida)

la canzone preferita in mente,

un viaggio,

un desiderio,

passarti le dita tra i capelli,

lontano da occhi estranei,

illudersi che

sia concesso

seguire i tuoi passi,

di nascosto

osservarti con la coda dell’occhio,

quando

poi

ti avvicini,

quando

mi parli,

sentire

comprendere troppo.

 

 

 

 

 

*

Ritorno

E' gradita la prenotazione
per rimanere in bilico
sul ciglio
a osservare il vuoto
temere il turno
la volta giusta
il fondo impervio della scarpata
dove respira il fiore amaro.

Dietro lo schermo di vapore
zampilla la forza
di riavviare il domani
il tempo che brucia
in sintonia col vento
scompiglia la chioma
e la mente
calcificata in prismi di colpa.

*

Tu non saprai mai

Tu non saprai mai

Tu non saprai mai:
una curva non segnata
mi ha precipitato chissà dove,
lungo gli argini del fiume in secca,
e giù, tra sassi e spine.

Ora i fari sono spenti, intorno
ai rottami solo la notte,
e il sangue cola sul viso
a incorniciare il dolore,
come pochi giorni prima,
nel rendermi conto che parte di me
era scivolata nel dirupo
scavato in mezzo a noi dal tempo.

*

Lungomare

Lungomare
Fuori dalla finestra l’estate infuocata,
un cielo azzurro lieve.
Ma dentro,
maree invernali senza colore
percuotono gli scogli.
Passeggio sul lungomare vuoto
tra gli odori del passato.
Cerco il tuo terribile sorriso,
sanguina il muretto
custode dei miei passi.
Il destino ci ha oppressi:
un sole ghiacciato,
lentamente,
percorre con noi la volta dell’esistenza.
Mi cammini davanti e non ascolti:
ti vedo sfiorire nel campo muto dei ricordi.

*

Corpo lontano

Corpo lontano

 

Al disvelarsi, all’orizzonte, dell’ennesimo giorno,

i pensieri percorrono il tuo corpo lontano.

 

Stelle filanti - spezzoni di vecchi ricordi -

pettinano languide la tua pelle.

 

Per essa, il sangue cozzò sulle pareti

annerite d’un cuore insterilito.

Per essa, brandelli fuori misura

turbinarono rapidi tra queste sabbie.

 

Tu, adesso, non sei che segno distante,

memoria nuda, pura.

 

Memoria, sai, che cede agli strappi del tempo,

inutile, come corpo ormai lontano. 

*

gelosia

Gelosia

 

Mi ha sentito pronunciare quel nome,

respirarlo sul derma del mare.

 

Adesso piange:

sa che nulla rimarrà

del tempo trascorso,

della notte,

della pioggia di rame che saltellava tra i capelli.

 

Sa che non v'è più niente.

 

Solo un respiro ondeggia in superficie,

sussurra un nome colore del ferro,

un pianto sommesso. 

*

Bianco e nero

Bianco e nero

Guardando una foto di Guillaume Apollinaire e Madeline Pagés a Orano nel 1916

Bianco e nero non sanno celare il dolore.
Lei è bianca e sorride,
sorriso che profuma d’estate e Oriente:
non conosce il retrogusto dei giorni
che pendono alle sue spalle.
Soltanto il poeta vede: rimane indietro,
a contemplare la malinconia
di giorni che passano sotto un ponte.
Non sorride: vi è solo dolore
nel bianco e nel nero.