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Raccolta di poesie di Elena Segato
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

C’era una volta l’immagine

Immagine.

Tratteggiarne le fondamenta

e i particolari effimeri.

Contraddirla,

renderla poco nitida

strana

quasi beffarda.

Ripulirla dal tornado

che sradica i boschi.

Dorian Gray aveva un coltello

con cui uccise il suo ritratto.

Ma il bello dell'esistenza

è proprio questo:

che lascia il segno.

Indelebile, invisibile

visibile

ma sempre vitale.

L'immagine è una parola

uno sguardo, un contatto.

Crederci, non crederci.

Pensavo fosse tutto un tempo.

Oggi scopro che c'è qualcosa

di più importante:

è la vita stessa.

Che a volte gioca con noi

a nascondino.

Buio-luce

luce-buio...

Infine mi hanno riannodato

il filo.

*

In una notte d’armistizio

Contorsione del sentire

si stende in onde sonore.

Pioggia silenziosa e vitrea

s’appoggia nel ventre della mente

per ripulire i vicoli

da labirinti sonnambuli.

Batuffoli a sonagli

lampeggiano irrequieti,

spalancando gli oceani a un

Amore crepuscolare

che procede a infiammarsi.

Lentamente,

poi sempre più velocemente.

Desideri un “ti amo”?

Te ne dono due,

però nel mezzo

ci pongo un “ti odio”.

Si scaglia la pietra

e sfregia il sentimento

leso illeso

puro non più puro.

Danze tribali

in una notte d’armistizio.

*

La cioccolata

La guardavo,

era dolce come la cioccolata

al latte,

bionda come il miele,

e con quegli occhioni

mi guardava.

Ed erano struggenti

quegli occhioni di bimba

felice.

Non c’era nient’altro

nel suo viso

se non la prelibatezza

della vita,

e veniva voglia di saltare

e ridere

e dimenticare tutto il resto.

Così come due bambine

ci guardavamo negli occhi,

mi sorrideva timida

con la fossetta

sulla guancia sinistra.

Poi vedeva la cioccolata…

“Me ne dai un po’?”

Me ne dava una briciola,

perché la cioccolata

va gustata

tutta per sé,

sennò non è un bel gioco,

ed è giusto così.

T’immagino quando

un giorno sarai grande,

mi chiedo se il mondo

ti farà mai paura,

perché a volte

a me lo fa.

Allora mi rifugio in te

e sei tu a proteggermi

con la tua faccetta

così beata.

E quante volte

scoppio in un sorriso

(o in una lacrima)

guardandoti

e guardando la tua mamma

che mi prende la mano,

tenera.

*

Nell’oceano che fonde

Nell’oceano che fonde

la folla freme

e stritola la vita.

Maneggio con cura l’adrenalina

che caparbia s’accende

in involucri d’acciaio.

E allora urlo

- urlo  –

che l’esistenza è sfinimento

e domani è solo il giorno più nero.

L’inconscio s’affoga nel sangue

trenta mesi di gestazione

poi esplode.

Mi implora la mente

di risparmiare la lacrima

che non c’è

che non c’è mai stata

perché il dolore è dentro

ma non si vede nemmeno

sul viso.

Crebbi un giorno,

successe per caso,

scattò qualcosa

e fui grande.

E – vorrei sperare – amata.

*

Nel segno della vita

Sento la vita

la percepisco che mi scorre tra le vene

mi scavalca le membra

mi azzanna la mente

ma infine scivola via

nel suo impenetrabile fluire trasparente.

Il battito del cuore

rimbomba dietro le costole che l’ingabbiano.

L’effervescenza dell’intelletto

instancabile s’accavalla in pensieri imprudenti.

Gioco d’azzardo

tento la sorte

invoco il destino.

Eppure questa beffarda vita

non si lascia afferrare

e stringere

e maneggiare.

Non si piega mai al mio più innocente volere.

Invano sono io che mi inchino a lei ogni volta

e non posso che assecondarla

nel mio passo inquieto brulicante di idee.

Questa vita tremenda o magnifica

che è amore o odio

che sfavilla d’oro e d’incenso o precipita nel fango.

Di questa vita ho imparato ad accettare

la sua voce talvolta roca e stridente

e salutarla cogliendo un raggio di sole ogni fine giornata.

L’imprevisto è incluso nel pacco-regalo

non tutto si svolge come noi desideriamo.

E seguire l’onda nel suo ultimo bizzarro schizzo cadutoci tra le mani

senza paura ma con fiducia e coraggio

è l’unico modo per non sentirci definitivamente sconfitti

ma scopritori di orizzonti sconosciuti

degni di arricchirci nell’animo.

*

Fiabe moderne

Occhietti da furetto

e quel sorrisino

che sarebbe capace di sbranarla.

Ali da rapace,

lampadina nel cervello

e quell’aria adrenalinica

da ragazzo della porta accanto.

Ti sommersi di parole

e ti raccontai filastrocche,

e tu,

ambiguo,

restavi tra il silenzio

e le parole dolci.

Musica, maestro!

Scelgo la melodia dei miei capelli

perché quando saranno lunghi,

in una treccia li calerò dalla finestra;

o forse allora

avrò ormai dimenticato di amarti.

Salii sul tuo castello un mattino

e tu sul mio ci inciampasti per sbaglio.

Eppure – che ridere! –

eravamo a dieci anni di distanza.

Ehi, credimi,

ti guardai negli occhi

quel lontano giorno,

e vidi il mondo,

il mondo che mi piaceva veramente.

Ora saltella al di qua del ruscello,

c’è Cupido che ti aspetta.

Con un briciolo di nostalgia

mi specchio nel lago

ma… non ti vedo.

Gridalo che m’ami,

voglio sentire limpida la tua voce.

Lontano dai disastri,

i draghi diventano agnelli,

e i sortilegi

si condensano in verità.

Così il cuore si rallegra

in fiabe moderne

che hanno la leggiadria

del primo fiore in bocciolo.

*

Alla mia nipotina

Quando ti guardo penso:

sei la bellezza del divenire.

Friabile e dolce,

dagli occhietti color nocciola,

t’addentri nella vita

e sprigioni energia ovunque.

Ti fai grande,

anche se sei ancora piccina.

E vorrei tu fossi forte,

forte anche per me

per il mondo che resta da vivere.

Capriole e rincorse,

le prime parole,

i sorrisi che riempiono il cuore.

Mi allunghi un ditino sulla guancia,

forse per ricordarmi

che anche io sono vera.

E mi scorgi incuriosita

mentre ti faccio tante faccine

buffe e improbabili.

Mi sta scendendo una lacrima

in questo momento,

o forse è solo una sensazione

della pelle che brucia al gelo.

E’ splendido vederti crescere,

te lo volevo solo dire

per l’ennesima volta.

*

Sogno passato

E’ tutto un ricordo

questa marea che scompare

e riappare levigata da ciglia

che urlano l’idillio.

Sogno nell’entroterra,

sogno giù al faro

e anche nel giaciglio della sera.

Ma tutto sfibra

e rende esausto l’esistere

tra lande che non sanno il tuo nome.

Allora corro,

rincorro la preda,

ma invano essa scappa altrove,

il sogno si fa sempre più vano,

le stelle sfere vuote in un cielo nero.

Ti ridò tutto,

ma voglio avere la libertà

di non pensarti più.

Galleggio.

A volte mi ritorni ancora alla testa,

ma senza entusiasmo.

Sei passato,

e questo mi dà tregua.

*

Stellina

Stellina effervescente,

saltelli qua e là nel lago,

pensi sia giunta l’ora della verità,

ma non ti accorgi

che sono solo piccole innocue bugie.

T’accartocci nella culla,

ti lecchi le ferite,

vorresti vivere come nessuno al mondo,

vivere oltre ogni aspettativa,

sognare tra spuma e bolle.

Lo guardi,

ti fa ridere, è simpatico,

è solo un po’ evanescente,

forse nemmeno esiste.

Il cavaliere celeste

scese da cavallo quel dì di festa,

prese per mano la fanciulla,

la fece danzare nel mezzo del prato.

Le sfiorò con una stellina la fronte,

infine scomparve nel nulla.

Stellina fatata, morbida,

al profumo di rosa marina,

non sfumare nell’infinito,

ma dimmi che la vita è bella giorno dopo giorno,

vorrei crederci.

*

Fantasy

Luci di fondo,

schizza la frenesia.

Mi dirigo verso il centro della terra,

trovo l’angoscia e l’adrenalina dell’esistere.

Scorgo lumi di candele,

scocca un bacio,

è tempo di allegria.

Esprimo un sorriso,

troppo lungo è il viaggio oggi.

Mi lancio nella mischia

e domani è un altro giorno,

chiudo gli occhi e tornerò al reale.

Musica alle stelle,

sento la vita,

il sangue, la gola, la gloria.

E’ tutto solo un vano fantasma

che fastidioso m’adorna il giaciglio.

Scompari, ricompari,

ti incrocio in bicicletta,

ma tu non ti accorgi nemmeno che ti sto guardando.

Peccato, tra anime e dintorni

ti avrei salutato

con una caramella al sapore di vaniglia.

*

Siamo cresciuti

Siamo cresciuti,

plasmati figli di un mondo centrifugo.

Scappati altrove,

fuggiti tra nubi e sole,

cielo e gabbiani,

diventati adulti

rimanendo forti e fragili al contempo.

Siamo così,

con la natura nel petto

e la verità oltre l’ombra di ognuno,

inafferrabile incolmabile

struggentemente dolorosa.

Angeli ossuti senza ali né orgoglio,

diavoli campestri che ridono all’angolo

dietro la tempesta.

Siamo voli di rondini

che durano una stagione.

La giovinezza vive in un soffio,

poi ognuno si ritrova a dialogare

con la propria maturità.

Siamo soli,

e in questa solitudine

c’è chi si nasconde le rughe

e chi le mostra senza timore,

c’è chi ha sempre coltivato l’intelletto

e chi ha pensato solo alla propria immagine

e ora si scopre vuoto e impaurito.

Siamo umani,

siamo gracili al tocco

e friabili nel cervello.

L’amore talvolta salva,

talvolta marcisce nello stomaco,

inespresso.

Ognuno a modo suo avrà

trascorso il suo viaggio.

Ma alcuni ricorderanno con lietezza

quel granello di memoria

che rimane stretto in loro

e ne faranno un dipinto di orchidee,

altri avranno giocato di continuo

ripetutamente ostentatamente

beffardi e arroganti,

e in vecchiaia non ricorderanno,

si corroderanno tra lacrime e odio.

Ringrazio un dio forse

o forse solo il caso

per avermi dato tra le dita

un granello di sabbia,

e averlo trasformato in fiore

anche nel dolore.

Rinasco ogni giorno

e ogni giorno più luminosa

tra le mie rughe

levigate di vita.

*

In divenire

Crescerò alla luce del tramonto,

quando il cielo ulula

e le stelle biancheggiano.

Mi farò forte, mi farò roccia,

toccherò con un dito la sabbia

e questa prenderà il nome

del sole: eterno.

Riderò ancora

con braccia vigorose

e chiamerò le fate e i folletti

per raccontare tante fiabe

alla mia nipotina.

Griderò che non ho paura

di amare ancora,

anche se questo vuol dire

morire ogni giorno che si rimane soli.

Mi accarezzerò la fronte,

mi asciugherò l’ultima lacrima,

stringerò le mani dell’amicizia,

sorreggerò chi ha ferite e cicatrici.

Lo specchio è caduto

e si è rotto in mille frammenti.

Ma in ogni frammento, domani

avrò ancora la forza di esserci

ed essere unita.

*

Il gatto

Il gatto

in equilibrio tra le punte

della ringhiera,

con le zampe s'ingegna

a voler camminare da acrobata.

E' buffo, è testardo,

è come ognuno di noi,

che c'incaponiamo sui nostri obiettivi,

e non ci basta saper la cosa ardua

dobbiamo provarla ugualmente

tentando l'impossibile.

Il gatto

in equilibrio tra le punte

della ringhiera,

è Arlecchino

e Superman insieme.

Tra il gioco e la sfida,

infine vince la nostra

voglia di vivere

nel modo migliore che conosciamo,

per ognuno differente.

Perchè noi siamo gatti

che facciamo sorridere e stupire

per le nostre capriole di parole

e le nostre acrobazie di azioni.

Ridicoli e stimabili,

vogliamo talvolta raggiungere la luna

per sentirci appagati.

*

Nuove solitudini

Saremo anni-luce lontani in questo viaggio,
ognuno chiuso nel suo involucro,
ognuno con lo sguardo diretto verso il nulla.
Saremo mani che più non si sfiorano,
saremo menti che più non sussurrano all’unisono
oscillando in fervidi pensieri.
Saremo umani persi, soli,
affamati null’altro che di noi stessi.
Soffiamo via i sentimenti,
balocchi di altri tempi.
Pensiamo all’immagine costruita,
alla ricchezza storta, all’eccellenza falsa.
Vissi una volta in un villaggio
in cui l’unica gioia era scambiarsi un sorriso
e sentirsi gonfi d’affetto
in un dialogo intrecciato di sensazioni profonde
e tanto silenzio.
Oggi cammino lungo un viale
in cui ognuno si avvolge in una sciarpa
di parole frivole e vuota evanescenza.
Un tempo assente ci percorre tra le membra.
Ognuno scalfito nei suoi affanni
blatera stordito davanti a uno specchio muto.
Saremo battiti interrotti senza cuore,
saremo lacrime grigie senza verità,
saremo stelle opache sperdute nell’oceano.
Come robot,
senz’anima,
scorreremo in questa terra che ci fece da madre,
dimenticando le ombre sonore del nostro io,
dimenticando di essere uomini.