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Raccolta di poesie di Elsa Paradiso
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

I giochi sulle macerie

 

Sentire l’odor della terra senza paura né tregua,

il piccolo legno a segnarla su radura selvaggia accucciata:

sorvolando fantastici mondi, facendola mappa.

 

D’intorno l’ascolto di schiocchi, senza un chi e un dove,

nel mistero che s’alza alla brezza e l’attimo tacita

alle cicale, il canto volto al ritorno.

E grida festose sui fianchi che entrano in testa,

i giochi sulle macerie come posto di festa

con l’erba comune attaccata anche in faccia.

 

<> 

 

Intanto passava la strada, qualche gatto randagio a carezza,

il branco che andava alla macchia.

Vicina, la cava del mare  emanava barbagli:

del prima , del dopo, del niente, legati a una piccola bambola

che tra le braccia non c’era.

 

Ma credevo il mio corpo immortale

 

*

Mai così reale

 

Bere dalle Tue labbra
al ritmo del sound
il sapore di carezze e sguardi,
e correrci
nell’aria chiara
sul nastro delle strade
a volo d’ali

 

Arriverà la luce ambrata
della sera
con solo noi due
dentro un cuore,
fiati nell’incontro
che fasciano
il senso del toccarci

 

E non par vero
questo sogno desiderio
< mai così reale>
ora che so del timore che ti perse.
Parole sotto ad altre,
due scogli a crederci
con in mezzo il mare …

 

… e un addio per sempre

 

 

 

 

 

 

*

C a n z o n e

 

 

Pargolo mio quanto sei perfetto!

Disse il nonno al suo bel nipotino.

Rispose l’altro: Sono il sonetto,

quello che mi canti sera e mattino.

 

Ti prego smettila o mio nonnino

che l’Eustachio mio più ne puote,

cambia ‘sta canzone col biscottino,

magari aggiungendo una quattro ruote!

 

Disse grigio pelo d’asinello:

Guarda bene, fo rime ripetenti,

sillabe che si contano a vinello.

 

Però so vendermi alle ingenue genti,

il mio Olimpo vale uno sgabello.

E intanto sorrideva senza denti.

*

Anche Io ... un Sonetto

 

Immenso momento a farsi dono 

delle lingue abbevera la sete.

Fonte gli occhi, splendide comete,

femmina del mio maschio Io ti sono.

 

Magico mondo avviene in sogno

mai ‘sì  reale senza lance d‘ore.

Meridiana a vestire il cuore,

padrona del destino mi disegno.

 

Strada primavera ci è cammino,

passi appaia mossi nell’estate.

Lì gli Amanti mai saranno sposi. 

 

Vita che germoglia quando ti posi

sfogliandomi  ciglia innamorate,

lascito che ci sveglia clandestino. 

*

In tutto il dramma del sale

 

S’alza il mattino

 

Un’Idea di luce

m’avvisa d’esser proprio Io.

Dei suoi [se] domanda, e dei suoi [ma]

nevischiando un fumetto:

nuova, come mi fosse dovuta

 

E s’ostina l’aggrappo a un Ieri  

per non scivolare.

Stanza a perdere mai così vicina

che di giunchiglie sbocciava

dentro i miei vichi dai mattoni rossi

fin dove l’occhio non arrivava

<> 

 

Schiacciami le mani con il Tuo stivale,

quelle stesse che si ebbero per un pugno di attimi.

Fammi scivolare,  l’aria graffiando senza ali

 

L’eco a srotolarmi scale musicali

<nuda>

in tutto il dramma del sale

 

 

 

°

Ludovico Einaudi: Run

https://www.youtube.com/watch?v=vzu96Qtivyg

*

Fino all’ultima goccia

 

 

Cingimi

fa che le Tue braccia siano dolce sciarpa
e io non respiri altro che il Tuo respiro.
Cuore quel bacio … tra Noi

i passi sono note
per le mani che s’intrecciano,
conducono
dove tutto resta fuori
e della sera e i suoi lampioni
fanno liquida notte

Toccami

passami con la lingua e con il ventre
ovunque ci sia percorso d’umori,
su cime di neve impressioni di colori,
fra cosce senzienti a dischiusa alcova …

… affinché io possa assorbirti fino all’ultima goccia

 

*

La bocca chiudendomi con un bacio

 

.Vado

alto è il cammino,
un filo ho fra le natiche.
L’onda che al molo ci trascina,
l’abbraccio stretto ai fianchi,
l’agognato midollo all’attracco
del mio mare

.Apro

a soffi di perle apro,
bianco scintillio da pelle a pelle.
Tenero che sei!
I lacci mi sveni in soffio caldo,
neve fino all’apice che scendi
la bocca chiudendomi con un bacio

E senza fiato mi lasci
mentre ci pioviamo insieme,
all’appena dell’ora tarda 
quando un po’ di Me
via si porta la Tua mano …

… per coccolarti il naso

*

P o e s i a

 

Ho trovato parole tra le pagine di un libro.

Vedi come può l’Amore?

Rabdomante il caso a braccia caute e stese.

La notte ci conforta

<a volte>

 

Annunciava burrasca scuro bosco di abeti.

Era scialle sulle spalle,

tra cumuli di nuvole il sole si faceva largo.

Grigie gocce pesanti cadevano lontane,

stanchi gli alberi, madida la terra degli aghi

 

Ricuciva il vento gli orli delle case

e io non ne ero capace 

 

*

Per la prima volta

 

Si scontra il dire con due rami

e il Pensiero pure.

L’oggi dai tanti ieri,

il mai che le lancette inchioda

 

Mi vesto e m’abbellisco con un po’ di trucco.

La cipria profuma questa pioggianuvola

che viene … senza sosta viene

a portar via il lume da parole logiche

 

Bianco il sangue che ti scorre ancora

e lontana quella sera, il suo urlo in gola,

l’accompagno ad una porta

come fosse la mia bocca

 

Ora che sono pronta

come se  t’incontrasse nella sera nuova

la mia Veste …

 

… per la  prima volta

 

 

 

 

*

P o s s e s s i o n

 

…  eccoci

a cavalcare il sogno,

a farlo:

di Noi stessi a farci,

pienamente Soli

 

sotto un’ ardesia d’Amore …

 

stringimi  

che il respiro stenti

e fame  avrò più  della mia sete

se mai fosse  possibile

 

spogliami

dolce e maschio,

sai che godo a rivelarmi

al viaggio del tuo sguardo

 

marchiami

a saliva e a carezze

che di tensione vibra

la voglia eretta  

 

… e  m’inarco,

le cosce allargo

voluttuosamente dannata,

in ogni goccia di vita

arresa

 

alla Tua possessione divina 

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=bkqhOo3fQbI

 

*

E urla luce il lampo

 

Come cambia il tempo

di nuvole e di sole,

quando spicca il vento

e l’acqua scende rada

fitta, ampia, trasparente

o bianca come cristalli lievi.

Fino a farsi manto,

cipria di carezze.

E urla luce il lampo

 

Come cambia il tempo

fra le pieghe, siano lenzuola

o veste a fasciare un lume d’anima.

Nel seno che si accuccia

in torsoli di dita,

nell’attesa calva d’iridi

che scendano la cima

per tornare da un pensiero ad una riva …

 

… finché la terra chiama e una goccia ci respira

*

Ad ogni taglio di rabbia

.Piove.

 

A sprazzi batte sopra i vetri

l’acqua

balenii ruggenti

da un cielo che mitraglia

livida luce

all’appena del giorno

 

. È Temporale.

 

Atteso in ogni scaglia

in questo autunno che sazia

la terra arida, il fiume ai miei piedi,

il secco delle piante,

le foglie staccate per morirle bagnate,

le rocce che confidano solo a se stesse

 

.Scroscia.

 

La sua frusta

senso dà alle anime dannate,

ad ogni taglio di rabbia,

agli amori raggelati

da ghiaccio bollente.  

E mi fa sua nel dono a nuda pelle …

 

… come tuffo d’onda

d’un pensiero agreste

 

*

L’ascolti?

 

L’ascolti?

È quella nota lassù che penzola:
vibra la megalomania del suono,
non è fatta di cetre o pizzichi d’arpa
e nemmeno di nessun altro strumento

Ma è nota
la Tua
sfuggita in un soffio all’Esserci
fuori dal tempo e dalla testa …

… che sale e sale
senza salgemma
e scende
capovolgendo in inferi la cava dei sensi

O forse è solo urlo compresso,
lacrima di tango a doppio passo
diviso con l’accetta
che un mare al tritolo guarda perso …

… con il sorriso in cielo

 

 

 

 

 

Foto

 

*

O c c h i

 

Occhi che salgono

e scendono,

fra un mare di suole

ferme le ruote che andranno

senza domani

 

<> 

Tiene la mano

quel poco di storia

dal sogno ingabbiato,

un viaggio di mente,

il mondo che fugge

dalla finestra.

E un fischio penetra l’aria

per spargersi in cielo

in piume di nuvole secche,

l’ansia a scadere

<> 

 

Occhi che salgono

e scendono,

col magone nel collo

e il vuoto d’intorno

fra un pieno di gente  

 

 

*

Più parole ho da raccontarti

 

 

Non posso prescindere dai giorni,
dai loro boccoli di fiati
che sbuffano da un antico treno
e sempre più allontanano punti cardinali
 
Né da scimitarre d’asfalto
che accumulano terra,
fino a seppellirci nel senso
di un non senso il naso
 
<Guardami
ora
cielo
Guardami>
 
Mentre t’alzi
senza una sigaretta da fumare,
quando la fede rinverdisce un giorno all’anno
sulle scene  …
 
… che più parole ho da raccontarti
e tanto meno da pregarti

 

 

 

 

 

*

A cordigliera cinta

 

 

Taccio qui ogni immagine,

rimembrando passi

di zucchero e sale

con il mare a un attimo

dai nostri fiati,

le lingue a rifugiarsi dentro 

e la neve accoccolata

nella gabbia del mistero

 

A cordigliera cinta

aggirerò ogni ostacolo,

cima mi farò di monti,

vico buio o illuminato

con la mano nella mano

dove ci sorgeva il ponte

a me così lontano,

pane fra i tuoi rami

 

Non getterò per prima il sasso.

A Te lascerò l’ansia dell’arare

il terreno del rimpianto,

contadino che ancora sa d’ulivo

nel mio sogno atavico.

E batto i polpastrelli nell’andare

spontaneo …

 

…  rivo l’acqua del Mio solitario

 

 

*

Fuoco

 

 

Fuoco

prenditi il mio sguardo

nelle sere d’inverno quando tutto è silenzio

ed è grido presago la notte

 

Danzami

fra le tue fiamme eterne

una pace d’inferno

come avrei voluto allora

 

Sussurrami

il tuo crepitio

all’alfa dei lobi e dei colli

non tralasciando né valli né monti

 

Fallo

a lingua intensa

con la vita che torna al suo apice

sia pure in un finire di brace

 

<insieme>

 

 

 

 

*

Dedicata a Pizza l’orso prigioniero

 

 

DEDICATA A “ P I Z Z A ”

L’ORSO PRIGIONIERO DEI GUARDONI *

 

 

 

L’orsa

non è maggiore, né minore

o femmina dell’orso

dentro ad un vagone

che in un punto prende l’altro

senza andare

 

ferma

la sua mente

vola alto

a tenui rosa si preserva

finché una sola goccia avrà di sangue

 

e lui

dietro a un vetro

s’accascia

per ogni testa che lo guarda

 

con occhi a noce …

… con occhi a mandorla

 

 

 

 

 

* http://www.lastampa.it/2016/05/13/societa/lazampa/animali/lorso-pi-triste-del-mondo-attrazione-nel-centro-commerciale-cinese-OdA9ao65SrxFpemiIwCr4M/pagina.html

 

 

 

 

 

 

*

Colpo d’ascia

 

 

L’ansia …

 

a quest’ora sale

linfa vorticosa al bivio

fino alla sua cascata

che quando cade poi s’esalta

per due corde vocali

in croce

 

All’amo stanno fantasie

dal vacuo dondolio

brezze su uno sbuffo emerse

per agguantare l’anima

 

E funambolico il pensiero

mi racconta d’echi e navi,

di farfalle sventolanti

a piccole onde bianche  

 

Oltre quella riga

che mi chiude l’acqua

e fisarmonica il respiro

lontano dal nostro destino

e dallo sguardo

mozzato con un colpo

 

…  d’ascia

 

*

Sonata in Sol di Primavera

 

Torna

l’aria chiara

su tela torna,

verdi  i capelli

cristallina

frizzante.

Ricorda

la lucertola fuggente

verso la sua pietra calda

apparsa da una sciabola rosa,

che sorride di niente

 

<> 

Maculato

 il risveglio dei campi

ai fuochi del cielo

sotto castelli mai così alti.

Colli

a un passo dall’oltre

a esplose mimose

fra l’incanto selvaggio

 di menta e rosmarino

<> 

 

Arpeggia la pioggia

su liquide luci che scorrono

da un pennello di sole

sature al sonno

e vere saranno le rose

a indissolubili spine

prima che un pugno d’acqua

le scopra

 

 

 

*

Canto all’inverno

 

Era l’inverno …
… coi suoi campi che perdevano occhi
e silenzi.
 
Qualche battito ogni tanto s’alzava  
nero da nude braccia,
l’aria fiatata dal gelo
fra un cielo bianco e un cielo d’impossibile azzurro.
Poi la pioggia cadeva
fitta di aghi
anche sui sempreverdi
più fortunati degli altri fratelli
per lasciare posto alla neve
bianca
sovrana.
Ogni nucleo fumava
dentro la terra, le ortiche, i castelli, le case,
e i tuguri  dalla piccola legna
nel tempo dei colli alti
mentre il pettirosso segnava a punti di sangue
la sua leggenda divina
 
<Era l’inverno che covava la vita>
 
e non è più …
… a rondini stanziali
l’aria salivare
i cespugli di fiori impazziti

 

 

 

 

 

*

Reportage

 

 
Lo vide
l o n t a n o
diagonale in linea d’aria
che portò frontale.
Maestoso e regale
Lui
guardava a un punto senza punto
 
<> 
Le si volse
s t a t u a r i o
e i loro sguardi
si trovarono
:
parevano toccarsi 
l’uno l’altro entrandosi
<>  
Da leone la prese
dolcemente sbranandola
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

*

Piccolo omaggio a E. Scola

 

 

Cosa pensava  la Loren

Mentre serviva al tavolo

Con una calza rotta nascosta sotto la pianta

Nessuno lo sapeva

A nessuno interessava

E intanto sorrideva ad occhi vuoti emigranti.

 

Un piatto - due - tre

Tanti da lavare

Poi tutti se ne andarono in piazza

Con le divise nuove

Perché il raduno li chiamava

Il megafono era alto e la casa fu vuota in pace.

 

Solo un attimo si sedette per pensare. A cosa poi?

Quando lo vide alla finestra dirimpetto

Che la guardava

Era  uomo senza la O finale, ma l’ascoltava

Così con uno sputo si umettò il ribelle ciuffo

E risalì la rampa

 

 

 

 

*

Senza che me ne accorga

 

Se anche ti parlassi

della moltitudine dei venti

non cambierebbe punto

virgole seminate.

Voglio lasciarmi andare

fino all’estremo

cibarmi dei miei peccati

di quel senso piano

che pene sta crescendo.

Pure se queste catene

 ali terrene annientano

mentre ti guardo

e ti lascio andare

con il viso di marmo

 

<> 

Ma ecco nebulosa sento

 farsi consistente

nel suo sciogliere brividi 

prendermi

 su monti che più non hanno occhi

per guardare a vertigini dei sogni

 ai segni sui tuoi polsi incoscienti

quali vittime impotenti

<> 

 

  Da neofita sbarcata

con la coscienza svolta

ora ho voglia di tepore …

 … semplice tepore

d’abbracciare la mia ombra

d’accoccolarla immensa

 e muta scivolarla

a oltrepassata sera

 

nella notte che mi dorme

senza che me ne accorga

 

 

 

 

 

*

Le stagioni del Volo

 

Amo

 il desiderio spicciolo

 di una rondine,

quando si tuffa in cielo

e piume volteggia.

Garrula rincorre

spumeggiando aurore

promesse di caldo tepore.

Carezzano l’ali

ovunque si spieghino,

  portano al nido

dove nuovi fiori cinguettano

.

Se ne andrà

al cambio del Momento

con la speranza in seno

per ancora tornare 

 

<> 

 

Ma amo

anche il pettirosso

che nel freddo regna

col sangue di dio sul petto.

Mite ha l’aspetto

 guerriero

salpa su alberi adunchi

e tenaci conifere.

In buchi nidifica

negli arrampichi d’edera

a tazza tonda

senza remore

.

Breve il suo viaggio

Lui

resta

*

Nel bosco delle fate

 

Nel bosco delle fate

<entra>

l’incanto pare fermo.

 

Solo gocce di cristalli

piovono

sulla stessa pagina

e come brina si posano

 

 

Trino in Uno

ha empatici tasti

d’ebano e avorio

le zanne

 ▐ ▐ ▐

 

 

carbone a contrasto

che s fiorisce la neve

fra scheletriche braccia

generose di ghiaccio

 

 

Perché il cielo

più dà scampo

quando inzuppa l’Anima.

Lei

che testarda immagina

moto alla scogliera

a dorso di sguardo

lucidarle la sera

e grata alla sua grata

l’Infinito

riga sull’ardesia

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Notte bianca

È tutto così strano oggi

nel dopo.

Ieri era la notte

bianca

dei cuori

o dei non so.

Farfugliavano mondi

incogniti

delle loro ragioni,

ad ogni fermo

aiuole di canti e suoni

luccicavano

sulla piana  fra i colli

<> 

E sul mio seno ubriaco

tornava

il tuo tocco fantasma,

eterno

atto di fede

a baccelli scevri da miracoli

.

Sipari

che aprivano sipari

riconsegnando al giorno

la città

 

*

Salmodie d’Amore

 

A ritroso percorrere

le vie dell’acqua per cercare impronte

<Nostre>

Come salmoni

diretti alla Causaprima che ci disconosce

righi di colonie

dove albeggiano aironi

Un dì

ti domandai

se acqua giacevi nelle vene

mentre il mio sangue ribolliva in tini

forse

già cercavi la Tua risalita

con una corda cieca al collo

che non aveva scale

 né un letto per cantare

ora per allora

Salmodie d’Amore

 

 

 

 

 

 

*

Fra le braccia della mia stella alata

 

Sorge

per i miei occhi

o forse nemmeno per se stesso

.

Cuoce

coscienza

timone

a figliare remi

dentro l’acqua.

Onde riceve

anche dall’aria

 

<> 

Triangolo

sulla schiena d’ere era

spia delle sacrestie

forte a penitenze

per i ladri di marmellate

sempre scuri.

OMO

che più bianco

nettava

il giallo

<> 

 

E oggi corro

con la gola alta

trapassando

ghiacciai e deserti infuocati

d’ogni spruzzo razionale

fra le braccia della mia stella alata

quando per tornare

 v e n g o

 

*

Così tornavo alla vita

 

 

Saprò parlarti

dei miei giorni andati

di quando verniciavo i campi

per non smarrirmi

e scocche appendevo

di versi sublimi

come languidi glicini,

sguardi aggrappati

a muri sfiniti.

 

Delle attese … attese

che allo stomaco svuotavano l’obolo

con la fronte invasa da perle,

e il respiro convulso

ancora non poteva placarsi

 

<> 

 

Così tornavo alla vita

<tenace>

alla casa fra i fichi

dove l’uva era piena e matura

nella testa di un mondo.

 

Ma bastava

<infondo>

scoppiare di puro piacere

non appena ti aprivo la bocca

e l’acqua ci univa

 

 

 

 

*

Al rientro delle barche sazie

 

 

Tornerò

a pinne nuotate

dal mare,

col sale che indora e adorna la pelle.

Mentre salamandre

sdraiano visionarie nostalgie

nell’intercapedine  mucosa

su infinite risaie di sassi

. 

Gli scogli

fanno pace

quando l’acqua incanta,

divengono cuscini

fra barba screziata

di bianco solletico

 

<> 

E sarà più bella la sera

al rientro delle barche sazie

rosso dorato

l’imbrunire

 

 

 

*

Per chi ama la Vita , e quindi gli Animali

 

 

Quello il suo sguardo:

lì non è cambiato.

 

Dentro si porta la sofferenza

per un padrone ingrato

che collezionava

Cani

per sfogare i suoi biechi istinti.

 

Tanto ho lottato

strizzando sentimenti soffocanti

più del caldo di antiche estati.

 

Ma la Sicilia

era in quello sguardo

<e anche oltre>

 

Nei maltrattamenti

e nell’indifferenza

che fa coro

e con mezzo metro di catena

lega delle vite a un palo

quando non le getta in autostrada

 

 

 

 

*

Nel silenzio che tace

 

Quieta la notte

mi risolve

<> 

 

Un Fantasma s’alza

tanti angoli sfiora

nel numero perfetto

che scocca le frecce. 

Il monte conduce alla vallata

per spandere pensieri

<fiori neri fuori dalla sacca>

sull’ombre acquattate

 ad attendere un segno e  scattare feline

.  

Ma scie di lampioni sono pennelli che placano:

sotto un cielo fosco segnano cammini di stelle

fra presepi di case sfumano le lontananze

 

<> 

 

E come acqua bevo qualche sorso di brezza

< nel silenzio che tace>

 ognuno immerso nel sogno

senza che sappia dell’altro

 

 

 

 

*

O p a l e s c e n t e

 

Dolce questo tormento

che mi scivola sul corpo

:

cobra avvolgente

essenza di Te

<> 

Ogni poro apre

a Pianta di fuoco

che non distrugge,

ma di vicoli e anfratti

rifiorisce

.

E geroglifici m’inietti

in ogni vena ar resa

o p a l e s c e n t e

 

 

 

 

*

Un solo attimo

 

Non si svuoterà la mia Arte

perché lei è immortale.

Soffia in ogni buco che tormenta,

bella anche nell’orrendo

è bastone di vita

.

D’espedienti ti nutrirai

tempo al tempo

coi quali annoverare anche i vermi.

Celestiale prodigio nei concetti di un cielo

che per un attimo

<un solo attimo>

scenderà a incarnarsi di sdegno

.

Sono spine i lampi

se non hanno tuoni al seguito.

Veleno è la pioggia quando resta appesa

in una congrega di nuvole verdastre

prefiche a fare lega.

Che si bagni dunque la terra

e respiro sia il suo stesso fango

 

 

*

Cuore di paglia

 

 

Cuore di paglia

penzola col suo sogno verde

.

Sopra

è la finestra tenace,

dove  s confinano le sere

dai profili del giorno  s misurato

e l’inquadratura di un sole difficile

attracca

come lacrima slabbrata

del mare

sulle schiuse idee

 

<> 

 

In segreto

si pensa  a terre d’ombre fugaci,

a secreti sprecati

in letti d’inverno

.

Ma il fianco non demorde

e a tenero bacio s’offre

incorporando  fremiti di luce

in perpendicolo

 

 

 

 

*

Liquidi baci

 

A gettarla

benzina sul fuoco

.

 

Su quello timido nascosto

al non appena

delle retine a rimorchio

dai corpi sbavagliati

in galeotta circostanza

 

<immensa è la loro forza>

 

E ardono

sciarpe di carne

frastornate da liquidi baci,

fili  si cercano

e s’annodano

nell’Amore che salda

 

 

 

*

Come coda di lucertola

 

Le scapole sono ali mai nate

:

in nuce le contengono.

 

Vola

per loro

il Desiderio

e nulla può circoscriverlo;

lenta che va

l’ombra

lasciata a meridiana,

veloce

fuori dal mito.

 

Da chioma rigogliosa

si raccoglie con la trebbia

:

sono attimi fioriti

che ricrescono

come coda di lucertola

 

 

*

R u b r o

 

 

Un ombrello non ho

 

abbastanza grande

che faccia sorvolare sentieri di luce siderale

in sacralità di carne.

A occhi consci sui segreti della pelle,

nel fresco ruscello

sgorgato dopo un mare infuocato

 

<Né più lo vorrei>

 

Da troppo

alveoli  si fanno squarciare,

e l’ululare non scema lo scendere

nel fondo che in fondo si cerca e tiene

.

Ma ho questo palpitare

da Te

chiuso

nella gabbia dei pensieri

 

rubro

di tutto il mio sangue

*

To remain

 

Mi canti un sentiero

che percorrere non vorrei.

Ma il nonvorrei è caduco

quando dell’Amore è servo

.

Ecco perché qui sono e resto

da Te aspettando

taglio finale

di questa torta rigogliosa ai fiati

che suona misteriose melodie

 

<To remain>

 

senza indici a monito

né resti a me di lame

.

 

Giorgio lo sa

mentre splendido

il tempo scavalca,

e a pelle

il suo soffio profuso

Amante mi promuove

tenera mente

 

*

Barca nella notte

 

Barca nella notte

alla deriva s’accosta

 

 Si rilascia

senza forze

su sabbia o roccia

non importa

.

 Mai

 finirà di aspettare

 l’Onda

che la riporti al mare

 

… Tornare …

 

dove si riapre il giorno

come luce dovuta

 

e invece è dono

 

 

*

Dove pregano i gigli

 

 

Una mela sopra il ceppo,

fa  l’accetta

centro perfetto

.

 

Due metà,

ognuna a braccio,

s’allontanano  lontano

giocandosi a un tavolo

anche l’impossibile

le tundre sono camini

i ghiacciai  rosso carminio

e le mani danzano in piedi

tanghi

con rose senza spine

 

<> 

 

Lo dico a Te

che pure sai

quanto non abbiano senso

gli arti

nei destini impossibili,

né la pelle

sembiante ascrivibile

dove pregano i gigli

*

Bianche scogliere di Dover

 

Annoverare nel cumulo d’ossa

bianche scogliere di Dover,

oniriche

di sensi sconosciuti

nell’illogica logica che in quel frangente

ha ragione d’essere.

 

E tutto vela

cielo … mare,

in soffuse pennellate

a luce tenue

il nuoto  vola

dolce ordine e piume

trapassando

la terra.

 

Non so se ci sarai

oltre ogni lega

miracolo saldo

coi polpacci sodi

a ricordarmi chi sei.

 

Quando la mano canta una nenia

nel tondo silenzio che salpa la sera

 

 

 

 

*

Bacio dopo bacio

 

 

A pelle calda

t’aspetto

nel meriggio che cala.

Vola l’ali

un mare di iodio

 

<È estate, la nostra estate>

 

che asciuga e bagna

quando lui

a c c a v a l l a

con la sua criniera bianca

e in mille fiotti scintilla

maree

<> 

Nudi piedi

c’incamminano

bacio dopo bacio

a gioia unica scalata

e non hanno occhi le spalle

 

 

 

*

Eppure

 

Eppure

 

passeggiare per le antiche vie,

guardarne la veste degli archi nascosti

raccontandoci di calzini corti

e trottole come pianeti impazziti,

accumuna le stanze

al senso del latte che vi scorre

con tenera sete

desideravo del bianco frizzantino

voglia fredda che scalda

brividi a pelle.

D’essere presa

dentro quell’ombra

che il mistero regalava

fra anfratti deserti e silenziosi

solleticata alle narici

al guado d’ogni vena

come Tua puttana

<> 

Ma capezzoli rosa

stesi

sul filo di una verde persiana

col Tempio a sfumare la linea perfetta

nell’intimo mio più profondo

in un  cuore di cuccia l’abbraccio

che  pensieri  portavano via

 

 

 

*

Vino dannato

 

 

Bello il mio grappolo d’uva.

Ogni chicco è un occhio che scoppio alla bisogna,

molto vedo nel suo nettare sciolto

da briglie in maschera

.

Tonta la finta che vuol fioccare in centro,

e nei varchi va con oliata chiave

a cogliere pertugi e dissonanze

per  farne mazzi da gettare

.

Gobbe rupestri che masturbano il salmastro,

fra scogli duri trattenendo pesci.

Scaglie argentate scivolose e  guizzanti

quando piovono le mani

.

Rètina o rete poco importa,

se dal prato sale evapora alle guglie del cielo

per tornare in forme disparate

disperato su chi ancora crede

 

<> 

 

Ma  cognizione sorge  tenace,

bussa tre volte alla tua porta

dove docet insegna

che ognuno ha già avuto e dato

in separata sede e senza resti

il vino suo dannato

 

 

 

*

Sakura

 

 

Fertile di promesse

Sakura io ti guardo

voglio crederti e credere

a un raccolto di riso che abbia denti maturi

a nutrire ogni bocca affamata.

 

Sono qui, in fondo goccia,

insieme agli altri

mare …

che uno schiocco del cielo soverchia

scapigliando l’ordine alle cose.

Eppure la mia fame più forte

è la vita.

Questa vita di noia

se nutrimento ha solo nel sogno

e per troppo amore si toglie.

 

Ma tu avvolgimi

con la tua nuvola di petali

<tiepida neve alla terra sposa

ancora fredda>

nel giorno fugace di farfalla

che sboccia in un respiro di rose

gusterò estasiata

il parto delle tue ciliegie rosse

*

Il verso dell’upupa

 

Lascia che ti spieghi

il verso dell’upupa ...

la cresta sua che da diadema s’alza,

di come s’appiattisce sulla terra

col becco acuto volto al cielo

per sfuggire a volo rapace

o donarsi ad essa tutta.

Del quando in aria libra

farfalla alla visione inerme

e l’asso dentro l’ali arma

per guizzi repentini ch’esce

<> 

 

Nel giorno chiaro lei s’inebria,

di un sole in cerca

che dolce l’accarezzi e vada oltre …

fino all’Olimpo il desiderio,

sipario aprendo a primavera.

Preziose e serbate

le sue tende d’inverno

(pesante velluto pensante)

rimaste lì nel fremito

Perché tutto torna prima o poi come  mai andato

disse il testimone ad una pietra

 

 

 

 

*

Splendenza *

 

 

Raro

per  profonda bellezza

 il verso

gocciola dal naso

.

 Scivol

           a

su volti speculari

.

L’uno

 in rugiada

si frantuma

al femminino unito

che occhi

abitava

al piano sopra.

A raccolta chiama la sua coda

ne imperla

collana malinconica

 

È

s p l e n d e n z a 

che scorre

si perde

fra sorrisi soffiati

e avare mani

.

<tremuli gli orli per le vie del borgo

inseguono gambe

che s’aggrappano al pensiero

e forse non sanno>

 

 

 

 

 

*

Mio neologismo

*

Come canna al vento

 

Masticheremo ruminando

l’erba antica del prato selvaggio,

coste d’immaginate sequoie.

Nel cuore, un vecchio ulivo perso.

 

I semi sono grandine di vita

producono cose grandi.

Ce lo spiegarono pure i pani e i pesci

che lenirono qualche attimo di fame.

 

Ma dammi almeno il guanto

per sfidare il tempo

turpe nella sua indifferenza.

Anche senza scampo.

 

Ora che ho in petto

questo nostro respiro

e voglio chiamare a raccolta

tutto il mio sangue

perché più mi piegherò

come canna al vento

per saperti eco

in pochi grammi

 

 

*

Faro d’oro

 

Annegano

come stoppie

quando cupo rosso

tracima da botti troppo antiche

emozioni

nude nel perenne

.

Sono rivoli  

bivi e strade

in un prendersi e lasciarsi fino al mare

in fiotti e tortuosi risucchi

.

Hanno il colore

che vedono le vene

Te lo dissi quella sera

con la tua ala sopra

come la foce fosse buia

senza fine di un inizio senza fine

.

Ma dalle labbra mi sbottonasti un sorriso

e il tuo sguardo da lì si rivelò

squame d’argento col midollo

che scorreva dal suo faro d’oro  

 

 

*

L’immenso Verbo del cielo

 

Il giorno cominciò a farsi campo

gialle striature di grano

fra grigio velato

.

Qualche papavero esclamativo

appena bucava

l’immenso Verbo del cielo

e ammutoliva

.

Lo assimilai

così alto

fasciante

la barba vermiglia

il blu intenso

che occultava il nero infinito

e la disperazione si tinse di speranza

<che poi è adultera compagna di vita>

tornando a nuotare

le mie braccia stanche

il moto calibrato

verso un punto volitivo

.

Ritrovai la falcata in acqua

nel fondo delle onde spighe illuminate

l’alito profumato della brezza

che non dimentica carezza a un ricciolo di vitigno

prima del piombo fondo che ammanta la notte inconoscibile

 

 

 

*

Castello di ghiaccio

 

 

Non sto qui

a parlarti delle piccole cose.

Quelle che mastichiamo in deputati giorni

scambiandoci le bocche

.

Sto qui

solo per guardarti

attraverso lo spiraglio dell’incenso

che purifica la carne

superflua al nostro essere

.

Togliamo l’abbraccio

da sensi che nuotano il sapore

e le narici  lasciano ebbre del nostro odore

quando come animali ci annusiamo

per conoscere i segreti più reconditi dei corpi

.

A Noi

che in fondo ci sappiamo

basta un filo e

 

 l’uncinetto per lavorarlo

nel tempo che  resta

in questo castello di ghiaccio

 

 

 

 

*

Cigni di marmo

 

p a t t i n a n o

su grigio e bianco

ruote e lame

a moto

liscio e con raspo

.

Hanno braccia che mulinano,

aria senza grano,

voli rampanti

nell’ebbrezza prestata

per un ballo in maschera

 

<distesa la neve

fra lacci di cielo>

 

Ma di più

può l’onirico

con fari accesi che sanno

e il sogno infrangono

tracimato l’incanto

a due cigni di marmo

 

 

*

Per togliere i peccati del mondo

 

Mangiate  magro almeno a Pasqua.

Non c’ha bisogno d’altro sangue

chi risorge.

Né di scannare agnelli in nome Suo,

tolti alle madri … madri

come tutte siamo.

 

Pensiamoli com’erano:

col musetto delicato

candidi di bianco

o di velluto nero

inermi

appena retti sulle zampe.

 

Pensiamoli al momento:

colpiti da mannaia

nel loro ultimo belato

e poi posati a pezzi

sui banchi e sulle tavole

in stomaci credenti.

 

<Per togliere i peccati del mondo>

 

questa la bestemmia

di reiterati scribi e farisei.

 

 

 

 

*

Il volto di un tronco

 

Il volto di un tronco

è scavato dagli anni

ha groppi nel corpo

rami contorti

che figliano foglie di fiori

.

Ha cuore concentrico fino al midollo

e radici sempre più forti

nella sua terra

che ama

che vuole

e bacia in ogni stagione

penetrando profondo

 

*

Ai piedi di una Croce

 

All’angolo di un bar

c’era la via

e piccoli tavoli tondi.

Cerchi vuoti, o spruzzati di vita

che sostava e partiva.

 

Lui sedeva

con la sua barba antica

sempre allo stesso posto

la mano su un foglio bianco

a vagare

 

<Scarabocchi

per le mosche che passavano>

 

lo sguardo

a tratti alzava alto in cielo

su azzurro o grigio

così nero profondo

baluginante fiammelle

 

<immaginifico>

 

gli ero di fronte

quando entrai

nel mondo suo dell’attimo

divenendo notte

puntellata di stelle

che ai piedi

di una Croce pregava

 

 

*

Fruttato alle maree

 

Strana

questa altalena sul mondo,

va in parà d’aria, e di seta gonfia.

La mano tendo

per cogliere il mio grappolo

fermo che sfugge,

a nascondino il  sorriso

in ti do e mi prendi.

 

La corda è di cocco

fruttato alle maree.

Ha calli in ogni suo filo

che d’insieme la compone

e nodi  marinari

sugli appigli, senza  pampini

che s’arrotolano

sulla testa del cuore.

 

Uva

i palmi colgono

acchiappando

come Lui vuole

ricchi chicchi

di vellutato sole

in tuffi che scoppiano

di vita in bocca

 

 

*

L’estate ci danza

 

Indosserò

quel vestito bianco

che ha sopra tanti fiori.

Ce ne andremo in giro

per il mondo

con le mani piene d’emozione

non guardando a strade

ma ai nostri occhi

 

<Ascolta>

 

L’estate ci danza

l’orecchio tuo fa mio

sorridendo il sole

fra una marea anonima.

A mezz’aria il trotto

è sguazzo di sorrisi,

il tutto nostro intonso

.

E i binari,

i binari mai più spenti

per la sentenza delle incognite,

hanno il bacio

che non si spezza in aria

e trova la sua bocca

.

Ora aspettano

malinconiche  partenze

che sono già ritorni

 

 

*

Casablanca

 

Bogart amava la sua Sigaretta.

 

Nella piega amara gli stava incollata

a fermo  immagine sempre la stessa.

Quale dei due ne era schiavo?

Il fumo ascendeva,  da filo a nuvola chiara

spariva in cielo

e nel suo cavo tornava.

<Evirata>

Casablanca era la casa

mai l’avrebbe lasciata.

 

La notte velava, sapeva di nebbia e tabacco

e lui nel trench si stringeva

all’anima sua di ghiaccio.

 

*

Cuscino di sole

 

Stendo le mie primavere

sui balconi

con  la grazia di un canto celeste.

Guado cembali in fiore

non pensando chimere,

guancia a guancia al cielo

su alti letti di neve

.

Ed ecco il mare

dal  generoso ventre.

Oltre gli scogli

sulle spiagge mi scivolo

profumata di salsedine.

Nudi i piedi

cercano i tuoi rami,

più non sentono il dolore

del rosso bagnato

.

Ché in corsa mi raggiungi

lampo primiparo eterno

dal  sorriso che trema

...

per ritrovarci

all’alba di un cuscino di sole

 

*

movenza geisha

 

Tante le corde

del mio Strumento

 

ho mani giuste

su avorio ed ebano

che dolci si fanno

 

<movenza geisha>

 

dal basso profondo

più intenso

all’alto chiaro

e sublime

 

<note>

in un crescendo

con l’ultima

che di gioia urla

 

<spacca>

 

e tutte

 

z a m p i l l a

*

Il rosso di scale

 

Si rischiara la notte febbrile

ha ancora perle di cielo sul volto.

In stanza l’aria è ferma

ricordo fermenta

<fra coltri> il rosso di scale

.

Avrei potuto accompagnarti

dall’occasionale sceso e uguale  risalito

  ..

se non avessi temuto

lo schiaffo all’altra guancia

 

Dalle notti vannovengono

giorni figliano lontananze

parole in bagnarola

e Voglia

che convoglia nel respiro

 

Perciò ho sete d’aria

ora

di questa primavera che è in arrivo, 

dell’indugiare dolce nell’alzarsi

indenne dalle prove per vivere

 

Chissà se

         o se mai ....

 

ma più non freme l’apice compulso

scintillante di lapilli

di lava ebbro correndo sui suoi limiti,

che avrebbe unito monti .....

sfidando l’impossibile

 

*

Vivi al nuovo giorno

 

 

Pensami

in penombra

quando il vai vieni delle luci in strada

ventaglia la calura della stanza

e il mio corpo mollemente adagiato

ha l’odore che chiama.

 

Lei, da velo traspare

<Ti attende>

 

Giunge melodia,

suono di dita

allargando s’insinua

nei lembi che sfoglia

e poi spoglia,

per carezzarla profondo.

 

Amami,  fra queste cosce ospitali

<Amami>

 

Ché fino al midollo

voglio sentirti,

di bianco miele bagnata

di bianco latte nutrita  

Labbra alle labbra

col  nostro sapore

.

Dolce violenza

voglio e Tu vuoi.

Dirompente  a mescere

dentro che muove,

sublime indecenza

ali in tempesta di neve e sole

.

E insieme

oltre ogni marea

sulla nostra spiaggia

ci ritroviamo

<unico l’abbraccio>

vivi al nuovo giorno

 

 

 

 

 

*

Questiona di fiati

 

Da un ponte di cielo

rombo azzurro

scorre nel mio pensiero

impudico.

Nubi rilascia senza traiettorie

<variegate>

e non si volta indietro

.

Ora

dammi una sigaretta che ti fumo

<gagliardo a respiri>

l’innata tua tensione

col diaframma che lavora

la dizione di una recita

Ma anche scrivere fa bene

<questiona di fiati>

è  mossa d’una piuma antica

fermo cammino

tepore nel divieto.

Transita a unico senso

sul palco in scena

quando potevi sollevare il mondo

a ritrovata leva.

 

 

 

*

Scocca il Pensiero

 

Ridere o sorridere

non fa poi tanta differenza

fra Noi.

Tanto

taciturne s’inghiottono le lacrime

oltre la barriera dei ghiacci.

Ché godono i pagliacci

eccitandosi alle frontiere

nel loro circo equestre

fra galoppi ammaestrati.

Di più

quando si disegnano le facce

.

Ma ora

spogliami

così come m’immagini

mentre senti gli ansimi

coprirmi di Te.

Bianche perle appaiono

fra le nostre guance,

con parvenza di parole

si cercano

.

Scocca il Pensiero:

 

<Guardala sottoposta ai suoi merletti,

in fallo coglila e falla prigioniera.

Tenero dalle mani forti

che non hai bisogno di bussare …

e non ti sorprenderà

il luccichio di Lei che viene

mescolandosi al Tuo seme>

 

 

 

*

Quella collina

 

 

Laghetto d’inverno

che l’incanto mi porgi,

cristallo è il tuo vetro

dolce lacrima gelida.

Giardino di barbe

tu specchi,

mutifermi  girotondi

biancofumo  ricordi.

 

<Sì>

 

il dentro sfoglia da fuori

nel segno di un cielo profano.

A volte in preghiera

fragore che fummo

sotto l’occhio del sole

ultrasuono del verbo

adultera foia di sesso

o solo due ombre

.

Ma è così che si resta

d’immobilità transeunti

schiusi a scomparsa

con una Comparsa

nella posa migliore.

La parola,

lama a radere

i pascoli

.

Nessuno sa dei chicchi lo sperso sapore,

né della nuda veste che ora ti veste

e scoperchia cunicoli vuoti .

Sa  <quella collina>  

dell’ultimo sparo che issò il pennone,

del repentino colpo di timone

mentre  mani

il suo collo stringevano per liberarti

...

e d’acqua si sciolse

per ricrescere ancora più forte

 

*

Diatomee

 

Nel cuore di una pietra

dormono emozioni,

il sonno dell’ingiusto

dal destino cola

o da chi si maledice

nel suo nome

.

Si plachi la sinfonia di sterpi

che le radure infiltra

con fiori di spina

e muti acuti,

ché hanno inchiostro le langhe

quand’anche

il fiato fuma nei declivi d’autunno

a passo molle

esacerbato di nebbia

fra resti di diatomee

.

Pensa a tutto ciò

mentre un pugno di castagne

ti scalda le mani,

e il Suo ricordo

è pergamena

 

 

 

*

Oltre il senso delle cose

 

Che cosa pensa l’Arco

appena mira e schiocca

per giungere al midollo della scelta …

sa il destino.

Gli  altri

<fuori dalla porta>

possono solo intuire

sopra costruirci dei castelli,

o cuocere invidia

a un misero fornello

.

Amore

quando il nesso centra

ampio procede il suo cammino.

Campo ne fa

che coltiva e cura

da ara passa a semina.

Dei solchi amari poco gl’importa

anzi li ha cari,

ché tanto più dolci le messi

nell’insieme del raccolto

.

Se l’Anima è anche pelle

chimica di voli

sinfonia delle estensioni

sguardo oltre il senso delle cose

come  È

*

Fragoroso silenzio

 

È pane all’addiaccio

quello dell’inverno

davanti ad un camino scoppiettante d’ombre.

Ma a lui piace

<o lo dice>

quando torna parola con scelta non scelta

che accetta e comunque vorrebbe.

 

Lieve o croccante

ha ghiacciai in ferma illusione d’eterno

candida lava

che si sparge su valli

e induce

su cose e case

secche colonne di vertebre

Tu sai

quanto figli il destino la stagione del gelo

le sue bufere e tempeste

l’incanto dei fiocchi guardati da un vetro

i Natali in frantumi dei falsi profeti

.

Perché il lascito è questo

dove tutto si tace

e in fragoroso silenzio

si ha fede in un dito di pace.

 

*

A mio Papà

 

Nel giorno di novena

giunco esile si piega,

prega

.

Su una scogliera di licheni,

con polvere d’aria ai palmi

colmi di perché.

Sorsi beve di pensieri

che trasforma in sogni senza bacchetta

per dare senso all’orma

resa sulla sabbia

che l’acqua porta via

.

Così ora voglio ricordare

quel sorriso che non sapevo ultimo

mentre la guancia ti baciavo

come tutto non dovesse finire mai

come s’usa fare con chi di più amiamo

.

Poi improvviso il condizionale

e se avessi saputo non ti avrei lasciato andare

 

  

 

 

http://youtu.be/-whS3PD53qE

*

Tacite sanno le vene dei rami

 

Salpa vento taurino

pieno della sua rabbia,

chiede aiuto all’acqua

a tuoni in tempesta

al ruggito muto dei lampi

.

Galoppa su lastre di spiagge

dove si congiunge

con la parte smarrita

e a pelo del manto schiuma

mistero riflesso agli abissi

.

Ma l’acqua è incipit,

sinfonia.

Che piova in perle

fredda lana

o col volto primario partorito,

la sua dimensione cosmica

il collo di mondi soverchia,

schiaffeggia

abbraccia

fascia con sciarpe di luce,

ovunque espanso fra ombre

lo scibile

.

Tacite sanno le vene dei rami

quando guardano

buchi di stelle dietro persiane

che penetrare vorrebbero

per scaldarsi

e in fondo

è solo goccia d’una lacrima

quella che stringe la tua mano

 

 

 

*

Noi

 

Ho chiesto alle tue dita di parlare

<una ad una>

 

(Al pollice che serve a trattenere

all’indice per ammonire o per la strada giusta

al medio dal sesso eretto

all’anulare nudo lì sulla panchina

al mignolo cucciolo smarrito)

 

 perché erano mute

.

Insieme le ho raccolte

in un bouquet,

me l’hai scivolato

a moto lento 

sulla pelle ,

poro dopo poro

fino a farmi lago

e Noi

da  carezze sussurrati

in vertigo d’Ego

fra foglie sempre verdi

Noi

 

 

*

Dentro la mia carne

 

Riflette l’andare

luce di baci,

simula  la branda

vicina  alla battigia,

onda verde su plancia,

sorriso di bambina …

e.salta

.

Alti grani d’estasi,

succosi grappoli

s’arrampicano

al confine del banco,

e schiocco della lingua

narra

:

<Lui>

la carne taglia

ha braccia scolpite.

Nel su e giù affila

polso che tiene

con dita fiere

<Lei>

ha occhi grandi

notte primipara.

Non sa di come sia

la semina ai campi,

ma ha sete

.

E tu

(che come molla scatti

all’attracco della fonte calda

ignaro di una pezza antica

a eccitare spiaggia)

volali

questi miei petali,

sono ali di farfalla

ancora fra le Sue braccia.

Volali

ché lui è qui

dentro la mia carne

 

*

Languida Felina

 

Languida felina

al  balcone si china

col  bicchiere eretto

sulla sua banchina

.

È  ghiaccio bollente

quel drink tutto da bere

< Lui lo beve>

un rivo cola

sul suo mento arcano

che col dorso striscia

e porta via la mano

.

Languida felina

fiori soffia fra le fusa

fiori soffia fra i respiri

poi lenta si gira

e …

danzano le dita dentro una conchiglia

per lingue che non possono parlare

 

emigrano pensieri da ciglia visionarie

al brillio di pupille fini

 

mentre un’aquila avanza

e maestosa è la sua fame

 

*

Coperta d’ombra

 

Sagoma solitaria,

che sei su di un ponte

privo di comando

e il gelo non sente la tua mano

poggiata sopra il ghiaccio

perché di più ne ha il cuore,

forse pensi

sia stato tutto vano

.

Ma il fiume ti appare luminoso

immenso come il mare

ora

che hai deciso per il Viaggio lontano.

<Ed è tuffo senza voce>

che non scuote l’armonia d’intorno

.

 un pesce che vola>

pensano due innamorati

con le mani calde di treccia

mentre lasciano i lampioni

per una coperta d’ombra

 

 

*

Emozione per sempre*

 

 

anche io vorrei tu mi ricordassi

con il sorriso come una sorgente

.

I tuoi coi miei capelli,

le guance pronte ai baci

per un non niente

nel profumo vitale

nostro che viene

e un attimo in più trattiene

.

Con l’ansia di un caffè

soli fra la gente

lo sguardo che ci teme

e fa rosso il pensiero sulla pelle

anche a uno come te

Era il tempo

che l’estro salutava,

e tu mi entravi

dentro l’Opera Prima

<emozione per sempre>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Ispiratami da una canzone di Eros Ramazzotti

 

*

I Compleanni

 

I compleanni nascono con un vagito.

Vanno a cerchi su acqua,

nel cuore di un albero

a cantare il senso dei pesci

che di fughe apre la terra

(come  fu da Ada

nell’Ade della Villa,

dove ancora esiste la porta del niente)

.

I compleanni sorridono prima di un poi

(Sono ciliegine in coro alla panna

frizzanti bolle bambine

soffio su mimi di stelle

tiri alle orecchie),

ai cento auguri  dei giorni che sciano lenti,

e li si vorrebbe annacquare

per  farli crescere e crescere

 

Quando giunge il  Traghetto

e la boa si fa bianca

la musica cambia,

svelata  da un groppo di onde

si piega al silenzio,

ramo vorrebbe tagliare i suoi rami

con l’affanno che avanza

.

Eppure  Don  Quijote sempre duella

nelle coste di un etere che mulini ha nel vento.

Di beltà s’ingrassa la Bocca col suo rossetto

fino a che non concepirà se stessa,

e a un passo dalla foce

finalmente  potrà specchiarsi

senza più competere

 

libera di mostrare i solchi

pronta a una scelta senza scelta

 

*

Seta Nera

 

Dai riverberi

di un’estasi capovolta

senza età rientrò

.

Plàcati, si disse,

le tamerici fanno ancora fiori

le loro radici non temono dirupi.

Né rami adunchi

che non ti esistono

.

Con la fortuna di conservarsi Alice

si guardò

al cospetto di una luna vera.

Lui le accarezzò

i riccioli in dono

la fessura segreta  

l’avorio e la sua seta nera

fino a che gli zoccoli

smisero di scalpitare

e

<sazi assopiti>

li respirò il mattino

 

*

I 4 Cavalieri dell’Apocalisse

 

Taciturni cavalcano

fra nuvole e tempi

con volontà d’acciaio

da sigillo

liberati.

Anche l’Empireo si tace

e apre loro i sipari

.

Quattro

dei sette

i capestri

dall’Agnello svelati:

in bufera di neve

Bianco

vomita  fame;

Rosso

la spada taglia

pioggia di  fuoco

gole  grondando evirate;

Nero

il nonsenso sfascia misura e bilancia

d’iniquità bubbonica peste.

Unica nomata

<Lei>

 bileverde

Morte putrefatta

che in mostruosa rete tutto si trascina

E Terrore partorirà l’ano

del fango divenuto seme,

lische biancheggeranno

zigomi senza connotati

sui monti di Mauthausen

<nell’attimo degli attimi>

in nome dell’Eterno violato

prima di svanire per sempre

.

Ora,

occhio che mi leggi

avvicina l’orecchio alla terra

fanne cuscino:

Lo senti il bucare del vento?

Sono le chiome ondulate

e l’andare …

del sordo galoppo del male

 

*

Guardami

 

Guardami

risalto do all’anima,

a un sorso

di complici labbra,

al midollo che hai dentro.

Non ha requie

il freddo calore,

della mente la lama

.

Guardami

mentre mi  g u a d i

e a pelo di braccia

affondi la spada.

Il vello su tavole andate

fra vino frizzante

Io passo a carezza

nido nelle tue mani

*

She dances

 

She dances

sulla scia dei pensieri,

fra nuvole volteggia

candido tulle.

Ciglia di cigno

vibrano e sfumano

stanza dopo stanza

.

She dances

su laghi profondi

pennellati dal sole. 

Forse sono solo

i suoi occhi

rimasti fanciulli,

sorrisi di un prima

oltre il sipario che sogna

scoppi di luna

e Degas carezzò

quale tela del mondo

.

Una folla la guarda

in silenzio supremo

in cornice di vetro

che danza da sola

 

 

 

*

Cuccia di luna

 

 

Canta il Poeta

chitarre di parole

al vetro che lo guarda

senza più l’odore delle fronde.

Senza più i lampioni

che in silenzio applaudivano,

fermi  cipressetti nella sera

.

Lei

oltre i pensieri gli appariva

umida al sorriso

sciarpa nell’abbraccio.

Salivano le note fino ai capelli,

da lì scendevano

di giochi amate

alloggiando

in una cuccia di luna

.

E i piedi

sulla strada stellata

<mai sazi>

seguivano l’odore della pelle

mentre ritornavano

 

*

Se potessi osare*

 

Se potessi osare

ti chiederei di questo tuo momento

che <so> non è facile

.

Offrirei l’incavo della mia spalla

a dolce muso di cane,

per ascoltargli le parole sussurrate

sgorgare

fiato caldo dal cuore

.

Se potessi osare

ti carezzerei la guancia brizzolata

in madido silenzio.

L’acqua tua è limpida e pulita

Amico prediletto

e con Te dividerei

il mio pane

 

 

 

* Dedicata

 

 

*

Due gocce di fuoco

 

Non è dei giorni andati

l'odore che sottrae al presente,

ma il presente che si sottrae

al sentire

.

Imberbe  pare

e affluente del mio fiume,

non dà <la>  per farlo danzare.

Eppure ha letto morbido,

lisci fianchi  

ventre bagnato se Serpente muove

 …

cerchi disegna d’hula hoop

colli e valli  dispone

al percorso che attizza

paradisi discinti nell’unione

a immutata voglia di foce.

Bella di casa

quando lui lo dice

miti sogna e  giarrettiere

che brillano più nere

sulle nudità del cuore

.

Così come la Vita vuole,

anche ad acqua tanta

scorsa sotto i ponti.

Mistica fioritura il desiderio,

guarda il merletto con due gocce di fuoco

e preziosa monta  la Neve.

 

*

Per l’ultima volta

 

Sonnecchiano le barche cullate dall’arancio.

Loro

che non sanno e nulla si domandano

<semplicemente … stanno>

quiete

nel momento.

Mentre una sagoma

appartata

va

<> 

Da sopra un ponte

Lui

si guarda camminare.

Ha palmi vuoti,

fiato in balia di gorghi.

Un’acqua lontana

è la sua sete d’Onda,

dove la vita scorre

e a fiotti i frutti impolpa,

su viali rubati

<i m m a g i n i f i c i>

.

No, ora più non cercare

non ha lingua una statua

né tasche di ritrovi.

Come l’ultima …

per l’ultima volta

 

 

 

*

I miei “Titoli” in una “Poesia”

 

Quando l’Anima torna

dagli abissi astrali

mentre mi nevichi …

l’Airone conserto

cova

cipria di parole

.

Angolo oscuro

la barba dell’Albero

schiocca la sua frusta,

rauca di desiderio

una sciarpa d’inverno

senza scelta.

E un presente m’invento

sublime

.

Anima bendata

desaparecida

senza un volto

non so

l’Ora

nemmeno per negarti.

 

<> 

 

Sorridono i dinosauri

come plebei di domani

graffiti anche d’autunno.

 

<Fra quali braccia Mrs. Robinson?>

 

Nessuno sa.

Buca … neve la sete del mare,

germe di grano

spleen.

 

<Scrigno prezioso una tazza di Te.>

 

Danzeranno le schiene

l’arco della notte

gola … bottiglia

rossofuocoindelebile

porpora fenicia

venti-trenta-quaranta stormi.

 

<E ancora cresci … profondo fino al cuore>

 

*

Quando l’Anima torna

 

È questo il momento,

quando l’Anima torna

da siderali voli

.

E il sangue

il sangue  si riprende

dolce d’agrifoglio

le sue bacche rosse.

Magro sorriso segna

cunicoli

rami

ossa

succo di ginepro

<corsa>

nel nero di un velluto

che rimanda ai vetri le penombre

maculate a chiuse

immaginando eterna la notte

.

Sulla strada

rade luci 

io colgo come fiori

<fari>

e ripensando al Tuo

fra le mie labbra …

muta vibro

vibro col sapore di caffè

mai così vuota.

 

*

Dagli abissi astrali

 

Ho attraversato chiglie

del mio universo temporale

per farmi folla di stelle

sperando che almeno una 

la cogliessero le tue mani.

 

Ma dagli abissi astrali

luci sorgive sfociavano

risucchiate in mare

travalicando approdi

schiave di maree pagane.

 

Livide e  incatenate

le dita stanche

suggevano  scintille di sale

e attimi

fuggiti prima che pensati

 …

 

l’ Ultimo

sarà fra un battere e un levare

avrà le note di Einaudi*

l’illusione di restare.

Prima

che un muto sparo lo colga in volo.

Prima

di una notte senza più Mattino

 

 

 

* Ludovico Einaudi

 

*

La barba dell’albero

 

La barba dell’albero

ha saggi pensieri.

Bocca non muove

Dio

dalla montagna,

il silenzio  lo imbozzola

con la ruota degli anni

cieco  fingitore

su strade incastrate

(È scrigno su fasce,

sogno pirata,

urlo di Munch ammanettato)

.

E Tu

che mi guardi con mani interrate

dimmi

dell’accetta e del legno

con giri di boa al suo interno,

del midollo già dato dalla cresta di un gallo,

del fuoco che non incendia

gli speroni dell’amo.

Ma di più

del mio sapore di donna

gustato

in una notte immolata

al temporale

 

*

L’Ora

L’Ora

impalpabile palpabile

fiaccola fra le ombre.

Danze cinesi

barbagliano sui muri

volti senza volto

a cui volgo la nuca,

e alone di pace mi prende

divento seme

vellutato silenzio

fra dolci petali neri

.

Alta nel gelido

un’unghia di gatto

brilla in cielo.

Domina l’incanto su muto regno

la Conca che ha la sua Pozza

dentro

oltre ogni solstizio d’inverno.

Non ha più freddo l’Anima,

ma nodi sciolti

da timoni che hanno presa forte,

cavalchi d’onde in consapevolezza

Ché immenso dono è il Mistero

 

*

Nemmeno per negarti

 

Non hanno pietà gli anni

che sorpassano le autostrade del Sogno,

lasciano cimeli a montagna di ricordi

Un lenzuolo accoglie,

all’appena di un arrivo

<anche non voluto>

se un Chi trova l’abbandono.

E felici di candida gioia

navigheranno

estranei

più forti dello stesso sangue

.

Un lenzuolo lascia,

quale fredda coperta

di pietà stesa senza più ritorni,

alla fine di questo viaggio

resa

.

Dammi la forza Dio

per quando dovrò lasciare il campo

sempre più scarno.

<Tu>

a nostra immagine distorta

e d’ideale perfezione

creato a tua volta

.

Non so della mia fede,

le mani tirate da più parti

hanno voce di squarci.

Ma se davvero non esisti

nessuno dovrebbe nominarti

nemmeno per negarti

*

Rauca di desiderio

 

 

 

 

<C o r r e r e>

fino allo scoppio dei polmoni,

se il dove non ha più colori

né collocazione

Prima

ti canterò una canzone

con la mia bella voce.

La modulerò di toni violetti

fino ad accenderli con rosso fuoco

vibrato e cristallino.

D’improvviso

la vestirò di scuro,

come caverna

torbida nel tono.

Rauca di desiderio

.

Tu non mi negherai l’ultimo bacio

che suo farà il mio ultimo

(Lo voglio forte

che morde

la notte vampira)

.

Non sarà quello di Cenerentola ,

della mezzanotte che figlia mattini.

Perché lei viene da una fiaba

e lì ritorna

con la sua scarpetta 

persa

ritrovata per sempre

 

 

*

S t o r m i

 

 

Punta nel vento

 

è un Iceberg fermo

 

(novene gli sfogliano i giorni

 

senza più braccia

 

 stole di sole),

 

mente

 

nel bosco in catene

 

.

 

Lo addobbano al cappio i respiri,

 

sul ramo più bello

 

c’è quello con l’aria che brilla.

 

È il Nostro

 

lo stesso  d’allora

 

dondola ancora

 

 

E fuggono

 

scheggiati ai selciati

 

fogli di foglie,

 

mulinelli faranno nei cieli

 

se il credere vuole

 

che siano voli di stormi

 

le sole parole

 

*

Mentre mi nevichi

 

 

Languida mente

sono fiore su prato,

ho cuore di burro

che fonde

(il bianco accende del fiato

roca voglia di canto)

.

Dolce il tuo corpo mi copre

e mi scopre

(dona cosce perlate

la foglia al suo albero).

Il galoppo

la pelle sveste dal tempo,

gioia congiunge,

di riva fa spiaggia

a criniera sciolta dal pettine

.

E  brividi scendono

sulla mia carne di luna

<alidiamanti>

mentre mi nevichi

 

 

 

*

Non so

 

 

Non so

di questo andare a onde,

d’ogni messa a muro

ognuno al chiodo suo.

(Né se l’Amo

copulato il punto

per sempre sarà tale

in un sempre di sé

che ignora dell’attimo

la fuga)

.

So che l’anima tua

mi fa ancora sua

e ogni goccia spalmi su di me.

Dell’abbraccio che c’incrocia

rei di una miniera di gioia

a labbra uniche

.

Ma non chiedere alle nostre mani

che anche nel pensiero si stringono

quale è l’una o l’altra

quando viene l’ombra

*

... venti-trenta-quaranta...

 

 

…20-30-40…

e gli altri che volano

nel soffio ignaro d’essere respiro

.

Si ritrova il corpo

(se la Dea lo vuole)

con la sua coperta lisa

senza averla chiesta

fra i brividi

di una mangiatoia

.

Ah, se non ci fosse il senso delle mani

a svestire ciglia agli occhi

(L’ora sarebbe ferma nell’uguale

senza calma della piatta,

ieri non passerebbe all’oggi

che dubita il domani.

L’orbita d’un uovo

coverebbe dentro il suo sentire

anima midollo

o come lo si vuole,

a vita  coi calzini corti

che hanno battiti d’amore.

I rivi  per le vie

onde di tesori

spettro visibile di luce

d’esperienze preziose )!

  

Ma quando il desiderio

non garrisce,

e dai sogni scivola in pensiero

affacciato al sorriso di un balcone

su un mondo che lo guarda

a specchio

nella supina convenzione …

della mesta coperta si ricorda

e della sua prigione

 

 

*

La sete del mare

S’anellano gambe,

d’edera rami,

ambiti peccati

c a r n a l i

attorcigliano

.

Sovrasta

la sete del mare,

ha onde che spaccano il suono.

<Ti viaggio>

<Mi viaggi>

Di lingua e di mani

nella folla dei sensi

nel cammino che sosta

su monti e su valli

oltre ogni sposa

.

Velluto

incorona intarsio di rosa,

dove roco il Pensiero

si fa largo in fessura

fino all’ultimo rigo che vola

E un giro di perle nel collo

è il suo liquido dono

 

*

L’arco della notte

 

L’arco della notte

schiocca grappoli di zagare

.

Dentro di lei tutto è possibile

in questo inverno privo d'identità,

dove il tempo non ha dimensioni

oltre quella umorale di un cielo

che piange senza la dignità del gelo

.

Si prende a sguazzo

dal lago dei sogni.

 

<Altro>

da un volto scavato,

che solo il mento ha liberato

a tremulo passo per volta

cieca la bocca

*

Nessuno sa

 

Anni come catafalchi.

<Assurdi >

alle rimembranze del cuore.

Ai suoi sobbalzi atavici

che il rosso non squaglia,

né il bianco del candore

intriso ai sentimenti

ammanettati,

nel domani spettrale

consistente del niente

e da una nuca di ricordi

cimici nella mente.

 

Io ti ritrovo

mentre ti guardo

nella lontananza di gesso,

e il tuo giardino

mi mormora dai balconi di un cielo

indifferente.

 

/Nessuno sa quanto potrei darti

più che ricevere/

*

G e r m e d i g r a n o

 

È da germe di grano

l’innocenza del mondo.

Parte dai campi

che il vento pettina

e l’acqua bagna

(Giuggiole o stelle di neve

non importa

a perle di sudore

che sforneranno pane)

.

 

Ma è il tepore fresco di cascina

che trascina,

e del fieno fa nuvola ospite

quando accoglie

garruli sorrisi e gole di rincorse,

dove i vapori sono vele

piene e dirompenti

.

 

Lì si riposeranno i corpi

il tempo di un respiro,

ché lo sguardo accende

e ha fame d’amore

 

*

S u b l i m e

 

Angoli e triangoli fagocita il Cerchio

incinto d’esistenza

imperscrutabile

 

(Ha iperboli d’incognite

doremifasol d’infinite posizioni)

.

Lampeggiano tuoni dentro le fronde

a vivida pioggia che bagna e tempesta

rosa dei venti.

La sua corsa impazzita di bosco,

dove la luna infuoca

scissa in scintille

cruna per cruna

cedendo alle carezze del sole

.

Ma è all’apice dell’atto che ogni domanda tace

e un fiume di latte

fra le coste del monte

brilla sublime

*

G r a f f i t i

 

Sono lampioni

quelle lune di luce che ai fianchi

segnano la via,

mentre il pensiero bagna

si fanno abbaglianti

(Onirica

viene incontro

con gesso ballerino,

macina lampi di lontananze)

.

Alto il punto che sosta,

interseco di macchia

la ricerca d’un ristoro

ritrovato.

E alloggio accoglie bramosia pagana

rifugiando due stelle,

scalda il gelo alle galassie

fra barbagli di braccia

e intima condensa

.

Fuori

un’ombra silenziosa passa

(va verso una meta?)

ricorda i suoi sobbalzi

in una scatola di latta

fra graffiti arresi

 

 

*

Angolo (o)scuro

 

 

È un angolo (o)scuro

quello che ti fa cuccia

senza via di scampo.

Deflagra lampi

la paura nell’ombra

dove pugni e calci

sono un sorriso a denti scardinati

(Perle di collana sparpagliate)

.

Fuori dall’orrore tutto va incurante

in fiumi di colori,

e le insegne ammiccano

con labbra rosso fuoco

alle tue di sangue

*

C o v a

 

 

Un pianto senza lacrime

è emorragica acqua

nell’interno suo dolore.

 

(Inconsapevole consapevole

accade per orgoglio o per pudore,

e senza sbocco ubriaca

di una sbornia muta.)

 

Non sfiata il pieno spinto

della cova,

la fuga spontanea

di un singhiozzo

ravvicinato a respiro doppio

quando uno sparo

centra

dell’Anima il midollo

 

 

*

Scrigno prezioso

 

 

Ricordo dei miei giorni antichi

un astuccio in bruno cuoio

dal profumo che fruttava.

Viveva di cerniere e gommapane,

di righelli, forbicine e compasso

di matite,  biro e stilo neroverde

di una penna col pennino nostalgia

e di un anno di colori nel suo doppio

dove spiccava il bianco

 

(A cosa mai serve il bianco?

Mi domandavo.

Visibile del niente sorprendeva.

Per rarità l’amavo.)

.

In sintonia di lato

sbuffando sulla frangia

discreta mi giravo per guardarlo.

Poi tutto il resto e ancora a lui

prima di riportarmi via lo sguardo

.

Negli attimi che gli donavo

fiorito di promesse

mi tornava il mondo

e figlia mi sentivo

di uno scrigno prezioso

 

*

Senza scelta*

 

Viene giù

a fiotti

a sguazzi

inesorabile

la pioggia dal cielo di Damocle,

e vedova lascia un’arca

nella piazza

incaprettata.

 

Non ha colpe chi sta

in questo acquario

dove si sciolgono i monti

svenendo sulle valli.

Senza scelta

di testa e di fianchi

 

(Sopravvivono le branchie

che s’illuminano

nell’illusione di un sapere

che nemmeno sa l’immenso.)

 

Ma s’ereditano morsi di tempesta

mossi da tuoni e lampi

da carne di simile carne

quando lumi ardono in gabbia.

 

Si volge una preghiera

in silenzio al Silenzio

che liberi il corpo dalle sbarre

o gli dia la forza per ricominciare

 

 

 

*

Alla mia città

 

*

Desaparecida

Ho letto l’altra sera geroglifici

(lo faccio ogni tanto per odiarti)

seduta solitaria in un caffè

nelle periferie del Bronx

.

Annaspavo coi polmoni

fra l’aria che via via incupiva

e in gorghi mi trascinava l’anima

sulle bianche scogliere di Dover

 

(Il mondo,

nuda casa.

Pareti divelte,

la memoria.

Fibre ottiche,

le vene.

Desaparecida,

ogni via di scampo.)

.

Desideravo il mio scialle rosso

a fasciare quella nenia di novene,

ma lui se ne stava placido in divano

con il gatto a dormicchiargli sopra

 

<lontano luce d’anni in buco nero>

 

 

 

*

Cipria di parole

È raspo nello snodo

questa nebbia,

si dipana in silenzio

e dietro si porta la brughiera

 

(Ha il nubifragio dentro

che non dice,

un sogno di tamerici

all’essenza di panna e cannella)

.

Alta

sopra un dirupo

mani non raccoglie.

Ne fa rami

nuvole albine

punti in dissolvenza.

 

<Risolta l’equazione?>

 

Dal suo spiraglio

guarda una panchina

palloni

sopra un porto

con tanto elio in corpo

cipria di parole

*

Anche d’autunno

 

Ho ancora il tuo tepore

che resta dalle coltri

morbide di notte

 

(Amo questo silenzio

supino

messaggero di palpiti,

dà luce viva all’aura

segni al tocco delle mani)

 

<È il momento>

 

nessuno sa che  esisto

o lo ricorda.

Figli della penombra,

i corpi suggeriscono

l’emozioni più forti.

Nascono

dal grembo di una nota,

dal suo La prezioso

 

<acino di succo>

 

che muove a sinfonia i sensi

anche d’autunno

 

*

Come i Plebei di domani

 

È  grande l’ampolla,

gocciola e sgocciola.

Di pieno sereno

catarsi  il mio tempo

col tuo che sta fuori

.

M’affaccia il respiro

su un lago d’aurora

scevro da muri di spine

Alato lo espando

su  monti e prati,

su nastri che scorrono 

fili di cielo,

su mazzi di vero

che seccano al sole

. 

E scricchiolano passi su ghiaia

(le mani piene di fiori

hanno profumo di nausea,

ricordi rimasti a una faccia)

in questo giorno di santi 

che poi sono morti

come i Plebei di domani

 

*

rossofuocoindelebile

 

Chiude la sintonia degli occhi.

 

Le dita vanno sole

a puntellare

il primo abbaglio del giorno,

quando ancora  evanescente

ogni rumore

è tra il fra di un sogno

 

(Oggi sarà sterzo di boa,

doglie silenti

da soffocare in bocca)

.

Aveva  il tetto dipinto

rossofuocoindelebile

prima che il tuo dorso

ci passasse sopra

*

Sorridono i dinosauri

 

Tepore

brilla sfumando

come nuvola ocra

intarsio di no(t)te

fino al suo rosa

 

(Due forme

hanno in mezzo le ore

che portano al giorno

e poi ancora a loro.

Non avranno  più nulla da perdere

i rami stesi sui fianchi)

.

Mon Amour, li senti i rintocchi

mentre ci sbocciano i baci?

E mi risponde

di brace

il tuo sguardo,

col sorriso che affaccia

di voglia

 

(Domani sarà 

eterno momento

dell'Ora,

flusso che ha stesso respiro

abbraccio di un mai lasciarsi)

.

Poco lontani

sornioni

sorridono i dinosauri

*

Mrs. Robinson

 

Bella Mrs. Robinson  

nel rivederti,

nel ricordare …

quanto un dì t’odiassi

. 

Bella

nella tua calma gelida

nel tuo saltare l’asta

etica

morale

preconcetti

oppio di credenze

senso di speranza

.

Perfida e sensuale

d’eleganza,

serva solo del piacere

senza badare al prezzo

ché non conosci prezzo

. 

E la  tua impronta lasci

anche a un saltimbanco

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=9C1BCAgu2I8

*

Danzeranno le schiene

 

 

 

Mi lascio andare

foglia sul lago dell’occhio,

<giusta >

l’altra riva m’attende.

Tu sei lì

apparizione  

 

(Flash nel dormiveglia.

Eppure  nitido come oro

è il derma del volto

nell’Ora che il capo china al giorno

lasciando filamenti.

Lontano,

non  di leghe,

l’ascia giace  ghiacciata

alla base del cranio.)

 

… l’Antico Ulivo sa

 ci aspetta.

Custode che canta

la  Pietra del  Tempio

fra l’erba mansueta.

Applaude

un corosilenzio.

 

Carezzala,

mentre  percorri quel vello

carezzala.

Apri  la Porta che  torna

al primo suo ansimo.

Lei avrà sciolto i capelli

su morbido bianco

 

…  a mani  piene

danzeranno le schiene

 

 

*

S p l e e n

 

In stilla prende piede

lo slancio della mano

nuda da guanto.

Tremano fiori

pelle a pelle

 

(Molle, l’autunno si sveste

terra  vestendo di ciò che è stato.

Gode gola  col chicco d’uva  passa ,

d’acqua  onirica  zampilla

poliedrici  melograni  imprigionati.

Così

canta  il  Poeta

fingitore

senza più cetra

sua  la  refurtiva  

la  fragrance de Spleen)

 

ma  chiuso il freddo fuori

ardo io 

<camino  nell’intreccio degli abbracci>

che  brillo del tuo  sguardo lontano.

E spruzza desideri

in silenziosa punta di domanda

tutta la  mia voglia di baciarti

 

 

*

Porpora fenicia

 

Amore

è panno fertile

che in specchio

trova cova

 

(Porpora fenicia

di  sé colora

bandiera

a un bacio dal sole.

Umidore eccelle sacralità di gioia,

quando è  letto e fiume

la raccolta.

Attorciglio che non teme, né nega

cuccia ai cuori)

dire andiamo

<insieme andiamo>

dove  scale leggiadre salgono,

e  stessa aria ci respira

c o r p i

 

 

*

E un presente m’invento

 

 

In casa dell’estate

regna il senso del non senso.

 

Guardo quella camicia vuota

appesa.

Nel taschino ancora

un fazzoletto di sudore.

Le ciabatte con la tua impronta,

come orecchio a una conchiglia

per immaginare l’onda,

fra miriadi di cose che ti furono.

 

E un presente m’invento

eterno

di carta straccia.

 

Vorrei sollevare la tua buccia

soffiarci dentro nutrimento.

Ma parla e chiama il pensiero

inesorabile

a un’aria piatta.

Non è così che colgo il segno.

Solo quando il Caso  

mi riporta

all’essenze che ti erano ...

freschi spruzzi accadono

immacolati.

Scintille

da visceri m’attraversano,

pelle ricongiungendo a pelle

e credo in Te, papà.

 

*

E ancora cresci ... profondo fino al cuore

Sono

su giaciglio  pronta alla trebbia

irrorata da succo denso perlato

al tocco e all’occhio.

Mentre l’appena dolce assaggi

ne levighi i petali.

Farfalle le tue labbra in fiore

solleticano falde e narici,

poi s’attaccano a turgido pistillo

maschio

di femmina in  fiamme,

ne fai capezzolo

suggendo  tutto il possibile.

 

S’apre

in mezzo alla radura

la profana fessura

rivolta al Dio piacere,

da volo  esasperato di respiri

dentro  il lago Tu m’entri.

 

E ancora cresci …

profondo

fino al cuore

 

 

*

Anima bendata

C’è un’ala bianca

nell’Esistere,

ciotola

che pigola sul ramo.

Un tronco  la sorregge

fra smeraldi …

quando  un vento

leva forte le sue foglie

e le fa andare.

Colorate e spente

nella nebbia

su un mare di castagne.

 

            Un nido nudo

            s’aggrappa a scheletrici rami,

            ricorda dei suoi voli lontani.

 

Ma tonda s’alza l’ala

nei folti ritorni spettinati.

Non chiederti dei fiori

che sbocciano di sensi

se anche l’anima si può bendare

 

*

Senza un volto

Mi guardi
senza un volto
e aspetti.
Non importa dove posi.
 
Potresti essere madre 
ai piedi di una croce,
Gioconda che non sorride
fra tante poche cose.
 
Hai un gomitolo fantasma
sulle ginocchia
che fili
lavori su una fede
a cui più non credi.
 
E stai
lì in posa …
del niente sposa

*

Una tazza di Te

C’è un molo a catena

nel mio petto a novena,

Falenafalena

che ciglia pennella

.

 

Spettri d’aurore

dal nero nel bianco

con nastro vermiglio

consiglioconsiglio

rivolto alle mani:

Scioglietevi sì,

ma da nodo compresso

riflessoriflesso

che ulula vero

nei corridoi

di un antico cervello

.

 

E a nubi confuse

infuseinfuse

non resta ...

che una tazza di Te

 

*

L’Airone conserto

Può

quando vuole

l’Airone conserto.

Il ritorno

è su rustico campo

coltivato a  pensieri

….

 

Ne raccolse a suo tempo dei mazzi

che chiuse nel suo sgabuzzino.

Ora vola verso il nido di un angolo

per brindare ad un  vino impegnato

ogni cin da accoppiare al suo cin

con la pianta del piede che salta

al tondo fuoco di un sabba

….

 

L’autunno  lo accoglie nel pieno

nella piena cornice di un quadro

fra un mare di piume che cadono

 

 

*

Una sciarpa in inverno

No, non voglio ora note a cullare.

Deve scollarsi il pensiero

e nitido avventurarmi

.

Con scocche di glicini fra grappoli d’uva

il cuore  sboccia per sfuggirgli,

lascio lui decidere delle mani e del vento

delle scie che scorrono fogli in silenzio

degli sguardi obliqui alle dune

su fossi colmi d’unguento

.

Perché sanno le scapole

dei sospiri

di una sciarpa in inverno

 

*

Golabottiglia

 

 

Viole  profuma

quel  senso di bianco

su verde tenace

che limpide note

in gocce distilla,

raggi riverbera

di timido indaco

.

Uno sguardo pascola greve,

sempre rimugina

d’antichi suoi tini

lontano lontani

.

 

Groppo si scioglie

e mi scioglie i silenzi

sola versandosi

golabottiglia

 

 

 

*

Schiocca la sua frusta

Il tempo schiocca la sua frusta

impietoso,

se ne accorge tardi

la nuca

mentre vede ciò che  era  

sguardo.

 

Dammi  quei momenti

come frutti ultimi,

da cogliere e gustare.

Prima che il volto abbia solchi

senza più spiragli

e l’aria nostra si dissolva cupa.

 

Ché mai ti permetterò di vedermi brutta

*

Buca ... neve

 

C’è quel soffio di vento

che mi porta la neve.

Alito freddo

odoroso di resina

.

Sui sillabari

(Buca … la sua cima)

ne faceva un fiore

delicato e tenace

.

Sotto l’algida coltre

si addormentava,

germogliava a lacrime sciolte

.

Bianche presenze di girotondi

vecchi banchi di scuola

 

 

*

Fra quali braccia?

Vanno i  piedi

a sciami di pensieri,

tutto scorre intorno

senza un volto

.

Vorrei seguirli

invisibili e liberi

dove il primo attimo c’incrocia

increduli

straripanti di gioia

e così lontani

.

Ma chiude l’impossibile

consumate nuvole d’acqua,

solo un amo di domanda

resta getto che mi ghiaccia:

 

Se ora dovessi morire …

fra quali braccia?