I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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l’acqua madre onorata
Al tempo dei tempi tanti tanti per non morire si mettevano in cammino, e chi arrivava per caso o per destino diceva che l’acqua era un liquore divino , e prima di bagnare il corpo sofferente , in coro si mettevano a cantare, si battevano il petto e giuravano grazie ed eterno rispetto. E fu così che l’acqua anni e anni che non si possono contare fu madre onorata e regina acclamata, e ovunque e chiunque alla vista di fiumi, laghi e torrenti, gorghi, sorgive e sorgenti, costruiva templi e monumenti, statue colonne e ornamenti. E venivano ninfe sirene e folletti, fanciulle e giovinetti giocavano,melodie e corteggiamenti, con l’acque amoreggiavano le sponde, da cui “vergine nacque Venere e fè col suo sorriso le isole feconde” Uomini grandi forti e potenti, e uomini miseri deboli e scontenti, poeti filosofi negromanti, venivano alle sorgenti, s’inginocchiavano , pregavano ed ascoltavano.
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a sofia , anima mia
A Sofia anima mia, che passavi sempre dove io dormivo mi salutavi di lontanoseguita da due tre cani randagi, giravi per la città per amore dei gattigli davi a mangiare croccantini e bocconcini, giravi sola sembravi senza casa e famiglia, e allora quei due si avvicinarono con gli affari di fuori a sventolarli con la mano a pesarli – ti piace? , dacci a mangiare pure a questi uccelli affamati, non ti fanno pena? - , si guardavano attorno, e difatti non c’era nessuno, solo che c’ero io con il serracolo in mano….Sofia, anima mia,fu così che io parlai la prima volta con te e tu con me,e poi sempre quando passavi t’avvicinavi e mi parlavi,tu dei gatti e io dei miei fiori, e dell’amore, e mi chiamavi:- Gioacchino, Gioacchino, sei un fiore di garofalo, garofalino mio,quando vuoi, se vuoi, io voglio,facciamo l’amore.Sofia, anima mia, solo a te io devo rendere conto,ai tuoi gatti, ai miei fiori, agli innocenti morti
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Un impegno
UN IMPEGNO Morirò all’improvviso. Senza saperlo. Con in cuore i versi più belli. Quelli che avrei scritto domani. Senza saperlo. Ma voi che restate seppellitemi in un luogo dove crescono fiori e musica. Dove si dicono parole d’incontro e silenziosi “ti amo”. NICOLA LO BIANCO
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Aspettami
ASPETTAMI Aspettami, arriverò storto e fiaccato sopraffatto dal disamore come un mendicante gentile. Mi piacerebbe, se potessi trovarti oltre la siepe dei tuoi pensieri ad aspettarmi davanti la porta di casa. NICOLA LO BIANCO
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Cristofalo
XX
Che Cristofalo nella chiesa non faceva entrare era vero, che parlava con Ranuccio morto abbruciato nel Cinquecento, che c’era un tesoro di gioie una cascia di carte e monete, si sa che questi barboni perlopiù muoiono e sono milionari, Tanino muratore disoccupato sfaccendato detto Sciallotta, ci credeva, tanto che all’insaputa col crocifisso in petto giro giro si mise a cercare prima tutt’attorno all’altare poi nel sottotetto sopra le sedie schierate a tipo museo trovò calendari dopoguerra, fogli di giornali scaduti, conti e spese, carte bollate, ricevute d’avvocati, incartamenti verbali in nome del Re e Imperatore lettere d’amici, bigliettini d’amore, cartoline illustrate, calamai, quaderni, penne e matite, codici civili e penali, vaffanculo queste carte quasi quasi ci darei fuoco se non che sopra la trave appeso come un impiccato pendeva un cappuccio di telacerata a uso sacchetto con dentro pareva tanti denari e sopra un biglietto che lo stonò:chi trova questi denari e non li usa per rifare il processo, sentirà le sue carni bruciare e finirà in un posto dove quando si sveglierà sarà un incubo.
XXI
Perintanto Sciallotta lasciò il sacchetto e si prese i denari, per il resto che cosa fece, che cosa pensò, niente sappiamo nemmeno se zitto zitto facendo i conti col suo cuore a Cristofalo lo ringraziò
Parte finale del poemetto CRISTOFALO
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il grande amore perduto
IL GRANDE AMORE PERDUTO amore, amore, fino all’ultimo gli scriveva gli mandava i francobolli per la risposta urgente perché lei giurava e spergiurava che senza di lui non ci poteva stare soprattutto la sera dice che lo pensava ogni sera amore amore ti stringo forte quando esci di galera ti voglio sposare, questa donnissima zoccolara si fece trovare incinta zitto tu e zitto io se la faceva col figlio del fornaio signor Masino che bello profumo di pane caldo di primo mattino apre l’appetito NICOLA LO BIANCO
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Senza di te, Lia
SENZA DI TE LO VEDI STIAMO QUI Non era questo che ci aveva promesso il tuo cuore di abbandonarci così come anime in pena siamo di colpo tramortiti in piedi di fronte al tuo corpo immobile non riusciamo a convincerci facciamo e rifacciamo i conti della vita non tornano i pensieri dei buoni rimangono senza risposta. Intanto come che sia la vita continua (è vero) ma il fatto è che tu fra noi più non ci sei il fatto è che solo nella memoria ora si assommano le tue rigogliose parole le ragioniamo ad una ad una adesso come allora dacci un segno che non tutto è perduto senza di te lo vedi stiamo qui a balbettare l'assurda preghiera di ritrovarci insieme scegli qualunque giorno di primavera è tutta fiorita la nostra mimosa ci ascolta d'estate i fichi sono maturi balliamo i cani sono felici. Un inverno mai visto a Erbavusa tutto è cambiato veniamo lungo la strada pronunciamo in silenzio il tuo nome si posa benefico sopra ogni cosa giriamo lo sguardo piangiamo i nostri giorni con te sono finiti i gelsi di primo mattino il pane caldo condito sul terrazzino la vite germoglia la trama d'amore dei tuoi pensieri ha messo discrete radici per fare più bella dentro di noi questo fantasma di vita insensata senza risposta ai tanti perchè proprio quando dovevi raccogliere i frutti ci lasci a vaneggiare aspettiamo ad accendere il fuoco che viene Lia sì sì aspettiamo sino alla fine dei nostri giorni e così sia. NICOLA LO BIANCO
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nellattesa
A SALVATORE COPPOLA NELL’ATTESA Mi piacerebbe venire a sapere che il mio amico Salvatore Coppola editore, colpito al cuore, lungo disteso lui solo in compagnia della morte ha dato battaglia sino all’ultimo respiro a quella donnissima zoccolara che si chiama vita che l’ha sfidato per quanti anni l’ha maltrattato gli ha messo le corna della malignità, maligni chi l’ha guardato con l’occhio dell’indifferenza, ora mi piacerebbe sapere che non gli ha dato vincitoria che Salvatore Coppola editore è tornato a svolgere i suoi “pizzini” della sorte, i “pizzini” del sogno della vita. NICOLA LO BIANCO ottobre 2013
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Cristofalo, II strofa
II Mentre invece Cristofalo era quieto, bello disteso sulla brandina dietro l’altare aspettava nel mentre rideva e contava le stelle col dito puntato sopra di lui il cielo brillava dal tetto sfondato mamà quante sono!sono come la rena del mare uno spavento diceva Sciaverio ogniqualvolta che usciva a pescare paro coi remi dritto Cristofalo non ci pensare pensa che sono l’alme innocenti che stanno a guardare. Ora chissà se Sciaverio mi vede dal fondo del mare. da Cristofalo, inedito
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Aspettami
ASPETTAMI Aspettami, arriverò storto e ciaccato sopraffatto dal disamore un mendicante gentile. Mi piacerebbe se potessi di ritrovarti dietro la siepe dei tuoi gerani ad aspettarmi davanti la porta di casa. NICOLA LO BIANCO (giugno ’14)
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Aspettami
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