I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Soglie
Pulire per coprire la lacrima e il selciato congegni in retroscena dove nulla si concede la più ruvida consegna separò il corteo di luci l’indole nel legno non lascia incrinature.
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Reduci
Tra le sterili distese di un’origine riflessa trascinava i silenzi di un’antica dinastia essere comparsa non è travestimento ora lo puoi dire il suo nome lo ricordo.
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Eutanasie
Tronchi cavi un attacco silenzioso ma io ti conosco tu sei quello che assalì per primo mani prigioniere tutto era iniziato guardò con nostalgia ma non sapeva dove.
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Contaminazioni
Foglie appassite si disperdono nei viali l’alone dei lampioni sommerge la marea stagno di cenere: una città risorge cercava nei suoi occhi all’alba di un esilio verbo parola una lingua necessaria seguo un’origine senza creazione frammenti che declinano su placide maree vieni sciogli i tuoi capelli è da te che si consuma l’immagine riflessa è un senso che redime un’arte condivisa l’idillio che si eclissa l’enigma dei padri avete capito? quello che ci chiedono è di guarire in fretta va bene, ve lo dico era un uomo religioso: stampe d’epoca e stivali da guerra ma tu non credi tu ti ribelli tu ti rivedi alla fine di qualcosa acqua ferrosa la torbida visione un attaccamento taciuto al primo rivelarsi ma tu eri libero mentre lo facevi?
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L’apolide
Gli piaceva consumarsi all’asciutto non spingeva mai furono in molti ad avvertirlo ma se sapeva del passaggio aveva anche una sua idea e in più c’era il suo culto quella parte del passato con quel tempo che rientrava era come una rivalsa non riusciva a rassegnarsi poi gli dissero che quello era il suo nome e che dopo averla vista non sarebbe più tornata.
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Radure
Cadere nella luce accolti per passare toccare mentre scorre e vedersi ritornare umide resine labbra al freddo una discendenza difficile da accettare.
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Spirali
L’aria ammutolita si addensa sulla tela sfila dal ritaglio il margine costale in superfice una rete si solleva spinta alla radice sgretola l'arteria.
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Esodi
Distratti dalla terra il dubbio ti raccolse alla memoria fertili lave un lutto troppo umano e tu ad affannare il seguito.
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Transfughi
Tra il solco e la radice spinta in aderenza si addensa l’aridità del seme nell’affondo l’argine si svela tesa tra le lame simula la preda.
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Recessi
Ami ramati assenza del passo non sarà la terra a concepire il ventre più morbidezza i campi senza linee l’intonaco in restauro a stendersi sul fondo.
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Il complice
Non riusciva a ricordare dove si trovava appena li incontrò chiedendo di iniziare sapeva che in silenzio facevano il suo nome e, come sempre, ci teneva all’ultima parola certo, la ragione la capiva ma che importava se anche lei glielo avvolgeva mentre gli altri lo aspettavano fingendo per il merito che mica ci pensava al tempo che mancava se qualcuno lo vedeva trascinarsi senza peso loro, comunque, parlavano del solito e dopo averlo ammesso lo avvertirono a più voci: senza la sua adesione non lo avrebbero seguito non era per rivalsa ma per assuefazione anche perché non li aveva mai visti così soli soprattutto quando scelse di affrontarli rivelando del contagio e del tasso di astinenza ormai era convinto: non era possibile continuare avrebbe accettato la sua parte e poi sarebbe andato come quando minacciò di abbandonarli mentre loro discutevano dei sospetti accumulati o come quando lo coinvolsero nonostante i suoi timori per la vera identità, l’arte indecisa, lo stile indifeso va bene, lui non afferrava la carne di nessuno e non aveva mai cercato un motivo per non farlo che poi era un po’ come azzardare e guardare ai suoi legami come a un’unica intuizione ora lo sapeva, e a restare era solo una vecchia cicatrice un’impronta ormai sbiadita a difesa della pelle.
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De lui
Avvenne così le spiegò che non importava che per lui era lo stesso che se voleva poteva anche ritornare lei rallentò quasi ad esitare era come una memoria non riusciva mai a saperlo lui le sorrise ma pensava che era stanco di restare allora lei gli chiese se fosse come gli altri e iniziò ad accettare parlando di un’incerta attesa ma lui era solo nella luce del mattino e ad affollare la sua mente erano incolte trascendenze sponde inanimate di un silenzio oltre il suo tempo.
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Varco
Stagioni del ramo un carico sul fondo sentire la corrente che altera la foce troppi sigilli la recluta diserta abiti sudati: l'impronta che si afferra.
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Rotta
Borracce abbandonate il timbro della cenere riuscire ad afferrare restando in superficie asse su asse: la resina che cola.
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In te
Consumare l’invenzione la sola parola gli occhi tuoi chiusi non temono il tempo tu non ascolti la muta terra ti avvicina appena colpi lontani nomi che scrivono tu non ascolti.
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Covid
L'apertura del cerchio agguati in disarmo non basta questo frutto? essere l'eco di ogni perimetro cortei senza seguito l'odore dell'impronta.
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Ztl
Tronchi a preludio argine mediano sponde di luci effondono l’oblio l’afa mi assale il mio tavolo è vuoto il gruppo è a bordo e aggira il ricatto arte in città: io tratto antica merce d’Oriente e il monaco è il mio clan resterai per me? rivalità seducimi nel segno mento a un disagio quasi inespresso
gora d’estate lodati al responso
è tardi e sono solo nell’area del recinto.
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Verdetti
Il sangue era schizzato ma la voce era la stessa il sintomo, gli dissero, era senza implicazioni
eppure la più incerta sapeva del silenzio ma come in un ricordo sembrò quasi assecondare
i giorni successivi si videro i legami e già dopo il digiuno nessuno più credeva
il seguito fu per sempre: il trasporto l’annebbiamento il corpo abbandonato
io potei dargli solo un’altra morte e dirgli che domani saremmo ritornati.
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Si fermava appena
La prima volta chiamò per una lettera da giorni ne parlavano ma era il suo lavoro e quando era per loro andava e si fermava appena certo, erano sempre dietro l’erba si seccava e non avevano cambiato il nome dopo un po’, però, iniziarono ad aspettare e una mattina gli corsero anche incontro poi, non li vide più a volte arrivano e cercano di loro ma che importa, lui si fermava appena.
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Tronchi
Ostacoli ad oggetto l’enigma del dado sciogliere la fune e imprimere la rotta ognuno la sua mappa un esito che sigla attimo iniziale: un luogo per il pasto.
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La sosta
Non ricordava perché si era fermato li trovò tutti allineati la maggior parte erano uomini notò che molti erano senza offerta e ricoprivano la stessa terra vide anche i fondatori e più dietro alcune donne restituite ai loro padri poi mentre stava per andare scoprì quelli che non erano tornati allora si accostò prese uno dei volti e ripartì sapendo.
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Radici
Le parole di una mano un’alba luminosa greti di sorgenti distolgono le sabbie teschi a mosaico nessuna iniziazione erbe inaridite di un’unica ragione.
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Schegge
Parole alla radice nulla si rilascia scegliere l’acqua che leviga la pietra il pensile giardino e tu dove non so.
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Depositi
La saliva dietro il muro di ombre il sudore della mano - toccami - non ho ricordi - lo sarò per te ma tu rubi tu menti fare della pelle l'ascolto inanimato no, non intendevo te.
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Una festa
Lampi di stoffe oltre ragione volti assuefatti dissimulano l’attesa molti fumano i suoni si dilatano ognuno sa cosa dire io ho amici nella zona quieta il cesso è un letame e lo specchio mi annienta tele a parete: sono infastidito dai toni decadenti una coppia si apparta del tutto assente… lei mi sorride ha storie del Nord sento il respiro dei laghi d’Olanda cerco il sapore come un silenzio poi verso l’ombra e i colori si spengono occhi di giada sono inghiottito dal sibilo delle auto palme, nebbie e lentamente oblio...
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Alveoli
Fingere la colpa un indizio che resta a volte uno scambio una concomitanza si torna a guardare come fossimo già stati solo una mano ad irretire il corpo.
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Rimedi inattuali
Era una questione di tempi, ormai li conosceva non lo diceva mica per il bene, se si tenevano a fatica era lui che li tirava aiutandoli a lasciare, e poi non era vero che avrebbe continuato senza mai tornare indietro ma, insomma, l’avevano pur letto da qualche parte e, sia chiaro, decisero di usarli benché avesse scelto di entrare a mani nude, voltandosi allo specchio per fingere lo sguardo lei, intanto, si mise a ricordare, adesso che era sola sperava di restare ma in fondo lo sapeva e quando iniziò a piovere capì che, come sempre, era già per la sua strada... arrivò prima degli altri la luce era nascosta il piano esagonale copriva la parete dietro alcuni tavoli sedevano i suoi amici non poteva crederci i chiaroscuri si alternavano ma era come lo vedevano gli raccontarono la storia e una voce lo ghermì poi si sentì: cervo pagano il panno e la moneta! lui, però, la terza donna la riconobbe appena.
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Involucri
L’acqua e la morte vuoti secchi camminare lungo il segno senza quasi calpestare raduni della pelle troppe volte presa l’urto della carne che cede al ramo spoglio.
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Bordi
La goccia cade sul tessuto una membrana si dilata la tela si distende sull’elica riflessa dietro la tenuta un’urna sopravvive.
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Lacci
Nelle corde che si intrecciano per la goccia il taglio l’attrito dietro l’unica figura: congegni ad angolo svelti ad afferrare.
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Mosaico
Teneri vegetali bassi soffitti la presa che riluce tra il petto e la cintura coro senza voci un'ancora a decoro respiri dentro l’acqua l’uncino da insabbiare.
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Attriti
Lastre ad incastro le mense senza pasto fare del pendio lo strato in superficie cave d’accesso l’inno mai seguito bordo tropicale: la semina che recluta.
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Liens
La musica è questa notte il vento l’ombra alla radice contamina la pietra dove culmina l’aiuola il mosto, l’opima riva ora so perché di quegli inverni ho accolto migrazioni.
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Relitti
Muschio d’asfalto stampo di metallo croci in piantagione assorbono la terra più compattezza la ruggine che afferra l’opale dell’inguine a calibro del pasto.
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Anfratti
Accenti nativi seme su seme e poi l'esatto spazio la destinazione
scolpisci la maceria
solo se trovata resterà così.
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