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Raccolta di poesie di Francesca Lipperi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Un filo di paglia

Un filo di paglia si riflette
calmo
nell'argenteo lunare di un lago abbandonato.

L'edera
come corona lo recinta.

I frutti
in tondo incastonati
nascono pigri e carichi di aromi paracliti.

Una rosa incustodita e nascosta
lentamente riordina i suoi petali

anch'essa sullo specchio d'acqua
immobile
al ricordo di un tempo che fu.

*

Il Testimone

Testimone da sempre
il mondo ti aspettava

Nel deserto aspro e forte
eri voce che gridava i fallimenti

e la solitudine li ricordava.
Eri voce che gridava gli errori commessi

Li ripeteva l'eco nella polvere.
Preparasti una via

ma pochi credettero al Battista
e pochi ti seguirono.

Solo che questi furono suffucienti
e come sale in tanta acqua

resero saporite le menti.

*

Un giorno ancora

Adesso fermati, solo per un pò
il sole tramonta e firma questo giorno di guerra.
Non andare, rimani.
Non uscire da te stesso
il buio è vicino, riposa in esso.
Non avere paura, alla morte è posto un limite, non ti toccherà
nè oggi
nè domani.
Riprendi le forze
perchè c'è un giorno
e c'è un giorno ancora
per vivere
per volere
per esserci.

*

Fogne

Tristezza langue a bordo strada
vestita di polvere raccoglie i suoi figli

che dai tombini delle fogne 
come voci di anime dolenti

cercano trovano e ti chiamano a raggiungerli.
Riposano nelle catacombe

loro fissa dimora è la metropolitana veloce.
Il giorno provano il cammino

e la notte stanno vicino
mordendo il cuscino.



*

Argilla

Argilla masticata dal tempo vicino ad uno scoglio
vertiginosamente guarda il mare.
Le sue viscere contengono vita corallina che continuamente si riproduce.
Non c'è giorno non c'è notte che esso non viva.
Nelle sue acque
mi cullo
lasciando correre ricordi di bellezza fetale.

*

Accendino

La fiamma di un accendino
succede qualcosa
nasce un bambino
nella difficoltà ognuno vive il suo destino.
A te che usi il mondo come cuscino
ricorda chi un giorno si accostò
e sfidando le offese
provò a volerti vicino.

*

Passato

Anni di fango
certo che fai l'affare
basta non pensare
non stare a sentire
quanto occorre gridare.
Color sasso
le tue idee
lentamente scendono
nel fondo dei pensieri
nel liquame della memoria
li rivisiti
li guardi
giri intorno
ma poi non li aspetti più
perchè tanto oramai è passato.

*

Profumo di te

Un virgulto di malattia
una supposizione
una falsa verità:vera bugia
amalgamate per scimmiottare discernimento.
Ma poi tu
freccia scoccata da lontano, hai raggiunto l'obiettivo
e come essenza
profumi le mie giornate.

*

Meritocrazia

Fino ai confini, fino in fondo
dove Ercole fermamente tiene le colonne del creato,
alla fine del mondo,
nel bordo sporgente che guarda l'abisso.
Là non c'è più un posto dove andare
e allora rimani
a fissare il vuoto esasperato del suo vuoto
sotto i tuoi piedi
e non speri di avere speranze
tutto ti circonda
e poi nulla ti circonda.
E ti chiedi se veramente lo meritavi.

*

Velo

Un uomo che muore
la gente lo guarda
una donna ai suoi piedi
vigila attenta
e aspetta il suo ultimo respiro
quello che divide la terra dal cielo
e saluta il mondo con chi gli appartiene
senza rabbia la donna lo aspetta.
Sono quasi le tre del pomeriggio
l'aria si svuota portando l'ultimo grido del condannato
un volto anonimo e mani di artigiano lui era.
Nessuno sentì le sue ultime parole
si seppe solo di lui il suo lamento
che squarciò il velo di un tempio.

*

Volo

Così come un'aquila
che vive appesa in cielo con invisibili mollette
e mentre vola non teme di cadere
non si cura del vuoto che la circonda
pensa solo al movimento delle sue ali
e vive l'aria
gode del sole e dei suoi raggi
che caldi passano nel fitto delle piume
sfrutta le correnti
sfronda i pensieri inutili
e raggiunge la sua mèta.
E' questo il suo segreto
per vivere dirada quello che pesa.

*

Un venerdì

La finestra aperta lasciava scorrere
parole leggere e allegre di gente che festeggiava il venerdì.
Le loro voci riempivano la stanza
mentre tu eri alla mia destra.
Profumavano le lenzuola di pulito
che si mescolava al tuo sudore di pelle da poco lavata.
Ascoltavamo quei suoni in lontananza
e nella penombra di una notte già quasi truccata di primavera,
inciampammo l'uno nell'altro
e loro continuavano a parlare
ignare della nostra caduta.

*

Virgola

Una virgola di Spirito per respirare
sommersi sotto fine polvere
sottile quanto basta da soffocare i pori
senza che te ne accorga.
Lievemente scende nel cuore e lo stordisce.
Una virgola di Spirito cui aggrapparsi
quando c'è dolore.
Paraclito nel suo aspetto
e nel nome ha un - cli -
che non è clichè,
ma è clinica
perchè cura.

*

Teorema


E' la vita che scorre e la sento
Come la saliva porta il cibo
così lei porta noi
Passa per la trachea degli avvenimenti
ci aiuta a digerire la storia
e ne trattiene solo le parti più utili
Così quello che prima sembrava senza senso e vuoto
come scatola dopo un trasloco
ora rischiara
dalle lacrime pulito
e se socchiudi gli occhi ne intravedi i riflessi di rame
e bagliori
colpiscono l'iride
s'insinuano fino al cervello
il quale riconoscente
riorganizza le idee.

*

Ossa


Come delle ossa che si spezzano a metà
poi una parte la gettano in mezzo alla folla tra i piedi della gente
e l'altra sul monte nebbioso viene nascosta:
così io e te, primi rudimenti di un unico scheletro
gustiamo e viviamo il giorno in cui ci accosteranno
e vedranno che la mia ferita prosegue la tua e che insieme formano la guarigione l'una dell'altra.

*

L’infanzia del Nazareno


Giocavi da bambino
con i trucioli di legno che cadevano dal piano di lavoro di tuo padre
nella falegnameria.
Cavalli di legno e poi frecce ed archi
Giuseppe intagliava per te;
correvi per la vie di Nazareth
con gli altri piccoli.
Uno faceva la guardia e tu la parte dell'impostore
triste allusione futura
ed anche questa volta
li lasciavi vincere.

*

Notte


Dopo la notte, il giorno,
poi ancora la notte
che scende,lenta,tirando la nera sottana tanto da coprire tutti.
Cala sui nostri occhi stanchi di essere studiati
di essere messi alla prova e a volte capiti,
ma che ne sanno gli altri?
Quando se ne saranno andati
allora noi finalmente saremo
e tu mi vedrai.

*

Salita

C'è chi ti guarda
chi ti fa gli auguri
chi ti dice:"E dai, tanto non si muore".
Viene la notte e poi il giorno
e la loro ripetitività scava solchi nella mente.
Pensi che sia finita,
ma poi capisci che sei solo all'inizio.

*

Questo povero cuore

Questo povero cuore
vinto, sconfitto, mai arreso
sul davanzale della finestra al vento lui stà.
La pioggia e il gelo,
l'arsura d'estate
il freddo invernale,
sono suo pane.
Questo povero cuore
solitario e malinconico,
si scalda davanti alla brace dei ricordi,
vive del quotidiano
mangia la sua manna giornaliera
senza mettere da parte nulla per il giorno dopo;
mangia manna che ha sapore di te e che ha sapore di noi.
Questo povero cuore,
eccolo seduto su una sedia, mentre aspetta di essere capito
di esere compreso
e poi forse, addirittura amato.

*

Pelle


Un vecchio ponte dai riflessi dorati che giocano sull'acqua,
il rumore dei passanti intorno a noi
la vita che scorre sui marciapiedi di vetro
stanchi di vedere i riflessi della gente.
Poi,tu, che sei
sia nel fuoco che nell'acqua,
come pelle
a me costante.

*

Insicurezza


Insondabile emozione tu sei,
ti nascondi all'ombra delle foglie dei miei pensieri e silenziosamente aspetti.
Come un laccio omeostatico, stringi il cuore e lo costringi a spasmi per altri incomprensibili.
Eccoti là,
accomodata su una sedia a dondolo, ti lasci cullare, pronta a balzare in avanti e a mordere con occhi di sangue.
Tuo amico è il dolore che fedelmente aspetta mentre divori la vittima
e dopo è pronto come uno spazzolino a raccogliere le carcasse incastrate tra dente e dente per fare, con le ossa, un monumento al suo ardore.
Fortemente vivendo, la combatto
mentre tu non ci sei
ed è questa la mia vera asprezza.

*

Tu

Chiedi all'acqua,
domanda al fuoco
che mi rischiara il tuo ricordo.
Nella giungla dalle rotaie di ferro
tu corri e corri, ma lasciami il tempo, chiuso
senza ossigeno nell'angusta clessidra,
di guardarti, di volerti e ancora.

*

Giuseppe il Giusto

Poveruomo di Nazaret,
sulle tue mani il profumo del legno.
Un angelo ti chiese dell'amore il pegno.
Quello di amare senza capire,
quello di stare in silenzio ad annuire.
Ed il tuo nome come Giuseppe il Giusto passò a memoria,
chi tra tanti si aggiustò alla sua storia.

*

Epifania

Un carro dorato,
e cavalli alati
non ti vennero dati.
Non di alloro sapevano i tuoi capelli, ma bagnati di sudore si attaccavano alla fronte.
Per le doglie del parto, graffiavi il giaciglio di legno.
Non come una niche di oro vestita e posta su un monte,
ma panni sporchi di sangue e paglia tu avevi.
Gridando,aspettavi la luce sulla terra.
Ti mordevi le labbra per il dolore della tua guerra.
Poi cominciò a vedersi la testa e poi l'umile corpo.
Ecco un principe, ecco un re, ecco un neonato avvolto nel lino da te ricamato.
E tu non capisti mai perchè un Dio ai tuoi seni attaccato, ti ebbe così amato.

*

Terra

Terra.
Terra stravolta,
piena di sangue
dai solchi bruciati,
dura faccia della natura
cute del mondo
prova dei piedi;
solitudine del cuore
dolore sordo e muto.
Ma ecco un bosco e la sua ombra,
le nostre anime sono rimaste imbrigliate nei suoi rami,
ed è bello essere veri in mezzo ai tralci di legno.

*

La marcia

Un popolo in marcia
con una sola voce a te grida,
come un avanzo dell'essere mangiato dalla vita,
come un aborto;
cammina tra la sabbia e le pietre che indicano la strada.
Muove passi stanchi e i lacci dei sandali stringono le caviglie e le gonfiano.
Come un avanzo dell'essere mangiato dalla vita,
come un aborto;
conducilo presto a te, Dio tra dei,
perchè la notte è vicina
gli occhi non vedono
i piedi inciampano
e si sente la tua mancanza.

*

Caccia


Liberata la bracca dei sentimenti
come un cane da seguito che annusa la preda tu sei.
I tuoi obiettivi, nella vita, li hai spadellati molte volte;
a canizza andavi dietro i tuoi sogni
perdendoli per un maledetto soffio di vento.
Così, come bracca a pastura, gli abbaiavi contro
sperando che ti vedessero e si fermassero.
Ma la maledizione, nero cane da traccia
seguiva le tue orme.
Ti provò per lunghe distanze
e poi ti scovò.
Tu la battesti a fermo
e la maledizione, come una processione, tornò da dove era uscita.

*

Guerra civile


La guernica,la guernica è arrivata.
Si aggira scomposta per le strade della capitale
e annuncia a tutti che è giunta l'ora della fine.
La guernica è arrivata
muove disordine e agita le menti,
le possiede e le domina.
Mascelle serrate,
sangue e terra sui marciapiedi e odore di caccia.
La guernica, bella e sguaiata
tiene le sue gambe divaricate
pronta a partorire una nuova generazione.

*

Assicurazione

Quanto caldo è il fuoco
quanto fredda è la neve

quanto ripide le scale
quanto facile la discesa.

Così come il sole sorge e prende il posto della luna,
così come la luna tramonta e lascia posto al sole

così ti assicuro
che non passerà il tuo nome

senza che io ti abbia amato.

*

Vita


Oh sogno
Oh vita
nella disperata e insolita solitudine del pensiero si nasconde
nella folla stà in agguato
pronta ad entrarmi dentro, lei stà.
Oh sogno
oh vita
ti vedo in un volto d'uomo
ti confermo negli amici
ti trovo nelle parole
ti scopro sorpresa e stupita in me.

*

Molte guarigioni

Verso sera tu curavi
all'imbrunire
quando la terra lasciava il calore portato dal giorno
e il cielo colorato come l'interno di un guscio d'ostrica la foderava.
Lì stavi ,seduto, e le persone davanti a te portate
sapevano di malattia.
E Tu guardavi e curavi
con terra e saliva
chi non andava mai bene agli altri
e a te solo era ben accetto.

*

Sinai

Di rosso vestito
È un monte imperioso
E ardua è la salita.
Dolori al corpo ovunque,
La stanchezza s’incorona signora del mio corpo.
La via verso la cima finisce,
cominciano dei gradoni irregolari.
Poi arrivi e guardi l’alba vestirsi di luce.
Il monte e l’aurora s’incontrano,
si amalgamano
e non sai più dov’è l’alfa
dell’uno
e l’omega
dell’altro.
A quella bellezza, cedi,
grata di aver partecipato al loro incontro.

*

Perchè ridi?



Una sera mi dicesti: dimmi, dimmi perché ridi?
E anche se non eri lì con me, io sentivo la tua presenza
stavi lì alla mia destra,
sorridevamo insieme,
ed era bello
tu chissà dove nel mondo,
ed io ubriaca di te,
non potevo smettere di parlarti.






*

Caffè

Caldo, dolce, denso e riabilitante caffè.
Lentamente creo onde di velluto nero,
usando il cucchiaino come un remo immerso a metà.
Fa rumore contro le pareti porcellanate della tazzina.
Una nuvola di denso, significativo vapore, bussa alle mie narici e chiede permesso: neanche a dirlo, gli apro subito.
E gioisco di questo ospite venuto dall’Oriente.

*

Signore dei perdenti

Signore dei perdenti,
una verde corona hai in testa
e il cuore sgranato dall’amore sacro.
Tu contavi quante corna aveva Belzebù e ne facevi una collana.
Silicone per la mente, ne riempi le parti vuote.
Ti sei cucito come un’ombra imbastita al bordo del mio corpo.
Hai usato l’ago dell’anima e il filo della speranza.
E adesso corro, salto di palo in frasca, poi di frasca in palo
e riannodo i miei pensieri in formato spray.
Ma ora ho capito e penso a me nelle veglie notturne e sotto il sole,
grazie a te rialzo la testa e mi guardo intorno e ti cerco ovunque,
filibustiere dell’anima.

*

Lenticchie

Nati da uno stesso utero
Lì dentro eravamo io e te.
Ricordi?
Nostra madre, Rachele, ci partorì.
Prima nascesti tu e poi io.
Nacqui attaccato al tuo calcagno
Esaù,
Perché non volevo che nostro padre ti benedicesse per primo.
Allora aspettai pazientemente.
Continuai ad aspettare.
Poi ecco l’occasione.
Un giorno tornavi stanco dal lavoro, tutto sudato,
volevi riposare, bere e mangiare;
affamato dalla fatica mi vendesti la primogenitura per un piatto di lenticchie.
Ora ti chiedo e tu rispondimi: che sapore avevano?.

*

Il gladiatore

Tu come un prode,
tu come un gladiatore
combattesti contro i mulini a vento
dei miei deliri e li vincesti.
Alle tue spalle erano il coraggio e l’allegria,
la forza e la dignità.
Un anello regale ti venne dato da Dio,
non eri più un servitore, ma un apostolo
e fu con quell’anello che, come un timbro, sigillavi le mie giornate.

*

I ragazzi della Domus Galileae

Stancarsi,
lavorare, viaggiare, amare,
imbevuta di vita, combatto fino in fondo,
fino alla fine
perché la malattia ha smesso di tormentarmi
ed io so che riuscirò
a vivere e a vivere bene,
grazie al tuo aiuto ed al tuo amore

*

Frutto di sicomoro

Tra le righe di una canzone ti cerco,
come il frutto di un sicomoro
aspro all’esterno,
nascondi un’enorme dolcezza
ed ogni giorno mi trovo a pensarti.
Ho bisogno di te come l’acqua per il caffè.


*

Ad aspera per astra

Uno specchio andato in frantumi,
mille piccole schegge appuntite
e sulla parete la mia e la tua storia raccontata in un arazzo colorato.
Un’immagine di me se n’è andata
perché tu l’hai distrutta,
ed ora seggo su quegli acuminati avanzi.
E tu non sai quanto mi faccia male.


*

Parto

Dal mio ego, sto partorendo un altro ego,
tutti mi aiutano,
molti sono con me
spingiamo insieme.
Ho i dolori del travaglio,
più forziamo e più sento di morire,
non so chi nascerà in mezzo a tanta acqua sporca,
spero solo che questo mio figlio
non venga buttato via.

*

Tornado

Nel turbinio vorticoso della mia mente in cambiamento
mille volti si affacciano e mi sorridono.
La casa dei miei genitori dalle maioliche con forme geometriche
vola via.
Atterra su un cuscino alzando piume dappertutto.
Numeri ovunque dispersi, schiacciati dalla forza centrifuga del tornado,
resto sospesa con i capelli incastrati
in mezzo alle pagine del libro sacro
e oscillo come l’incensiere della cattedrale di Santiago
un po’ sei scollegato dai miei pensieri
poi invece li assorbi tutti e al posto delle stelle
vedo solo il tuo viso che rischiara il buio della notte
e alla fine restiamo solo noi due e tu che finalmente mi sorridi.

*

Lasciapassare

Ed ora concedi Padre,
un lasciapassare per arrivare a te
e fa che Giacobbe ci presti una scala per coprire la distanza fra cielo e terra,
Davide un ciottolo di fiume per vincere le paure
e cinque pani e due pesci presi in prestito da un ragazzo che passava da quelle parti per sfamarci.
Il cammino di quarant'anni ci ha fatto male, ma ora Padre permetti che questi cuori di scarto, con pena tenuti, possano odorare la terra che gli hai promesso.
E tu, fedele alla tua parola, abbi cura di loro.

*

Ingordigiometro

Ingorda di te
mi aggiro tra una tavola calda ed un ristorante
e ti cerco,
fiuto nei piatti l'odore della tua pelle,
ti penso,
ti voglio
e tu come un termometro,misuri la temperatura della mia ingordigia.

*

Grappa

Nella forza alcolica concentrata in un piccolo bicchiere,
per un pò ho trovato riparo.
Ho il piacere di chi si stordisce prima di andare a dormire.
Ma dalla finestra con le serrande alzate, escono i giramenti di testa e passa la luce d'ovatta lunare che,fioca,tampona il mio viso con un bagliore latteo
e vedo l'azzurro dei tuoi occhi che brilla al suo chiarore.

*

Girotondo

Stavi morendo abbandonata,
eri presa nella calca di persone che spingevano e la polvere nell'aria e il caldo e la sete e tutti in girotondo intorno a Lui.
Poi le gomitate dei passanti, aliti pesanti, corpi doloranti.
Toccare l'uomo dal mantello rosso come quello dei pazzi, un santo pazzo, un potente guaritore e lo gridavano i guariti.
Senza sapere come, ma senza indecisione, apristi un varco in mezzo alla folla intravvedendo la sua sagoma.
Gli arrivasti alle spalle.
Con avidità, allungasti il braccio non dolorante sfiorando il bordo del suo mantello.
Allora si guardarono spazzatura e cielo, avanzi di cibo e piatti caldi, assenza presenza, marmo di tomba e colore di fiori.
Entra lo spirito,
il cuore applaude al suo passaggio e gli fischia dietro
e irrorato,
manda eco da innamorato.

*

Sepolcro



Erano tenebre nella tomba,

gli animali uscivano dalla terra e camminavano liberi sul cadavere.

Poi qualcosa li uccise: un lampo, una luce chiara ed intensa

che riportò il corpo all'anima e l'anima al suo corpo.

Fu così che Lazzaro risuscitò.