I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Un filo di paglia
Un filo di paglia si riflette calmo nell'argenteo lunare di un lago abbandonato.
L'edera come corona lo recinta.
I frutti in tondo incastonati nascono pigri e carichi di aromi paracliti.
Una rosa incustodita e nascosta lentamente riordina i suoi petali
anch'essa sullo specchio d'acqua immobile al ricordo di un tempo che fu.
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Il Testimone
Testimone da sempre il mondo ti aspettava
Nel deserto aspro e forte eri voce che gridava i fallimenti
e la solitudine li ricordava. Eri voce che gridava gli errori commessi
Li ripeteva l'eco nella polvere. Preparasti una via
ma pochi credettero al Battista e pochi ti seguirono.
Solo che questi furono suffucienti e come sale in tanta acqua
resero saporite le menti.
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Un giorno ancora
Adesso fermati, solo per un pò il sole tramonta e firma questo giorno di guerra. Non andare, rimani. Non uscire da te stesso il buio è vicino, riposa in esso. Non avere paura, alla morte è posto un limite, non ti toccherà nè oggi nè domani. Riprendi le forze perchè c'è un giorno e c'è un giorno ancora per vivere per volere per esserci.
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Fogne
Tristezza langue a bordo strada vestita di polvere raccoglie i suoi figli
che dai tombini delle fogne come voci di anime dolenti
cercano trovano e ti chiamano a raggiungerli. Riposano nelle catacombe
loro fissa dimora è la metropolitana veloce. Il giorno provano il cammino
e la notte stanno vicino mordendo il cuscino.
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Argilla
Argilla masticata dal tempo vicino ad uno scoglio vertiginosamente guarda il mare. Le sue viscere contengono vita corallina che continuamente si riproduce. Non c'è giorno non c'è notte che esso non viva. Nelle sue acque mi cullo lasciando correre ricordi di bellezza fetale.
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Accendino
La fiamma di un accendino succede qualcosa nasce un bambino nella difficoltà ognuno vive il suo destino. A te che usi il mondo come cuscino ricorda chi un giorno si accostò e sfidando le offese provò a volerti vicino.
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Passato
Anni di fango certo che fai l'affare basta non pensare non stare a sentire quanto occorre gridare. Color sasso le tue idee lentamente scendono nel fondo dei pensieri nel liquame della memoria li rivisiti li guardi giri intorno ma poi non li aspetti più perchè tanto oramai è passato.
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Profumo di te
Un virgulto di malattia una supposizione una falsa verità:vera bugia amalgamate per scimmiottare discernimento. Ma poi tu freccia scoccata da lontano, hai raggiunto l'obiettivo e come essenza profumi le mie giornate.
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Meritocrazia
Fino ai confini, fino in fondo dove Ercole fermamente tiene le colonne del creato, alla fine del mondo, nel bordo sporgente che guarda l'abisso. Là non c'è più un posto dove andare e allora rimani a fissare il vuoto esasperato del suo vuoto sotto i tuoi piedi e non speri di avere speranze tutto ti circonda e poi nulla ti circonda. E ti chiedi se veramente lo meritavi.
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Velo
Un uomo che muore la gente lo guarda una donna ai suoi piedi vigila attenta e aspetta il suo ultimo respiro quello che divide la terra dal cielo e saluta il mondo con chi gli appartiene senza rabbia la donna lo aspetta. Sono quasi le tre del pomeriggio l'aria si svuota portando l'ultimo grido del condannato un volto anonimo e mani di artigiano lui era. Nessuno sentì le sue ultime parole si seppe solo di lui il suo lamento che squarciò il velo di un tempio.
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Volo
Così come un'aquila che vive appesa in cielo con invisibili mollette e mentre vola non teme di cadere non si cura del vuoto che la circonda pensa solo al movimento delle sue ali e vive l'aria gode del sole e dei suoi raggi che caldi passano nel fitto delle piume sfrutta le correnti sfronda i pensieri inutili e raggiunge la sua mèta. E' questo il suo segreto per vivere dirada quello che pesa.
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Un venerdì
La finestra aperta lasciava scorrere parole leggere e allegre di gente che festeggiava il venerdì. Le loro voci riempivano la stanza mentre tu eri alla mia destra. Profumavano le lenzuola di pulito che si mescolava al tuo sudore di pelle da poco lavata. Ascoltavamo quei suoni in lontananza e nella penombra di una notte già quasi truccata di primavera, inciampammo l'uno nell'altro e loro continuavano a parlare ignare della nostra caduta.
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Virgola
Una virgola di Spirito per respirare sommersi sotto fine polvere sottile quanto basta da soffocare i pori senza che te ne accorga. Lievemente scende nel cuore e lo stordisce. Una virgola di Spirito cui aggrapparsi quando c'è dolore. Paraclito nel suo aspetto e nel nome ha un - cli - che non è clichè, ma è clinica perchè cura.
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Teorema
E' la vita che scorre e la sento Come la saliva porta il cibo così lei porta noi Passa per la trachea degli avvenimenti ci aiuta a digerire la storia e ne trattiene solo le parti più utili Così quello che prima sembrava senza senso e vuoto come scatola dopo un trasloco ora rischiara dalle lacrime pulito e se socchiudi gli occhi ne intravedi i riflessi di rame e bagliori colpiscono l'iride s'insinuano fino al cervello il quale riconoscente riorganizza le idee.
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Ossa
Come delle ossa che si spezzano a metà poi una parte la gettano in mezzo alla folla tra i piedi della gente e l'altra sul monte nebbioso viene nascosta: così io e te, primi rudimenti di un unico scheletro gustiamo e viviamo il giorno in cui ci accosteranno e vedranno che la mia ferita prosegue la tua e che insieme formano la guarigione l'una dell'altra.
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Linfanzia del Nazareno
Giocavi da bambino con i trucioli di legno che cadevano dal piano di lavoro di tuo padre nella falegnameria. Cavalli di legno e poi frecce ed archi Giuseppe intagliava per te; correvi per la vie di Nazareth con gli altri piccoli. Uno faceva la guardia e tu la parte dell'impostore triste allusione futura ed anche questa volta li lasciavi vincere.
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Notte
Dopo la notte, il giorno, poi ancora la notte che scende,lenta,tirando la nera sottana tanto da coprire tutti. Cala sui nostri occhi stanchi di essere studiati di essere messi alla prova e a volte capiti, ma che ne sanno gli altri? Quando se ne saranno andati allora noi finalmente saremo e tu mi vedrai.
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Salita
C'è chi ti guarda chi ti fa gli auguri chi ti dice:"E dai, tanto non si muore". Viene la notte e poi il giorno e la loro ripetitività scava solchi nella mente. Pensi che sia finita, ma poi capisci che sei solo all'inizio.
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Questo povero cuore
Questo povero cuore vinto, sconfitto, mai arreso sul davanzale della finestra al vento lui stà. La pioggia e il gelo, l'arsura d'estate il freddo invernale, sono suo pane. Questo povero cuore solitario e malinconico, si scalda davanti alla brace dei ricordi, vive del quotidiano mangia la sua manna giornaliera senza mettere da parte nulla per il giorno dopo; mangia manna che ha sapore di te e che ha sapore di noi. Questo povero cuore, eccolo seduto su una sedia, mentre aspetta di essere capito di esere compreso e poi forse, addirittura amato.
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Pelle
Un vecchio ponte dai riflessi dorati che giocano sull'acqua, il rumore dei passanti intorno a noi la vita che scorre sui marciapiedi di vetro stanchi di vedere i riflessi della gente. Poi,tu, che sei sia nel fuoco che nell'acqua, come pelle a me costante.
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Insicurezza
Insondabile emozione tu sei, ti nascondi all'ombra delle foglie dei miei pensieri e silenziosamente aspetti. Come un laccio omeostatico, stringi il cuore e lo costringi a spasmi per altri incomprensibili. Eccoti là, accomodata su una sedia a dondolo, ti lasci cullare, pronta a balzare in avanti e a mordere con occhi di sangue. Tuo amico è il dolore che fedelmente aspetta mentre divori la vittima e dopo è pronto come uno spazzolino a raccogliere le carcasse incastrate tra dente e dente per fare, con le ossa, un monumento al suo ardore. Fortemente vivendo, la combatto mentre tu non ci sei ed è questa la mia vera asprezza.
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Tu
Chiedi all'acqua, domanda al fuoco che mi rischiara il tuo ricordo. Nella giungla dalle rotaie di ferro tu corri e corri, ma lasciami il tempo, chiuso senza ossigeno nell'angusta clessidra, di guardarti, di volerti e ancora.
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Giuseppe il Giusto
Poveruomo di Nazaret, sulle tue mani il profumo del legno. Un angelo ti chiese dell'amore il pegno. Quello di amare senza capire, quello di stare in silenzio ad annuire. Ed il tuo nome come Giuseppe il Giusto passò a memoria, chi tra tanti si aggiustò alla sua storia.
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Epifania
Un carro dorato, e cavalli alati non ti vennero dati. Non di alloro sapevano i tuoi capelli, ma bagnati di sudore si attaccavano alla fronte. Per le doglie del parto, graffiavi il giaciglio di legno. Non come una niche di oro vestita e posta su un monte, ma panni sporchi di sangue e paglia tu avevi. Gridando,aspettavi la luce sulla terra. Ti mordevi le labbra per il dolore della tua guerra. Poi cominciò a vedersi la testa e poi l'umile corpo. Ecco un principe, ecco un re, ecco un neonato avvolto nel lino da te ricamato. E tu non capisti mai perchè un Dio ai tuoi seni attaccato, ti ebbe così amato.
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Terra
Terra. Terra stravolta, piena di sangue dai solchi bruciati, dura faccia della natura cute del mondo prova dei piedi; solitudine del cuore dolore sordo e muto. Ma ecco un bosco e la sua ombra, le nostre anime sono rimaste imbrigliate nei suoi rami, ed è bello essere veri in mezzo ai tralci di legno.
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La marcia
Un popolo in marcia con una sola voce a te grida, come un avanzo dell'essere mangiato dalla vita, come un aborto; cammina tra la sabbia e le pietre che indicano la strada. Muove passi stanchi e i lacci dei sandali stringono le caviglie e le gonfiano. Come un avanzo dell'essere mangiato dalla vita, come un aborto; conducilo presto a te, Dio tra dei, perchè la notte è vicina gli occhi non vedono i piedi inciampano e si sente la tua mancanza.
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Caccia
Liberata la bracca dei sentimenti come un cane da seguito che annusa la preda tu sei. I tuoi obiettivi, nella vita, li hai spadellati molte volte; a canizza andavi dietro i tuoi sogni perdendoli per un maledetto soffio di vento. Così, come bracca a pastura, gli abbaiavi contro sperando che ti vedessero e si fermassero. Ma la maledizione, nero cane da traccia seguiva le tue orme. Ti provò per lunghe distanze e poi ti scovò. Tu la battesti a fermo e la maledizione, come una processione, tornò da dove era uscita.
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Guerra civile
La guernica,la guernica è arrivata. Si aggira scomposta per le strade della capitale e annuncia a tutti che è giunta l'ora della fine. La guernica è arrivata muove disordine e agita le menti, le possiede e le domina. Mascelle serrate, sangue e terra sui marciapiedi e odore di caccia. La guernica, bella e sguaiata tiene le sue gambe divaricate pronta a partorire una nuova generazione.
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Assicurazione
Quanto caldo è il fuoco quanto fredda è la neve
quanto ripide le scale quanto facile la discesa.
Così come il sole sorge e prende il posto della luna, così come la luna tramonta e lascia posto al sole
così ti assicuro che non passerà il tuo nome
senza che io ti abbia amato.
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Vita
Oh sogno Oh vita nella disperata e insolita solitudine del pensiero si nasconde nella folla stà in agguato pronta ad entrarmi dentro, lei stà. Oh sogno oh vita ti vedo in un volto d'uomo ti confermo negli amici ti trovo nelle parole ti scopro sorpresa e stupita in me.
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Molte guarigioni
Verso sera tu curavi all'imbrunire quando la terra lasciava il calore portato dal giorno e il cielo colorato come l'interno di un guscio d'ostrica la foderava. Lì stavi ,seduto, e le persone davanti a te portate sapevano di malattia. E Tu guardavi e curavi con terra e saliva chi non andava mai bene agli altri e a te solo era ben accetto.
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Sinai
Di rosso vestito È un monte imperioso E ardua è la salita. Dolori al corpo ovunque, La stanchezza s’incorona signora del mio corpo. La via verso la cima finisce, cominciano dei gradoni irregolari. Poi arrivi e guardi l’alba vestirsi di luce. Il monte e l’aurora s’incontrano, si amalgamano e non sai più dov’è l’alfa dell’uno e l’omega dell’altro. A quella bellezza, cedi, grata di aver partecipato al loro incontro.
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Perchè ridi?
Una sera mi dicesti: dimmi, dimmi perché ridi? E anche se non eri lì con me, io sentivo la tua presenza stavi lì alla mia destra, sorridevamo insieme, ed era bello tu chissà dove nel mondo, ed io ubriaca di te, non potevo smettere di parlarti.
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Caffè
Caldo, dolce, denso e riabilitante caffè. Lentamente creo onde di velluto nero, usando il cucchiaino come un remo immerso a metà. Fa rumore contro le pareti porcellanate della tazzina. Una nuvola di denso, significativo vapore, bussa alle mie narici e chiede permesso: neanche a dirlo, gli apro subito. E gioisco di questo ospite venuto dall’Oriente.
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Signore dei perdenti
Signore dei perdenti, una verde corona hai in testa e il cuore sgranato dall’amore sacro. Tu contavi quante corna aveva Belzebù e ne facevi una collana. Silicone per la mente, ne riempi le parti vuote. Ti sei cucito come un’ombra imbastita al bordo del mio corpo. Hai usato l’ago dell’anima e il filo della speranza. E adesso corro, salto di palo in frasca, poi di frasca in palo e riannodo i miei pensieri in formato spray. Ma ora ho capito e penso a me nelle veglie notturne e sotto il sole, grazie a te rialzo la testa e mi guardo intorno e ti cerco ovunque, filibustiere dell’anima.
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Lenticchie
Nati da uno stesso utero Lì dentro eravamo io e te. Ricordi? Nostra madre, Rachele, ci partorì. Prima nascesti tu e poi io. Nacqui attaccato al tuo calcagno Esaù, Perché non volevo che nostro padre ti benedicesse per primo. Allora aspettai pazientemente. Continuai ad aspettare. Poi ecco l’occasione. Un giorno tornavi stanco dal lavoro, tutto sudato, volevi riposare, bere e mangiare; affamato dalla fatica mi vendesti la primogenitura per un piatto di lenticchie. Ora ti chiedo e tu rispondimi: che sapore avevano?.
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Il gladiatore
Tu come un prode, tu come un gladiatore combattesti contro i mulini a vento dei miei deliri e li vincesti. Alle tue spalle erano il coraggio e l’allegria, la forza e la dignità. Un anello regale ti venne dato da Dio, non eri più un servitore, ma un apostolo e fu con quell’anello che, come un timbro, sigillavi le mie giornate.
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I ragazzi della Domus Galileae
Stancarsi, lavorare, viaggiare, amare, imbevuta di vita, combatto fino in fondo, fino alla fine perché la malattia ha smesso di tormentarmi ed io so che riuscirò a vivere e a vivere bene, grazie al tuo aiuto ed al tuo amore
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Frutto di sicomoro
Tra le righe di una canzone ti cerco, come il frutto di un sicomoro aspro all’esterno, nascondi un’enorme dolcezza ed ogni giorno mi trovo a pensarti. Ho bisogno di te come l’acqua per il caffè.
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Ad aspera per astra
Uno specchio andato in frantumi, mille piccole schegge appuntite e sulla parete la mia e la tua storia raccontata in un arazzo colorato. Un’immagine di me se n’è andata perché tu l’hai distrutta, ed ora seggo su quegli acuminati avanzi. E tu non sai quanto mi faccia male.
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Parto
Dal mio ego, sto partorendo un altro ego, tutti mi aiutano, molti sono con me spingiamo insieme. Ho i dolori del travaglio, più forziamo e più sento di morire, non so chi nascerà in mezzo a tanta acqua sporca, spero solo che questo mio figlio non venga buttato via.
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Tornado
Nel turbinio vorticoso della mia mente in cambiamento mille volti si affacciano e mi sorridono. La casa dei miei genitori dalle maioliche con forme geometriche vola via. Atterra su un cuscino alzando piume dappertutto. Numeri ovunque dispersi, schiacciati dalla forza centrifuga del tornado, resto sospesa con i capelli incastrati in mezzo alle pagine del libro sacro e oscillo come l’incensiere della cattedrale di Santiago un po’ sei scollegato dai miei pensieri poi invece li assorbi tutti e al posto delle stelle vedo solo il tuo viso che rischiara il buio della notte e alla fine restiamo solo noi due e tu che finalmente mi sorridi.
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Lasciapassare
Ed ora concedi Padre, un lasciapassare per arrivare a te e fa che Giacobbe ci presti una scala per coprire la distanza fra cielo e terra, Davide un ciottolo di fiume per vincere le paure e cinque pani e due pesci presi in prestito da un ragazzo che passava da quelle parti per sfamarci. Il cammino di quarant'anni ci ha fatto male, ma ora Padre permetti che questi cuori di scarto, con pena tenuti, possano odorare la terra che gli hai promesso. E tu, fedele alla tua parola, abbi cura di loro.
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Ingordigiometro
Ingorda di te mi aggiro tra una tavola calda ed un ristorante e ti cerco, fiuto nei piatti l'odore della tua pelle, ti penso, ti voglio e tu come un termometro,misuri la temperatura della mia ingordigia.
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Grappa
Nella forza alcolica concentrata in un piccolo bicchiere, per un pò ho trovato riparo. Ho il piacere di chi si stordisce prima di andare a dormire. Ma dalla finestra con le serrande alzate, escono i giramenti di testa e passa la luce d'ovatta lunare che,fioca,tampona il mio viso con un bagliore latteo e vedo l'azzurro dei tuoi occhi che brilla al suo chiarore.
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Girotondo
Stavi morendo abbandonata, eri presa nella calca di persone che spingevano e la polvere nell'aria e il caldo e la sete e tutti in girotondo intorno a Lui. Poi le gomitate dei passanti, aliti pesanti, corpi doloranti. Toccare l'uomo dal mantello rosso come quello dei pazzi, un santo pazzo, un potente guaritore e lo gridavano i guariti. Senza sapere come, ma senza indecisione, apristi un varco in mezzo alla folla intravvedendo la sua sagoma. Gli arrivasti alle spalle. Con avidità, allungasti il braccio non dolorante sfiorando il bordo del suo mantello. Allora si guardarono spazzatura e cielo, avanzi di cibo e piatti caldi, assenza presenza, marmo di tomba e colore di fiori. Entra lo spirito, il cuore applaude al suo passaggio e gli fischia dietro e irrorato, manda eco da innamorato.
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Sepolcro
Erano tenebre nella tomba,
gli animali uscivano dalla terra e camminavano liberi sul cadavere.
Poi qualcosa li uccise: un lampo, una luce chiara ed intensa
che riportò il corpo all'anima e l'anima al suo corpo.
Fu così che Lazzaro risuscitò.
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