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Raccolta di poesie di Francesco Burgio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Scandirci

 

 

E poi tornare a parlarci, scandirci insieme

dirci che siamo, ti amo in una nota di leggerezza

tra il cuore piegato dai silenzi. Il richiamo

del respiro nei venti di brezza, l’assenza

finita nell’abbraccio, lo stralcio delle curve

in discesa, dopo l’ascesa alla vetta più alta

del continente perduto. Vedi come risalta

l’ombreggiatura degli occhi, le turbe

della mente in soffitta, ora la presenza

del sorriso cambia tutto. Guarda, vediamo

vediamoci da un’altra parte, hai una carezza

da offrirmi?  Mi è mancata, al di là del fiume.

 

*

Lemmi assonanti

 

Sfogliati e dimmi delle tue faglie

foglie in caduta, lemmi assonanti

i canti stonati a cappella, la stella

che non c’è più inghiottita nello spazio

profondo.  Pure il silenzio a ore

caduto dal cuore di pietra, c’è la faretra

nel mosaico sul muro vicino alla finestra

e la freccia è di latta, sento il dolore

e sto a guardare il museo egizio

delle tue vesti. I vuoti della corolla

e il sole che incontra le passanti:

le scalda prima che comincino le doglie.

 

*

Il verso imperfetto di ogni atomo di libertà

 

Il dettaglio che nessuno ha visto, inciso sul muro

della casa rossa, in apparenza uno schizzo

o uno scarabocchio lasciato in eredità dall’uomo

senza volto. E dalla finestra con vista sul cortile

-le stesse mattonelle, puoi contarle ogni giorno,

il risultato sarò identico- lo sguardo è al lordo

delle illusioni. Che emozioni si possono sommare

in vite uguali al labirinto senza uscite?  Aprite

almeno i tetti per collegare il respiro al cielo,

note di stelle, appunti di comete, per chi è solo

un punto dell’infinito o una scaglia di meteorite

di passaggio su questo pianeta. Anche alzare

gli occhi verso la luna nera passeggiando a bordo

di una nave in mare aperto- il fiordo intorno

e la clessidra di sabbia a segnare il tempo d’Aprile-

per cantare il verso imperfetto di ogni atomo

di libertà. E’ in quel particolare il senso, il guizzo,

il fascio di luce: un cuore trafitto in chiaroscuro.

 

*

Acque di velluto

 

 

 

E se ti ho ascoltata è perché ho riconosciuto

la tua voce, dagli echi della memoria

dei prossimi secoli, navicella alla deriva

nello spazio profondo. Ho la registrazione digitale

per non sbagliarmi e anche le impronte

dei polpastrelli incise nelle sinapsi della mente.

Le ho decodificate col raggio laser quando

ti ho stretto la mano, c’era già lo sfondo

perfetto e la luce ruotava lentamente

per fermarsi sul tuo sorriso. L’istante

che è nato sul marciapiede della stazione spaziale

è già scolpito nelle maglie del tempo sulla riva

di un fiume che in un giorno del futuro sarà storia.

Scorre tra alte mura di marmo e ha acque di velluto.